Bologna Football Club 1909: differenze tra le versioni
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Versione delle 21:10, 15 mag 2016
«In campo si può vincere o perdere, ma l'importante è mai dimenticare chi siamo: il Bologna ha fatto la storia del calcio»
Bologna FC 1909 Calcio ![]() | |
---|---|
Felsinei, Rossoblù, Veltri, Petroniani | |
Segni distintivi | |
Uniformi di gara | |
Colori sociali | ![]() |
Inno | Le tue ali Bologna Luca Carboni, Gianni Morandi, Andrea Mingardi e Lucio Dalla |
Dati societari | |
Città | Bologna |
Nazione | ![]() |
Confederazione | UEFA |
Federazione | ![]() |
Campionato | Serie A |
Fondazione | 1909 |
Rifondazione | 1993 |
Presidente | ![]() |
Allenatore | ![]() |
Stadio | Renato Dall'Ara (38.279 posti) |
Sito web | www.bolognafc.it |
Palmarès | |
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Scudetti | 7 |
Titoli nazionali | 2 Campionati di Serie B |
Trofei nazionali | 2 Coppe Italia |
Trofei internazionali | 1 Coppa Intertoto UEFA 3 Mitropa Cup 1 Torneo Internazionale dell'Expo Universale di Parigi 1937 1 Coppa di Lega Italo-Inglese |
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Si invita a seguire il modello di voce |
Il Bologna Football Club 1909, comunemente noto come Bologna, è una società calcistica italiana, fondata nel 1909 nell'omonimo capoluogo emiliano. La squadra milita in Serie A. Ha partecipato a 69 campionati di Serie A su 84, piazzandosi al nono posto nella classifica del maggior numero di presenze delle formazioni nella massima categoria italiana. Occupa il 53º posto del ranking delle migliori squadre del XX secolo, ottava italiana, dell'IFFHS.[1]
Tra i club più blasonati d'Italia, vanta 7 titoli di campione d'Italia, due Coppe Italia e una Coppa Alta Italia. In ambito internazionale, il Bologna fu la prima squadra italiana a vincere un trofeo continentale, nel 1932: la Coppa dell'Europa Centrale, la più antica manifestazione europea per squadre di club, poi riconquistata dai felsinei in altre due occasioni;[2] tra gli altri successi fuori dai confini nazionali, i rossoblù annoverano una Coppa Intertoto, una Coppa di Lega Italo-Inglese e il Torneo Internazionale dell'Expo Universale di Parigi 1937.
Presente in 15 campionati della massima serie pre girone unico, suddivisi tra Prima Categoria, Prima Divisione e Divisione Nazionale, e in 69 campionati di Serie A, vanta in totale 84 presenze nella massima divisione nazionale, dal campionato 1910-1911 al 2015-2016. Il Bologna detiene il singolare record di due scudetti vinti allo spareggio, uno dei quali prima dell'introduzione del girone unico, nel 1929 contro il Torino, e uno nell'era del girone unico, nel 1963-1964 contro l'Inter.
Nato come Bologna Football Club, fallì nel 1993 e fu ricostituito societariamente con il nome attuale dopo aver riacquisito i diritti ed il titolo sportivo del vecchio sodalizio. La maglia di gioco è a strisce verticali alternate di colore rosso e blu. Dal 1927 la squadra disputa le proprie gare interne nello Stadio Renato Dall'Ara (nato come Stadio del Littoriale e chiamato, dal dopoguerra fino al 1983, Stadio Comunale), il quale può ospitare circa 38.000 spettatori.
Storia
Gli albori
![](http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/thumb/e/e6/Louis_Rauch_.jpg/170px-Louis_Rauch_.jpg)
Il Bologna Football Club fu fondato domenica 3 ottobre 1909 presso la birreria Ronzani in Via Spaderie, come "sezione per le esercitazioni di sport in campo aperto" del Circolo Turistico Bolognese. Così riportava Il Resto del Carlino del 4 ottobre 1909.[3][4] Venne eletto presidente Louis Rauch, un odontoiatra svizzero, mentre vicepresidente fu Guido Della Valle e capitano Arrigo Gradi. L'iniziativa determinante era però stata quella di un giovane di origine boema, Emilio Arnstein, che aveva già fondato a Trieste il Black Star Football Club. Arnstein, appena arrivato in città, aveva subito cercato giovani che avessero la sua stessa grande passione per il calcio, e, saputo che nella Piazza d'Armi ai Prati di Caprara giocavano dei giovanotti, per lo più studenti, conosciuti dagli abitanti della zona come "quei matti che corrono dietro a una palla", si era recato sul posto per incontrarli e convincerli a fondare anche a Bologna un football club. Tra i ragazzi che giocavano ai Prati di Caprara, fuori Porta Saffi, c'erano i fratelli Gradi, lo stesso Rauch e gli studenti del Collegio di Spagna, tra cui Antonio Bernabéu, fratello di Santiago, leggendario giocatore e presidente del Real Madrid. Arrigo Gradi andava agli allenamenti con la maglia a quarti rosso e blu del collegio svizzero Schönberg di Rossbach nel quale aveva studiato, e presto questi colori divennero quelli della divisa sociale.[3] Nell'inverno del 1910 il Bologna Football Club si rese autonomo separandosi dal Circolo Turistico. Il disegno delle maglie fu modificato – dai quarti si passò alle strisce verticali – ma rimasero gli originari rosso e blu.
![](http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/thumb/0/07/La_prima_maglia_rossobl%C3%B9_del_bologna_1909-10..jpg/220px-La_prima_maglia_rossobl%C3%B9_del_bologna_1909-10..jpg)
Dopo la vittoria nel Campionato Emiliano, ottenuta in due partite giocate nello stesso pomeriggio contro la Sempre Avanti e la Virtus, e vinte 10-0 e 9-1, nel maggio del 1910 fu organizzata un'amichevole con l'Internazionale Campione d'Italia in carica, e i milanesi vinsero 1-0 davanti ad un pubblico numeroso; la buona prestazione diede comunque il permesso alla squadra bolognese di iscriversi alla Prima Categoria 1910-1911, il campionato di massima serie.[3] Nei primi due anni il Bologna giocò nel Girone Veneto-Emiliano non riuscendo mai ad accedere alla finalissima per lo scudetto contro la vincente del Girone Ligure-Lombardo-Piemontese; contemporaneamente la società trasferì il campo di gioco prima alla Cesoia il 26 febbraio 1911, poi allo Sterlino: il campo fu inaugurato il 30 novembre 1913 con l'incontro Bologna-Brescia terminato 1-1.[3] Anche nei campionati 1912-1913, 1913-1914 e 1914-1915 la squadra emiliana non riuscì a qualificarsi alla Fase Nazionale del Nord Italia. La prima guerra mondiale interruppe l'attività ufficiale del calcio, e si giocarono praticamente solo amichevoli e piccoli tornei. Alla ripresa, iniziò per il Bologna un periodo ricco di successi.
