Alberto Sordi

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Alberto Sordi nel 1962

Alberto Sordi (Roma, 15 giugno 1920Roma, 24 febbraio 2003[1]) è stato un attore, regista, comico, sceneggiatore, compositore, cantante e doppiatore italiano.

Fra i più importanti artisti del cinema italiano, ha recitato in oltre 150 film, di cui 18 anche diretti, rivestendo un ruolo di spicco in gran parte di questi anche nella stesura del soggetto e della sceneggiatura; è considerato uno dei più grandi interpreti della commedia all'italiana con Nino Manfredi, Vittorio Gassman e Ugo Tognazzi,[2][3] un quartetto al quale è generalmente accostato anche Marcello Mastroianni.[4][5] Inoltre, insieme ad Aldo Fabrizi e Anna Magnani, fu tra i massimi esponenti della romanità cinematografica.[6]

Targa commemorativa di Alberto Sordi a Trastevere[N 1]

Alberto Sordi nacque a Roma, in via San Cosimato 7,[N 2] nel rione di Trastevere, il 15 giugno del 1920, ultimo figlio di Pietro Sordi (Valmontone 13 maggio 1879 - Roma 4 giugno 1941),[7][8] un professore di musica e strumentista, titolare della tuba contrabbasso dell'orchestra del Teatro dell'Opera di Roma,[9] e di Maria Righetti (Sgurgola 13 febbraio 1889[10] - Roma 29 febbraio 1952),[7][11] un'insegnante elementare. I coniugi Sordi avevano contratto matrimonio il 30 luglio 1910 a Pesaro, la città in cui si erano incontrati e dove risiedevano. Qui, il padre Pietro aveva inoltre studiato e conseguito il diploma di strumentista[12] presso il Conservatorio Rossini.[7][9]

La famiglia era composta anche dalla sorella Savina (Roma 1911 - Udine 19 agosto 1972),[13] insegnante di religione,[12][14] dal fratello Giuseppe (Roma 1915 - Livorno 24 agosto 1990),[9][12][15] ingegnere e, per lungo tempo, suo amministratore, e dalla sorella Aurelia (Roma 1917 - Roma 12 ottobre 2014),[16] insegnante di religione, mentre il terzogenito, anch'egli di nome Alberto,[N 3] era morto il 24 maggio 1916 dopo pochi giorni di vita.[12] Anche i nonni paterni, Francesco Sordi e Adelaide Piacentini erano entrambi di Valmontone,[7] e con essi Alberto trascorse parte dell'infanzia.[17][18]

Le prime esperienze (1926 - 1936)

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Nel 1926 vinse un concorso di bellezza per bambini,[19] aggiudicandosi una tessera per entrare gratis, per un anno, al cinema Italia Nova di Trastevere. A Roma, frequentò la scuola elementare "Armando Diaz"[20] e fu qui che, in quinta classe, su iniziativa di un docente di educazione fisica appassionato di teatro, iniziò a recitare nel "Teatrino delle marionette",[9] una piccola compagnia in cui gli attori impersonavano i personaggi tipici dei giornalini di quell'epoca.[20] Partecipò al coro di Santa Maria in Trastevere, la sua parrocchia,[19] e successivamente cantò come soprano nel coro di voci bianche della Cappella Sistina[20] diretto da don Lorenzo Perosi, fino alla precoce trasformazione della voce in basso[21] verso i 10 anni di età[13] e divenuta poi una delle sue caratteristiche distintive. Frequentò l'Accademia di canto di Via Gregoriana;[13] studiò canto lirico e si esibì sulla scena operistica per un certo periodo della giovinezza.[12]

Nel 1936 si recò a Milano, su invito della casa discografica Fonit, per incidere un disco di fiabe musicali dedicate all'infanzia, tratte da racconti scritti da lui e pubblicati su un settimanale dell'epoca;[9] con il ricavato e con altri lavori saltuari si finanziò la frequenza al corso di recitazione all'Accademia dei filodrammatici. Per trasferirsi al nord abbandonò gli studi all'Istituto di Avviamento Commerciale "Giulio Romano" di Trastevere[20][21] (conseguì comunque come privatista il diploma di ragioniere alcuni anni più tardi per fare contenta la madre).[22] L'esperienza ebbe un esito fallimentare[N 4] e si concluse con l'espulsione del giovane Sordi a causa della sua percepibile inflessione dialettale romanesca.[12] Tentò la strada del teatro, riuscendo a ottenere una scrittura, insieme al suo amico romano Gaspare Cavicchi al cinema teatro Pace di Milano. Tuttavia, la prima esibizione non ottenne il successo sperato e, scoraggiato dall'esito negativo, Alberto decise di tornare a Roma.[9]

Comparsa e doppiatore (1937 - 1956)

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Rientrato nella capitale, nel 1937 trovò lavoro come comparsa a Cinecittà, apparendo nel film kolossal Scipione l'Africano in un ruolo da generico soldato romano.[20] Nello stesso anno vinse un concorso indetto dalla Metro-Goldwyn-Mayer per doppiare la voce di Oliver Hardy (inizialmente presentandosi con lo pseudonimo Albert Odisor),[21] insieme a Mauro Zambuto, che prestava la voce a Stan Laurel. Si presentò alle audizioni privo di esperienza specifica di doppiaggio e con poche aspettative di successo, considerata la concorrenza di professionisti affermati del settore;[23] fu il direttore del doppiaggio della MGM Franco Schirato[12] a ritenere il suo registro basso e il timbro di voce «caldo e pastoso»[23] un connubio ideale per la notevole mole del personaggio[23] (nonostante la voce di Hardy fosse in realtà nel registro tenorile);[23][N 5] fu scritturato, debuttando nel ridoppiaggio della comica Sotto zero[24] nel 1939, seguita dal lungometraggio I diavoli volanti nello stesso anno.[24]

Lo stesso argomento in dettaglio: Edizione italiana dei film di Stanlio & Ollio.

Come doppiatore, Sordi ebbe una carriera prolifica durata quasi 20 anni; oltre a numerosi altri film di Stanlio e Ollio, diede la voce, tra gli altri, a Bruce Bennett, Anthony Quinn, John Ireland, Robert Mitchum, Pedro Armendáriz e, per gli italiani, a Franco Fabrizi e Marcello Mastroianni, nel film Domenica d'agosto (1950). La sua voce è riconoscibile anche nei film di Frank Capra La vita è meravigliosa (1946)[23] e di Vittorio De Sica Ladri di biciclette (1948),[23] nonché nel film di Alessandro Blasetti Prima comunione (1950). Il 25 giugno di quell'anno, Sordi ebbe anche l'occasione di incontrare e doppiare dal vivo Hardy, nascosto dietro il sipario assieme a Zambuto, in occasione di una tournée italiana di Laurel & Hardy a Villa Aldobrandini a Roma, dove era stato organizzato uno spettacolo per bambini.[23][25] Concluse la sua esperienza di doppiaggio[N 6] con I pinguini ci guardano del 1956, dove gli animali presenti nella pellicola parlano con le voci di famosi attori.

