Juventus Football Club: differenze tra le versioni
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Juventus Football Club Calcio | |
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Campione d'Italia in carica | |
Detentore della Coppa Italia | |
Detentore della Supercoppa italiana | |
La vecchia Signora, Madama, La fidanzata d'Italia, Le Zebre, I bianconeri (per approfondire: Soprannomi della Juventus Football Club) | |
Segni distintivi | |
Uniformi di gara | |
Colori sociali | Bianco, nero |
Simboli | Zebra |
Inno | Juve (storia di un grande amore) Paolo Belli |
Dati societari | |
Città | Torino |
Nazione | Italia |
Confederazione | UEFA |
Federazione | FIGC |
Campionato | Serie A |
Fondazione | 1897 |
Proprietario | Famiglia Agnelli |
Presidente | Andrea Agnelli |
Allenatore | Massimiliano Allegri |
Stadio | Allianz Stadium (41 507 posti) |
Sito web | www.juventus.com |
Palmarès | |
Scudetti | 35 |
Titoli nazionali | 1 Campionato di Serie B |
Trofei nazionali | 13 Coppe Italia 8 Supercoppe italiane |
Trofei internazionali | 2 Coppe dei Campioni/Champions League 1 Coppe delle Coppe 3 Coppe UEFA/Europa League 2 Supercoppe UEFA 1 Coppa Intertoto UEFA 2 Coppe Intercontinentali 1 Coppa delle Alpi |
Stagione in corso | |
Si invita a seguire il modello di voce |
La Juventus Football Club (dal latino: iuventūs, «gioventù»), meglio nota come Juventus (/juˈvɛntus/),[1] è una società calcistica italiana con sede nella città di Torino.
Fondata nel 1897 da un gruppo di studenti liceali locali,[2] la Juve, com'è colloquialmente abbreviata,[3] è il secondo club calcistico professionistico per anzianità tra quelli tuttora attivi nel Paese, dopo il Genoa (1893); è il più titolato e con maggiore tradizione sportiva FIGC, oltreché uno dei più blasonati al mondo con 67 trofei ufficiali vinti durante la militanza al vertice della piramide sportiva nazionale, tra cui il primato di 35 titoli di campione d'Italia e 11 in competizioni UEFA.[4] Partecipa alla Serie A, il massimo campionato italiano, a cui ha preso parte stabilmente sin dall'esordio nel 1900, eccezione fatta per la stagione 2006-07. Dopo aver esordito in divisa rosanero, nel 1903 adottò l'odierna tenuta di gioco bianconera.
Il legame con la famiglia Agnelli, che dura dal 1923, è il primo e più duraturo sodalizio imprenditoriale-sportivo in Italia;[5] attraverso un peculiare modello gestionale instaurato nel frattempo, quella bianconera divenne la prima società sportiva italiana a raggiungere uno status professionistico ante litteram,[6] affermandosi a livello nazionale dal decennio successivo e in ambito internazionale dalla metà degli anni 1970.[7] Nel 1985 diventò il primo club ad aver vinto tutte e tre le maggiori competizioni europee: la Coppa dei Campioni, la Coppa delle Coppe e la Coppa UEFA;[8] coi successivi trionfi nella Supercoppa UEFA 1984 e nella Coppa Intercontinentale 1985 divenne inoltre il primo e tuttora unico al mondo ad avere conquistato tutti i trofei ufficiali maschili della propria confederazione di appartenenza, un record ulteriormente migliorato con il successo in Coppa Intertoto 1999.[9]
Quotata alla Borsa Italiana dal 2001,[10] la Juventus è una società per azioni posizionata pressoché stabilmente, dalla seconda metà degli anni 1990, tra i primi dieci club calcistici su scala mondiale in ambito finanziario per fatturato, valore borsistico e profitti.[11] Il suo contributo alla nazionale italiana, il maggiore tra le squadre italiche, è stato decisivo per i successi della rappresentativa nazionale.[12] È inoltre forte del più numeroso sostegno a carattere nazionale oltreché molto esteso su scala globale,[13][14] principalmente nei Paesi a forte emigrazione italiana, che ne fanno contemporaneamente un simbolo anticampanilistico e di italianità.[15][16] Nel 2000 la Juventus fu inserita dalla FIFA al settimo posto (prima italiana) nella classifica secolare sui migliori club al mondo,[17] mentre nel 2009 fu nominata dall'IFFHS migliore squadra nel Paese e seconda a livello europeo, dopo il Real Madrid, del XX secolo.[18]
Storia
Nell'autunno del 1897 vide la luce a Torino lo Sport-Club Juventus per iniziativa di un gruppo di studenti del liceo classico Massimo d'Azeglio; tra essi i fratelli Eugenio ed Enrico Canfari.[2] Tre anni più tardi, con il nome di Foot-Ball Club Juventus,[19] la società si iscrisse al suo primo campionato nazionale.[20] Il primo titolo nazionale arrivò nel 1905.[20] L'anno dopo il presidente della società, lo svizzero Alfred Dick, a seguito di accese discussioni di spogliatoio lasciò la Juventus e assieme a un gruppo di soci dissidenti si unì alla Torinese dando vita al Torino,[21] segnando così l'origine del derby della Mole e l'inizio di una serie di problemi finanziari e sportivi che condussero la squadra bianconera nel 1913 alle soglie della retrocessione in Promozione.[22]
Dopo la prima guerra mondiale la Juventus, risollevatasi con la presidenza di Giuseppe Hess e Corrado Corradini, migliorò il suo piazzamento in campionato e fornì i primi giocatori alla nazionale italiana.[23] Edoardo Agnelli assunse la presidenza della società il 24 luglio 1923.[5] Con l'ulteriore arrivo del primo allenatore professionista, l'ungherese Jenő Károly, giunse la vittoria del secondo tricolore nella stagione 1925-26.[24]
Il primo ciclo vincente della società, grazie all'apporto di elementi come Giovanni Ferrari, Raimundo Orsi, Luis Monti e il trio difesivo Combi-Rosetta-Caligaris,[25] giunse tra il 1930-31 e il 1934-35, quando arrivarono cinque scudetti consecutivi, uniti al raggiungimento delle semifinali di Coppa dell'Europa Centrale per quattro anni di fila; allenatore della squadra in quattro delle cinque vittoriose stagioni fu Carlo Carcano,[26] uno dei precursori del «metodo».[24] Molti giocatori di quella Juventus formarono il nucleo della nazionale italiana vittoriosa nella Coppa Internazionale e nel campionato del mondo 1934.[27] La prematura morte di Edoardo Agnelli, avvenuta nel 1935, coincise con la fine del cosiddetto «Quinquennio d'oro». Sul finire del periodo interbellico arrivò comunque la prima Coppa Italia dei bianconeri (1938).