Gli anni venti
Il 1920 fu una svolta storica per il Bologna: il consiglio rossoblù decise che era il caso di provvedere all'ingaggio di un allenatore professionista. Non v'era stato il minimo dubbio che il campo di ricerca dovesse circoscriversi ai paesi danubiani, in particolar modo a Praga e Vienna. Si optò per quest'ultima, la capitale del calcio tecnicamente più raffinato, quello del Wunderteam che deliziava le folle di tutta Europa. Il presidente del Bologna, Cesare Medica, mise una inserzione su un popolare quotidiano viennese, tra gli annunci economici. Risposero in diversi e allora Arrigo Gradi, primo capitano e socio fondatore del Bologna, venne mandato in missione a Vienna. La scelta dello storico fondatore del Bologna cadde proprio su Hermann Felsner: ex calciatore del Wiener Sportklub, laureato in giurisprudenza, istruttore di ginnastica, aveva frequentato due corsi in Inghilterra per specializzarsi nello sport che amava e nel quale voleva affermarsi come allenatore. Uomo di spiccata personalità, molto sicuro di sé, pretese un adeguato e lauto ingaggio. L'allenatore austriaco si rivelò un autentico maestro e la squadra, ricca di nuovi giovani talenti, fece il salto di qualità che la portò ad essere una protagonista assoluta del campionato italiano. Dopo la sconfitta nella finale del Prima Categoria 1920-1921 con la Pro Vercelli, nel 1922 ci fu l'esordio in squadra di Angelo Schiavio.
![](http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/thumb/a/a0/Bologna_1924-25.jpg/220px-Bologna_1924-25.jpg)
Dopo un'altra finale di Lega Nord persa nel 1924 con il Genoa, nella stagione 1924-1925 arrivò il primo scudetto della storia del Bologna, quello che fu definito lo Scudetto delle pistole[5][6]. L'avversario in finale di Lega Nord, ancora il Genoa, venne sconfitto solo al quinto incontro (2-0), disputato a Milano a porte chiuse per evitare nuovi incidenti tra le tifoserie. In quel match la squadra giocò per la prima volta in tenute dalla maglia verde con colletto nero: a segnare furono Pozzi e Perin. Come quasi sempre accadeva la finalissima con l'Alba Roma, vincitrice della Lega Sud, fu solo una formalità, causa il divario tecnico tra squadre settentrionali e meridionali: due vittorie, 4-0 a Bologna e 2-0 a Roma, portarono per la prima volta il titolo italiano nella città felsinea. Nello stesso periodo iniziò la costruzione del nuovo Stadio del Littoriale, atto ad ospitare un maggior numero di spettatori. Il 29 maggio 1927 l'impianto venne inaugurato con l'incontro tra le Nazionali di Italia e Spagna (2-0), mentre il 6 giugno venne disputata la prima partita in campionato, una vittoria del Bologna sul Genoa per 1-0 con rete di Martelli.
A metà degli anni venti il Bologna era una delle più forti in Italia; arrivò ancora in finale di Lega Nord, nel 1925-1926, sconfitto in tre partite dalla Juventus, e si classificò al secondo posto nel 1926-1927. Lo scudetto, vinto dal Torino, venne revocato per illecito (in seguito al Caso Allemandi) ma non assegnato al secondo classificato, appunto il Bologna. Tuttavia, nel 1929, lo scudetto tornò in Emilia dopo soli quattro anni: la finale a Roma contro il Torino si chiuse sull'1-0 con gol di Muzzioli su passaggio di Schiavio, giocatore simbolo del Bologna e miglior marcatore nella storia del club. Altri giocatori di quella grande squadra erano il portiere Mario Gianni, il terzino sinistro Felice Gasperi, la mezz'ala Bernardo Perin e l'attaccante Giuseppe Della Valle.
Gli anni trenta
![](http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/thumb/4/46/Angelo_Schiavio_-_1925_-_Bologna_FC.jpg/170px-Angelo_Schiavio_-_1925_-_Bologna_FC.jpg)
Nel 1929-1930 il Bologna poté inaugurare l'era dei campionati a girone unico con lo scudetto sulla maglia. Arrivarono nuovi giocatori dal Sud America, tre grandi campioni provenienti dall'Uruguay: Francesco Fedullo, Raffaele Sansone, e Michele Andreolo; assieme a loro gli italiani Carlo Reguzzoni, grande ala sinistra, Eraldo Monzeglio e Mario Montesanto. Guidata in panchina dall'ungherese Lelovich, subentrato a Felsner nel gennaio 1931, la squadra conquistò la Coppa Europa Centrale 1932, ripetendo l'impresa nel 1934 con la vittoria in finale sull'Admira Vienna. In questo periodo, secondo gli addetti ai lavori viennesi, è una delle squadre migliori al mondo.[7] Erano tempi di cambiamento a livello societario: nel 1934 arrivò la nomina prima a commissario straordinario e poi a presidente di Renato Dall'Ara, industriale reggiano che otterrà grandi risultati nella sua trentennale presidenza del club.
Nel 1934 intanto la Nazionale italiana si laureò campione del mondo grazie ad un gol di Angelo Schiavio in finale; con il campionato 1935-1936 iniziò un periodo d'oro per i bolognesi: ben tre scudetti 1935-1936, 1936-1937, 1938-1939, ed un Trofeo dell'Esposizione vinto a Parigi nel 1937 con un 4-1 sul Chelsea in finale, il Bologna divenne così la prima squadra italiana a sconfiggere una squadra inglese in un torneo internazionale. Quel gruppo, guidato da Árpád Weisz prima e di nuovo da Felsner poi, divenne noto come "lo squadrone che tremare il mondo fa".[8]
Nel 1938, gli azzurri di Vittorio Pozzo vinsero il secondo titolo mondiale della storia. In quella nazionale anche tre rossoblù: Amedeo Biavati, Michele Andreolo, e Carlo Ceresoli. Il club continuò ad essere protagonista a livello europeo: dopo due eliminazioni consecutive agli ottavi di finale nella Coppa dell'Europa Centrale del 1936 e 1937, per mano dell'Austria Vienna di Matthias Sindelar, nel 1939 venne eliminato solo in semifinale dal Ferencváros di György Sárosi, in seguito allenatore del Bologna a metà degli anni cinquanta. A nulla servirono le prodezze del centravanti uruguagio Héctor Puricelli, dal 1938-1939 nuovo centravanti e cannoniere della squadra, degno erede di Angelo Schiavio.
Gli anni trenta si chiusero con uno scudetto sfumato all'ultima giornata contro l'Ambrosiana-Inter di Annibale Frossi, nel campionato 1939-1940.
Gli anni quaranta
![](http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/thumb/0/0f/Gino_Cappello_-_1951_-_Bologna_FC.jpg/170px-Gino_Cappello_-_1951_-_Bologna_FC.jpg)
Dopo le grandi vittorie degli anni trenta, la nuova decade iniziò nei migliore dei modi: il campionato 1940-1941 si svolse ancora nel segno del duello tra Bologna e Ambrosiana-Inter, ma questa volta la spuntarono i rossoblù guidati ancora dal "mago" Felsner. Fu il sesto scudetto del Bologna.
Terminata la seconda guerra mondiale, un centinaio di appassionati promosse un'assemblea dei soci al cinema "Modernissimo", in pieno centro storico, si ricostituì la società tornando alla vecchia denominazione sociale di Bologna Football Club, e l'elezione del presidente fu un plebiscito per l'uomo che aveva vinto quattro scudetti in sei stagioni: Renato Dall'Ara. Seguirono campionati meno positivi: il Bologna si piazzò quasi sempre dietro le squadre dell'asse Milano-Torino e in una occasione andò anche vicino alla Serie B. In squadra, comunque, trovarono posto grandi giocatori come Gino Cappello, autentico artista del calcio - per lui Dall'Ara arrivò a sacrificare "testina d'oro" Puricelli, ceduto al Milan -, István Mike Mayer, poderoso attaccante della nazionale ungherese dal tiro al fulmicotone, e il giovane Cesarino Cervellati, ala destra tutto dribbling e fantasia, futura bandiera del club.
Nel 1945-1946, il Bologna allenato da József Viola vinse la Coppa Alta Italia, battendo in finale il Novara nelle cui fila militava Riccardo Carapellese. Fu il secondo trofeo vinto negli anni quaranta, che si chiusero con l'acquisto di un giocatore che avrebbe fatto la storia del club negli anni successivi: il nazionale danese Ivan Jensen.
