Napoli: differenze tra le versioni

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Il tempo libero ha un polo di grande attrattiva nel quartiere di [[Fuorigrotta]]. Qui sorge lo [[Stadio San Paolo]] inaugurato nel [[1959]] che ospita le partite di calcio del [[SSC Napoli|Napoli]] ed è stato ristrutturato per i [[Campionato mondiale di calcio 1990|mondiali di calcio del 1990]], questo stadio è stata la casa del più celebre giocatore del Napoli: Diego Armando Maradona; la [[Mostra d'Oltremare]] realizzata nel [[1940]] dal [[regime fascista|fascismo]] per ospitare i prodotti delle colonie e diventata area espositiva di 750.000 metri quadri con 9 padiglioni per mostre e fiere, 30 sale congressuali fino a 2.000 posti, teatro al chiuso e all'aperto per un complessivo di 3.000 posti, due piscine, quattro campi da tennis, e che ospita numerosi eventi di portata nazionale e internazionale; il parco dei divertimenti ''[[Edenlandia]]'' più "antico" d'Italia, fondato nel [[1965]]; il ''Giardino Zoologico'' altrimenti detto [[Zoo di Napoli]]; in più la zona ospita un [[bowling]], un multicinema con 11 sale, fast food, sale giochi, campi di calcio, calcetto e tennis, nonché la Piscina Scandone, olimpionica, utilizzata per le gare di [[pallanuoto]] delle squadre napoletane ed utilizzata precedentemente per i [[Giochi del Mediterraneo]] del [[1964]]. Nella zona era anche sito il [[Palazzetto dello Sport Mario Argento|Palazzetto dello Sport]] "Mario Argento" destinato in particolare alla [[pallacanestro]], abbattuto nel [[2005]] ed in corso di ricostruzione. Le attività della pallacanestro di vertice si svolgono ora nel [[PalaBarbuto]] (5500 posti) costruito di fronte al vecchio palazzetto per permettere alle squadre napoletane di affrontare il massimo campionato e le competizioni europee.
Il tempo libero ha un polo di grande attrattiva nel quartiere di [[Fuorigrotta]]. Qui sorge lo [[Stadio San Paolo]] inaugurato nel [[1959]] che ospita le partite di calcio del [[SSC Napoli|Napoli]] ed è stato ristrutturato per i [[Campionato mondiale di calcio 1990|mondiali di calcio del 1990]], questo stadio è stata la casa del più celebre giocatore del Napoli: Diego Armando Maradona; la [[Mostra d'Oltremare]] realizzata nel [[1940]] dal [[regime fascista|fascismo]] per ospitare i prodotti delle colonie e diventata area espositiva di 750.000 metri quadri con 9 padiglioni per mostre e fiere, 30 sale congressuali fino a 2.000 posti, teatro al chiuso e all'aperto per un complessivo di 3.000 posti, due piscine, quattro campi da tennis, e che ospita numerosi eventi di portata nazionale e internazionale; il parco dei divertimenti ''[[Edenlandia]]'' più "antico" d'Italia, fondato nel [[1965]]; il ''Giardino Zoologico'' altrimenti detto [[Zoo di Napoli]]; in più la zona ospita un [[bowling]], un multicinema con 11 sale, fast food, sale giochi, campi di calcio, calcetto e tennis, nonché la Piscina Scandone, olimpionica, utilizzata per le gare di [[pallanuoto]] delle squadre napoletane ed utilizzata precedentemente per i [[Giochi del Mediterraneo]] del [[1964]]. Nella zona era anche sito il [[Palazzetto dello Sport Mario Argento|Palazzetto dello Sport]] "Mario Argento" destinato in particolare alla [[pallacanestro]], abbattuto nel [[2005]] ed in corso di ricostruzione. Le attività della pallacanestro di vertice si svolgono ora nel [[PalaBarbuto]] (5500 posti) costruito di fronte al vecchio palazzetto per permettere alle squadre napoletane di affrontare il massimo campionato e le competizioni europee.
A [[Bagnoli (quartiere di Napoli)|Bagnoli]], ha sede dal [[1993]] la [[Città della Scienza]] (museo scientifico sui generis primo in Europa), mentre nei pressi di [[Piazza Carlo III]] è presente il [[Real Albergo dei Poveri]] - che diverrà ''Città dei Giovani''. Arterie di shopping principali nella città sono, oltre le già citate, quelle che fanno capo a [[Piazza dei Martiri]] (Via Chiaja, Via dei Mille, Via Calabritto e Via Carlo Poerio) che insieme formano la zona dello shopping con le più note firme mondiali. Altre vie dello shopping più popolari sono quelle al [[Vomero]] di Via Scarlatti, Via Luca Giordano e Via Cilea, Via Roma nella zona portuale e a [[Soccavo]] quella di Via Epomeo.
A [[Bagnoli (quartiere di Napoli)|Bagnoli]], ha sede dal [[1993]] la [[Città della Scienza]] (museo scientifico sui generis primo in Europa), mentre nei pressi di [[Piazza Carlo III]] è presente il [[Real Albergo dei Poveri]] - che diverrà ''Città dei Giovani''. Arterie di shopping principali nella città sono, oltre le già citate, quelle che fanno capo a [[Piazza dei Martiri]] (Via Chiaja, Via dei Mille, Via Calabritto e Via Carlo Poerio) che insieme formano la zona dello shopping con le più note firme mondiali. Altre vie dello shopping più popolari sono quelle al [[Vomero]] di Via Scarlatti, Via Luca Giordano e Via Cilea, Via Roma nella zona portuale e a [[Soccavo]] quella di Via Epomeo.

==Società==
=== Tessuto urbano e popolazione ===
{{Vedi anche|Storia dell'urbanistica e dell'architettura di Napoli|Area metropolitana di Napoli}}
[[File:Naples metropolis.jpg|200px|right|thumb|L'area metropolitana di Napoli in una visione satellitare notturna]]
[[Capoluogo]] della [[provincia di Napoli|provincia omonima]] e della regione [[Campania]], è il [[Comuni italiani con più di 50.000 abitanti|terzo comune]] d'[[Italia]] per numero di abitanti: dati [[Istituto Nazionale di Statistica|ISTAT]] dell'ultima stima (01/04/2009) <ref>[http://demo.istat.it/bilmens2008gen/index02.html Statistiche demografiche ISTAT<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref> rilevano una popolazione di 962.447 abitanti, pari a oltre un sesto dell'intera popolazione regionale e quasi un terzo di quella della sua provincia. Attualmente il comune di Napoli è 18° in Europa per popolazione.

La città vera e propria si estende tuttavia ben oltre la superficie comunale, sebbene non possa essere univoca una definizione dei suoi confini. Dati [[Organizzazione delle Nazioni Unite|ONU]] del [[2005]] assegnano all'intero [[agglomerato urbano]] napoletano una popolazione di circa 2.200.000 abitanti <ref>[http://www.un.org/esa/population/publications/WUP2005/2005WUP_agglomchart.pdf Dati ONU - ''Urban Agglomeration 2005'']</ref>, ma va ricordato che vi sono dati di diverse fonti che appaiono anche estremamente discordanti a seconda del metodo di calcolo utilizzato (non solo per l'agglomerato urbano ma anche soprattutto per la definizione dei confini dell'area metropolitana).
L'[[area metropolitana di Napoli]] secondo le stime dell'[[OCSE]] giungerebbe a circa 3.100.000 abitanti, dietro Milano e Roma <ref>[http://213.253.134.43/oecd/pdfs/browseit/0406041E.PDF Dati OCSE del 2006]</ref>. La maggioranza delle fonti, tuttavia, indica che quella napoletana è la seconda area metropolitana d'[[Italia]] per popolazione dopo Milano, solo per citarne alcune: per l' ''U.S. Census Bureau and Times Atlas of the World'' ne stima una popolazione di circa 3 milioni di abitanti <ref>[http://www.worldatlas.com/citypops.htm Largest Cities of the World - by population]</ref>, dati [[Eurostat]] ne contano circa 4 milioni <ref>Fonte [[Eurostat]] [http://epp.eurostat.ec.europa.eu/portal/page?_pageid=0,1136162,0_45572076&_dad=portal&_schema=PORTAL]</ref> mentre fonti SVIMEZ ne attribuiscono 4.434.136 distribuiti su un'area di 2.300&nbsp;km², facendone la seconda area metropolitana italiana per popolazione <ref>[http://users.libero.it/domenico.smarrazzo/studio.PDF Fonte Svimez]</ref>. Per il CENSIS, invece, l'area metropolitana napoletana è seconda solo alla Mega regione lombarda, con 4.996.084 abitanti
<ref>[http://www.censis.it/files/Rapporto_annuale/2008/2_societa_italiana_2008.pdf Fonte CENSIS] </ref>.

L'area metropolitana risulta, ad ogni modo, una delle più popolose e densamente popolate dell'[[Unione Europea]] (al [[2007]] risulta ottava in Europa e 86° al mondo); inoltre, ricordiamo che l'istituzione della [[città metropolitana]], che non riguarda l'intera area metropolitana, dovrebbe andare a sostituire la [[Provincia di Napoli]]. Gli urbanisti chiamano l'intero territorio urbanizzato ''"la grande Napoli"''; la crescita della città è riuscita infatti ad integrare a sé comuni della [[provincia di Salerno]] e [[provincia di Caserta|Caserta]] quasi senza soluzione di continuità. La costa metropolitana si estende ininterrottamente da [[Capo Miseno]] a [[Castellammare di Stabia]].

La popolazione dell'intero agglomerato urbano napoletano è alquanto giovane, soprattutto se si considerano gli abitanti della stessa città e quelli della sua provincia; infatti, il ben 19% della popolazione risulta sotto i 14 anni, mentre, il 13% ha più di 65 anni, in netta contrapposizione alla media nazionale del 14% e del 19%, rispettivamente.<ref name="demog">{{cite news|url=http://demo.istat.it/bil2007/index.html|publisher=ISTAT.it|title=Demographics|date=[[8 gennaio]] 2008}}</ref>
[[File:Panorama serale.JPG|200px|thumb|Panorama serale della città|left]]
Il comune è composto dalla "città storica" (corrispondente ai quartieri di [[Avvocata (quartiere di Napoli)|Avvocata]], [[Chiaia]], [[Mercato (quartiere di Napoli)|Mercato]], [[Montecalvario]], [[Pendino]], [[Porto (quartiere di Napoli)|Porto]], [[Posillipo]], [[San Carlo all'Arena]], [[San Giuseppe (quartiere di Napoli)|San Giuseppe]], [[San Lorenzo (quartiere di Napoli)|San Lorenzo]], [[Stella (quartiere di Napoli)|Stella]], [[Vicaria]]), da alcune frazioni fuse con la città in varie fasi già dall'epoca di [[Gioacchino Murat]] ([[Arenella (quartiere di Napoli)|Arenella]], [[Bagnoli (quartiere di Napoli)|Bagnoli]], [[Miano]], [[Piscinola]], [[Fuorigrotta]], [[Vomero]]) e dai comuni aggregati infine durante il [[Storia dell'Italia fascista|ventennio fascista]] (attualmente suddivisi nei quartieri di [[Barra (quartiere di Napoli)|Barra]], [[Chiaiano]], [[Pianura (quartiere di Napoli)|Pianura]], [[Soccavo]], [[Ponticelli]], [[San Giovanni a Teduccio]], [[San Pietro a Patierno]], [[Secondigliano]] e [[Scampìa]]).

Napoli, attualmente, ha un tasso di natalità più elevato rispetto ad altre parti del paese, con 10,46 nascite ogni 1000 abitanti; mentre, la media italiana è di 9,45 nascite.<ref name="demog" />

I quartieri più popolosi sono appunto quelli corrispondenti al territorio dei comuni aggregati durante il ventennio. La sovrappopolazione di tali zone, che hanno da sole i due terzi della popolazione della città, è dovuta principalmente alla scelta politica - poi rivelatasi fallimentare - di individuare in quei luoghi le aree in cui realizzare gli agglomerati ''ex legge'' 167/1962 (edilizia residenziale pubblica) e ''legge'' 219/1981 (edilizia residenziale pubblica per i [[terremoto dell'Irpinia|terremotati del 1980]]).

A differenza di molte città italiane del nord vi sono molti meno immigrati a Napoli, soprattutto se si considera il comune: il 98,5% delle persone sono italiane. Nel 2006, ci sono stati 19.188 stranieri, la maggioranza dei quali proveniva da [[Ucraina]] e [[Polonia]], ma anche dall'Est asiatico. Le statistiche mostrano che la stragrande maggioranza degli immigrati sono di sesso femminile; questo è dovuto al fatto che i lavoratori di sesso maschile tendono a trasferirsi prevalentemente al Nord del paese.<ref>{{cita web|autore=ISTAT|url=http://demo.istat.it/str2006/query.php?lingua=ita&Rip=S4&Reg=R15&Pro=P063&Com=49&paese=A9999&submit=Tavola|titolo=Cittadini Stranieri. Bilancio demografico anno 2006 e popolazione residente al 31 dicembre|accesso=13-12-2008}}</br> {{cita web|autore=Jeff Matthews|url=http://faculty.ed.umuc.edu/~jmatthew/naples/demographics.htm|titolo=Demographics of Naples|accesso=13-12-2008}}</ref>

=== Evoluzione demografica ===
==== Evoluzione demografica storica ====
{{Demografia/Napoli (storica)}}
==== Evoluzione demografica contemporanea ====
Secondo il primo censimento ([[1861]]), Napoli era chiaramente il maggior comune italiano per numero di abitanti. Secondo i dati dei censimenti, cedette il primato a Milano durante il periodo fascista, per venire poi subito superata anche da Roma.

{{Demografia/Napoli}}


==Geografia antropica==
==Geografia antropica==

Versione delle 02:22, 10 ott 2009

Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Napoli (disambigua).

Template:Comune

(FR)

«A mon sens, Naples est la seule ville d'Italie qui sente véritablement sa capitale.»

(IT)

«A mio parere, Napoli è la sola città d'Italia che abbia veramente la stoffa della capitale.»


Nàpoli (IPA: [ˈnaːpoli]; in greco: Νεάπολις; in napoletano: Napule, IPA: [ˈnaːpələ] oppure [ˈnaːpulə]) è una città italiana, capoluogo dell'omonima provincia e della regione Campania. È il terzo comune amministrativo per popolazione dopo Roma e Milano con 962.447 abitanti[1]; mentre la sua area metropolitana, a seconda dei dati a cui si fa riferimento, oscilla tra i 3 e i 5 milioni di persone [2].

Presentazione

Veduta di Napoli di Wilhelm Götzloff, 1837

La città di Napoli è situata in posizione pressoché centrale sull'omonimo golfo, tra il Vesuvio, e l'area vulcanica dei Campi Flegrei in uno scenario definito "tra i più celebrati e incantevoli al mondo"[3]. Il suo vasto patrimonio artistico ed architettonico è tutelato dall'UNESCO, le cui commissioni hanno incluso dal 1995 il centro storico di Napoli tra i siti del patrimonio mondiale dell'umanità[4].

Nel suo primo insediamento di Partenope sulla collina di Pizzofalcone, fu fondata tra il IX e l'VIII secolo a.C. da coloni greci; successivamente rifondata come Neapolis nella zona bassa tra la fine del VI e l'inizio del V secolo a.C., essa viene annoverata tra le principali città della Magna Grecia [5].

Nel corso della sua storia quasi trimillenaria Napoli vedrà il susseguirsi di lunghe e numerose dominazioni straniere, rivestendo una posizione di rilievo in Italia e in Europa.

Napoli in una antica mappa del XVIII secolo

Dopo l'impero romano, nel VII secolo la città formò un ducato autonomo, indipendente dall'Impero bizantino; in seguito, dal XIII secolo e per circa seicento anni fu capitale del più grande stato italiano preunitario, che comprendeva tutta l'Italia meridionale peninsulare e, in alcuni periodi, anche la Sicilia. Da Napoli, agli inizi del XV secolo, sotto Ladislao I di Durazzo, partì il primo tentativo di riunificazione d'Italia; successivamente la città divenne il centro politico dell'Impero Aragonese [6].

Per motivi storici, artistici, politici ed ambientali fu, dal basso medioevo fino all'Unità, tra i principali centri di riferimento culturale, al pari delle altre principali capitali del continente [7][8][9].

Con l'annessione al Regno d'Italia la città e, in generale, tutto il meridione d'Italia, caddero in un relativo declino socio-economico[10][11]; la Napoli contemporanea rimane tuttavia tra le più grandi e popolose metropoli italiane e mediterranee, conservando ancora la sua storica vocazione di importante centro culturale, scientifico e universitario di livello internazionale. La città si è aggiudicata l'organizzazione del Forum Universale delle Culture 2013 [12]. A Napoli si trova Villa Rosebery, una delle tre residenze ufficiali della Presidenza della Repubblica.

Nel mondo esistono infine oltre 20 città e/o villaggi che si chiamano Napoli (o Naples, Nàpoles, Neapolis, oltre a Nablus e Nabeul, il cui nome discende pure da Neapolis).

Lo stesso argomento in dettaglio: Napoli (disambigua).

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Nome della città di Napoli nelle principali lingue

Geografia fisica

Veduta del Vesuvio dal Circolo Canottieri di Napoli

Napoli sorge al centro dell'omonimo golfo, dominato dal massiccio vulcanico del Vesuvio e delimitato ad est dalla penisola sorrentina con Punta Campanella, ad ovest dal golfo di Pozzuoli con Capo Miseno, a settentrione dalle appendici dell'Appenino Campano.

La città storica è andata sviluppandosi preminentemente sulla costa; il primo nucleo della città fu costituito dall'isolotto di Megaride, ove coloni greci diedero avvio al primo emporio commerciale [13] che comportò lo sviluppo della città odierna. Il territorio di Napoli è composto prevalentemente da colline (molti di questi rilievi superano i 150 metri d'altezza per giungere fino ai 452 m della Collina dei Camaldoli) sulle quali sono nati veri e propri quartieri e/o rioni storici, ma anche da isole, insenature e penisole a strapiombo sul Mar Tirreno.

L'intero territorio ha una storia geologicamente complessa: il substrato recente è composto perlopiù da detriti di varia natura vulcanica.

Per quanto riguarda il rischio sismico è classificata nella zona 2 (sismicità medio alta) dall'Ordinanza P.C.M. n. 3274 del 20/03/2003 [14].

