Roberto Bettega
Roberto Bettega | ||
---|---|---|
![]() | ||
Nazionalità | ![]() | |
Altezza | 184 cm | |
Peso | 78 kg | |
Calcio ![]() | ||
Ruolo | Attaccante | |
Termine carriera | 1984 | |
Carriera | ||
Giovanili | ||
1961-1969 | Juventus | |
Squadre di club1 | ||
1969-1970 | → Varese | 30 (13) |
1970-1983 | Juventus | 326 (129) |
1983-1984 | Toronto Blizzard | 48 (11) |
Nazionale | ||
1975-1983 | ![]() | 42 (19) |
1 I due numeri indicano le presenze e le reti segnate, per le sole partite di campionato. Il simbolo → indica un trasferimento in prestito. | ||
Roberto Bettega (Torino, 27 dicembre 1950) è un dirigente sportivo ed ex calciatore italiano, di ruolo attaccante.
Da sempre alla Juventus, società nelle cui giovanili entrò agli inizi degli anni 60,[1] con essa trascorse tredici stagioni da professionista vincendo sette campionati nazionali, una Coppa UEFA e una Coppa Italia. In nazionale fu impiegato per 42 volte tra il 1975 e il 1983, con 19 gol all'attivo, facendo parte delle rappresentative che si classificarono al quarto posto al campionato del mondo 1978 e al campionato d'Europa 1980.
Dopo il ritiro divenne opinionista televisivo e dirigente sportivo: fu, dal 1994 al 2006, vicepresidente e, tra il 2009 e il 2010, vicedirettore generale della Juventus.
Durante l'attività agonistica è stato soprannominato Bobby gol per la prolificità sotto rete, e Penna bianca per la precoce canizie che caratterizzava la sua chioma.[1] Per volontà di Francisco Ocampo, presidente del Tacuary, a Bettega è stato intitolato, dal 2002[2] alla dismissione del 2015,[3] l'Estadio Roberto Bettega di Asunción, in Paraguay.
Caratteristiche tecniche[modifica | modifica wikitesto]

Era considerato un attaccante molto moderno per la sua generazione oltreché un trascinatore della squadra, in grado sia di concludere sia di suggerire. Ambidestro[5] dotato di fisico atletico, intuito, tecnica individuale e visione di gioco, era uno specialista nel colpo di testa:[6] in questo ultimo caso, rimane memorabile il suo gol in tuffo all'Inghilterra nella sfida di Roma del 17 novembre 1976, che fissò il 2-0 e contribuì alla qualificazione dell'Italia al campionato del mondo 1978 a spese degli inglesi.
È stato definito uno dei più completi attaccanti italiani di sempre, grazie anche alla determinazione e alla professionalità che l'hanno contraddistinto.[5]

Affermatosi come attaccante puro, la sua ascesa fu frenata da un principio di tubercolosi che lo colpì nella stagione 1971-1972;[6] Giampiero Mughini scrisse di lui che fu tale malattia a impedirgli di diventare il più grande calciatore dell'era moderna.[7] In seguito arretrò la propria posizione in campo, agendo dapprima da centravanti di manovra[6] e a fine carriera anche da centrocampista offensivo.[8]
Da rimarcare la sua capacità di assurgere ad alti livelli realizzativi pur senza l'apporto dei calci di rigore: rimangono appena 6 le massime punizioni tirate in carriera, tutte trasformate.[9]
Carriera[modifica | modifica wikitesto]
Giocatore[modifica | modifica wikitesto]
Club[modifica | modifica wikitesto]
Juventus e Varese[modifica | modifica wikitesto]

Nato a Torino da una famiglia veneta emigrata da Villabruna,[10] con il padre operaio alla FIAT, Bettega entrò da bambino nella Juventus compiendo tutta la trafila delle squadre giovanili.[11][12] Qui crebbe sotto la guida dello storico tecnico del vivaio bianconero del tempo, Mario Pedrale,[13] il quale lo paragonò agli esordi a John Charles.[14]
In vista della sua prima stagione da calciatore professionista, nell'estate 1969 il club piemontese decise di mandare il promettente attaccante, anche per evitare che potesse "bruciarsi" con un precoce salto nella prima squadra juventina, in prestito in Serie B nel Varese:[14] venne infatti richiesto dall'allenatore dei lombardi, Nils Liedholm, dopo essere stato da questi notato durante una sfida tra le formazioni giovanili dei due club.[14] Lanciato subito titolare, nella sua unica annata in maglia biancorossa il poco più che diciottenne Bettega emerse come la maggiore rivelazione di quel campionato cadetto, contribuendo al primo posto e annessa promozione in Serie A dei bosini, risultati a cui concorse segnando 13 gol che ne fecero, in coabitazione col compagno di squadra Ariedo Braida e col catanese Aquilino Bonfanti, il capocannoniere del torneo.[14]
Ritorno alla Juventus[modifica | modifica wikitesto]
1970-1976[modifica | modifica wikitesto]