In due occasioni, Sordi si trovò come interprete a essere doppiato da un altro attore:[23] nel film Cuori nella tormenta diretto da Carlo Campogalliani nel 1940, venne doppiato da Gualtiero De Angelis, e nel film Il Passatore, diretto da Duilio Coletti nel 1947, dove interpretava il ruolo di un brigante, gli prestò la voce Carlo Romano.

Stanlio e Ollio (Stan Laurel e Oliver Hardy), il duo comico per il quale Sordi prestò la voce a Ollio a partire dal 1939

Il teatro di rivista, ruoli minori e la guerra (1936 - 1953)

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Olga Villi e Alberto Sordi in Ritorna Za-Bum (1943)

Nel teatro leggero, dopo un tentativo infruttuoso con la compagnia di Aldo Fabrizi e Anna Fougez avvenuto nella stagione 1936-1937 nello spettacolo San Giovanni, ritentò in quella seguente; insieme con un amico d'infanzia e compagno di scuola formò un duo di imitatori e fantasisti durato per poco tempo, e riuscì finalmente a debuttare nel teatro di rivista nella compagnia di Guido Riccioli e Nanda Primavera nella stagione 1938-1939 con lo spettacolo Ma in campagna è un'altra... rosa. In questo spettacolo ebbe inizialmente il ruolo di stilé (ballerino di fila),[21] fu poi promosso al ruolo di maggiordomo in uno sketch di Benini e Gori scritto appositamente per lui.[21]

Al teatro, alternò in questo periodo la partecipazione a circa 20 film, per lo più in ruoli minori, come nel 1938 in La principessa Tarakanova con Anna Magnani e, l'anno successivo in La notte delle beffe. Di maggior rilievo fu la presenza in due film di regime del 1942: Giarabub di Goffredo Alessandrini e, da co-protagonista, I 3 aquilotti di Mario Mattoli oltre a L'innocente Casimiro di Carlo Campogalliani (1945). Ebbe anche l'occasione di lavorare con l'attore genovese Gilberto Govi e con un giovane Walter Chiari nel ruolo di un impresario argentino nel film Che tempi!, versione cinematografica della commedia teatrale Pignasecca e Pignaverde di Emerico Valentinetti.

Nel 1940, Alberto Sordi fu chiamato alle armi.[26] Su intercessione di alcune conoscenze del padre,[12] riuscì a evitare il fronte e venne arruolato nel Regio Esercito come allievo musicante.[9] Prestò servizio presso la banda musicale presidiaria dell'81º Reggimento fanteria "Torino",[26] accompagnando le partenze dei militari italiani per la breve campagna francese. Il servizio militare gli lasciò sufficiente tempo libero per proseguire la sua carriera artistica. È di questo periodo (stagione 1941-1942) la partecipazione a Tutto l'oro del mondo con la compagnia di Guido Fineschi e Maria Donati, Teatro della caricatura (1942) accanto a Fanfulla, Ritorna Za-Bum (1943) e Sai che ti dico? (1944) entrambe scritte da Marcello Marchesi e dirette da Mario Mattoli, la rivista musicale Un mondo di armonie di Alberto Semprini (1944), Imputati... alziamoci! di Michele Galdieri (1945), Soffia so'... di Garinei & Giovannini (1946), E lui dice... di Benecoste, diretto da Oreste Biancoli e Adolfo Celi (1947) e infine, nella stagione 1952-1953, Gran baraonda; fu questa la sua ultima apparizione sul palcoscenico, accanto a Wanda Osiris, che avrà poi modo di dirigere nel 1973 in una scena di Polvere di stelle, film ambientato proprio nel mondo della rivista.

La radio (1946 - 1953)

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Alberto Sordi nel 1960 nel film Gastone

Fu alla radio, tra il 1946 e il 1953, che cominciò a ottenere una certa notorietà. Nel 1946, ispiratosi agli ambienti dell'Azione Cattolica, ideò la sua satira dei personaggi de I compagnucci della parrocchietta, dal caratteristico parlato nasale e atteggiamento da "persona come si deve". Uno di questi personaggi piacque talmente a Vittorio De Sica[27] da proporre a Sordi la trasposizione cinematografica in Mamma mia, che impressione! del 1951,[28] suo primo film da protagonista,[29] attraverso la neonata P.F.C.(Produzione Film Comici), fondata da essi stessi.[21] Il film, sceneggiato da Cesare Zavattini e diretto da Roberto Savarese,[28] pur basato sul modello di recitazione tutto verbale sperimentato in radio, contribuì al consolidamento del personaggio, poi riproposto in altri lavori minori.

Alberto Sordi negli studi di Radio Rai nel 1950

Furono di questo periodo le partecipazioni a vari programmi (alcuni presentati da Corrado), che lo lanciarono in radio:[28] Oplà (1947), Vi parla Alberto Sordi (1948-1950)[28] e Rosso e nero (1951). Qui creò altri personaggi come il Signor Dice in collaborazione con Fiorenzo Fiorentini ed Ettore Scola, il Conte Claro, e Mario Pio.[28] Quest'ultima caratterizzazione fu presentata anche al cinema nel film d'esordio di Mauro Bolognini, Ci troviamo in galleria del 1953, oltre alla riproposizione radiofonica, durante la stagione 1968-1969, nella trasmissione Gran varietà;[28] fu anche ripresa da Alighiero Noschese, nel 1970, nella trasmissione satirica Doppia coppia.

Al mezzo radiofonico, nel 1947, dedicò anche un omaggio con il film Il vento m'ha cantato una canzone diretto da Camillo Mastrocinque, accanto a Loris Gizzi, Galeazzo Benti e Laura Solari, riemerso di recente dall'oblio in una pubblicazione su DVD; qui impersonò l'amico di un cantante desideroso di sfondare a livello nazionale in un radiodramma sponsorizzato da una fantomatica radio privata italiana, Radio Sibilla.

