Wangen (Svizzera)

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Wangen
comune
Wangen – Stemma
Wangen – Veduta
Wangen – Veduta
Localizzazione
StatoBandiera della Svizzera Svizzera
Cantone Svitto
DistrettoMarch
Amministrazione
Lingue ufficialiTedesco
Territorio
Coordinate47°11′27″N 8°53′44″E / 47.190833°N 8.895556°E47.190833; 8.895556 (Wangen)
Altitudine424 e 422 m s.l.m.
Superficie10,86 km²
Abitanti4 859 (2015)
Densità447,42 ab./km²
FrazioniNuolen
Comuni confinantiGalgenen, Lachen, Schübelbach, Tuggen
Altre informazioni
Cod. postale8855
Prefisso055
Fuso orarioUTC+1
Codice OFS1349
TargaSZ
Nome abitantiWangner
Cartografia
Mappa di localizzazione: Svizzera
Wangen
Wangen
Wangen – Mappa
Wangen – Mappa
Sito istituzionale

Wangen (toponimo tedesco) è un comune svizzero di 4 859 abitanti del Canton Svitto, nel distretto di March; si affaccia sul lago di Zurigo.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Sono testimoniate antiche presenze grazie al ritrovamento di numerosi reperti sparsi del Neolitico e dell'Età del Bronzo.

Attorno al 610 l'abate irlandese San Colombano e il suo compagno monaco San Gallo decisero di risiedere per un breve periodo evangelizzando il territorio della marca di Tuggen, comprendente la March superiore e il Wägital[1]; della stessa epoca la fondazione da parte di tre alemanni convertiti della prima chiesa a Tuggen, matrice evangelizzatrice del territorio.

Nell'agosto del 844 il nobile alemanno Wolfhart, detentore della marca di Tuggen, donò il feudo di Wangen, citato con il toponimo di Wangas[2] con parte di Tuggen all'abbazia di San Colombano di Bobbio[3] in cambio delle reliquie di San Colombano che fece porre nella chiesa di Wangen a lui dedicata. In seguito nell'872 il feudo di Wangen passò all'abbazia di San Gallo per un lungo periodo, mentre i nobili alemanni Wolfhart e poi Reginger erano detentori dei diritti di patronato.

Nel pieno e tardo medioevo le abbazie di Pfäfers, Einsiedeln, Rüti, e il Fraumünster di Zurigo nonché i conti von Rapperswil, Asburgo-Laufenburg e von Toggenburg detennero in concorrenza tra loro i diritti fondiari e feudali a Wangen, e avanzarono pretese sui diritti di patronato. Nel 1477 Wangen passò sotto il dominio di Svitto. Nel 1805 i parrocchiani ottennero il diritto di patronato.

Monumenti e luoghi d'interesse[modifica | modifica wikitesto]

Parrocchiale di San Colombano
Cappella di San Wendelin
  • Chiesa parrocchiale di San Colombano, La prima fondazione avvenne in epoca merovingia agli inizi del VII secolo grazie all'attività missionaria dell'abate irlandese San Colombano e del suo compagno monaco San Gallo che qui risiedettero per un breve periodo evangelizzando il territorio. Dapprima direttamente dipendente dalla pieve di Tuggen, fu in seguito elevata a parrocchiale fra l'VIII ed il IX secolo. Menzionata ancora nell'agosto del 844 quando il feudo di Wangen passò alle dipendenze dell'abbazia di San Colombano di Bobbio e vi giunsero le reliquie del santo patrono[4]. Nel 1419 venne dedicata a San Giacomo, tornando all'antica dedicazione a San Colombano dal 1932. L'edificio venne ricostruito più volte sopra al preesistente e restaurato nel 1613-14, 1639-42, 1872-73 e 1931-32.
  • Cappella di San Wendelin, dedicata a San Vendelino la fondazione fu di antica fondazione monastica, l'attuale edificio è di epoca moderna.
  • Cappella del cimitero.
  • Chiesa parrocchiale di Santa Margherita a Nuolen, di antica fondazione monastica e dipendente dalla parrocchiale di San Colombano, si rese autonoma e fu elevata a parrocchiale fra il IX e il X secolo. Nel 1880 venne riedificata sopra la precedente una nuova chiesa in stile neoromanico. Una nuova chiesa venne realizzata fra il 1966 al 1968, secondo il progetto dell'architetto Lachen Adelbert Stähli.

Infrastrutture e trasporti[modifica | modifica wikitesto]

Wangen è servito dalla stazione di Siebnen-Wangen sulla ferrovia Zurigo-Ziegelbrücke.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Ralf Jacober, Tuggen, in Dizionario storico della Svizzera, 7 dicembre 2012. URL consultato il 20 ottobre 2021.
  2. ^ Ralf Jacober, Wangen, in Dizionario storico della Svizzera, 10 novembre 2015. URL consultato il 20 ottobre 2021.
  3. ^ Giulio Buzzi, Carlo Cipolla, Codice diplomatico del monastero di S. Colombano di Bobbio fino all'anno MCCVIII, Volume I, II, III, Roma, Tip. del Senato, 1918 - Vol. I, pp. 159-161, doc. n. 41.
  4. ^ Sito della parrocchia di San Colombano

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