Ritornò alla Juventus nella stagione 1970-1971, rimanendovi per tredici stagioni consecutive fino al 1983. Giocò in totale 481 partite con la maglia bianconera (326 in Serie A, 73 in Coppa Italia, 31 in Coppa dei Campioni, 8 in Coppa delle Coppe e 42 in Coppa UEFA), segnando 178 gol (129 in Serie A, 22 in Coppa Italia, 7 in Coppa dei Campioni, 1 in Coppa delle Coppe e 19 in Coppa UEFA, terzo dietro ad Alessandro Del Piero e Giampiero Boniperti nella classifica dei maggiori cannonieri della storia del club. Curiosamente, Bettega fece ritorno alla Juventus come unico giocatore torinese e cresciuto nel vivaio, proprio mentre la squadra già annoverava o stava per ingaggiare una leva di giovani originari del Mezzogiorno;[15] tra questi anche colui che diventerà il suo partner d'attacco di riferimento, il catanese Pietro Anastasi, con cui nelle sei stagioni seguenti andrà a comporre uno dei migliori tandem offensivi che la storia bianconera ricordi.[16][17]
Debuttò in Serie A il 27 settembre 1970 in trasferta contro il Catania, segnando il gol decisivo. Giocò 42 partite (28 in Serie A, 11 in Coppa delle Fiere e 3 in Coppa Italia) e segnò 21 gol (rispettivamente 13, 6 e 2). Per la seconda volta, la Juventus raggiunse la finale in una competizione continentale, venendo sconfitta dagli inglesi del Leeds Utd nell'ultima edizione della Coppa delle Fiere: dopo il 2-2 casalingo, nel quale Bettega segnò la rete dell'1-0, la gara di ritorno si concluse 1-1 e il trofeo fu vinto dagli inglesi per la regola dei gol fuori casa.

Ebbe un ottimo avvio nel campionato 1971-1972, in cui spiccò la doppietta contro il Milan alla quarta giornata, segnando prima di testa e poi, su assist di Anastasi, con un pregevole colpo di tacco — un gesto tecnico all'epoca ancora raro a vedersi[4] — rimasto negli annali.[6][18] Tuttavia dopo 10 reti in 14 partite, l'ultima il 16 gennaio 1972 contro la Fiorentina, fu costretto a un lungo stop per un principio di tubercolosi:[6] il disturbo lo affliggeva da inizio carriera, costringendolo a respirare con fatica e limitandone il rendimento.[7] Rientrò in squadra solamente all'inizio del campionato successivo, aiutando la Juventus a vincere il secondo scudetto consecutivo e contribuendo al percorso che portò i bianconeri alla loro prima finale di Coppa dei Campioni, persa il 30 maggio 1973 contro l'Ajax.
Malgrado che nei due anni successivi avesse segnato con minore frequenza, fu fatto esordire in nazionale dal CT Fulvio Bernardini nel giugno 1975, giocando l'intera gara esterna vinta contro la Finlandia. Superò di nuovo la soglia dei dieci gol nella stagione 1975-1976, annata in cui la Juventus perse lo scudetto a vantaggio dei concittadini e rivali del Torino, dopo aver dilapidato un vantaggio di 5 punti alla 21ª giornata. Contemporaneamente, in nazionale dovette accontentarsi di alcuni spezzoni di partita nella nuova gestione tecnica affidata al tandem Bernardini-Bearzot.
1976-1983[modifica | modifica wikitesto]