Gli anni cinquanta
Gli acquisti dei danesi Ivan Jensen e Axel Pilmark furono uno dei pilastri della ricostruzione di un Bologna competitivo, nel difficile passaggio dal metodo al sistema (il Bologna fu una delle ultime squadre ad abbandonare il metodo). La decade cominciò con un buon settimo posto nel 1950-1951, ma l'annata successiva, 1951-1952, fu tragica, il campionato della "grande paura": il Bologna arrivò sedicesimo, un solo punto in più della retrocessa Lucchese, peggiore piazzamento nella storia del Bologna Football Club. Dall'Ara cambiò tutto: ingaggiò l'allenatore Giuseppe Viani, il portiere Anselmo Giorcelli, la mezzala Giancarlo Bacci. Fu subito riscatto, con un quinto posto in classifica al termine della stagione. Della squadra che aveva sfiorato la retrocessione rimasero solo l'uruguagio José García, il roccioso difensore Dino Ballacci, i due danesi Jensen e Pilmark, Cesarino Cervellati e Cappello.
Nel 1953, il Bologna acquistò due giocatori dal Verona: Gino Pivatelli, centravanti, e Ugo Pozzan, giovane centrocampista dai "piedi buoni". Il "Piva" si rivelò un autentico asso: grande tecnica, tiro potentissimo, fiuto del gol di prim'ordine. Con lui in squadra e con l'immarcescibile Cappello, il Bologna tornò in posizioni di classifica più consone al suo rango: un quarto posto nel 1954-1955, un quinto nel 1955-1956 (Pivatelli capocannoniere con 29 reti in 30 partite, unico calciatore italiano ad aggiudicarsi il titolo negli anni cinquanta). È di quell'anno l'arrivo in rossoblù di un giovanissimo attaccante friulano che scriverà pagine indelebili nella storia del club: Ezio Pascutti, che al suo esordio segnò subito un gol a Vicenza.
Dopo un sesto posto nel campionato 1956-1957, il presidente Dall'Ara provò a fare il salto di qualità definitivo per riportare lo scudetto a Bologna: ingaggiò per il campionato 1957-1958 autentici campioni: il croato dell'Hajduk Spalato Bernard Vukas, la stella del Racing Club de Avellaneda, l'argentino Humberto Maschio - uno dei tre "Los Angeles Carasucias" (angeli dalla faccia sporca) della nazionale argentina: Maschio, Omar Sívori, e Antonio Angelillo -, Giovanni Mialich dal Palermo e Luigi Bodi dal Torino. Il risultato fu ancora sesto posto. Fu una grande delusione per Dall'Ara[9] che subito, però, pensò al rilancio.
Il decennio si chiuse con il quinto posto nel 1959-1960, ma soprattutto si affacciò in prima squadra colui destinato a diventare il simbolo e la bandiera del Bologna: Giacomo Bulgarelli.
Gli anni sessanta e il settimo scudetto
Agli inizi degli anni sessanta, con l'arrivo di Fulvio Bernardini, già allenatore della Fiorentina campione d'Italia 1955-1956, agli affermati Ezio Pascutti, Francesco Janich e Mirko Pavinato si aggiunsero i giovani Giacomo Bulgarelli e Romano Fogli, più il ventitreenne Paride Tumburus. Il regista tedesco occidentale Helmut Haller e il giovane centravanti danese Harald Nielsen completavano la rosa della squadra. La stagione Serie A 1962-1963 cominciò all'insegna del bel gioco, al punto da far esclamare all'allenatore rossoblù, al termine della partita vinta 7-1 sul Modena (quinta giornata): «Così si gioca solo in Paradiso!». Nello stesso torneo Ezio Pascutti stabilì un record segnando consecutivamente per le prime 10 giornate (12 gol). Le trasferte con le squadre rivali (Juventus, Milan, Roma e Internazionale), il Bologna però le perse tutte: la squadra non andò dunque oltre il quarto posto finale, subendo ben 39 reti, venti più dell'Inter campione.[10]
Il problema della difesa non impeccabile venne risolto l'anno dopo con l'acquisto del giovane William Negri, già in Nazionale. Nel campionato 1963-1964 il Bologna, dopo un inizio stentato con due pareggi, risalì e il 1º marzo raggiunse il comando in classifica grazie al 2-1 di San Siro sul Milan alla ventitreesima giornata. Solo tre giorni dopo scoppiò il caso doping: cinque giocatori (Pavinato, Fogli, Tumburus, Perani e Pascutti) vennero trovati positivi dopo gli esami effettuati un mese prima in occasione del match con il Torino. I giocatori, l'allenatore e il medico Poggiali vennero squalificati per 18 mesi ed il club penalizzato di tre punti.[11] Le controanalisi dimostrarono però l'innocenza dei giocatori: i tre punti vennero restituiti e le squalifiche annullate, permettendo il riaggancio in vetta dei rossoblù all'Inter.[11] Il campionato finì così con le due squadre appaiate al primo posto: per la prima volta si rese necessario uno spareggio, da giocare a Roma il 7 giugno 1964.
Il 4 giugno morì improvvisamente per infarto il presidente Renato Dall'Ara, mentre erano in corso le discussioni con Moratti, presidente dell'Inter, sui dettagli per lo spareggio.[11] Il Bologna vinse la sfida per 2-0 con reti di Fogli e Harald Nielsen, conquistando il settimo scudetto. L'annata successiva la squadra partecipò alla Coppa dei Campioni 1964-1965 ma fu subito eliminata al turno preliminare contro l'Anderlecht, risolto a favore dei belgi nello spareggio di Barcellona per lancio della monetina. Sempre nel 1965 il Bologna chiuse sesto in campionato. Venne esonerato Fulvio Bernardini e, dopo una breve parentesi con Manlio Scopigno in panchina, venne chiamato Luis Carniglia. I risultati arrivarono, con il secondo posto nel 1965-1966 e il terzo nel 1966-1967. Col passare del tempo, comunque, furono ceduti diversi pezzi del Bologna scudettato, prima Harald Nielsen, poi Helmut Haller, mentre Ezio Pascutti si ritirò e William Negri trascorse un anno inattivo per infortunio, prima di essere ceduto pure lui. [12] Si alternarono gli allenatori (tra i quali Gipo Viani e l'ex rossoblù Cesarino Cervellati) e i presidenti, finché nel 1969 venne chiamato ad allenare la squadra Edmondo Fabbri. Al primo anno l'ex CT della Nazionale italiana conquistò la Coppa Italia: nella partita decisiva la squadra sconfisse il Torino per 2-0 con doppietta di Giuseppe Savoldi chiudendo al primo posto nel girone finale con un punto sui granata (9 a 8).
Gli anni settanta
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Nelle stagioni successive la squadra continuò a non raggiungere le posizioni di vetta, chiudendo tra il 1971 e il 1974 rispettivamente al quinto, undicesimo, settimo e nono posto. Proprio nel 1973-1974 i rossoblù, capitanati ancora da Giacomo Bulgarelli, conquistarono la Coppa Italia battendo ai rigori il Palermo nella finale di Roma. L'allenatore di quella squadra era Bruno Pesaola, subentrato nel 1972 a Fabbri.
