Rifondata dagli Etruschi su un preesistente insediamento umbro, nel corso dei suoi tremila anni di vita è stata una delle grandi lucumonie dell'Etruria sotto il nome di Perusna. La cinta muraria etrusca originaria, oggi ancora visibile in molti punti, racchiude il Colle Landone e il Colle del Sole, sui quali si erge l'acropoli. Con un ampio centro storico, asimmetricamente adagiato su una serie di alture collinari a breve distanza dal Tevere, la città conserva un armonioso aspetto medievale e presenta – date le scelte urbanistiche dell'amministrazione a partire dagli anni 1950 – una perfetta continuità con i nuovi quartieri sorti nelle aree pianeggianti, oltre a numerose frazioni diffuse nel vastissimo territorio comunale (con i suoi 449,51 km² è l'11º più esteso d'Italia) e a una moltitudine di insediamenti residenziali e produttivi, aree verdi e impianti sportivi.
«Perugia, strongly fortified by art and nature, on a lofty eminence, rising abruptly from the plain where purple mountains mingle with the distant sky, is glowing, on its market-day, with radiant colours.»
(IT)
«Perugia, munita di grandi mezzi di difesa dalla natura e dalla mano dell'uomo, e che sorge improvvisamente su un'altura dalla pianura dove le montagne viola si confondono con il cielo lontano, splende di colori sgargianti nel suo giorno di mercato.»
Il centro storico di Perugia si adagia su un sistema di colline all'altezza di circa 450 ms.l.m. Nel punto più alto, Porta Sole, l'altezza è di 494 m, caratteristica che ne fa la città italiana più popolata fra quelle poste a un'altitudine superiore a 250 metri. Il centro storico si sviluppa intorno a questo punto e sul crinale dei colli che da esso dipartono, formando un'acropoli e cinque borghi medievali prolungati su cinque porte. All'originaria cinta delle mura etrusche, lunga 3 km, si aggiunse nel Duecento e nel Trecento una nuova e definitiva murazione lunga 9 km, quasi del tutto integra e che delimita una superficie di 120 ettari. La città storica è quindi prevalentemente allungata sui crinali, con un asse maggiore di 3 km tra Monte Ripido (a nord) e San Costanzo (a sud) e un asse minore di 1,5 km tra S. Francesco e Monteluce.
Il Tevere
I quartieri storici sono: Porta Sole, Porta Sant'Angelo, Porta S. Susanna, Porta Eburnea e Porta S. Pietro, a cui corrisposero per secoli i rispettivi spicchi del territorio rurale, soggetto alla città fin dalle origini del governo comunale. Ogni quartiere si incardina su una via principale o Corso su cui convergono le trame dei vicoli; vi campeggiano conventi, campanili, basiliche, chiese, oratori, cappelle, palazzi gentilizi (un centinaio), palazzi minori e le case a schiera dei vicoli. Il territorio oltre il centro storico scende tutto intorno fino ai 280 ms.l.m. del Pian di Massiano. Il territorio del comune arriva a 170 ms.l.m., toccati lungo il corso del fiume Tevere, che a sud ne segna i confini con il comune di Torgiano.
Perugia è situata nell'entroterra dell'Italia centrale nel punto più largo della Penisola. È la città più grande tra Firenze e Roma, collocata in posizione intermedia: distante ca 150 km da Firenze, Roma e Ancona, ca 400 km da Milano, Genova e Napoli.
Vista da viale Indipendenza
Il territorio comunale ha un'area, tra le maggiori in Italia, di 449,92 km², la densità di popolazione è di 363,38 ab./km². Si estende sul territorio del suo storico contado, trapuntato di frazioni, castelli, ville, case rurali. Si articola in colline, monti e pianure, conta 85 tra quartieri e frazioni, oltre cento edifici scolastici, 54 cimiteri, circa 3000 km di strade. L'area urbana contemporanea, che dal centro storico e le prime periferie oggi tocca e ingloba i centri abitati viciniori sviluppatisi dal secondo dopoguerra, si conforma in un tessuto urbano sfrangiato e discontinuo, inframmezzato di coltivi e residui di campagna, lungo circa 20 km da Villa Pitignano a San Martino in Campo, da Taverne di Corciano a Ferriera di Torgiano e Ospedalicchio, ovvero sommando di fatto i comuni contermini di Corciano (21 000 ab.), Torgiano (6 000 ab.) e Bastia Umbra (22 000 ab.).
L'acropoli perugina sembra costruita su una sola collina ma in realtà sono due: il colle del Sole e il colle Landone. La massima depressione tra le due alture si estende dal fosso di Santa Margherita, a est, al fosso della Cupa, a ovest. Gli Etruschi scelsero quest'area in quanto ricca d'acqua, ma presto ci si accorse che il terreno è anche franoso, cosa che nei secoli ha dato luogo a poderose fondazioni e fortificazioni che tuttora impongono in più punti costanti interventi di manutenzione.
Il territorio fa parte della Valle del Nestore, e il comune idricamente è bagnato dal Caina, dal Genna, dal Nestore e dal principale Tevere, che a Marsciano raccoglie le acque del Nestore, in cui confluiscono Genna e Caina.
«Intra Tupino e l'acqua che discende del colle eletto dal beato Ubaldo, fertile costa d'alto monte pende, onde Perugia sente freddo e caldo da Porta Sole; e di rietro le piange per grave giogo Nocera con Gualdo. Di questa costa, là dov'ella frange più sua rattezza, nacque al mondo un sole, come fa questo talvolta di Gange. Però chi d'esso loco fa parole, non dica Ascesi, ché direbbe corto, ma Orïente, se proprio dir vuole.»
Perugia gode di un clima temperato di tipo sublitoraneo interno con una temperatura media annua di poco superiore a 13 °C. Il mese più freddo è gennaio, con una temperatura media di 4,2 °C, il più caldo luglio, con medie leggermente al di sotto i 23 °C. Le precipitazioni annue sono generalmente comprese fra 800 e 900 mm (850 mm per il periodo 1961-1990, distribuite su 96 giorni). Talvolta in inverno le precipitazioni assumono carattere nevoso. Di seguito riportiamo i dati climatici più significativi rilevati nel periodo 1961-1990. L'osservatorio cittadino è situato a 520 m s.l.m.[5].
Il toponimo "Perugia" potrebbe essere di origine etrusca e viene reso dai romani come "Perusia" ma è ragionevole una attribuzione indo-europea ben più antica, riconducibile al primo villaggio umbro, nucleo iniziale di quella città successivamente ri-fondata dalla minoranza etrusca che si unì ai primi abitanti. L'esito di indoeuropeoper-roudja 'rossastra', derivazione dall'indoeuropeo reudh 'rosso' (IEW 872) con soluzione savina dj in 'z' e la o semichiusa[6] (la vocale 'o' non esisteva nella lingua etrusca) potrebbe essere legato alla pratica degli antichi Umbri di ricoprire con intonaco di argilla la palizzata di tronchi a difesa del tréblo, l'abitato fortificato sulla sommità del colle da lontano sarebbe perciò apparso come una fascia rossastra.
La più antica attestazione del nome pare essere in una stele etrusca del VII secolo a.C. rinvenuta a Vetulonia, dedicata al guerriero Irumina Phersnachs (Phersna: Perugia e -ch: proveniente da, quindi il perugino). In passato il nome Perugia è stato fatto derivare anche dal greco "periousa", ovvero "che sta in alto", ma l'origine greca del nome di una città etrusca pare infondata[7].
In antichità, Perugia si trovava in una posizione di confine tra genti etrusche ed umbre.[8] I primi insediamenti conosciuti risalgono ai secoli XI e X a.C., con la presenza di villaggi nei pressi delle falde dell'altura perugina e a partire dall'VIII secolo a.C. anche sulla sommità del colle dove sorge la città. Secondo Catone il Vecchio, Perugia fu in origine sede degli umbri, in particolare dei sarsinati. Il tessuto urbano è però etrusco, con il nucleo cittadino che si forma attorno alla seconda metà del VI secolo a.C.; la disposizione delle necropoli etrusche è una testimonianza indiretta dell'espansione del primo tessuto urbano.
Il rapido sviluppo di Perugia fu favorito dalla posizione dominante rispetto all'arteria del fiume Tevere. Perugia diventa in breve una delle più importanti città etrusche e una delle 12 lucumonie, dotandosi nel IV secolo a.C. di una cinta muraria ancor oggi visibile.
Augusto, restituì alla città parte dell'antico splendore, permettendole di fregiarsi del titolo di Augusta Perusia
Con la battaglia di Sentino (295 a.C.), Perusia e gran parte del resto dell'Umbria entrano nell'orbita romana, conservando l'uso dell'etrusco, documentato in città fino a tarda età repubblicana e mantenendo una sia pur limitata autonomia municipale. Durante la II guerra punica la città si mantiene fedele a Roma e dà rifugio ai Romani sconfitti nella battaglia del Lago Trasimeno (217 a.C.).
A partire dal I secolo a.C., in seguito alla guerra sociale, Perugia si integra con Roma, con la concessione nell'89 a.C. della cittadinanza. La città è uno degli scenari della Guerra civile tra Ottaviano e la fazione di Marco Antonio, con protagonista il fratello di quest'ultimo, Lucio. Viene incendiata nel 41 a.C. durante il Bellum Perusinum. Qualche anno dopo l'imperatore Augusto ricostruisce la città e le permette di fregiarsi del titolo di Augusta Perusia. Rimodellata secondo stilemi romani, Perugia si espande mantenendo nel nucleo centrale l'assetto viario etrusco. Nel 7 d.C. entra a far parte della Regio VII Etruria di Augusto, citata anche da Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia.
Pietro VincioliPerugia faceva parte del cosiddetto "corridoio bizantino"
In questo periodo dell'alto medioevo, a Perugia non si hanno eventi significativi, nemmeno per i cittadini che la abitano. Importante centro di collegamento tra la via Amerina e la Flaminia, nel 493 Perugia viene conquistata dagli Ostrogoti di Teodorico. Nel 537 le truppe bizantine di Belisario si scontrano con quelle Ostrogote di Vitige proprio nei pressi di Perugia. Nel 548Totila espugna dopo un lungo assedio la città e uccide il vescovo Ercolano. Con la fine degli Ostrogoti e sino all'VIII secolo la città resterà sotto il dominio bizantino, eccettuati due brevi periodi di occupazione da parte dei longobardi sul finire del VI secolo.
A partire dalla seconda metà dell'VIII secolo Perugia entra nella sfera di influenza del Papato, a sua volta vincolato in vario modo all'Impero Carolingio, ed è retta nei due secoli successivi da un Governo vescovile. Verso la fine del X secolo appare la figura di Pietro Vincioli, un nobile perugino abate dell'Ordine Benedettino, che si adoperò per la costruzione della chiesa e del monastero di San Pietro.
Nel 1139 si ha la prima attestazione del Governo dei Consoli chiamati Priori e della nascita del Comune. Agli inizi del XII secolo il potere è diviso tra i Consoli, un'assemblea generale (l'Arengo) e un consiglio minore. Nella seconda metà del secolo Perugia ha un'ampia sfera d'influenza nel contado circostante, avendo espanso i propri territori verso Gubbio e Città di Castello a nord e verso Città della Pieve, il lago Trasimeno e la Val di Chiana a ovest-nordovest. Nel 1198 la città accetta la protezione di Innocenzo III, rimanendo guelfa. Nel 1216 vi morì papa Innocenzo III, giunto in città per sanare alcuni contrasti insorti con Città di Castello e Gubbio. Il conclave per l'elezione si tenne proprio a Perugia, dove si riunirono diciannove cardinali ed elessero Onorio III come nuovo papa. Da quel momento divenne una delle sedi del papato, essendo un rifugio molto più sicuro della capitale, all'epoca funestata dalle guerre fra nobili.
