Rimini: differenze tra le versioni

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[[File:Beach3.jpg|thumb|left|Il turismo, la maggiore risorsa economica della città.]]
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Rimini è un centro turistico di importanza internazionale{{cita|Turri|p. 26.|turri}}</ref>. L’[[economia]] è interamente basata sul terziario turistico, il cui sviluppo, iniziato nella prima metà dell’Ottocento e definitivamente affermatosi con il “miracolo economico” del secondo dopoguerra, ha condizionato tutti gli altri settori: il [[terziario]] avanzato, il [[commercio]], l’[[edilizia]] e l’[[industria]]<ref>''L’Emilia-Romagna paese per paese'', p. 273 </ref>.
Rimini è un centro turistico di importanza internazionale{{cita|Turri|p. 26.|turrigeografia}}</ref>. L’[[economia]] è interamente basata sul terziario turistico, il cui sviluppo, iniziato nella prima metà dell’Ottocento e definitivamente affermatosi con il “miracolo economico” del secondo dopoguerra, ha condizionato tutti gli altri settori: il [[terziario]] avanzato, il [[commercio]], l’[[edilizia]] e l’[[industria]]<ref>''L’Emilia-Romagna paese per paese'', p. 273 </ref>.
L’[[agricoltura]] e la [[pesca]], che per secoli costituirono le principali risorse economiche per la città, sono settori secondari, anch’essi in parte subordinati alle attività turistiche.
L’[[agricoltura]] e la [[pesca]], che per secoli costituirono le principali risorse economiche per la città, sono settori secondari, anch’essi in parte subordinati alle attività turistiche.


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=== Industria ===
=== Industria ===
L’[[industria]], meno sviluppata rispetto al turismo e al terziario, comprende numerose aziende di media e piccola dimensione operanti nei settori alimentare, della meccanica del legno, dell’[[edilizia]], dell’[[arredamento]], dell’[[abbigliamento]] e dell’editoria<ref>''L’Emilia-Romagna paese per paese'', p. 274 </ref>. Rimini è sede inoltre di uno storico stabilimento delle Officine Grandi Riparazioni di Trenitalia, specializzato nelle attività di manutenzione e riparazione di mezzi di trazione diesel<ref>{{cita web |url=http://www.fsnews.it/cms/v/index.jsp?vgnextoid=09089eb7f0984410VgnVCM1000008916f90aRCRD|sito= L’officina Locomotive di Rimini fra tradizione e innovazione |pagina = 1}}</ref>.
L’[[industria]], meno sviluppata rispetto al turismo e al terziario, comprende numerose aziende di media e piccola dimensione operanti nei settori alimentare, della meccanica del legno, dell’[[edilizia]], dell’[[arredamento]], dell’[[abbigliamento]] e dell’editoria<ref>''L’Emilia-Romagna paese per paese'', p. 274 </ref>. Rimini è sede inoltre di uno storico stabilimento delle Officine Grandi Riparazioni di Trenitalia, specializzato nelle attività di manutenzione e riparazione di mezzi di trazione diesel<ref>{{cita web |url=http://www.fsnews.it/cms/v/index.jsp?vgnextoid=09089eb7f0984410VgnVCM1000008916f90aRCRD|sito= L’officina Locomotive di Rimini fra tradizione e innovazione |pagina = 1}}</ref>.
L'azienda più grande di Rimini è la «[[MARR]]», società per azioni attiva nel settore alimentare.<ref>{{cita web|url=http://topaziende.ilrestodelcarlino.it/|titolo=TOP aziende. Sintesi dei bilanci delle principali aziende 2012|accesso=9 giugno 2013}}</ref>
Il sistema produttivo riminese comprende due principali poli industriali e artigianali: quello delle Celle e quello del Villaggio I° Maggio, situati rispettivamente a nord-ovest e a sud-ovest della città.
Il sistema produttivo riminese comprende due principali poli industriali e artigianali: quello delle Celle e quello del Villaggio I° Maggio, situati rispettivamente a nord-ovest e a sud-ovest della città.