Clima

Napoli gode di un clima tipicamente mediterraneo, con inverni miti e piovosi e estati calde e secche, ma comunque rinfrescate dalla brezza marina che raramente manca sul suo golfo. Il sole splende mediamente per 250 giorni l'anno [15]. La Classificazione climatica di Napoli inserisce la città nella zona climatica "C". La particolare conformazione morfologica del territorio del capoluogo comunque obbliga in questa sede ad aggiungere che la città possiede al suo interno differenti microclimi con la possibilità così di incontrare variazioni climatiche anche significative spostandosi di pochi chilometri (più continentale rispetto al centro della città, ad esempio, risulta essere la zona di Capodichino, dove è situato l'unico aeroporto cittadino, al pari della maggior parte dei quartieri della zona nord del capoluogo, come Poggioreale o Secondigliano). Anche la zona dei Camaldoli, a causa della maggiore altitudine, si caratterizza per un clima leggermente più freddo nei mesi invernali, ed un clima meno afoso in quelli estivi. Non sono mancati però anche episodi di gelo: restano infatti celebri le nevicate su Napoli del febbraio 1956, del gennaio 1963, del marzo 1971, del 25 febbraio e del 10 marzo e del 1º dicembre 1973, del 26 e del 27 febbraio 1975, dal 2 al 9 gennaio 1985, del febbraio 1986, del 16 dicembre 1988 e del 26 gennaio e 1 marzo del 2005, dove vi furono accumuli fino a 10 cm anche lungo la costa.

Napoli Mesi Stagioni Anno
Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic InvPriEst Aut
T. max. media (°C) 12121518232629302622171412,718,728,321,720,3
T. min. media (°C) 4468121618181512854,38,717,311,710,5
T. max. assoluta (°C) 2022272732373840373627222232403740
T. min. assoluta (°C) −5−2−2008101072−2−3−5−28−2−5
Giorni di calura (Tmax ≥ 30 °C) 0000016810000015116
Giorni di gelo (Tmin ≤ 0 °C) 32100000000271008
Precipitazioni (mm) 10498867650342442801301621213232121003721 007
Radiazione solare globale media (centesimi di MJ/) 445689101086431119291877
Fonte: Weatherbase [16]

Storia [17]

Lo stesso argomento in dettaglio: Storia di Napoli e Regno di Napoli.
Resti della Villa Imperiale di Pausilypon a Posillipo

Epoca preistorica

Alcune tombe risalenti all'epoca eneolitica (fine III millennio a.C.) rinvenute nel quartiere di Materdei, da attribure alla antichissima Cultura del Gaudo provano che l'area cittadina fu abitata già in epoca preistorica. Inoltre sono stati trovati solchi di aratri risalenti molto prima dell'insediamento di coloni greci.

Età antica

La città fu probabilmente fondata dagli abitanti della colonia greca di Cuma tra il IX e l'VIII secolo a.C., con il nome di Partenope, sull'attuale Monte Echia. Tale insediamento venne successivamente chiamato Palaepolis ("città vecchia"), quando la città fu rifondata a poca distanza nel V secolo a.C., con il nuovo nome di Neapolis, ("città nuova"). Nel 326 a.C., a seguito delle guerre sannitiche, i Romani conquistarono definitivamente la città, che conservò però la lingua greca almeno fino al II secolo d.C. Nei secoli seguenti Napoli ospitò molti patrizi ed imperatori romani che trascorsero qui pause di governo. Augusto la scelse come sede dei giochi Isolimpici, una specie di giochi Olimpici italici poiché era la città più "greca d'Italia" . Nel 476 d.C. l'ultimo imperatore romano d'occidente Romolo Augusto fu imprigionato nel Castel dell'Ovo.

Medioevo

Statua di Alfonso V all'ingresso del Palazzo Reale di Napoli

Nel 536 Napoli fu conquistata dai Bizantini durante la guerra gotica e rimase saldamente in mano all'Impero anche durante la susseguente invasione longobarda, divenendo in seguito ducato autonomo, retto dagli esponenti di spicco delle cosiddette "famiglie magnatizie". La vita del ducato fu caratterizzata da continue guerre, principalmente difensive, contro i potenti principati longobardi vicini ed i pirati Saraceni. Attorno al 990, pochi anni dopo l'istituzione dell'arcidiocesi di Capua, Sergio fu il primo arcivescovo della città, quando la sua diocesi fu elevata a provincia ecclesiastica dal Papa, poco dopo che Leone III l'Isaurico, a seguito delle dispute teologiche sorte attorno al movimento iconoclasta, passò le diocesi dell'Italia bizantina sotto l'autorità del patriarcato di Costantinopoli[18]. Nel 1137 i normanni di Ruggero II conquistarono la città, ponendo fine al ducato: Napoli entrò così a far parte del territorio del Principato di Capua, nel neonato Regno di Sicilia, con capitale Palermo; ciononostante la città conservò la sede dell'arcidiocesi. Dopo la dominazione sveva, durante la quale fu compresa nel giustizierato di Terra di Lavoro, nel 1266 gli Angioini occuparono il Mezzogiorno e, non avendo conquistato la Sicilia, insediarono la capitale a Napoli durante il regno di Carlo II, trasformando da allora quella che era stata una delle tante città marinare del Tirreno (Amalfi, Gaeta, Sorrento) in uno dei più importanti centri di potere della penisola italiana. L'ultima grande impresa degli angioini napoletani fu la spedizione militare di Ladislao I di Napoli, il primo tentativo di riunificazione politica d'Italia, agli inizi del XV secolo.

Età moderna

Masaniello, uno dei personaggi più noti e mitici della storia cittadina

Nel 1442 anche Napoli cadde in mano aragonese, diventando una delle città più influenti del dominio Aragonese e ospitando stabilmente, durante il regno di Alfonso il Magnanimo (1442-1458), il re e la corte di questo grande stato mediterraneo. Nel 1501, nell'ambito delle guerre d'Italia, il Regno di Napoli fu conquistato dagli spagnoli e, per oltre due secoli, governato da un viceré, per conto di Madrid. Nel XVII secolo la città vide la famosa rivolta di Masaniello a causa del malgoverno spagnolo e la nascita di una effimera repubblica indipendente.

Nel corso della guerra di successione spagnola l'Austria conquistò Napoli (1707), ma la tenne per pochi anni, fino al 1734, anno in cui il regno fu occupato da Carlo di Borbone, che vi ricostituì uno stato indipendente che comprendeva tutto il Mezzogiorno italiano e la Sicilia. Sotto la dinastia dei Borbone Napoli rafforzò il suo ruolo divenendo, insieme a Parigi e Londra, una tra le principali capitali europee. Con la rivoluzione francese e le guerre napoleoniche, Napoli vide prima la nascita di una repubblica giacobina e poi la conseguente restaurazione borbonica. Nel 1806 fu nuovamente conquistata dalle truppe francesi condotte da Napoleone Bonaparte che affidò il regno a suo fratello Giuseppe e quindi, in seguito, a Gioacchino Murat. Nel 1815 con la definitiva sconfitta di Napoleone e il Congresso di Vienna Napoli ritornò nuovamente ai Borbone.

Nel 1860 il Regno delle Due Sicilie fu conquistato dai Mille di Garibaldi e annesso al Regno d'Italia capeggiato dal Piemontese Cavour.

Durante la seconda guerra mondiale Napoli vide, dopo l'8 settembre, la rivolta popolare contro l'occupante tedesco comunemente detta delle Quattro giornate di Napoli.

Personalità legate a Napoli

Lo stesso argomento in dettaglio: Personalità legate a Napoli e Personalità sepolte a Napoli.

Simboli

Lo stesso argomento in dettaglio: Stemma di Napoli.

Lo stemma si compone di uno scudo sannitico diviso in due parti orizzontali di uguale altezza, quella superiore colorata d'oro e l'altra di rosso («troncato d'oro e di rosso»), sormontato da una corona turrita con cinque bastioni merlati visibili, di cui solo uno, quello centrale, dotato di porta d'ingresso.

Il gonfalone riprende i due colori dello stemma, oro e rosso, che occupano rispettivamente la metà superiore e la metà inferiore dell'intero drappo («troncato»), riprendendo simmetricamente la disposizione dei colori dello scudo araldico cittadino[19].

«troncato d'oro e di rosso, caricato dello stemma civico, con l'iscrizione in oro «Comune di Napoli».»

Onorificenze

Lo stesso argomento in dettaglio: Quattro giornate di Napoli.

Napoli è tra le città decorate al valor militare per la guerra di liberazione; è stata infatti la prima città a liberarsi con le sue sole forze dall'occupazione nazista e quindi insignita della medaglia d'oro al valor militare per i sacrifici della popolazione e per le attività nella lotta partigiana durante la rivolta detta delle Quattro giornate di Napoli.

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Con superbo slancio patriottico sapeva ritrovare, in mezzo al lutto ed alle rovine, la forza per cacciare dal suolo partenopeo le soldatesche germaniche sfidandone la feroce disumana rappresaglia. Impegnata un'impari lotta col secolare nemico offriva alla Patria, nelle "Quattro Giornate" di fine settembre 1943, numerosi eletti figli. Col suo glorioso esempio additava a tutti gli Italiani, la via verso la libertà, la giustizia, la salvezza della Patria[20]
— Napoli, 27 - 30 settembre 1943, data del conferimento: 10 settembre 1944

Monumenti e luoghi d'interesse

 Bene protetto dall'UNESCO
Centro storico di Napoli
 Patrimonio dell'umanità
TipoArchitettonico, artistico
CriterioC (ii) (iv)
PericoloNessuna indicazione
Riconosciuto dal1995
Scheda UNESCO(EN) Historic Centre of Naples
(FR) Scheda
Lo stesso argomento in dettaglio: Monumenti di Napoli.

Napoli è una delle città mondiali a maggior densità di risorse culturali e monumenti che ne testimoniano la sua evoluzione storico-artistica; il centro storico, annoverato dall'UNESCO tra i patrimoni dell'umanità, è il risultato di sovrapposizioni di stili architettonici, a racchiudere circa 2.800 anni di storia e a testimonianza delle varie civiltà che vi hanno soggiornato; su un territorio relativamente poco esteso sono presenti, tra gli altri, un grande numero di castelli, residenze reali, palazzi monumentali, chiese storiche e resti dell'età classica. L'eredità di questa storia millenaria si può comunque ammirare anche in tutta la città e nei suoi dintorni.

Tuttavia, la scarsa valorizzazione e la mancanza di fondi per eventuali restauri, fa sì che parte di tale patrimonio versi in rovina o in stato di degrado [21] (sono più di 160 le chiese che solo nel centro storico hanno gravi problemi strutturali, altrettanti i palazzi; ma anche fontane, obelischi, architetture antiche ed altri beni culturali di valore). Tale situazione fa sì dunque che sia alta la probabilità di un'esclusione futura del centro storico di Napoli, tra i siti del patrimonio dell'umanità [22]. Per far fronte a questa emergenza, varie organizzazioni e comitati cittadini, stanno cercando di far intervenire l'UNESCO [21]. Inoltre, malgrado il costante impegno delle associazioni per la tutela del patrimonio partenopeo, che puntualmente segnalano agli organi competenti le situazioni più critiche, i fenomeni di degrado coinvolgono anche diversi beni posti al di fuori del centro di Napoli.

«Iscrizione:1995. Giustificazione: Il comitato ha deciso di iscrivere tale luogo sulla base dei criteri C (ii) (iv), considerando che il luogo è di straordinario valore culturale. Napoli è una delle più antiche città europee, la cui attuale struttura urbana conserva gli elementi della sua lunga e movimentata storia. La sua posizione sul Golfo di Napoli le dà un eccezionale valore universale che ha profondamente influenzato molte zone d'Europa e non solo.»

Vestigia antiche

(LA)

«tenet nunc Parthenope»

(IT)

«ora mi tiene Napoli»

Lo stesso argomento in dettaglio: (usare il Template:Vedi categoria) e Napoli sotterranea.
Affresco con Cassandra del Museo archeologico di Napoli

L' ossatura dell'assetto urbano di Napoli era di fatto già definita in epoca greca; basti pensare che l'attuale forma del Centro antico, rispecchia ancora la rielaborazione degli antichi tracciati (infatti ancora oggi sono visibili gli antichi decumani). Nel tempo, le trasformazioni urbane che hanno interessato il primo nucleo della città si sono concentrate per lo più sull'allargamento delle mura e sulla creazione di nuovi rioni. Ciò avvenne almeno sino al XVIII secolo, in quanto nel secolo successivo, con il cosiddetto risanamento, ci furono dei veri e propri sventramenti che interessarono anche il centro storico.

Sotto la "civiltà-madre" greca, Napoli non era una città votata all'attività guerriera ed il suo sviluppo andò affermandosi preminentemente in ambito commerciale. Infatti, in concomitanza con il calo dell'influenza ateniese, il porto della città divenne tra i più importanti scali del Mediterraneo. Notevole l'importanza, per la città, della sfera politico-religiosa nonché di quella culturale (la cultura greca di Napoli, sarà essenziale per la società romana [24]). La Napoli greca, oltre al già citato impianto urbano, ci ha lasciato varie testimonianze del suo passato: dalle mura alle antiche torri di difesa, resti della necropoli, resti di templi, il foro e gli innumerevoli ambienti ed architteture poste nel suo sottosuolo.

Con l'avvento della civiltà romana, la città diviene una rinomata residenza estiva dell'impero, in cui imperatori ed altri politici, amavano soggiornare per lunghi periodi[24] (in città sono tutt'oggi riscontrabili vari impianti di ville romane); come già accennato, la polis divenne anche un celebre luogo di cultura (Nerone si esibirà numerose volte nel teatro che oggi è sottostante la città moderna e Virgilio vi scriverà l'Eneide).

Affresco nelle catacombe di San Gennaro

Nel II-III secolo d.C. Puteoli e Miseno eclissarono Napoli nei settori commerciale e militare ed iniziò un periodo di decadenza anche a seguito dell'eruzione del 79 d.C., ma la città, con i suoi 30.000 abitanti rimase un crocevia di razze e culture differenti; fiorirono le comunità orientali e la venerazione del Dio Mitra (oggi a rappresentanza di questo periodo vi è in particolare la statua del Dio Nilo nell'omonima piazzetta). A testimonianza della Napoli romana troviamo anche acquedotti, terme, mura, resti di templi, domus, ville, ponti, ipogei.

Infine, come testimonianza della Napoli antica, vi sono anche le opere funerarie, le più famose sono le catacombe cristiane, anche se ne esistono esempi legati al periodo greco e preellenico.

Castelli e fortezze

Scorcio del Castello Aselmeyer.

La Napoli antica che aveva a lungo goduto di un'eccellente protezione da parte della capitale dell'Impero romano (anche grazie alla vicinanza con quest'ultima), al passaggio dall'età classica al medioevo, dovette presto ritornare a difendersi da sola. Città di mare e senza difese naturali nell'entroterra, (ma anche destinata ad assumere un ruolo di rilievo), fu protagonista di numerosi assedi che dovette subire soprattutto nel periodo del Ducato autonomo; in questo periodo la città si ritrovò in una continua e quasi ininterrotta sequenza di guerre, prevalentemente difensive, contro i principati longobardi di Benevento, di Salerno e di Capua, gli imperatori bizantini, i pontefici ed infine i Normanni che la riuscirono ad espugnare definitivamente nel 1137.

I castelli difensivi giunti sino a noi intatti nella struttura sono sei, cinque nel centro storico (Maschio Angioino o Castel Nuovo, Castel Capuano, Castel Sant'Elmo, Castel dell'Ovo e la Caserma Garibaldi, costruita appunto a mo' di castello fortificato), e l'altro in zona periferica, il Castello di Nisida di epoca tardo-angioina che oggi ospita la Colonia di Redenzione per Minorenni. Vanno inoltre menzionati i resti di altri due castelli: il Forte di Vigliena e il Castello del Carmine. Altre strutture della città hanno forme ed aspetto di castelli (Castello Aselmeyer), il cui interesse storico è limitato al significato artistico e decorativo della struttura. Infine, sono presenti anche varie strutture militari costituite da caserme: la loro edificazione risale prevalentemente verso la seconda metà del XIX secolo.

Il Maschio Angioino

Castel Nuovo

Lo stesso argomento in dettaglio: Castel Nuovo.

I primi castelli di Napoli ebbero per lo più la funzione di residenze reali: Carlo I d'Angiò decise di erigere il Castel Nuovo principalmente come sua residenza. La dinastia Aragonese rimaneggiò le sue strutture, tanto che della costruzione angioina nulla rimane, a parte la Cappella di Santa Barbara. In assenza totale di riproduzioni iconografiche, si è ipotizzato che il preesistente castello angioino fosse simile a coeve costruzioni nell'Anjou, nella Francia nord-occidentale.

Cinque imponenti torri di piperno e tufo ne delimitano le spesse mura; il notevole arco di trionfo in marmo, fra le torri di Mezzo e di Guardia, fu costruito alla metà del Quattrocento da Francesco Laurana e celebra l'entrata di Alfonso I d'Aragona in Napoli il 26 febbraio 1443. La monumentale Sala dei Baroni, che oggi ospita le riunioni del Consiglio comunale, era la sala centrale del castello. Fu così chiamata perché nel 1487 vi furono arrestati i baroni che congiurarono contro Ferrante I d'Aragona, ivi riuniti dal sovrano per celebrare le nozze della nipote. Oggi l'edificio ospita l'omonimo Museo Civico. Nella sua Sala centrale, Pietro da Morrone, salito al Soglio come Celestino V, nel dicembre 1294 -come ricorda Dante - «fece per viltade il gran rifiuto» aprendo la strada all'ascesa di Bonifacio VIII, dopo un conclave tenutosi nello stesso locale.

Castel dell'Ovo

Lo stesso argomento in dettaglio: Castel dell'Ovo.
Il Castel dell'Ovo

Il Castel dell'Ovo, a funzione prettamente difensiva delle coste cittadine, fu così chiamato perché secondo la leggenda Virgilio nascose nelle sue segrete un uovo, a reggere tutta la struttura dell'edificio che, nel momento in cui fosse stato rotto avrebbe fatto crollare il castello e portato alla distruzione della città. Il castello sorge sull'isolotto di Megaride, dove nel VII secolo a.C. sbarcarono i Cumani che fondarono Partenope. Dopo alterne vicende, nel XII secolo fu ricostruito dai Normanni e poi ristrutturato dagli Aragonesi. Attualmente vi si svolgono mostre e convegni ed è liberamente visitabile.

Castel Capuano

Lo stesso argomento in dettaglio: Castel Capuano.

Castel Capuano aveva la funzione di proteggere l'entroterra di Napoli e fu costruito nel 1153 da Guglielmo I di Sicilia, come residenza reale normanna. Con l'avvento degli Svevi, Federico II soggiornò spesso a Napoli e curò in particolare la fortificazione del castello, strategicamente posizionato sulla principale via d'accesso alla città da terra. Fino all'avvento della dinastia aragonese, la Porta Capuana era posizionata proprio dinanzi al Castel Capuano. Quella che si può ammirare oggi, d'epoca rinascimentale, fu fatta edificare poco discosto da Ferrante d'Aragona ad opera di Giuliano da Maiano. Sotto il viceré spagnolo Don Pedro di Toledo, al castello furono riuniti i Tribunali del Regno. Per i successivi cinquecento anni, Castel Capuano è stato sinonimo di Tribunali da poco trasferiti nei moderni edifici del Centro direzionale.

