Canzone napoletana
Canzone napoletana | |
---|---|
Origini stilistiche | musica popolare e etnica di Napoli |
Origini culturali | napoletane |
Strumenti tipici | mandolino, chitarra, colascione, triccheballacche, voce, pianoforte, batteria
A questi si aggiungono tamburi (tammorre) e tammurrielli, caccavella o putipù e altri strumenti di fattura spesso artigianale. |
Popolarità | Attraverso i secoli è giunta fino a noi, mantenendo la sua attrattiva. Sebbene molte fonti collochino nel 1839 la nascita della canzone napoletana universalmente conosciuta, molte altre la datano intorno al XIII secolo, come espressione spontanea del popolo di Napoli. Si sviluppa maggiormente dalla fine del Cinquecento alla fine del Settecento. Il suo periodo più importante: a cavallo tra Ottocento e Novecento. |
Generi derivati | |
Musica neomelodica, Macchietta | |
Categorie correlate | |
Gruppi musicali della canzone napoletana · Musicisti della canzone napoletana · Album della canzone napoletana · EP della canzone napoletana · Singoli della canzone napoletana · Album video della canzone napoletana |
La canzone napoletana è una forma tradizionale di musica cantata in napoletano. Il repertorio che va dagli inizi del XIX secolo all'immediato secondo dopoguerra in Italia costituisce la canzone classica napoletana, che rappresenta uno dei punti d'eccellenza della canzone italiana, divenuta nel corso degli anni simbolo della musica italiana nel mondo. I brani del periodo sono stati interpretati nel corso del tempo da numerosi interpreti di fama mondiale i quali ne hanno contribuito alla diffusione.
Fra i numerosi e protagonisti del genere si hanno ad esempio Enrico Caruso, tra i primi nel '900 ad aver portato i genere all'attenzione del mondo; altri cantautori furono Sergio Bruni, Roberto Murolo, Renato Carosone e Pino Daniele, e, tra i gli interpreti, si hanno Mario Abbate, Domenico Modugno, Massimo Ranieri, Nunzio Gallo, Mario Trevi, Consiglia Licciardi, Teresa De Sio, Fred Bongusto, Mario Merola, Beniamino Gigli, Giuseppe Di Stefano, Plácido Domingo, José Carreras, Andrea Bocelli, Claudio Villa, Al Bano, Lucio Dalla, Renato Zero, Nino Taranto, Mina, Nina Simone, Frank Sinatra, Luciano Pavarotti, Renzo Arbore, Nino D'Angelo, Gigi D'Alessio.
Generalmente definita come musica tradizionale e più specificamente musica popolare, pur nelle origini di tradizione orale, secondo alcuni musicologi la canzone napoletana apparterrebbe eccezionalmente alla musica colta.
Storia[modifica | modifica wikitesto]
Origini[modifica | modifica wikitesto]
L'origine della canzone napoletana si colloca intorno al XIII secolo, quindi ai tempi della fondazione dell'Università partenopea istituita da Federico II di Svevia (1224), della diffusione della passione per la poesia e delle invocazioni corali dalle massaie rivolte al sole,[1] come espressione spontanea del popolo di Napoli manifestante soprattutto la contraddizione tra le bellezze naturali e le difficoltà oggettiva di vita; si sviluppò già nel XV secolo quando la lingua napoletana divenne la lingua ufficiale del regno e numerosi musicisti, ispirandosi ai cori popolari, iniziarono a comporre farse, frottole, ballate, e ancora maggiormente dalla fine del Cinquecento, quando la "villanella alla napoletana" conquistò l'Europa, sin alla fine del Settecento. Questa espressione artistica popolare era allora carica di contenuti positivi ed ottimistici e raccontava la vita, il lavoro ed i sentimenti popolari.
