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L'abbazia di San Colombano a Bobbio

Il feudo monastico di Bobbio o feudo monastico di San Colombano di Bobbio fu un territorio molto vasto il cui centro religioso, culturale e politico era l'abbazia di San Colombano di Bobbio, oggi in provincia di Piacenza.

Il suo territorio si estendeva su buona parte delle attuali provincie di Alessandria, Pavia, Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Genova, La Spezia, Massa-Carrara, Lucca e Pisa. Inoltre vi erano feudi sparsi sia come abbazie, priorati o semplici monasteri e celle monastiche isolate in tutta la zona del centro-nord d'Italia.

L'abbazia di Bobbio venne fondata nel 614 dal santo irlandese Colombano, monaco, abate missionario e uomo d'azione che partendo dalla natia Irlanda evangelizzò tutta l'Europa ri-cristianizzandola dopo le invasioni barbariche pagane od ariane, fondando centinaia di abbazie, monasteri o semplici chiese tutte seguenti la sua regola dettata attorno al 591 nell'abbazia di Luxeuil in Francia denominata poi regola dell'Ordine di San Colombano.

Per tutto il Medioevo il monastero di Bobbio fu uno dei più importanti centri monastici d'Europa, celebre per il suo Scriptorium che tra il VII e il IX secolo fu il principale centro di produzione libraria in Italia e uno dei maggiori in Europa.

Nel 1014 Bobbio divenne anche sede vescovile nella persona dell'abate-vescovo-conte Pietroaldo costituendo la Contea di Bobbio.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La donazione longobarda del re Agilulfo e della regina Teodolinda allo stesso san Colombano comprendeva un territorio esteso per quattro miglia attorno al monastero, ma ben presto il possedimento si estese ulteriormente allargandosi in Emilia, Liguria, Piemonte, Lombardia, Veneto e Toscana.

Tra il VII secolo ed il X secolo Bobbio divenne un vero e proprio feudo monastico reale ed imperiale grandissimo ed esteso, non raggruppato su di un unico latifondo, salvo la zona centrale attorno alla città ed alla val Trebbia. Il territorio si estese subito anche all'Oltrepò, alla val Tidone, alla val Curone e alla val d'Aveto in una zona unica e contigua. Ma era anche formato da terreni e piccoli feudi sparsi per tutta l'Italia Settentrionale, dalle coste del mar Ligure al Piemonte e al lago di Como, al lago di Garda, le zone del Ticino e del Po, fino all'Adriatico, con una flotta di imbarcazioni che collegavano Pavia con la Svizzera e per il Po i possedimenti sul Mincio, di Comacchio, Ferrara, Ravenna, Venezia ed Ascoli Piceno, ma anche sul mare con i porti liguri di Moneglia e Porto Venere.

Vi furono possedimenti nel Lodigiano (San Colombano al Lambro e Fombio), nella Val Pellice (Bobbio Pellice), in Valsassina (Piani di Bobbio), in Liguria (San Colombano Certenoli), lungo la zona appenninica per la Via degli Abati (precorritrice dell'antica Via Francigena) da Bobbio passando per Bardi, Borgo Val di Taro, la Cisa e Pontremoli, in Lunigiana, nella Val Fontanabuona, nella Val di Vara e la Magra ed in Garfagnana, ecc.

Il feudo godette della protezione imperiale e papale e l'abate era nullius dioeceseos (Abbazia territoriale) e dal 643 l'abate ebbe anche la carica di Abate mitrato. Dalle incursioni saracene venne difeso anche dagli Obertenghi.

I monaci avevano eretto numerosi monasteri, sia secondo la regola colombaniana sia secondo quella benedettina: vi coltivavano le terre in modo intensivo, impiantando vigneti, oliveti e castagneti e costruendo mulini; inoltre vi erano numerosi allevamenti specialmente di pecore per l'utilizzarne la pergamena per gli scriptoria della stessa Bobbio e dei vari altri monasteri.

I monasteri sparsi dalla Spagna fino alla Germania, in Irlanda ed in Inghilterra erano collegati tra di loro da numerose strade che erano percorse dai pellegrini oltre che dai monaci. Verso il IX secolo, come per tutti i monasteri europei di ogni ordine, accolse la riforma benedettina di Benedetto d'Aniane.

Nel IX e X secolo sul territorio furono anche edificati numerosi castelli e fortificazioni varie a protezione dei borghi e dei luoghi religiosi, specialmente in difesa dalle incursioni saracene.

