Il clima è di tipo mediterraneo, con inverni miti e piovosi ed estati calde e assolate ma quasi mai afose.
In base alla media trentennale di riferimento 1961-1990, la temperatura media del mese più freddo, gennaio, si attesta a +10,7 °C; quella del mese più caldo, agosto, è di +26,8 °C.
Il toponimo è di sicura origine romana ma con due ipotesi: a) derivazione da Melfi, città lucana, i cui transfughi giunsero sulla costiera fondando la città; b) derivazione dalla gens romana Amarfia (I secolo d.C.)[4].
La sua fondazione viene ricondotta ai romani (il suo stemma reca la scritta Descendit ex patribus romanorum), anche se per il toponomastico Giovanni Alessio potrebbe essere ancora anteriore, risalendo ai navigatori egei in epoca precedente alla Magna Grecia. A partire dal IX secolo, Amalfi divenne la prima repubblica marinara italiana, grazie alla sua posizione inaccessibile sulla scogliera amalfitana, ed entrò in competizione con Pisa, Venezia e Genova.
A riprova dell'influenza amalfitana sull'area, il Codice Marittimo di Amalfi, meglio noto col nome di Tavole amalfitane, ebbe una grande influenza fino al XVII secolo in tutto il Mediterraneo.
Amalfi raggiunse il proprio massimo splendore nell'XI secolo, dopodiché iniziò una rapida decadenza. Nel 1131, quando il suo dominio comprendeva, tra l'altro, i territori e castelli di Guallo, Trivento, Capri, Ravello, Scala, Fratta, Gerula e Pogerula (Alessandro di Telese, De rebus gestis Rogerii Siciliae regis. L. II, capp. VIII-XI), fu conquistata dai Normanni di Ruggiero II d'Altavilla re di Sicilia. Nel 1135 e nel 1137 fu saccheggiata dai pisani e nel 1343 una tempesta, conseguenza del maremoto causato nel Mediterraneo meridionale dallo Stromboli, che viene riferito[5] anche dal Petrarca in una lettera da Napoli, distrusse gran parte della città.
Per tradizione, ogni anno un equipaggio di vogatori amalfitani partecipa alla Regata delle Antiche Repubbliche Marinare, sfidando gli armi delle città di Genova, Pisa e Venezia.
Per un errore di interpretazione di un testo latino, che riferiva invece che l'invenzione della bussola era attribuita dallo storico Flavio Biondo agli Amalfitani, il filologo Giambattista Pio sostenne che la bussola fosse stata inventata dall'amalfitano Flavio Gioia. Nel testo in questione (Amalphi in Campania veteri magnetis usus inventus a Flavio traditur), tuttavia, non bisogna intendere Flavio come l'inventore della bussola, ma solo come colui che ha riportato la notizia: appunto Flavio Biondo[6]. Tuttavia i navigatori amalfitani potrebbero essere stati tra i primi ad usare quello strumento. "Un'antica tradizione amalfitana si riferisce, invece, ad un certo Giovanni Gioia quale inventore dello strumento marinaro"[7].
Particolarmente fiorente nella storia della città, e viva in due cartiere residue sulle molte presenti ed ormai in rovina, è l'industria cartaria, legata alla produzione della pregiata carta di Amalfi. In città infatti è possibile visitare il Museo della Carta di Amalfi.
«Semipartito troncato: nel primo d'azzurro, alla bandacucita di rosso; nel secondo di nero alla croce ottagona d'argento; nel terzo ritroncato d'argento e di nero, alla bussola d'oro affiancata da quattro semivoli d'argento, attraversante sulla partizione e sormontata da una cometa d'oro, essa bussola caricata da una rosa dei venti di nero in campo d'argento e sovraccarica della lancetta magnetica d'oro con la punta gigliata alzata in palo. Motto: Descendit ex patribvs romanorvm»
Gonfalone:
«drappo di rosso.»
Lo stemma della città di Amalfi riunisce i tre simboli storici della città.
Una banda rossa in campo d'argento (che dal 1970 è il simbolo della Regione Campania) è ritenuto il più antico emblema amalfitano, il cui sfondo sarebbe stato cambiato in azzurro all'arrivo di Carlo D'Angiò nel 1266.
La croce a otto punte in campo nero è attestata dalla seconda metà dell’XI secolo e ricorda la fondazione dell'Ordine degli Ospitalieri di San Giovanni di Gerusalemme, da parte di Gerardo Sasso, nativo di Scala e primo Gran maestro dell'Ordine di Malta, che la portava posta sull'abito nero proprio dei benedettini.