A parte la riproposizione di personaggi noti in Gran varietà sul finire degli anni sessanta,[28] l'ultima esperienza radiofonica prima che il cinema divenisse preponderante nella sua carriera fu Il teatrino di Alberto Sordi,[28] in onda solo per pochi mesi sul Secondo Programma tra il 1952 e il 1953.[28]

Sempre alla radio nacquero anche alcune sue canzoni o meglio "ritmi".

Alberto Sordi in I vitelloni (1953)
Alberto Sordi (in fondo) in Le miserie del signor Travet (1945) con Carlo Campanini, Vera Carmi e Gino Cervi

La grande popolarità (1952 - 1958)

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Interpretazione di Nando Mericoni nell'iconico monologo dei maccheroni in Un americano a Roma (1954)

Tra il 1953 e il 1955, la carriera cinematografica di Alberto Sordi giunse a un'importante svolta. Dopo il modesto riscontro di pubblico, e i giudizi della critica cinematografica dell'epoca in prevalenza negativi[30] per il film Lo sceicco bianco (1952), diretto da Federico Fellini, Sordi ottenne maggiore successo con il ruolo da non protagonista in I vitelloni (1953), anch'esso diretto da Fellini, incentrato su un gruppo di giovani riminesi che, nel vuoto di ideali e prospettive lasciato dalla guerra, si trovano confusi e disorientati, incapaci di trovare scopi e interessi.[13]

Nonostante alcune iniziali controversie sulla sua capacità di attrarre il pubblico, la fiducia di Fellini nelle qualità di Sordi si rivelò decisiva. Giunto nelle sale, alcuni noleggiatori di pellicole avevano preteso che il nome di Sordi non apparisse sui manifesti a causa del precedente insuccesso di Lo sceicco bianco.[31] Tuttavia, il personaggio malinconico e cinico di Alberto nei vitelloni consacrò il successo di Sordi, che da quel momento in poi lavorò senza interruzioni, arrivando a girare fino a dieci film all'anno.[31]

«Gli anni Cinquanta sono stati il periodo in cui iniziò il fanatismo per tutto ciò che era americano. Il cinema forniva miti e modelli dopo che la guerra ci aveva dato eroi e liberatori. Fu in quel contesto che mi venne l’idea di rappresentare quel tipo di sciocco bambinone che si lamenta sempre perché non è nato in America, luogo dove di certo, almeno secondo lui, avrebbe trovato fama e fortuna.»

Ai due lavori con Fellini seguì, tra gli altri 31 film girati tra il 1951 e il 1955, un trittico di pellicole dirette da Steno: Un giorno in pretura (1953), Un americano a Roma (1954) e Piccola posta (1955). In questi, Sordi diede vita al personaggio del giovane vigliacco, approfittatore, indolente e qualunquista, un archetipo che sarebbe diventato una caratteristica distintiva dei suoi ruoli negli anni Cinquanta.[32] Con il primo di questi[31] Sordi consolidò la sua notorietà, interpretando Ferdinando "Nando" Mericoni,[N 7] un ragazzo romano scansafatiche, logorroico e petulante, ossessionato dal mito dell'America. Questo personaggio ottenne un tale riscontro che venne ulteriormente sviluppato in Un americano a Roma, il primo film da protagonista coronato da un gran successo al botteghino, incassando circa 380 milioni di lire (equivalenti a quasi 6 milioni di euro nel 2020).[33] La popolarità del personaggio cinematografico varcò addirittura i confini nazionali e gli valse un invito a Kansas City[34] (un ricorrente tormentone di Moriconi) nel 1955, dove, accolto con tutti gli onori e alla presenza del presidente Eisenhower, venne nominato cittadino onorario e governatore onorario dell'American Royal.[34]

Tra le sue altre interpretazioni di questo periodo ve ne sono alcune ritenute esempi significativi della commedia all'italiana. In Bravissimo di Luigi Filippo D'Amico (1955) Sordi interpreta il maestro elementare supplente Impallato, che scopre casualmente un allievo prodigio nel canto lirico e lo sfrutta per ottenere riconoscimenti e ricchezza. Un'altra commedia ambientata nel mondo della musica è Mi permette, babbo!, in cui si narrano le vicende di uno studente di canto viziato, presuntuoso e mantenuto dall'esasperato suocero (interpretato da Aldo Fabrizi), che aspira a calcare le scene della lirica. Vi presero parte anche affermati cantanti lirici dell'epoca, tra cui il basso senese Giulio Neri. Altre interpretazioni furono il rigattiere Peppino in Fortunella di Eduardo De Filippo (1958), il gondoliere rivale in amore di Nino Manfredi in Venezia, la luna e tu di Dino Risi (1958), il marito - megalomane e inconcludente - di una donna ricchissima (interpretata da Franca Valeri) in Il vedovo, diretto ancora da Risi nel 1959; infine, il componente di una commissione censoria che giudica impietosamente manifesti e film piccanti salvo poi, in privato, reclutare a fini immorali ballerine di night club in Il moralista di Giorgio Bianchi (1959).

Tra i film minori di questo periodo è da citare, poiché ritenuto perduto per lungo tempo,[35] Lo scocciatore (Via Padova 46), diretto nel 1953 da Giorgio Bianchi, dove Sordi interpretò il ruolo di un molesto e petulante vicino di casa di un impiegato (Peppino De Filippo) alla ricerca di un'avventura galante. Una copia incompleta (poi pubblicata in DVD) fu ritrovata nel giugno 2003 dalla Cineteca di Bologna.[35]

L'italiano medio di Sordi

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Alberto Sordi con Vittorio De Sica in Il conte Max (1957)

Con l'avvento della commedia all'italiana diede vita a una moltitudine di personaggi che la critica identificò come assimilabili all'italiano medio, spesso collaborando anche al soggetto e alla sceneggiatura dei film interpretati.

Alberto Sordi con Franca Valeri in Il segno di Venere (1955)

Vi sono nei personaggi di Sordi delle caratteristiche ricorrenti: tendenzialmente prepotenti con i deboli e servili con i potenti, a cui cercano di mendicare qualche privilegio. Secondo alcuni, proporre personaggi di questo tipo darebbe il "cattivo esempio", porterebbe infatti certi spettatori che altrimenti non avrebbero avuto il coraggio di rivendicare la propria pochezza, ad avere un alibi e addirittura un esempio da seguire, sentendosi rappresentati e legittimati[36].