L'abate Agilulfo iniziò la costruzione nell'883 del nuovo monastero dedicato a San Colombano.

Nella metà del X secolo iniziò la prima decadenza anche per l'affievolirsi della protezione imperiale e papale e molti feudi passarono direttamente agli Obertenghi e poi ai vari rami famigliari come i Malaspina nel 1164, ma anche le vicine diocesi vescovili divenute potenti via via si impossessarono del territorio. Anche perché il potere degli abati si era affievolito ed in molte zone i religiosi e quindi anche i monaci dovevano obbedienza primaria ai locali vescovi.

Sarà l'abate Gerberto, divenuto papa Silvestro II a risolvere le attribuzioni territoriali e sul titolo di conte di cui i predecessori hanno ritenuto effigiarsi dall'846 su di un diploma imperiale ritenuto da molti un falso storico. Infatti ottenne dall'imperatore Ottone III la conferma di tutti i privilegi passati con la conferma del comitato bobbiese all'abate Pietroaldo.

La situazione di decadenza anche cittadina venne superata con la creazione a partire dal febbraio 1014 della diocesi di Bobbio sotto la carica dell'abate-vescovo-conte Pietroaldo, che diverrà contea vescovile prendendo buona parte del territorio abbaziale con restituzioni parziali e donazioni da parte delle vicine diocesi. Con la successiva separazione delle cariche di abate e vescovo e delimitazione dei rispettivi territori si parlerà esclusivamente di contea vescovile di Bobbio. Dopo il 1200 l'abate di Bobbio sarà sottoposto all'autorità del vescovo locale.

La Contea di Bobbio con varie vicissitudini durerà fino al 1743 con il passaggio al Regno di Sardegna e la creazione della Provincia di Bobbio. Invece la Diocesi di Bobbio rimarrà autonoma fino al 1986-89 con le aggregazioni prima sotto Genova e poi sotto Piacenza.

Sviluppo monastico del territorio[modifica | modifica wikitesto]

L'abbazia di Bobbio fu un attivissimo centro di evangelizzazione e di rinascita agricola sotto la protezione reale ed imperiale, e del Papa. Diede le basi e l'impulso per lo sviluppo dell'agricoltura in modo intensivo con il recupero di aree incolte o abbandonate, le bonifiche, le canalizzazioni per scopo irriguo e di drenaggio, acquedotti e migliorie con l'introduzione di innovazioni agricole, agronomiche e le rotazioni agricole, con il recupero di campi ed orti e la diffusione di vigneti, castagneti, oliveti, noceti, piante da frutto, selvicoltura, strumenti agricoli e di aratura, mulini, fratoi, ecc. I monaci diedero, inoltre, un notevole apporto alimentare grazie agli allevamenti ed alla conservazione degli alimenti, proteine e grassi, come olio, burro, formaggi, salumi, grazie a sale e spezie; introdussero il nuovo tipo di vinificazione per il vino a fermentazione alcolica in botti di legno inuso presso i celti e galli. Inoltre si adoperarono per la riapertura delle vie di comunicazione e commerciali e delle vie del sale ed il commercio lungo la pianura e verso la marittima con conscambi di merci varie come olio, sale, spezie, legname, cereali, ortaggi, formaggi, carni, pesce, vino, ecc.

I monaci colombaniani di Bobbio nel territorio di loro competenza ma anche nel resto del nord Italia e d'Europa evangelizzarono i popoli insegnando a pregare a dissodare la terra aprendo orti nelle sterpaglie, e nelle selve anche spazi terrazzati per la coltura del castagno, dell'olivo, della vite, degli alberi da frutto, del grano e degli ortaggi.

Dove un tempo vi era la selva, la roccia, lo strapiombo dei dirupi, nascono presso fiumi e fonti le tende, le case, il villaggio, il borgo. la città, la civiltà. Nascono le edicole, le cappelle, le chiese, i monasteri e le monumentali abbazie. L'abbazia ed i monasteri, per i vari feudi e proprietà terriere, effettuavano contratti agrari sia di livello (i livellari erano una via di mezzo fra feudatari-fattori non monaci, esperti, che gestivano le terre del monastero dietro pagamento di un fitto) che di enfiteusi (con pagamento di un canone annuo e dopo un certo numero di anni alla possibilità di riscatto per affrancatura diventandone proprietario).