Il bianco (argento) e il nero nella terza partizione rappresentano il giorno e la notte su cui è raffigurata una bussola che la leggenda vuole sia stata ideata dalla marineria amalfitana verso il 1259 e perfezionata dal navigatore Flavio Gioia di Amalfi. Le quattro ali d'aquila che la circondano simboleggiano i venti principali. Questa immagine fu aggiunta nel corso del XIV secolo; nel XVI divenne il simbolo del Principato Citra e, quindi, di quella che diverrà la Provincia di Salerno che oggi ha adottato come proprio emblema la sola croce a otto punte della Repubblica Marinara, in campo azzurro.[8]
Il più celebre monumento di Amalfi è certamente il Duomo in stile arabo-siciliano dedicato a Sant'Andrea, patrono della città. Infatti più che di duomo si dovrebbe parlare di complesso, poiché l'edificio risulta composto da sovrapposizioni ed affiancamenti di varie chiese e strutture di varie epoche, compreso il Chiostro del Paradiso.
Fondati nel 1220, secondo la tradizione da San Francesco, recatosi in visita alle reliquie di Sant'Andrea, con il nome di Santa Maria degli Angeli. Il chiostro, visitabile solamente il pomeriggio della festa del santo padovano, riflette la semplicità dell'architettura francescana. La chiesa, con un'unica navata e ristrutturata nel Seicento, è barocca, come il coro ligneo e la tela dell'altare maggiore, raffigurante lo Sposalizio di Maria e Giuseppe. Settecenteschi sono invece i quadri degli altari minori. Le statue di Sant'Antonio, San Francesco, dell'Immacolata, di Santa Teresa, dell'Addolorata e di San Rocco sono di inizio Novecento. In cripta è custodito un quadro raffigurante la Madonna del Carmine, proveniente dall'omonima cappella sconsacrata. Il convento non è visitabile perché parte dell’albergo. Nel febbraio2018 anche la chiesa è stata chiusa al culto perché pericolante, in attesa di lavori di ristrutturazione. Le statue di Sant’Antonio, di San Francesco e della Madonna Immacolata sono state trasferite invece in cattedrale.
Chiesa di Santa Maria Maggiore, o "Chiesa nuova"
Fatta costruire nel 986 dal duca Mansone I. La chiesa è a tre navate e assunse il nome di "chiesa nuova" dopo la creazione di un oratorio dei Padri Filippini nella cripta. Vi si venera una statua della Madonna Assunta.
D'inizio Cinquecento, a unica navata. Negli altari minori si trovano alcune tele e la statua di Sant'Elena, molto venerata, a cui era dedicato un monastero attiguo alla chiesa. Sull'altare maggiore si può vedere un grande complesso marmoreo, al cui centro si trova un dittico, affiancato dalle statue di San Benedetto e Santa Scolastica. In sagrestia si trova il simulacro della Madonna di Pompei.
In stile neoclassico, decorata con stucchi, è sede della congrega omonima (detta anche Reale Arciconfraternita). Sull'altare si trovano una tela raffigurante la Crocifissione e la statua della Madonna Addolorata, portata in processione il venerdì santo.
Dell'XI secolo, sede dell'arciconfraternita omonima. Ha un'unica navata con volta a botte e tele negli altari minori. Possiede un coro ligneo. La statua della SS. Trinità si trova in sagrestia, mentre quelle di San Biagio e San Nicola sull'altare. Il vero gioiello è però il campanile in stile moresco di fine Ottocento, uno dei simboli di Amalfi.
Fu ricostruito nel 1876, un anno dopo che un'alluvione distrusse la precedente chiesa, anche se la statua della Madonna fu miracolosamente ritrovata intatta. La chiesa ha un'unica navata e volta a botte. Negli altari minori si trovano le statue del Sacro Cuore di Gesù, di Santa Rita, della Madonna della Cintura, di San Francesco, San Basilio e San Gabriele dell'Addolorata. Il soffitto è affrescato e sull'altare si trova la miracolosa statua della Madonna.
Chiesa di Maria SS. Assunta in cielo
Nella frazione di Pastena, fu edificata tra la fine del XIII e gli inizi del XIV secolo. Conserva ancora, unico caso in costiera amalfitana, una conformazione a due navate di eguale ampiezza, invece della usuali una o tre. Al suo interno custodisce un'urna cineraria e un capitello romano di spolio. Custodisce anche una pregevole tavola del '500 rappresentante l'assunzione della Madonna in cielo, opera dell'artista maiorese Giovanni Angelo D'Amato, recentemente restaurata.