Alberto Sordi in Il boom (1963)

La svolta degli anni sessanta

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Alberto Sordi (a destra) sul set de La grande guerra (1959) con Vittorio Gassman e Silvana Mangano
Alberto Sordi con Eduardo in Tutti a casa (1960)

A partire da La grande guerra diretto da Mario Monicelli nel 1959 (nel quale interpreta un soldato indolente e imboscato, costretto suo malgrado a morire da eroe), si distinse come interprete versatile, calandosi anche in ruoli drammatici.

Tra le interpretazioni di rilievo di questo decennio sono da citare il sottotenente Innocenzi di Tutti a casa di Luigi Comencini (1960)[N 8], il vigile inflessibile costretto a capitolare davanti al potente di turno in Il vigile di Luigi Zampa (1960), il giornalista Silvio Magnozzi di Una vita difficile di Dino Risi (1961), il piccolo imprenditore oberato dai debiti disposto a vendere un occhio per riassestare le sue finanze e accontentare una moglie sin troppo esigente in Il boom di Vittorio De Sica (1963), il giovane medico disposto a qualsiasi compromesso per far carriera, fino a diventare primario in una clinica di lusso nel dittico Il medico della mutua di Luigi Zampa (1968) e Il prof. dott. Guido Tersilli primario della clinica Villa Celeste convenzionata con le mutue di Luciano Salce (1969), l'editore partito alla ricerca del cognato disperso in Africa in Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l'amico misteriosamente scomparso in Africa? di Ettore Scola (1968).

Sordi con Adriana Giuffrè e Leopoldo Trieste ne Il medico della mutua di Luigi Zampa (1968)
Alberto Sordi nel film Lo scopone scientifico (1972)

Nel 1969 fu membro del VI Festival cinematografico internazionale di Mosca.

Gli anni settanta

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Tra i personaggi degli anni '70 vi sono il geometra incarcerato senza motivo mentre si trova in vacanza di Detenuto in attesa di giudizio di Nanni Loy (1971) (per questo ruolo si aggiudicò nel 1972 l'Orso d'argento al Festival di Berlino), l'emigrato sfortunato in Bello, onesto, emigrato Australia sposerebbe compaesana illibata (1971) di Luigi Zampa in coppia con Claudia Cardinale, e il baraccato che una volta all'anno insieme alla moglie (Silvana Mangano) organizza interminabili partite a carte nella villa lussuosa di una ricca e bizzarra signora con segretario ed ex amante al seguito (impersonati da Bette Davis e Joseph Cotten) in Lo scopone scientifico di Luigi Comencini (1972), fino al drammatico ruolo che recita in Un borghese piccolo piccolo di Mario Monicelli (1977), generalmente ritenuto il vertice delle sue capacità recitative.[37] Concluse il decennio con Il malato immaginario del 1979, la prima delle libere trasposizioni di Molière su cui tornerà verso fine carriera.

Alberto Sordi in Mafioso (1962)

Come regista diresse in totale 18 pellicole, a partire dal 1966, anno in cui ne realizzò due: Fumo di Londra, basato sulle manchevolezze comportamentali e sociali di un italiano in trasferta all'estero (tematica già affrontata da Gian Luigi Polidoro in molti suoi film, tra cui Il diavolo con Sordi stesso, dove cominciò anche a introdursi nel campo della regia, poiché la pellicola era quasi del tutto improvvisata) e Scusi, lei è favorevole o contrario?, ritratto di un agiato commerciante di tessuti, separato dalla moglie, con tante amanti da mantenere quanti sono i giorni della settimana, in un'Italia scossa dalle polemiche sull'eventuale introduzione del divorzio.

Diresse tre film con protagonista Monica Vitti oltre se stesso: Amore mio aiutami (1969), Polvere di stelle (1973) e Io so che tu sai che io so (1982). Tra gli altri lavori dietro la macchina da presa rimangono Un italiano in America, insieme con Vittorio De Sica (1967), l'episodio La camera dal collettivo Le coppie (1970), Finché c'è guerra c'è speranza (1974), l'episodio Le vacanze intelligenti dal film collettivo Dove vai in vacanza? (1978) e Assolto per aver commesso il fatto (1992).

Gli ultimi film

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Di spessore ritenuto inferiore risultarono i film girati nell'ultima fase della sua carriera, dagli anni 1980 in poi (che inaugurò con il film, interpretato e diretto da lui stesso, Io e Caterina, 1980): declino in parte condizionato dal tramonto in generale del filone della commedia all'italiana, ma anche dovuto a una certa tendenza di Sordi stesso a riproporre in quegli anni un tipo di personaggio ormai datato e non più molto originale.[N 9][N 10] Non mancarono tuttavia apprezzamenti di pubblico e critica, come nella commedia storica Il marchese del Grillo di Mario Monicelli (1981), dove Sordi si cala nel doppio ruolo di un nobile romano dedito alle burle e di un popolano carbonaro suo sosia; sullo stesso filone di libere trasposizioni storiche, tornò a Molière con L'avaro (1990), con regia di Tonino Cervi e Romanzo di un giovane povero (1995) diretto da Ettore Scola, il quale, nel 2003, dopo la sua morte, gli dedicherà il film Gente di Roma.

«Me dispiace, ma io so' io e voi non siete un cazzo!»
Il marchese del Grillo (1981).

Di questo periodo sono inoltre da citare il dittico di film, anche diretti, Il tassinaro del 1983 (dove compaiono, interpretando sé stessi, Giulio Andreotti, Silvana Pampanini e Federico Fellini) e Un tassinaro a New York (1987). Lavorò inoltre con Carlo Verdone (da alcuni considerato il suo naturale erede,[38] pur perseguendo stili e tematiche assai diverse) nei film In viaggio con papà, con regia di Sordi (1982) e Troppo forte, diretto da Verdone (1986). Emblematico fu inoltre il ruolo di un giudice incorruttibile e spregiudicato nel film Tutti dentro del 1984, da lui diretto, con al centro i temi, anticipatori dei fatti di Tangentopoli, della corruzione politica dilagante e dell'esposizione mediatica della magistratura.

Tra gli ultimi film, Sordi ebbe particolarmente a cuore, come disse in alcune interviste, Nestore, l'ultima corsa (1994), dove interpretò un vetturino non ancora rassegnato a portare il suo cavallo al macello. L'ultima pellicola da lui diretta fu Incontri proibiti (1998) accanto a Valeria Marini, presentato ancora nel 2002 con montaggio diverso e un altro titolo, Sposami papà.

Detentore di cinque Nastri d'argento, di sette David di Donatello e altri numerosissimi premi minori, ottenne nel 1995 il Leone d'oro alla carriera al Festival di Venezia.