=== Agricoltura ===
Nonostante rivesta ormai un'importanza marginale rispetto agli altri settori, per effetto dell'enorme sviluppo del turismo avvenuto nel secondo dopoguerra, l'[[agricoltura]] presenta produzioni di buona qualità, quali [[vino]], [[olio vegetale|olio]] e prodotti orticoli<ref>''Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale. Relazione generale'', pagg. 21-22.</ref>, alcune delle quali hanno ottenuto il riconoscimento di [[denominazione di origine protetta]].
L’agricoltura riveste un'importanza marginale rispetto agli altri settori, ma può vantare produzioni di buona qualità che hanno ottenuto il riconoscimento di [[denominazione di origine protetta]]<ref>''Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale. Relazione generale'', pagg. 21-22.</ref>.
Rimini possiede un’importante tradizione vitivinicola, grazie alla varietà dei terreni e dei vitigni (Sangiovese, Trebbiano, Rebola, Pagadebit, Albana) e una storica produzione di olio extravergine d’oliva, con le cultivar Correggiolo, Frantoio, Moraiolo, Pendolino e Rossina<ref>''Le città dell’olio'', Touring Club Italiano, p. 69</ref>.
Le colture più diffuse sono, oltre alla vite e all’olivo, gli alberi da frutta (pesche e nettarine, albicocche, kaki, mele, pere, ciliegie, kiwi, susine), gli ortaggi e i legumi (lattuga, zucchine, patate, pomodori, fagioli, fagiolini, cavolfiori, finocchi, fragole), i seminativi (frumento, orzo, sorgo, mais, avena) e le piante da seme (girasole, colza)<ref>{{cita web|url=http://www.ucer.camcom.it/osservatori-regionali/os-agroalimentare/pdf/2011-rapporto-osservatorio-agroalimentare-er.pdf| titolo=''Il sistema agroalimentare dell’Emilia-Romagna. Rapporto 2011'', pagg. 19-46.}} {{pdf}}</ref>.


=== Pesca ===
Oggi l'azienda più importante di Rimini è la «[[MARR]]», società per azioni attiva nel settore alimentare.<ref>{{cita web|url=http://topaziende.ilrestodelcarlino.it/|titolo=TOP aziende. Sintesi dei bilanci delle principali aziende 2012|accesso=9 giugno 2013}}</ref>
Il settore della pesca ha un’importanza secondaria nell'economia della città, nonostante rappresenti una delle attività storiche del territorio. Rimini è uno tra i principali porti pescherecci del [[mare Adriatico]]{{cita|Turri|p. 72.|turrieconomia}}</ref> e la sua flotta, con un centinaio di barche, è la più ampia del compartimento riminese, che comprende un tratto di circa 50 km di costa, da [[Cattolica]] a [[Cesenatico]]<ref>{{cita web|url=http://www.emiliaromagnaturismo.it/it/pubblicazioni/download/pubblicazioni_mare/luoghi-della-pesca.pdf | titolo=''I luoghi della pesca in Emilia-Romagna'', pagg. 77-82.}} {{pdf}}</ref>.


== Infrastrutture e trasporti ==
== Infrastrutture e trasporti ==

Versione delle 12:50, 18 gen 2015

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Rimini
comune
Rimini – Veduta
Rimini – Veduta
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Emilia-Romagna
Provincia Rimini
Amministrazione
SindacoAndrea Gnassi (PD) dal 31-5-2011
Territorio
Coordinate44°03′00″N 12°34′00″E / 44.05°N 12.566667°E44.05; 12.566667 (Rimini)
Altitudine15 m s.l.m.
Superficie135,71 km²
Abitanti147 016[1] (30-04-2014)
Densità1 083,31 ab./km²
Frazionivedi elenco delle frazioni del Comune di Rimini
Comuni confinantiBellaria-Igea Marina, Coriano, Riccione, San Mauro Pascoli (FC), Santarcangelo di Romagna, Serravalle (RSM), Verucchio
Altre informazioni
Cod. postale47921-47924
Prefisso0541
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT099014
Cod. catastaleH294
TargaRN
Cl. sismicazona 2 (sismicità media)[2]
Nome abitantiriminesi
PatronoSan Gaudenzio di Rimini
Giorno festivo14 ottobre
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Rimini
Rimini
Rimini – Mappa
Rimini – Mappa
Posizione del comune di Rimini all'interno dell'omonima provincia
Sito istituzionale

Rimini (Rémin -usato dai residenti in città-[senza fonte], Rémni o Rémne -usati dai residenti del forese-[senza fonte] in romagnolo, Ariminum in latino, ascolta) è un comune italiano di 147 016 abitanti[1], capoluogo dell'omonima provincia in Emilia-Romagna.

Il comune di Rimini comprendeva anche il territorio degli attuali comuni di Riccione, fino al 1922, e di Bellaria-Igea Marina, fino al 1956.