Nel 1975 chiuse la sua carriera Bulgarelli, bandiera della squadra per ben 16 stagioni. La sua eredità fu raccolta da Eraldo Pecci, centrocampista di regia cresciuto nel vivaio. Il centravanti Giuseppe Savoldi, sempre nell'estate 1975, venne ceduto al Napoli per la cifra record di due miliardi,[3] mentre lo stesso Pecci fu ceduto al Torino. Le stagioni successive furono tutte caratterizzate da piazzamenti mai oltre il settimo posto. Le annate 1976-1977, 1977-1978 e 1978-1979 furono ancora più negative, nonostante il ritorno di Pesaola, con la salvezza raggiunta in extremis e piazzamenti appena sopra la zona retrocessione, dodicesimo e tredicesimo posto. In particolare, nel 1977-1978 la salvezza fu raggiunta solo all'ultima giornata grazie alla vittoria per 1-0 sul campo della Lazio, mentre l'anno seguente la squadra si salvò solo grazie ad una miglior differenza reti rispetto a Vicenza e Atalanta, avendo pareggiato all'ultima giornata in casa con il Perugia per 2-2 dopo aver rimontato lo 0-2 iniziale.
Al termine della stagione 1978-1979 se ne andò il presidente Conti: a lui subentrò Tommaso Fabbretti, che subito scelse come allenatore Marino Perani, ala con 15 stagioni da giocatore nel Bologna. Si ebbe anche il ritorno di Savoldi in maglia rossoblù. Il campionato 1979-1980 vide la squadra chiudere all'ottavo posto in classifica. Rimasta però coinvolta nella vicenda di calcioscommesse, venne punita con una penalizzazione di 5 punti da scontare nel campionato successivo.
Gli anni ottanta
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Nella stagione 1980-1981 i felsinei, con in panca l'allenatore Luigi Radice, terminarono in settima posizione nonostante la penalizzazione.
Nel campionato 1981-1982, la squadra rossoblù retrocesse per la prima volta nella sua storia in Serie B dopo aver totalizzato solo 23 punti. Da ricordare l'esordio in serie A, il 13 settembre 1981, del sedicenne Roberto Mancini, il quale giocò tutte e 30 le partite stagionali segnando 9 reti, miglior marcatore della squadra. Nel 1982, dopo solo un anno da professionista, Mancini venne ceduto alla Sampdoria per 4 miliardi di lire. La prima storica annata in Serie B del Bologna fu anch'essa molto negativa: terminato il torneo al diciottesimo posto, retrocesse in Serie C1, scendendo così di due categorie in due anni. Il criticatissimo Fabbretti lasciò la presidenza del Bologna al veronese Giuseppe Brizzi, assecondato da Ferruccio Recchia. Brizzi, imprenditore di dubbia fama, smantellò la formazione del doppio tonfo riallestendola per un campionato di serie C1 di vertice. La risalita in B arrivò dopo la vittoria contro il Trento, ottenuta con un gol di Luciano Facchini. Allenatore era Giancarlo Cadè, che però non fu riconfermato per la stagione successiva. Al suo posto Pietro Santin, che fu esonerato dopo un duro contrasto con Domenico Marocchino, migliore acquisto per la stagione 1984-1985 di Serie B. Il Bologna riuscì a salvarsi solo nelle ultime giornate con una vittoria sul campo del Varese per 0-1, rete di Francesco Gazzaneo, prodotto del vivaio rossoblù ed ex campione d'Italia allievi ai tempi di Roberto Mancini. La società fu rilevata dall'industriale bresciano Luigi Corioni.
Dopo un sesto e un decimo posto la promozione arrivò nell'annata 1987-1988, quando Corioni portò a Bologna l'allenatore Luigi Maifredi, che l'anno precedente aveva condotto l'Ospitaletto, altra squadra di proprietà del presidente bresciano, alla promozione in C1. Sotto la guida di Maifredi i bolognesi ottennero il primo posto e Lorenzo Marronaro si affermò capocannoniere realizzando 21 reti.
Nella Serie A 1988-1989, dopo un inizio difficile, il Bologna raggiunse la salvezza classificandosi quattordicesimo nel torneo appena ampliato a 18 squadre. Per il campionato 1989-1990, Corioni acquistò dal Vasco da Gama il nazionale brasiliano Geovani Silva per 9 miliardi di lire.[13] La stagione fu buona: Maifredi condusse la squadra alla qualificazione alle coppe europee grazie all'ottavo posto.
Gli anni novanta e l'era Gazzoni
Il campionato 1990-1991 iniziò con soli due punti nelle prime sei giornate e con il conseguente esonero di Franco Scoglio, arrivato a sostituire Maifredi, passato alla Juventus. Il ritorno in panchina di Luigi Radice non fu sufficiente e la squadra, peraltro martoriata dagli infortuni - il campione ungherese Lajos Détári, giocatore simbolo di quel Bologna, si infortunò al ginocchio, rimanendo fuori squadra per mesi -, con soli 18 punti all'attivo e ben 63 reti al passivo, retrocesse in Serie B. Gli unici risultati positivi della stagione arrivarono dalla Coppa UEFA, in cui i rossoblù sfiorarono le semifinali dopo avere eliminato Hearts of Midlothian e Admira Wacker rimontando in entrambi i casi sconfitte subite all'andata. Nei quarti la squadra dovette arrendersi allo Sporting Clube de Portugal, poi eliminato in semifinale dall'Inter. La successiva stagione in Serie B venne chiusa solo al tredicesimo posto, mentre quella seguente, la 1992-1993, si rivelò drammatica. Dopo il disimpegno dei soci Vanderlingh e Gruppioni, rimase al timone del Bologna Piero Gnudi, con la "consulenza" del presidente del Foggia Pasquale Casillo. L'organico del 1992-1993, orfano di Lajos Détári ceduto all'Ancona, malgrado l'apporto dei veterani Incocciati, Baroni, Bonini, Stringara, Gerolin e del portiere Andrea Pazzagli, affrontò una stagione in cui Eugenio Bersellini fu esonerato dopo la sconfitta contro l'Ascoli venendo sostituito prima da Aldo Cerantola e poi da Romano Fogli; durante le ultime giornate la squadra riuscì a guadagnare punti, poi alla penultima giornata venne sconfitta in casa per 3-2 dal Lecce (in corsa per la Serie A); il Bologna terminò la stagione in diciottesima posizione, che comportò la seconda retrocessione in Serie C1 in undici campionati.
Il 19 giugno 1993 lo storico Bologna Football Club andò incontro al fallimento, già rischiato più volte a stagione in corso a causa della messa in mora della società per vecchie pendenze e mensilità non pagate. Il passivo ammontò a due miliardi di lire, l'esposizione bancaria arrivò a 34 miliardi di lire. Dalla sentenza del tribunale la società fu rifondata alla fine di giugno sotto la denominazione Bologna Football Club 1909: all'asta fallimentare per l'acquisto della frazione in bonis della società rossoblù, comprendente diritti e titolo sportivo e scorporata dalla Finsport coinvolta nel fallimento, Giuseppe Gazzoni Frascara alla testa di un gruppo di imprenditori locali ottenne la proprietà del club, riuscendo a garantire l'iscrizione al successivo campionato di Serie C1 con un ambizioso progetto di rilancio. Il nuovo presidente Gazzoni Frascara scelse come allenatore Alberto Zaccheroni e come direttore sportivo Eraldo Pecci.
Il campionato di Serie C1 1993-1994 vide la squadra mancare la promozione in Serie B dopo aver terminato il girone al quarto posto ed aver perso ai play-off contro la SPAL. Al secondo tentativo, guidato dalla coppia Renzo Ulivieri e Gabriele Oriali come direttore sportivo, il club compì il suo primo passo verso la resurrezione col ritorno in B terminando l'anno al primo posto con 81 punti ed una sola sconfitta.