Nell'estate 1976, con l'arrivo di Giovanni Trapattoni sulla panchina bianconera, cominciò un ciclo vincente destinato a durare un decennio. La Juventus vinse lo scudetto per una lunghezza sui campioni uscenti del Torino, totalizzando il punteggio record di 51 punti sui 60 disponibili (la Fiorentina, terza, giunse a 16 lunghezze di distacco). Bettega non saltò alcuna partita e mise a segno 17 gol, aggiungendone altri 5 nella Coppa UEFA vinta nella stessa stagione. Fu il primo trofeo internazionale conquistato dalla squadra, che ebbe la meglio nella doppia finale sui baschi dell'Athletic Bilbao: nel ritorno perso 2-1 in Spagna, nell'arena infuocata del San Mamés, fu la decisiva marcatura di testa di Bettega, su traversone di Marco Tardelli, a consegnare alla Juventus il trofeo grazie al maggior numero di gol segnati in trasferta.[19]
La Juventus bissò il titolo italiano nel 1977-1978, precedendo stavolta, assieme al Torino, anche il sorprendente L.R. Vicenza. Fu il preludio del grande mondiale che Bettega e l'Italia disputarono in Argentina nell'estate 1978. Affermatosi anche in campo internazionale, sia nel 1977 che nel 1978 Bettega giunse quarto nella classifica del Pallone d'oro di France Football.[6]

Nelle due stagioni successive, la Juventus perse il titolo italiano prima a favore del Milan e poi dell'Inter, ma conquistò la Coppa Italia 1978-1979 sconfiggendo 2-1 ai tempi supplementari il Palermo nella finale di Napoli, durante la quale Bettega fu costretto a uscire per un infortunio alle costole.[20] Nella stagione successiva realizzò 16 gol che gli valsero la conquista, per l'unica volta in carriera, del titolo di capocannoniere della Serie A; ciò anche aiutato dal fatto di avere derogato a una sua consuetudine, accettando di diventare, per lo spazio del finale di campionato, il rigorista della squadra.[9] In quella stessa annata, la Juventus affrontò in semifinale di Coppa delle Coppe gli inglesi dell'Arsenal: nella gara di andata a Highbury un'autorete di Bettega fece terminare la partita 1-1 dopo il vantaggio dei bianconeri, che furono poi eliminati nel retour match di Torino.
Nel 1980-1981 vinse nuovamente lo scudetto segnando 5 reti. Nella Coppa UEFA di quella stagione, le sue tre reti non consentirono alla Juventus di superare il secondo turno, eliminata dal Widzew Łódź: i polacchi si imposero all'andata in casa per 3-1 (con Bettega a rete per la Juventus), mentre al ritorno i supplementari finirono 3-1 per i bianconeri, che cedettero poi ai tiri di rigore per 5-4. Il 4 novembre 1981, dopo aver perso per 3-1 all'andata negli ottavi di finale della Coppa dei Campioni 1981-1982 contro l'Anderlecht a Bruxelles, uno scontro con il portiere belga Jacky Munaron nella gara di ritorno costò a Bettega un grave infortunio ai legamenti del ginocchio. La Juventus fu eliminata e Bettega perse l'intera stagione, dovendo rinunciare anche alla convocazione al campionato del mondo 1982.
Nella stagione 1982-1983 cominciò a non essere più titolare inamovibile, alternandosi in campo con il giovane Domenico Marocchino; nel corso dell'annata non fu neanche particolarmente fortunato sottorete, colpendo undici legni tra pali e traverse. Nella semifinale di andata di Coppa dei Campioni contro il Widzew Łódź, Bettega segnò il gol del 2-0; la Juventus perse poi la coppa nella finale di Atene contro l'Amburgo, l'ultima partita di Bettega con la maglia bianconera che svestì anticipatamente a stagione ancora in corso, sul finire del maggio 1983.[21]
Toronto Blizzard[modifica | modifica wikitesto]