Il monastero dilata i suoi spazi fino a diventare rifugio e asilo per i poveri, i pellegrini, ospedale per ammalati ed infermi, grazie all'uso della medicina e della farmacopea e nelle zone con sorgenti termali lo sfruttamento delle acque termali, specie le sulfuree, a scopi antisettici e curativi mediante inalazioni e bagni.

L'abbazia di Bobbio favorisce ed accoglie la cultura ed il sapere grazie al suo scriptorium, la ricchissima biblioteca e le scuole aperte a tutti, e fino alla nascita delle moderne università, essa sarà il maggior centro di sapere universitario italiano e d'Europa. I monasteri colombaniani con le loro biblioteche, saranno cenacoli di studio e di incontri culturali. Alla luce del vangelo e del camminare insieme nasce la comunità cristiana e più tardi la parrocchia.

Abbazie, monasteri, chiese e celle monastiche[modifica | modifica wikitesto]

Oltre che all'abbazia di San Colombano di Bobbio, abbazia matrice in Italia, vi erano numerosi insediamenti monastici, che possiamo suddividere in abbazie autonome, priorati autonomi con un monastero centrale, priorie ed altri monasteri dipendenti con celle monastiche, monasteri e chiese con celle monastiche (curtis,domuscultae, sortes, pievi, xenodochia, mulini, frantoi e feudi agricoli) contigue o isolate dipendenti sempre da Bobbio.[1][2]

Feudo compatto attorno a Bobbio[modifica | modifica wikitesto]

Centrale vi era l'abbazia di San Colombano di Bobbio con numerosisimi possedimenti sia nei paesi che nelle valli.[3][4][5]

Nel Bobbiese[modifica | modifica wikitesto]

Il territorio di Bobbio descritto nel diploma di Ottone I del 30 luglio 972 comprende oltre Bobbio gli odierni comuni di Coli, Corte Brugnatella e Brallo di Pregola, e le adiacenze nei comuni di Santa Margherita di Staffora, Varzi, Menconico, Zavattarello, Romagnese, Colli Verdi, Alta Val Tidone, Piozzano, Travo, Bettola, Farini, Ferriere:

  • Bobbio, Abbazia di San Colombano, Lagobisione, C.na Uccellone, Degara (Dagadana o Dagarari), Mezzano Scotti ed il Monastero di S.Paolo, Dorba (Rivo Turbio), Cadonica (Torre e mulino), Zucconi, Embrisi-Embrici (Eblene), Brodo e Pietra Parcellara, Ajguera, Area o Areglia (Arelia o Arellia) e Poggio Area, Dego, Barberino (cella o castrum Barbarino), Cognolo, Dorbida (Durbola), Santa Maria del Penice, Passo del Penice, Santa Maria (Corte di Cerreto (Cerretum o Cerexia) ed Oracolo di S. Maria di Cerreto in Xarto e Oracolo di S. Bartolomeo di Xarto), Scale, Campore (Xartello), Cogni, Vaccarezza (Vacaritia), Campolungo (Campolongo), Groppo (Petra Pedana e ospitale di Castro Pedano) di Pradegna e Pianelli, Malosso, Boschini, Castellina, Valle e la sua scabia (pendio aspro - Valle - Scarunia de infra Valle), Brugnoni, Piro Ciricio o Porcerin, Ponte, Ca', Ceci (Zeute o Zeuze o Ceuce), Avegni o Vegni (Venni o Vegnistria), Dezza (Decia), San Cristoforo (oracolo di S. Giacomo di Viulio o Vigulio e chiesa di S. Cristoforo d'Uguglio), Valle del Carlone (castagneti e mulini dal Monte Alberto alla Valle di Bardonetto), Colletta di Gazzolo e Caldarola, Moglia (Solia), Cerreta (o Ca Serrea), Cavanna, Riva e Pian dei Castelli, San Martino (oracolo), S.Salvatore (oracolo) e Brayda Giocharella, Telecchio (Trecci), Cassolo, Callegari, Bertuzzi, Cavarelli, Freddezza, Casale S.Ambrogio di Pian ca' sale (oracolo) e Piancasale, Fognano, Arelli (Ureli)
  • Coli (Caulo) con l'Eremo della Spelonca di S.Michele, S. Agostino, Rosso o Rossopiana, Barche, Costiere, Porcile-S. Cecilia (Porcili), Peli, Barberino (Barbarino), Pradella (mansus de Pradelle), Roncaiolo (Runco), Scabiazza (Scarunia de super Trivia - Oracolo di S. Anastasio), Gavi (Gave), Caminata Boselli, Costa Caminata, Forno di Sotto e Forno di Sopra (Furnum), Macerato, Aglio (Alium o Allium)
  • Corte Brugnatella, Carana, Rossarola (Rossarolia), Brugnello e Borcarezza (Porcaritia), Marsaglia vecchia, Poggio Villeri e Villeri (Vilaura), Montarsolo, Pieve di Montarsolo (Pieve di S. Giacomo o oracolo), Codogno (sorte attorno al rio Codogno - Codonio), Lago, Castelletto o Castel del Lago, Confiente (Conflenti), Casaldrino (Casale Rodolino), Sanguineto, Ozzola, Metteglia (Metellia)
  • Brallo di Pregola, Alta Val Staffora-Val Trebbia pavese-Avagnone, Pregola (Predalia, Petra Glova, Petra Grova, Petra Groam, Petra Groa e Corte della Chiesa di S. Agata), Barostro, Campo del Prete o Casa del Campo, Corbesassi (Corbezassi o Curbesassi) e Chiesa di San Colombano e San Marziano, Someglio, Ponti, Pratolungo (Pradolongo), Lama e Valle (le due Lame - Scarunia de Lame e Scaronia intra), Colleri ed il Colle di Arpeselle (Alpecella o Alpicella)