Castel Sant'Elmo e la Certosa di San Martino

Castel Sant'Elmo (o Castel Sant'Erasmo)

Il Castel Sant'Elmo, all'epoca chiamato Belforte, è stato sempre un possedimento molto ambito per la sua favorevole posizione in altura che ne assegnava una funzione di controllo della città; determinante è stato il suo ruolo nei fatti d'armi della Repubblica partenopea. Fu edificato sulla cima della collina del Vomero verso il 1275 da Carlo I d'Angiò e ristrutturato tra il 1538 e il 1546 dal viceré Don Pedro de Toledo, assumendo l'attuale pianta a stella. Il castello è attualmente raggiungibile attraverso l'antica via Bonito. [25]

Residenze reali moderne

Lo stesso argomento in dettaglio: Palazzo Reale di Napoli, Reggia di Caserta e Reggia di Portici.

La città di Napoli ha due vere e proprie residenze reali, nonostante altre ville o palazzi siano state abitate da sovrani (come Villa Rosebery).

La facciata del Palazzo Reale da Piazza del Plebiscito

Il Palazzo Reale si affaccia su Piazza del Plebiscito ed ha le forme tipiche di una reggia europea. Fu costruito a partire dal XVII secolo, e rimase ufficiale residenza reale anche sotto la monarchia sabauda, sino al 1946.

Le stanze del palazzo riassumono svariati stili architettonici ed artistici; di particolare rilievo monumentale sono lo scalone d'onore in marmo e il giardino esotico del 1841. La facciata risale al XIX secolo, ed è ornata da una serie di statue rappresentanti i monarchi più influenti e importanti che hanno governato direttamente o indirettamente la città: Ruggero il Normanno, Federico II di Svevia, Carlo I d'Angiò, Alfonso I d'Aragona, Carlo V d'Asburgo, Carlo III di Borbone, Gioacchino Murat, Vittorio Emanuele II di Savoia.

Carlo III di Borbone, insieme allo storico palazzo reale, nel progetto di risistemare la funzionalità urbana di Napoli e del circondario, fece erigere una seconda residenza regia, la Reggia di Capodimonte. Il palazzo, che oggi ospita una celebre pinacoteca, fu progettato e costruito in uno spazio che divenne poi un'importante zona verde della città, nel tentativo di orientare una pianificazione urbanistica coerente con i principi dell'illuminismo.

La residenza fu abitata anche da Ferdinando IV e da Gioacchino Murat, infine nel 1950 fu adibita a sede dell'omonimo Museo Nazionale. Le opere d'arte raccolte nella pinacoteca comprendono collezioni di porcellane e importanti dipinti, fino alle tele dell'Impressionismo francese.

Reggia di Capodimonte.

In linea con le pianificazioni urbanistiche della capitale, Carlo III di Borbone estese il progetto di modernizzazione territoriale alla Terra di Lavoro, dove concentrò le spese statali nel tentativo di costituire una moderna corte reale sul modello di quella francese di Versailles, disponendo la costruzione a Caserta dell'omonima reggia: il progetto, fortemente dispendioso[26], fu poi seguito da Ferdinando IV di Napoli che in Terra di Lavoro favorì l'insediamento dei primi sistemi industriali moderni del regno di Napoli.

Un'altra reggia periferica, di minor peso urbanistico, è la Reggia di Portici.

Architetture civili

Lo stesso argomento in dettaglio: Palazzi di Napoli.
Palazzo Caravita di Sirignano, uno dei palazzi monumentali di Napoli

L'edilizia civile in epoca medievale risentì ampiamente delle numerose guerre e dell'incertezza politica del periodo, molto più dell'architettura religiosa; poco o nulla resta in città dei palazzi edificati nel periodo ducale e vescovile. Successivamente, la classe di feudatari che si andò costituendo con l'instaurarsi della monarchia, e che andò a trasferirsi progressivamente in città dopo l'avvento della dinastia angioina, iniziò ad edificare dimore e palazzi nobiliari anche con l'intento di prender parte più strettamente alla vita di corte. Nel periodo dell'Umanesimo numerose furono le testimonianze di palazzi lasciate in città, in particolare da artisti catalani e, a partire dal XV secolo più marcata fu invece l'impronta toscana caratteristica dell'edilizia civile rinascimentale. Numerose e di valore sono anche le testimonianze artistiche di epoca barocca e neoclassica.

Uno degli interni di Palazzo Serra di Cassano

Sono diverse centinaia i palazzi di valore artistico monumentale della città, molti dei quali in rovina (come nel caso del rinascimentale Palazzo Penne, importante esempio di architettura civile quattrocentesca). Altri palazzi mostrano il proprio originario splendore: tra questi spiccano per importanza storico-architettonica il Palazzo Gravina, a tipico modello tosco-romano, il Palazzo Casamassima ai Banchi Nuovi, il Palazzo Cellamare a Chiaia, il Palazzo Carafa di Maddaloni nel suo imponente stile barocco. Di rilevo per la ottima conservazione degli ambienti interni vanno segnalati invece il Palazzo Doria d'Angri nei pressi di Piazza Dante e il Palazzo Corigliano in Piazza San Domenico Maggiore. Altri edifici civili di interesse, nonostante siano quotidianamente visitati, difettano di un periodico piano di restauro e di salvaguardia, come ad esempio nel caso del rococò Palazzo Tarsia.

I palazzi ai numeri 20 e al 22 di via Nilo rappresentano, anche se molto rimaneggiati con le sopraelevazioni e le nuove decorazioni, esempi di architettura quattrocentesca in cui è evidente il passaggio tra lo stile catalano del numero 22 e quello rinascimentale al 20.

Edifici di culto

Lo stesso argomento in dettaglio: Chiese di Napoli.
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Veduta della Certosa di San Martino
Cattedrale
La facciata della basilica di San Francesco di Paola
La facciata della chiesa del Gesù Nuovo
Esterno dell'abside di San Domenico Maggiore visto dall'omonima piazza
Basilica di San Paolo Maggiore

Le numerose catacombe cristiane che sorsero fuori le mura, testimoniano sì l'arte, la storia e l'architettura della primissima Napoli cristiana, ma rappresentano anche l'inizio di un'accentuata fede nella nuova dottrina, che per secoli ha caratterizzato la vita socio-religiosa della città; allo stesso modo può essere valutato l'eccessivo numero di luoghi sacri (tra basiliche, chiese, monasteri, ritiri, conventi, ecc..). Per spiegare ciò, vi è da tener conto non solo di questa "predisposizione", ma anche di fondamentali riferimenti storici.

Le varie dominazioni straniere che hanno caratterizzato la storia di Napoli, influenzarono notevolmente anche la religiosità della città: come nel caso dei regnanti Angioini ed Aragonesi (dinastie anch'esse cristiane che diedero maggior credito alla già latente devozione al cattolicesimo); mentre, per i secoli successivi la città fu ancora saldamente nel campo della controriforma, direttamente sotto il dominio degli Asburgo di Spagna [27].

Questi, dunque, furono tra i principali motivi che forgiarono l'etica religiosa della città e giustificano le numerose costruzioni di edifici di culto: nel XVIII secolo Napoli raggiunse il numero record di 100 fra conventi e monasteri, e 500 chiese, tanto che le valse il soprannome di città dalle 500 cupole[28]. In epoca più moderna, il periodo del Risanamento, i terremoti e soprattutto i 181 bombardamenti della seconda guerra mondiale, hanno sottratto alla città partenopea più di 60 chiese monumentali. Oggi, Napoli continua a possedere il maggior numero al mondo, di chiese, di conventi ed altre strutture di culto [29]. Anche se si considerano solo le chiese storiche, il numero è particolarmente elevato; esse raggiungono infatti le 448 unità [30].

Molte sono le chiese proibite, dalle porte sbarrate da secoli o abbandonate senza custode ma che spesso contengono anche opere di alto valore artistico (come ad esempio la chiesa di Santa Maria della Sapienza su Via Costantinopoli che contiene tele di Luca Giordano ed un ricco interno barocco) [31]. Le chiese napoletane sono testimonianze artistiche, storiche ed architettoniche formatesi nell'arco di diciassette secoli; ad esse, seppur in maniera indiretta, sono legate per lo più le vicende artistiche ed architettoniche della città, nonché i suoi repentini cambiamenti.

Le prime chiese cristiane, a Napoli, risalgono a poco dopo l'editto di tolleranza costantiniano di Milano del 313. In città vi si trovano differenti tipi di tracce paleocristiane, le più eclatanti sono: quelle in cui resti absidali, affreschi e quant'altro sono locati negli ipogei delle ben più recenti chiese barocche; oppure, quelle in cui l'architettura paleocristiana si è fusa con le successive correnti artistiche (un mescolamento che ha poi dato vita a delle vere e proprie chiese "ibride"). Tuttavia, esempi di chiese paleocristiane "pure" e/o pressoché integre, sono riscontrabili invece in alcune catacombe. Tra le più antiche chiese paleocristiane vi è sicuramente la basilica di San Pietro ad Aram; l'edificio, seppur rifatto secondo altri stilemi, possiede ancora marcate origini paleocristiane, come testimoniato soprattutto dai suoi grandi sotterranei che hanno conservato rigorosamente arte ed architettura paleocristiana. Molto simile al caso precedente è la chiesa di San Giorgio Maggiore che possiede al suo interno, un raro esempio di abside antica completa [32].

Per quanto riguarda le chiese gotiche ricordiamo la basilica di Santa Chiara che con il suo elegante gotico provenzale e la sua navata lunga circa 130 metri (compreso il Coro) ed alta 45, è la maggiore opera gotica cittadina: al suo interno, inoltre, vi sono vari monumenti sepolcrali di varie dinastie o famiglie nobiliari dell'epoca oltre ad altri riferimenti artistici e/o architettonici. Altro punto di riferimento è la chiesa di San Domenico Maggiore eretta secondo i classici canoni del gotico; venne rimaneggiata nel Rinascimento e durante il periodo barocco. Altro esempio gotico è San Pietro a Majella, la cui struttura ha conservato l'aspetto sfoglio originario, ad eccezione del soffitto barocco. La chiesa di San Lorenzo Maggiore, invece, rappresenta una pregevole mescolanza in stile gotico francese con quello francescano; anch'essa, subì poi dei ritocchi barocchi.

Il Rinascimento si impose grazie alla presenza di Alfonso d'Aragona, il quale trasformò Napoli in una delle principali città rinascimentali del tempo [33] . In realtà i legami artistici e culturali con Firenze avevano già prodotto un parziale mutamento nel contesto architettonico della città; lo dimostra soprattutto la chiesa del Gesù Nuovo che con la sua classica facciata a punta di diamante, rispecchia i primi esempi e/o elementi rinascimentali della città. Altro esempio rilevante di questa corrente è Sant'Anna dei Lombardi che attraverso le sue grandi cappelle a pianta centrale fa intuire chiaramente come sia stata influenzata dalle analoghe costruzioni fiorentine. Con l'avvento del manierismo, infine, il rinascimento a Napoli è in piena caduta ma ciò nonostante, l'ultimo cinquantennio produce la notevole chiesa rinascimentale di Santa Maria la Nova.

Le chiese monumentali di Napoli si presentano per lo più sotto una veste barocca. La loro pittura, soprattutto quella del XVII secolo, è stata influenzata direttamente o indirettamente da Caravaggio [34]; mentre, l'architettura ha rispettato i canoni del barocco romano solo per trent'anni circa. In seguito, saranno riconoscibili le sgargianti decorazioni marmoree e di stucchi, tipiche del barocco napoletano.

La certosa di San Martino, tra i maggiori complessi monumentali e religiosi di Napoli, costituisce in assoluto, uno dei maggiori esempi di questa corrente. Un altro importante esempio barocco della città e non, è la Reale Cappella del Tesoro di San Gennaro della cattedrale di Napoli: uno dei gioielli universali dell’arte, ricca di marmi, affreschi, dipinti e altre opere d’arte dei migliori artisti dell’epoca è sicuramente uno dei monumenti più importanti del barocco napoletano seicentesco, per l’insieme di decorazioni che videro la partecipazione di artisti di eccezionale levatura.

Tra le più "recenti" chiese monumentali della città, vi sono quelle partorite dal neoclassicismo; queste, si possono dividere in due categorie distinte, ovvero: nella prima appartengono le chiese che sono ancora vicine al tardo barocco, conservando ancora un'impronta tipica di quest'ultimo periodo; mentre, nella seconda tipologia appartengono le chiese caratterizzate da interni e/o da facciate severe, che preludono al neoclassico puro. La maggiore opera inerente a questo periodo, nonché uno dei monumenti più celebri della città è la basilica di San Francesco di Paola realizzata da Pietro Bianchi, il quale mostrò nella realizzazione della nuova chiesa grandi qualità ingegneristiche, attestate dalla solidità dell'opera e dall'intelligenza delle soluzioni tecniche [35].

Fontane

Lo stesso argomento in dettaglio: Fontane di Napoli.

Le fontane di Napoli venivano costruite anzitutto allo scopo di distribuire le acque (provenienti da acquedotti ed acque sorgive) al popolo; l'altro motivo è invece prettamente politico: i sovrani succeduti al trono, molto spesso, donavano al popolo nuove e maestose fontane, a dimostrazione della loro generosità o simbolo del loro potere. Napoli sul finire del XVIII secolo, possedeva un gran numero di fontane; nel tempo, molte di queste, sono state spostate, modificate o nel peggiore dei casi, razziate. Oggi, il loro numero è comunque elevato, ma, molte di quelle visibili, versano in stato di degrado; mentre, altre ancora, sono rinchiuse nei depositi comunali del Chiatamone, in attesa di restauro e di visibilità [36].

Musei

Lo stesso argomento in dettaglio: (usare il Template:Vedi categoria).

Ville

Lo stesso argomento in dettaglio: Ville di Napoli.
Villa Pignatelli

Napoli, nel corso della sua storia, per la sua felice posizione e il suo clima mite, è stata più volte scelta anche come luogo di villeggiatura.

Secondo gli esami storici, i primi a "scoprirla" sotto questo punto di vista furono i romani (anche se alcune ricerche archeologiche hanno fatto intuire che zone della città furono individuate come "zone di ozio" anche dai greci); successivamente, anche tutte le altre dominazioni straniere videro in Napoli un luogo di vacanza, incrementando l'edificazione di sontuose ville entro e fuori le mura.

Ricordiamo che queste architetture hanno assunto anche una "veste reale" (come Villa Rosebery che fu residenza dei Borboni, o La Floridiana che Ferdinando I di Borbone, donò alla sua seconda moglie morganatica: la siciliana Lucia Migliaccio Duchessa di Floridia).

La neoclassica Villa Pignatelli fu la residenza del banchiere Carlo Rothschild che dirigeva la filiale napoletana della omonima Banca. Le ville napoletane rappresentano pregevoli ed importanti testimonianze architettoniche; esse spaziano dal periodo romano (ruderi) ai primi del XX secolo; sono più di cento le ville entro il territorio di Napoli e sono situate maggiormente in zone panoramiche o nelle immediate vicinanze della costa.

Le costruzioni più rilevanti si ebbero nel 700 e nell'800; infatti, in questo periodo, le famiglie nobiliari napoletane si appellarono ai migliori architetti ed artisti provenienti dal resto d'Italia e non solo, affinché venissero costruite le loro residenze estive e non. Le ville napoletane del miglio d'oro, molte delle quali volute anche da stranieri residenti in città, sono riconducibili proprio a questo lasso di tempo. Nel XX secolo, invece, si susseguirono in gran numero le costruzioni di ville in stile Liberty; mentre, in seguito, con le speculazioni edilizie e le demolizioni di massa degli anni cinquanta, il numero di queste strutture subì un brusco calo.

Generalmente, molte delle ville in questione versano in assoluto degrado, mentre, altre sono visitabili o sono in fase di restauro [37].

Cimiteri monumentali

Cimitero delle Fontanelle - Ingresso
Cimitero delle Fontanelle - Interno

La città possiede numerose aree cimiteriali monumentali, quelle più vaste e quelle che rappresentano meglio il "culto dei morti" in città, sono: Il Cimitero delle Fontanelle ed il Cimitero di Poggioreale.

Realizzato in una cavità ubicata all'interno del Rione Sanità, il Cimitero delle Fontanelle fu per secoli oggetto di culto da parte del popolo napoletano. All'interno vi sono depositati migliaia di resti di ossa umane delle persone decedute a causa dell'epidemia di colera che investì Napoli nel XVII secolo (circa quarantamila teschi che venivano venerati, adottati, curati con l'auspicio di ottenerne delle grazie). Questo culto venne interrotto a causa del naturale contrasto della Chiesa verso i riti pagani, intorno agli inizi degli anni settanta. Dopo 20 anni di chiusura il cimitero è stato restaurato e recentemente riaperto al pubblico.

Il cimitero di Poggioreale consta di diverse parti distaccate che si arrampicano sulle colline partenopee da Poggioreale fino a San Carlo all'Arena. La parte principale è il cimitero monumentale che data la ricchezza di statue, lapidi, chiese e cappelle è da considerarsi un museo a cielo aperto e sicuramente uno dei posti meno conosciuti artisticamente (Il cimitero contiene circa 1.000 statue). Uno dei posti più interessanti è il Quadrato degli uomini illustri dove riposano tutte le personalità che hanno dato lustro alla città: Benedetto Croce, Salvatore Di Giacomo, Raffaele Viviani, E. A. Mario, Vincenzo Gemito, Saverio Mercadante, Luigi Giura, Tito Angelini, Gilda Mignonette e tanti altri. Un'altra parte importante da segnalare è quella della chiesa di Santa Maria del Pianto dalla quale diparte un vialetto a zig zag che scende dalla collina e dove si possono incontrare le cappelle private di Antonio de Curtis ed Enrico Caruso. Recandosi di persona alla cappella privata di Totò, si può notare che quest'ultimo riceve tutt'ora, inserite all'interno della cappella, lettere da ammiratori che recano in molti casi l'intestazione "Antonio De Curtis - Cimitero di Napoli".[38]

La città e il suo doppio: Napoli sotterranea

Lo stesso argomento in dettaglio: Napoli sotterranea.

La Napoli sotterranea ha quasi la stessa estensione della città che è sorta in superficie e rappresenta un'importante testimonianza archeologica e storica; è possibile effettuare visite guidate nel sottosuolo che mostrano la stratificazione del territorio della città nel corso della storia. È un percorso guidato attraverso vecchie cisterne sotterranee, risalenti in gran parte all'epoca greco-romana e che furono attive fino all'Ottocento: Napoli era l'unica grande città europea ad avere l'acqua potabile nelle case, attraverso un sistema di pozzi collegati direttamente alle cisterne dell'acquedotto sotterraneo. Tali cisterne sono state ricavate mediante scavi nel sottosuolo di tufo, la tipica roccia vulcanica sulla quale e con la quale la città è stata costruita.