Dopo aver dato l'addio alla Juventus, si trasferì nel giugno 1983 nella North American Soccer League (NASL) per militare nelle file della squadra canadese del Toronto Blizzard. Debuttò in maglia biancorossoblù il 6 dello stesso mese, in una sconfitta agli shootout contro il Vancouver Whitecaps nella regular season di campionato.[22][23] Rimase a Toronto per due stagioni, raggiungendo in entrambe la finale play-off del campionato, il cosiddetto Soccer Bowl, perso dal Blizzard contro i Tulsa Roughnecks nel 1983 e il Chicago Sting nel 1984.
Con voci sempre più insistenti circa un prossimo fallimento della NASL — che si concretizzeranno di lì a breve —, Bettega rientrò temporaneamente in Italia nell'autunno 1984.[24] Qui in novembre rimase vittima di un grave incidente automobilistico sull'autostrada Torino-Milano e ricoverato per alcuni giorni in rianimazione:[25] l'episodio de facto pose fine alla sua carriera agonistica.
Nazionale[modifica | modifica wikitesto]
Debuttò nella nazionale italiana nel 1975 contro la Finlandia, raggiungendo poi l'apice della propria carriera azzurra al campionato del mondo 1978 in Argentina, in cui fu schierato titolare dal CT Enzo Bearzot. Fu l'attaccante azzurro più prolifico dai tempi di Gigi Riva: nel triennio che si chiuse con la rassegna iridata del 1978, Bettega disputò 19 gare e segnò 16 volte. Siglò una quaterna che servì per superare la Finlandia 6-1[26] e, soprattutto, mettere al sicuro la differenza reti nei confronto dell'Inghilterra nel girone di qualificazione per i mondiali argentini.

In Sudamerica segnò una rete contro l'Ungheria e colse per tre volte la traversa della porta avversaria.[27] Successivamente, nella partita che costò l'unica sconfitta ai futuri campioni del mondo, fu l'autore della marcatura con cui l'Italia batté i padroni di casa di César Luis Menotti. L'Italia arrivò quarta dopo la sconfitta nella finale per il terzo posto contro il Brasile, in cui gli azzurri colpirono tre pali, l'ultimo a opera di Bettega con un colpo di testa nei minuti finali.[28] In virtù delle ottime prestazioni fornite, fu inserito dalla FIFA nella formazione ideale di quel mondiale.[29]
Due anni dopo prese parte al campionato d'Europa 1980 che si disputò in Italia e che vide la nazionale padrona di casa piazzarsi al quarto posto. Bettega fece parte dell'undici titolare, dopo che si era laureato capocannoniere del campionato italiano. Segnò il gol del pareggio nella trasferta in Jugoslavia valida per il girone di qualificazione al campionato del mondo 1982, che avrebbero visto nell'estate di quell'anno il trionfo degli azzurri. Bettega dovette tuttavia rinunciare alla rassegna iridata, a causa del serio infortunio patito in Coppa dei Campioni nel novembre 1981.

Dopo un biennio di mancate convocazioni, il 16 aprile 1983 disputò a Bucarest la gara valida per il girone di qualificazione al campionato d'Europa 1984, persa 1-0 contro la Romania. Fu l'ultima partita in maglia azzurra per Bettega, che fu sostituito al 69' da Alessandro Altobelli. In nazionale vanta un totale di 42 presenze e 19 gol.
Dirigente[modifica | modifica wikitesto]
Già al termine dell'attività agonistica si ipotizzò un futuro dirigenziale per Bettega in seno alla Juventus, tuttavia non concretizzatosi nell'immediato a causa di dissidi con l'allora presidente bianconero Giampiero Boniperti.[12]
Fu solo all'inizio del 1994 che Umberto Agnelli, nel frattempo tornato a impegnarsi concretamente nella squadra di famiglia, lo richiamò a Torino, dapprima affiancandolo a Boniperti come amministratore delegato[30] ma ben presto affidandogli «pieni poteri» con la nomina a vicepresidente, facendone di fatto l'erede di Boniperti alla testa della società.[31] Insieme al direttore generale Luciano Moggi e all'amministratore delegato Antonio Giraudo, Bettega andò a formare la cosiddetta "Triade"[32] che a cavallo degli anni 90 e 2000 diede vita a uno dei più vittoriosi cicli bianconeri;[32][33] in particolare, Bettega assunse una posizione operativamente più «defilata» rispetto ai due colleghi,[11] ricoprendo il ruolo di tramite tra la dirigenza e la squadra, e segnalandosi peraltro come uomo mercato sul calcio estero dove, tra gli altri, scoprì Zinédine Zidane.[12]