Nella stagione 1995-1996, sempre allenato da Ulivieri, il Bologna riuscì subito a centrare la promozione in Serie A grazie a un altro primo posto. La prima annata dopo il ritorno in massima serie li vide chiudere il campionato al settimo posto, appena fuori dalla zona valida per la partecipazione alle coppe europee. In Coppa Italia, inoltre, la formazione di Ulivieri fu eliminata solo in semifinale dal Vicenza di Guidolin, che poi andò ad aggiudicarsi il trofeo.
La stagione 1997-1998, la quarta con Ulivieri in panchina, si concluse con l'ottavo posto, piazzamento che diede diritto ai felsinei di partecipare alla Coppa Intertoto, valida per l'ingresso in Coppa UEFA; fu l'unica stagione in maglia rossoblù di Roberto Baggio, autore di ben 22 reti e terzo nella classifica marcatori di Serie A.
Nell'estate 1998, ceduto Baggio all'Inter, venne acquistato un altro attaccante di prestigio: Giuseppe Signori, tre volte capocannoniere della serie A. Anche Ulivieri lasciò, per accasarsi al Napoli; in panchina sedette Carlo Mazzone, coadiuvato da Oreste Cinquini come DS. La squadra vinse la Coppa Intertoto, qualificandosi dunque per la Coppa UEFA 1998-1999. Nel torneo di Serie A 1998-1999, terminato al nono posto, si aggiunse la vittoria nello spareggio con l'Inter valido per l'ingresso in Europa. Il contemporaneo percorso in Coppa UEFA fu anch'esso positivo: la squadra eliminò in successione Sporting, Real Betis, Slavia Praga e Olympique Lione, prima di arrendersi in semifinale contro l'Olympique Marsiglia, in una doppia sfida molto combattuta e controversa.[14][15] Anche in Coppa Italia i rossoblù uscirono in semifinale, ancora in maniera contestata (rigore non concesso[16]) per mano della Fiorentina.
Per la stagione 1999-2000 la dirigenza affida la squadra a Sergio Buso, già allenatore della squadra primavera ed ex portiere rossoblù negli anni settanta. Dopo la settima giornata, e con solo 7 punti in classifica, Buso viene esonerato. Viene allora ingaggiato Francesco Guidolin, anch'egli ex calciatore del Bologna. La squadra chiude il campionato all'undicesimo posto, mentre in Coppa UEFA viene eliminata al terzo turno,gli attuali Sedicesimi di Finale, dai turchi del Galatasaray, poi vincitori del trofeo.
Gli anni duemila
La seconda stagione di Guidolin, la 2000-2001, si conclude con un nono posto a pari punti con la Fiorentina. A guidare i bolognesi in attacco è ancora Giuseppe Signori, autore di 16 reti. L'incerto inizio della stagione 2001-2002 vede alcune contestazioni da parte della tifoseria nei confronti della dirigenza, relative alla campagna acquisti. Questo fatto induce Gazzoni Frascara a dare le dimissioni da presidente ed a nominare al suo posto Renato Cipollini, suo uomo di fiducia. L'annata è comunque positiva e la squadra lotta fino all'ultimo per un posto importante in Europa: all'ultima giornata, però, la sconfitta in casa del Brescia esclude la squadra sia dalla Champions League che dalla Coppa UEFA. Il settimo posto con 52 punti basta però per la qualificazione in Coppa Intertoto. La stagione 2002-2003 vede la squadra impegnata in estate nell'Intertoto. Al terzo turno e nelle semifinali i felsinei eliminano rispettivamente i bielorussi del BATE Borisov (2-0 e 0-0) e i cechi del Teplice (5-1 e 3-1); nella doppia finale arriva però la sconfitta contro gli inglesi del Fulham (2-2 e 1-3). Nel girone d'andata di serie A il club fa registrare il proprio record di sette vittorie nelle prime sette gare casalinghe, arrivando a 27 punti. Il girone di ritorno è però più negativo, appena 14 punti, e non permette al gruppo di Guidolin di andare oltre l'undicesimo posto. Alla vigilia del campionato 2003-2004 Guidolin si dimette e lascia il Bologna. Cipollini richiama in panchina Carlo Mazzone, già allenatore nella stagione 1998-1999. Dopo il girone di andata, la squadra, che fa registrare tra l'altro due sequenze di tre vittorie consecutive, raggiunge in anticipo il traguardo della salvezza ed il dodicesimo posto in classifica. A fine stagione Giuseppe Signori annuncia l'addio al calcio italiano, dopo 344 partite in A e ben 188 gol, inclusi tre titoli di capocannoniere del campionato. Mazzone invece rinnova il contratto.
L'annata 2004-2005 è inizialmente positiva, anche in virtù di quattordici incontri con una sola sconfitta, e la squadra riesce addirittura a raggiungere un momentaneo settimo posto. Le ultime 15 giornate però vedono i bolognesi totalizzare soltanto 11 punti, con una sola vittoria. Al termine della stagione la squadra si ritrova, in coabitazione con Fiorentina e Parma, a quota 42 punti. Per la classifica avulsa sono le due emiliane a doversi giocare la salvezza, con un doppio spareggio: nella gara di andata al Tardini di Parma è il Bologna a imporsi, per 1-0, mentre in quella di ritorno il Parma espugna il Dall'Ara per 0-2, determinando la retrocessione dei rossoblù in Serie B.
Con la discesa in B Carlo Mazzone lascia il calcio ed il Bologna si affida nuovamente al tecnico Renzo Ulivieri, già allenatore tra il 1994 ed il 1998. Dopo le prime giornate del campionato 2005-2006 l'ex presidente e principale azionista, Giuseppe Gazzoni Frascara, esce di scena cedendo la sua quota all'imprenditore bolognese Alfredo Cazzola, che diventa socio di maggioranza e nuovo presidente. Soci di minoranza restano Renzo Menarini e Mario Bandiera. La squadra procede in maniera altalenante ed in gennaio 2006 Ulivieri viene sostituito da Andrea Mandorlini, che però dopo poche giornate viene esonerato e rilevato da Ulivieri stesso. Terminato il girone d'andata a metà classifica, la squadra manca l'accesso ai playoff promozione.
Nella stagione 2006-2007 allenatore è ancora Renzo Ulivieri. La serie B vive un'importante annata, per la presenza al via di squadre come Genoa, Napoli e Juventus. La stagione del Bologna è abbastanza incolore ed Ulivieri, a poche giornate dal termine del torneo, viene esonerato a favore di Luca Cecconi, suo vice; la mossa però non ottiene gli effetti desiderati e ad andare in A sono, come da pronostico, Juventus, Napoli e Genoa, mentre i rossoblù terminano solo settimi.
Per guidare la squadra nel campionato 2007-2008 viene ingaggiato il tecnico cesenate Daniele Arrigoni. L'organico comprende giocatori come Adaílton, Massimo Marazzina, Davide Bombardini e Cristian Bucchi. Dopo un campionato di testa arriva l'agognata promozione, ottenuta all'ultima giornata e grazie al secondo posto dietro al ChievoVerona. Riportato il Bologna in serie A, Cazzola trova l'accordo per venderlo al socio di minoranza Renzo Menarini, che il 2 agosto 2008 ufficializza l'acquisto. Cazzola rimane presidente fino al 12 settembre, quando gli subentra Francesca Menarini, figlia di Renzo.
Nel campionato 2008-2009 è confermato come allenatore Daniele Arrigoni, che però il 3 novembre, dopo la sconfitta sul campo del Cagliari per 5 a 1, viene esonerato e sostituito dal debuttante Siniša Mihajlović.[17] Il 14 aprile 2009, a 7 giornate dal termine del campionato, Mihajlović viene a sua volta sollevato dall'incarico ed il suo posto è affidato a Giuseppe Papadopulo, tecnico che nel campionato precedente aveva riportato il Lecce in serie A.[18] Il 31 maggio 2009, grazie al successo 3-1 sul Catania di Walter Zenga, il Bologna si assicura la quart'ultima piazza del campionato, e di conseguenza la permanenza nella massima serie. La stagione è caratterizzata dalla straordinaria prolificità del centravanti Marco Di Vaio, autore di 24 reti.