L'esame delle cavità, alcune di gigantesche proporzioni, ha permesso di stabilire che il tufo per costruzione è stato estratto sin dai primordi della città (è presente dello stucco greco lungo le pareti che serviva come impermeabilizzante). In pratica si può dire che gli edifici venivano costruiti con materiale estratto sotto gli stessi. Circa un chilometro di gallerie, delle decine presenti sotto la città, è visitabile. In diversi luoghi della città e dei dintorni sono presenti anche diverse catacombe.

Altri luoghi d'interesse

Segue un elenco di alcuni tra gli ulteriori principali monumenti :

Piazze, strade e luoghi tipici

Galleria Umberto I, galleria colonnata
Lo stesso argomento in dettaglio: Strade di Napoli, Piazze di Napoli e Quartieri di Napoli.

Tra le arterie principali di Napoli vi è di certo Via Toledo (denominata "Via Roma" durante il ventennio fascista), voluta dal viceré Pedro de Toledo che la edificò nel 1536. Grazie alla pedonalizzazione, la lunga strada è ora il fulcro dello shopping cittadino con i suoi numerosi negozi (soprattutto di abbigliamento) e del turismo con i suoi palazzi storici che vi si affacciano: il Banco di Napoli, Palazzo Doria d'Angri, palazzo Colonna di Stigliano, la la chiesa Spirito Santo, Piazzetta Augusteo, l'accesso est della Galleria Umberto I. Sfocia su Piazza Trieste e Trento dove è presente la San Ferdinando e su Piazza del Plebiscito.

Palazzo Reale, scalone

Tra le piazze maggiori di Napoli vi è Piazza del Plebiscito. Su di essa si affacciano due importanti monumenti : il Palazzo Reale e la basilica di San Francesco di Paola, che con il suo colonnato forma un'ellisse nei cui fuochi sono poste due statue equestri in bronzo: una di Antonio Canova raffigurante Carlo III e l'altra di Antonio Calì raffigurante Ferdinando IV. Sono da segnalare le statue dei leoni sul basamento ai lati del colonnato: nel cuore della piazza ogni anno nel periodo natalizio vengono realizzate opere d'arte contemporanea da artisti internazionali, concerti ed eventi di grande richiamo come il Concorso ippico internazionale di Napoli. Quest'ultimo concorso si è svolto nelle più grandi piazze del mondo fin quando la produzione dello stesso ha deciso di rendere Napoli il luogo fisso in cui svolgerlo.

Più antica è Piazza Dante: tra il Cinquecento e il Seicento era detto "Mercatello" perché vi si tenevano i mercati 'periferici', ma tra il 1757 e il 1765 fu completamente ricostruita sotto Carlo III da Luigi Vanvitelli, che edificò l'emiciclo sulla cui sommità eresse ventisei statue raffiguranti le virtù del sovrano. Al centro della piazza la statua equestre di Carlo non fu mai posta poiché venne occupata dall'albero della libertà durante la Repubblica napoletana e poi dalla statua di Napoleone Bonaparte durante il regno di Murat. L'attuale statua di Dante Alighieri che dà il nome alla piazza fu posta dopo l'unità d'Italia. Al lato nord vi è Port'Alba col suo mercato dei libri e al lato sud la chiesa di San Michele. Nel 2002 è stata ristrutturata su progetto dell'architetto Gae Aulenti e resa ancora più spaziosa per ospitare l'omonima fermata della metropolitana. L'edificio vanvitelliano ospita il Convitto e Liceo Vittorio Emanuele.

La zona di San Gregorio Armeno è nota ai più poiché vi si tiene il mercato del presepe, una grande tradizione natalizia napoletana. Le botteghe espongono i modelli più raffinati e più singolari di pastori, santi, Gesù bambini e altre amenità (come i personaggi dell'anno o personalità legate a Napoli come Totò, Massimo Troisi o Eduardo de Filippo. La via prende il nome dalla chiesa di San Gregorio Armeno, costruita tra il 1574 e il 1580 affrescata all'interno da Luca Giordano. Ogni martedì vi si tiene il miracolo della liquefazione del sangue del dente di Santa Patrizia.

San Gregorio Armeno, strada al di sotto del campanile

Da Piazza del Gesù Nuovo a Piazza San Domenico si distende Via Benedetto Croce tratto centrale della cosiddetta Spaccanapoli, il Decumano inferiore della Napoli greco-romana, che nel suo sviluppo assume diverse denominazioni. Su Piazza del Gesù Nuovo si affaccia la chiesa del Gesù Nuovo mentre al centro si erge un obelisco, noto come Guglia dell'Immacolata, alto 34 metri sulla cui cima è posta la statua bronzea della Madonna Immacolata eretta nel 1747. L'8 dicembre di ogni anno vi si tiene una cerimonia che consiste nella posa di una corona di fiori sulla statua in cima alla colonna. Via Benedetto Croce, invece, prende invece il nome dall'omonimo filosofo napoletano d'origini abruzzesi che in quella strada - e precisamente a Palazzo Filomarino - abitò per gran parte della sua vita e fondò l'Istituto Italiano per gli Studi Storici.

Il lungomare di Napoli prende il nome di Via Caracciolo, in onore dell'ammiraglio Francesco Caracciolo fatto impiccare da Orazio Nelson sulla nave Minerva (già da lui comandata) nel golfo della città, per la sua adesione alla Repubblica Napoletana. La strada in realtà è recente, risale alla fine dell'Ottocento quando sostituì l'arenile che la Villa Reale (con l'Unità, Villa Comunale) separava dalla Riviera di Chiaia[39]. Il lungomare si snoda per chilometri di passeggiata con vista e, dopo Castel dell'Ovo prende il nome di Via Partenope, strada realizzata con riempimenti a mare. Negli ultimi anni sono state rese balneabili le sottili spiagge vicino alle scogliere artificiali.

Parchi, oasi protette e boschi

Villa Comunale, ingresso da Piazza Vittoria

Napoli possiede 33 giardini storici e parchi aperti al pubblico: la Villa Comunale di Napoli (prima dell'Unità denominata "Villa Reale") fu fatta realizzare da Ferdinando IV su disegno del Vanvitelli nel 1780 per dare alla nobiltà napoletana un'oasi di gran ricercatezza sull'allora lungomare, impreziosendola di statue, fontane e alberi esotici ma proibita al popolo. Al suo interno di primaria importanza è la Stazione Zoologica Anton Dohrn, aperta al pubblico nel 1874, istituzione scientifica e di ricerca sita in un edificio neoclassico e ospitante, fra l'altro, l'acquario cittadino: il più antico del mondo[40] (fu aperto al pubblico il 12 gennaio 1874).

Una estesa vista su Napoli e le sue coste a nord e a sud si può osservare dalla Collina dei Camaldoli e dal Parco del Poggio.

Oltre al già citato parco di Capodimonte, la cui pianta odierna fu realizzata dal tedesco Friedrich Dehnhardt nel 1833, è da citare la Villa Floridiana. Il parco prende il nome da Lucia Migliaccio duchessa di Floridia, moglie morganatica di Ferdinando IV, che appunto abitò in questa villa del Vomero il cui parco fu realizzato nel 1817 da Dehnhardt e Antonio Niccolini in stile neoclassico con statue, finte rovine, boschetti, anfratti e un teatrino di verzura all'aperto. Nella villa attualmente ha sede il Museo Nazionale della Ceramica Duca di Martina e la zona panoramica sul golfo.

Le coste settentrionali della Provincia di Napoli ospitano il Parco sommerso di Baia e di Gaiola, esempi unici nel Mediterraneo di Parchi archeologici sommersi. Il Parco sommerso di Gaiola (istituito congiuntamente dai Ministeri dell'Ambiente e dei Beni Culturali), localizzato all'apice del promontorio di Posillipo intorno agli isolotti della Gaiola incorpora considerevoli valori ambientali a reperti archeologici di età Romana, sommersi nel corso dei secoli da un fenomeno di bradisismo negativo che ha causato l'affondamento della costa di circa 6/8 metri. Più periferica è l'Oasi degli Astroni, diretta dal WWF, che si trova in una grande conca vulcanica risalente a 3.700 anni fa nei Campi Flegrei. Riserva di caccia aragonese, poi di Carlo III, fu arricchita di alcune torri e casini di caccia ancora esistenti. Immersa completamente nel verde, l'oasi si distingue per il grande lago, la ricca flora e la presenza di numerose specie di uccelli oltre che piccoli animali.

Complessi architettonici moderni

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Centro direzionale di Napoli di notte

L'aspetto meno noto del panorama dell'architettura partenopea è la nuova concezione architettonica novecentesca, nata dopo la maniera del Liberty e dell'eclettismo.

In questo periodo, gli architetti napoletani si schierano tra i Razionalisti e tra i Monumentalisti mentre, la presenza di architetti venuti da fuori, progettano importanti edifici: come ad esempio Marcello Piacentini che progetterà la sede del Banco di Napoli in Via Toledo e Armando Brasini che opererà nella zona del rione Carità-San Giuseppe; o ancora, Giuseppe Vaccaro e Gino Franzi che vinceranno il concorso per il nuovo Palazzo delle Poste. Quest'ultimo edificio in particolare, si presenterà come un vero e proprio manifesto dell'architettura funzionalista e razionalista della città.

Altre opere sono invece affidate a valenti architetti che lavorano alle dipendenze della propaganda fascista come Marcello Canino, Ferdinando Chiaromonte e Camillo Guerra; mentre, i razionalisti progettano anche dei complessi periferici: i più noti sono Giulio De Luca, Carlo Cocchia e Luigi Cosenza. Quest'ultimo sarà il più attivo dei tre nel periodo antecedente la guerra. Cosenza progetterà sia edifici pubblici che privati: le sue ville a Posillipo sono soltanto un esempio, mentre, un'altra sua pregevole opera razionalista è il Mercato Ittico nella zona del porto.

Cocchia e De Luca saranno i realizzatori della Mostra d'Oltremare, l'enorme complesso di 720.000 m² comprendente edifici, padiglioni espositivi, teatri, fontane e giardini; la struttura monumentale verrà inaugurata nel 1940 e ripristinata negli anni cinquanta dagli stessi progettisti. Ricordiamo che, nel 1959, l'architetto Cocchia progetterà anche lo Stadio San Paolo che, in seguito, sarà deturpato dall'aggiunta di una copertura in ferro durante i Mondiali del 1990.

Luigi Cosenza sarà, anch'egli, attivo nel dopoguerra, che lo vedrà impegnato in un piano particolareggiato per l'area industriale e commerciale, situata nella zona compresa tra Fuorigrotta e Bagnoli. Viene di nuovo ricostruita la Mostra d'Oltremare e i complessi industriali di Bagnoli e, con i progetti INA-Casa e IACP, viene impiegato, per la ricostruzione delle periferie, un'ingente numero di architetti razionalisti. In questo periodo verranno progettati i migliori esempi di architettura razionale, quelli intervenuti sono: Franz Di Salvo, Eirene Sbrizolo, Alfredo Sbrizolo, Gerardo Mazziotti, Elio Lo Cicero, ecc. sono solo alcuni tra i realizzatori in questione.

Durante la speculazione edilizia di Achille Lauro vengono saccheggiate molte aree agricole destinate a diventare grossi quartieri satelliti dell'estrema periferia di Napoli; i progetti urbanistici vengono redatti dagli architetti sopracitati, che lavorano sempre in gruppo e suddividendo la progettazione in lotti.

Negli anni settanta vengono avviati i nuovi cantieri della metropolitana, alla cui realizzazione parteciparono sia ingegneri che architetti. In principio le stazioni dei Colli Aminei, Medaglie d'Oro e Vanvitelli vennero affidate a Michele Capobianco mentre, oggi, i lavori e gli ampliamenti sono affidati ad architetti di fama internazionale.

Inoltre, ricordiamo che negli anni ottanta, nella zona orientale della città, viene realizzato il Centro Direzionale su progetto urbanistico di Kenzo Tange; il resto è invece opera di architetti napoletani della nuova generazione come Massimo Pica Ciamarra, Nicola Pagliara, Alberto Izzo e altri, nel CDN c'è anche un edificio di Renzo Piano e il grattacielo più alto d'Italia: la Torre Telecom Italia.

Da non sottovalutare anche la Zona ospedaliera dove sono riuniti i principali complessi sanitari della metropoli. L'ospedale Cardarelli e il Monaldi rappresentano un'esuberante accademismo degli anni trenta, mentre, il Cutugno di Giulio De Luca è un pregevole esempio di architettura organica. Infine, il Nuovo Policlinico di Carlo Cocchia e aiuti rappresenta un esempio di architettura brutalista.

Sport

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Stadio San Paolo, interno

Il tempo libero ha un polo di grande attrattiva nel quartiere di Fuorigrotta. Qui sorge lo Stadio San Paolo inaugurato nel 1959 che ospita le partite di calcio del Napoli ed è stato ristrutturato per i mondiali di calcio del 1990, questo stadio è stata la casa del più celebre giocatore del Napoli: Diego Armando Maradona; la Mostra d'Oltremare realizzata nel 1940 dal fascismo per ospitare i prodotti delle colonie e diventata area espositiva di 750.000 metri quadri con 9 padiglioni per mostre e fiere, 30 sale congressuali fino a 2.000 posti, teatro al chiuso e all'aperto per un complessivo di 3.000 posti, due piscine, quattro campi da tennis, e che ospita numerosi eventi di portata nazionale e internazionale; il parco dei divertimenti Edenlandia più "antico" d'Italia, fondato nel 1965; il Giardino Zoologico altrimenti detto Zoo di Napoli; in più la zona ospita un bowling, un multicinema con 11 sale, fast food, sale giochi, campi di calcio, calcetto e tennis, nonché la Piscina Scandone, olimpionica, utilizzata per le gare di pallanuoto delle squadre napoletane ed utilizzata precedentemente per i Giochi del Mediterraneo del 1964. Nella zona era anche sito il Palazzetto dello Sport "Mario Argento" destinato in particolare alla pallacanestro, abbattuto nel 2005 ed in corso di ricostruzione. Le attività della pallacanestro di vertice si svolgono ora nel PalaBarbuto (5500 posti) costruito di fronte al vecchio palazzetto per permettere alle squadre napoletane di affrontare il massimo campionato e le competizioni europee. A Bagnoli, ha sede dal 1993 la Città della Scienza (museo scientifico sui generis primo in Europa), mentre nei pressi di Piazza Carlo III è presente il Real Albergo dei Poveri - che diverrà Città dei Giovani. Arterie di shopping principali nella città sono, oltre le già citate, quelle che fanno capo a Piazza dei Martiri (Via Chiaja, Via dei Mille, Via Calabritto e Via Carlo Poerio) che insieme formano la zona dello shopping con le più note firme mondiali. Altre vie dello shopping più popolari sono quelle al Vomero di Via Scarlatti, Via Luca Giordano e Via Cilea, Via Roma nella zona portuale e a Soccavo quella di Via Epomeo.

Società

Tessuto urbano e popolazione

L'area metropolitana di Napoli in una visione satellitare notturna

Capoluogo della provincia omonima e della regione Campania, è il terzo comune d'Italia per numero di abitanti: dati ISTAT dell'ultima stima (01/04/2009) [41] rilevano una popolazione di 962.447 abitanti, pari a oltre un sesto dell'intera popolazione regionale e quasi un terzo di quella della sua provincia. Attualmente il comune di Napoli è 18° in Europa per popolazione.

La città vera e propria si estende tuttavia ben oltre la superficie comunale, sebbene non possa essere univoca una definizione dei suoi confini. Dati ONU del 2005 assegnano all'intero agglomerato urbano napoletano una popolazione di circa 2.200.000 abitanti [42], ma va ricordato che vi sono dati di diverse fonti che appaiono anche estremamente discordanti a seconda del metodo di calcolo utilizzato (non solo per l'agglomerato urbano ma anche soprattutto per la definizione dei confini dell'area metropolitana). L'area metropolitana di Napoli secondo le stime dell'OCSE giungerebbe a circa 3.100.000 abitanti, dietro Milano e Roma [43]. La maggioranza delle fonti, tuttavia, indica che quella napoletana è la seconda area metropolitana d'Italia per popolazione dopo Milano, solo per citarne alcune: per l' U.S. Census Bureau and Times Atlas of the World ne stima una popolazione di circa 3 milioni di abitanti [44], dati Eurostat ne contano circa 4 milioni [45] mentre fonti SVIMEZ ne attribuiscono 4.434.136 distribuiti su un'area di 2.300 km², facendone la seconda area metropolitana italiana per popolazione [46]. Per il CENSIS, invece, l'area metropolitana napoletana è seconda solo alla Mega regione lombarda, con 4.996.084 abitanti [47].

L'area metropolitana risulta, ad ogni modo, una delle più popolose e densamente popolate dell'Unione Europea (al 2007 risulta ottava in Europa e 86° al mondo); inoltre, ricordiamo che l'istituzione della città metropolitana, che non riguarda l'intera area metropolitana, dovrebbe andare a sostituire la Provincia di Napoli. Gli urbanisti chiamano l'intero territorio urbanizzato "la grande Napoli"; la crescita della città è riuscita infatti ad integrare a sé comuni della provincia di Salerno e Caserta quasi senza soluzione di continuità. La costa metropolitana si estende ininterrottamente da Capo Miseno a Castellammare di Stabia.

La popolazione dell'intero agglomerato urbano napoletano è alquanto giovane, soprattutto se si considerano gli abitanti della stessa città e quelli della sua provincia; infatti, il ben 19% della popolazione risulta sotto i 14 anni, mentre, il 13% ha più di 65 anni, in netta contrapposizione alla media nazionale del 14% e del 19%, rispettivamente.[48]

Panorama serale della città

Il comune è composto dalla "città storica" (corrispondente ai quartieri di Avvocata, Chiaia, Mercato, Montecalvario, Pendino, Porto, Posillipo, San Carlo all'Arena, San Giuseppe, San Lorenzo, Stella, Vicaria), da alcune frazioni fuse con la città in varie fasi già dall'epoca di Gioacchino Murat (Arenella, Bagnoli, Miano, Piscinola, Fuorigrotta, Vomero) e dai comuni aggregati infine durante il ventennio fascista (attualmente suddivisi nei quartieri di Barra, Chiaiano, Pianura, Soccavo, Ponticelli, San Giovanni a Teduccio, San Pietro a Patierno, Secondigliano e Scampìa).