Lo scoppio dello scandalo del calcio italiano del 2006 coinvolse la dirigenza juventina ma non Bettega, uscito indenne dall'indagine.[11][34] Pur costretto a lasciare la vicepresidenza nonché il posto nel consiglio di amministrazione,[35] onde rompere a livello d'immagine con la precedente gestione della "Triade",[34] nella stagione 2006-2007 rimase nella società bianconera (nel frattempo declassata d'ufficio in Serie B) come consulente di mercato.[12][36] Al termine dell'annata, con la squadra torinese ritornata nel frattempo in Serie A, il 22 giugno 2007 si dimise dall'incarico,[32][35] dopo che la procura torinese lo aveva nel frattempo iscritto tra gli indagati di un'inchiesta inerente all'ipotesi di falso in bilancio da parte della società bianconera.[11]
Una volta assolto con formula piena — «perché il fatto non sussiste» — dalla succitata accusa,[35] il 23 dicembre 2009 tornò a pieno titolo nei quadri della Juventus venendo nominato vicedirettore generale con responsabilità sull'intera area sportiva, di fatto numero due della società dopo il presidente Jean-Claude Blanc.[12] Tuttavia la sua seconda esperienza dirigenziale nel club terminò il 31 maggio 2010, dopo soli cinque mesi e senza conseguire risultati sportivi di rilievo, sostituito dal nuovo direttore generale Giuseppe Marotta nell'ambito del repulisti societario portato avanti dal neopresidente Andrea Agnelli.[36]
Dopo il ritiro[modifica | modifica wikitesto]
Al di fuori del calcio, dopo aver lasciato l'attività agonistica Bettega portò avanti alcune attività imprenditoriali, gestendo una fabbrica d'imballaggi e acquisendo un ristorante McDonald's in piazza Castello a Torino.[12]
Sul versante televisivo fu, negli anni 80 e 90, opinionista sportivo delle reti Fininvest. Nel 1985 commentò la finale della Coppa Intercontinentale tra Juventus e Argentinos Juniors affiancando il giornalista Giuseppe Albertini; quella fu la prima volta, per le telecronache italiane delle partite di calcio, in cui il telecronista era accompagnato da un ex calciatore o ex allenatore nelle vesti di commentatore tecnico. Successivamente affiancò Nando Martellini, al debutto sulla Fininvest dopo avere lasciato la Rai.[37] Condusse anche la trasmissione Caccia al 13 e collaborò con Tele Capodistria.[38] Negli anni 2010 fu opinionista per Controcampo e Speciale Champions League, programmi calcistici delle reti Mediaset, e per la syndication 7 Gold.
Statistiche[modifica | modifica wikitesto]
Presenze e reti nei club[modifica | modifica wikitesto]
Stagione | Squadra | Campionato | Coppe nazionali | Coppe continentali | Altre coppe | Totale | |||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Comp | Pres | Reti | Comp | Pres | Reti | Comp | Pres | Reti | Comp | Pres | Reti | Pres | Reti | ||
1969-1970 | ![]() |
B | 30 | 13 | CI | 3 | 0 | - | - | - | - | - | - | 33 | 13 |
1970-1971 | ![]() |
A | 28 | 13 | CI | 3 | 2 | CdF | 11 | 6 | TP | 4 | 1 | 46 | 22 |
1971-1972 | A | 14 | 10 | CI | 4 | 1 | CU | 5 | 4 | - | - | - | 23 | 15 | |
1972-1973 | A | 27 | 8 | CI | 9 | 1 | CC | 7 | 2 | - | - | - | 43 | 11 | |
1973-1974 | A | 24 | 8 | CI | 5 | 2 | CC | 2 | 0 | CInt | 1 | 0 | 32 | 10 | |
1974-1975 | A | 27 | 6 | CI | 10 | 3 | CU | 10 | 1 | - | - | - | 47 | 10 | |
1975-1976 | A | 29 | 15 | CI | 3 | 2 | CC | 4 | 1 | - | - | - | 36 | 18 | |
1976-1977 | A | 30 | 17 | CI | 4 | 1 | CU | 12 | 5 | - | - | - | 46 | 23 | |
1977-1978 | A | 30 | 11 | CI | 4 | 2 | CC | 7 | 2 | - | - | - | 41 | 15 | |
1978-1979 | A | 30 | 9 | CI | 9 | 2 | CC | 2 | 0 | - | - | - | 41 | 11 | |
1979-1980 | A | 28 | 16 | CI | 4 | 0 | CdC | 8 | 1 | - | - | - | 40 | 17 | |
1980-1981 | A | 25 | 5 | CI | 8 | 3 | CU | 4 | 3 | TC | 4 | 0 | 41 | 11 | |
1981-1982 | A | 7 | 5 | CI | 4 | 2 | CC | 3 | 1 | - | - | - | 14 | 8 | |
1982-1983 | A | 27 | 6 | CI | 7 | 1 | CC | 6 | 1 | - | - | - | 40 | 8 | |
Totale Juventus | 326 | 129 | 74 | 22 | 81 | 27 | 9 | 1 | 490 | 179 | |||||
1983 | ![]() |
NASL | 21 | 2 | - | - | - | - | - | - | - | - | - | 21 | 2 |
1984 | NASL | 27 | 9 | - | - | - | - | - | - | - | - | - | 27 | 9 | |
Totale Toronto Blizzard | 48 | 11 | - | - | - | - | - | - | 48 | 11 | |||||
Totale carriera | 404 | 153 | 77 | 22 | 81 | 27 | 9 | 1 | 571 | 203 |
Cronologia presenze e reti in nazionale[modifica | modifica wikitesto]
Record[modifica | modifica wikitesto]