Nella frazione Pogerola. Nella chiesa, ristrutturata, si conservano la statua della santa patrona della frazione e un presepe napoletano del Settecento.
(nella frazione Pogerola), del Cinquecento. Fu edificata da un gruppo di pogerolesi per mantenere fede a un voto fatto furante un'epidemia di peste che aveva colpito il villaggio. Verso la fine dello stesso secolo, il 14 agosto, dalla statua della Madonna sgorgò una grande quantità di latte. Sull'altare si trova un trittico cinquecentesco e la miracolosa statua della Madonna che nel seno ha incastonata una pietruzza su cui, secondo la tradizione, sarebbe caduta una goccia di latte quando Maria allattava Gesù durante la fuga in Egitto.
Nella frazione di Lone, edificata intorno al 1890 dopo il crollo della primitiva chiesa fondata nel 1202. Custodisce una tavola dipinta nel '300 e rappresentante la Madonna del latte.
Nella frazione di Vettica Minore. costituisce l'ampliamento settecentesco di una preesistenza medievale. Custodisce una tela del pittore Marco Pino da Siena che rappresenta la Madonna del Rosario.
Nella frazione Tovere, del Duecento. Rimaneggiata in più epoche, la chiesa ha tre navate. Vi si venerava un Crocifisso trecentesco, trafugato nel 1977. Un nuovo Crocifisso, realizzato a Ortisei, è arrivato a Tovere un decennio dopo il furto. Qui si trovano anche alcune statue raffiguranti San Pietro, Sant'Anna e l'Immacolata e un presepe napoletano del Settecento.
A Foris Portam (oltre la porta settentrionale della città). Conserva un quadro e una statua del santo. Annessa alla cappella vi è il complesso della Torre Sacco.
A Via Casamare, all’inizio della strada per Pogerola, annessa ad un convento medievale. Conserva una pala d’altare raffigurante la “Madonna tra i SS. Andrea e Basilio” e una statua del santo.
A Truglio, meglio conosciuta come chiesa della Madonna del Carmine, del X secolo. Conserva un’urna cineraria romana, un’interessante pala d’altare e alcune statue.
Situata al confine col comune di Atrani. Recentemente ristrutturata, presenta sul timpano un affresco raffigurante l’Assunzione e sull’altare il Crocifisso che dà il nome alla piccola chiesetta bianca.
Parte del convento dei Cappuccini, barocca con diverse tele interessanti, un bellissimo chiostro e un altrettanto bello presepe napoletano settecentesco. Dello stesso secolo anche la meravigliosa statua del poverello di Assisi.
Cappella della Virgo Potens
In frazione Vettica Minore, barocca, conservante una bella statua e una pala d’altare raffiguranti la Vergine alla quale i vettichesi sono molto devoti.
Nella frazione Pogerola, attigua al santuario della Madonna della Grazia, seicentesca ed in passato sede di una congrega. Conserva un trittico settecentesco raffigurante la Madonna tra i Santi Domenico e Filippo e due statue lignee della Madonna e di San Rocco.
Torre saracena della Luna
Santuario della Madonna dei Fuonti
In frazione Pogerola, del Settecento, conservante un piccolo bassorilievo e una statua della Madonna, già conservata nella chiesa dello Spirito Santo ad Amalfi centro, demolita nel 1930. La leggenda narra che degli operai che lavoravano a Vietri sul Mare avevano trovato il bassorilievo e lo stavano portando alle loro case ad Agerola, quando, nel luogo ove oggi sorge il santuario, divenne pesantissimo. Lì fu edificata la cappella, all’inizio del sentiero che da Pogerola conduce ad Agerola.
Fontana di Sant'Andrea, con le sculture marmoree del santo patrono e di divinità marine, scolpite nel Settecento. Originariamente si trovava all'inizio della scalea del duomo, ma all'inizio del Novecento fu spostata dove la si può vedere. L'acqua della fontana, proveniente dal fiume Sele, sbocca dalle statue marmoree di quattro putti, da quella di Pulicano e da quella di un uccello, sottostanti la più grande statua di Sant’Andrea in croce;
Fontana di Cap' 'e Ciuccio (testa d'asino), sita poco prima della distrutta Porta dell'Ospedale, limite a nord del paesino. Deve il proprio nome alla tradizione degli abbeveraggi degli asini che scendevano dalla Valle delle Ferriere, da dove proveniva e proviene l'acqua, carichi di frutta, ortaggi e legname. Il presepe vi fu inserito nel 1974 ed è composto di pietre calcaree e tufacee della Valle dei Mulini, oltre che dalle statuine rappresentanti i personaggi tipici del presepe, immerse in gran parte nell'acqua.
