Calice (Bedonia)

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Calice
frazione
Calice – Veduta
Calice – Veduta
Chiesa di Sant'Apollinare
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Emilia-Romagna
Provincia Parma
Comune Bedonia
Territorio
Coordinate44°32′21.52″N 9°34′49.55″E / 44.53931°N 9.58043°E44.53931; 9.58043 (Calice)
Altitudine877 m s.l.m.
Abitanti13[2]
Altre informazioni
Cod. postale43041
Prefisso0525
Fuso orarioUTC+1
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Calice
Calice

Calice è una frazione del comune di Bedonia, in provincia di Parma.

La località dista 6,00 km dal capoluogo.[1]

Geografia fisica[modifica | modifica wikitesto]

La località, situata alla quota di 877 m s.l.m.,[1] sorge su un altopiano coltivato[3] che si estende tra i boschi del versante sinistro della Val Ceno.[4]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La zona risultava popolata già in epoca romana,[3] come testimoniato dal rinvenimento di un cippo funerario del II secolo; per questo motivo la storica Ilaria Di Cocco ipotizza che il centro abitato del fundus Adrusiacus, menzionato nella Tabula alimentaria traianea e spesso identificato con la vicina località di Drusco, si trovasse proprio a Calice.[5]

Il territorio fu evangelizzato probabilmente dai Bizantini,[6] che forse fondarono l'originaria chiesa di Sant'Apollinare.[5]

Nella prima metà del IX secolo il re d'Italia e futuro imperatore del Sacro Romano Impero Lotario I concesse ai monaci dell'abbazia di San Colombano di Bobbio i diritti sulla chiesa e sulla zona;[6] la corte di Carice fu infatti menzionata nell'833 nelle Adbreviationes dell'abate Wala tra i possedimenti del monastero.[5] Il 7 ottobre dell'860 l'imperatore Ludovico II il Giovane stabilì i confini del mons qui appellatur Carice, rivendicato dal conte di Piacenza Vifredo I, e il 2 febbraio dell'865 confermò all'abate Ermenrico l'investitura sulla zona.[3]

Nel 1014 la giurisdizione sulla corte passò alla diocesi di Bobbio.[5]

In epoca ignota, forse già intorno al IX o X secolo, fu edificato a difesa della zona un castello,[3] menzionato per la prima volta come Rocha de Carexe nel 1207.[7]

Il 20 marzo 1369 il vescovo di Bobbio Roberto Lanfranchi assegnò a Rolando e Pagano Granelli, del comitato di Calice, la sua quota di un ottavo del maniero;[8][9] il 22 giugno 1378 altre due parti furono invece affidate ad Angelo di Val d'Aveto sempre da parte dello stesso vescovo.[3]

Tra il 1404 e il 1409 il vescovo di Bobbio Alessio da Seregno investì del feudo di Calice, comprendente anche la vicina Drusco, la famiglia della Cella. Nel 1452 il vescovo Marliano Baccarini diede l'assenso alla vendita dei diritti su tre parti e mezza del territorio da Giuliano e Bartolomeo dalla Cella ai marchesi Malaspina di Mulazzo.[10]

Nel XVII secolo le terre furono assorbite nel ducato di Parma e Piacenza[3] e successivamente assegnate dai Farnese ai conti Leggiadri Gallani.[4]

Monumenti e luoghi d'interesse[modifica | modifica wikitesto]

Chiesa di Sant'Apollinare[modifica | modifica wikitesto]

Chiesa di Sant'Apollinare
Lo stesso argomento in dettaglio: Chiesa di Sant'Apollinare (Bedonia).

