Giuseppe Gazzoni Frascara

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Giuseppe Gazzoni Frascara

Giuseppe Gazzoni Frascara (Torino, 15 ottobre 1935Bologna, 24 aprile 2020) è stato un imprenditore e dirigente sportivo italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Sua madre fu Idarica Frascara, figlia del conte Giuseppe Frascara, deputato e senatore del Regno.

Attività imprenditoriale[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Idrolitina.

Ha guidato l'azienda familiare che porta il suo cognome ed è attiva nel settore alimentare (famoso soprattutto il marchio Idrolitina, oggi di proprietà Ristora, che contraddistingue un preparato per rendere frizzante l'acqua da tavola). Negli anni Settanta, divenuto capo dell'azienda crea con grande abilità nuovi prodotti, come il Dietor, il primo dolcificante in Italia, cui seguirono negli anni Ottanta le caramelle Dietorelle, riscuotendo un grande successo di pubblico e riportando l'azienda in auge dopo un periodo critico. Negli anni Novanta, avendo ceduto l'azienda alla multinazionale Svizzera Sandoz, affianca all'attività imprenditoriale in senso stretto quella finanziaria, che culmina con l'acquisizione del Bologna calcio.

Nel 1995 si candida anche per essere sindaco della città emiliana a capo di una lista civica collegata a Forza Italia, senza venire eletto: ottiene il 16.82% dei voti, arrivando dietro al vincitore Walter Vitali e al candidato di Alleanza Nazionale Filippo Berselli[1].

Nel 2004 la sua società Victoria 2000, che controlla anche la squadra di calcio del Bologna, ha problemi finanziari finendo in bancarotta.[2]

La presidenza del Bologna[modifica | modifica wikitesto]

Giuseppe Gazzoni Frascara si avvicina ai colori del Bologna nella stagione 1985-1986, quando sulle maglie rossoblu compare il marchio Idrolitina. È però nel corso dell'estate 1993 che rileva il titolo sportivo dopo il fallimento della precedente gestione. Il club assume la denominazione Bologna Football Club 1909 e viene iscritto al campionato di Serie C. Gazzoni Frascara ne assume la presidenza. Nel giro di tre stagioni il Bologna approda in serie A. Gazzoni porta al Bologna due giocatori di prima grandezza in cerca di riscatto dopo stagioni deludenti e in entrambi i casi i risultati sono eccellenti: prima Roberto Baggio, che al Bologna rimane una sola stagione nella quale mette a segno 22 reti, poi Giuseppe Signori che veste il rossoblu per 6 campionati. Il Bologna conquista sotto la gestione Gazzoni una Coppa Intertoto e arriva alla semifinale di Coppa UEFA nella stagione 1998-1999.

Nel 2001 lascia la presidenza a Renato Cipollini mantenendo il controllo societario. Dopo la retrocessione del 2005 decide di vendere la società[3], rilevata successivamente da Alfredo Cazzola.[4]

Il 17 novembre 2014 per volere del neopresidente rossoblu Joe Tacopina, viene nominato presidente onorario della società felsinea,[5] carica che ricopre fino alla morte, avvenuta il 24 aprile 2020 ad 84 anni[6][7]. Giuseppe Gazzoni Frascara è stato sepolto nel cimitero urbano di Alessandria nella cappella di famiglia.

Calciopoli[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Calciopoli.

Nel 2006 è stato uno dei principali accusatori di Calciopoli e delle pratiche[8], note come "doping amministrativo" di cui si sarebbero serviti alcuni club di serie A per posticipare i pagamenti di debiti verso l'erario o per abbellire i bilanci.[9][10] Alla conclusione del campionato 2004-2005 infatti, il Bologna ritornò in Serie B dopo uno spareggio perso contro il Parma, giunto a pari punti in classifica al termine del campionato. Nel corso di quella stagione alcune delle partite disputate dal Bologna furono oggetto delle inchieste che portarono alle penalizzazioni di diverse squadre. In alcuni casi il Bologna fu coinvolto in maniera diretta (sconfitte interne contro Juventus e Lazio). In altre occasioni invece le indagini si incentrarono su ammonizioni nei confronti di calciatori diffidati al fine di favorire le avversarie della giornata seguente. Nonostante le penalizzazioni inflitte a diverse società, il Bologna non fu ripescato. L'11 maggio 2018 Gazzoni è stato condannato dalla Corte d'appello di Bologna per bancarotta fraudolenta, nel processo per il fallimento della società "Victoria2000" che controllava il Bologna.