Napoli, attualmente, ha un tasso di natalità più elevato rispetto ad altre parti del paese, con 10,46 nascite ogni 1000 abitanti; mentre, la media italiana è di 9,45 nascite.[48]

I quartieri più popolosi sono appunto quelli corrispondenti al territorio dei comuni aggregati durante il ventennio. La sovrappopolazione di tali zone, che hanno da sole i due terzi della popolazione della città, è dovuta principalmente alla scelta politica - poi rivelatasi fallimentare - di individuare in quei luoghi le aree in cui realizzare gli agglomerati ex legge 167/1962 (edilizia residenziale pubblica) e legge 219/1981 (edilizia residenziale pubblica per i terremotati del 1980).

A differenza di molte città italiane del nord vi sono molti meno immigrati a Napoli, soprattutto se si considera il comune: il 98,5% delle persone sono italiane. Nel 2006, ci sono stati 19.188 stranieri, la maggioranza dei quali proveniva da Ucraina e Polonia, ma anche dall'Est asiatico. Le statistiche mostrano che la stragrande maggioranza degli immigrati sono di sesso femminile; questo è dovuto al fatto che i lavoratori di sesso maschile tendono a trasferirsi prevalentemente al Nord del paese.[49]

Evoluzione demografica

Evoluzione demografica storica

Abitanti censiti in migliaia[50][51][52], prima dell'Unità d'Italia

Evoluzione demografica contemporanea

Secondo il primo censimento (1861), Napoli era chiaramente il maggior comune italiano per numero di abitanti. Secondo i dati dei censimenti, cedette il primato a Milano durante il periodo fascista, per venire poi subito superata anche da Roma.

Abitanti censiti in migliaia[53][54]

Geografia antropica

Suddivisioni amministrative

Lo stesso argomento in dettaglio: Municipalità di Napoli e Quartieri di Napoli.

Fino al 2006, Napoli era suddivisa in 30 quartieri, che formavano 21 circoscrizioni. Con una serie di deliberazioni del consiglio comunale, la città è stata poi suddivisa in 10 municipalità di circa centomila abitanti, con un presidente eletto direttamente dal corpo elettorale, una giunta ed un consiglio della municipalità di 31 consiglieri.

Le 10 municipalità di Napoli

Elenco delle municipalità di Napoli:

Municipalità I : Chiaia, Posillipo, San Ferdinando
Municipalità II : Avvocata, Montecalvario, Pendino, Porto, Mercato, San Giuseppe
Municipalità III : Stella, San Carlo all'Arena
Municipalità IV : San Lorenzo, Vicaria, Poggioreale, Zona Industriale
Municipalità V : Vomero, Arenella
Municipalità VI : Ponticelli, Barra, San Giovanni a Teduccio
Municipalità VII : Miano, Secondigliano, San Pietro a Patierno
Municipalità VIII : Piscinola, Marianella, Scampia, Chiaiano
Municipalità IX : Soccavo, Pianura
Municipalità X : Bagnoli, Fuorigrotta

Template:Quartieri di Napoli

Codici di avviamento postale

Tutti i codici di avviamento postale di Napoli suddivisi per quartieri e zone (il CAP generico è 80100).

  • 80121 quart. Chiaia
  • 80122 quart. San Ferdinando
  • 80123 quart. Posillipo
  • 80124 quart. Bagnoli (parte)
  • 80125 quart. Bagnoli (zona Agnano Terme)
  • 80125 quart. Rione Flegreo - Fuorigrotta
  • 80126 quartt. Pianura e Soccavo
  • 80127-80129 quart. Vomero
  • 80128 quart. Arenella (parte)
  • 80131 quart. Stella (zona Colli Aminèi)
  • 80131 quart. Arenella (zona rione Alto)
  • 80132 limite tra i quartt. Chiaia e Montecalvario
  • 80133 quart. Porto
  • 80134 quart. Montecalvario
  • 80135 quart. Avvocata
  • 80136 quart. San Lorenzo rione Sanità
  • 80136 quart. Stella località Capodimonte (parte)
  • 80137 quartt. San Carlo all'Arena e Stella (parte)
  • 80138 quart. San Giuseppe
  • 80139 quart. San Lorenzo
  • 80141 quart. Vicarìa
  • 80142 quartt. Mercato e Pendino
  • 80143 quartt. Poggioreale e Zona industriale
  • 80144 quartt. San Pietro a Patierno, Scampìa (parte), Secondigliano
  • 80145 quartt. Chiaiano,, Miano, Piscìnola, Scampìa (parte)
  • 80146 quart. San Giovanni a Teduccio
  • 80147 quartt. Barra e Ponticelli

Economia

L'economia cittadina, dall'Unità d'Italia ad oggi, ha visto sempre l'alternarsi di periodi di relativa crescita a periodi di decadimento, senza avere tuttavia mai un reale decollo.

Napoli e l'industrializzazione

Già prima dell'Unità d'Italia nacque a Napoli il primo grande complesso metalmeccanico di Pietrarsa, con Real rescritto del 6 novembre 1840. L'opificio, nel quale furono concentrate le preesistenti attività meccaniche e "pirotecniche" sino ad allora ubicate nel Castel Nuovo (più noto come Maschio Angioino) di Napoli, conobbe un notevole sviluppo industriale ed economico nel successivo ventennio. Collaterale all'attività produttiva vera e propria era una scuola per la creazione di una classe di macchinisti indigeni che permise nel giro di alcuni anni di sostituire il personale straniero (britannico in particolare) sulle navi e sulle locomotive. Al 1860 era il maggior stabilimento metalmeccanico italiano.

Dopo l'Unità lo stabilimento conobbe una fase di lento declino sino alla cessazione dell'attività produttiva verso il 1880, mantenendo comunque, fino al 1975, l'attività di manutenzione e riparazione di locomotive e locomotori.

Nell'ambito della città erano presenti anche altri opifici metalmeccanici: la Guppy & Pattison alla Taverna delle Carcioffole, la Zino & Henry al Ponte della Maddalena, nonché, specificamente per le necessità della Marina, l'Arsenale che dal 1852 disponeva del primo bacino di carenaggio in muratura nel Mediterraneo.

La grande crisi postunitaria colpì tali opifici. In seguito, però, un forte impulso allo sviluppo industriale si ebbe in città con la legge speciale del 1904, quando furono create le due zone industriali, rispettivamente a oriente e a occidente della città. Questo, più o meno coincise con il rafforzamento della funzione commerciale che fu provocato dall'intensificazione dell'attività portuale, a sua volta derivante dalla grande ondata migratoria dell'ultimo decennio dell' '800 e del primo decennio del' '900. Il commercio trasse poi vantaggi dalle ambizioni coloniali, manifestatesi tra alterne vicende dagli anni delle sconfitte crispine a quelli delle sconfitte mussoliniane. Di effettivo avvio all'industrializzazione nel retroterra napoletano si può parlare solamente fra la seconda metà degli anni '50 e la prima metà degli anni '60. Ma a interromperlo, quando se ne cominciavano a intravedere gli effetti positivi e altri ne andavano maturando, è sopravvenuta la crisi dello sviluppo in Italia; e di qui anche le difficoltà non solo di creare nuovi stabilimenti, ma anche di far vivere e prosperare quelli che si erano creati dopo la legge del 1904 (si pensi alla siderurgia di Bagnoli) o, più ancora, negli ultimi anni (si pensi alle fibre di Casoria). Così i risultati di qualificazione terziaria, e quindi metropolitana, che sembrava lecito attendersi a Napoli negli anni '70, come conseguenza dell'avviata industrializzazione del retroterra provinciale e regionale, sono stati in buona parte frustrati.

In pratica Napoli si può dire che, nel Novecento, non abbia mai vissuto pienamente una vera e propria fase di sviluppo industriale. Come accaduto in quasi tutto il sud, a partire dalla metà degli anni '50 del secolo scorso, ci sono stati dei tentativi che però non hanno determinato grossi successi. In particolare nel secondo dopoguerra e durante il periodo del boom economico (spesso grazie agli investimenti della cassa per il Mezzogiorno), in città ebbe un altro forte impulso il comparto industriale, con nuovi impianti nel campo della siderurgia, dell'industria metalmeccanica e petrolchimica, in particolare nella periferia orientale e settentrionale della città: alla fine degli anni 70 Napoli poteva essere considerata una città in cui il settore industriale aveva un posto preminente.

L'Italsider di Bagnoli in una vecchia foto degli stabilimenti, oggi dismessi

Nei decenni successivi tuttavia, la crisi irreversibile dell'industria di stato, unita ad un generale processo di deindustrializzazione, nonché alla concorrenza dei mercati emergenti ha di fatto mutato radicalmente questa situazione, portando alla chiusura o, nei casi migliori, alla riconversione di un grande numero di aziende (emblematico, anche se non isolato, il caso dell'Italsider di Bagnoli, o la riconversione dell'ex Olivetti di Pozzuoli). L'ultimo grande polo produttivo dell'area metropolitana sopravvissuto alla crisi industriale è quello di Pomigliano d'Arco, sviluppatosi attorno agli stabilimenti Fiat e Alenia, con un indotto che fa sentire i suoi effetti fin dentro la città di Napoli.

Rimangono comunque presenti ancora numerose attività industriali nel campo siderurgico, metalmeccanico e petrolchimico, accanto alle quali sono fiorite diverse piccole e dinamiche realtà di società di servizi alle imprese, progettazione e consulenza (con un'alta concentrazione in particolare nel Centro Direzionale di Napoli) che sfruttano sia ai mercati industriali presenti sul territorio che quelli tradizionali del nord Italia. Rilevante anche il settore dell'industria alimentare, meccanico ed elettrotecnico.

Nonostante questi brevi periodi di miglioramenti l'occupazione non ha mai raggiunto un livello stabile o adeguato alle necessità cittadine: oggi uno dei motivi è la presenza di infiltrazioni camorristiche che rendono difficile la nascita di nuove imprese e quindi di attrarre investimenti; tuttavia le attività illegali napoletane hanno un'ingente ripercussione sull'economia nazionale, anche grazie agli scambi commerciali con la Cina, non senza ripercussioni negative sulle strutture sociali e ambientali cittadine: per contrastare questo fenomeno vengono attuati maggiori controlli, soprattutto nell'area portuale [55].

Servizi e turismo

Il porto di Napoli

La mancanza di un vero e proprio sviluppo industriale ha determinato l'affermarsi di punti di forza differenti che hanno configurato la città come importante centro del terziario, soprattutto nei campi: commerciale, amministrativo, finanziario, oltre a quello culturale, sempre storicamente rilevante, nonché quello editoriale. Il porto della città è uno dei principali scali marini d'Italia, nonché un'importante voce di reddito per la città (il secondo al mondo dopo quello di Hong Kong per scalo passeggeri, con circa 9 milioni di presenze all'anno [56]).

Oltre ad ospitare fra centro e agglomerato urbano un importante nodo ferroviario e stradale (Napoli è il capolinea dell'Autostrada del Sole), la città, nell'ultimo decennio, ha investito anche su un ambizioso programma di lavori pubblici molto articolato, che ha posto le basi del sistema metropolitano su scala cittadina e regionale.

Un presepe napoletano

L'immenso patrimonio artistico della città dovrebbe essere il volano di partenza per accogliere i turisti provenienti da tutto il mondo. Infatti, il turismo, nonostante la vastità dell'offerta monumentale e museale di cui la città dispone non trova sufficiente valorizzazione economica: i problemi d'immagine della città di Napoli legati al problema della criminalità organizzata, nonché l'insufficienza di strutture ricettive di medio-basso livello sono il principale ostacolo al decollo di un'efficiente promozione alberghiera. Il flusso turistico è essenzialmente di passaggio, diretto verso località periferiche Pompei (in cui si registra una media di 3 milioni di turisti l'anno[57]), o le isole del golfo (Capri e Ischia), la costiera sorrentina e quella amalfitana, dove la qualità ambientale e l'offerta ricettiva raggiunge livelli di prestigio internazionale. Negli ultimi anni si è riscontrata nel porto di Napoli una notevole crescita nel settore croceristico[58].

Di discreto interesse turistico è anche la tradizione artigianale napoletana, specializzata e promossa in apposite mostre, nell'arte presepiale e nella lavorazione di ceramiche e porcellane; infine, un importante settore industriale cittadino è occupato dalle produzioni tessile e dell'abbigliamento.

Cultura

«Fortunata e invidiabile Napoli, augusta reggia della cultura.»

Università

A Napoli sono operativi quattro atenei statali e due privati:

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La sede dell'Università Parthenope nel Centro Direzionale.

L'Università degli Studi di Napoli Federico II è la principale della città. Nata come espressione della cultura ghibellina contrapposta a quella guelfa di Bologna, fu fondata da Federico II nel 1224. L'Ateneo Federiciano, che ha assunto il nome del suo fondatore con decreto del 7 settembre 1987, è la più antica università statale e laica del mondo [59], ed è considerato uno degli atenei più prestigiosi per gli studi ingegneristici, giuridici e letterari. Fra gli altri vi ha insegnato il celebre grecista Marcello Gigante, massimo esperto dei papiri rinvenuti a Ercolano.

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L'Università degli studi di Napoli "Parthenope" (IUN, o Istituto Universitario Navale sino al 2001), fu istituita nel 1919 come Regio Istituto Superiore Navale, originariamente specializzato per gli studi economici, con una particolare attenzione agli scambi commerciali internazionali. L'ateneo è composto dalle facoltà di Economia, Ingegneria, Giurisprudenza, Scienze Tecnologiche e Scienze Motorie. Possiede numerose sedi, sparse in varie zone del territorio: la centrale di Via Acton, la Villa Doria, la sede nel Centro Direzionale con le facoltà di Scienze e Tecnologie ed Ingegneria, la sede d'ingegneria gestionale ad Afragola, la sede di Giurisprudenza di Nola, la sede di Torre Annunziata ed una sede fuori regione, a Potenza.

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La Seconda Università degli Studi di Napoli è stata istituita nel 1989 per decongestionare quella federiciana; è articolata in poli omogenei situati nelle città di Aversa, Capua, Caserta, Santa Maria Capua Vetere, mentre ha operativa in città una Facoltà di Medicina e Chirurgia (quella che prima del decongestionamento era la prima facoltà di medicina dell'università di Napoli). La facoltà ha strutture di notevole interesse storico-culturale (il complesso di Santa Patrizia contiene anche un museo di anatomia). Le strutture assistenziali e didattiche sono suddivise tra il policlinico vecchio (nel centro storico) ed il nuovo Policlinico nella zona collinare (condiviso con l'università Federico II). Anche se la sede amministrativa e le facoltà si trovano a Caserta, resta a tutti gli effetti un'università napoletana.

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L'Università degli studi di Napoli "L'Orientale" (fino al 2002 "Istituto Universitario Orientale" o IUO, oggi UNIOR) è la più antica università di orientalistica e sinologia del continente. Fondata nel '700 dal padre missionario Matteo Ripa come "Collegio dei Cinesi", oggi è tra le maggiori istituzioni europee per gli studi filologici e linguistici sulle aree extra-europee. È composta dalle facoltà di lettere e filosofia, lingue e letterature straniere, Studi arabo-islamici e del Mediterraneo, scienze politiche (con un occhio di riguardo alle relazioni internazionali). Vi si insegnano numerose lingue antiche ed oltre 140 lingue moderne.

Napoli è inoltre sede della Pontificia Facoltà Teologica dell'Italia Meridionale che vi opera attraverso la Sezione San Tommaso d'Aquino e la Sezione San Luigi la prima delle quali è legata al seminario arcivescovile e trae origine dalla facoltà teologica già presente nel primo ordinamento dell'ateneo federiciano nel 1224 e la seconda alla Compagnia di Gesù (gesuiti). La facoltà teologica è nata nel 1969 riunendo e lasciando distinte le due scuole.

L'Università degli studi Suor Orsola Benincasa (ex Istituto Universitario omonimo, oggi UNISOB), è un libero ateneo fondato dalla religiosa Orsola Benincasa, pensatrice molto in vista nei salotti intellettuali napoletani del periodo della controriforma (inizi XVII secolo), nato come istituto superiore di magistero e tuttora specializzato negli studi umanistici e sociali, con un particolare riguardo alla tradizione educativa introdotta dalla pedagogista suor Orsola.

Biblioteca Nazionale

Nel 1804 fu aperta al pubblico la Reale Biblioteca di Napoli nel Palazzo degli Studi, attualmente sede del Museo Archeologico Nazionale. Le collezioni librarie ivi ubicate erano state trasferite dalla Reggia di Capodimonte per volontà reale. Divenuta Reale Biblioteca Borbonica nel 1816, nel 1860 con l'unità d'Italia fu poi denominata Biblioteca Nazionale. Nel 1910 fu arricchita con la collezione di papiri ercolanensi ritrovati negli scavi della città vesuviana. Nel 1922 la sede dopo lungo dibattito e su suggerimento di Benedetto Croce fu spostata all'odierna sede nel Palazzo Reale in Piazza Plebiscito. Subì molti problemi durante la guerra sia per l'occupazione nazista che per quella alleata, ma i testi più preziosi furono trasferiti in località più sicure fino alla riapertura nel 1945. Oggi la Biblioteca nazionale Vittorio Emanuele III contiene quasi due milioni di volumi, circa 20.000 manoscritti, più di 8.000 periodici, 4.500 incunaboli e 1.800 papiri ercolanensi ed è la terza in Italia per dimensioni dopo quelle centrali di Firenze e Roma[60]. Ricca di preziosi volumi orientali (Napoli è anche sede dell'Istituto Orientale), è qui che Bernardo Bertolucci si è documentato sulle culture dell'Estremo Oriente, per poter dirigere poi il film L'ultimo imperatore, del 1987.

Poli scientifici

Oltre alle già citate Città della Scienza e all'Acquario Dohrn, di particolare interesse sono altri siti scientifici.

Il Real Orto Botanico fu voluto dai Borbone e approvato da Giuseppe Bonaparte nel 1807 durante il governo napoleonico e realizzato dagli architetti De Fazio e Paoletti. Caduto in degrado per i danni della seconda guerra mondiale, fu rimaneggiato e arricchito tra gli anni sessanta e ottanta dal direttore Aldo Merolla. Attualmente i 12 ettari di terreno ospitano 25.000 esemplari di piante di ogni genere disposte in collezioni all'aperto o in serre.

Nel Collegio Massimo dei Gesuiti in via Mezzocannone sono ubicati i principali musei scientifici napoletani, curati dalla Federico II:

  • Il Museo di Zoologia con collezione di uccelli, mammiferi e di particolare interesse quella di conchiglie da tutto il mondo.
  • Il Museo di Paleontologia di Napoli con circa 50.000 reperti fossili molti dei quali da siti campani, e un grandioso scheletro completo di Allosauro.
  • Il Museo di Antropologia con reperti e mummie da tutto il mondo tra cui reperti di Troia e uno scheletro umano del paleolitico.
  • Il Museo di Mineralogia con minerali e pietre da tutto il mondo e il Museo Mineralogico Campano con circa 3.500 esemplari.