Nel secondo dopoguerra sotto la presidenza di Gianni Agnelli e in seguito di suo fratello Umberto la Juventus tornò alla ribalta dopo tre lustri conoscendo un secondo ciclo di vittorie, grazie anche all'arrivo di Omar Sívori e John Charles, che insieme a Giampiero Boniperti formarono il «Trio Magico»:[28] tre scudetti tra il 1958 e il 1961, il primo dei quali fu il decimo e le valse il diritto a poter esporre sulle maglie la stella.[29] Sívori divenne inoltre nel 1961 il primo calciatore proveniente dalla Serie A a vincere il Pallone d'oro.[30]
Nel 1971 Boniperti diventò presidente del club e il suo primo scudetto in tale nuova veste giunse subito alla sua prima stagione, nel 1971-72, bissato da quello successivo del 1972-73: furono i primi di un terzo vittorioso ciclo che nei successivi quindici anni, sotto la guida tecnica dapprima di Čestmír Vycpálek, poi di Carlo Parola e infine di Giovanni Trapattoni, portarono a Torino nove scudetti, due Coppe Italia e vittorie internazionali che fecero della Juventus la prima a vincere tutte le competizioni dell'UEFA e, a seguire, la prima al mondo a conquistare tutte le competizioni ufficiali per club.
In particolare nel 1977 arrivò la prima vittoria internazionale in Coppa UEFA, al termine di un'accesa finale contro gli spagnoli dell'Athletic Bilbao.[31] Il titolo nella Coppa dei Campioni 1984-85, conseguito a Bruxelles il 29 maggio 1985 sul Liverpool circa un anno dopo la vittoria da imbattuta in Coppa delle Coppe, fu invece oscurato da gravi incidenti pre-gara generati dagli hooligan britannici che portarono alla morte di 39 spettatori. Lo scudetto vinto nel 1986 chiuse il decennio di Trapattoni: durante la sua gestione complessivamente 9 elementi della Juventus giocarono nella nazionale italiana al campionato del mondo di Argentina 1978 e 6 in quella che si laureò campione nella successiva edizione di Spagna 1982.
Tramontata la generazione di calciatori che avevano costituito l'asse portante della squadra, la Juventus affrontò un periodo di nove anni privo di risultati in campo nazionale, anche se giunsero a Torino una Coppa Italia (1990) e due Coppe UEFA (1990 e 1993).[29] Nel 1994 l'arrivo in panchina di Marcello Lippi fu il preludio al quarto ciclo vincente dei bianconeri: in dieci stagioni — con l'intervallo di un biennio d'interregno di Carlo Ancelotti, il quale vinse la Coppa Intertoto — la squadra fece suoi cinque scudetti e una Coppa Italia, raggiunse quattro finali di Champions League vincendo quella del 1996 a Roma e conquistò una Coppa Intercontinentale, una Supercoppa UEFA e quattro Supercoppe di Lega.
I successi ottenuti in campionato sotto la gestione tecnica di Fabio Capello a metà degli anni 2000 vennero annullati dall'esito del caso Calciopoli: nell'estate 2006 la giustizia sportiva revocò ai bianconeri il titolo conseguito nel 2005 e li declassò dal primo all'ultimo posto in classifica nel 2006, relegandoli d'ufficio per la prima volta nella loro storia in Serie B.[32] La Juventus fu promossa in massima categoria un anno più tardi vincendo il campionato cadetto. Nel 2010 Andrea Agnelli, quarto esponente della dinastia torinese, assume la presidenza del club. Sotto il suo mandato, con la guida tecnica dapprima di Antonio Conte e poi di Massimiliano Allegri, i bianconeri danno vita a un quinto ciclo di successi superando la squadra del Quinquennio d'oro e inanellando otto scudetti consecutivi dal 2012 al 2019, un unicum nel calcio italiano;[33] nello stesso decennio arrivano inoltre a Torino quattro double consecutivi grazie alle vittorie in Coppa Italia, altro primato nazionale,[34] e quattro Supercoppe di Lega.
Cronistoria
Cronistoria della Juventus Football Club | |
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Colori e simboli
Colori
L'uniforme di gioco della Juventus è una maglia a strisce verticali bianche e nere,[43] tradizionalmente abbinata a pantaloncini e calzettoni bianchi. La divisa degli esordi adottata a cavallo tra XIX e XX secolo era invece composta da una camicia rosa (abbinata a scelta con cravatta o farfallino) e pantaloni neri. In seguito a causa dei frequenti lavaggi il rosa scolorì in maniera talmente evidente che il club ne decise il cambio.[43]
Nel 1903 fu così chiesto all'inglese Savage (tra i membri della società) di cercare nel suo Paese un kit da gioco più consono e resistente all'usura. Savage aveva un amico di Nottingham tifoso del Notts County, la cui maglia è a strisce bianconere: per tale ragione fu spedito a Torino un set di uniformi analogo a quello usato dai Magpies.[44]
Simboli ufficiali
Stemma
Eccezion fatta per un particolare simbolo in uso dal 1979 all'inizio degli anni 1990 — e che ha solo affiancato lo stemma ufficiale — ovvero la silhouette nera di una zebra rampante,[45] dagli albori al 2017 l'emblema identificativo della Juventus è rimasto sostanzialmente invariato:[46] uno scudo ovale riempito da pali bianchi e neri, con il nome del club impresso nella parte superiore, mentre in quella inferiore trovava posto il toro, simbolo civico torinese; altri dettagli erano in oro, o in alternativa in blu Savoia, quest'ultimo un omaggio alla tradizione sabauda di Torino.[46]
Con la stagione 2017-18 il club ha adottato un diverso stemma volto a inaugurare una rinnovata identità societaria,[47] di fatto un logo che si distacca nettamente dalla tradizionale araldica calcistica europea:[48] si tratta di un pittogramma che riproduce la lettera «J» stilizzata, composta da strisce verticali bianconere che, incurvandosi, vanno a proiettare i bordi di uno scudo francese antico, rimandando esplicitamente anche allo scudetto;[47] il tutto è sormontato dalla denominazione societaria.[47]
Inno
L'inno ufficiale della Juventus — il quinto nella storia del club — è Juve (storia di un grande amore), scritto da Alessandra Torre e Claudio Guidetti, nella versione del cantante e musicista emiliano Paolo Belli composta nel 2007.[49] Tra quelle composte dagli artisti più noti figura Juvecentus, opera di Pierangelo Bertoli nel 1997, in occasione del centesimo anniversario della fondazione del club.[50]