Val Trebbia, Aveto e Nure[modifica | modifica wikitesto]

  • Val Trebbia, Calendasco (Kalendasco), Monastero di S. Pietro (già della Risurrezione) a Cotrebbia Vecchia (Caput Trebiae) e Terre Sancti Martini, Gragnano Trebbiense, Campremoldo, Casaliggio (Casaliglum o Casaliglo), Gossolengo (Gondolenci o Godolenci), Rivergaro, corte di Ancarano (Ancarianum), Rallio di Montechiaro, Val Luretta, Gazzola, Momeliano (Mameliano), Casale (Chiesa di San Colombano - scomparsa), Croara (Corvara o Coruara), Lisignano (Licinianus), Rezzanello (Regiano), Rivalta (Ripa Alta), Agazzano (Aricazano), Sarturano (corte di San Paolo di Sarturiano), Sarturianello e Castano, Verdeto, Piozzano, Poviago, Case Colombani e Monte Colombano, San Gabriele, Pomaro (Vicus Pomarius), Montecanino (Canianum), Torresano, Travo (corte di Travano o Travanum o Trevano), Statto, Caverzago (Cabardiacum), Prescigliera (Pietra Parcellara) e Donceto, S.Anna (ant. S.Michele) della Perduca, S. Andrea, S. Maria, Signano, Fellino (Figlini), Azzano, Fiorano-Pigazzano, Mezzanello, Bobbiano (Bubiano), Coni di Rallio, Denavolo, Chiosi, Stazzano-Quadrelli, Scarniago (Cerniago), Cernusca (Cerniaco), Viserano (Vixirano)
  • Alta Val Trebbia: Cerignale (Cerinialis o Cerignalis), Carisasca (Carisaschae), Ponte Organasco (S. Maria Magdalena pontis Organaschae), Oneto (Castrum de Oneto), Cariseto (Carexeto), Selva (Selvarezza), Rovereto e Monte Veri verso il Cifalco, Ottone (chiesa di San Bartolomeo), Ottone le la sua scabia (pendio aspro) (Autoni - Scarunia de Autoni), Ottone Soprano (Chiesa di San Colombano), Fabbrica, Fabricula, Croce, Losso, S.Agostino, Traschio, Ca', Rettagliata, Frassi, Gramizzola e Toveraia (Tebolaria), Orezzoli ed i xenodochia e ospitali dei Monti Dego e Oramara (Alpe Longa) passo del Cifalco verso la Scoffera di Torriglia, Moglia, Santa Maria e Cà Fredda, Artana (Atroana), Belnome, Bertassi, Bertone, Pizzonero, Bogli, Tartago, Campi, Cattribiasca (Castrum Ca Trebbiasca), Zerba (Herbida-Gerba - Zerbanum) e Gabanum, Cerreto (Cereto), Pej, Samboneto (S. Pietro de Sanguineto), Vesimo (Veximus o Vigesimus) (Chiesa di San Colombano) e la val Boreca
  • Alta Val Trebbia genovese: Torriglia (corte di Turrigio o Turricia), Scoffera (Crux ferrea), Abbazia di Santa Maria di Patrania e la Chiesa di Sant'Onorato, Propata, Rondanina, Montebruno, Rusca (terra di Ruscha), Fascia, Fontanigorda (Fontana ingorda), Rovegno (Rovegna o Rovengna), Garbarino (Garbarinus), Loco, Gorreto, Monte Zucchello (Zucchelli)