Valle dei Mulini, col Museo della Carta, dove sorgevano appunto i mulini per macinare il grano.
Valle delle Ferriere, continuazione della Valle dei Mulini, solcata dal fiume Canneto, dove sorgevano le ferriere per la produzione della carta, delle quali è rimasta attiva solamente una. Vi cresce una rara specie di felce, la Woodwardia radicans.
Secondo i dati ISTAT, al 31 dicembre 2020 la popolazione straniera residente nel comune era di 152 persone (3,1% della popolazione complessiva). La nazionalità maggiormente rappresentata era quella ucraina, con 50 stranieri residenti, seguita da quella rumena, con 21.
Nei pressi del centro storico è presente una biblioteca comunale gestita dal "Centro di Cultura e Storia Amalfitana"; essa per convenzione è accessibile gratuitamente ai suoi iscritti, a studiosi e agli studenti. All'interno sono conservati libri e manoscritti relativi alla storia locale ed in particolare all'antica società amalfitana nel periodo del suo massimo splendore, quando ancora era una delle quattro repubbliche marinare.
Si svolge ogni quattro anni nel mese di giugno la Regata delle Antiche Repubbliche Marinare. Manifestazione sportiva di rievocazione storica, è stata istituita nel 1955 con lo scopo di rievocare le imprese e la rivalità delle più note Repubbliche marinare italiane: Amalfi, Genova, Pisa e Venezia. È una gara remiera disputata mediante galeoni, ricostruiti su modelli del XII secolo, spinti da otto rematori (su sedile fisso) guidati da un timoniere. La regata è preceduta da un corteo storico, composto da numerosi figuranti che vestono i panni di antichi personaggi che caratterizzarono ciascuna Repubblica.
Il patrono di Amalfi è Sant’Andrea, la cui festa si svolge principalmente in due occasioni: il 26 e 27 giugno e il 30 novembre. La prima infatti è la festa del "patrocinio" e vi si ricorda il miracolo del santo che nel 1544 salvò Amalfi, Minori e Salerno, insieme anche a Santa Trofimena e San Matteo, da un attacco del pirata Ariadeno Barbarossa. Nella seconda occasione si celebra invece la festa liturgica del santo. In entrambe le occasioni, il culmine della manifestazione è rappresentato dalla processione con la tradizionale benedizione del mare in spiaggia e la successiva “Corsa” finale sulle scale del duomo. Essa fu effettuata per la prima volta verso la fine degli anni Quaranta. Si era dimesso da poco l’arcivescovo Ercolano Marini e gli era subentrato temporaneamente quello di Salerno. Questi vietò la benedizione del mare, considerata un rito pagano, e, alla discesa della statua in spiaggia, rottura del suo divieto, proseguì verso la cattedrale senza aspettare i portatori. Allora essi, dopo una veloce benedizione, si precipitarono in cattedrale. All’arrivo in piazza, l’arcivescovo ordinò di chiudere le porte del duomo e i portatori corsero con la statua in un disperato tentativo di entrare, ma la porta si chiuse completamente all’arrivo nell’atrio. Dopo ore di trattative, finalmente si riuscì a far rientrare la statua in chiesa.
Degne di nota sono anche le processioni via mare ad apertura e chiusura della stagione estiva, in onore di Sant’Antonio e della Madonna di Porto Salvo, che vengono effettuate rispettivamente il 13 giugno e il 12 settembre.
Tra i riti della Settimana santa è degna di nota la processione del Venerdì santo. All’arrivo del buio più completo, alla sola luce delle fiaccole e dei lumini, esce dalla cattedrale la processione con le statue del Cristo morto e della Madonna Addolorata. Accompagnata da ‘Sento l’amaro pianto’ e ‘Veder l’orrenda morte’, composizioni scritte dal musicista amalfitano Antonio Tirabassi, e dai ‘Battenti’, uomini incappucciati vestiti di bianco che portano lanterne, la processione si snoda poi per le vie cittadine, per concludersi infine, dopo essere passata per la chiesa di San Nicola, nella chiesetta della confraternita dell’Addolorata, dove si depone il simulacro del Cristo morto, verso il quale si perpetua il devoto rito del bacio dei piedi da parte degli amalfitani.
La principale squadra di calcio è la società F.C. Costa d'Amalfi che ha disputato tutti i campionati dilettantistici regionali minori, sino ad arrivare, nel 2016/2017, per la prima volta nella sua storia, in Eccellenza, il massimo campionato regionale.