- Tra i pochi calciatori, insieme a Gigi Riva, Alberto Orlando, Francesco Pernigo, Omar Sívori e Carlo Biagi, ad avere segnato una quaterna con la maglia della nazionale italiana.[26]
Palmarès[modifica | modifica wikitesto]
Club[modifica | modifica wikitesto]
Competizioni nazionali[modifica | modifica wikitesto]
- Varese: 1969-1970
Coppa Italia: 1
- Juventus: 1978-1979
Competizioni internazionali[modifica | modifica wikitesto]
Coppa UEFA: 1
- Juventus: 1976-1977
Individuale[modifica | modifica wikitesto]

- Capocannoniere della Serie B: 1
- 1969-1970 (13 gol)
- Capocannoniere della Serie A: 1
- 1979-1980 (16 gol)
Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]
![]() |
Medaglia di bronzo al valore atletico |
«Campione italiano professionisti (brevetto n. 2263)» — 1973 |
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ a b Emanuele Gamba, Vizi e virtù di Bobby gol, in la Repubblica, 27 dicembre 2009.
- ^ Mario Salvini, Uno stadio chiamato Roberto Bettega, su chepalle.gazzetta.it, 27 dicembre 2011.
- ^ Stadi del passato: Paraguay, Estadio Roberto Bettega, su archistadia.it, 23 marzo 2017.
- ^ a b Massimo Perrone, E poi c'è Milan-Juve... Lo spettacolo è servito, in SportWeek, nº 45 (910), Milano, La Gazzetta dello Sport, 10 novembre 2018, p. 56.
- ^ a b Beccantini.
- ^ a b c d e f Giorgio Dell'Arti, Biografia di Roberto Bettega, su cinquantamila.it, Corriere della Sera (archiviato dall'url originale il 26 gennaio 2016).
- ^ a b Mughini, pp. 204-205.
- ^ Sasso, p. 40.
- ^ a b Stefano Olivari, Roberto Bettega senza rigori, su guerinsportivo.it, 10 maggio 2020.
- ^ Roberto Bettega ieri a Luxottica, in Corriere delle Alpi, 18 dicembre 2014.
- ^ a b c d Ettore Boffano, Lo chiamavano Bobby Gol, su repubblica.it, 21 dicembre 2009.
- ^ a b c d e f Timothy Ormezzano, Riecco Bettega-Juve: "Saremo subito grandi", su repubblica.it, 23 dicembre 2009.
- ^ Vizi e virtù di Bobby gol, in la Repubblica, 27 dicembre 2009.
- ^ a b c d Ritratti: Roberto Bettega, su ju29ro.com, 26 aprile 2008.
- ^ Giovanni De Luna, La Juve delle passioni e le anime di Torino, in Stampa Sera, 12 febbraio 1990, p. 17.
- ^ Romano, Saoncella, Film, 07 min 50 s.
- ^ Lazio-Juve, il match mai banale, su tuttosport.com, 16 gennaio 2009 (archiviato dall'url originale il 4 novembre 2015).
- ^ Salvatore Lo Presti, Quel "tacco" di Bettega che tutti ancora ricordano, in La Gazzetta dello Sport, 6 gennaio 1999.
- ^ Bruno Bernardi, Juventus, la Coppa Uefa finalmente!, in La Stampa, 19 maggio 1977, p. 18.
- ^ Benetti ha salutato la Juventus spingendola sull'ultima salita, in l'Unità, 22 giugno 1979, p. 12 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
- ^ Bettega in Canada, in La Stampa, 29 maggio 1983, p. 22.
- ^ Bettega grande ma sconfitto, in La Stampa, 7 giugno 1983, p. 20.
- ^ Bruno Bernardi, «È calcio vero anche sulla moquette», in La Stampa, 8 giugno 1983, p. 23.
- ^ Bettega: «Se il soccer fallisce giocherò a calcetto a Toronto», in La Stampa, 23 ottobre 1984, p. 25.
- ^ Bettega quasi fuori pericolo, in Stampa Sera, 3 novembre 1984, p. 8.
- ^ a b È record come Pernigo, Sivori, Orlando e Riva, in La Stampa, 16 ottobre 1977, p. 17.