  • Val d'Aveto, Ferriere, corte di San Pietro di Torrio (Turio, Turrio o Turium), Aveto (Auce), Gambaro e Monte Carevolo (in Gambaro et Alpe Carebalo), Ciregna, Castello, Castelcanafurone (Dermona o Cremona o Pescremona), Brugneto, Noce (Nocicla o Nocilia), Casale (Remisso), Salsominore (Salse), Ruffinati (Rio Raffinati), Cattaragna (Caterrecagna), Castagnola, Boschi, Grondone, Cerreto, Cassimorenga, Pomarolo, Centenaro e Granaria, Retorto (Riotorto), Canadello, S. Pietro in Valle di Noceto (Nuceto), Rompeggio, Pertuso, Selva, Casaldonato, Curletti, Alpe Longa, Solaro, Monte Crociglia, Monte Maggiorasca (Monte Moiolasca), Monte Tomarlo (Monte Tomaruli), Monte Chiodo (Monte Cudule)
  • Val d'Aveto genovese: Santo Stefano d'Aveto, Alpicella d'Aveto, Campomenoso, Pievetta (Pieve di S. Giovanni de Sexegnae), Cornareto o Cornaleto (Cornaletum), Amborzasco, Ascona (Scaona), Rezzoaglio (Rusagni), Luco e Cabanne (Capanna Gataria), Agoraie (Lacoraria), Alpepiana (S.Petri de Alpepiana), Brignole (Brugnole), Canale, Insula, Vicomezzano, Vicosoprano, Cerisola (Ceresola o Cerexola), Parazzuolo, Priosa (Pelosa o Perosa) e Salto o Villa Salto (Xalto o Sarto), Casaleggio, Villa Sbarbaro, Villacella-Pietramartina e il monastero di Pietra Martina, Isola Rotonda, Ventarola
  • Val Nure, Podenzano, Verano-Podenzano (Veriano), Zivedo (Gibidis o Gibidi), Ponte dell'Olio, Cassano (Cassiano) con Campo Magiore e Fontana, Zucconi, Monte Santo, Albrona (Brona), Vigolzone, Marano (Mariano) e Carmiano, Chiulano, Mansano, Luzzano, Bettola, Val Perino, corte di Calenzano (Clauziano) e lo xenodochio del Santo Salvatore, Ebbio (Deblo), Missano (Missiano) e Montecicioni, Murlo (Murle o Murlle), Recesio (Recisio o Ricese) e Borgo San Bernardino, pieve di Revigozzo (Rivegocio), Spongiola (Spuniola), Farini, Mareto, Nicelli (Niçelli), Cogno San Savino e Cogno San Bassano, Mulino di Ulmu o di Cogno, Pradovera (Petra Dueria), Valle, Unghia, Predalbora (Petra Bodolasca), Pennula (Propenno), Barsi e Groppallo (Gropallum), Banzolo (xenodochium de Banzollo), Groppazzolo, Boccolo della Noce, Duxio, Sanadogo-Le Moline (C. dei Prenzali sul Sanadogo), Clapeto, Boli, Coletta, Castello, Montereggio (Mons Regis), Croce Lobbia (terre ad Crucem) di Ferriere

Val Tidone[modifica | modifica wikitesto]

  • Val Tidone, Castel San Giovanni (Castrum Sancti Johannis de Olubra), Vicobarone (Vico Baroni cum prato Agiulfi) e la Chiesa di San Colombano, e Mascandola (Marescando) di Ziano Piacentino, Castelnuovo (Castello Novo) di Borgonovo Val Tidone, Arcello (Argele), Azzano, Casanova (Casa Nova), Gabbiano (Cabiano), Rocca Pulzana, Monte Altone o Aldone Pianello Val Tidone (Chiesa di San Maurizio e San Colombano), Alta Val Tidone, Pieve Stadera (Chiesa di San Colombano di Monterosso - scomparsa), Trebecco, Salenso e Campaniola-Trevozzo di Nibbiano, San Sinforiano (Sanctum Simphorianum), Genepreto, Caminata, Lazzarello, Costalta, Morasco, Caselle o Casella (corte), Montemartino, Marzonago (Marciago), Caprile (Capro), Busseto (Buzeto), Corneto, Sevizzano, Praticchia (o Petra Tigia) Cicogni (Cigugni) Pecorara (corte di Pecoraria di tutta la Val Tidone)