I collaboratori

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Durante tutta la sua lunga carriera, Sordi si circondò di collaboratori assidui, con cui intrattenne proficui sodalizi artistici. Tra questi, sono da citare gli sceneggiatori Rodolfo Sonego, con cui lavorò in 44 film[39] dal 1954 in avanti (Il seduttore di Franco Rossi è il suo esordio) e Piero De Bernardi. Inoltre, lavorò assiduamente con il compositore Piero Piccioni, che firmò molte delle colonne sonore dei suoi film più celebri, nonché alcune delle sue canzoni irriverenti e maliziose. Altri collaboratori di lungo corso furono la montatrice Tatiana Casini Morigi,[9] la costumista Bruna Parmesan[9] e l'agente e amministratore Gastone Bettanini.

La televisione

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Alberto Sordi e Mina a Studio Uno nel celebre duetto nel 1966

Noto presso il grande pubblico con l'epiteto di "Albertone", prese parte a numerose trasmissioni televisive (tra cui Studio Uno, condotto dalla cantante Mina, nel 1966).

Contribuì inoltre alla sua popolarità televisiva la realizzazione del programma Storia di un italiano, in quattro edizioni, dove, attraverso una selezione tematica di spezzoni dei suoi numerosi film, si presentava la figura di un certo italiano medio, con i suoi pregi e i suoi difetti.[N 11]

Le ultime apparizioni e la morte (2001 - 2003)

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Sordi si ammalò di tumore ai polmoni nel 2001[40] e da allora le sue uscite pubbliche si diradarono. Una delle sue ultime apparizioni televisive risale al 18 dicembre 2001, nel programma Porta a Porta condotto da Bruno Vespa e dedicato interamente a lui, dove fu esposta la Harley Davidson 750cc WLA del 1942, esemplare originale di scena del film Un americano a Roma.[N 12][41] Nel 2002 ricevette due lauree honoris causa, una a marzo dalla IULM di Milano[42] e una il mese successivo dall'Università di Salerno,[43] presenziando a entrambe le cerimonie. Partecipò ancora nel luglio di quell'anno al programma Italiani nel mondo presentato da Pippo Baudo,[44] sua ultima partecipazione pubblica. Il 17 dicembre 2002 avrebbe dovuto intervenire a una serata in suo onore al Teatro Ambra Jovinelli di Roma ma dovette rinunciare per l'aggravarsi delle sue condizioni,[45] limitandosi a comparire in un filmato girato nel suo studio[46] e proiettato per il pubblico del teatro. Fu questa la sua ultima apparizione in video.

Messaggio apparso su piazza San Giovanni durante i funerali di Sordi
Ultimo viaggio di Sordi verso il Verano

Morì nella sua casa di Roma la sera del 24 febbraio 2003, all'età di 82 anni, per complicazioni broncopolmonari della malattia da cui era affetto;[47] la salma, successivamente sottoposta a imbalsamazione, venne traslata nel Palazzo Senatorio al Campidoglio, nella Sala Giulio Cesare, dove per due giorni ricevette l'omaggio della gente, compresi molti personaggi del cinema italiano e della politica; il 27 febbraio, si svolsero i funerali solenni nella basilica di San Giovanni in Laterano ai quali presenziarono oltre 250.000 persone;[47] dopo la cerimonia funebre, il feretro venne tumulato nella cappella di famiglia nel cimitero monumentale del Verano di Roma, in cui, su una lapide a forma di pergamena, è inciso l'epitaffio: «Sor Marchese, è l'ora» battuta ripresa da uno dei suoi film più celebri, Il marchese del Grillo.[48][49][50][51][52]

Lascito e causa sull'eredità (2003 - 2019)

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Alla morte, tutto il patrimonio di Alberto Sordi passò alla sorella Aurelia, unica parente di primo grado ancora in vita. La donna, deceduta nel 2014 all'età di 97 anni, lasciò in eredità l'intera fortuna a tre fondazioni intitolate al fratello. Tra queste, la Fondazione Museo Alberto Sordi, istituita nel 2011, ricevette la maggior parte della liquidità, circa 30 milioni di euro, e la villa dell'attore in Via Druso, con la disposizione di trasformarla in un museo.[53]

Circa 37 parenti, veri o presunti tali, di vari gradi impugnarono il testamento e intentarono una causa, sostenendo che solo due delle tre fondazioni erano state create e patrocinate da Sordi: la Fondazione Alberto Sordi, istituita nel 1992, e la Fondazione Alberto Sordi per i giovani, fondata nel 2001. Secondo i querelanti, Aurelia era affetta da demenza senile e incapace di intendere e di volere quando, nel 2011, sarebbe stata indotta con circonvenzione a creare la terza fondazione e a convogliarvi la maggior parte dei fondi, anziché destinarli ai parenti, dai suoi collaboratori più vicini, tra cui un autista, una governante e alcuni avvocati. Questi ultimi, inoltre, avrebbero ottenuto da lei ingenti somme di denaro con l'inganno. Il caso iniziò a seguito di una denuncia presentata da una banca che aveva notato movimenti sospetti sui conti bancari di Aurelia. Tuttavia, dopo un processo durato cinque anni, il tribunale riconobbe la validità del testamento nel 2019,[54] e assolse gli imputati da tutte le accuse.[53]

La lapide di Alberto Sordi al cimitero del Verano

«So che la gente vorrebbe conoscere le storie e i segreti dei miei amori (...) cosa che fino a oggi hanno fatto gli altri, spesso inventandone di mai esistiti, che io non ho mai smentito perché la fatica di fare polemica sarebbe stata troppa per il mio carattere. La mia discrezione in fatto di amicizie, avventure, amori, ha suscitato sempre una grande curiosità. E ancora adesso (...) mi si attribuiscono storie di ogni genere (...) vorrei sfatare una volta per tutte la mia fama di scapolone (...) che considera le donne solo una terra di conquista, perché questo non trova spazio nella mia educazione.»