- ^ Valanga azzurra con Rossi-Bettega-Benetti, in La Stampa, 7 giugno 1978, p. 12.
- ^ Il Brasile conquista il terzo posto mondiale - Italia in vantaggio di nuovo scavalcata (1-2), in La Stampa, 25 giugno 1978, p. 14.
- ^ a b (EN) All-Star Team, su football.sporting99.com.
- ^ Maurizio Crosetti, "Bellissima: da rifare", in la Repubblica, 24 gennaio 1994.
- ^ Bettega prende tutto il potere, in la Repubblica, 17 febbraio 1994.
- ^ a b c Alessandro Franchetti, Bettega, addio alla Juve dopo 13 anni, su corriere.it, 22 giugno 2007.
- ^ Andrea Tabacco, Le squadre più forti di sempre in Serie A: la Juventus di Lippi, su it.sports.yahoo.com, 16 aprile 2015 (archiviato dall'url originale il 18 gennaio 2017).
- ^ a b Gianfrancesco Turano, Il futuro della Juve? Più nero che bianco, su espresso.repubblica.it, 23 dicembre 2009.
- ^ a b c Bilanci e doping amministrativo, assolti Giraudo, Moggi e Bettega, su corriere.it, 24 novembre 2009.
- ^ a b Timothy Ormezzano, Bettega-Juve, addio dopo cinque mesi, su repubblica.it, 31 maggio 2010.
- ^ Alberto Costa, Torna Martellini, signore del microfono, in Corriere della Sera, 30 settembre 1992, p. 36. URL consultato il 5 agosto 2010 (archiviato l'8 luglio 2012).
- ^ Beniamino Placido, Le allegre cronache, in la Repubblica, 22 giugno 1988.
- ^ a b 4º posto
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
- Enzo Sasso, Il centravanti, Edizioni Mediterranee, 1987, ISBN 88-272-0373-7.
- Roberto Beccantini, Dizionario del calcio: campioni, squadre, nazionali, tecnici, albi d'oro, record, Biblioteca universale Rizzoli: Dizionari, 1990, ISBN 88-17-14521-1.
- Giampiero Mughini, Il grande disordine: i nostri indimenticabili anni Settanta, Mondadori, 1998, ISBN 88-04-43254-3.
Videografia[modifica | modifica wikitesto]
- Manuela Romano (a cura di), Roberto Saoncella (con la collaborazione di), La grande storia della Juventus (DVD-Video): 1966-1975 "Da Herrera a Parola", RCS Quotidiani, RAI Trade, LaPresse Group, 2005, a 40 min 36 s.
Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]
Wikiquote contiene citazioni di o su Roberto Bettega
Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Roberto Bettega
Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- (EN) Roberto Bettega, su national-football-teams.com, National Football Teams.
- (DE, EN, IT) Roberto Bettega (calciatore), su Transfermarkt, Transfermarkt GmbH & Co. KG.
- (DE, EN, IT) Roberto Bettega (allenatore), su Transfermarkt, Transfermarkt GmbH & Co. KG.
- Roberto Bettega, su smr.worldfootball.net, HEIM:SPIEL Medien GmbH.
- (EN, RU) Roberto Bettega, su eu-football.info.
- Benemerenze sportive di Roberto Bettega, su coni.it, Comitato olimpico nazionale italiano.
- Calciatori della Juventus F.C.
- Calciatori del Varese Calcio
- Calciatori del Toronto Blizzard
- Dirigenti sportivi italiani
- Calciatori italiani del XX secolo
- Dirigenti sportivi del XX secolo
- Nati nel 1950
- Nati il 27 dicembre
- Nati a Torino
- Calciatori della Nazionale italiana
- Dirigenti della Juventus F.C.
- Insigniti con la medaglia al valore atletico