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

Cavaliere del lavoro - nastrino per uniforme ordinaria
«Ha conseguito il Master of Arts in Politics, Philosophy and Economics presso l'Università di Oxford nel 1957 e in seguito la laurea in Farmacia presso l'Università di Bologna (1962). Nel 1963 entra nell'azienda di famiglia, la ""A. Gazzoni e C."", con sede in Bologna, di cui diventa prima Direttore Generale, poi Socio Accomandatario e quindi Presidente e Amministratore Delegato, dando vita alla rinnovata ""Gazzoni 1907 S.p.A."", azienda leader nel settore dei prodotti alimentari dietetici. Nel 1984 costituisce insieme ad altri soci la Finanziaria Generale Felsinea di Bologna, che svolge la propria attività principalmente in Emilia-Romagna nella gestione e rilancio di aziende nel settore elettromeccanico e immobiliare. Oltre alle attività industriali, Giuseppe Gazzoni è stato Presidente degli industriali della provincia di Bologna dal 1984 al 1989 ed ha ricoperto dal 1988 al 1990 l'incarico di Consigliere Responsabile del Progetto Europa 92. Dal 1990 è Presidente di Federalimentare.»
— 1991[11]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Michele Smargiassi, Il compagno Merckx e Mister Dietorotelle, in la Repubblica, 9 aprile 1995, p. 9.
  2. ^ Il nuovo corso di Gazzoni: "Ho perso tutto ma vivo meglio", su bologna.repubblica.it, 25 marzo 2013. URL consultato il 24 aprile 2020.
  3. ^ Serie B, il Bologna è in vendita Gazzoni Frascara lascia il calcio, su repubblica.it, 18 agosto 2005.
  4. ^ Valentina De Salvo, Cipollini, presidente sfiduciato sa già che è arrivata l'ora dell'addio, in la Repubblica, 24 giugno 2005, p. 8.
  5. ^ Luca Baccolini, Gazzoni si commuove con Tacopina: "Sì, sarò presidente onorario", su bologna.repubblica.it, 13 novembre 2014.
  6. ^ È morto Giuseppe Gazzoni Frascara: presidente del Bologna dal 1993 al 2001, su gazzetta.it, 24 aprile 2020.
  7. ^ Addio Presidente, su bolognafc.it, 24 aprile 2020.
  8. ^ Corrado Zunino, "Quei giocatori pagati in nero" ecco il dossier sul calcio truccato, su repubblica.it, 28 febbraio 2004.
  9. ^ Walter Galbiati, A caccia del doping amministrativo tra plusvalenze e tasse non pagate, su repubblica.it, 27 febbraio 2004.
  10. ^ Nel marzo 2004 il CONI emise una delibera «al fine di evitare il cosiddetto "doping amministrativo", e cioè che le società calcistiche dirottino o stornino risorse dai pagamenti dovuti all'erario a favore del rafforzamento della compagine calcistica, competendo in modo non leale e paritario con chi invece versa regolarmente quanto dovuto alle competenti amministrazioni dello Stato, non potendo con ciò fruire di tali risorse per rafforzare l'organico della squadra.» Fonte: Almanacco Illustrato del Calcio 2011, Modena, Panini Editore, 2010, p. 5, ISBN 978-88-6589-034-9.
  11. ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Presidente del Bologna Successore
Piero Gnudi 19932002 Renato Cipollini