Strutture
Stadio
Nel biennio 1897-1898 i primi campi utilizzati dal club furono al Parco del Valentino e al Giardino della Cittadella. Fino al 1908 la squadra si spostò nella piazza d'armi torinese, all'epoca sita tra i corsi Galileo Ferraris e Duca degli Abruzzi, tranne nel biennio 1905-1906 durante il quale il terreno di casa fu il motovelodromo Umberto I.[51] Dal 1909 al 1922 l'impianto utilizzato fu quello di Corso Sebastopoli, e da qui al 1933 quello di Corso Marsiglia che fu teatro della conquista di quattro campionati, tre dei quali consecutivi.[52]
Dal 1933 al 1990 il club ha disputato i suoi incontri interni allo stadio Comunale nella zona di Santa Rita. Nato col nome di Municipale "Benito Mussolini" per dotare la città di un impianto che potesse ospitare le gare del campionato del mondo 1934, ribattezzato dopo la seconda guerra mondiale dapprima in Comunale e in seguito Comunale "Vittorio Pozzo", esso ospitò 890 incontri di campionato della Juventus;[53] dopo la definitiva dismissione dello stadio Filadelfia, il Comunale fu condiviso dal 1963 con i concittadini del Torino. Il Comunale fu utilizzato fino al 1990, anno in cui le due compagini cittadine si trasferirono allo stadio delle Alpi, costruito nel quartiere di Vallette in occasione del campionato del mondo 1990, e che fu l'impianto interno dei bianconeri dal 1990 al 2006.[54]
Nel 2002 la giunta torinese concesse alla Juventus lo sfruttamento dell'area del Delle Alpi per novantanove anni,[54] sicché nel 2008 si decise la costruzione di un nuovo stadio cittadino,[55] sito nell'area dell'ormai abbandonato impianto. Dal 2006 al 2011 la squadra ritornò temporaneamente a disputare i suoi incontri interni al Comunale, rinnovato in occasione dei XX Giochi olimpici invernali e ribattezzato Olimpico;[53] come già accaduto nei decenni passati, anche stavolta l'impianto è stato condiviso con la squadra granata. Dal 2011 il club bianconero gioca le sue partite interne allo Juventus Stadium, poi rinominato Allianz Stadium, costruito sulle ceneri del vecchio Delle Alpi e primo impianto moderno realizzato in Italia nonché di proprietà di una società calcistica,[56] concepito prettamente per la disciplina.[57]
Centro di allenamento
Nei suoi primi decenni la Juventus non disponeva di strutture ad hoc per le sue sedute di allenamento, sfruttando gli stessi campi amatoriali nei quali si svolgevano le prime sfide calcistiche della sua storia: la piazza d'armi cittadina, e il Velodromo Umberto I nel quartiere Crocetta, con l'eccezione della patinoire al Parco del Valentino; prima dello scoppio della Grande Guerra la società usufruì fugacemente anche di quello che era il maggiore impianto polisportivo della Torino del tempo, lo Stadium.[58]
Nel periodo interbellico i bianconeri svolgevano gli allenamenti nelle loro sedi di gara casalinghe, dapprima al Campo Juventus e poi dal 1933 allo stadio Mussolini,[58] fino al 1943 quando venne inaugurato il primo centro d'allenamento del club, il Campo Combi nel quartiere Santa Rita, a pochi passi dal Mussolini, dove la squadra rimase per il successivo mezzo secolo.[58]
Nel 1990 la Juventus abbandonò il Combi per le strutture Sisport a Orbassano,[59] dove si allenò per un quadriennio prima di far ritorno a Santa Rita,[58] stavolta allo stadio Comunale nel frattempo dismesso dall'attività agonistica.[60] I bianconeri lasciarono definitivamente il quartiere nel 2003, per via della riqualificazione dello stesso in vista dei XX Giochi olimpici invernali.
Inizialmente la squadra migrò a poca distanza nel centro Sisport di via Guala,[61] dove rimase fino al 2006 quando venne inaugurato lo Juventus Center di Vinovo,[62] sede di allenamento per i successivi dodici anni. Dal 2018 la prima squadra maschile si allena presso il nuovo Juventus Training Center, sito all'interno del complesso J-Village nella zona della Continassa.[63]
Società
Fondata sotto la forma di un club sociale,[64] la Juventus acquisì dimensione aziendale indipendente come società a responsabilità limitata nell'agosto 1949,[65] essendo guidata da allora da un consiglio di amministrazione, mutando ragione sociale in una società per azioni a capitale interamente privato il 27 giugno 1967.[66] Dal 1º marzo 2009 la società che controlla la maggioranza del capitale azionario del club è la finanziaria Exor, nata dalla fusione di IFIL e Istituto Finanziario Industriale, ed entrambe holding controllate dalla Giovanni Agnelli e C. che detiene il 52,99% della succitata Exor, e tramite quest'ultima il 63,8% della Juventus.[67] Il rimanente capitale azionario è detenuto dall'azienda irlandese Lindsell Train Investment Trust Ltd. al 10%, e da azionisti diffusi al 26,2%[67] attraverso l'Associazione Piccoli Azionisti della Juventus Football Club, fondata nel 2010 e costituita da oltre 40 000 membri,[68] includendo investitori quali il Royal Bank of Scotland, il governo di Norvegia, il fondo pensione degli impiegati pubblici della California e la società finanziaria BlackRock.[69]
Terza società calcistica in Italia, dopo Lazio e Roma, a essere quotata in Borsa, dal 3 dicembre 2001[70] al 19 settembre 2011[71] la Juventus fu listata nel segmento STAR del citato mercato finanziario. Dall'ottobre 2016 al dicembre 2018 il titolo, l'unico appartenente a un club sportivo nel Paese, è stato presente nell'indice FTSE Italia Mid Cap del mercato telematico azionario.[72] Da allora il club è quotato nell'indice FTSE MIB, il principale indice borsistico a livello nazionale.[73]
La Juventus risulta essere l'undicesimo club a livello mondiale in termini di fatturato (394,9 milioni di euro a tutto il 30 giugno 2018) in base all'edizione 2019 del Deloitte Football Money League,[74] ed è stata inserita al nono posto in ambito internazionale in termini di valore borsistico nella classifica annuale stilata dalla rivista statunitense Forbes (1 472 miliardi di dollari equivalenti a 1 250 miliardi di euro al giugno 2018); in entrambe le graduatorie, inoltre, si afferma come la prima società italiana.[75]
Organigramma societario
Organigramma aggiornato al 23 novembre 2018.[76]