Rimini è il principale, nonché più popoloso, centro della Riviera romagnola e la seconda città per numero di abitanti (dopo Ravenna) di tutta la Romagna. Località di soggiorno estivo di fama internazionale[3][4], si estende per 15 km lungo la costa del mare Adriatico con hotel, locali notturni, attrezzature balneari e impianti sportivi. Lo sviluppo del turismo, avviato nel 1843 con la fondazione dello Stabilimento Bagni, si affermò definitivamente nel secolo successivo, perdendo l'originaria connotazione aristocratica e mondana e trasformandosi in fenomeno di massa.

Rimini non è però solo un luogo di villeggiatura della Riviera romagnola, ma anche una città di livello storico-culturale non indifferente (anche se quest'aspetto viene solitamente posto in secondo piano rispetto a quello più famoso di capitale della vita notturna e mondana). Colonia fondata infatti dai Romani nel 268 a.C., per tutto il periodo della loro dominazione è stata un fondamentale nodo di comunicazione fra il nord e il sud della penisola, e sul suo suolo gli imperatori romani eressero monumenti quali l'Arco d'Augusto, il Ponte di Tiberio e l'Anfiteatro; mentre durante il primo Rinascimento, sotto i Malatesta, la sua corte è stata una delle più vivaci dell'epoca, ospitando artisti del calibro di Leon Battista Alberti, Piero della Francesca, Roberto Valturio, Matteo de' Pasti e producendo opere quali il Tempio Malatestiano. Nell'Ottocento è stata poi una delle città più attive sul fronte rivoluzionario, ospitando molti dei moti volti all'unificazione, mentre durante la seconda guerra mondiale la città fu teatro di duri scontri e aspri bombardamenti, ma anche di una fiera resistenza partigiana, che le valse l'onore di una medaglia d'oro al valore civile.

Favorita dalla posizione geografica e dall'attrezzatura ricettiva, si è affermata come uno dei maggiori poli fieristici e congressuali d'Europa[5], sede di manifestazioni e convegni di grande rilievo.

Geografia fisica

Territorio

Veduta panoramica della spiaggia di Rimini, dominata sullo sfondo dalle colline romagnole e dal promontorio di Gabicce.
Veduta della costa dal porto

Rimini è situata a 44°03’00’’ di latitudine N e 12°34’00’’ di longitudine E, sul mare Adriatico, all’estremità sud-orientale dell’Emilia-Romagna, a breve distanza dal Montefeltro e dalle Marche. Il territorio comunale si estende per 135,71 km² e confina con Bellaria-Igea Marina, San Mauro Pascoli e Santarcangelo di Romagna a NO, Verucchio e Serravalle a SO, Coriano a S e Riccione a SE. Rimini occupa una posizione storicamente strategica, all’estremo vertice meridionale della pianura Padana, nel punto di congiunzione tra l’Italia settentrionale e l’Italia centrale[6].

È circondata a sud-ovest da basse e verdi colline, ai cui piedi si stende la città: Covignano (153 m), Vergiano (81 m), S. Martino Monte l’Abbate (57 m) e S. Lorenzo in Correggiano (60 m), coltivate a vigneti, oliveti e frutteti e dominate da ville signorili. Queste lievi ondulazioni, costituite in prevalenza da formazioni argillose e sabbiose, raccordano gradualmente gli ambiti di pianura, originati dai depositi fluviali del Marecchia e dell’Ausa, i due principali fiumi del riminese, a una serie di poggi più elevati che salgono verso l’Appennino romagnolo. Il fiume Marecchia scorre attraverso la sua valle e la pianura entro un letto ghiaioso molto ampio e, dopo aver ricevuto le acque del torrente Ausa, sfocia nell’Adriatico attraverso un deviatore tra S. Giuliano Mare e Rivabella, mentre il corso fluviale originario è utilizzato nel suo tratto a mare come porto-canale. Il Marecchia, normalmente povero d’acqua, era soggetto a periodiche piene in grado di provocare spaventose inondazioni alla sua foce, dove il suo letto si restringeva in una strozzatura preceduta da numerose anse, e per questa ragione fu deviato a nord della città[7]. Il torrente Ausa, che costituì per secoli il limite orientale di Rimini, venne allo stesso modo deviato nel secondo dopoguerra e il suo letto fu colmato e trasformato in parco urbano.