Per gli astrofili è da citare l'Osservatorio Astronomico di Capodimonte. Voluto da Gioacchino Murat nel 1812, fu inaugurato nel 1819. Situato a 150 metri dal livello del mare sulla collina di Capodimonte, è impegnato nell'osservazione del Sole, delle stelle e della galassie grazie anche all'accesso ai più grandi telescopi ottici del pianeta e a quelli in orbita.

Presso la sede universitaria di Monte Sant'Angelo ha sede la Sezione di Napoli, dell'INFN (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare).

È presente, presso la Seconda Università di Napoli, il museo di anatomia umana.

Arte

L'Accademia di Belle Arti (via Santa Maria di Costantinopoli)

Napoli ha sempre avuto un ruolo centrale nell'arte italiana e più in generale nell'arte e l'architettura europea. Lo dimostrano le numerosissime testimonianze già citate di chiese, castelli e palazzi di epoca medievale, rinascimentale e soprattutto barocca. Nel XVIII secolo Napoli genera il neoclassicismo: in città, vennero promosse spedizioni speleologiche che comportarono il ritrovamento di Ercolano e poi di Pompei; molti di questi ritrovamenti vennero esposti a Napoli dove accorsero studiosi, curiosi ed artisti da tutto il vecchio continente.

L'Accademia di Belle Arti, fondata da Carlo III di Borbone nel 1752 come "Real Accademia di Disegno", è stata il centro dell'attività della Scuola di Posillipo nell'Ottocento ed è stata diretta da personalità quali Domenico Morelli, Francesco Saverio Altamura, Gioacchino Toma. Molte delle loro opere sono esposte nella collezione d'arte ospitata dall'Accademia. Vi si tengono oggi corsi di pittura, decorazione, scultura, scenografia, restauro, arredo urbano, e una scuola di nudo.

Storica è la tradizione del Conservatorio di Musica "San Pietro a Majella", nel cuore della città, fondato nel 1826 da Francesco I di Borbone come "Regio conservatorio di musica", e dove oggi si tengono insegnamenti per tutti gli strumenti musicali ed è ospitato un notevole museo della musica. Infine da segnalare l'offerta di teatri, una tradizione tra le più antiche d'Europa (il San Carlo risale al Settecento), che oggi annovera dodici teatri principali.

Sicuramente è anche da menzionare la tradizione artistica della Porcellana di Capodimonte. Nel 1743 Carlo di Borbone fondò la Real Fabbrica di Capodimonte dando inizio alla produzione artistica di opere conservate nel Museo di Capodimonte nella zona collinare di Napoli. Tale tradizione è ancor oggi tenuta viva grazie all'impegno di diverse fabbriche napoletane nate nella metà del 1800 e ancora operanti.

Arte contemporanea

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Il Metrò dell'Arte - ingresso della stazione di Salvator Rosa

Sebbene ricca di testimonianze del passato, Napoli è anche un laboratorio e una importante vetrina internazionale dell'arte contemporanea.

Molto attivi sono i due musei di arte contemporanea della città: il PAN (Palazzo delle arti Napoli) ed il MADRE (Museo d'arte Donna Regina). Il primo, inaugurato nel 2005 nel settecentesco Palazzo Roccella in via dei Mille, è adibito ad ospitare opere ed eventi artistici di ogni tendenza. Il secondo, che ha sede nell'antico convento di Donna Regina, ristrutturato su progetto di Alvaro Siza, ospita invece una collezione permanente.Nel 2008 è stato,inoltre, innaugurato il museo archivio laboratorio dell'artista austriaco Hermann Nitsch sito in una ex centrale elettrica dei primi del 900 con affaccio sulla citta.

Diverse peculiarità rendono Napoli un importante laboratorio di arte contemporanea: il Metrò dell'arte, in cui le stazioni della metropolitana non vengono concepite come semplici luoghi di transito, ma come un vero e proprio spazio espositivo con opere di artisti di fama internazionale (tra questi: Joseph Kosuth, Mimmo Rotella, Mario Merz) o di artisti emergenti; inoltre ogni anno è ormai tradizione ospitare, durante il periodo natalizio in Piazza del Plebiscito, istallazioni di artisti di fama internazionale; tra questi Mimmo Paladino, Richard Serra, Rebecca Horn, Luciano Fabro ed altri.

Napoli è sede infine di altri eventi internazionali, uno fra tutti la Biennale dei giovani artisti dell'Europa e del Medirerraneo, svoltasi nel 2005 che ha visto partecipare 700 giovani artisti da paesi europei e mediterranei.

Pittura

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Martirio di San Sebastiano di Luca Giordano
Lo stesso argomento in dettaglio: Pittura napoletana.

Tra le molte correnti pittoriche napoletane che si sono succedute nei secoli, di particolare rilevanza e pregio artistico sono risultate quelle del Seicento e dell'Ottocento.

Alla prima appartengono Carlo Sellitto, Battistello Caracciolo, Jusepe de Ribera, Bernardo Cavallino, Mattia Preti e Luca Giordano. Della seconda (la scuola di Posillipo) si ricordano invece in particolare Anton Sminck van Pitloo, Giacinto Gigante e Domenico Morelli.

Musica

Lo stesso argomento in dettaglio: Canzone napoletana.
Teatro di San Carlo - esterno

La vita musicale napoletana fu molto intensa già a partire dal XV fino al XVII secolo nell'ambito della polifonia sacra e profana. Dal XVII e soprattutto nel XVIII secolo la Scuola Musicale Napoletana assunse un ruolo preminente nel campo della musica sacra e operistica con musicisti come Alessandro Scarlatti, Giovan Battista Pergolesi, Nicola Porpora[61].

La canzone classica napoletana, assurta a fenomeno storico nel corso delle annuali feste di Piedigrotta tra l'Ottocento e la prima metà del Novecento e con i successivi Festival della Canzone Napoletana, è oggi un patrimonio tutelato. È attivo da vari anni, presso la sede RAI di Napoli, l'Archivio Sonoro della Canzone Napoletana. Altro fenomeno musicale di particolare interesse è la cosiddetta Sceneggiata che si fonda sulla sceneggiatura di un intero spettacolo teatrale partendo da una canzone di argomento popolare, protagonista indiscusso di quest'arte fu Mario Merola.

Edoardo Bennato in concerto

Dagli anni '50 si diffusero i cantautori cosiddetti "Melodici" che mettevano in musica testi originali quando non poesie tradizionali in lingua napoletana, come i capolavori di Salvatore Di Giacomo. L'interprete assoluto di questo periodo della canzone napoletana è Roberto Murolo.

È comunque vasta la schiera di cantautori e musicisti che in modo moderno hanno dato e danno il loro contributo alla continuazione della tradizione musicale partenopea. Padre della nuova Napoli fu Renato Carosone, innovatore e precursore dei cambiamenti, il quale cominciò ad arricchire la melodia classica con suoni arabi, attingendo anche al miglior jazz americano. Pino Daniele, Edoardo Bennato ed Eugenio Bennato,Enzo Gragnaniello, 24 grana, Tullio De Piscopo, James Senese e i Napoli Centrale, Rino Zurzolo, Enzo Avitabile, Tony Esposito e il violinista Lino Cannavacciuolo, sono solo alcuni dei musicisti "moderni" più famosi e apprezzati.

Dagli anni '80 si è affermato, tuttavia come fenomeno locale, il genere "neomelodico", la maggior parte delle canzoni trattano storie d'amore ambientate nella Napoli moderna.

Napoli è inoltre esportatrice di techno in Europa, con una scuola definita appunto "Naples Techno", fatta di artisti napoletani emigrati in paesi come l'Inghilterra e la Spagna, che lì hanno affermato il proprio stile. Molti di questi dj hanno ultimamente conosciuto il successo anche in terra natia grazie al crescente interesse del pubblico napoletano verso la techno, in particolar modo per la corrente minimal. Dalla fine degli '80 Napoli ha dato luogo a massicce produzioni di musica elettronica, trip-hop e rock alternativo. Ricordiamo il trip-hop "napoletano" degli Almamegretta, i 99 Posse, i particolari Le Loup Garou, l'industrial dei Narcolexia, la rock-dance-psichedelica dei Planet Funk il rock tribal-elettroncico dei Desideria e tantissimi altri.

Cinematografia

Lo stesso argomento in dettaglio: Film ambientati a Napoli.
Eduardo e Totò, tra i maggiori interpreti del cinema e del teatro napoletani

«Napoli è un set a cielo aperto![senza fonte]»

Napoli è, insieme a Roma e Venezia, una delle città italiane più rappresentate nella cinematografia nazionale e internazionale: grandi registi si sono succeduti negli anni, a partire dai Fratelli Lumiere che nel 1898 effettuarono alcune delle loro prime riprese sul lungomare di Napoli (rendendola di fatto una delle città con la testimonianza cinematografica più antica), passando attraverso gli anni sessanta e settanta con i film di Mario Monicelli, Pier Paolo Pasolini, Lina Wertmuller, Vittorio de Sica, Ettore Scola, Dino Risi, Mario Mattoli, Melville Shavelson fino ad arrivare ai giorni nostri con Massimo Troisi, Mario Martone, Vincenzo Salemme, Carlo Buccirosso, Maurizio Casagrande, Nando Paone, Paul Greengrass, Giuseppe Tornatore, Nanni Loy, Wes Anderson, Paolo Sorrentino, Matteo Garrone. Inoltre ci sono comici recenti, di cinema e teatro, di fama nazionale come Biagio Izzo, Alessandro Siani, Paolo Caiazzo, Simone Schettino, Giobbe Covatta e cabarettisti come I Ditelo voi, Antonio e Michele, Gigi e Ross e molti altri presenti in trasmissioni televisive di cabaret.

Ambientati e girati a Napoli sono alcuni dei film storici del cinema italiano, tra i quali L'oro di Napoli, Matrimonio all'italiana e Ieri, Oggi, Domani di Vittorio De Sica e con protagonisti come Totò, Eduardo De Filippo, Sophia Loren e Marcello Mastroianni.

La città di Napoli è inoltre protagonista di diverse fiction e soap opera come Un posto al sole (la prima soap prodotta in Italia, in onda da più di dieci anni e prodotta nel Centro Rai di Napoli), La squadra, La nuova squadra, Assunta Spina, Il coraggio di Angela, Giuseppe Moscati, 'O professore e altre che si sono susseguite dagli anni ottanta in poi.

Teatro

Lo stesso argomento in dettaglio: Teatro napoletano.
L'interno del Teatro di San Carlo in una stampa del XIX secolo

Il teatro napoletano è una delle più antiche e conosciute tradizioni artistiche della città. Tra i suoi principali esponenti si citano Antonio Petito, Raffaele Viviani, Roberto Bracco, Eduardo Scarpetta, Eduardo De Filippo e la sua compagnia composta fra l'altro dai fratelli Titina De Filippo e Peppino De Filippo, questi ultimi a loro volta autori teatrali.

Eduardo intraprese una originale attività di scrittura e recitazione teatrale, volta a portare sul palcoscenico l'anima di Napoli e dei suoi abitanti, la "napoletanità" considerata come cartina di tornasole, attraverso cui evidenziare i caratteri fondamentali dell'umanità e della società contemporanea. Tra le sue commedie più importanti ricordiamo Napoli milionaria!, Il sindaco del rione Sanità, Natale in casa Cupiello, Filumena Marturano, Uomo e galantuomo e Questi fantasmi! (tra l'altro riportata con successo sui palcoscenici di New York nel 2004, dall'attore e regista cinematografico John Turturro).

Tra gli autori contemporanei ricordiamo Roberto De Simone e Annibale Ruccello, prematuramente scomparso, cui si devono i drammi Le cinque rose di Jennifer e Ferdinando, il trio comico cabarettistico de La Smorfia composto da Enzo Decaro, Lello Arena e Massimo Troisi (quest'ultimo anche regista e sceneggiatore). Spicca inoltre il nome di Vincenzo Salemme, tra i suoi scritti Lo strano caso di Felice C., ...E fuori nevica e Premiata pasticceria Bellavista. Tradizionale maschera napoletana è inoltre la figura di Pulcinella, che, secondo Benedetto Croce, nacque nella Napoli del Seicento da un certo Puccio d'Aniello. Recenetmente sono di spicco alcuni attori di teatro comico come Biagio Izzo, Alessandro Siani, Simone Schettino, Giobbe Covatta e Paolo Caiazzo.

Il teatro massimo della città è il Teatro di San Carlo (il più capiente d'Italia con 3.000 posti ed il più antico d'Europa in attività), mentre il teatro stabile della città è il Teatro Mercadante. Altri noti palcoscenici sono il Diana, il San Ferdinando, l'Augusteo, il Sannazaro, il Bracco, il Bellini.

Grazie a questa secolare e duratura tradizione teatrale e al numero da record di teatri rispetto alle altre città italiane, la città di Napoli è stata scelta dal governo come sede delle prime tre edizioni del Festival Nazionale del Teatro che si terrà nel triennio 2007-2009.

Problemi della città

Camorra

Lo stesso argomento in dettaglio: Camorra.

A Napoli è nata la camorra, forma locale di criminalità organizzata, che tende a deprimere lo sviluppo delle attività commerciali e imprenditoriali cittadine.

L'origine della camorra sembra risalire ai tempi della dominazione spagnola a Napoli nel XVI secolo. La camorra nasce però ufficialmente nel 1820 col nome di Bella Società Riformata (=confederata) con una struttura più gerarchica rispetto a quella attuale.[62]

Negli anni più recenti il periodo più cupo risale forse ai decenni tra il 1970 e il 1980 quando a Napoli spadroneggiava la Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo che sarà poi infine sconfitta. Tra il 2004 e il 2005 la guerra tra il clan Di Lauro e gli Scissionisti per il controllo del traffico di droga nei quartieri di Scampia e Secondigliano ha prodotto più di sessanta morti (la cosiddetta "faida di Scampia"). I principali leader camorristici coinvolti sono stati assicurati alla giustizia. Appare però evidente che nella città continua a rimanere forte il controllo, quartiere per quartiere, di famiglie camorriste sempre meno in grado, e forse meno interessate di un tempo, di gestire il controllo della microcriminalità dilagante, dedite essenzialmente allo spaccio di droga e a rendere difficile lo sviluppo economico attraverso il racket o il controllo diretto delle imprese, a volte acquisite anche con la forza.

A causa della criminalità organizzata, nella città c'è uno dei tassi di omicidi più alti d'Italia (nel 2005, secondo l'Istituto Meridionale di Scienze Forensi, con 88 omicidi la provincia di Napoli è stata la più colpita [63]). Il tasso di rapimenti è altresì uno dei più elevati al mondo (nella sola città durante l’estate del 2006 sono stati riportati più di 750 rapimenti a scopo estorsivo). Il racket e le estorsioni sono capillarmente diffusi, fino ad emergere alla luce del giorno con il fenomeno dei parcheggiatori abusivi che controllano gran parte delle aree di parcheggio pubbliche, sebbene sia poco tollerato dalla grande maggioranza della popolazione, le istituzioni locali poco, o nulla, hanno fatto per sopprimere il fenomeno.

Il problema dei rifiuti

Lo stesso argomento in dettaglio: Crisi dei rifiuti in Campania.

Il problema dei rifiuti è presente nella regione Campania (e dunque anche a Napoli) dal 1992. Periodicamente vi sono nella città eccedenze di rifiuti non raccolti imputabili al fatto che le discariche campane sono state usate fino alla loro saturazione, mentre si attendeva la costruzione di inceneritori. Il Decreto Legge n. 61/2007, prevede l'apertura di 5 inceneritori. I siti scelti dal governo sono Serre (Salerno), Lo Uttaro (Caserta, già in funzione), Terzigno (nel Parco nazionale del Vesuvio, Provincia di Napoli), Savignano Irpino (Avellino), e Sant'Arcangelo Trimonte (Benevento): gli abitanti della zona hanno risposto con tumulti e dimostrazioni impedendo con la forza la costruzione dell'impianto.

La raccolta differenziata nella città di Napoli si attesta su percentuali estremamente basse, nonostante ci siano cassonetti appositi nella maggior parte dei quartieri, e non è stato ancora attuato un piano concreto di raccolta porta a porta dei rifiuti, già presente anche in alcune città del Sud. La questione dei rifiuti rimane tutt'ora in attesa di soluzione ed è sotto la diretta responsabilità del sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all'Emergenza rifiuti di Napoli Guido Bertolaso, capo della protezione civile italiana. L'emergenza rifiuti è di estrema gravità per la vivibilità e la salute dei cittadini.

Degrado urbano

A ciò si aggiunge il degrado e l'incuria visibile in diverse infrastrutture cittadine. Questo è in parte dovuto alla mancanza di manutenzione ordinaria dei manufatti cittadini da parte del Comune, in parte allo stato di degrado che interessa alcune aree periferiche della città, dovuto al sostanziale disinteresse pubblico nella regolare manuntenzione urbana, causato dai continui danni che le infrastrutture pubbliche subiscono in queste aree, danni che causano in breve tempo la rovina delle opere di manutenzione ordinaria e di arredo urbano (panchine, fontane pubbliche, aree giochi per bambini, ecc.) che periodicamente vengono fatte dal Comune.

Stasi delle opere pubbliche

Molti nuovi progetti sono paralizzati da impedimenti dovuti ad infiltrazioni camorristiche e malavitose; l'area dismessa dell'Italsider a Bagnoli, ad esempio, o l'area delle dismesse industrie petrolchimiche nella zona orientale della città, o la mancanza di nuove infrastrutture nei quartieri periferici, come Secondigliano, Soccavo, Pianura ed altri. Il piano regolatore in vigore, per la cui approvazione sono stati necessari oltre venti anni, è stato additato da taluni osservatori come inadeguato ai bisogni abitativi della città (critica proposta dal noto architetto Aldo Loris Rossi che ipotizzerebbe un'azione di "rottamazione" degli edifici più fatiscenti).

Altri problemi riguardano la difficoltà di integrare in maniera globale i flussi migratori all'interno del suo tessuto urbano e sociale.

Media

Centri televisivi

In viale Marconi a Fuorigrotta ha sede un Centro di produzione RAI, in cui vengono prodotti diversi programmi televisivi come la fiction La squadra, La nuova squadra e la soap opera Un posto al sole. Nel Centro di produzione di Fuorigrotta, inoltre, hanno avuto luogo le riprese di programmi comici e di intrattenimento come il Pippo Chennedy Show, L'ottavo nano o Furore.

A ciò va aggiunto il gran numero di canali televisivi regionali che hanno la propria sede nella città o nelle immediate vicinanze. Questi network sono spesso stati veri e propri trampolini di lancio per artisti divenuti poi famosi a livello nazionale. Solo per fare alcuni nomi, tra questi possiamo annoverare Biagio Izzo, Rosalia Porcaro, Alessandro Siani, Antonio e Michele. I canali regionali in Campania e a Napoli si differenziano da quelli di altre regioni italiane per una produzione fatta in maggior parte da veri e propri programmi televisivi di ogni genere. È proprio con programmi come questi (Telegaribaldi, Avanzi Popolo e Pirati, per citare i più famosi) che gli attori citati in precedenza hanno raggiunto il successo e si sono fatti notare dai produttori nazionali.