Il XVI secolo e la villanella[modifica | modifica wikitesto]
In particolar modo la "villanella alla napoletana" rappresentò un primo antefatto fondamentale per gli sviluppi della canzone napoletana ottocentesca, sia per la sua produzione originariamente popolaresca ben accolta dalla classe colta, sia per il suo carattere scherzoso e l'ampio spettro componentistico, che variava dalla polifonia all'accompagnamento strumentale per una sola voce.[2] La più famosa villanella è probabilmente Si li femmene purtassero la spada.
Il XVII e il XVIII secolo[modifica | modifica wikitesto]
Il Seicento vide sfiorire la villanella ed apparire i primi ritmi della tarantella, con la celebre Michelemmà, che pare addirittura ispirata da una canzone di origine siciliana, ma comunque attribuita al poeta, musicista, pittore, incisore ed attore Salvator Rosa. Nel secolo successivo si rintraccia un secondo antefatto della canzone napoletana ottocentesca, rappresentato sia dalla nascita dell'opera buffa napoletana che influenzò non solo il canto ma anche la teatralità delle canzoni, sia per le arie dall'opera seria che divennero un faro per la produzione popolaresca. Intorno al 1768 autori anonimi composero Lo guarracino, divenuta una delle più celebri tarantelle, rielaborata come molte altre canzoni antiche nel secolo seguente.
La canzone classica napoletana (1839-1970)[modifica | modifica wikitesto]

Altri due elementi catalizzanti la propagazione ed il successo dell'attività musicale furono innanzitutto la nascita, intorno ai primi dell'Ottocento di negozi musicali e di case editrici musicali come: Guglielmo Cottrau, Bernardo Girard, Calcografia Calì, Fratelli Fabbricatore, Fratelli Clausetti e Francesco Azzolino, che ebbero il merito di recuperare, raccogliere, riproporre talvolta aggiornandoli, centinaia di brani antichi.[1] Un secondo veicolo di diffusione della canzone fu costituito dai cosiddetti "posteggiatori", ossia dei musici vagabondi che suonavano le canzoni o in luoghi al chiuso o davanti alle stazioni della posta o lungo le vie della città, talvolta spacciando anche le "copielle", fogli contenenti testi e spartiti dei brani parzialmente modificati.[3] Solo nel 1901 la canzone napoletana trovò una sua dignità editoriale attraverso la nascita delle prime case editrici musicali come La Canzonetta di Francesco Feola con la collaborazione di autori storici come Libero Bovio, Pisano e Cioffi e Totò. Per quanto riguarda gli elementi caratterizzanti, invece, fra la seconda metà dell'XIX secolo, così come la prima metà del Novecento, la canzone fu oggetto di inclusione, nei suoi temi, di decadentismo, pessimismo e drammatismo ad opera di intellettuali che ne modificarono lo spirito originario. In quel periodo i maggiori musicisti e poeti si cimentano nella composizione di numerose canzoni ponendo le basi per la nascita della canzone classica napoletana, pietra miliare della canzone italiana ed uno dei repertori più conosciuti all'estero.
Nel secondo dopoguerra, invece, domina la scena lo stile di Renato Carosone che mescola ai ritmi della tarantella le melodie e gli strumenti tipici del jazz, contribuendo così ancor di più all'esportazione in America della canzone napoletana. Contributo importante anche quello di Aurelio Fierro, vincitore di cinque Festival di Napoli, che ottiene molto successo con A pizza, A sunnambula e Guaglione. Tra i rappresentanti della canzone melodica, invece, spiccano i nomi dei cantanti Sergio Bruni, Mario Trevi, Franco Ricci, Mario Abbate, Maria Paris, Mario Merola, Giacomo Rondinella, Nunzio Gallo, che danno un forte contributo arricchendo il repertorio napoletano della seconda metà del '900, portando al successo brani come Malafemmena, Indifferentemente, Vierno, Luna rossa, parallelamente all'incisione dei brani del repertorio classico della prima metà del '900. Uno tra i più grandi interpreti della canzone napoletana è certamente Domenico Modugno, autore ed interprete di Resta cu'mmé, Tu sì 'na cosa grande, Strada 'nfosa, Lazzarella. Tutti brani indimenticabili, che hanno reso grande la canzone napoletana nel mondo.