Oltrepò[modifica | modifica wikitesto]

Piacenza e pianura piacentina, Cremona, Parma, pianura e valli del Ceno e Taro, Emilia e dintorni[modifica | modifica wikitesto]

Lungo la Via degli Abati e la Via dei Monasteri regi[modifica | modifica wikitesto]

Lungo la Via Postumia - l'alessandrino, Tortona, Valle Scrivia, Val Borbera, Val Curone[modifica | modifica wikitesto]

Genova dal Ponente al Levante ligure - la Marittima e la Tuscia[modifica | modifica wikitesto]

Piemonte[modifica | modifica wikitesto]

Feudi sparsi del centro-nord d'Italia[modifica | modifica wikitesto]

Sono indicati sia città o comuni con un monastero colombaniano all'interno del paese con possedimenti limitrofi esterni o monasteri esterni con un territorio coltivato.

Veneto - Priorato di Bardolino e Valpolicella - Trentino - Friuli-Venezia Giulia - Istria[modifica | modifica wikitesto]

Autonomo ma dipendente dall'Abate di Bobbio vi era il vasto e ricco Priorato di Bardolino, con il territorio del lago di Garda ed il Garda orientale, con le proprietà veronesi in Verona e fra i fiumi Mincio e Adige, della zona della Valpolicella, del veronese e lungo la Via Postumia, oggi sotto tre regioni (Lombardia, Veneto e Trentino).

L'elenco di vari monasteri e celle monastiche è notevole, possiamo citare fra i maggiori: Bardolino, Pastrengo, Lazise, Garda e Rocca di Garda, Costermano con le priorie di Marciaga, Castion e Sapora (attuale Albarè), Affi, Cavaion Veronese, Pastrengo, Bussolengo, Gaium di Rivoli Veronese, Torri del Benaco con la prioria di Albisano, San Zeno di Montagna, Brenzone sul Garda, Malcesine, Ferrara di Monte Baldo, Ceredello e la prioria Pesina di Caprino Veronese, la prioria di Rivalta di Brentino Belluno, Avio, Riva del Garda, Summo Laco (o Summus Lacus), San Giorgio e Arco, Brentonico, Mori, Peschiera del Garda, Desenzano del Garda, Lonato del Garda, Sirmione, Salò e la prioria di Solarolo con Balbiana e Manerba del Garda, Toscolano Maderno, Valpolicella con la prioria di San Pietro in Cariano, pieve di San Floriano, pieve di San Martino, prioria di Santa Sofia, e la prioria di Priviniano (vallis provinianensis vicino al fiume Adige), Fumane, Erbezzo (Adarbassium o Adarbassio o Aderbassio), Marano di Valpolicella e la chiesa di Santo Stefano, Negrar di Valpolicella, Pescantina, pieve di San Giorgio di Valpolicella di Sant'Ambrogio di Valpolicella, Ossenigo di Dolcè, Casaleone (Casaleovani e Casale Lupani con xenodochio), Castel d'Azzano, Povegliano Veronese e Villafranca di Verona, Verona, Chiesa dei Santi Nazaro e Celso, Chiesa di Santa Maria in Organo.

Per i collegamenti fra Po, Mincio e Lago di Garda: Porto Mantovano (con possedimenti terrieri e diritti sulla navigazione fluviale sul Po), Mantova, Barbasso (ad Arbaxium o Arbaxio o Arbatium o Arbatio) con Barbassolo e Frassinara (Fraxeneta o Fraxineta) di Roncoferraro e Riva di Suzzara.

Da Comacchio con le saline gestite dal monastero di Bobbio ed il porto fluviale monastico, Codigoro, Abbazia di Pomposa, con il trasporto di sale con chiatte verso il Po e la pianura padana e verso il Mincio ed il Garda per le peschiere.

Il Monastero di San Colombano in Bardolino gestito autonomamente dai monaci colombaniani gestisce numerosi poderi coltivati e molti vengono dati in affitto ala popolazione locale, che ogni anno il 23 novembre (ricorrenza del santo irlandese) versa all'abbazia madre un fitto.