Qui di seguito un elenco dei più noti canali regionali che hanno sede a Napoli :

  • Retenapolitv.it
  • Canale 21
  • Metropolis Tv
  • Tele Napoli 34
  • Napoli Tv
  • Canale 8
  • Tele A
  • Teleoggi Canale 9
  • Televomero
  • Telecapri

Giornali e quotidiani

Matilde Serao

Due sono i giornali più antichi e noti di Napoli: il Roma, fondato nel 1862, e Il Mattino, fondato nel 1892 da Eduardo Scarfoglio e Matilde Serao, tra i primi in città per numero di copie e diffusione dei lettori (dati ADS).

Accanto a questi possono essere elencati:

Per i free press italiani, vi è

e le edizioni napoletane di:

Radio regionali e nazionali

Oltre ai canali televisi privati, a Napoli hanno sede anche un ingente quantitativo di radio spesso conosciute anche a livello nazionale.

Tra le più note:

Folclore

Pizza, Vesuvio e mandolino: sono le tre famose parole magiche che si associano a Napoli nella mentalità collettiva; forse anche più note dei suoi monumenti e della sua storia. Queste espressioni della napoletanità (tra cui anche il suo territorio o i suoi paesaggi tipici) sono annoverate e riconosciute tra i più classici simboli dell'Italia nell'immaginario collettivo internazionale.

Le tradizioni napoletane sono risapute, celebrate - e a volte caricaturizzate - in tutto il mondo. Anche Pulcinella, che è una maschera napoletana, fa parte del folklore partenopeo. Non molti però conoscono la figura de 'o Munaciello, allegro e dispettoso folletto, agile come un gatto, le cui intenzioni si possono dedurre dalla scazzetta nera o rossa; o ancora, la Bella 'Mbriana, spirito del focolare domestico.

Cucina napoletana

Lo stesso argomento in dettaglio: Cucina napoletana.

La pizza

Lo stesso argomento in dettaglio: Pizza.

«La pizza napoletana va consumata immediatamente, appena sfornata, negli stessi locali di produzione. L'eventuale asporto del prodotto verso abitazioni o locali differenti dalla pizzeria ne determina la perdita del marchio»

Pizza Margherita

La pizza, prodotto culinario napoletano per eccellenza, si diffonde in città tra il Seicento e il Settecento senza avere tuttavia le caratteristiche attuali. Si tratta infatti inizialmente di una variante della focaccia, arricchita con basilico o strutto o alici e più tardi con pomodoro e mozzarella di bufala campana o fior di latte. Solo nell'Ottocento inizia la moda dei buongustai di pizza e la prima vera pizzeria della quale si conosce il nome fu aperta nel 1830 nella zona di Port'Alba. La ricetta classica più nota risale invece al 1889. L'associazione "Verace Pizza Napoletana"[64] fondata nel 1984 dai più antichi maestri pizzaioli diffonde d'allora la metodologia di produzione e degustazione della verace pizza napoletana artigianale, associando le pizzerie nel mondo che utilizzano i prodotti previsti e la corretta metodologia. Ogni anno a Napoli a settembre si svolge il Pizzafest nella sede della Mostra d'Oltremare dove si può degustare una pizza scegliendo tra le dozzine di pizzerie all'aperto.

Non si ferma certo alla pizza il vasto campionario della cucina napoletana. Necessario citare infatti almeno gli spaghetti: l'immagine tipica dell'affamato Pulcinella che s'ingozza con un piatto di spaghetti al pomodoro è tipica dell'iconografia napoletana, ed è stata ripresa anche da Totò nel suo Miseria e nobiltà. Tra i modi più tipici di cucinare gli spaghetti (o anche vermicelli) a Napoli vi è quello di condirli con le vongole. Gli spaghetti alle vongole possono essere o in bianco o col pomodoro e possono essere conditi o con vongole veraci o con lupini. Altra tradizione è quella del ragù, tipico piatto domenicale. Probabilmente derivante dal ragôut francese, il ragù napoletano (o rraù in dialetto, celebrato in una poesia di De Filippo) è una salsa di lunga ed elaborata preparazione (cinque-sei ore di cottura) fatta con pomodoro e carne di vitello o di maiale, soprattutto nel periodo di Carnevale, e va servita su pasta col buco, in particolare i tradizionali ziti.

I dolci

Sfogliatelle

Celeberrima è anche la tradizione dolciaria napoletana, che ha beneficiato degli influssi delle diverse corti (e rispettivi cuochi ufficiali) che si sono succedute nella città. Tra le diverse specialità la più nota è probabilmente la sfogliatella, che può essere "riccia" o "frolla" a seconda della preparazione della pasta sfoglia che la compone: realizzata nel Settecento nel monastero di Santa Rosa situato a Conca dei Marini, nei pressi di Amalfi, il ripieno è a base di crema di ricotta, semolino, vaniglia, cedro scorzette di arancia candite. Vi è poi il babà, forse di origini polacche, dolcetto fatto con pasta morbida imbevuto di sciroppo a base di limone e rum e che poi può essere ricoperto in superficie con crema pasticciera e frutta fresca. Le zeppole mangiate il giorno di San Giuseppe - e che per questo a volte sono confuse con le zeppole di San Giuseppe (bignè alla crema) - sono a Napoli morbide ciambelline ricoperte di zucchero candito.

Ci sono poi dolci legati a festività, come la pastiera che si mangia a Pasqua, fatta con pasta frolla e grano cotto nonché con ricotta, cedro, arancia e zucca candita. A Natale ci sono gli struffoli, piccole sferette fritte ricoperte di diavolilli (confettini colorati), canditi e miele, che si suppone siano stati portati dagli antichi greci (stroungolous è una parola che significa arrotondato). A Carnevale, infine, ci sono le chiacchiere, fritte e ricoperte di zucchero a velo, il migliaccio, fatto con semola, latte e ricotta, ed infine il sanguinaccio, crema in origine fatta di sangue di maiale e oggi di cioccolata aromatizzata con la cannella.

Il Presepe

Lo stesso argomento in dettaglio: Presepe napoletano.
Presepe

Sebbene la leggenda ritenga che il primo presepe fu realizzato da Francesco d'Assisi nel 1223, questa tradizione è tipicamente napoletana. Tra il XVII e XVIII secolo l'arte del presepe raggiunge le più alte punte artistiche. Molti esemplari sono visibili oggi nel Museo di San Martino. La tradizione è ancora viva per molti napoletani che allestiscono il presepe nelle loro case nel periodo natalizio, acquistando le statuette nella celebre Via San Gregorio Armeno dove si trovano le botteghe dei pastorai.

Smorfia, leggende e religiosità popolare

«Non è vero, ma ci credo.»

Benché il gioco del lotto abbia avuto origine in Italia intorno al 1539 a Genova, esso è fortemente legato alla città di Napoli, dove venne introdotto relativamente tardi, nel 1682. La forte religiosità del popolo napoletano provocò dei "problemi di morale" giacché la Chiesa lo aveva proibito, e dopo un terremoto nel 1688 fu abolito perché considerato causa della punizione divina. La passione del gioco tuttavia ebbe la meglio, il lotto fu reintrodotto e la monarchia credette opportuno regolamentarlo per trarne i dovuti profitti. Ogni sabato le estrazioni si tenevano dinanzi alla Gran Corte dei Conti e con due testimoni del popolo al Palazzo della Vicaria. Il lotto, ufficiale e non, provocò la reazione degli intellettuali, tra cui Matilde Serao che nel suo Il ventre di Napoli criticò in due capitoli appositi la degradazione apportata dal gioco al popolino. Rimane tuttavia legata a Napoli la tradizione della smorfia. Il termine, derivante da "Morfeo", il dio greco dei sogni, si riferisce all'abitudine di giocare numeri "ricevuti" in sogno. Questi numeri non sono quasi mai ricevuti esplicitamente, ma elaborati in base a un sistema che affonda le sue origini nella Cabala ebraica e che stabilisce che per ogni evento, azione o personaggio sognato corrisponde un numero. Numerosi sono i libri che permettono di stabilire questa corrispondenza. Oggi i numeri più celebri sono quelli legati alla tombola, sorta di lotto casalingo giocato soprattutto nel periodo natalizio, e da cui ha preso tra l'altro ispirazione l'attuale gioco del Bingo.

Legato alla smorfia è il Munaciello, lo spirito demoniaco ma a volte anche benigno che ha dominato le storie e le leggende napoletane per secoli, e che ancora oggi è temuto e rispettato dai napoletani più tradizionalisti. A volte il munaciello dà a colui che ha avuto la casa infestata dalla sua presenza i numeri da giocare al lotto, ma bisogna tenere il segreto e non confidarlo ad altri. A volte si limita a fare dispetti, ma altre volte ancora porta la gente alla follia e alla morte. Matilde Serao racconta la leggenda sull'origine di questo essere: sembra sia stato il frutto di una relazione tra una giovane della borghesia aragonese (tale Catarinella Frezza) e un popolano, Stefano Mariconda. La relazione, osteggiata dalla famiglia di lei, portò all'uccisione di Stefano e alla chiusura in convento di Catarinella, che ebbe però un figlio, storpio, che le monache vestirono da frate per nasconderne le deformità. Sarebbe dunque questo 'o munaciello. Altri dicono che il munaciello era l'amministratore dei pozzi della città, le cui acque spesso avvelenava. La popolarità di questo personaggio ha portato De Filippo a scrivere uno dei suoi capolavori teatrali Questi fantasmi, e sull'argomento sono stati scritti altri spettacoli.

Numerose altre leggende napoletane sono comunque raccolte dalla Serao nel suo Leggende napoletane e nel volume di Benedetto Croce Storie e leggende napoletane.

File:Guglia San Gennaro.jpg
Guglia di San Gennaro a pochi passi dal Duomo

Il folclore napoletano è fortemente legato alla religiosità popolare, in particolare domina il culto dei santi e della Madonna, cui viene attribuito di volta in volta un suffisso diverso a seconda della particolare statua, icona o chiesa cui il fedele si riferisce. Numerose sono le edicole votive nei vicoli del centro storico. Ad una di queste edicole è legata la tradizione della Madonna dell'Arco, nome che deriva da un'edicola votiva di Sant'Anastasia che rappresenta una Madonna detta "dell'arco" perché questo borgo alle porte di Napoli era contraddistinto dalle arcate di un antico acquedotto romano. Il lunedì di Pasqua del 1450, a quanto si racconta, un giovane che giocava a palla-maglio scagliò irato la palla contro l'immagine della Madonna, che iniziò a sanguinare. In seguito, si è ripetuto un numero enorme di miracoli aventi come protagonista quell'immagine della Madonna (nel 1849 fu visitata da papa Pio IX) e ogni anno nelle vicinanze di Pasqua si tengono cortei di supplicanti e adoranti che culmina il lunedì di Pasqua dinanzi all'immagine della Madonna, dove i cosiddetti fujenti ("coloro che corrono" in napoletano) implorano in modo colorito l'immagine. Uno dei santi più amati è poi Giuseppe Moscati, canonizzato da papa Giovanni Paolo II nel 1987: giovane e valente medico dell' Ospedale degli Incurabili, Moscati fu stimato da tutti i poveri e i miserabili che si recavano a casa sua per farsi visitare privatamente spesso senza retribuzione. Medico e ricercatore illustre, fu dominato da un'incrollabile fede che trasfuse anche a colleghi quali Pietro Castellino e Leonardo Bianchi.

Infine discorso a parte va fatto per San Gennaro, il santo patrono della città (il cui vero nome era Ianuario, perché appartenente alla Gens Ianuaria), martirizzato nel 305 sotto Diocleziano. Il suo sangue fu raccolto in un'ampolla e nel 431, a quanto sembra, per la prima volta si sciolse improvvisamente per poi ricoagularsi. Questo avvenimento è stato testimoniato storicamente nel 1389 per la prima volta, e si è ripetuto fino ad oggi, salvo alcune "interruzioni" che secondo la tradizione corrispondono a gravi sciagure per la città. Oggi il miracolo si compie tre volte l'anno: in primo luogo il 19 settembre, giorno del martirio; poi la vigilia della prima domenica di maggio (quando le sue spoglie furono traslate da Benevento a Napoli), ed infine il 16 dicembre, anniversario del suo più famoso miracolo, avvenuto nel 1631, quando i Napoletani condussero la statua del santo al Ponte della Maddalena e la lava del Vesuvio in eruzione si fermò salvando la città. Il miracolo del sangue è stato oggetto di varie contestazioni in ambiente scientifico secondo le quali il sangue sarebbe un liquido simile a gel, dotato cioè di proprietà tissotropiche, che lo porta quindi a sciogliersi se mosso meccanicamente. Il popolo rimane però ancora legato al miracolo e al santo, e resta celebre la frase comparsa sui muri della città quando il Concilio Vaticano II decretò culto di ambito unicamente locale quello del santo: San Genna', futtatenne! (San Gennaro, fregatene!).

Infrastrutture e trasporti

Il tessuto urbano e la particolare morfologia della città, con le sue vie spesso strette e le numerose zone crateriche e collinari hanno sempre reso il problema dei trasporti di scottante attualità. Inoltre la colpevole mancanza di parcheggi pubblici (sia di superficie sia, soprattutto, sotterranei) e un diffuso atteggiamento di irrispettosità del codice stradale da parte della gran parte degli abitanti della città, rendono la mobilità dei veicoli su gomma piuttosto caotica e difficoltosa, oltre che lenta e inquinante.

Autostrade, tangenziale e raccordi

Lo stesso argomento in dettaglio: Tangenziale di Napoli e Autostrada A3 (Italia).

Dalla città si dipartono l'autostrada del Sole verso Nord, la A3 verso Sud (in corso di ampliamento nel suo tratto più vicino a Napoli) e la A16 verso l'Adriatico.

La Tangenziale di Napoli (250.000 transiti in media al giorno[65]) decorre lungo la parte esterna della città attraversandone le colline con varie gallerie. Essa è una società per azioni privata; per l'attraversamento di essa è richiesto un pedaggio. Attraversa quasi tutti quartieri tranne il centro storico, Posillipo, Chiaia e San Ferdinando, e vi sono presenti 7 stazioni di servizio con punti ristoro e carburante. Si autodefinisce "la prima autostrada urbana in Italia"[66] nonché, per la sua panoramicità (in alcuni punti arriva fino a 400 metri d'altezza) fu definita dalla rivista "Quattroruote" la "tangenziale più panoramica d'Italia"[67]. La Tangenziale di Napoli consta di 14 uscite su entrambi i lati anche se in alcuni casi all'uscita vera e propria, seguono 2 o 3 diramazioni o raccordi sempre facenti parte della tangenziale. Fornisce ai cittadini, tramite un sito, la condizione attuale del traffico in tempo reale, grazie a tredici telecamere installate vicino ad ogni uscita/entrata e con i suoi numerosi segnali luminosi, display che indicano traffico, incidenti o lavori ad ogni entrata, piazzole di emergenza e stazioni di servizio può essere considerata un asse viario all'avanguardia.

Nella città sono presenti vari raccordi che collegano le parti basse a quelle collinari che altrimenti sarebbero troppo complicate da raggiungere tramite i normali assi viari. Inoltre esistono ottimi collegamenti con la periferia come l'Asse mediano, l"asse di supporto" e la Circonvallazione esterna. Quest'ultima è una strada provinciale che circonda la città sul suo bordo più esterno ed è costellata di raccordi per tangenziale, autostrade e comuni limitrofi.

Porto, aeroporti e stazioni ferroviarie

Lo stesso argomento in dettaglio: Stazione di Napoli Centrale e Aeroporto di Napoli-Capodichino.

Il porto di Napoli (di cui fa parte il molo Beverello) è uno dei più importanti della penisola, primo in assoluto per numero di passeggeri totali (oltre 9.000.000 di passeggeri nel 2006 [68], secondo dopo Civitavecchia per numero di croceristi previsti per il 2007 (1.250.000) insieme a Venezia[69], tra i maggiori anche come traffico merci con oltre 22 milioni di tonnellate di merci e circa 440.000 container nel 2005 [68].

L'aeroporto di Napoli-Capodichino, sebbene limitato nel suo sviluppo dall'eccessiva vicinanza alla città, è stato nel 2005 il sesto d'Italia per numero di passeggeri dopo Fiumicino, i due scali milanesi, Venezia e Catania [70].

La stazione ferroviaria di Napoli Centrale sbocca su Piazza Garibaldi. Altre due stazioni, Mergellina e Campi Flegrei rispettivamente nel quartiere Chiaia e Fuorigrotta sono usate per le ferrovie nazionali, ma verranno presto dismesse da questo uso e attraversate esclusivamente dai treni della metropolitana.

Metropolitana, funicolari, bus e tram

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La Stazione della linea 1 della Metropolitana di Napoli di via Salvator Rosa
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Situazione attuale del sistema metropolitano di Napoli

Negli ultimi anni si è individuata la metropolitana come unica soluzione possibile al traffico cittadino. In ciò Napoli ha potuto ricollegarsi ad un'antica e solida tradizione: la città fu infatti la prima in Italia a dotarsi di una ferrovia: la Napoli-Portici del 1839, primo tratto della Napoli - Nocera mentre con il passante ferroviario del 1925 (attuale linea 2) si trovò ad essere la prima città italiana dotata di un servizio ferroviario sotterraneo di tipo metropolitano, anche se dal 1889 era già in funzione la Ferrovia Cumana, anch'essa sotterranea ed espletante un servizio per certi versi metropolitano. Attualmente sono in avanzata fase di completamento otto linee di metropolitana regionale (con altre due in corso di approvazione) che porteranno Napoli, entro il 2011 ad avere una rete di trasporti metropolitani su ferro di 10 linee (4 di metropolitane urbane e 6 di ferrovie regionali viaggianti sulle reti della Ferrovia Cumana, Circumflegrea, Circumvesuviana, Alifana (oggi MetroCampania Nord-Est), interconnesse tra loro e con le quattro funicolari, con parcheggi di interscambio nelle zone periferiche e comprensiva di più di 100 stazioni (al momento 68) su tutta la superficie comunale [71]. La Linea 1 (anche detta Metrò dell'Arte) è caratterizzata dalla presenza, in numerose stazioni, di opere d'arte contemporanea, copie a grandezza naturale di statue classiche, marmoree della collezione Farnese e altre in bronzo (stazione Museo). Entro il 2009 verrà completata la stazione Municipio (realizzata da Alvaro Siza), che ingloberà al suo interno una nave romana ritrovata durante gli scavi per la sua costruzione. È in corso inoltre la ristrutturazione della stazione centrale di Piazza Garibaldi e della stessa piazza (su progetto di Dominique Perrault) ed è in fase di ultimazione quella della stazione di Montesanto, capolinea delle linee Cumana e Circumflegrea (progettata da Silvio D'Ascia).