Gli anni settanta[modifica | modifica wikitesto]

Tramontato il Festival, e chiusa la stagione del repertorio classico, la canzone napoletana si adegua alle esigenze del tempo, vengono ripresi ed attualizzati i temi della sceneggiata; Mario Merola, pur rimanendo legato alla canzone tradizionale, è il principale interprete di questa nuova tendenza, seguito da Pino Mauro, Mario Trevi e Mario Da Vinci.
Parallelamente a questo fenomeno, Bruno Venturini rilegge in chiave lirica i più famosi brani del repertorio classico della canzone napoletana, dando vita ad una significativa opera antologica (con brani che vanno dal 1400 ai giorni nostri), nella continuità del bel canto italiano nel mondo, che ha avuto nel grande tenore Enrico Caruso la sua massima espressione vocale. Intanto il fermento musicale di quell'epoca è avvertito anche da nuovi autori come Eduardo De Crescenzo, Alan Sorrenti, Enzo Gragnaniello e Pino Daniele che daranno un'impronta nuova alla musica partenopea, seppur con musicalità diverse. Proprio l'ultimo scrisse nel 1977 alcune delle più famose canzoni napoletane successive al secondo dopoguerra: Napule è, Terra mia, Je so' pazzo e Na tazzulella 'e cafè.
Ancora in questo periodo, nascono gli Osanna, che percorrono la strada delle opere rock, e Napoli Centrale con James Senese, i quali inseriscono una interessante fusione di generi.
Gli anni ottanta[modifica | modifica wikitesto]
La sceneggiata napoletana che Mario Merola era riuscito a resuscitare negli anni settanta, aiutato da cinema, pian piano sparisce di nuovo, venendo sostituita dalla musica neomelodica. I cantanti che inventarono questo nuovo genere negli anni '80, che poi è stato chiamato genere neomelodico, praticamente una sorta di musica leggera sono stati Patrizio, Gigi Finizio, Nino D'Angelo e subito dopo di loro iniziarono a fare questo genere altri artisti come Carmelo Zappulla, Mauro Nardi, Franco Moreno e tanti altri. Tra questi cantanti, Nino D'Angelo riscuote un grande successo in tutta Italia e all'estero, vendendo migliaia di dischi e approdando sui palcoscenici più importanti: all'Olympia di Parigi, al Madison Square Garden, nello stadio inglese di Wembley. In seguito ci penseranno artisti come Franco Staco e Natale Galletta, a dare nuova linfa al genere con brani più italianizzati tipo pop che aggiungeranno qualcosa di diverso.
Nel 1986, Lucio Dalla scrisse una delle canzoni più belle e importanti della sua vita musicale ed una delle più vendute ed interpretate della musica italiana: Caruso.
Gli anni novanta[modifica | modifica wikitesto]

Nino D'Angelo, dopo un periodo di forte depressione causata dalla morte dei genitori, iniziò a scrivere canzoni che trattavano tematiche di vita quotidiana e di problemi sociali, abbandonando il genere romantico che lo caratterizzò nella giovinezza. Utilizzando una base musicale che risulta essere un misto tra jazz e musica etnica, nacque (per la seconda volta) il Neo-etnico, molto apprezzato da Peter Gabriel, Sting, David Bowie[senza fonte].
Contemporaneamente, si affermano in ambito nazionale anche gruppi come ad esempio Almamegretta, 99 Posse, 24 Grana, che rinnovano la canzone napoletana mediante una commistione di musica elettronica, trip-hop e rap. La differenza rispetto alla musica neomelodica sta anche nei testi ad alto contenuto politico. In questi stessi anni, prima Consiglia Licciardi con Roberto Murolo, poi Renzo Arbore con L'Orchestra Italiana, riportano in auge la canzone classica napoletana. Renzo Arbore addirittura la riadatta in chiave moderna ricevendo un successo mondiale, scalando le classifiche di vendita e facendo concerti in tutto il mondo.