In particolare, va segnalata la presenza di aziende e poderi monastici soprattutto nella parte meridionale del Lago di Garda, da cui l'abbazia ricava notevoli quantitativi di olio d'oliva[10][11], necessario soprattutto per l'illuminazione, e di pesce, consistente in trote e anguille[12]. Poiché i monaci dovevano disporre continuativamente di pesce date le esigenze del loro regime alimentare, dettate dalla regola monastica per la parte igienistica e salutistica, sul lago e nei dintorni di esso figura organizzata una fitta rete di peschiere, che erano delle vere e proprie piccole aziende, dotate di infrastrutture, attrezzi, vasche, che assicuravano lo smistamento della merce sui fiumi mediante imbarcazioni fluviali a chiglia piatta, come sandoni, burchi, burchielli. Scendendo lungo il Mincio, a Porto Mantovano queste imbarcazioni incrociavano i battelli pieni di sale che risalivano da Comacchio, prodotto che veniva utilizzato per la salagione del pesce[13].

Il monastero era famoso inoltre per la conciatura delle pelli, per la cui lavorazione usava lo scotano o Rhus cotinus, un arbusto che veniva raccolto e ridotto in polvere.

Un quarto del raccolto veniva inviato all'Abbazia di Bobbio, ricevendo in cambio libri e codici per la biblioteca del monastero.

La prima testimonianza documentale longobarda è un atto del re Liutprando che dona al già esistente priorato di Bardolino una corte regia di pesca al monastero di Bobbio, una seconda donazione da parte di re Rachis si ebbe con la grande pischaria di Peschiera del Garda che ne muto l'antico nome. Ancora a metà del XII secolo il documento Breve recordationis de Terris Ecclesiae Sancti Columbani, documenta ancora le proprietà dell'Abbazia di Bobbio. Rimarranno di proprietà del cenobio bobbiese fino al 1208, quando poi papa Innocenzo III passerà il priorato monastico di Bardolino al controllo della Diocesi di Verona. Il priorato ed il monastero di San Colombano di Bardolino vennero soppressi nel 1810 in epoca napoleonica e le proprietà terriere passarono al demanio.

Altre proprietà legata a fondazioni monastiche da parte di monaci colombaniani di Bardolino nell'area veneta-friulana:

I possedimenti sul monte Baldo[modifica | modifica wikitesto]

Per l’età longobarda vi è una documentazione molto scarsa riguardante la costa orientale del Lago di Garda e il monte Baldo.[14] Nelle fonti che descrivono i possedimenti del monastero compaiono solo località non appartenenti al monte Baldo, per esempio Peschiera, che viene donata dal re longobardo Rachis al monastero di Bobbio a metà dell’VIII secolo.[15]

Nelle fonti si parla anche di una curtis di Garda che sarebbe stata parte dei beni del monastero di S. Colombano già nei secoli IX e X, ma le terre appartenenti a questa curtis sembrano trovarsi a sud del monte Baldo, a nord del Lago di Garda o ancora a est dell’Adige, nella Valpolicella, quindi l’area presa in considerazione è esclusa.[16]

Con l'XI e soprattutto con il XII secolo compaiono notizie più consistenti nelle fonti. Nel Breviarium de terra sancti Columbani, datato ai secoli X-XI, Avio viene menzionata tra i territori in cui sono presenti beni del monastero.[17]

Alla seconda metà del XII secolo inoltre risale il Breve recordationis de terris ecclesiae Sancti Columbani, un documento in cui sono elencati i possedimenti del monastero di Bobbio, compresi quelli del priorato di San Colombano a Bardolino (VR), un monastero dipendente da Bobbio che aveva una propria parte di autonomia e che gestiva sotto la supervisione del monastero piacentino alcune terre sulla costa orientale del Garda e anche sul monte Baldo: tra i possedimenti citati ci sono terre a Marciaga e Castion Veronese (nel comune di Costermano), a Montagna (San Zeno di Montagna),[18] e a Pesina (nel comune di Caprino Veronese). Quindi queste terre appartengono a Bobbio, pur con la mediazione del priorato, sicuramente almeno nel XII secolo.[19]

Vi sono anche altri documenti di XII secolo, facenti parte dell’archivio del monastero di Bobbio e riferiti specificamente al priorato di S. Colombano di Bardolino.[20] In essi si parla di terre coltivate soprattutto a olivo, vite e robbia[21] che i monaci di Bardolino possedevano e spesso davano in locazione: tra le località citate vi sono Marciaga e Bondi (Costermano), Valle Tesina (Castion Veronese, frazione di Costermano), Pesina (Caprino Veronese) e Albisano (Torri del Benaco).[22] Più nello specifico, in queste carte[23] compaiono diverse località nel territorio di Costermano: oltre alle già citate Bondi[24] e Marciaga,[25] vi sono poi varie zone tutte nel territorio di Castion Veronese, tra cui la località detta a Ceretdina,[26] campo Raldollaro,[27] Valene,[27] Braido,[27][28] monte Scriculli o Scriçoli o Scriçuli,[27][28][29] Trasine[27][28][30] e il castello di Castion.[27][28] Come si può notare, Marciaga, Pesina e soprattutto Castion Veronese compaiono abbondantemente sia in queste carte che nel Breve recordationis de terris ecclesiae Sancti Columbani.