Torre in viale Indipendenza
Nel 1286 si contano ben 41 arti. Il XIII secolo fu un grande periodo per il Comune, dal punto di vista urbanistico. Le mura etrusche, danneggiate dal tempo, dagli incendi e dalle guerre, vennero restaurate e innalzate. Le abitazioni dei nobili e quelle dei borghesi più ricchi si dotarono di torri. La città giunse a possederne fino a settanta, come riportato da alcuni cronisti, guadagnandosi l'appellativo di Turrena. Col tempo divennero espressione del potere delle famiglie nobili e ricche. Servirono come postazioni difensive nelle turbolente agonie politiche del tempo oppure come depositi di armi e ricchezze.
Nel Medioevo Perugia era dominata da molte torri
Attualmente non ne restano molte, la maggior testimonianza ancora intatta di questo periodo di espansione è la Torre degli Sciri; altre torri sono tuttora visibili inglobate sulla facciata di edifici. La città etrusca assunse sempre di più un profilo aspro e ostile (?), un carattere che si discostava di molto dalle vicine Siena, Pisa e Firenze (?). Il Comune estende la sua sfera d'influenza su Assisi (1205) e Foligno (1289) e conosce un imponente sviluppo urbano che si protrarrà fino alla metà circa del Trecento. La città è amministrata all'epoca da un governo mercantile, esercitato dai Priori, eletti fra gli iscritti alle arti, e con sede nel Palazzo dei Priori (XIII-XV secolo). Nella seconda metà del Duecento Perugia è all'apice della sua potenza di stato autonomo e controlla un territorio che si estende per buona parte dell'attuale Umbria e che spiega le notevoli dimensioni che oggi presenta la provincia e il comune di Perugia. La potenza della città e dell'organizzazione comunale è rappresentata dalla maestosa fontana scolpita da Giovanni e Nicola Pisano, che, dal 1280 si trova di fronte ai palazzi del potere civile e religioso della città.
La magistratura dei priori venne istituita nel 1303. «Il Priorato si presenta e agisce realmente come il perno di un sistema del tutto nuovo nato da una piccola rivoluzione all'interno del regime popolare; i Priori rimarranno in attività, a parte una breve interruzione negli anni 1540-52, fino al 1816, segno della validità e duttilità della magistratura».[9]
Dal 1305 il papato è trasferito ad Avignone e nel 1378 deve affrontare il grande scisma all'interno della cristianità occidentale. Dunque la Chiesa, il principale ostacolo a una piena autonomia del comune di Perugia, attraversa una delle fasi peggiori della sua storia. Di conseguenza la città umbra, che appartiene nominalmente da circa due secoli alle terre del papato, continua la sua politica espansiva fino alla metà del Trecento. Nel 1308 viene istituita l'Università, mentre nel 1342 viene redatto lo Statuto in volgare. Nonostante la peste nera e le sue vittime, Perugia dà ancora delle prove di forza nel 1352 e nel 1358, quando sconfigge prima Bettona, distruggendola, e poi Siena e Cortona (Battaglia di Torrita).
Nel 1370 Perugia torna sotto il pieno controllo della Chiesa a seguito della sconfitta nella guerra contro Urbano V. A causa delle lotte interne e del tentativo di sottrarsi al dominio papale, si succedono diverse signorie (Michelotti, Visconti, Fortebracci). Con Braccio Fortebracci da Montone si realizzano importanti opere pubbliche come, ad esempio, la residenza di Braccio in piazza, della quale rimangono solo le logge, o il completamento del Sopramuro. Assumerà forme di Signoria anche il dominio sulla città della famiglia Baglioni, tra il 1438 e gli inizi del XVI secolo.
Nel 1393 a Perugia, vi furono delle cruente lotte tra fazioni rivali: tra il partito dei popolari detti Raspanti e tra il partito nobiliare dei Beccherini. Quest'ultimi vennero esiliati e costretti a ritirarsi fuori dalle mura cittadine nei propri feudi di campagna. Un gruppo di venticinque priori si pose al governo della città e questi chiesero al Michelotti, accolto con tutti gli onori in città, di presiederne il governo. È in questo periodo che si ha la prima signoria ricordata per la sua brevità ma anche caratterizzata da un periodo di importanti riforme. Biordo, preoccupato di estendere i suoi possedimenti, confermò l'autorità dei Priori e delle istituzioni comunali.
Il 10 marzo del 1398 la signoria perugina del Michelotti ebbe fine con la sua vita stessa. Il signore, dopo essersi sposato con Giovanna Orsini venne assassinato da alcuni membri di un'altra casata perugina in lotta per il potere, i Guidalotti. In poco tempo la signoria, che aveva esteso in pochi anni la sua influenza su gran parte dell'attuale regione Umbria, si sfaldò.
Il suo fratello minore, Ceccolino tentò di vendicarlo e, raccolti i suoi seguaci, ritornò a Perugia accompagnando l'ingresso del nuovo signore Gian Galeazzo Visconti nel 1400. Ebbe, tuttavia, la sfortuna di imbattersi nel temibile Braccio da Montone, esiliato da Biordo Michelotti, a cui aveva rifiutato i servigi, che lo uccise ponendo fine alla saga della famiglia e favorendo il ritorno al potere della nobile casata dei Baglioni.
La morte del Michelotti tolse un punto di riferimento importante, le fazioni minacciavano la stabilità dentro e fuori dalle mura. I venticinque, intanto si adoperavano per cercare un'istituzione che potesse proteggere la città e sanare un debito molto alto. Da parte del popolo le istanze di indipendenza non erano più così pressanti e nel Quattrocento la convinzione di dover accettare un signore o un padrone in grado di garantire i requisiti minimi di sussistenza era di dominio comune. La scelta ricadde sul Ducato di Milano, e il 21 gennaio 1400 Gian Galeazzo Visconti fu proclamato Signore di Perugia per volontaria dedizione della città. E lui, alla ambasceria dei dieci che Perugia gli aveva inviato, il debito dei perugini fu cancellato. La sua signoria durò poco, e il 3 ottobre del 1402, il Visconti spirò.
Nel novembre 1410 Braccio assedia Perugia da Porta San Pietro, senza riuscire nel suo intento per la tenace resistenza della popolazione, ma sconfigge le truppe di Angelo Tartaglia e Ceccolino Michelotti, che lo inseguono nella ritirata verso Torgiano. I centri del contado sono talmente terrorizzati dalle sue incursioni a ferro e fuoco, che si arrendono o pagano ingenti somme per non essere assaliti. Nell’aprile del 1416 Braccio lascia la Romagna e si dirige verso Perugia con grande armata . Il 4 maggio ha luogo il primo attacco alla città, che però riesce a resistergli. Davanti alla tenacia dell’esercito braccesco il partito dei Raspanti, appoggiato dal papa, affida la difesa a Carlo I Malatesta, nominato Difenditore dei Perugini per la Santa Chiesa. Il 12 luglio a Sant'Egidio avviene lo scontro, che si conclude con la vittoria di Braccio. Quindi si dirige a Perugia e s’insedia fuori nel Convento degli Olivetani a Monte Morcino Vecchio. Ai Perugini non resta che offrirgli la signoria[10]. Braccio il 19 luglio fa il suo ingresso ufficiale in città, decretando così la fine del governo Raspanti. La signoria del vittorioso condottiero è stata una delle grandi pagine della storia perugina. Braccio Fortebraccio non si rivelò un principe dispotico, sebbene non si sentì mai appagato della conquista della città. Nel 1417 entra a Roma con le sue milizie e, con il pretesto di proteggerla nel nome del pontefice, si insedia in Vaticano autoproclamandosi Defensor Urbis. Fu costretto a ripartire a causa della peste che mieteva vittime fra il suo esercito. Tornato in Umbria sollecitò il papa per confermarlo nel ruolo che egli aveva praticamente già attribuito a sé stesso. Per ottenere il suo scopo Braccio cinse d'assedio le città di Gubbio, Assisi, Ancona, Todi, Spoleto, Orvieto, costringendo il papa Martino V a scegliere il male minore, nominandolo suo Vicario.
Al ritorno da Firenze, dove il condottiero si incontrò con il papa per sancire il suo ruolo, Perugia lo accolse fra il tripudio generale. Braccio si dedicò alla realizzazione di numerose opere pubbliche, pagando i lavori grazie alle ingenti somme saccheggiate in precedenza e avviando numerosi progetti di pubbliche come, ad esempio, la residenza di Braccio in piazza, della quale rimangono solo le logge, o il Sopramuro. La sua permanenza in città non durò a lungo. Martino V lo chiamò per riconquistare Bologna, Alfonso il Magnanimo lo volle al suo fianco contro Luigi III d'Angiò. Fortebraccio era uomo d'arme e non di politica, cosicché ai brillanti successi militari faceva eco una situazione sempre più instabile e confusa nella sua città, soggetta alle angherie di chi governava in sua vece. La situazione richiese nuovamente il suo intervento, così tornò in città e tolse di mezzo i reggenti.
Su invito di Alfonso e Giovanna, tornò in Calabria, dalla quale risalì facendo tappa alle porte dell'Aquila. La città non volle aprire le proprie porte all'eroico condottiero, che senza pensarci due volte, si decise a cingerla d'assedio. La testardaggine di Fortebraccio lo portò a una battaglia inutile quanto pericolosa. Il clima nei suoi confronti stava per mutare, poiché sia il papa, sia la regina di Napoli, temevano di dover incoronare un nuovo monarca, tanto ingombrante quanto bravo e fortunato in battaglia. La sua fortuna viene citata ne Il Principe di Machiavelli.
Fortuna che lo abbandonò definitivamente quando una lega composta da tutte le forze che nel frattempo si erano coalizzate, si scagliarono contro il suo esercito presso Pescara. Le sue imprese di guerra si conclusero, il 2 giugno 1424 fuori delle mura di L'Aquila, ferito mortalmente alla testa con un colpo di mazza chiodata. Tre giorni dopo morì e fu sepolto, per ordine di Martino V, in terra sconsacrata fuori dalla porta di San Lorenzo. Solamente otto anni più tardi il figlio Niccolò ottenne il permesso di disseppellire le spoglie del padre, facendo rientro con il feretro nella città di Perugia con il massimo degli onori.
Stemma dei Baglioni (famiglia)Lorenzo de' Medici fu molto legato alla Signoria dei Baglioni. Mise a disposizione la sua saggezza da principe. Mediò i rapporti con altri stati anche quando essa si trovò in difficoltà.