A dispetto della sua immagine pubblica estroversa e dalla personalità strabordante, Sordi mantenne sempre un estremo riserbo sulla sua vita privata, di cui sono noti pochi dettagli. Cattolico praticante,[55][56] non ebbe figli e non si sposò mai; al di là delle numerose relazioni attribuitegli dalle cronache rosa[57] (tra le varie: Katia Ricciarelli, Patrizia De Blanck,[58] Silvana Mangano,[57] Shirley MacLaine[59] e la principessa Soraya Esfandiary Bakhtiari),[60] sono note due relazioni sentimentali significative: la prima con Andreina Pagnani, di quasi quattordici anni più grande di lui, durata nove anni.[61][62] L'incontro tra i due avvenne nel 1941 durante il doppiaggio di Il giardino di Allah,[63] in cui entrambi lavoravano; la Pagnani prestava la voce a Marlene Dietrich.[63] La seconda relazione fu con l'attrice austriaca Uta Franz,[64] con la quale giunse molto vicino al matrimonio. Tuttavia, al momento di fissare la data delle nozze, Sordi ebbe un ripensamento, causando grande disappunto a Franz e alla sua famiglia e sancendo la fine del rapporto.[9]

Alla ricorrente domanda sul perché non fosse mai convolato a nozze, chiosava con uno dei suoi tormentoni "Che mi metto un'estranea in casa?";[59][65] salvo poi spiegare, in alcune interviste,[66] che l'assoluta dedizione al suo mestiere non gli avrebbe consentito di dedicare a una famiglia il tempo e l'impegno necessari.

La cappella di famiglia di Alberto Sordi nel cimitero del Verano

A parte un soggiorno a Milano per frequentare l'Accademia dei filodrammatici, Alberto Sordi visse sempre a Roma. Abitò dalla nascita fino al 1930 in via san Cosimato 7; dopo la demolizione dell'edificio originario per il costruendo palazzo delle Sacre Congregazioni, si trasferì in un appartamento in via Venezia; in seguito, alla morte del padre nel 1941,[26] si spostò in un appartamento di via dei Pettinari e, dal 1958 fino alla morte, in una villa progettata dall'architetto Clemente Busiri Vici in via Druso,[N 13] presso le Terme di Caracalla, fatta costruire nel 1932 da Alessandro Chiavolini, per molti anni segretario particolare di Benito Mussolini.[67][68] Visse insieme alle sorelle e al fratello, per molti anni suo amministratore, e con la segretaria Annunziata Sgreccia,[69] che dalla sua morte sovrintese per un certo periodo al suo archivio personale.

Nel 1962 aveva acquistato una villa a Castiglioncello,[70] dove era solito trascorrere l'estate con il fratello Giuseppe, che vi risiedeva stabilmente. La villa fu successivamente venduta nel 1996, dopo che Giuseppe ebbe un malore che lo condusse alla morte mentre si trovava nella proprietà.[15][70] Nello stesso anno, il Governo e l’esercito svizzeri gli impedirono l’acquisto di un terreno ad Andermatt, un villaggio alpino situato a 1.437 metri di quota nel Massiccio San Gottardo, temendo che uno straniero potesse carpire segreti delle basi militari presenti in quella zona. Sordi, con un noto avvocato locale, si oppose a tale diniego ma senza successo e dovette rinunziare al suo progetto di una casa in quella località.[71]

Aveva posseduto inoltre una villa a Lignano Pineta,[67] rivenduta dopo la morte della sorella Savina nel 1972[12] e una a Formia,[67] un paio di appartamenti a Parigi[72] e vari terreni a Roma e dintorni, uno dei quali, in località Trigoria, in parte vendette e in parte donò per la costruzione dell'Università Campus Bio-Medico.[73] Qui sorse inoltre il Centro per la Salute dell'Anziano,[74] struttura voluta dall'attore per l'assistenza medica e la ricerca applicata alle patologie della terza età. Questa e altre iniziative filantropiche di cui Sordi si rese protagonista sono tuttora amministrate dalle Fondazioni che portano il suo nome.[75][76]

La politica e lo sport

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«Anche a me proposero di entrare in politica (...) «Vi ringrazio ma non è aria» gli dissi «intendo dedicare le mie energie soltanto al lavoro.» Perché ho voluto essere sempre libero anche dal punto di vista politico? Credo che chi voglia fare della satira non debba legarsi e guardare in faccia nessuno (...) In questo senso credo di aver distribuito “botte” in ogni direzione, senza aver mai risparmiato neppure quelli a cui, come convinzioni personali, mi sentivo più vicino. Anzi a loro si può dire che ho riservato il trattamento peggiore. Forse perché lo meritavano più degli altri.»

Sordi mantenne il suo riserbo anche in materia di idee politiche, nonostante sia stato avvicinato alla Democrazia Cristiana,[N 14] per via della sua amicizia personale con Giulio Andreotti[77] (il quale apparve nel film Il tassinaro), e per alcuni tentativi non concretizzati da parte di tale partito di coinvolgerlo politicamente (gli fu offerta la candidatura a sindaco negli anni '50[7] e di divenire capolista nel 1989).[78] Sordi stesso riferì di un'altra proposta di entrare in politica da parte di un imprecisato leader della destra,[N 15] produttore di un suo film.[9] Ancora nel 1996 si diffuse la voce secondo cui Sordi volesse candidarsi come primo cittadino di Roma, concorrendo così con Francesco Rutelli (fatto smentito dallo stesso Sordi in TV).[N 16][79] Il giorno del suo ottantesimo compleanno, il 15 giugno 2000, Rutelli, nel frattempo eletto, gli cedette comunque, simbolicamente, la fascia tricolore, nominandolo sindaco onorario per un giorno come tributo a uno dei cittadini più illustri.[80]

In tema di passione calcistica non fece mai mistero di essere un grande tifoso della Roma,[81] non mancando di far trasparire questa sua passione in alcuni film.

Alberto Sordi nel film Sotto il sole di Roma (1948)
Alberto Sordi e Brunella Bovo in Lo sceicco bianco (1952)
Alberto Sordi ed Elena Gini in L'arte di arrangiarsi (1954)
Alberto Sordi con Peppino De Filippo nel film Il segno di Venere (1955)
Alberto Sordi in una scena del film Guardia, guardia scelta, brigadiere e maresciallo (1956)
Alberto Sordi in una scena di Mio figlio Nerone (1956)
Alberto Sordi in Ladro lui, ladra lei (1958)
Alberto Sordi con Vittorio Gassman ne La grande guerra (1959)
Alberto Sordi con Leonora Ruffo ne Il vedovo (1959)
Alberto Sordi (al centro) con Vittorio Gassman e Nino Manfredi nel film Crimen (1960)
Alberto Sordi e Vito De Taranto ne Il maestro di Vigevano (1963)
Alberto Sordi in I complessi (1965)
Alberto Sordi con Vittorio De Sica in Un italiano in America (1967)
Alberto Sordi e Pupella Maggio ne Il medico della mutua (1968)
Alberto Sordi con Nino Manfredi in Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l'amico misteriosamente scomparso in Africa? (1968)
Alberto Sordi dietro le sbarre in Detenuto in attesa di giudizio (1971)
Alberto Sordi e Claudia Cardinale in una scena del film Bello, onesto, emigrato Australia sposerebbe compaesana illibata (1971)
Alberto Sordi con Bette Davis ne Lo scopone scientifico (1972)
Alberto Sordi in Finché c'è guerra c'è speranza (1974)
Alberto Sordi e Vincenzo Crocitti in una scena del film Un borghese piccolo piccolo (1977)
Alberto Sordi nel film Io e Caterina (1980)
Alberto Sordi nella celebre scena de Il marchese del Grillo (1981)
Alberto Sordi nel film L'avaro (1990)