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Sponsor
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Impegno nel sociale
La Juventus è attiva nel campo sociale e umanitario. Tra i programmi sociali intrapresi figurano Fatti e Progetti per i Giovani, orientato al miglioramento della qualità di vita e a favorire l'accesso all'istruzione a giovani extracomunitari.[83] Con l'azienda ospedaliera Regina Margherita-Sant'Anna di Torino, partecipa al progetto Crescere insieme al Sant'Anna[84] volto alla ristrutturazione del reparto di neonatologia del Sant'Anna,[84] e sostiene la Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro.[83] Altro progetto comunitario, in collaborazione con l'Associazione Gruppi di Volontariato Vincenziano, è un centro di accoglienza intitolato a Edoardo Agnelli, che accoglie madri in condizioni disagiate.[83]
Nel 2000 il club intraprese il progetto Un sogno per il Gaslini allo scopo di dotare l'istituto Giannina Gaslini di Genova di una dépendance (l'ex abbazia di San Gerolamo di Quarto) da adibire a luogo di studio e svago per i bambini degenti. La raccolta fondi juventina si articolò in donazioni e iniziative di beneficenza, come la partecipazione della squadra in veste di ospite al Festival di Sanremo 2003[85] e al programma televisivo Juventus, una squadra per amico,[86] oltre a libri e a un album musicale, Il mio canto libero,[87] che sempre nel 2003 ottenne il disco di platino.[88]
Nel 2009 il club promosse due iniziative per la lotta antirazzista e l'integrazione socio-culturale, Un calcio al razzismo e Gioca con me,[89][90] poi incluse nel 2013 dall'UNESCO nei programmi della Giornata mondiale dei diritti umani,[91] e presentate nel 2014 al NGO UNESCO Liaison Committee a Parigi.[92]
Dal 2017 il club partecipa con il progetto Juventus for Special al campionato di calcio a 7 "Quarta Categoria", promosso da CSI e FIGC, e riservato a persone con disabilità cognitivo-relazionali,[93] ottenendo il titolo nazionale l'anno successivo.
Settore giovanile
Il settore giovanile della Juventus è composto da 17 squadre maschili che competono a livello nazionale e internazionale nei vari tornei di categoria.[94] Analogamente a club di altri Paesi, la Juventus ha istituito scuole calcio sotto forma di club-satellite,[95] e Summer Camps riservati agli adolescenti in Italia e in Inghilterra.[96] Porta inoltre avanti progetti come Juventus University, la prima università calcistica al mondo,[97] Juventus National Academy, volto alla creazione di una rete di scuole calcio preadolescenziali dislocate sul territorio nazionale,[98] e il programma Juventus Soccer Schools International attraverso la gestione di scuole calcio in 18 Paesi.
Storicamente la Juventus gode di una rete di osservatori giovanili su tutto il territorio nazionale nonché all'estero.[95] Tra coloro i quali hanno iniziato a militare in giovane età nei piemontesi, nella prima parte del XX secolo si segnalano Carlo Bigatto, i campioni del mondo Gianpiero Combi e, questi anche olimpico, Pietro Rava, Carlo Parola, Giovanni Viola e soprattutto Giampiero Boniperti, da sempre legato ai colori bianconeri, dalle giovanili ai successivi incarichi dirigenziali.
Nella seconda metà del Novecento, tra i calciatori di prestigio cresciuti nel vivaio bianconero ci sono due bandiere del club quali Giuseppe Furino e Roberto Bettega, oltre a elementi quali Pietro Anastasi, Franco Causio e il Pallone d'oro 1982 Paolo Rossi. All'inizio del III millennio dal settore giovanile della Juventus si è messo in evidenza il torinese Claudio Marchisio, entrato nella società bianconera da bambino fino ad arrivare alla prima squadra.
Diffusione nella cultura di massa
Nel corso degli anni la Juventus, oltre a imporsi come realtà sportiva nazionale e internazionale, ha acquisito un posto di rilievo in ambito socioculturale.[99] A testimonianza di ciò, diversi studiosi ritengono che la sua storia societaria s'intreccia con quella di Torino e d'Italia;[100] ciò in virtù di un insieme di fattori quali il legame che dal 1923 unisce la squadra alla dinastia industriale Agnelli — e che ha dato origine al sodalizio imprenditoriale più antico e duraturo dello sport italiano[5] —, che da allora ha permesso al club di essere gestito da imprenditori provenienti dalla regione settentrionale della Penisola, pur rimanendo estremamente popolare tra le classi lavoratrici a livello nazionale che generalmente erano di origini meridionali[101] in parziale conseguenza della diffusione delle fabbriche della casa automobilistica FIAT;[100] le numerose vittorie ottenute dalla squadra in ambito federale e confederale sono spesso coincise temporalmente con i principali successi ottenuti dalla squadra nazionale, della quale la Juventus è la principale fornitrice,[12] facendo di essa una delle formazioni italiane più rappresentative, oltre a suscitare molteplici e forti sentimenti ambivalenti in altre società di calcio e nei relativi tifosi in ragione della diffusione su scala globale della propria tifoseria e a diverse rivendicazioni anticampanilistiche.[102]
Tra le prime squadre sportive le cui partite sono state trasmesse in diretta radiofonica e televisiva in Italia,[103][104] il prestigio sportivo internazionale raggiunto dalla società torinese ha permesso a essa d'influenzare, seppur indirettamente, la fondazione e/o l'identità visiva di numerose squadre sportive in giro per il mondo, legate in parte all'emigrazione italiana, divenendo contemporaneamente uno strumento d'italianità;[15] mentre il consenso che suscitava come riflesso dell'identità sabauda-industriale della città di Torino,[105][106] l'avrebbe convertita in uno degli elementi che rappresentano universalmente la propria metropoli e regione d'origine.[107] L'evoluzione storica del club, la sua popolarità e la larga fetta di antipatia da parte dei tifosi di squadre rivali, illustrati sia attraverso diverse analisi artistiche e/o accademiche, ne fanno oggetto e sfondo di alcuni lungometraggi, canzoni e testi letterari anche estranei all'ambito strettamente sportivo.