Finite le imprese di Braccio da Montone, a Perugia inizia a farsi avanti un nuovo governo nobiliare, i Baglioni. Malatesta che rientrò in Perugia al seguito di Fortebraccio, sanando la sua posizione di fuoriuscito. Secondo le cronache fu il primo a entrare in città dopo la battaglia di Sant'Egidio e l'ultimo ad abbandonare il campo dopo lo sfortunato assedio dell'Aquila. Malatesta I Baglioni morì a Spello nel 1437 e venne tumulato a San Francesco al Prato, fra le spoglie di Biordo Michelotti, colui che gli aveva tolto la patria, e Fortebraccio da Montone, colui che glie l'aveva restituita. La signoria dei Baglioni ha per capostipite Braccio I Baglioni. Prestò la sua opera al soldo di Firenze prima e del pontefice poi, presso il quale accumulò onori e gloria. Acquisì grande autorità nei confronti della magistratura perugina, ma operò sempre con cautela senza privare mai il popolo delle sue istituzioni. A Perugia come a Firenze si ebbe la "Signoria occulta". Governò fino al 1479. La signoria passò ai fratelli Guido e Rodolfo.
In quel tempo, il vero ispiratore e "tutore" della politica della città di Perugia, era Lorenzo de' Medici, ago della bilancia della politica italiana. Tenne in grande considerazione l'importanza di avere quella repubblica inserita fra la Signoria di Firenze e la Chiesa. La signoria di Guido e Rodolfo Baglioni venne perciò ispirata sia dai Medici, sia dal pontefice, affidando ai due il compito di reggere la città con eguali responsabilità. Fin dai primi anni della loro signoria, la situazione interna apparve insostenibile, caratterizzata da liti e risse sempre più violente che spesso sfociavano in veri e propri delitti, di cui rimanevano vittime ora esponenti dei Baglioni, ora degli Oddi, ora dei Ranieri, le famiglie in eterna competizione per la supremazia. Neanche l'intervento del papa Sisto IV riuscì a porre un freno ai numerosi episodi di vendetta privata cui era possibile assistere con cadenza quasi quotidiana. Meno che mai la signoria dei due Baglioni, Guido e Rodolfo, si dimostrò in grado di limitare tali episodi, che anzi spesso vedevano protagonisti membri della famiglia stessa.
Le divisioni fra i nobili perugini giunsero al culmine intorno alla metà del XV secolo, quando si crearono due vere e proprie fazioni, l'una facente capo a Firenze, l'altra al papa.
Il casato Degli Oddi era il principale rivale dei BaglioniLe case dei Baglioni sono incorporate nella Rocca Paolina
Le due famiglie più in odio fra loro erano quelle degli Oddi e dei Baglioni. La situazione peggiorò il 30 ottobre del 1488. I Baglioni si barricarono nel pieno centro di Perugia, controllando dalle feritoie l'intero tratto che va dalla Fontana Maggiore all'attuale piazza della Repubblica (l'odierno corso Vannucci). Agli Oddi non riuscì l'impresa di sorprenderli nelle loro abitazioni tramite l'apertura concordata di un ingresso in via della gabbia, e furono costretti a darsi alla fuga e ripiegare fuori città, dopo essere stati bersagliati dai colpi inferti dalla famiglia rivale.
Mentre a Perugia le due famiglie combattevano per la supremazia, i rapporti diplomatici con la chiesa entrarono in crisi ma grazie all'intervento di Lorenzo il Magnifico, furono sanati. Fu quindi opera del Magnifico se la situazione tornò distesa fra Perugia e il pontefice Innocenzo VIII, mentre l'odio fra i Baglioni e gli Oddi rimase a covare sotto la cenere, fra sortite tentate e accenni di scaramucce nei pressi delle mura.
Nel 1492 Perugia perse in un colpo solo i due potenti protettori, allorché fra aprile e giugno scomparvero sia Lorenzo de' Medici, sia Innocenzo VIII. Il successore, Alessandro VI, ebbe però meno tempo da dedicare alle beghe perugine, dovendo far i conti con la discesa in Italia di Carlo VIII, per difendersi dalla quale, scelse di rifugiarsi proprio a Perugia, entrando in città nel 1495 accompagnato da sedici cardinali e una quantità imprecisata di vescovi. Quando Carlo VIII concluse la sua avventura lungo l'intera penisola, Alessandro VI tornò serenamente a Roma, lasciando nuovamente Perugia nell'intricata trama delle fazioni locali.
Gli Oddi non si rassegnarono al loro destino, cercarono sempre di ricostituire un'armata in grado di forzare la resistenza dei Baglioni. Radunati circa seimila uomini, il 3 settembre entrarono in città, corrompendo uno dei Dieci dell'Arbitrio, Lodovico degli Armanni, il quale favorì la rivolta facendo spalancare gli ingressi alla città. Il tentativo fallì e fu sedato nel sangue, con il risultato di rafforzare ulteriormente il potere dei Baglioni.
A parte delle vicende cittadine, della famiglia Baglioni merita menzione la figura di Astorre I condottiero, che dopo strenua resistenza morì insieme al Bragadin nell'assedio di Famagosta concluso tragicamente il primo agosto 1571.
L'improvvisa morte di Malatesta Baglioni lasciò un vuoto di potere, del quale papa Clemente VII non esitò ad approfittare. Esiliò lontano da Perugia e confiscò i beni dei discendenti del Baglioni, senza però risolvere completamente la questione perugina. La morte di Clemente VII avvenuta nel 1534, lasciò al suo successore Paolo III, il problema dell'esistenza di una Signoria sotto la tutela dello Stato della Chiesa.
Il nuovo papa Paolo III, nato Alessandro Farnese, si dimostrò fin da subito molto attento agli eventi che riguardavano la città di Perugia. Vi si recò spesso in visita, in attesa di prendere decisioni riguardo al modo migliore di sfruttare la situazione. Nel 1540 il papa, per contrastare la minaccia turca, i movimenti protestanti ed eretici che minacciavano la Chiesa decise di imporre nuove tasse.
Il provvedimento per eccellenza più odioso fu l'obbligo di rifornirsi del sale esclusivamente dalle saline pontificie, le quali praticavano un prezzo doppio rispetto ai senesi, abituali fornitori della città di Perugia. L'aumento ingiustificato avrebbe stroncato l'economia perugina. A questo atto Perugia reagì inizialmente eliminando il sale dalla produzione del pane, e affidando a venticinque cittadini illustri il compito di gestire la resistenza all'autorità papale. Il consiglio popolare convocato dai Priori che, ne dichiarò l'inapplicabilità, deliberò di mandare ambasciatori a Roma per protestare contro la proposta ritenuta in contrasto con gli accordi già stabiliti con i pontefici precedenti. Per tutta risposta, il 17 marzo 1540, nonostante l'evidenza del sopruso, il pontefice fece recapitare ad Aligero vicelegato pontificio e ad Alfano Alfani, capo dei priori, la Bolla di scomunica della popolazione perugina. Nel frattempo il Papa, deciso a contrastare l'insubordinazione popolare richiamò in Roma il legato Jacovacci e durante il concistoro manifestò la volontà di ricorrere all'intervento armato contro la città di Perugia.
Il primo aprile del 1540, nel territorio perugino furono avvistate le milizie pontificie condotte da Pier Luigi Farnese, Gonfaloniere della Chiesa. La sua fanteria era agli ordini del mastro generale di campoAlessandro da Terni, e da qui si pensa deriverebbe la rivalità storica tra Perugia e Terni, appunto, un ternano responsabile della caduta di Perugia. L'esercito pontificio mobilitato dal Farnese (8000 italiani e 400 Lanzichenecchi), iniziò a devastare il territorio di Foligno, Assisi e Bastia, incontrando scarsa resistenza. L'esercito perugino poteva contare soltanto sul prestigio di Ascanio della Corgna, giovane condottiero perugino. Fallita la mediazione di pace intrapresa dal Viceré di Napoli, Don Pedro de Toledo, i Perugini sperarono ancora nell'appoggio del duca fiorentino Cosimo I de' Medici che si trovava in aperto contrasto con il pontefice Paolo III e nell'amor patrio del condottiero Ridolfo Baglioni, ex Signore di Perugia, assoldato dal duca Cosimo con una redditizia condotta. Il 16 maggio il Baglioni, tornato in patria, venne accolto con grande entusiasmo da tutta la popolazione perugina. Ma più che per combattere, Ridolfo tornava in patria con l'intento, tenuto nascosto, di trattare la resa della sua città. Il primo attacco delle milizie pontificie fu condotto dal Tomassoni, dapprima infatti si batté valorosamente contro la cavalleria di Ridolfo poi si diresse all'assedio del castello di Torgiano, situato in posizione strategica alla confluenza del Tevere e del Chiascio. Il castello di Torgiano era stato protetto da un fossato semicircolare progettato dal Della Corgna. Il fiero condottiero ternano si rifece vincendo definitivamente le truppe di Ascanio della Corgna a Ponte S. Giovanni e a Pretola.
Veduta della Rocca Paolina in un dipinto del XIX secolo
Le truppe papaline, dopo aver devastato gli abitati del contado perugino si diressero verso l'ascesa di Perugia portandosi fin sotto le mura. Il Baglioni invece di ostacolare frontalmente l'avanzata del nemico si limitò a contrastare le milizie del Farnese con colpi di artiglieria sparati da Porta Sole. Il 3 giugno nel Monastero di Monteluce, Ridolfo Baglioni con il commissario di campo Gerolamo Orsini trattò la capitolazione di Perugia. Seguì lo scioglimento dei Venticinque. La guerra si concluse con la sconfitta dei Perugini e la perdita delle sue libertà civiche e la sua secolare autonomia pur di non accettare l'odiosa tassa sul sale imposta dal papa. Per protesta, smisero di salare il pane e da allora si mangia il pane sciapo. Passa nuovamente alle dirette dipendenze dello Stato della Chiesa che obbliga la cittadinanza a costruire l'imponente Rocca Paolina, dove si insedia una guarnigione pontificia. Alessandro Tomassoni da Terni, sfruttando le sue conoscenze nel campo delle fortificazioni militari, collaborò tra il 1540 e il 1541 con Antonio da Sangallo il Giovane (1484-1546) alla risistemazione dell’area dove poi sorgerà la Rocca Paolina, voluta dal pontefice sul luogo dove sorgevano le case dei Baglioni e di altri maggiorenti per riaffermare la sottomissione della città allo Stato della Chiesa. Per lungo tempo la Rocca Paolina è stata odiata dai perugini, in quanto simbolo del potere papale e per aver "tolto la luce del sole" alle popolazioni coinvolte.
Nel Sei e nel Settecento lo Stato ecclesiastico si consolida in tutta l'Umbria attraverso il Governatore provinciale di Perugia. Scompaiono giurisdizioni feudali come lo Stato dei Baglioni intorno a Bettona «mentre le vicende relative alla Guerra di Castro finiscono col travolgere il ducato di Castiglione del Lago e Chiugi creato da Giulio III a favore dei nipoti Della Corgna (...). Il definitivo inserimento di Perugia e del suo territorio nella vasta compagine dello Stato della Chiesa determina un inesorabile ripiegamento della città su se stessa con la conseguente sua uscita dalle direttrici di traffico commerciale italiane e internazionali. I ceti abbienti cittadini, che si identificavano col patriziato, legano sempre più i loro interessi al possesso fondiario, (...) In definitiva tre sono le caratteristiche del patriziato perugino: gestione "assenteistica" della proprietà, esercizio della professione forense, stile di vita "visibilmente" nobiliare».[9]
Stragi di PerugiaMemoriale al XX giugno 1859 situato nell'omonima via
A partire dalla metà del XVI secolo e fino al momento della sua ricongiunzione all'Italia (1860), Perugia vivrà un lungo periodo di stagnazione demografica ed economica, omologandosi al resto delle province pontificie. Purtuttavia, sotto il profilo architettonico e artistico, la città continuerà ad arricchirsi di edifici di pregio e ad avvalersi dell'opera di una serie di esecutori di alto livello professionale. Sono di questo periodo molte delle residenze patrizie che al giorno d'oggi abbelliscono Perugia (fra cui i palazzi Donini, Della Penna, Gallenga-Stuart e Conestabile della Staffa) e alcune prestigiose chiese barocche, prima fra tutte quella dedicata a San Filippo Neri.