Oltre alla rete metropolitana, sono presenti quattro funicolari.

La città ha da sempre avuto una lunga tradizione per quanto riguarda i tram. Ultimamente i vecchi tram sono stati sostituiti con mezzi più moderni: tra le caratteristiche vi sono porte larghe e pianale ribassato, cose che permettono una maggiore accessibilità oltre che salite e discese più rapide alle fermate. Riguardo i bus, a causa della particolare morfologia cittadina, si sono dovute sviluppare soluzioni alternative come mini-bus che riescono agevolmente ad accedere nei vicoli e nelle strade più strette, e bus con un punto di snodo al centro, capaci di portare il doppio dei passeggeri senza andare incontro a ostacoli dovuti all'eccessiva lunghezza del mezzo. In effetti a partire dagli anni novanta il parco vetture dell'ANM, l'azienda napoletana di mobilità e di altre aziende di trasporto operanti in Campania è oggetto di un continuo rinnovamento: sono stati acquistati in particolare autobus a metano, elettrici e filobus che hanno sostituito le vetture in uso dagli anni sessanta. Anche le linee sono oggetto di continue modifiche che seguono la realizzazione delle linee di metropolitana, in virtù della partecipazione dell'Anm, insieme ad altre aziende di trasporto operanti in Campania, al Consorzio Unicocampania che gestisce l'integrazione tariffaria e intermodale in Campania: molte delle vecchie linee su cui erano impiegati bus ingombranti che attraversavano strade anguste, tortuose e ripide sono state sostituite da linee più brevi con mezzi più agili le quali gravitano, per lo più, intorno alle stazioni delle metropolitane: a queste ultime è affidata in pratica la lunga percorrenza. In alcune fermate dei bus e dei tram è presente una pensilina illuminata in vetro e acciaio (di recente progettazione) con informazioni generiche e mappa della città. Inoltre sono presenti display che indicano l'orario di arrivo di ogni mezzo e le ultime notizie Ansa.

Amministrazione

Rosa Russo Iervolino e Antonio Bassolino, gli ultimi due sindaci della città di Napoli
Lo stesso argomento in dettaglio: Sindaci di Napoli.

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Gemellaggi e consolati

Napoli è gemellata con le seguenti città :

Ha inoltre un accordo internazionale con

La città è inoltre sede di numerosi consolati concentrati per la maggior parte nei quartieri Chiaia, Posillipo e Porto. Una nota particolare riguarda il "consolato" degli Stati Uniti d'America che in realtà espleta funzioni di ambasciata civile e militare.

Consolati

Consolati presenti a Napoli: (lista aggiornata al settembre 2007)

Sport

Sport di squadra

«Oh mamma, mamma, mamma/ sai perché mi batte il corazon?/ Ho visto Maradona, Ho visto Maradona/ Eh mammà, innamorato son!»

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Nei vicoli è ancora molto forte il sentimento che lega i napoletani a Maradona
Parte del team della Napoli Basket con il capitano Mimmo Morena in primo piano

Napoli vanta una lunga tradizione sportiva che spesso ha portato a grandi successi nazionali e internazionali.

Nel calcio la massima espressione cittadina è il Napoli Calcio. Napoli aveva bisogno di qualcuno che potesse portare la squadra ai vertici del calcio italiano e mondiale, e il Napoli Calcio ha trovato un campione ideale in Diego Armando Maradona. La sua importanza sociale fu enorme: nessuna squadra del sud aveva mai vinto uno scudetto e il Napoli fu la prima squadra a battere le ricche società del nord come Juventus, Milan e Inter. Diventò l'idolo della gente, molte persone che vivevano in condizioni di povertà trovarono in lui un modo per non pensare sempre alla realtà. Con lui il Napoli calcio ha vinto due campionati (1987 e 1990), una Coppa Italia (1987), una Coppa Uefa (1989) ed una Supercoppa Italiana (1990), prima di conoscere una fase molto critica dalla quale solo ultimamente sembra essersi ripresa. La squadra ha vantato, soprattutto nel periodo aureo degli ultimi anni ottanta, la militanza nelle sue file di grandi campioni fra i quali Diego Armando Maradona, Antonio Careca, Bruno Giordano, Alemão, Ciro Ferrara, Gianfranco Zola, Fabio Cannavaro, e ai tempi d'oggi Ezequiel Ivan Lavezzi, Marek Hamsik e Fabio Quagliarella.

Degna di nota è la nascita del Napoli Beach Soccer, squadra impegnata nel campionato italiano di beach soccer. In tale disciplina, che si va affermando sempre di più anche in Italia, la squadra partenopea si è già distinta per aver vinto il campionato nazionale al primo anno di iscrizione avvenuto nel 2009.

Negli ultimi anni è aumentato il seguito del Napoli Basket, che nel 2006 è riuscito anche a conquistare la Coppa Italia e si è qualificato per la prima volta per l'Eurolega. Il Napoli Basket raccoglie idealmente l'eredità della Partenope Napoli, che nel 1968 conquistò la Coppa Italia e nel 1970 la Coppa delle Coppe. Purtroppo per vari problemi societari la squadra, nel Settembre del 2008, è stata condannata dalla giustizia sportiva a ripartire dalle leghe inferiori.

Nella pallacanestro femminile, la Phard Napoli ha conquistato nel 2007 il suo primo scudetto. Lo scudetto del 2007 non è però il primo della pallacanestro napoletana: nel 1941 infatti si aggiudicò il titolo la GUF Napoli.

Lunghissima la serie di successi delle squadre di pallanuoto cittadine. La Rari Nantes Napoli, la Canottieri Napoli ed il Posillipo in momenti diversi hanno dominato la scena nazionale ed europea contribuendo anche, con giocatori napoletani, ai successi della nazionale.

Meritano inoltre di essere ricordati i due scudetti consecutivi della Polisportiva Partenope Rugby nel 1965 e 1966, anche se il rugby napoletano manca ormai da anni dalla massima serie.

Nella pallamano, l'Italdrink Napoli San Giorgio milita in serie B.

Nella pallavolo femminile c'è l'A.S. Orion Volley Napoli che milita in serie B2.

Nel football americano è da ricordare la Briganti Napoli che milita in Superbowl League da qualche anno.

Nel tiro a segno la Sezione di Napoli è la più titolata d'Italia e ha stabilito un primato difficilmente raggiungibile da altre società di tiro a segno, vincendo per 12 anni consecutivi (dal 1996 al 2007) il campionato italiano [72].

Il quadro completo

In questa tabella sono riportate le maggiori società sportive di Napoli ed i relativi trofei nazionali ed internazionali.

Calcio
Internapoli Camaldoli SSD 1 Coppa Italia dilettanti (1981)
Società Sportiva Calcio Napoli 2 scudetti, 3 Coppe Italia, 1 Supercoppa Italiana, 1 Coppa UEFA,
1 Coppa delle Alpi, 1 Coppa di Lega Italo-Inglese
Società Sportiva Napoli Calcio a 5 1 Coppa Italia di Serie A2
Napoli Barrese Calcio a 5 1 Coppa Italia di Serie A2
Napoli Beach Soccer 1 scudetto
Pallacanestro Maschile
Società Sportiva Basket Napoli 1 Coppa Italia
Partenope Napoli Basket 1 Coppa Italia, 1 Coppa delle Coppe
Pallacanestro Femminile
Napoli Basket Vomero 1 scudetto, 1 Supercoppa italiana
1 Coppa Europa, 2 Coppe Italia di Serie A2
Pallanuoto Maschile
Circolo Nautico Posillipo 11 scudetti, 1 Coppa Italia, 3 Coppe dei Campioni, 2 Coppe delle Coppe
Circolo Canottieri Napoli 8 scudetti, 1 Coppa dei Campioni
Rari Nantes Napoli 5 scudetti
Pallavolo Femminile
Centro Ester Pallavolo 1 Coppa Europa, 1 Coppa Italia di Serie A2
Rugby
Partenope Rugby 2 scudetti

Sport individuali

Folta anche la schiera di atleti napoletani che hanno regalato all'Italia titoli mondiali e olimpici. Fra i tanti nativi della provincia ricordiamo la pesista Assunta Legnante, i fratelli Giuseppe e Carmine Abbagnale (campioni del canottaggio, sette titoli mondiali e due ori olimpici, originari di Castellammare di Stabia), il pugile Patrizio Oliva (tre titoli europei, uno mondiale e una medaglia d'oro a Mosca), il judoka Giuseppe Maddaloni (medaglia d'oro a Sidney), lo schermidore Sandro Cuomo (medaglia d'oro ad Atlanta)e il nuotatore Massimiliano Rosolino (un titolo mondiale e medaglia d'oro a Sidney); anche un'altra giovanissima nuotatrice, Caterina Giacchetti, campionessa a livello europeo (quarta nei 200 m farfalla ai Mondiali di nuoto di Montreal nel 2005) si avvia a risultati di livello olimpico. Napoli, tra l'altro, ha ospitato nel 2006 i mondiali di nuoto in acque libere. La città vanta anche un' ottima tradizione nella scherma, tanto che la finale dei mondiali del 1998 fu giocata tra due napoletani: Raffaello Caserta e Luigi Tarantino: al secondo andò l'oro ma poi i due atleti divisero in parti uguali i premi in denaro, da buoni amici[73].

Manifestazioni sportive

Fra le manifestazioni sportive fisse ricordiamo la maratona di nuoto Capri - Napoli, il Gran Premio Lotteria di Agnano di Trotto all'Ippodromo di Agnano ed il Giro Ciclistico della Campania.

Note

  1. ^ Dati Istat - Popolazione residente all'1/4/2009
  2. ^ Dati ISTAT [1], ONU [2], Svimez (4.434.136), OECD [3], Worldatlas - U.S. Census Bureau [4], World Gazetteer, CENSIS (4.996.084)
  3. ^ Fonte Grande Enciclopedia de Agostini, Istituto Geografico DeAgostini, 1992, Novara. Vol. 15 Miner-Notti, pagine 326-328
  4. ^ Si veda la pagina relativa sul sito ufficiale dell'UNESCO, World Heritage Centre.
  5. ^ Wanderlingh Attilio, I giorni di Neapolis, Edizioni Intra Moenia, Napoli aprile 2001
  6. ^ Storia di Napoli
  7. ^ Si vuole qui solo ricordare, a titolo di esempio, il ruolo di Napoli nell'illuminismo; il neoclassicismo; gli economisti; il primo teatro lirico d'Europa; le opere di autori come il Sannazzaro e il Pontano; la pittura napoletana e la scuola di Posillipo, la scuola musicale napoletana dei Cimarosa e Pergolesi, gli studi giuridici, i filosofi (Vico, Croce), la tradizione del teatro napoletano con le dinastie degli Scarpetta e dei De Filippo, la canzone napoletana ed i suoi interpreti.
  8. ^ Croce B., Saggi sulla letteratura italiana del Seicento. Laterza ed., Bari 1911.
  9. ^ Giannone P., Storia civile del Regno di Napoli
  10. ^ La nascita del Regno d'Italia e l'impoverimento del Sud
  11. ^ Libro storico: Cafiero Salvatore, Questione meridionale e unità nazionale, Ed. Carrocci 1996, ISBN 88-430-0386-0
  12. ^ http://www.videocomunicazioni.com/2007/12/19/2013-napoli-sede-del-forum-universale-delle-culture/ La notizia commentata dell' assegnazione del Forum alla città di Napoli
  13. ^ * Bartolommeo Capasso, Napoli greco-romana, Napoli, 1905
  14. ^ Tratto da zonasismica.it URL consultato l'1-12-2007.
  15. ^ Napoli meteo - previsioni del tempo e clima
  16. ^ Dati climatici
  17. ^ Tutte le date e le informazioni di questo paragrafo sono desunte dalla Enciclopedia Treccani, 1998. Lemma: Napoli. Paragrafo: Storia di Napoli.
  18. ^ Catholic Encyclopedia - Naples
  19. ^ Sito del comune di Napoli
  20. ^ Medaglia d'oro al valor militare NAPOLI, Città di, su quirinale.it, Quirinale. URL consultato il 30-7-2007.
  21. ^ a b patrimonio sos: in difesa dei beni culturali e ambientali
  22. ^ Alto rischio, il centro storico di Napoli fuori dalla lista dei Patrimoni Mondiali dell’Umanità » www.napolimotus.com
  23. ^ Sito ufficiale dell'Unesco in italiano http://www.unesco.it/patrimonio/elenco/napoli.htm.
  24. ^ a b Storia di Napoli Greca e Romana | B&B Donnalbina7 bed and breakfast
  25. ^ Giannone P., Istoria civile del regno di Napoli
  26. ^ Solo per l'acquisto dei terreni le casse reali si svuotarono di quasi 500.000 ducati, Storia della Reggia - cenni a cura di CampaniaTour
  27. ^ Croce B., Storia del Regno di Napoli, Adelphi ed., Milano 1992
  28. ^ Enzo Striano, Il resto di Niente, Loffredo ed., Salerno 1996 ISBN 88-8096-422-4
  29. ^ Antonio Emanuele Piedimonte, Napoli Segreta, Edizioni Intra Moenia, 2006, p. 93
  30. ^ Antonio Terraciano, Andrea Russo, Le chiese di Napoli. Censimento e brevi recensioni delle 448 chiese storiche della città di Napoli, Lorenzo Giunta Editore, 1999.
  31. ^ Lazzarini Antonio, Splendori e decadenza di cento chiese napoletane, Gabbiani Sopra il Mare Ed. 2006, ISBN 88-902156-2-3
  32. ^ Chiesa di San Giorgio Maggiore a Napoli, su it.viaggi.yahoo.com. URL consultato il 28-01-2008.
  33. ^ De Rosa Enrico, Alfonso I d'Aragona, il re che ha fatto il Rinascimento a Napoli, D'Auria M. editore 2007, ISBN 97888 70922806
  34. ^ Napoli barocca
  35. ^ Alenapoli Tour: San Francesco Di Paola
  36. ^ Aurelio De Rose, Le Fontane di Napoli, Ed. Newton&Compton Roma Prima Ed. 1994, Tascabili Economici Newton, 1994. ISBN 88-7983-644-7
  37. ^ Yvonne Carbonaro, Le ville di Napoli, tascabili economici newton, 1999 Roma ISBN 88-8289-179-8
  38. ^ http://www.grtv.it/www/1998/14feb98/toto14.htm
  39. ^ Riviera di Chiaia (anzi chiaja) significa in effetti riviera della spiaggia (playa in spagnolo). Nel romanzo Frankenstein di Mary Shelley, si legge che il Dr. Frankenstein è nato sulla Riviera di Chiaia.
  40. ^ Dalla pubblicazione "Guida Breve per l'Acquario di Napoli" - Antonella Flegra. 1997
  41. ^ Statistiche demografiche ISTAT
  42. ^ Dati ONU - Urban Agglomeration 2005
  43. ^ Dati OCSE del 2006
  44. ^ Largest Cities of the World - by population
  45. ^ Fonte Eurostat [5]
  46. ^ Fonte Svimez
  47. ^ Fonte CENSIS
  48. ^ a b Demographics, ISTAT.it, 8 gennaio 2008.
  49. ^ ISTAT, Cittadini Stranieri. Bilancio demografico anno 2006 e popolazione residente al 31 dicembre, su demo.istat.it. URL consultato il 13-12-2008.
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  52. ^ Rosi, Napoli entro e fuori le mura
  53. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore Rosi
  54. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT;  URL consultato in data 04-03-2023.
  55. ^ Aumentare I Controlli Nel Porto Di Napoli
  56. ^ News dal Porto
  57. ^ patrimonio sos: in difesa dei beni culturali e ambientali
  58. ^ Seatrade Napoli - Previsioni e statistiche traffico crociere 2007 porti italiani di Sergio Senesi, Presidente della CEMAR
  59. ^ Eberhard Horst, Federico II di Svevia, (parte Terza, Cap. I), Rizzoli, 1981, Milano, ISBN : 88-17-11621-1
  60. ^ Biblioteca Nazionale di Napoli. Guida rapida: Informazioni utili
  61. ^ L'intero patrimonio del '700 musicale napoletano e quasi del tutto inedito, oltre 150 biblioteche nel mondo ne conservano i manoscritti: L'Istituto Internazionale per lo studio del '700 musicale napoletano si occupa di ricercare, studiare e diffondere la musica della scuola napoletana del '700
  62. ^ F. Russo, E. Serao, La camorra. Origini, usi, costumi e riti dell'«onorata soggietà», Napoli 1907, 19702, p. 19.
  63. ^ Fonte Istituto Meridionale di Scienze Forensi
  64. ^ Vedi il sito dell'Associazione Verace Pizza Napoletana. URL consultato il 16-06-2008.
  65. ^ fonte http://www.tangenzialedinapoli.it/
  66. ^ fonte http://www.tangenzialedinapoli.it/index.asp?sezione=comunicazione&lev_1=azienda&lev_2=storia
  67. ^ Rivista "Quattroruote" maggio 2002. Per foto scattate dalla tangenziale vedi sezione apposita nel sito ufficiale http://www.tangenzialedinapoli.it/
  68. ^ a b http://www.porto.napoli.it/it/statistiche/statistiche.php Statistiche dell'Autorità Portuale di Napoli
  69. ^ Seatrade Miami 2008 - Previsioni e statistiche traffico crociere 2008 porti italiani di Sergio Senesi, Presidente della CEMAR
  70. ^ ASSAEROPORTI - Associazione Italiana Gestori Aeroporti - Dati di Traffico - (r) 2008
  71. ^ Piano della mobilità del comune di Napoli
  72. ^ Storia del tiro a segno a Napoli
  73. ^ La Gazzetta dello Sport - "Quei gemelli di Napoli", 9 ottobre 1998

Bibliografia

  • Grande Enciclopedia de Agostini, Istituto Geografico DeAgostini, 1992, Novara. Vol. 15 Miner-Notti, pagine 326-328
  • Enciclopedia Treccani, 1998. Lemma: Napoli. Paragrafo: Storia di Napoli
  • Antonio Terraciano, Andrea Russo, Le chiese di Napoli. Censimento e brevi recensioni delle 448 chiese storiche della città di Napoli, Lorenzo Giunta Editore, 1999
  • Vittorio Gleijeses, La Storia di Napoli dalle origini ai nostri giorni, Napoli, 1974
  • Eberhard Horst, Federico II di Svevia, (parte Terza, Cap. I), Rizzoli, 1981, Milano, ISBN.: 88-17-11621-1
  • F. Russo, E. Serao, La camorra. Origini, usi, costumi e riti dell'«onorata soggietà», Napoli 1907, 19702, p. 19

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