Edificata originariamente forse già dai Bizantini, la chiesa fu assegnata fin dall'epoca longobarda ai monaci dell'abbazia di San Colombano di Bobbio e nel 1014 alla diocesi di Bobbio; elevata in seguito al rango di pieve, perse il titolo nel 1583 a vantaggio della chiesa di Santa Maria Assunta di Drusco, ma nel 1722 divenne sede di parrocchia autonoma con diritto di patronato da parte dei duchi di Parma; completamente ricostruita in epoca ignota in stile barocco, tra il 1940 e il 1942 fu decorata internamente con affreschi dall'artista Romeo Musa. La chiesa conserva varie opere di pregio, tra cui un cippo funerario romano del II secolo, due pilastrini cinquecenteschi in marmo bianco scolpito, un'ancona seicentesca barocca e un dipinto raffigurante la Madonna di Caravaggio, realizzato nel 1845 da Giovanni Riccò.[3][5][6][11]

Castello[modifica | modifica wikitesto]

Edificato in epoca medievale non lontano dalla chiesa di Sant'Apollinare, il castello fu menzionato per la prima volta nel 1207 e nuovamente alla fine del XIV secolo; successivamente abbandonato, se ne perse nel tempo ogni traccia.[3][9][12]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c La Frazione di Calice, su italia.indettaglio.it. URL consultato il 28 dicembre 2017.
  2. ^ [1]
  3. ^ a b c d e f g h Calice Bedonia PR Parrocchia Sant'Apollinare, su seminariobedonia.it. URL consultato il 29 dicembre 2017 (archiviato dall'url originale il 30 dicembre 2017).
  4. ^ a b Molossi, p. 51.
  5. ^ a b c d e Sandrini, pp. 11-12.
  6. ^ a b c Fallini, Calidoni, Rapetti, Ughetti, p. 158.
  7. ^ Sandrini, p. 4.
  8. ^ Cipolla, Buzzi, III, p. 83 - nota 2, 122 sgg.
  9. ^ a b Calice, su geo.regione.emilia-romagna.it. URL consultato il 29 dicembre 2017 (archiviato dall'url originale il 31 dicembre 2017).
  10. ^ Drusco Bedonia PR Parrocchia Santa Maria Assunta, su seminariobedonia.it. URL consultato il 30 dicembre 2017 (archiviato dall'url originale il 30 dicembre 2017).
  11. ^ Chiesa di Santa Maria Assunta "Drusco, Bedonia", su Le chiese delle diocesi italiane, Conferenza Episcopale Italiana. URL consultato il 30 dicembre 2017.
  12. ^ Il castello di Calice (Bedonia), su castellidellavalceno.it. URL consultato il 30 dicembre 2017.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Carlo Cipolla, Giulio Buzzi, Codice diplomatico del monastero di S. Colombano di Bobbio fino all'anno MCCVIII - Edizioni 52 di Fonti per la storia d'Italia pubblicate dall'Istituto storico italiano, vol. 1, Roma, Tip. del Senato, 1918.
  • Carlo Cipolla, Giulio Buzzi, Codice diplomatico del monastero di S. Colombano di Bobbio fino all'anno MCCVIII - Edizioni 53 di Fonti per la storia d'Italia pubblicate dall'Istituto storico italiano, vol. 2, Roma, Tip. del Senato, 1918.
  • Carlo Cipolla, Giulio Buzzi, Codice diplomatico del monastero di S. Colombano di Bobbio fino all'anno MCCVIII - Edizioni 54 di Fonti per la storia d'Italia pubblicate dall'Istituto storico italiano, vol. 3, Roma, Tip. del Senato, 1918.
  • Eleonora Destefanis, Il monastero di Bobbio in età altomedievale, Sesto Fiorentino, All'Insegna del Giglio, 2002, ISBN 8878142077.
  • Marco Fallini, Mario Calidoni, Caterina Rapetti, Luigi Ughetti, Terra di pievi, Parma, MUP Editore, 2006, ISBN 88-7847-021-X.
  • Lorenzo Molossi, Vocabolario topografico dei Ducati di Parma, Piacenza e Guastalla, Parma, Tipografia Ducale, 1832-1834.
  • Valeria Polonio Felloni, Il monastero di San Colombano di Bobbio dalla fondazione all'epoca carolingia, Genova, Fonti e studi di storia ecclesiastica, 1962.
  • Sandro Santini, Brevi note sull'evangelizzazione della parmense Valceno e sulle pievi conosciute. URL consultato il 28 dicembre 2017.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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