Il dominio pontificio venne interrotto con l'arrivo di Napoleone, che costituì, il 4 febbraio 1798, la Repubblica Tiberina della quale Perugia venne scelta come capoluogo e il tricolore francese come bandiera. Dopo un mese, il 7 marzo 1798 si unisce alla Repubblica Romana che cadrà nel 1799, facendo di conseguenza tornare la città sotto lo Stato Pontificio.
Il 20 giugno del 1859 si consumano le cosiddette "stragi di Perugia", perpetrate dai reggimenti svizzeri inviati da Pio IX contro i patrioti cittadini che si erano ribellati al dominio dello Stato della Chiesa.
Il 14 settembre 1860 le truppe piemontesi, 15 000 uomini al comando del generale Fanti, riescono a penetrare nella città[11] e a conquistarla, dopo aver costretto alla resa l'ultima guarnigione di soldati svizzeri asserragliata nella Rocca Paolina. In seguito, poi, alla battaglia di Castelfidardo (18 settembre), tutti i territori di Umbria e Marche furono annessi al Regno di Sardegna. L'annessione verrà ufficializzata con il plebiscito del 4 novembre 1860.
Dopo l'Unità d'Italia (1861), il nuovo Stato italiano privilegerà proprio Perugia come capoluogo di una vastissima provincia, che si estende fino alla Sabina. Solo qualche decennio dopo, negli anni venti del XX secolo, tale territorio verrà ridimensionato: Perugia resta il capoluogo della regione, ma vengono sanciti il passaggio della Sabina al Lazio, e la costituzione della nuova provincia umbra di Terni, determinando così il definitivo assetto geografico e amministrativo della regione Umbria, tuttora vigente.
Nel 1922 da Perugia, precisamente dall'Hotel Brufani in Piazza Italia, viene diretta la Marcia su Roma. Nel 1927 l'originaria Provincia di Perugia, che con la formazione dello Stato Unitario nel 1861 era estesa su tutta l'Umbria compresa la Sabina, viene ridotta dalla creazione delle nuove provincie di Terni e di Rieti. Durante il ventennio fascista, viene intrapresa una serie di opere pubbliche e di interventi di abbellimento a Perugia. Si ricorda il monumento al Perugino, la Chiesa di San Francesco al Prato, a cui venne ripristinata la facciata in pietra locale bianca e rosa, l'aula magna nell'università per stranieri, lo stadio del Santa Giuliana nel 1937, utilizzato ancora oggi per le maratone e i concerti, i palazzi condominiali adiacenti alla stazione ferroviaria Sant'Anna, la scuola elementare Alessandro Cenci, la fontana di via Maestà delle Volte nel 1928, l'Istituto Superiore di Medicina Veterinaria nel 1925, la Madonna posta all'esterno del Duomo di San Lorenzo e altri interventi.[12]
Durante la seconda guerra mondiale, nel periodo dell'occupazione tedesca e della Repubblica Sociale Italiana, le operazioni clandestine di soccorso agli ebrei perseguitati sono coordinate a Perugia da don Federico Vincenti (1885-1955), parroco della chiesa di Sant'Andrea a Porta Santa Susanna, in collegamento con padre Aldo Brunacci e la DELASEM di Assisi. Per questo impegno di solidarietà, il 16 luglio 1997, l'Istituto Yad Vashem di Gerusalemme ha conferito a don Federico Vincenti l'alta onorificenza dei giusti tra le nazioni[13] Il 20 giugno 1944, pochi giorni dopo l'abbandono della zona da parte dei soldati tedeschi, entrano in città, da Porta San Pietro, le truppe alleate britanniche. Il 24 settembre 1961, promossa dall'intellettuale antifascista Aldo Capitini, venne organizzata la prima Marcia per la pace Perugia-Assisi. Nel 1970, per i suoi motivi storici, viene scelta come capoluogo della Regione Umbria.
Gli animali-simbolo di Perugia sono il grifo e il leone. Lo stemma della Città è costituito da uno scudo rosso coronato turrito a cui è sovrapposto un grifone rampante argenteo e coronato d'oro.
«A ricordare le eroiche gesta compiute dalla cittadinanza di Perugia nel 1859. Nel giugno del 1859 si consumarono le cosiddette "stragi di Perugia", una serie di asperrimi combattimenti fra i difensori della città, che si era ribellata al governo di Roma, e i reggimenti svizzeri, che riconquistarono successivamente le altre città ribelli dell'Umbria e delle Marche[14].»
«Ntra mille case di pietrame antico
e di matóni scuriti da j’ anni,
si giri pé gni borgo l sent amico
e l cor s’ allegra e partono gli affanni.
Perugia è come n “cagio canestrato”
piazzette, vicoli e scalinatelle
s’ entréccion tra de loro e l su passato
lontan se perde, forse, ntra le stelle.»
(Tosello Silvestri - I borghi de Perugia)
«Forse farò un favore al lettore dicendogli come dovrà trascorrere una settimana a Perugia. La sua prima cura sarà di non aver fretta, di camminare dappertutto molto lentamente e senza meta e di osservare tutto quello che i suoi occhi incontreranno.»
La Fontana Maggiore (1275-1278) è uno dei principali monumenti della città e di tutta la scultura medievale. È il punto terminale dell'acquedotto medievale e fu costruita per celebrare l'arrivo dell'acqua a Perugia.
È costituita da due vasche marmoree poligonali concentriche sormontate da una tazza bronzea. Le due vasche poligonali concentriche sono decorate a bassorilievi finemente scolpiti da Nicola e Giovanni Pisano: in quella inferiore sono rappresentati i simboli e le scene della tradizione agraria e della cultura feudale, i mesi dell'anno con i segni zodiacali e le arti liberali, la bibbia e la storia di Roma; in quella superiore sono raffigurati nelle statue poste agli spigoli personaggi biblici e mitologici.
I nomi dei costruttori oltre ai due scultori sono incisi nell'iscrizione: Fra Bevignate ha diretto tutta la fabbrica, acquedotto incluso, con l'aiuto dell'ingegnere idraulico Buoninsegna di Venezia. Rosso Padellaio è lo scultore che ha realizzato le parti in bronzo, recuperando le tecniche antiche di fusione.
L'Arco Etrusco o di Augusto è la più grande e monumentale delle porte di accesso alla città vecchia, parte della cinta muraria etrusca (IV-III secolo a.C.) orientata verso nord, guarnita di poderosi bastioni laterali realizzati in blocchi megalitici di travertino (dimensione media cm 100x60 in facciata). Il contrafforte sinistro è sormontato da elegante loggia rinascimentale e ornato alla base di fonte seicentesca, a sua volta sormontata da due tipici falli etruschi. Nell'arco a tutto sesto è incisa la scritta "Augusta Perusia". Nel 2015, per opera del mecenate e leader del cashmere italiano Brunello Cucinelli si sono conclusi i lavori di restauro, che hanno portato alla luce alcune monete e la scritta della dedica da parte dell'imperatore Treboniano Gallo.
Costruita tra il 1540 e il 1543 per volere di papa Paolo III e per punire i Perugini di essersi ribellati alla tasse sul sale, la Rocca Paolina ha rappresentato, fino al 1860, il simbolo del potere papale sull'antico comune. Su progetto di Antonio da Sangallo il Giovane e l'assistenza ingegneristica di Alessandro Tomassoni da Terni, l'imponente fortezza si estendeva in origine dalle attuali piazza Italia a largo Cacciatori delle Alpi. Oggi, dopo le demolizioni post-unitarie, restano gli imponenti sotterranei con i basamenti degli edifici medievali dell'antico borgo di Santa Giuliana e delle case dei Baglioni che, insieme alla Porta Marzia, vennero inglobati nella fortezza. Oggi la Rocca Paolina è attraversata da un percorso di scale mobili che collegano piazza Partigiani a piazza Italia, in centro. Su parte delle sue rovine è stato edificato il Palazzo della Provincia e della Prefettura.
Acquedotto medievale della Fontana Maggiore
L'Acquedotto medievale della Fontana Maggiore fu un’opera idraulica di straordinaria arditezza per l’epoca. La costruzione ebbe inizio nel 1254 per condurre l’acqua da monte Pacciano alla Fontana Maggiore. Dopo una interruzione di 20 anni, ripresero i lavori sotto la guida di Fra Bevignate e di Boninsegna da Venezia e l'acquedotto fu terminato nel 1280. Senza l’ausilio di pompe, ma con il principio dei vasi comunicanti e l’utilizzo di un condotto forzato a pressione, si riuscì a far rimandare l'acqua in salita. Nel 1322, come indica la targa nel bacino superiore della fontana, venne terminata la realizzazione di un altro tracciato più diretto, ma con dislivello e pressione maggiore.
Nel XIX secolo fu dismesso, ma un tratto che passa dentro la città costituito da un ponte con 10 campate è stato trasformato in un caratteristico percorso pedonale pensile.
La Fontana di Nettuno
La Fontana di Nettuno è ubicata nei Giardini Rosa e Cecilia Caselli di viale Indipendenza. È composta da una vasca ottagonale, al centro si erge una colonna che sostiene una conca da cui esce il busto di Nettuno in bronzo. La sua costruzione stando agli storici locali Serafino Siepi e Luigi Bonazzi risalirebbe al XVII secolo. L'ubicazione iniziale era la piazza Matteotti detta piazza del Sopramuro. Da li fu smontata per essere ricomposta nel 1887 su progetto dell'ingegnere comunale Filippo Lardoni nei giardini di Sant'Ercolano attualmente chiamati Rosa e Cecilia Caselli in onore alle continuatrici dello storico laboratorio dell'arte del vetro.
Fontana Maggiore
Arco Etrusco, III secolo a.C.
Interni della Rocca Paolina
Giardini del Frontone
Fontana di Nettuno nei giardini Rosa e Cecilia Caselli in viale Indipendenza
Acquedotto Medievale della Fontana Maggiore, ultimo tratto a cielo aperto
Il Pozzo etrusco risale alla seconda metà del III secolo a.C. ed è stato in antichità la principale fonte di approvvigionamento idrico della città. Profondo circa 40 m, ha svolto anche la funzione di cisterna, e si trova in piazza Danti.
Tomba etrusca del Faggeto, nei pressi di Monte Tezio vicino a S. Giovanni del Pantano, scoperta tra 1910-20 è databile alla seconda metà del II secolo a.C.
Perugia possiede due cinte murarie: le mura etrusche sorsero tra il IV e il III secolo a.C. e furono costruite in modo piuttosto unitario con uno sviluppo complessivo di circa 3 km; la seconda cerchia di mura, di età medievale, raggiunse lo sviluppo di circa 9 km e inglobò i borghi creatisi in corrispondenza delle cinque antiche porte.
L'Arco Etrusco o di Augusto rappresenta la più integra e monumentale delle porte etrusche cittadine. Costruito nella seconda metà del III secolo a.C., è costituito da una facciata attraversata da un solo fornice e da due torrioni trapezoidali.