![](http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/7/78/Franco_Colomba_-_2008.jpg/170px-Franco_Colomba_-_2008.jpg)
Nella stagione calcistica 2009-2010 il Bologna FC 1909 festeggia il centesimo anniversario della propria fondazione. Vengono organizzate varie manifestazioni e mostre, numerose sono le iniziative editoriali. I festeggiamenti culminano nel Gran Galà del centenario nella notte del 2 ottobre 2009. Nella successiva partita contro il Genoa del 4 ottobre il Bologna, per deroga della federazione, indossa una riproduzione fedele della sua prima divisa ufficiale. Nell'estate precedente, esattamente l'11 giugno 2009, era stato ritrovato, nella casa di una delle figlie di Angelo Schiavio, il trofeo del Torneo Internazionale dell'Expo Universale di Parigi 1937. Durante i lavori di preparazione del centenario era stata rinvenuta un'intervista nella quale il presidente Renato Dall'Ara lodava tutti i suoi ragazzi e in particolare Angelo Schiavio, che aveva già annunciato il ritiro dal calcio giocato ma si era lasciato convincere a partecipare alla spedizione francese. Sempre nell'intervista il presidente affermava che la coppa "apparteneva" al campione bolognese. La coppa viene ritrovata però priva del basamento. Ad onta dei festeggiamenti la stagione calcistica non parte affatto bene, e di conseguenza dopo 9 giornate l'allenatore Papadopulo viene esonerato e la guida tecnica affidata a Franco Colomba, bolognese di adozione. La squadra ha un grande recupero, a cui fa seguito una nuova crisi di risultati, ma la salvezza viene comunque raggiunta alla penultima giornata e la squadra si piazza di nuovo 17ª.
Gli anni duemiladieci e il centenario del club
A fine campionato la famiglia Menarini, contestata dalla piazza e dalla tifoseria, intavola varie trattative finalizzate alla vendita della società e trova un accordo con l'imprenditore sardo Sergio Porcedda, il quale il 7 luglio 2010, rilevate le quote di maggioranza, assume la carica di presidente. La nuova proprietà rinnova completamente lo staff dirigenziale insediando uomini di sua fiducia. Viene invece inizialmente confermato l'intero staff tecnico, ma il 29 agosto, alla vigilia della prima di campionato, l'allenatore Franco Colomba viene sorprendentemente esonerato[19] e sostituito con Alberto Malesani. La gestione Porcedda, pur avendo dato corso ad un profondo rinnovamento e ringiovanimento del parco giocatori, dopo pochi mesi si rivela totalmente insolvente sul piano finanziario, al punto da causare una penalizzazione di tre punti, da scontare nel campionato in corso, per inadempienze finanziarie. A metà novembre la società dichiara default ed è sull'orlo del fallimento. Dopo difficili trattative una cordata di imprenditori bolognesi, organizzata dal banchiere Giovanni Consorte e capitanata da Massimo Zanetti, proprietario della Segafredo Zanetti, riesce in dicembre a rilevare interamente le quote della società da Porcedda e Menarini. Massimo Zanetti è il nuovo presidente.
Il 20 dicembre il cantante Gianni Morandi, che partecipa alla cordata, viene nominato presidente onorario. La presidenza di Zanetti è però di brevissima durata: il 21 gennaio 2011, in disaccordo con alcuni soci, rimette la carica, che viene assunta dal vicepresidente Marco Pavignani. La presidenza di Pavignani è dichiaratamente di transizione ed il 7 aprile 2011, eseguite le necessarie ricapitalizzazioni societarie, in accordo coi soci viene nominato presidente l'imprenditore bolognese Albano Guaraldi, che il 21 maggio 2011 assume anche la carica di amministratore delegato. In questa situazione societaria di straordinaria incertezza e difficoltà la squadra realizza un buon campionato, compattandosi intorno al proprio allenatore Malesani ed al cannoniere Marco Di Vaio, autore di 19 reti. Alla 30ª giornata la salvezza è praticamente conquistata, ma nelle restanti 8 partite la squadra realizza solo 2 punti, vanificando la possibilità di un buon piazzamento e classificandosi al 16º posto. Per la stagione successiva viene scelto come nuovo allenatore Pierpaolo Bisoli che viene sostituito dopo cinque giornate di campionato da Stefano Pioli.[20] Sotto la sua conduzione la squadra conquista matematicamente la salvezza con tre giornate di anticipo e termina il campionato in nona posizione, miglior piazzamento degli ultimi dieci anni.
Per la stagione successiva viene confermato Pioli. La squadra, dopo un inizio difficile (ultimi dopo 14 giornate con 11 punti), sale in classifica e ottiene il tredicesimo posto finale. L'anno dopo i rossoblù hanno una stagione travagliata culminata con l'esonero di Stefano Pioli sostituito da Davide Ballardini. Dopo la sconfitta casalinga per 1-2 contro il Catania alla penultima giornata, i rossoblù retrocedono insieme ai catanesi, facendo ritorno in B dopo 6 stagioni in massima serie. In seguito alla retrocessione, per il campionato di calcio Serie B 2014-2015 il Bologna affida la panchina al tecnico uruguaiano Diego López.
L'acquisizione nordamericana
Ancora prima dell'inizio ufficiale della stagione 2014-2015 il club affronta numerose difficoltà economiche, faticando nel riuscire a pagare l'iscrizione stessa al campionato cadetto. Il 21 agosto 2014 il Club ritarda il pagamento federale dell'Irpef andando incontro ad una penalizzazione in campionato.[21][22]
Durante l'estate 2014, diverse cordate di imprenditori italiani e stranieri manifestano la volontà di acquisire il club felsineo. Nei primi giorni di settembre viene resa pubblica la trattativa di compravendita del club da parte di una cordata americana guidata dall'avvocato newyorkese Joe Tacopina, già intenzionato a comprare il club nell'estate 2008, e dal magnate canadese Joey Saputo, proprietario del Montreal Impact.
La trattativa pare definitivamente sfumata il 25 settembre quando l'ex presidente rossoblù e azionista di minoranza Massimo Zanetti annuncia la sua volontà di ricapitalizzare le casse del club felsineo, per diventarne così azionista di maggioranza.[23] Il progetto prevedeva l'acquisizione del 49% delle quote societarie e il ritorno di Zanetti come presidente del club.[24]
La proposta di Zanetti viene rifiutata il 9 ottobre, in seguito all'avvenuta accettazione del C.d.A. del Bologna Calcio di una nuova contro-proposta di acquisto del club da parte della cordata americana di Tacopina,[25] che il 15 ottobre diventa il terzo presidente straniero nella storia del Bologna.[26].
Il 17 novembre, con l'insediamento del nuovo C.d.A., l'ex patron rossoblù Giuseppe Gazzoni Frascara viene nominato presidente onorario del club. A dicembre 2014 Joey Saputo diventa azionista di maggioranza della società assumendo la carica di chairman.[27] In tal modo il Bologna diventa il primo club calcistico italiano della storia ad essere controllato da un imprenditore canadese ed il secondo, dopo l'A.S. Roma, ad essere guidato da un presidente americano. Nella Serie B 2014-2015 il Bologna, dopo aver esonerato Diego Lopez e concluso il campionato al quarto posto, conquista con il nuovo tecnico Delio Rossi la promozione in serie A ai play-off superando in finale il Pescara con un doppio pareggio (0-0 a Pescara, e 1-1 al Dall'Ara) grazie al miglior piazzamento in classifica.