Nel XII secolo i territori del monastero di Bobbio sulla sponda orientale del Garda erano amministrati in modo complesso e molto efficace. Questo potrebbe dimostrare che i possedimenti erano antichi e che i monaci e gli abati di Bobbio, avvalendosi della presenza monastica a Bardolino, avevano una lunga esperienza nel rapportarsi con la realtà locale in queste zone, forse fin dall’età altomedievale.[31]

Più avanti nel tempo, in documenti di metà ‘600, risultano possedimenti del priorato di S. Colombano di Bardolino, e quindi a loro volta legati al monastero di S. Colombano a Bobbio, alcune terre a Costermano, in particolare nelle già incontrate località di Marciaga e Castion.[32]

Possedimenti esteri[modifica | modifica wikitesto]

  • Wangen e la chiesa parrocchiale di San Colombano, Tuggen (feudo monastico donato all'abbazia di Bobbio nel 844 e passata nel 872 all'abbazia di San Gallo)

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Valeria Polonio Felloni Il monastero di San Colombano di Bobbio dalla fondazione all'epoca carolingia - Tabella I dei possedimenti in Italia - Pag 16a
  2. ^ Eleonora Destefanis, Il Monastero Di Bobbio in Eta Altomedievale, Ricerche di archeologia altomedievale e medievale, Firenze, All'insegna del giglio, 2002, pp. 67-70, ISBN 978-88-7814-207-7, OCLC 231963750. URL consultato il 14 dicembre 2019 (archiviato il 14 dicembre 2019). Ospitato su archive.is. - Carte di distribuzione Fig. 44-44a-44b
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  • Gregorio Penco Storia del monachesimo in Italia: dalle origini alla fine del Medioevo Ed. Jaca Book 1983
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  • Aldo A. Settia, Presenza bobbiese dei monaci di San Colombano a Alba e Asti in Aldo A. Settia, L'alto medioevo ad Alba. Problemi e ipotesi a cura di R. Comba in Studi per una storia d'Alba, V, Alba medievale. Dall'alto medioevo alla fine della dominazione angioina: VI-XIV secolo, Alba 2010, pp. 23-55
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  • Michele Tosi Bobbio Guida storica artistica e ambientale della città e dintorni - Archivi Storici Bobiensi 1983
  • Michele Tosi Storia di Bobbio - Archivi Storici Bobiensi
  • Michele Tosi Bobbio e la valle del Trebbia, in Storia di Piacenza. Dalle origini all'anno mille - Cassa di Risparmio di Piacenza e Vigevano, Piacenza 1990
  • Michele Tosi I monaci colombabiani del sec. VII portano un rinnovamento agricolo-religioso nella fascia litorale ligure, in: Archivum Bobiense, XIV-XV, 1992-93
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  • R. Zanussi San Colombano d'Irlanda Abate d'Europa - Ed. Pontegobbo, 2007 ISBN 88-86754-38-8
  • Alessandro Zironi Il monastero longobardo di Bobbio. Crocevia di uomini, manoscritti e culture, Spoleto 2004, pp. VI-208 - ISBN 88-7988-090-X
  • P. Coletto G.L. Olmi Bobbio ritratto di una città - Edizioni La Trebbia, Bobbio 2002
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  • San Colombano abate d'Europa, a cura di Paolo Gulisano, Adolfo Morganti, Mauro Steffenini; fotografie di Manuela Ravanello, Luisa Vassallo, Castel Bolognese 2007. ISBN 978-88-526-0152-1
  • Vittorio Pasquali La Provincia di Bobbio Post napoleonica - Descrizione del territorio e dell'economia nell'anno 1814 - (Archivi di Stato di Torino: "Quadro del circondario di Bobbio", mazzo 44) - Mappa della Contea di Bobbio - Ed. Amici di San Colombano, Bobbio 2004

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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