La Porta Marzia costruita in travertino, fu smontata e ricostruita nel 1540 da Antonio da Sangallo per incastonarla nella muraglia della Rocca Paolina; presenta un arco a tutto sesto inquadrato da lesene con capitelli a rosetta centrale, sormontato da una balaustra scandita da quattro pilastri in stile italo-corinzio dalla quale sporgono cinque sculture: Giove tra i DioscuriCastore e Polluce, e due cavalli alle estremità.
La Porta Trasimena, situata in via dei Priori, venne rifatta nel XIV secolo. Dell'originale porta etrusca rimane ben poco, l'arco è infatti ogivale e non più a tutto sesto, e la scultura di forma leonina è stata anch'essa aggiunta nel Medioevo.
Porta Sole era una delle più antiche porte d'ingresso di Perugia. Citata da Dante Alighieri nel Paradiso, aveva la sua collocazione originaria nel punto più alto della città, l'omonimo colle del Sole. Oggi non più esistente nella forma originaria, ne ha ereditato il nome l'Arco dei Gigli, situato in via Bontempi e ricostruito nel Medioevo. L'area venne fortificata nel XIV secolo, ma la cittadella militare fu abbattuta dopo una sommossa popolare nel 1376.
Le mura sono ancora visibili in alcuni lunghi tratti (Verzaro, via del Poggio, via Battisti, via Bartolo, Campaccio, Canapina, via del Paradiso, adiacenze porta del Giglio, Aula magna della Università Scienza della Formazione, Auditorio del Conservatorio, via Oberdan), oltre che nei pressi delle porte sopra elencate. Poi sussistono visibili altri tratti minori, sia all'aperto sia soprattutto nei piani interrati di molti edifici pubblici e privati sorti sopra di esse. Altri lunghi tratti non sono più visibili anche se ne è nota l'ubicazione, si tratta di porzioni o rimosse oppure particolarmente profonde. Le Mura etrusche si caratterizzano tutte per la consistenza in grossi blocchi squadrati (megaliti) di travertino, giustapposti senza uso di malta legante, a volte montati a incastro mediante opportuna sagomatura delle superfici di contatto.
Lungo i 9 chilometri del perimetro murario si aprono numerose porte, alcune più antiche altre più recenti, alcune chiuse e riaperte o viceversa nella successione delle epoche. Elenchiamo solo le maggiori, tra cui le corrispondenti agli estremi dei cinque quartieri.
La Porta di Corso Bersaglieri in cima all'omonima via, trecentesca, orientata verso est.
Porta Santa Margherita, orientata a sud-est prende nome dall’antichissimo monastero benedettino femminile, ubicato fuori dalla cinta, trasformato in ospedale psichiatrico nel 1818. Nel 1821 la porta fu tamponata e ne venne realizzata un'altra con lo stesso nome di fronte ai cancelli dell’ex ospedale psichiatrico. Nel 1934 la porta medievale fu riaperta mentre quella ottocentesca fu demolita.
La Porta di San Pietro o Porta Romana, si trova alla fine di Corso Cavour, all'inizio di Borgo XX Giugno. La facciata esterna è stata realizzata in travertino da Agostino di Duccio e Polidoro di Stefano tra il 1475 e il 1480, mentre la facciata interna è rimasta nelle forme medievali, con la caratteristica singolare di un doppio fornice. È orientata a sud verso la valle fertile e popolosa del Tevere.
Replica della precedente sullo stesso versante sud è la Porta di San Costanzo, di fine Cinquecento, posta a sistemazione dell'area del Frontone; sostituisce un'altra porta medievale ora interna all'Orto Medievale nel convento dell'abbazia di San Pietro.Orto medievale ai piedi di San Pietro
La porta di via delle Forze, corrispondente al quartiere di Porta Eburnea, ora costituita da un arco trecentesco; guarda a sud-ovest.
A servizio dello stesso quartiere bensì in direzione leggermente diversa si apre la Porta Crucia, cinquecentesca, ora al termine di via Eburnea.
La Porta di Santa Susanna, o Porta di Sant'Andrea, è situata in via della Sposa a coronamento del quartiere di S. Susanna, orientata verso est.
Porta Conca, appartenente al quartiere S. Angelo ma orientata ad ovest; trecentesca, in pietra calcarea e arenaria. A questa porta è legata la presenza dei resti dell'acquedotto medievale della città (1280) recante acqua alla Fontana Maggiore dal Monte Pacciano distante circa km 5; nel 1835 l'acquedotto veniva dismesso della sua originaria funzione e riadattato a suggestivo percorso pedonale.
I lunghi tratti tra una porta e l'altra sono segnati dalla presenza delle tipiche "tele" di murazione medievale, in pietre di pezzatura molto più piccola del muro etrusco, legate con malta di calce, di roccia calcarea o arenaria; mura alte e strette, adatte a resistere all'assalto militare del tempo che consisteva nella scalata dall'esterno all'arma bianca.
La buona conservazione delle mura medievali è dovuta al fatto che, finita la funzione militare nel volgere del Cinquecento, esse sono state usate fino al Novecento come efficace barriera daziaria.
Prima del definitivo perimetro medievale, si hanno notizie e lacerti di una prima murazione medievale più ristretta: se ne trovano segni inequivoci nell'"Arco dei Tei" nel largo di Porta Pesa e nell'"Arco di S. Elisabetta" sotto l'Università per Stranieri.
La Torre degli Sciri appartenuta all'omonima famiglia gentilizia, spicca nel paesaggio circostante per la forma squadrata e per il caratteristico colore chiaro della pietra utilizzata. È l'unica delle torri medievali a essere rimasta integra in tutta la città, tra le molte decine che nei secoli XII e XIII distinguevano il rango delle maggiori famiglie, come testimoniato da molti dipinti e pure dall'epiteto di "Turrenia" che Perugia ebbe proprio per la numerosità delle sue torri. Le altre torri nel corso dei secoli sono state inglobate in edifici adiacenti o sono scomparse per crolli, distruzioni belliche o nuove edificazioni.
Sala dei Notari, a Palazzo dei PrioriIl monumentale Palazzo dei Priori, ottimo esempio di palazzo pubblico dell'età comunale, fu edificato nella sua parte originaria tra il 1293 e il 1297, poi con due aggiunte medievali successive fino al 1443. Ultima aggiunta realizzata da Galeazzo Alessi nel Cinquecento. In stile gotico, vi si accede sia dal corso Vannucci attraverso il portale trecentesco ornato dalle statue del grifo e del leone, sia dalla piazza Maggiore (oggi IV Novembre) attraverso la notevole Sala dei Notari, aula medievale caratterizzata da grandi arconi e tutta affrescata, deputata all'assemblea popolare del libero Comune. È ancora oggi sede del Municipio. Alterato nei secoli della dominazione pontificia, fu restaurato dopo il 1860.
Sempre al piano terra del Palazzo dei Priori è il Collegio della Mercanzia, sede dell'omonima corporazione medievale, è costituito da una sala rettangolare dalle pareti e dalle volte completamente rivestite in legno intarsiato. Al di sopra del tribunale è posto lo stemma della Mercanzia, un grifo dorato su una balla di panni.
Il Palazzo del Capitano del Popolo o di Giustizia venne realizzato tra il 1472 e il 1481 dagli architetti Bartolomeo da Torgiano e dai lombardi Gasparino di Antonio e Leone di Matteo. È una struttura rinascimentale con qualche richiamo al gotico.
Palazzo della Vecchia Università (1490-1514), in piazza Matteotti, attualmente sede del Palazzo di Giustizia.
Palazzo degli Oddi Marini Clarelli, sito in via dei Priori, 84, fu edificato alla metà del XVI secolo e ampliato nel secolo XVIII. Conserva intatti tutti gli arredi e le suppellettili originali. Attualmente è adibito a casa museo e aperto al pubblico (ingresso a offerta libera) il lunedì pomeriggio e il venerdì mattina.
Palazzo Sorbello in Piazza Piccinino, tipica e integra dimora gentilizia del XVI secolo, dotata di museo e biblioteca aperte al pubblico.
Palazzo Della Penna (XVI-XIX secolo), edificato sui resti di un anfiteatro romano (visibili in parte), già appartenuto alla famiglia dei Vibi, nell'Ottocento ospitò una Biblioteca e una collezione di dipinti e disegni, oggi sede di un Museo.
Palazzo Sorbello, palazzo privato sede della Casa museo di Palazzo Sorbello, antica residenza della famiglia nobile Bourbon del Monte di Sorbello, poi Ranieri di Sorbello. Accedendo ai suoi sotterranei è possibile visitare il Pozzo etrusco.
Palazzo Donini, sede della Giunta Regionale dell'Umbria, è un palazzo settecentesco realizzato dall'architetto Pietro Carattoli. Conserva un ciclo pittorico, "avventure, sventure e glorie" dell'antica Perugia, realizzato da Salvatore Fiume.
Interni del Duomo di San LorenzoInterni della Basilica di San PietroInterni della Chiesa di San Filippo NeriChiesa del GesùDeposizione dalla croce, Federico Barocci (Cattedrale di San Lorenzo)
La Basilica di San Domenico, fondata nel 1304 e ampiamente ricostruita su disegno di Maderno nel XVII secolo, è la più grande struttura religiosa di tutta l'Umbria. Autentico capolavoro della scultura del XIV secolo, conservato nella basilica, è il monumento funebre a Benedetto XI. Di notevole pregio è anche il coro ligneo della fine del XV secolo e la vetrata absidale del 1411, la seconda in Italia per grandezza (22x8 m) dopo quella del duomo di Milano. Sopra le volte e sotto le due falde del tetto sussistono le singolari "soffitte di S. Domenico", ampi vani di risulta della ricostruzione Seicentesca, ricche di suggestioni e reperti della originaria struttura gotica, con accesso diretto al poderoso campanile (XVI secolo) con vista panoramica estesa dalla Romagna all'Abruzzo, dalle Marche alla Toscana.
La Basilica di San Pietro venne edificata intorno al 996 sopra la precedente cattedrale, la prima sede vescovile di Perugia, esistente sin dal VII secolo. L'entrata della chiesa è sul lato sinistro del chiostro seicentesco. Domina la basilica il campanile poligonale, costruito nel 1463-68 a linee gotiche fiorentine. Durante il fascismo è ricostruita, dopo il crollo del tetto, come si può notare dalle pietre utilizzate. Recentemente è stata sottoposta a radicali lavori di restauro e adattamento ad auditorium.
Affresco di Raffaello e Perugino, Cappella di San Severo
Cappella di San Severo (all'interno si trova un affresco dipinto nella parte superiore da Raffaello nel 1508, e in quella inferiore dal Perugino nel 1521). La cappella è attigua a una chiesa -omonima- costruita nel XVIII secolo ed, infatti, la citata cappella è un ambiente residuo di una precedente costruzione;
La chiesa di Sant'Agostino, edificata nel XIII secolo, ha forme gotiche, ma internamente ha subito molti rimaneggiamenti, alcuni dei quali sono di epoca moderna (XVII secolo). La chiesa custodisce alcuni affreschi di valore: una Madonna in trono e una Crocifissione, quest'ultimo attribuito a Pellino di Vannuccio (XIV secolo).