Si ricorda in questo periodo la composizione del brano Cu' mme (1992), scritto da Enzo Gragnaniello e cantato dallo stesso autore partenopeo assieme a Roberto Murolo e Mia Martini.
XXI secolo[modifica | modifica wikitesto]

I primi anni 2000 vedono ancora vivo il genere neomelodico nato negli anni '80. Nel corso dei due decenni si formano nuovi cantanti di musica neomelodica, legati ad un pubblico molte volte locale. Resta alla notorietà nazionale Nino D'Angelo e si registra l'ascesa di Gigi D'Alessio, musicista diplomato al Conservatorio.
Per quel che riguarda il repertorio classico della canzone napoletana, riconducibile agli anni che vanno dagli inizi dell'Ottocento alla prima metà del Novecento, vede mantenuta stabile la sua rilevanza sullo scenario musicale internazionale grazie alle interpretazioni eseguite dai più grandi tenori del XX secolo, come Luciano Pavarotti, José Carreras, Plácido Domingo e Andrea Bocelli, i quali, in più occasioni, hanno tenuto concerti ed esibizioni che rimembrassero le antiche e tradizionali canzoni partenopee. Il repertorio festivaliero e tradizionale della canzone napoletana è portato avanti dagli ultimi protagonisti della canzone napoletana degli anni '50/'60, come Mario Trevi, Mirna Doris, Pino Mauro, Angela Luce, che arrivano a superare i sessant'anni di carriera artistica.
Non mancano artisti che, sul solco della tradizione classica, innovano la musica napoletana con composizioni interamente originali, tenendosi lontani dal basso stile neomelodico: musical come C'era una volta...Scugnizzi, cantautori come Sal Da Vinci, gruppi come la Nuova Compagnia di Canto Popolare o i già citati Almamegretta.
Negli ultimi anni alcuni artisti neomelodici hanno suscitato polemiche e indignazione per aver glorificato la mafia e la camorra [4] [5] [6] [7].
Strumenti[modifica | modifica wikitesto]
Gli strumenti classici della canzone napoletana sono:
- Mandolino
- Chitarra
- Colascione (nome assunto dal liutaio Calace) una sorta di antesignano del moderno basso
- Triccheballacche, uno strumento a percussione in legno e piattini in alluminio
A questi si aggiungono tamorre (specie di tamburi) e tamburelli, caccavella o putipù, "Castagnelle" (nacchere) ed altri strumenti come il pianoforte. Col tempo a questi strumenti di origine popolare si sono aggiunti altri in epoca più moderna, come la batteria.