Cortometraggi o documentari dove appare Alberto Sordi

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Riconoscimenti

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Alberto Sordi premiato nel 1961 al David di Donatello. Al suo fianco Sophia Loren e Charlton Heston
Alberto Sordi riceve il David di Donatello alla carriera, 1999

Doppiatori italiani

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Nei seguenti film, Sordi si trovò come interprete a essere doppiato da:

Compositore e cantante

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Alberto Sordi
Alberto Sordi nel 1961
NazionalitàItalia (bandiera) Italia
GenereMusica leggera
Periodo di attività musicale1939 – 2003
EtichettaFonit, Cinevox, General Music, RCA Italiana, CGD, Fonit-Cetra, Easy Records Italiana
Album pubblicati11
Studio11

Il primo contatto di Sordi con la musica avviene già tra il 1939 e il 1942, periodo in cui doppia il personaggio di Ollio, nel film I diavoli volanti che include anche un intermezzo cantato, Guardo gli asini che volano nel ciel, rielaborazione di A Zonzo di Ernesto Bonino.[82]

Soprattutto negli anni Quaranta, scrisse (sotto lo pseudonimo Maestro Gambara) e interpretò alcune canzoni o, come li definì lui stesso, ritmi lenti di satira leggera. Tra le altre: Nonnetta, Carcerato, Cerco una donna, Il bimbo che non conobbe infanzia, L'alpino. Alcune le ricantò nel 1957 in Carosello, negli sketch per la casa vinicola Gancia, unici episodi che lo videro protagonista nella nota rubrica pubblicitaria.

Nello stesso anno, Sordi si iscrisse alla SIAE come suonatore di mandolino, strumento che conosceva in virtù dei suoi trascorsi militari. Ottenne la qualifica di "Compositore melodista".[83]

Programmi radiofonici Eiar

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  • Le avventure di Pinocchio, racconto a puntate per le scuole elementari (marzo 1942)
  • La leggenda di Francesca, tragedia allegra di Guglielmo Guasta, musiche di Zita Lana e Alberto Montanaro, con Alberto Sordi, Gustavo Conforti, orchestra Spaggiari, regia di Silvio Gigli, trasmessa il 15 marzo 1942.
  • La leggenda della civiltà...E il fuoco ride!, fantasia radiofonica di Riccardo Aragno, orchestra Manno, con Rina Franchetti, Wanda Tettoni, Alberto Sordi, Gustavo Conforti, regia di Silvio Gigli, trasmessa il 20 marzo 1942.
  • Paradiso per tutti, rivista di Mario Brancacci e De Matteo, orchestra Spaggiari, con Wanda Tettoni, Alberto Sordi, Aleardo Ward, regia di Silvio Gigli, trasmesso il 15 aprile 1942.
  • Il gioco dell'oca, fantasia musicale di Riccardo Morbelli, orchestra Spaggiari, con Rina Franchetti, Alberto Sordi, Barbara Landi, Wanda Tettoni, regia di Silvio Gigli, trasmessa 22 aprile 1942.

Programmi radiofonici Rai

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Film biografico

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Lo stesso argomento in dettaglio: Permette? Alberto Sordi.
Cavaliere di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia d'oro ai benemeriti della cultura e dell'arte (alla memoria) - nastrino per uniforme ordinaria

Lauree Honoris Causa

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Laurea Honoris Causa in Scienze e Tecnologie della Comunicazione. - nastrino per uniforme ordinaria
Laurea Honoris Causa in Scienze e Tecnologie della Comunicazione.
«La Laurea Honoris Causa in Scienze e Tecnologie della Comunicazione viene assegnata ad Alberto Sordi per la coerenza di un lavoro che non ha eguali e per l'eccezionale capacità di usare il cinema per comunicare e trasmettere l'ideale storia di valori e costumi dell'Italia moderna dall'inizio del Novecento a oggi
— Università IULM di Milano, 12 marzo 2002[86]
Laurea Honoris Causa in Scienze della Comunicazione. - nastrino per uniforme ordinaria
Laurea Honoris Causa in Scienze della Comunicazione.
«Alberto Sordi sintetizza nella propria avventura artistica non solo una straordinaria versatilità interpretativa e recitativa ma, soprattutto, la capacità di attraversare nel segno di un'identità forte l'intero ambito dei mezzi e delle forme di comunicazione nel segno di un costante rinnovamento delle forme espressive. Costituisce un patrimonio di esperienza e magistero insostituibile sul versante delle dinamiche e conoscenze interne al cinema e ai media audiovisivi e contribuisce, in maniera decisiva, ai saperi e alle teorie della comunicazione.»
— Università degli Studi di Salerno, 24 aprile 2002[87]
Galleria Alberto Sordi (esterno)

Nel 1999 gli venne consegnato, su ideazione del regista Angelo Antonucci, il premio "Reggia d'oro" per l'interpretazione, come primo film da protagonista, del film I tre aquilotti, ambientato alla Reggia di Caserta.

Il 7 dicembre 2003 gli fu intitolata la restaurata galleria Colonna a Roma, divenuta dunque galleria Alberto Sordi. Sempre a Roma, il 16 febbraio 2013 è stato inaugurato all'interno di Villa Borghese un viale dedicato ad Alberto Sordi, alla presenza della sorella dell'attore, Aurelia, e del sindaco Gianni Alemanno.[88] La città di Grosseto ha dedicato ad Alberto Sordi il viale principale nel nuovo quartiere del Casalone, così come successo a Cagliari - Pirri, Taranto, Noceto (PR), a Jesolo (VE); a Castiglioncello (LI), dove frequentemente trascorreva le sue vacanze gli fu dedicato un lungomare. Anche Vigevano (PV), Guidonia Montecelio (RM), Orta di Atella (CE), Sabaudia (LT), Capaci (PA), Misterbianco (CT), Ponte San Giovanni (PG), San Nicola la Strada (CE), Grugliasco (TO), Valenzano (BA), Frosinone, Ragusa e Taranto gli hanno dedicato una via.

