La stagione 1982-1983 fu contraddistinta dall'esordio in bianconero di due nuovi stranieri, il francese Michel Platini e il polacco Zbigniew Boniek, che arricchirono una rosa che si presentava ai nastri di partenza con ben sei campioni del mondo (Zoff, Gentile, Cabrini, Scirea, Tardelli e Rossi), sufficientemente attrezzata per cercare la vittoria in tutte le competizioni. Al termine del campionato di Serie A la Juventus si piazzò al secondo posto dietro la Roma, distaccata di quattro lunghezze, con Platini il quale al suo primo anno in Italia vinse subito la classifica dei capicannonieri con 16 reti.
Nella stessa annata la squadra raggiunse la sua seconda finale di Coppa dei Campioni, contro i tedeschi d'Occidente dell'Amburgo: a dispetto dei pronostici che davano per favorita la Vecchia Signora – che oltre a vantare nelle proprie file il capocannoniere dell'edizione (prima volta assoluta per un bianconero), un Paolo Rossi peraltro insignito del Pallone d'oro alla fine del 1982, nel corso del suo cammino aveva anche estromesso i detentori del trofeo, gli inglesi dell'Aston Villa –, venne battuta ad Atene con il risultato di 0-1 per un gol da fuori area a opera di Felix Magath.
La stagione si chiuse quindi in maniera agrodolce per la Juventus, che un mese dopo la sconfitta europea sollevò per la settima volta nella sua storia la Coppa Italia, vinta battendo nella doppia finale il Verona: nella gara di andata al Bentegodi gli scaligeri si aggiudicarono l'incontro per 2-0, tuttavia al ritorno al Comunale la Juventus riuscì a ribaltare il risultato vincendo 3-0 ai tempi supplementari con gol di Rossi e doppietta di Platini, con la decisiva rete del francese arrivata allo scadere dell'overtime.[3] A corollario, tra giugno e luglio i torinesi ottennero un prestigioso successo nella Coppa Super Clubs.
Tale annata costituì l'ultima esibizione in campo con i colori bianconeri del portiere Dino Zoff e dell'attaccante Roberto Bettega: il primo si ritirò definitivamente dall'attività poche settimane dopo, mentre il secondo andò a concludere la sua carriera in Canada.
Tardelli, Cabrini, Platini e Brio al Comunale, prima della semifinale di andata della Coppa dei Campioni 1982-1983 contro il Widzew Łódź, con indosso la versione «di coppa» della maglia casalinga juventina: priva della «scatolina», con riga centrale nera e uno sponsor di maggiori dimensioni.
Il fornitore tecnico per la stagione 1982-1983 fu Kappa, mentre lo sponsor ufficiale fu Ariston.
La prima divisa bianconera ricalcò quella portata al debutto della stagione precedente, segnalandosi nella versione utilizzata in campionato unicamente per l'invenzione della «scatolina dorata» sul lato sinistro del petto, abbinata allo scudetto: una soluzione atta a contenere le due stelle dopo la sopravvenuta conquista, pochi mesi prima, del ventesimo titolo italiano.[4] Al contrario nelle coppe, la Juventus impiegò una differente versione della maglia, talvolta priva della suddetta scatolina, e soprattutto caratterizzata dal palo centrale nero anziché bianco, nonché dal maggiore spazio riservato allo sponsor;[5][6] in occasione di alcune trasferte continentali, tuttavia, a causa dei diversi regolamenti la squadra torinese dovette sfoggiare casacche prive del marchio Ariston.[4]
Anche la divisa di cortesia ripropose il modello utilizzato nelle più recenti stagioni, ovvero blu con bordini bianconeri; tuttavia, nella sola trasferta polacca del 20 aprile 1983 contro il Widzew Łódź e valevole come retour match della semifinale di Coppa dei Campioni, la Juventus scese in campo – per motivi rimasti ignoti – con un'inedita casacca celeste rimasta un unicum nella storia bianconera.[7]