Dopo un'iniziale divisione tecnica dei ruoli societari, i rapporti tra chairman e presidente si fanno progressivamente sempre più tesi. L'11 settembre 2015 Tacopina intenta causa a Saputo presso il tribunale di New York [28]. Il 20 settembre 2015, dopo un trovato accordo economico tra le parti in causa, Joe Tacopina si dimette da presidente e dal consiglio di amministrazione del club, lasciando ogni incarico dentro il Bologna[29].
Cronistoria
Cronistoria del Bologna Football Club 1909[30] |
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Colori e simboli
Colori
![](http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/thumb/e/e8/Mario_Montesanto%2C_Bologna.jpg/150px-Mario_Montesanto%2C_Bologna.jpg)
La prima maglia del Bologna, nel 1909, era a quarti rossi e blu, riproducendo la divisa del collegio svizzero Schönberg di Rossbach[31]. Nel 1910 il club si dissociò dal circolo e le maglie da gioco furono modificate con pali verticali rossoblù. Questo tipo di disegno è rimasto praticamente immutato nel tempo, tranne che per la variazione annuale nella larghezza delle bande.
Un'importante eccezione fu quella del 1925: in quell'anno il Bologna vinse il suo primo scudetto indossando un'inedita maglia verde. Tale divisa fu scelta dall'allora dirigente Enrico Sabattini, per imitazione di quella del Rapid Vienna, che, secondo le sue parole, «...alcuni anni prima scese allo Sterlino e lasciò in tutti una grande impressione di possanza e di invincibilità. Ebbene sia il verde, il colore della speranza, quello che possa dare al Bologna lo Scudetto»[32]. In realtà il cambio di divisa fu anche suggerito dal caldo, che in quei giorni di giugno si faceva particolarmente sentire; la nuova maglia perciò fu di cotone leggero verde scuro, con bordi e calzoncini neri.
![](http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/thumb/0/07/Bologna_FC_1968-69_-_Allenamento_-_Pace%2C_Turra%2C_Battisodo%2C_Savoldi_e_Mujesan.jpg/220px-Bologna_FC_1968-69_-_Allenamento_-_Pace%2C_Turra%2C_Battisodo%2C_Savoldi_e_Mujesan.jpg)
Nei decenni successivi la maglia verde fu alternata a quella bianca (spesso con sbarra rossoblù) come seconda divisa. Il suo ultimo utilizzo risale agli anni ottanta. Nel 1934 la divisa verde fu indossata dalla Sampierdarenese in uno spareggio-promozione giocato contro il Bari sul campo neutro di Bologna: i liguri giocarono infatti con una muta di maglie verdi donata dal presidente del Bologna Dall'Ara, visto che entrambe le squadre si erano presentate in divisa bianca. A fine anni novanta, la prima maglia subì alcune leggere modifiche, come nelle stagioni 1998-1999 e 1999-2000, quando le strisce rossoblù più laterali (non quindi le due centrali) si dipartivano dal colletto invece che dalle spalle. Nella stagione 2000-2001 fu adottata una prima maglia con due sole larghe strisce, una rossa e una blu, con i bordi bianchi. Tra le divise da trasferta va ricordata quella adottata a partire dagli anni cinquanta, che presenta una maglia a sfondo bianco con due bande diagonali – una rossa e una blu – che partono dalla spalla sinistra, più eventuali altri profili rossoblù. Poche sono state le variazioni negli anni a seguire.
Negli anni recenti è stata introdotta anche la terza maglia, destinata ad essere usata soprattutto nelle coppe europee, solitamente a sfondo giallo o dorato con profili rossoblù. Nella stagione 2011-2012 per questa maglia viene scelto il colore celeste, in omaggio alla nazionale dell'Uruguay, un modo per celebrare lo storico legame tra il club bolognese e il paese sudamericano, che ha fornito alla società rossoblù il maggior numero di giocatori stranieri nel corso della sua storia.
Simboli ufficiali
Stemma
Inno
In seguito alla morte di Lucio Dalla, grande tifoso rossoblù, all'ingresso delle squadre in campo viene suonato Le tue ali Bologna, scritta e cantata a quattro da Luca Carboni, Gianni Morandi, Andrea Mingardi e Lucio Dalla,[33]. Prima era eseguita Cuore rossoblù, canzone scritta per il Bologna da Andrea Mingardi, cantante e tifoso bolognese, in occasione della promozione di Maifredi nel 1988.[33]
Esistono anche altre canzoni scritte per la squadra, come Il sogno continua, cantata da Paolo Mengoli,[33] Bologna Campione, cantata da Dino Sarti,[34] Fede Rossoblù, del 2001, prodotta dagli Skiantos, Il Samba del Tifoso del 1975 scritta e cantata da Mario Medici assieme Dino Sarti.
Mascotte
Nei primi anni della storia della società non esisteva una mascotte associata al Bologna. In seguito i tifosi decisero di adottare la figura del Dottor Balanzone, celebre maschera di Carnevale. Inizialmente però veniva raramente promossa dalla società, e la utilizzavano maggiormente i tifosi o i produttori di figurine.[35][36] L'immagine della mascotte era quella di un uomo grosso con gli occhiali, con la maglia a righe rosse e blu, pantaloncini bianchi e scarpe da calcio, con gli occhiali, un cappello e il mantello nero; spesso aveva con se anche un bastone.
Questa scelta della società di non legarsi a nessun simbolo cambiò nella stagione 1981-82, quando comparve per la prima volta nelle partite in casa il personaggio Bally, simile nel nome e nelle fattezze alla figura di Balanzone.[37] Il personaggio però venne accantonato alla fine della stagione.
Strutture
Stadio
- Prati di Caprara: dal 1909 al 1910;
- Campo Sportivo Cesoia: dal 1910 al 1913;
- Stadio Sterlino: dal 1913 al 1927;
- Stadio Littoriale: dal 1927; poi Stadio Comunale: dal 1946; poi Stadio Renato Dall'Ara: dal 1983
Centro di allenamento
Società
Organigramma societario
Dal sito internet ufficiale della società.[38]
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Sponsor
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Impegno nel sociale
Settore giovanile
Il Bologna nella cultura di massa
Allenatori e presidenti
Fonte[30]
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Calciatori
Hall of Fame
Dall'istituzione nell'anno 2011 della Hall of fame del calcio italiano, sono stati inseriti i seguenti giocatori e allenatori che nel corso della loro carriera hanno militato nel Bologna:
Roberto Baggio
Giovanni Ferrari
Ferruccio Valcareggi
Angelo Schiavio
Fulvio Bernardini
Eraldo Monzeglio
Giacomo Bulgarelli
Roberto Mancini
Capitani
Arrigo Gradi (1909-1912)
Enrico Guardigli (1912-1914)
Antonio Fontana (1914-1915)
Angelo Badini I (1915-1921)
Giuseppe Della Valle III (1920-1931)
Gastone Baldi (1931-1933)
Angelo Schiavio (1934-1938)
Mario Montesanto (1938-1940)
Carlo Reguzzoni (1940-1943)
Bruno Maini (1944)
Carlo Reguzzoni (1945-1946)
Amedeo Biavati (1946-1948)
Gino Cappello IV (1948-1952)
Dino Ballacci (1952-1953)
Gino Cappello IV (1953-1956)
Cesarino Cervellati (1956-1957)
Axel Pilmark (1957-1959)
Mirko Pavinato (1959-1965)
Giacomo Bulgarelli (1965-1975)
Mauro Bellugi (1975-1979)
![](http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/thumb/b/b8/Giacomo_Bulgarelli.jpg/130px-Giacomo_Bulgarelli.jpg)
Giuseppe Savoldi (1979-1980)
Franco Colomba (1980-1983)
Adelmo Paris (1983-1984)
Walter De Vecchi (1985-1986)
Eraldo Pecci (1986-1989)
Renato Villa (1989-1992)
Paolo Stringara (1992-1993)
Marco Antonio De Marchi (1993-1997)
Roberto Baggio I (1997-1998)
Giuseppe Signori (1998-2004)
Gianluca Pagliuca (2004-2006)
Claudio Bellucci (2006-2007)
Marcello Castellini (2007-2009)
Marco Di Vaio (2009-2012)
Alessandro Diamanti (2012-2014)
Alberto Gilardino (2012-2013)
Daniele Portanova (2012-2013)
Diego Fernando Pérez (2013-2014)
Archimede Morleo (2014-oggi)
Vincitori di titoli
- Campioni del mondo
Angelo Schiavio (1934)
Eraldo Monzeglio (1934)
Michele Andreolo (1938)
Amedeo Biavati (1938)
Carlo Ceresoli (1938)
Numeri ritirati
- Maglia N° 27 - Niccolò Galli
Il Bologna ha deciso di ritirare la maglia numero 27 indossata dal giovane difensore Niccolò Galli, deceduto nel 2001 a 17 anni in un incidente in motorino vicino al centro tecnico del Bologna, mentre tornava a casa dopo l'allenamento.