Allenatori e presidenti
Allenatori
Sono 44 gli allenatori ad avere avuto a tutt'oggi la conduzione tecnica della Juventus; 10 di essi hanno ricoperto l'incarico ad interim.[108][109]
Il primo allenatore della storia bianconera fu l'ungherese Jenő Károly, scelto dal presidente Edoardo Agnelli nel 1923 al fine di introdurre innovazioni dal punto di vista tattico e strategico nel gioco della squadra. Károly allenò la squadra per 70 incontri fino alla morte, avvenuta nel 1926.[24]
A vantare il mandato tecnico più lungo è tuttora Giovanni Trapattoni, rimasto alla guida della squadra per 13 stagioni di cui 10 consecutive, dal 1976-77 al 1985-86 e poi dal 1991-92 al 1993-94. Sia il numero di annate consecutive sia quello totale sono un primato per i tecnici di club italiani, ma Trapattoni vanta anche il record complessivo di panchine (596) e di trofei vinti con il club (14, primato tra gli allenatori italiani).[108]
Da menzionare inoltre Carlo Carcano, allenatore della squadra del Quinquennio d'oro nella prima metà degli anni 1930,[26] e Massimiliano Allegri, tecnico del vittorioso ciclo degli anni 2010, gli unici in Italia ad avere vinto 4 campionati consecutivi in panchina; nonché Antonio Conte, colui che diede il là al succitato ciclo scudettato degli anni 2010, e nel ristretto novero dei tecnici capaci di conseguire 3 titoli nazionali di fila.[26]
Presidenti
In più di 110 anni di storia societaria alla guida della Juventus si sono avvicendati 23 presidenti e 2 comitati di gestione.[110]
Il primo presidente della società bianconera fu Eugenio Canfari, uno dei soci fondatori.[24] Il periodo più lungo in carica è appannaggio di Giampiero Boniperti, alla guida della Juventus per 19 anni dal 1971 al 1990.[110] Boniperti, al pari del suo successore Vittorio Caissotti di Chiusano, presidente dal 1990 al 2003, vanta il palmarès più ampio della storia del club.[111]
L'imprenditore Umberto Agnelli, divenuto presidente ventiduenne nel 1956,[5] fu il più giovane a ricoprire tale carica.[24] Da citare anche le presidenze dello svizzero Alfred Dick e del francese Jean-Claude Blanc, gli unici non italiani ad assumere la massima carica del club;[24] in particolare, Dick fu il presidente del primo scudetto bianconero (1905). Dal 2010 la presidenza bianconera è ricoperta dall'imprenditore Andrea Agnelli.[112]
Calciatori
In più di 110 anni di storia hanno vestito la maglia della Juventus oltre 700 calciatori, in gran parte italiani,[113] alcuni dei quali hanno anche militato nella nazionale italiana.
Tra i giocatori italiani di rilievo che hanno indossato il bianconero figurano Carlo Bigatto, il primo giocatore-simbolo del club,[114] Giampiero Boniperti, riconosciuto come il calciatore più rappresentativo nella storia della società,[115] Carlo Parola — autore della più famosa rovesciata del calcio italiano[116] —, e plurivittoriosi elementi quali lo UEFA Golden Player italiano Dino Zoff,[117] il Pallone d'oro 1982 Paolo Rossi, Gaetano Scirea, Sergio Brio, Antonio Cabrini e Stefano Tacconi — questi ultimi, quattro dei cinque soli calciatori ad aver vinto tutte le competizioni confederali per club[118] —, il Pallone d'oro 1993 Roberto Baggio, Alessandro Del Piero, giocatore-simbolo della squadra a cavallo di II e III millennio, e Gianluigi Buffon, pluripresente in maglia azzurra.
Tra i giocatori non italiani ad aver difeso i colori della Juventus, si segnalano negli anni 1950 e 1960 l'argentino Omar Sívori, il quale da oriundo fu il primo Pallone d'oro bianconero nel 1961, e il gallese John Charles, i quali insieme a Boniperti formarono un trio d'attacco tra i più prolifici nella storia del club e del calcio italiano; tra gli anni 1960 e 1970 ci fu il tedesco Helmut Haller, mentre dagli anni 1980 in avanti figurarono i francesi Michel Platini, tre volte consecutive Pallone d'oro durante gli anni a Torino, e Zinédine Zidane, Pallone d'oro 1998, oltre al ceco Pavel Nedvěd, primo straniero per numero di presenze in competizioni ufficiali con la maglia bianconera[119] nonché Pallone d'oro 2003, e al franco-argentino David Trezeguet, miglior marcatore straniero della storia juventina.[120]
Contributo alle nazionali di calcio
Al 15 marzo 2019 la Juventus è il club che ha fornito il maggior numero di giocatori alla nazionale italiana: a tale data infatti 145 elementi hanno ricevuto una convocazione in maglia azzurra durante la loro militanza juventina (a fronte dei 111 dell'Inter e dei 109 del Milan).[121]
Sono 22 in totale i giocatori della Juventus militanti nelle selezioni nazionali italiane campioni del mondo: nove nel 1934 (Bertolini, Borel II, Caligaris, Combi, Ferrari, Monti, Orsi, Rosetta e Varglien I), due nel 1938 (Foni e Rava), sei nel 1982 (Zoff, Gentile, Cabrini, Scirea, Tardelli e Rossi) e cinque nel 2006 (Buffon, Cannavaro, Camoranesi, Zambrotta e Del Piero).[122] Tre sono invece i calciatori della Juventus laureatisi campioni d'Europa con la nazionale nell'edizione di Italia 1968 (Bercellino, Castano e Salvadore).