Elenco di canzoni[modifica | modifica wikitesto]
Elenco di autori e interpreti (dai primi del '900 in poi)[modifica | modifica wikitesto]
- Ada Bruges
- Alberto Amato
- Alberto Berri
- Almamegretta
- Amedeo Pariante
- Andrea Bocelli
- Angela Luce
- Antonio Basurto
- Antonio Buonomo
- Armando Gill
- Aurelio Fierro
- Beniamino Gigli
- Bruno Venturini
- Carmelo Zappulla
- Ciro Formisano
- Claudio Villa
- Clementino
- Consiglia Licciardi
- Diego Giannini
- Domenico Attanasio
- E. A. Mario
- Eduardo De Crescenzo
- Elvira Donnarumma
- Elsa Fiore
- Enrico Caruso
- Enzo Avitabile
- Enzo Di Domenico
- Enzo De Muro Lomanto
- Enzo Fusco (cantante)
- Enzo Fusco (poeta)
- Enzo Gragnaniello
- Enzo Romagnoli
- Ernesto Murolo
- Eugenio Cibelli
- Fausto Cigliano
- Federico Salvatore
- Ferdinando Rubino
- Ferdinando Russo
- Ferruccio Tagliavini
- Francesco Albanese
- Franco Capaldo
- Franco Moreno
- Franco Ricci
- Furio Rendine
- Gabriele Vanorio
- Gegè Di Giacomo
- Gennaro Pasquariello
- Giacomo Rondinella
- Gianluca Capozzi
- Gianni Lamagna
- Gianni Vezzosi
- Gigi D'Alessio
- Gigi Finizio
- Gilda Mignonette
- Giulietta Sacco
- Giuseppe Anepeta
- Giuseppe Godono
- Guglielmo Cottrau
- José Carreras
- Libero Bovio
- Lina Sastri
- Luciano Pavarotti
- Luigi Vinci
- Maria Nazionale
- Maria Paris
- Mario Abbate
- Mario Massa
- Mario Merola
- Mario Pasqualillo
- Mario Trevi
- Massimo Ranieri
- Michele Salvatore Ciociano
- Mina
- Miranda Martino
- Mirna Doris
- Monica Sarnelli
- Natale Galletta
- Nino D'Angelo
- Nino Fiore
- Nino Nipote
- Nino Taranto
- Nunzio Gallo
- Nuova Compagnia di Canto Popolare
- Peppe Barra
- Peppe Licciardi
- Peppino di Capri
- Peppino Gagliardi
- Pietro Mazzone
- Pina Lamara
- Pino Daniele
- Pino Mauro
- Plácido Domingo
- Raffaele Balsamo
- Raffaele Viviani
- Renato Carosone
- Rino Palombo
- Roberto Ciaramella
- Roberto Murolo
- Rodolfo Falvo
- Sal Da Vinci
- Salvatore Di Giacomo
- Salvatore Papaccio
- Sergio Bruni
- Teodoro Cottrau
- Teresa De Sio
- Tito Schipa
- Tony Colombo
- Tony Tammaro
- Totò
- Tullio Pane
- Umberto Davide
- Valentina Stella
- Vincenzo Russo
- Vittorio Annona
Case editrici musicali[modifica | modifica wikitesto]
La Canzonetta[modifica | modifica wikitesto]
Nata nel 1901 per opera di Francesco Feola, La Canzonetta ha curato la pubblicazione e la diffusione di canzoni di autori come Libero Bovio, Gigi Pisano, Luigi Cioffi, Totò e molti altri. Tra le canzoni del catalogo de La Canzonetta possono citarsi Malafemmena, Munasterio 'e Santachiara, 'A tazza 'e café, Ciccio Formaggio, Indifferentemente, Reginella.
Bideri[modifica | modifica wikitesto]
La Ferdinando Bideri è una casa editrice napoletana, ed è una delle più importanti nella storia della musica leggera italiana: ha avuto un ruolo importante nella storia della canzone napoletana e conserva buona parte dei ricordi e del materiale originale dell'epoca: dischi, partiture originali, cupielle, canzoni scritte a mano. La casa editrice venne fondata nel 1876 dal barone Ferdinando Bideri (Napoli, 1851 - Napoli, 14 luglio 1930): il nonno Giovanni Emanuele Bideri aveva già avuto esperienze come editore musicale già all'inizio del secolo, stampando tra l'altro un libro e due libretti d'opera.