La Chiesa del Gesù venne edificata nella seconda metà del XVI secolo. Il soffitto interno è arricchito da pregevoli intagli e le volte sono affrescate da soggetti biblici dipinti da Giovanni Andrea Carlone. Al di sotto della pianta principale sono ubicati tre oratori: quello della Congregazione dei Coloni, della Congregazione degli Artisti e della Congregazione dei Nobili.
chiesa di San Bevignate (XIII secolo), recante un ciclo pittorico affrescato di estrema importanza per la storia dei Templari.
La chiesa di Sant'Ercolano fu eretta agli inizi del XIV secolo a ridosso delle mura etrusche. Sia la scalinata anteriore di accesso, sia gli affreschi interni di Giovanni Andrea Carlone, sono però degli anni 1666-1669. Sotto l'altare maggiore è posto un sarcofago romano di età imperiale in cui, secondo la tradizione, riposano i resti del santo cui l'edificio è dedicato.
Chiesa ed ex monastero di San Fiorenzo ha una struttura gotica duecentesca, ma gli interni furono profondamente rimaneggiati nel XVIII secolo. L'edificio custodisce un bel gonfalone quattrocentesco, opera di Benedetto Bonfigli.
La Chiesa di San Filippo Neri o chiesa della Santissima Concezione o ancora San Giovanni Rotondo alla Chiesa Nuova è un edificio barocco realizzato fra il 1626 e il 1663, anno in cui venne completata la facciata. Progettata dall'architetto romano Paolo Maruscelli, la chiesa racchiude al suo interno pregevoli affreschi che si ispirano a vari soggetti biblici, dipinti da Giovanni Andrea Carlone, Francesco Appiani e Francesco Martini. Contiene un San Filippo Neri di Guido Reni.
La chiesa di San Costanzo è un edificio eretto nel XII secolo in forme romaniche, con aggiunte successive e ampiamente rimaneggiato alla fine dell'Ottocento dal massimo architetto perugino dell'epoca: Guglielmo Calderini. Di particolare pregio l'altare della prima metà del XIII secolo.
Tempio di Sant'AngeloChiesa di San PietroChiesa di Sant'Ercolano
La Chiesa di Santa Giuliana edificata nel 1253 ha un interno lineare e austero. Le pareti furono affrescate in massima parte nel corso del XIV secolo e in taluni punti rivelano influenze del grande Cimabue (in particolare l'ultima cena). Oggi sede della scuola di lingue estere dell'esercito italiano, possiede un mirabile chiostro.
La Chiesa di Santa Maria Nuova del XIV secolo, si struttura in un ampio interno a tre navate, in stile gotico. La chiesa possiede un organo della seconda metà del Cinquecento, un pregevole coro ligneo quattrocentesco e alcuni affreschi del XV e XVI secolo. Il campanile fu eretto negli anni quaranta del Seicento.
Chiesa di San Fortunato è una delle più antiche della città ubicata vicino all’Arco di Augusto. La presenza della chiesa è attestata fin dal 1163, dal 1285 diviene parrocchiale. Nel 1634 è stata ricostruita a seguito dell’insediamento dei Silvestrini.
Corso Vannucci, via principale di Perugia acropoli: secondo l'antico assetto viario etrusco-romano, ricalca infatti il percorso del cardo maximus (asse nord-sud) unendo il Colle del Sole al Colle Landone. A partire dalla seconda metà del Novecento - con la rimozione dei binari del tram e la chiusura al traffico veicolare - il corso è stato completamente pedonalizzato.
Corso Cavour (già di Sant'Ercolano e poi di Porta Romana), di origine medievale, forma un unico percorso con il Borgo XX Giugno e insieme costituiscono la più lunga strada piana del centro di Perugia e il fulcro del cosiddetto Borgobello. Il percorso conduce alla via regale (maestra) di Porta San Pietro.
Corso Giuseppe Garibaldi e via del Tempio, di origine medievale, il percorso che conduce alla via regale di Porta Sant'Angelo.
Corso Bersaglieri (già Sant'Antonio) attraversa il borgo detto di Sant'Antonio - di origine medievale - e conduce alla via regale di Porta Sole.
Via Baglioni e viale dell'Indipendenza (che prosegue come via Luigi Masi).
Via dell'Acquedotto, caratteristico percorso pedonale pensile resa tale quando cessò la sua funzione - appunto - di via d'acqua (continua su via Appia nel punto in cui s'insinua sottoterra: l’ultimo tratto dell'acquedotto, infatti, passa sotto la cattedrale).
Via XX Settembre, via e largo Cacciatori delle Alpi (impropriamente chiamato piazza Garibaldi per via della statua nell'aiuola al centro della rotatoria).
Via Guglielmo Marconi - che ai Tre Archi incrocia corso Cavour - che prosegue come via XIV Settembre (dalla data della liberazione di Perugia nel 1860) e via Tancredi Ripa di Meana (intitolata al giovane condottiero morto nella stessa impresa).
Piazza Nuova (già piazza del Bacio poiché anticamente vi si trovava l'industria della Perugina, di cui rimane la ciminiera), ove - nelle architetture del Rossi note come il "Broletto" - hanno sede importanti uffici della Regione Umbria.
Piazza Vittorio Veneto (ove si trova la stazione ferroviaria centrale), via Mario Angeloni e piazza delle Fonti di Veggio ove si trova l'antica fonte.
Piazza dei Partigiani (già d'Armi) ove ha sede l'autostazione e iniziano le scale mobili che conducono al centro.
Via Fiorenzo di Lorenzo, viale Pompeo Pellini e viale Orazio Antinori.
Via della Pallotta, via Romana e viale Roma.
Via della Madonna Alta (già e ancora in parte Pievaiola), via Martiri dei Lager e via Settevalli.
Viale Centova, viale Enrico Berlinguer e viale San Sisto nell'omonimo quartiere.
Giardini della Cupa (c.d. Campaccio o Cuparella) e della Canapina.
Parco di Sant'Anna.
Giardini Rosa e Cecilia Caselli Moretti (già di viale dell'Indipendenza) sotto la chiesa di Sant'Ercolano.
Parco di Sant'Angelo, siti fuori dalle mura sotto il cassero.
Parco di Santa Margherita, nel quale sono disseminati i plessi dell'ex manicomio oggi sede dell'USR, del Liceo "Galilei" e dell'Università per Stranieri.
Parco della Pescaia (già della Verbanella), tra via Luigi Canali e via XX Settembre.
Parchi Guerriero Guerra, Chico Mendez, del Bellocchio e delle Vittime delle Foibe nell'esteso quartiere di Madonna Alta.
La città di Perugia ospita l’Università degli studi di Perugia, che fu fondata nel 1308 e che è una delle più antiche in Italia. Rappresenta uno dei centri accademici fra i più attivi e prestigiosi d'Italia, sia dal punto di vista della didattica sia della ricerca scientifica[17]. Di più recente fondazione è, invece, l’Università per Stranieri di Perugia: nata nel 1925, è oggi una splendida realtà: studenti italiani e internazionali studiano e si formano in un ambiente multiculturale.
Università degli Studi di Perugia
L'Università degli Studi di Perugia fu una tra le prime libere Università sorte in Italia, eretta a Studium Generale l'8 settembre 1308. Un'istituzione che educava alle arti della medicina e della legge esisteva comunque sin dagli inizi del XIII secolo, finanziata dal Comune di Perugia. Oggi conta più di 34 000 iscritti[18] distribuiti in sedici facoltà (dipartimenti), tre scuole di specializzazione e tre master di perfezionamento.
Dipartimento di chimica, biologia e biotecnologie
Dipartimento di economia
Dipartimento di filosofia, scienze sociali, umane e della formazione
Dipartimento di fisica e geologia
Dipartimento di giurisprudenza
Dipartimento di ingegneria
Dipartimento di ingegneria civile ed ambientale
Dipartimento di lettere - lingue, letterature e civiltà antiche e moderne
Dipartimento di matematica e informatica
Dipartimento di medicina e chirurgia
Dipartimento di medicina veterinaria
Dipartimento di scienze agrarie, alimentari ed ambientali
Dipartimento di scienze farmaceutiche
Dipartimento di scienze politiche.
L'Università per stranieri nata nel 1925 è la più antica in Italia del genere: orientata a studenti europei e degli altri continenti, è specializzata nell'insegnamento e nella diffusione della lingua e della civiltà italiane in tutte le loro forme, come l'arte e la cultura. Conta circa 8 000 studenti.
L'ateneo struttura la propria attività formativa in un unico dipartimento: scienze umane e sociali.
Benché l'università sia specializzata nell'insegnamento e nella diffusione della lingua e della cultura italiana all'estero, essa propone una formazione universitaria anche agli studenti italiani. L'ateneo perugino si occupa inoltre della formazione e dell'aggiornamento dei docenti che insegnano l'italiano come lingua straniera.
Biblioteca delle nuvole (con circa 45 000 pubblicazioni a fumetti, illustrate e saggistica sulla narrativa disegnata e in genere sulla comunicazione per immagini)
Biblioteca universitaria umanistica di piazza Morlacchi
Biblioteche Universitarie (Facoltà di Agraria, Medicina e Chirurgia, Veterinaria, Studi Classici, Scienze Chimiche e Farmaceutiche, Giuridica Unificata, Biologia Vegetale, Fisica, Matematica, Scienze della Terra, Scienze Storiche, Scienze Statistiche)
Biblioteca centrale Università degli Studi
Biblioteca Università Italiana per Stranieri
Biblioteca Avvocatura di Stato
Biblioteca Soprintendenza Archeologica per l'Umbria
Biblioteca Soprintendenza Archivistica per l'Umbria
Biblioteca Soprintendenza per i Beni Ambientali, Architettonici, Artistici e Storici
Biblioteca Camera di Commercio, Industria, Artigianato, Agricoltura
Biblioteca dell'Istituto per la protezione idrogeologica nell'Italia Centrale - Consiglio Nazionale delle Ricerche (I.R.P.I.)
Biblioteca dell'Istituto Regionale Ricerche Economiche e Sociali (I.R.R.E.S.)
Biblioteca della Residenza Comunitaria S. Martino
Biblioteca Calderoni, Via Sant'Ercolano
Biblioteca dell'Associazione Mutilati e Invalidi del Lavoro
Svariate Biblioteche ecclesiastiche (Congregazione dell'Oratorio di S. Filippo Neri, Convento di Monteripido, Monastero Beata Colomba, Monastero di S. Pietro, Museo Capitolare, Oasis Padri Cappuccini, S. Basilio Seminario Arcivescovile di Montemorcino).
Biblioteche di pubblica lettura del Comune di Perugia (Ferro di Cavallo, Madonna Alta, Mugnano, Ponte Felcino, Solfagnano, Ripa, San Marco, San Martino in Campo).
*Archivio dell'Accademia Teatro del Pavone, Piazza della Repubblica
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*Archivio Deputazione Storia Patria, Piazza IV Novembre
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*Archivio Società generale di Mutuo Soccorso tra gli Artisti e Operai, Via dei Priori
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*Archivio delle Industrie Buitoni Perugina Spa, San Sisto
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*Archivi Ecclesiastici (Capitolare, Diocesano, Convento di S. Francesco di Monteripido, Convento di S. Francesco al Prato, Monastero Beata Colomba, Monastero Santa Caterina, Monastero di S. Pietro, Compagnia della Morte, Compagnia S.Maria del Suffragio, Congregazione Oratorio di S. Filippo Neri).
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*Archivi storici dei comuni di Deruta, Corciano, Torgiano.