I maggiori contributi della Juventus alla nazionale risalgono alla Coppa Internazionale 1933-1935 (torneo predecessore del campionato europeo di calcio), e al campionato del mondo 1978, quando in entrambi i casi gli azzurri ricorsero a ben 9 juventini tra gli 11 titolari: in Coppa Internazionale, l'Italia che affrontò l'Ungheria il 20 ottobre 1933 schierò Bertolini, Borel II, Caligaris, Cesarini, Combi, Ferrari, Monti, Orsi e Rosetta,[123] mentre ai Mondiali 1978, nella prima fase contro i padroni di casa dell'Argentina e nella seconda fase contro i Paesi Bassi, gli azzurri si affidarono a Benetti, Bettega, Cabrini, Causio, Cuccureddu, Gentile, Scirea, Tardelli e Zoff — il che costituisce un primato nazionale in competizioni ufficiali.[124]
La Juventus, con 25 elementi, guida la particolare classifica dei club che vantano giocatori campioni del mondo con la propria nazionale: ai succitati 22 italiani, vanno infatti aggiunti 3 francesi, ovvero Didier Deschamps e Zinédine Zidane nell'edizione di Francia 1998, e Blaise Matuidi in quella di Russia 2018.[125] Quanto al campionato d'Europa, oltre ai 3 sopracitati, altri 3 giocatori sono vincitori del torneo con nazionali diverse da quella italiana: Luis del Sol con la Spagna (Spagna 1964), e Michel Platini (Francia 1984) e Zidane (Belgio-Paesi Bassi 2000) con la Francia.
In occasione della finale del campionato mondiale di calcio 2006 la Juventus stabilì un ulteriore primato internazionale in quanto, oltre ai succitati 5 nazionali italiani, scesero in campo 3 bianconeri con la maglia francese: Lilian Thuram, Patrick Vieira e David Trezeguet,[126] per un totale di 8 tesserati di uno stesso club sul terreno di gioco, eguagliando così il primato stabilito nella finale di 72 anni prima dai cecoslovacchi dello Slavia Praga.[127]
Palmarès
Competizioni nazionali
- 1905; 1925-26; 1930-31; 1931-32; 1932-33; 1933-34; 1934-35; 1949-50; 1951-52; 1957-58
1959-60; 1960-61; 1966-67; 1971-72; 1972-73; 1974-75; 1976-77; 1977-78; 1980-81; 1981-82
1983-84; 1985-86; 1994-95; 1996-97; 1997-98; 2001-02; 2002-03; 2011-12; 2012-13; 2013-14
2014-15; 2015-16; 2016-17; 2017-18; 2018-19
- Coppa Italia: 13
- 1937-38; 1941-42; 1958-59; 1959-60; 1964-65; 1978-79; 1982-83; 1989-90; 1994-95; 2014-15; 2015-16; 2016-17; 2017-18
Competizioni internazionali
- Coppa UEFA: 3
Competizioni giovanili
La sezione giovanile della Juventus è una delle più vittoriose della sua categoria sia a livello nazionale, potendo vantare 9 titoli di campione d'Italia, sia internazionale, con più di 100 trofei ufficiali compresi quelli di alcuni tra le competizioni più importanti al mondo nella categoria, come il Torneo di Viareggio vinto per 9 volte (record).[128] Inoltre la squadra fu finalista del Blue Stars/FIFA Youth Cup nel 1962.[129]
Statistiche e record
Statistiche di squadra
La Juventus esordì nel campionato federale l'11 marzo 1900. Quella 2018-19 è dunque la sua 114ª stagione sportiva; nelle 113 precedenti, ha partecipato a 105 campionati di massima serie (2 di Campionato Federale, 9 di Prima Categoria Nazionale, 5 di Prima Divisione, 4 di Divisione Nazionale e 85 di Serie A propriamente detta) e uno di Serie B (nel 2006-07), mentre in altre 7 occasioni non superò le eliminatorie del Comitato Regionale Piemontese. Nel corso delle 112 stagioni nei campionati di massima serie la Juventus si è classificata al primo posto in 36 occasioni (record italiano), sebbene il club abbia in realtà vinto 35 titoli di campione d'Italia.[32] La Juventus, inoltre, è giunta seconda in 21 tornei e terza in 12, totalizzando il 60,7% di piazzamenti nelle prime tre rispetto alle partecipazioni.
La vittoria in gara ufficiale con il maggior scarto fu un 15-0 in casa del Cento, secondo turno di Coppa Italia 1926-27; il suddetto primato lo è anche per la competizione, a pari merito con l'incontro tra Alessandria e A.C. Bologna (17-2, disputatosi nel medesimo turno della citata edizione del torneo) e quello tra Cittadella e Potenza (15-0 nel primo turno eliminatorio dell'edizione 2015-16).[130] In campionato il record fu invece un 11-0, realizzato due volte nel torneo 1928-29 contro Fiorentina e Fiumana, rispettivamente nella 2ª e 6ª giornata.[130] La sconfitta con il maggior scarto fu invece uno 0-8 subìto dal Torino nel campionato 1912-13.[131]
Nell'annata 1976-77 la Juventus stabilì il primato di punti per campionati italiani a 16 squadre (51).[132] Nella stagione 2011-12 stabilì il primato d'imbattibilità assoluta in una singola stagione della Serie A (con zero sconfitte in 38 partite), stabilendo anche il record d'imbattibilità nel corso di una singola stagione (42).[133]
Tra i numerosi primati ottenuti dalla squadra nel triennio 2014-2016 ci sono il maggior numero di punti in una singola edizione di Serie A (102 nella stagione 2013-14, anche record nei principali campionati del continente europeo).[134] Nella stagione 2015-16 ha inanellato il suo primo treble nazionale, unendo a campionato e coppa nazionale anche la Supercoppa di Lega.[135]
In ambito nazionale la squadra ha disputato un record di 18 finali di Coppa Italia (13 vittorie, primato nazionale) e un record di 13 in Supercoppa LNP (7 vittorie, idem).