Il Bologna e le Nazionali di calcio
Palmarès
Competizioni nazionali
![](http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/thumb/5/53/Giacomo_Bulgarelli%2C_Bologna%2C_Coppa_Italia_%2773-74.jpg/220px-Giacomo_Bulgarelli%2C_Bologna%2C_Coppa_Italia_%2773-74.jpg)
- 1946
Coppa Italia: 2
- 1994-1995 (girone A)
Competizioni internazionali
- 1937
Competizioni giovanili
- 1972-1973
- 1981-1982, 2000-2001
- 1988-1989
- 1965
- 1973, 1982, 1993, 1994, 2004, 2005, 2009
- 1978
- 1999, 2000
- 2001
Altri piazzamenti
Statistiche e record
Partecipazione ai campionati
Livello | Categoria | Partecipazioni | Debutto | Ultima stagione | Totale |
---|---|---|---|---|---|
1° | Prima Categoria | 7 | 1910-1911 | 1920-1921 | 85 |
Prima Divisione | 5 | 1921-1922 | 1925-1926 | ||
Divisione Nazionale | 4 | 1926-1927 | 1945-1946 | ||
Serie A | 69 | 1929-1930 | 2015-2016 | ||
2° | Serie B | 12 | 1982-1983 | 2014-2015 | 12 |
3° | Serie C1 | 3 | 1983-1984 | 1994-1995 | 3 |
In 100 stagioni sportive a partire dall'esordio a livello nazionale nelle semifinali interregionali del 1919-1920.
Partecipazione alle coppe
Di seguito una tabella raffigurante la partecipazione del Bologna alle coppe.
Competizione | Partecipazioni | Debutto | Ultima stagione | Totale |
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Coppa Italia | 68 | 1926-27 | 2015-16 | 68 |
Coppa dei Campioni | 1 | 1964-65 | 1 | |
Coppa UEFA | 4 | 1971-72 | 1999-00 | 4 |
Coppa delle Coppe | 2 | 1970-71 | 1974-75 | 2 |
Coppa delle Fiere | 3 | 1966-67 | 1968-69 | 3 |
Coppa Mitropa | 8 | 1955 | 1988-89 | 8 |
Coppa dell'Europa Centrale | 5 | 1932 | 1939 | 5 |
Coppa Intertoto | 2 | 1998 | 2002 | 2 |
Coppa Italia Serie C | 3 | 1983-84 | 1994-95 | 3 |
Coppa di Lega Italo-Inglese | 1 | 1970 | 1 |
Statistiche di squadra
Statistiche individuali
Di seguito i primatisti di presenze e reti in tutte le competizioni ufficiali.[41][42]
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Tifoseria
Storia
Per le partite casalinghe la tifoseria organizzata si riunisce nella curva nord, dal 2009 intitolata a Giacomo Bulgarelli. La curva era in precedenza denominata "Andrea Costa", dal nome della via prospiciente quel lato dello stadio. Per festeggiare il centenario del club, compiutosi il 3 ottobre 2009, i tifosi rossoblù durante la partita di campionato col Genoa hanno organizzato una coreografia che consisteva di 20.000 bandiere distribuite in tutti i settori dello stadio. I gruppi principali sono i Forever Ultras 1974, Vecchia Guardia 1974 e la Beata Gioventù, nata nel 2012 i cui alcuni appartenenti facevano parte degli storici Mods Bologna prima che si autosospendessero per creare questo nuovo gruppo. Altri gruppi sono i Freak Boys 1986, Settore Ostile, Contro Tendenza Bologna 2004, Fedelissimi, Capottati ed altri.
Gemellaggi e rivalità
L'unico gemellaggio riconosciuto da tutta la curva è con gli ultras del Ravenna.[43] I gruppi Forever Ultras e Freak Boys hanno un'amicizia da tre anni con i ragazzi degli Ultras Figthers Viareggio, un rapporto di stima e rispetto reciproco con i crotonesi e un'amicizia con gli ultras tedeschi del Bochum nata nel gennaio 2009. Molto sentite anche le amicizie della Beata Gioventù con gli ultras del Siena e della Nocerina . Dal 2015 è nata una amicizia anche con la tifoseria dell'Avellino. La rivalità più sentita è quella contro la Fiorentina (con cui il Bologna disputa il cosiddetto Derby dell'Appennino), partita che in passato è spesso sfociata in duri scontri tra le tifoserie. Altre rivalità altrettanto sentite sono quelle con i corregionali del Modena, del Cesena, del Parma, con la Sampdoria (dopo l'ultima partita di campionato della stagione 1998-1999, quando il Bologna pareggiò 2 a 2 con i doriani e li condannò alla retrocessione), l'Hellas Verona[44][45], l'Inter, la Juventus, la Roma (per un vecchio gemellaggio interrotto bruscamente), il Napoli, la Lazio[46], e l'Olympique Marsiglia, a seguito di gravi incidenti tra le due tifoserie accaduti durante la semifinale di andata di Coppa UEFA a Marsiglia[47], terminata 0 a 0, sia successivi al pareggio per 1 a 1 al ritorno giocato al Dall'Ara (in cui rimasero coinvolti molti tra calciatori, dirigenti e tifosi di entrambe le squadre)[48], che costò l'eliminazione dei rossoblù dalla competizione. Da segnalare anche le rivalità con il Milan, il Torino[49], il Livorno[50], e con lo Spezia, quest'ultima sfociata negli incidenti del 2015 a Castelrotto.[51]
Organico
Rosa
Dal sito internet ufficiale della società.[52]
Staff tecnico
Dal sito Internet ufficiale della società.[52]
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Note
- ^ Graduatoria IFFHS 19.9.2009, su iffhs.de. URL consultato il 6 maggio 2009.
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- Marco Tarozzi, Giovanni Gotti, Ho Visto in Sogno! L'Ottavo Scudetto Libri di Sport, 2006, ISBN 88-87676-82-8
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- Comune di Bologna, "1927-1997, settant'anni di stadio, mostra fotografica: Cortile d'onore di Palazzo d'Accursio, Bologna dal 29 maggio al 16 giugno 1997, Bologna, 1997
- Bonuzzi Guglielmo, Il Littoriale di Bologna: le grandi realizzazioni fasciste, Bologna, Edizioni di arte fascista, 1927
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