Etichette discografiche[modifica | modifica wikitesto]
- Phonotype
- Zeus
- Fans
- KappaO
- Bella Record
- Mea Sound
Esempi di film con canzoni napoletane[modifica | modifica wikitesto]
- Napoli che canta (1926)
- Ladri di biciclette (1948)
- ...e Napoli canta! (1953)
- Carosello Napoletano (1953)
- L'oro di Napoli (1954)
- Totò, Peppino e la... malafemmina (1956)
- Maruzzella (1956)
- Operazione San Gennaro (1966)
- Ninì Tirabusciò, la donna che inventò la mossa (1970)
- Pronto... Lucia (1982)
- Un jeans e una maglietta (1983)
- Tano da morire (1997)
- Passione (2010)
- Ammore e malavita (2017)
- La paranza dei bambini (2019)
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ a b Paolo Ruggieri, Canzoni Italiane, Fabbri Editori, 1994, pag.2-12, Dalle origini a Piedrigrotta
- ^ Pasquale Scialo, La canzona napoletana, Newton&Compton, 1998, pag.19-24, Gli antefatti
- ^ Pasquale Scialo, La canzona napoletana, Newton&Compton, 1998, pag.24-28, I posteggiatori
- ^ Il cantante neomelodico scrive canzoni sulla mafia: tolto patrocinio alla sagra, su ilGiornale.it, 14 ottobre 2019. URL consultato il 20 marzo 2023.
- ^ Napoli, cantante neomelodico choc in tv: «La camorra è una scelta di vita che va rispettata», 26 novembre 2019. URL consultato il 20 marzo 2023.
- ^ Niko Pandetta, arrestato a Milano il cantante nipote del boss. Cantava: «Maresciallo non ci prendi», su Corriere della Sera, 19 ottobre 2022. URL consultato il 20 marzo 2023.
- ^ Chi era il boss Gaetano Marino, ex marito di Tina Rispoli, ucciso in un agguato di camorra, su Napoli Fanpage. URL consultato il 20 marzo 2023.
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
- Giorgio Ruberti, Forme e stili della canzone napoletana classica, Lucca, LIM, 2016.
- Ettore De Mura, Enciclopedia della canzone napoletana, Napoli, Il Torchio, 1969
- Paliotti, Vittorio, Storia della canzone italiana
- Franco Fabbri, Around the clock. Una breve storia della popular music, UTET
- Marcello Sorce Keller, "Gaetano Donizetti: un bergamasco compositore di canzoni napoletane", Studi Donizettiani, III (1978), 100- 107.
- Marcello Sorce Keller, "Io te voglio bene assaje: a Famous Neapolitan Song Traditionally Attributed to Gaetano Donizetti", The Music Review, XLV (1984), no. 3- 4, 251- 264. Poi ripubblicato in italiano come: "Io te voglio bene assaje: una famosa canzone napoletana tradizionalmente attribuita a Gaetano Donizetti", in: La Nuova Rivista Musicale Italiana, 1985, Nr. 4, S. 642–653.
- Marcello Sorce Keller, “Continuing Opera with Other Means: Opera, Neapolitan song,and popular music among Italian immigrants overseas”, Forum Italicum, Vol. XLIX(2015), No 3, 1- 20.
- Pietro Gargano e Gianni Cesarini "La canzone napoletana"
- Giovanni Vacca, Gli spazi della canzone, Lucca, Lim, 2013.
- Enciclopedia della Canzone Napoletana in tre Volumi dal 1200 ad oggi. A cura di Giovanni Battista. Prefatori Lino Vairetti (Osanna), Antonio Buonomo, Peppino Di Capri. LFA Publisher Caivano -Na- 2018 isbn 978-88-3343-055-3
Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]
- Accordo di sesta napoletana
- Canzoni della tradizione classica napoletana (1830-1970)
- Danza popolare
- Festival della canzone napoletana
- Lingua napoletana
- Musica popolare
- Musica etnica
- Scala minore napoletana
Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]
Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su canzone napoletana
Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- Archivio storico della canzone napoletana (RAI)
- Audire Voci napoletane antiche da ascoltare e scaricare Dischi rarissimi restaurati
- Malacanzone - Un viaggio nella canzone neomelodica La Storia siamo noi
- Blog della musica napoletana (Piazzetta Napoli)
Controllo di autorità | Thesaurus BNCF 26803 · LCCN (EN) sh00007065 · J9U (EN, HE) 987007286470705171 |
---|