Tra tutti i club italiani la Juventus vanta il maggior numero di stagioni disputate nelle competizioni UEFA, che fino alla stagione 2018-19 sono 49 (considerando che nelle stagioni 2009-10 e 2013-14 ha partecipato prima alla fase a gironi di Champions League e dopo la sosta invernale a quella a eliminazione diretta di Europa League). Di esse 33 sono relative a partecipazioni in Coppa dei Campioni/Champions League, 4 in Coppa delle Coppe e 14 complessive in Coppa UEFA/Europa League).[136] Nel computo globale delle competizioni a livello confederale, risulta il primo club italiano e quarto a livello europeo per numero di punti conquistati (552), ed è il club italiano con il maggior numero di partite disputate (420), vinte (229), gol realizzati (723), differenza reti (+339) e percentuale di vittorie (54,5%) a tutto il 18 settembre 2018.[137]
La formazione bianconera ha disputato un totale di 20 finali in competizioni ufficiali a livello internazionale, nona al mondo nonché quinta in Europa e seconda tra i club italiani in questa graduatoria.[138] Delle 20 finali citate, 9 sono state giocate in Coppa dei Campioni/UEFA Champions League (2 vittorie complessive), una in Coppa delle Coppe (1 vittoria), 4 in Coppa UEFA (3 vittorie), una in Coppa Intertoto (1 vittoria), 2 in Supercoppa UEFA (2 vittorie) e 3 in Coppa Intercontinentale (2 vittorie).[9] Il trionfo in Coppa UEFA 1976-77 la fece diventare l'unico club italiano ad aver vinto una manifestazione internazionale ufficiale con una rosa composta esclusivamente da calciatori provenienti da un solo Paese.[31]
Sempre in ambito internazionale è l'unico club del mondo ad avere vinto tutte le competizioni per club maschili organizzate dalla confederazione di appartenenza[139] e uno dei cinque club ad aver vinto tutte le tre principali competizioni dell'UEFA. La Juventus fu la prima a raggiungere tale traguardo nel 1985 — seguita dall'Ajax nel 1992, dal Bayern Monaco nel 1996, dal Chelsea nel 2013 e dal Manchester Utd nel 2017 — oltreché l'unica a farlo sotto un'unica gestione tecnica;[140] per tale ragione nel 1988 le fu riconosciuta la speciale Targa UEFA.[141]
Statistiche individuali
Al 20 maggio 2012 il giocatore juventino primatista di presenze in Serie A è Alessandro Del Piero con 478, cui vanno sommate 35 presenze in Serie B, che ne fanno complessivamente il bianconero con il maggior numero di gare nei campionati italiani con 513.[119] Il precedente record fu superato il 6 febbraio 2011 e apparteneva a Giampiero Boniperti, che dal 1946 al 1961 scese in campo 443 volte.[142]
Ancora Del Piero detiene il primato assoluto di presenze ufficiali con la maglia bianconera (705), nonché quello di gol (289, altro record), dei quali 188 in Serie A e 54 nelle competizioni internazionali.[143] Il precedente primato di gol fu superato nel gennaio 2006 e apparteneva al succitato Boniperti con 182.[144]
Il miglior marcatore della Juventus in un campionato a girone unico fu Borel II con 32 gol in 34 gare nel campionato 1933-34,[145] mentre l'ungherese Ferenc Hirzer detenne in precedenza il primato assoluto di gol segnati in una singola edizione del campionato italiano con 35 in 26 incontri nella Prima Divisione 1925-26.[146] Infine Omar Sívori detiene insieme a Silvio Piola il record di marcature in una singola partita: 6 gol, segnati all'Inter nella 28ª giornata del campionato 1960-61.[147]
Tifoseria
Al 2016 i tifosi della Juventus sono stimati tra i 12 e i 14 milioni in Italia.[148] Secondo il sondaggio condotto dall'istituto Demos & Pi e pubblicato nel settembre 2016 su la Repubblica il club risulta essere il più sostenuto del Paese con il 34% di preferenze da parte del campione esaminato.[13]
La società vanta inoltre 41 milioni di sostenitori in Europa e oltre 300 milioni nel resto del mondo in base a un'analisi pubblicata dall'agenzia di indagini sul mercato sportivo Repucom S.A. nel novembre 2015.[14] Numerosi sono anche i fan club sparsi a livello internazionale,[149] in particolare nei Paesi a forte emigrazione italiana.[150]
Il tifo per la Juventus è tradizionalmente eterogeneo dal punto di vista sociologico e geograficamente uniforme in tutto il Paese,[151] è molto marcato anche nel Mezzogiorno d'Italia e nelle isole,[152] il che garantisce un seguito rilevante alla squadra anche durante gli incontri esterni. Tale caratteristica di diffusione del tifo fa della Juventus dal punto di vista sociologico una squadra «nazionale».[153]
Storia
Il pensiero comune d'inizio XX secolo voleva che il tifo per la Juventus fosse appannaggio delle classi borghesi, laddove quello per la rivale cittadina del Torino traesse linfa dalle classi popolari e proletarie.[154] Qualche decennio dopo con l'ingresso degli Agnelli nel capitale societario della cosiddetta «vecchia Signora» (1923), il tifo per la squadra si diffuse anche tra gli operai meccanici dell'industria di proprietà della famiglia, la FIAT. Essendo iniziato un fenomeno migratorio — poi divenuto massiccio nel secondo dopoguerra — verso Torino e gli altri grandi poli industriali del Settentrione da parte dei lavoratori meridionali in cerca di impiego, la Juventus già dagli anni 1930 divenne il primo club italiano ad avere una tifoseria non più connotata campanilisticamente o al più regionalmente, ma a carattere nazionale.[155][156]
Con il consolidamento dei flussi migratori interni avvenuti tra gli anni 1950 e i primi anni 1970 la Juventus sembrò rappresentare attraverso i suoi tifosi lo spirito del nuovo lavoratore immigrato piemontese, mentre la tifoseria del Torino rimase legata all'ambiente culturale di marca prettamente torinese e cittadina.[155] In anni più recenti le differenze sociali e culturali fra le due opposte tifoserie si sono sempre più affievolite fino a essere oramai di fatto nulle.