MANU Museo archeologico nazionale dell'Umbria, nell'ex-convento di San Domenico (all'esterno della sala VII, dove è stato collocato il pregevole specchio proveniente dalla necropoli di Santa Caterina con la rappresentazione di Elena e dei Tindaridi, è esposta l'iscrizione del "Cippo di Perugia", una delle più lunghe e interessanti scritte lasciateci dagli etruschi, nella quale sarebbe riportato un accordo tra due famiglie per il diritto di passaggio in un terreno;
Il Teatro Morlacchi (1777-1780), già Teatro del Verzaro, è il maggiore teatro della città. Progettato dall'architetto Alessio Lorenzini, si articola in una sala a ferro di cavallo con quattro ordini di palchi e un loggione.
Teatro del Pavone (1717-1723) è il primo teatro aperto al pubblico, costituito dai nobili perugini dell'Accademia del Casino. La struttura attuale è del 1765, su progetto dell'architetto Pietro Carattoli, con decorazioni di Carlo Spiridione Mariotti.
Teatro Turreno (1890-1891), realizzato su disegno dell'architetto Alessandro Arienti. Nel 1896 qui si ebbe la prima rappresentazione cinematografica della storia di Perugia. Nel 1953 venne riedificato su progetto dell'architetto Pietro Frenguelli come cineteatro e raggiunge una capienza di 2000 posti[23].
Fiera dei Morti: una grande fiera popolare che si tiene la prima settimana di novembre sin dal Medioevo. Anticamente si svolgeva in centro, a partire dagli anni settanta del XX secolo si svolge nella vasta area del parcheggio di Pian di Massiano.
Bagliori d'autore, rassegna letteraria iniziata nel 2005, si svolge per circa una settimana a febbraio/marzo, con un'edizione parallela a Milano ed eventi a Roma, Terni, Assisi, Macerata.
Luminaria e Fiera di Costanzo di Perugia, ricorre l'ultimo lunedì di gennaio.
Carnevale di Perugia, manifestazione con carri allegorici e travestimenti.
Palio di Perugia 1416, evento rievocativo in cui si celebra l’ingresso trionfale di Braccio Fortebracci da Montone a Perugia. Le competizioni in cui gareggiano i Rioni: il Tiro del giavellotto, la Mossa alla torre, il Corteo storico e la Corsa del Drappo. Si svolge dal 2016 nel mese di giugno.
Dall'Unità d'Italia a oggi l'evoluzione demografica nel comune appare in crescita costante. A partire dagli anni cinquanta la crisi della mezzadria che caratterizza le campagne umbre e il conseguente fenomeno dell'urbanesimo comporta un boom demografico e al censimento del 1961 viene superata la soglia dei 100 000 abitanti. Complessivamente, tra il 1951 e il 1971 la popolazione residente nel comune si accresce di oltre un terzo passando da 95 a 130 000 abitanti. Dopo il 2001 si è avuto un altro grande incremento della popolazione residente, che ha superato le 160 000 unità alla fine del 2008, supportato da consistenti fenomeni migratori.
La popolazione residente nel comune di Perugia al 31 dicembre 2006[24] è costituita al 48% da maschi e al 52% da femmine. Le famiglie sono 66 509 (con un numero medio di 2,4 componenti) e le convivenze registrate sono 118.
Per quel che concerne la struttura per età della popolazione, l'indice di dipendenza è pari a 52,2, in linea con la media nazionale, mentre l'indice di vecchiaia, 163,5, è molto alto, e si assesta ben al di sopra della media nazionale (139,9), in quanto la popolazione di età pari o maggiore ai 65 anni costituisce il 21% del totale.
Tuttavia, Perugia mantiene un aspetto di città giovane grazie all'apporto della popolazione studentesca universitaria, che per gran parte dell'anno accresce il numero degli abitanti di circa 30 000 unità.[25] Inoltre, soprattutto grazie a una maggiore natalità nelle famiglie composte da immigrati, la popolazione di età inferiore ai 5 anni è in forte crescita.
La popolazione straniera residente nel comune di Perugia ammonta a 20 407 unità[27] su un collettivo di 164.057 abitanti censiti[28], pari al 12,44% del totale, percentuale nettamente superiore a quella rilevata a livello nazionale. Le nazionalità presenti sono 134 e le macroregioni maggiormente rappresentate sono l'Europa orientale e sudorientale da cui provengono oltre il 45% degli immigrati, seguite dall'America latina con circa il 17%. I principali Paesi di origine degli stranieri censiti nel comune di Perugia, sono:
A Perugia si registra un numero molto alto di matrimoni tra italiani e stranieri e tra stranieri.
Criminalità
La città di Perugia è considerata uno dei crocevia italiani del traffico di stupefacenti[29][30][31][32], in particolare eroina e cocaina, secondo i dati forniti dalla relazione della Direzione Nazionale Antimafia del 2011[33]. Il capoluogo umbro, negli anni che vanno dal 2007 al 2013, ha avuto un elevatissimo rapporto decessi per overdose/popolazione in Italia (cinque volte superiore alla media nazionale), collocandosi tra i primi posti anche a livello europeo.[34][35]
Negli anni successivi la situazione subisce un'importante inversione di tendenza, soprattutto sul fronte dei decessi per droga.
In base alla legge finanziaria del 2008 il numero delle circoscrizioni doveva essere ridotto ma per successive complicazioni, dalle elezioni amministrative del 2009 non si è più votato per il loro rinnovo che, pertanto, sono decadute nelle loro attività e competenze.
Il centro della città di Perugia, i rioni storici e i quartieri adiacenti contano 38 073 abitanti distribuiti in una superficie di 55,41 km². La densità è di 687,11 abitanti per km².
Il vasto territorio comunale presenta vari luoghi di interesse storico, architettonico, archeologico, artistico, paesaggistico e naturalistico che continuano nei territori limitrofi dei comuni di Umbertide, Gubbio, Assisi, Bastia Umbra, Bettona, Marsciano, Magione e l'area del Trasimeno.
La cucina perugina, come gran parte della cucina tradizionale umbra, si basa sui prodotti agricoli e dell'allevamento locale e comprende diverse pietanze a base di cacciagione. Si tratta di una cucina semplice che tende ad esaltare il gusto delle materie prime.
Il pane caratteristico della città di Perugia (come nel resto della regione) è simile al pane toscano e marchigiano, ovvero sciapo: la tradizione sciapa viene fatta risalire alla cosiddetta guerra del sale, in ribellione alla tassa imposta da Paolo III nel 1531 per l'uso del sale. Con fette di pane intere abbrustolite, strofinate con uno spicchio d'aglio, un pizzico di sale e poi condite con olio extravergine d'oliva si prepara la tipica bruschetta. Focaccia caratteristica del territorio, a Perugia e nel resto della provincia, è la torta al testo. La Torta di Pasqua è invece una tradizionale torta salata con scaglie di formaggio.
Fra i primi degni di nota gli gnocchi di patate al sugo d'oca, le tagliatelle al ragù con rigaglie di pollo e i cappelletti in brodo.
Per quanto concerne i secondi, tipicamente perugini sono il piccione arrosto ripieno e in carrozza, la porchetta di maiale, e gli arrosti misti alla brace.
L'erba, ovvero diverse erbe campestri selvatiche lessate e ripassate in padella con olio e aglio, rappresenta il contorno più tradizionale.
I dolci tipici sono il torcolo di San Costanzo, caratteristico per i festeggiamenti del Patrono (29 gennaio), a forma di ciambella con pinoli, semi di anice, uvetta e canditi, e la Ciaramicola, un torcolo con mollica rosata e crosta meringata bianca, dolce tipicamente pasquale. Biscotto tipico per il periodo della Commemorazione dei Defunti (2 novembre), sono le Fave dei morti e gli Stinchetti o Ossi dei morti a base di pasta di mandorle. Frappe e Strufoli sono i dolci tipici del carnevale
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Le imprese registrate nel comune di Perugia al 31 dicembre 2006[36] appartengono prevalentemente al macrosettore d'attività dei Servizi (63%). Il comparto Industria (27,1%) è incentrato soprattutto nei settori del tessile abbigliamento e alimentare dolciario. Le imprese che si riconducono all'Agricoltura sono il 9,9% del totale.
Il Prodotto Interno Lordo, indicatore della ricchezza prodotta in un anno, è pari a 25 500 € pro capite (2004), e con questo dato la città si piazza al di sopra per il 25% della media nazionale[37].
L'attività industriale, che ha avuto il suo picco negli anni settanta (42% della forza lavoro). Perugia è conosciuta come la "città del cioccolato" per la storica presenza delle industrie Perugina e Nestlé[38] e di numerose altre imprese specializzate nella produzione di prodotti dolciari. l'industria tessile Luisa Spagnoli e comparto del Cachemire, l'industria meccanica e grafica, e da un buon numero di imprese medio-piccole dislocate nelle numerose zone industriali di periferia (via Settevalli e S. Andrea delle Fratte) e delle frazioni (San Sisto, Santa Sabina, Ponte San Giovanni e Ponte Felcino, ecc.).
Nell'ultimo ventennio forte sviluppo ha avuto il commercio di grande distribuzione che, frammisto alle zone industriali, ha concorso potentemente allo strutturarsi della odierna "città diffusa", con grave sofferenza per il centro storico.
Tra le attività più tradizionali e diffuse vi sono quelle artigianali, come le rinomate lavorazioni dei tessuti, orafa e del legno, quest'ultima finalizzata alla produzione di mobili, di numerosi attrezzi e di giocattoli.[39] Sono rinomati anche i laboratori di intarsio, di intaglio, di scultura e di ebanisteria, oltreché le produzioni di maschere e di abbigliamento per attività artistiche.
Il comune di Perugia è servito dalla ferrovia Terontola-Foligno di RFI e dalla Ferrovia Centrale Umbra (servizio a cura di Busitalia - Sita Nord); quest'ultima presenta una breve diramazione appositamente a servizio di Perugia, che si diparte da Ponte San Giovanni verso la stazione di Sant'Anna nel centro storico.
Perugia Fontivegge (è la stazione principale, serve l'area urbana, ed è in connessione con l'omonima fermata del Minimetrò e con numerose linee di autobus urbani ed extraurbani);
La Ferrovia Centrale Umbra, in gestione a Busitalia-Sita Nord, dispone di diverse stazioni e fermate nel territorio comunale di Perugia, sia nella periferia della città sia nelle frazioni; esse sono:
Stazione di Piscille: è una stazione a carattere metropolitano sita sull'antenna Ponte San Giovanni-Sant'Anna.
Stazione di Perugia Pallotta: è una fermata a carattere metropolitano sita sull'antenna Ponte San Giovanni-Sant'Anna.
Sulla diramazione nel 2013 fu attivato un servizio ferroviario metropolitano, sospeso dal 26 febbraio 2017 per consentire lavori di ammodernamento, elettrificazione e raddoppio che si sono conclusi nel settembre 2022 con la riattivazione del servizio.[40]
All'interno del comune di Perugia sono presenti anche altre stazioni ferroviarie a servizio delle omonime frazioni e quartieri. Da nord a sud del tracciato: Palazzaccia, Solfagnano-Parlesca, San Bartolomeo-Resina, Ponte Pattoli-Civitella Benazzone, Ramazzano-Passo dell'Acqua, Villa Pitignano, Ponte Felcino, Pretola, Ponte Valleceppi, Balanzano, San Martino in Campo-Torgiano.
Perugia è servita dall'Aeroporto di Perugia, situato a 12 km a est dalla città, nella frazione Sant'Egidio.