Ad Alberto Sordi è stato dedicato il film del 2003 di Ettore Scola Gente di Roma.

Dal 2004 viene consegnato il premio speciale Leggio d'oro "Alberto Sordi" agli attori che si sono distinti dell'ambito del doppiaggio, del teatro, della televisione o del cinema. Tale premio viene conferito durante l'annuale edizione del Leggio d'oro, ed è stato dedicato all'attore perché egli fu il primo vincitore dello stesso premio nel 1995, per il doppiaggio di Oliver Hardy in Stanlio e Ollio.[89][90]

Galleria Alberto Sordi (interno)

Nel 2011 il Bif&st di Bari ha assegnato un premio intitolato ad Alberto Sordi per il miglior attore non protagonista tra i film del festival.

Ad Alberto Sordi è stata dedicata una scuola a Roma, l'Istituto comprensivo “Alberto Sordi”,[91] nata dall'unione delle Scuole Medie Statali "PierLuigi Nervi" di piazzale Hegel e "Giacomo Puccini” di piazza Giuseppe Gola.

Dal 14 febbraio al 31 marzo 2013 il Vittoriano di Roma ha ospitato la mostra Alberto Sordi e la sua Roma, dedicata soprattutto al suo rapporto con la città natale.[92]

Nel 2017 si è tenuta a Buenos Aires una mostra di fotografie, costumi e una serie di film su alcuni dei suoi film emblematici.[93]

Gli è stato dedicato un asteroide, 83657 Albertosordi.[94]

Esplicative

  1. ^ Nel 2012 vi fu posta una targa ricordo dal Municipio I di Roma
  2. ^ L'edificio in cui visse fu demolito nel 1930 per fare spazio alla costruzione del Palazzo delle Sacre Congregazioni Romane. Nel sito originario fu apposta una targa commemorativa.
  3. ^ Sordi si riferì a lui come "Albertino" in alcune interviste
  4. ^ Come Sordi stesso ebbe a raccontare in una puntata del Maurizio Costanzo Show, durante la frequenza dell'Accademia, l'insegnante di dizione lo chiamò in disparte e gli disse: «Lei dice guèra, ma si dice guèrra». Lui rispose: «Me se strigne 'a gola a dì guèrra». Venne espulso dopo poche settimane. Cfr. Fava, op.cit.
  5. ^ Come Sordi stesso raccontò nel programma televisivo Laurel & Hardy - Due teste senza cervello.
  6. ^ Se si eccettuano gli auto-doppiaggi in post-produzione di tutte le sue altre pellicole, come consuetudine nella produzione cinematografica.
  7. ^ A seconda delle fonti il personaggio compare alternativamente come Nando Mericoni o Nando Moriconi. Cfr PAZZO PER REPUBBLICA - il blog dei feticisti di Repubblica: Michele Serra cade dall'Amaca. (archiviato dall'url originale il 13 gennaio 2017).
  8. ^ «È stato un grande dolore. Veramente Sordi ha interpretato i sentimenti degli italiani, soprattutto nei momenti più difficili e duri. Sordi ha rappresentato i sentimenti degli italiani mentre il Paese si stava sfasciando. Però, nelle sue interpretazioni non c'è mai la rappresentazione dello sfascio senza la speranza. C'è, quindi, una profonda italianità di Sordi. Una delle ultime volte venne a mostrarmi la riedizione dei suoi film. Ora spero che siano visti anche nelle scuole. Sarebbe un modo di rappresentare visivamente i drammi degli anni Quaranta. Mi riferisco a film come Tutti a casa, ma non solo a quello.» Carlo Azeglio Ciampi (archiviato dall'url originale il 28 maggio 2009).
  9. ^ "I suoi personaggi perdono con gli anni la grinta e il cinismo che tanto aveva colpito l'Italietta del boom economico, in più complice del declino è anche il tramonto del genere della commedia all'italiana", da Alberto Sordi - biografia di Ivana Faranda, Alberto Sordi - Attore - Biografia e Filmografia - Ecodelcinema (archiviato dall'url originale il 25 luglio 2014). (sito rilevato il 17/7/2014)
  10. ^ "Del finale di carriera di Sordi c'è poco da dire. Un lento declino, ravvivato solo dal Marchese del Grillo, un'iniezione di gerovital, e il tassinaro televisivo. Poi basta", da Albertone, re indiscusso (e un po' sprecato) della commedia italiana di Claudio Siniscalchi, Albertone, re indiscusso (e un po' sprecato) della commedia italiana - ilGiornale.it (archiviato dall'url originale il 18 maggio 2015). (sito rilevato il 17/7/2014)
  11. ^ «Sono triste e scioccato nell'apprendere della morte di Alberto Sordi. In qualche modo non pensavo fosse mortale. Le sue immagini vanno dal mio cuore alla mia mente, vedo la sua faccia e sento la sua voce in tutti quei meravigliosi ruoli che ha interpretato. Sordi ha catturato come nessun altro quello che significa essere italiano, satirizzando molti tratti nazionali, buoni e cattivi, e così facendo, esorcizzandoli. Uno potrebbe legare insieme tutti i suoi film e tirarne fuori una storia dell'Italia. Era più di un attore. Era una icona nazionale. Porta con sé uno degli ultimi gloriosi ricordi dell'età mitica del cinema italiano. Martin Scorsese (archiviato dall'url originale il 28 maggio 2009).
  12. ^ Esibita dall'associazione I Vitelloni Club Alberto Sordi, fondata nel 1994, provenienza Collezione Stefano Saliola
  13. ^ La strada era chiamata in precedenza Via della Ferratella in Laterano.
  14. ^ Secondo il cugino Igor Righetti era noto alla famiglia che Sordi votasse Democrazia Cristiana. Cfr. Righetti, Alberto Sordi segreto, op.cit.
  15. ^ Come dichiarato da Sordi stesso in un'intervista, senza tuttavia precisare chi fosse il produttore latore di tale proposta.
  16. ^ Come riportò il Corriere della Sera, il 23 novembre di quello stesso anno, prese parte a una puntata della trasmissione Tappeto volante di Luciano Rispoli, su Telemontecarlo, in cui dichiarò: "Il sindaco non si deve preoccupare: io sono stato, sono e resterò attore fino alla fine dei miei giorni".

Riferimenti

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