Gemellaggi e rivalità
In ragione della posizione raggiunta dalla squadra al vertice del calcio nazionale, in maniera pressoché duratura dal cosiddetto «dopoguerra calcistico», della diffusione del suo tifo e anche di diverse rivendicazioni anticampanilistiche, le rivalità sono molteplici e molto sentite:[102] la tifoseria rivale d'elezione è quella del concittadino Torino.[157] A seguire quella dell'Inter, fin dagli anni 1960 e rinfocolata dopo le decisioni giudiziarie riguardanti lo scandalo del calcio italiano del 2006,[158] oltre a quella del Milan, nonostante per lungo tempo le due società abbiano tenuto buoni rapporti sportivo-commerciali con reciproci scambi di giocatori.[159]
Più recenti e legate all'imporsi alla ribalta negli anni 1980 delle loro squadre con conseguente lotta sportiva per la conquista del primato nazionale sono le rivalità con la tifoseria della Fiorentina, legata principalmente alla lotta-scudetto del campionato 1981-82,[160] e con quella della Roma, che fino alla metà di quel decennio fu la più valida contendente della Juventus al titolo.[100] Non è inoltre da tralasciare l'antagonismo col Napoli, in essere fin dagli anni 1950, ma acuitasi all'inizio del III millennio.[161]
In senso opposto a partire dagli anni 1980 vi è un legame di amicizia tra la tifoseria juventina e quella dell'Avellino, andato a scemare a fine anni 1990, ma poi rinsaldatosi nei primi anni 2010.[162] Fuori dall'Italia esistono saldi gemellaggi con i tifosi organizzati dell'ADO Den Haag dell'Aia e con quelli del Legia Varsavia.[163] Dagli anni 2010 si è inoltre rinforzata l'amicizia con i tifosi del Notts County — squadra di Nottingham che vanta legami storici con la Juventus[164] — così come è nata un'amicizia con i sostenitori dell'Elche.[165]
Organico
Rosa
Rosa aggiornata al 31 gennaio 2019.
Staff tecnico
Staff tecnico e sanitario aggiornati al 19 giugno 2017.[166]
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Attività polisportiva
Il club svolse attività polisportiva a periodi alterni sino alla fine degli anni 1970. Inizialmente, dalla fondazione fino al 1899 furono presenti le sezioni di ciclismo, atletica, lotta e podismo, sport quest'ultimo che fu quello che raggiunse i maggiori risultati.[167]
Nella prima metà degli anni 1920 l'attività della Juventus fu nuovamente estesa ad altri sport per iniziativa del nepresidente Edoardo Agnelli con la nascita della Juventus Organizzazione Sportiva Anonima, che fino al dopoguerra, quando venne liquidata, partecipò ai principali campionati nazionali di diverse discipline quali le bocce, il nuoto, il disco su ghiaccio e il tennis,[168] ottenendo con quest'ultima i maggiori successi.[169]
Nella stagione 2017-18 il club ha istituito una sua formazione calcistica femminile, iscritta al campionato di Serie A.[170] Con la vittoria dello scudetto al loro primo anno di attività, le Women hanno bissato il titolo conseguito dalla squadra maschile, facendo della Juventus il primo club capace di far suoi entrambi i maggiori campionati italiani di calcio, maschile e femminile.[171]
Note
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- ^ a b Il titolo è stato disconosciuto a posteriori dalla FIGC.
- ^ Edizione sospesa il 23 maggio 1915 dalla FIGC per gli eventi bellici.
- ^ Torneo successivamente interrotto per decisione della FIGC causa mancanza di date disponibili allo svolgimento degli incontri.
- ^ A causa di illeciti compiuti da alcuni giocatori della squadra cecoslovacca dello Slavia Praga, avversario della Juventus in semifinale, l'incontro fu annullato ed entrambe le formazioni escluse dalla competizione; il comitato organizzatore assegnò la vittoria finale al Bologna.
- ^ Qualificata come finalista della Coppa dei Campioni 1972-1973, a seguito della rinuncia dell'Ajax.
- ^ A seguito di spareggio vinto contro il Torino 4-2 dopo i tiri di rigore (0-0).
- ^ A seguito di spareggio perso contro l'Udinese 0-0 e 1-1 per la regola dei gol fuori casa.
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Bibliografia
Libri
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- Lino Cascioli, Storia fotografica del calcio italiano: dalle origini al campionato del mondo 1982, Roma, Newton & Compton, 1982.
- Santa D'Innocenzo, Il merchandising come contratto sportivo, Milano, Wolters Kluwer Italia, 2010, ISBN 88-13-29956-7.
- Luciana Manzo e Fulvio Peirone (a cura di), Sport a Torino. Luoghi, eventi e vicende tra Ottocento e Novecento nei documenti dell'Archivio Storico della Città (PDF), Archivio Storico Città di Torino, 19 dicembre 2005 - 3 marzo 2006, TO01465329.
- Antonio Papa e Guido Panico, Storia sociale del calcio in Italia, Bologna, Il Mulino, 2002 [1993], ISBN 88-15-08764-8.
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- Renato Tavella e Franco Ossola, Il Romanzo della Grande Juventus, Roma, Newton & Compton, 2003 [1997], ISBN 88-8289-900-4.
- Nicola Tranfaglia e Pier Giorgio Zunino, Guida all'Italia contemporanea, 1861-1997, a cura di Massimo Firpo, vol. 4, Garzanti, 1998, ISBN 88-11-34204-X.
Pubblicazioni varie
- Demos & Pi, XXXVI Osservatorio sul Capitale Sociale degli italiani - Il tifo calcistico in Italia (PDF), settembre 2013.
- Prospetto informativo OPV 2007 (PDF), Juventus Football Club S.p.A., Commissione Nazionale per le Società e la Borsa, 24 maggio 2007.
- (EN) Juventus, su The Business Of Soccer, forbes.com, 12 giugno 2018.
- Alberto Osella, Le città del calcio: episodio 5, Torino, ESPN Classic, 26 aprile 2013, a 29 min 02 s. URL consultato il 1º novembre 2013.
Voci correlate
- Società calcistiche campioni del mondo
- Società calcistiche vincitrici delle competizioni confederali e interconfederali
Altri progetti
- Wikiquote contiene citazioni sulla Juventus FC
- Wikinotizie contiene notizie di attualità sulla Juventus FC
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla Juventus FC
Collegamenti esterni
- (MUL) Sito ufficiale, su juventus.com.
- Juventus (canale), su YouTube.
- (EN) Clive Gifford, Juventus, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- Juventus Football Club, su LegaSerieA.it, Lega Nazionale Professionisti Serie A.
- (DE, EN, IT) Juventus Football Club, su Transfermarkt, Transfermarkt GmbH & Co. KG.
- Juventus Football Club, su int.soccerway.com, Perform Group.
- Juventus Football Club, su smr.worldfootball.net, HEIM:SPIEL Medien GmbH.
- (EN, RU) Juventus Football Club, su eu-football.info.
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