Nel 2011, nell'ambito delle celebrazioni per i 150 anni dell'unità d'Italia, per i quali l'aeroporto di Perugia è stato designato tra le strutture di missione, è stato completamente riammodernato con un nuovo terminal su progetto dell'architetta Gae Aulenti[41].
Dalla stazione dei bus, è presente dal 1 dicembre 2022, un collegamento giornaliero di ITA Airways, tramite autobus, da e per l’Aeroporto di Roma Fiumicino, permettendo una connessione con l’hub della compagnia aerea.[42]
Nel 1899 fu attivata una linea tranviaria che collegava la centrale piazza Danti con la stazione di Fontivegge[43], sostituita nel 1943 da un impianto filoviario (peraltro esteso fino a Porta San Costanzo, all'Elce, a via dei Filosofi e all'ex Policlinico di Monteluce), questi ultimi in servizio fino al 1975.
Alla rete di autolinee in esercizio, in carico a Umbria Mobilità, la cui proprietà nel 2014 è stata interamente rilevata da Busitalia-Sita Nord, si aggiunge una serie di percorsi meccanizzati per facilitare l'accesso al centro storico, costituiti da sistemi di scale mobili, prima all'interno della Rocca Paolina (1983), poi alla Cupa-Pellini (1989) e infine al Piazzale Europa (1993), fra cui un ascensore pubblico (al Pincetto) attivo dal 1971[44]. Parallelamente a questi interventi, l'accesso automobilistico al centro storico veniva regolamentato con l'istituzione di una zona a traffico limitato, la prima nel 1971 interessante il solo Corso Vannucci, poi ampliata nel 1986 all'acropoli etrusco-romana, e infine nel 2001 a quasi tutto il centro storico. I trasporti interregionali sono invece gestiti dalla Società Umbro Laziale Gestione Autolinee (SULGA).
Fermata CortoneseIncrocio tra due carrozze del Minimetrò
Il 29 gennaio 2008 venne inaugurato un sistema di trasporto automatizzato su sede propria denominato Minimetrò, realizzato in gran parte su sede sopraelevata, ma che comprende tratti anche sotterranei in prossimità del centro storico, che collega la zona di Pian di Massiano con l'acropoli, attraversando la porzione sud-occidentale dell'area urbana.
Il tracciato segue un percorso di 4 km, si sviluppa su due capolinea e cinque stazioni intermedie, attraversando due gallerie. Il tracciato va dalla fermata di Pian di Massiano fino al centro di Pincetto. Dal capolinea centrale, denominato "Pincetto", si accede al centro storico mediante tre scale mobili sotterranee.
È in progetto una seconda linea del Minimetrò, interamente sotterranea, con capolinea a Monteluce (in corrispondenza del vecchio Policlinico), passaggio per Pincetto (capolinea della linea 1 già esistente) e fine corsa alla stazione di Sant'Anna, termine della ferrovia regionale, servizio che andrebbe quindi potenziato per favorire il collegamento suburbano. Esistono, in proposito, proposte alternative,[45][46] tra cui quella di un "tram-treno" che, proprio da Sant'Anna - provenendo tramite ferrovia da Ponte San Giovanni FS -, attraversi la città collegandosi con la stazione Cupa del Minimetrò (da cui la salita al centro storico) per giungere alla stazione ferroviaria centrale di Fontivegge.
Dal periodo repubblicano (1946), Perugia è stata guidata dal Partito Socialista Italiano, e fino al 2014 da giunte di centro-sinistra, quando, per la prima volta dopo 70 anni, viene eletta una giunta di centro-destra, guidata dal forzista Andrea Romizi, riconfermato poi per un secondo mandato nel 2019. La sede del sindaco è Palazzo dei Priori.
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Nel 2014 Jessica Scricciolo, in forza al Gruppo Sportivo Ju-Jitsu Perugia, ha conquistato il titolo di campionessa mondiale nella specialità Fighting System, 55 kg.
Nel marzo 2015 al campionato mondiale in Grecia Andrea Calzoni (Gruppo Sportivo Ju-Jitsu Perugia) ha conquistato la medaglia d'oro nel Ne-Waza (U21, 56 kg) e di bronzo nel Fighting System.
In forte espansione, il baseball perugino conta di 5 squadre principali: la Fortebraccio Baseball Perugia, la Libertas Baseball Perugia, il Perugia Baseball Club, il CUS Unistra Perugia (la squadra dell'Università per Stranieri di Perugia) e la Amatori Libertas Perugia.
In ambito maschile la più importante formazione calcistica della città è l'AC Perugia Calcio. Fondata nel 1905, è stata successivamente rifondata nel 2005 e poi ancora nel 2010, dopo due fallimenti dovuti a problemi di tipo economico-finanziario. Dalla stagione 2014-2015 milita in Serie B. In Italia, la squadra ha disputato 13 campionati di Serie A con buoni piazzamenti, fino a raggiungere, guidata dal presidente Franco D'Attoma, il secondo posto in massima serie nell'annata 1978-1979, diventando al contempo la prima formazione a chiudere un torneo di Serie A senza subire sconfitte: da quest'imbattibilità, e per la seconda piazza in campionato, quella squadra è conosciuta come Perugia dei miracoli. In campo internazionale, ha partecipato per due volte alla Coppa UEFA, nel 1979-1980 e nel 2003-2004, quest'ultima grazie alla vittoria della Coppa Intertoto nel 2003, primo trofeo UEFA vinto dalla società.
Vi è inoltre una seconda squadra cittadina, l'ASD Pontevecchio della frazione di Ponte San Giovanni. Nata nel 1945, ha ottenuto come maggior risultato la conquista della Coppa Italia Dilettanti nell'annata 2006-2007. Dal 2014-2015 milita in Eccellenza dopo aver raccolto 13 partecipazioni alla Serie D, massima categoria raggiunta nella sua storia.
In città è praticato anche il calcio a 5 grazie al Perugia C5, formazione sorta nel 1996 che, nel suo palmarès, vanta la conquista nel 2005 di uno scudetto e di una Supercoppa italiana; a ciò si aggiungono inoltre alcuni titoli nelle categorie minori, e una partecipazione europea alla Futsal Cup nell'annata 2005-2006. Inattiva dal 2008 al 2012, la squadra è ritornata in vita grazie al Truffarelli C5, altra società perugina che ne ha acquisito il titolo sportivo. Dal 2012-2013 milita in Serie C1.
Per quanto concerne il calcio femminile, dal 1992 è presente nel capoluogo umbro l'AFD Grifo Perugia, squadra che dalla stagione 2014-2015 milita nel campionato nazionale di Serie B.
In campo maschile la città si è affacciata per la prima volta nel massimo campionato nazionale all'inizio degli anni duemila, col Perugia Volley che, nato nel 2001, ha militato in Serie A1 dal 2002 al 2010, vincendo la Challenge Cup 2009-2010 e raggiungendo la finale scudetto nella stagione 2004-2005. Nel 2010, tale squadra ha cambiato denominazione in Umbria Volley e si è trasferita a San Giustino; nello stesso anno è arrivata nel capoluogo umbro una nuova società, la Sir Safety Umbria Volley (originariamente nata a Bastia Umbra nel 2001), che dal 2012 milita in A1.
In campo femminile, la città vantava una delle più titolate formazioni d'Italia e d'Europa, la Sirio Perugia, con un palmarès che comprendeva tra gli altri tre scudetti e due Champions League, oltre a vari trofei in ambito nazionale e internazionale; la società, fondata nel 1970, si è sciolta nel 2011. Nello stesso anno, è nata un'omonima formazione che ne ha ereditato il titolo sportivo, attualmente militante nel campionato di Prima Divisione. Attualmente la città è rappresentata nella massima serie dalla Wealth Planet Perugia Volley.
Perugia ha due squadre (maschili) la L.R.N. Perugia e la Gryphus le due squadre giocano nel campionato regionale di Serie C (Umbria-Marche). La L.R.N. Perugia ha inoltre una squadra femminile che gioca nel campionato di Serie B.[senza fonte]
La principale società di rugby cittadina è il CUS Perugia, la cui prima squadra milita in Serie A, mentre la seconda milita in Serie C2. Inoltre è anche presente una squadra femminile, Donne Etrusche, militanti in seconda divisione nazionale.
^abMaria Grazia Nico Ottaviani, Breve Storia di Perugia, Pacini Editore, Pisa 2009
^BRACCIO ALLA CONQUISTA DI PERUGIA, su perugia1416.com. URL consultato il 5 ottobre 2020 (archiviato dall'url originale il 22 settembre 2020).
^Il punto in cui le truppe piemontesi riuscirono a penetrare nella cerchia muraria della città è la Porta S.Antonio, che si trova nella parte alta di Corso Bersaglieri, all'incrocio con Viale S.Antonio. Sopra l'arco una lapide ricorda l'episodio, e un monumento raffigurante un bersagliere è stato posto accanto alla porta stessa. Il nome stesso di Corso Bersaglieri fu dato alla via (che in precedenza era Borgo S.Antonio) in omaggio al reparto dell'esercito che per primo entrò in città. Un secondo varco utilizzato dalle truppe piemontesi per penterare in città fu quello di Porta S.Margherita, fra via XIV Settembre e via Snella. Accanto all'arco una lapide ricorda il fatto, e la via sottostante, infatti, ha preso il nome proprio di via XIV Settembre in memoria della storica giornata. Un'altra via, a ridosso del centro storico di Perugia, è stata intitolata al generale Manfredo Fanti che nell'occasione comandava le truppe.
^ARTE ITALIANA DEL, su artefascista.it. URL consultato il 17 gennaio 2017.
^Israel Gutman, Bracha Rivlin e Liliana Picciotto, I giusti d'Italia: i non ebrei che salvarono gli ebrei, 1943-45 (Mondadori: Milano 2006), pp.237-38.
^(RO) Città gemellate dal sito di Costanza, su primaria-constanta.ro. URL consultato il 26 ottobre 2013 (archiviato dall'url originale il 26 luglio 2014).
^Città gemellate dal sito di Perugia, su comune.perugia.it. URL consultato il 2 settembre 2014 (archiviato dall'url originale il 18 giugno 2015).
Cesare Crispolti, Perugia Augusta, Perugia, Tomasi e Zecchini, 1648
Pompeo Pellini, Dell'historia di Perugia, Venezia 1664 (ristampa anastatica: Bologna, Arnaldo Forni Editore, 1968, ISBN 88-271-0276-0)
Luigi Bonazzi, Storia di Perugia dalle origini al 1860, Perugia, Tipografia di Vincenzo Santucci, 1875-1879
Giovanni Battista Rossi Scotti, Guida illustrata di Perugia Perugia, Tipografia di G. Boncompagni e C., 1878
Roberto Abbondanza (a cura di), Il notariato a Perugia, Mostra documentaria e iconografica per il XVI Congresso Nazionale del Notariato (Perugia, maggio-luglio 1967), in Fonti e Strumenti per la Storia del Notariato Italiano, I, Roma, Consiglio Nazionale del Notariato, 1973
Alberto Grohmann, Le città nella storia d'Italia. Perugia, Roma-Bari, Laterza, 1981, ISBN 88-420-1877-5
In neretto i capoluoghi di regione, in corsivo le città metropolitane. (1): lo statuto dell'Emilia-Romagna indica la città metropolitana di Bologna come capoluogo della regione.