La fascia costiera, costituita da depositi marini recenti, è orlata da una spiaggia di sabbia finissima, lunga 15 km e larga fino a 200 metri, interrotta soltanto dalle foci dei corsi d’acqua e digradante molto lentamente verso il mare. Lungo il litorale corre un cordone sabbioso, o “falesia morta”, formato da fenomeni di ingressione marina verificatisi intorno al 4.000 a.C. e sfruttato dai Romani per l’impostazione del primo porto cittadino. Un tratto del cordone è conservato a nord di Rimini, tra Rivabella e Bellaria-Igea Marina, arretrato di circa 1300 metri rispetto alla linea di costa[8].

Il territorio riminese, per la sua posizione geografica e per i suoi caratteri climatici, è situato al confine tra la zona fitoclimatica mediterranea e la zona centroeuropea[9][10], e rappresenta quindi un ambiente di transizione di grande valore naturalistico. La flora del riminese è tradizionalmente compresa nella zona fitoclimatica del Lauretum, al punto di incontro tra la fascia mediterranea del leccio, che qui raggiunge il suo estremo settentrionale lungo la costa adriatica, la fascia sub-mediterranea calda dei querceti caducifogli di roverella e la fascia temperata della farnia, del carpino e del frassino[11].

Clima

Tramonto invernale sulla spiaggia
Temporale estivo sul mare

Rimini ha un clima di transizione fra quello mediterraneo e quello più continentale della vicina Pianura Padana, con aspetti peculiari talora dell'uno e talora dell'altro che permettono di classificarlo come clima a cavallo tra quello temperato sublitoraneo e quello temperato subcontinentale.

Il carattere di variabilità climatica si riflette sul regime moderatamente ventoso, grazie anche ad un territorio sul quale convergono tre differenti zone termiche; da una parte la pianura e le ultime propaggini dell'Appennino e dall'altra il mare. In estate con la prevalenza delle giornate di sole la ventilazione si presenta generalmente sotto forma di brezza di mare con direzione variabile in rotazione oraria da N/O (Maestrale) fino a S/E (Scirocco). In condizioni di tempo perturbato, più frequentemente in inverno, gli stessi venti provenienti dal mare possono divenire freddi e impetuosi (con punte che possono oltrepassare i 150 km/h, come nel settembre del 2004). Caratteristica in questi casi è la Bora da NN/E, che precede solitamente le ondate di freddo, anche se la neve sulla costa si presenta quasi esclusivamente con venti di Tramontana da N o di Maestrale da NO.

Le temperature rilevate durante la stagione estiva, grazie alla quasi costante brezza di mare che spira durante il giorno, difficilmente superano i 32 °C (anche se con tassi di umidità molto elevati). Costituiscono eccezione a tale andamento le condizioni che si presentano in concomitanza del vento catabatico proveniente da S/W (il Garbino o Libeccio) che discendendo rapidamente dai monti si riscalda (secondo fenomeni analoghi al Föhn) e porta temperature che possono raggiungere anche punte attorno ai 37 °C ma con tassi di umidità bassissimi (record di temperatura massima assoluta ufficiale di +39,6 °C registrato l'8 agosto 2013 presso la stazione meteorologica di Rimini Miramare dell'Aeronautica Militare, anche se sono stati registrati 39,8 °C in una stazione meteo PCE, e non DAVIS, situata a Rimini Centro). Gli inverni sono invece nel complesso freddi e umidi con caratteristiche più spesso padane che mediterranee. Si contano, infatti, mediamente 46 giorni con temperature minime uguali o inferiori a 0º (record di temperatura minima assoluta ufficiale di -17,2 °C registrato nel gennaio 1985 presso la stazione meteorologica di Rimini Miramare dell'Aeronautica Militare) e anche la nebbia è un fenomeno tutt'altro che raro anche se generalmente non si presenta così fitta e persistente come in Pianura Padana e solo in rarissimi casi dà luogo alla "galaverna" (nebbia congelantesi) tipica invece della regione sopracitata. Nonostante queste caratteristiche nettamente continentali l'influenza mitigatrice del mare si fa sentire e tiene le temperature quasi sempre di 1-3º gradi più alte tra ottobre e marzo e più basse tra aprile e settembre di quelle delle altre città di pianura della Romagna. Tra l'altro (anche se con maggiore rarità) il fenomeno del Garbino si può verificare anche in inverno quando porta a vertiginosi, quanto momentanei, incrementi della temperatura. Autunno e primavera sono le stagioni di passaggio per antonomasia e possono presentarsi come un prosieguo delle stagione appena finita, o come un anticipo di quella futura.

Il regime pluviometrico presenta un andamento sostanzialmente simile a quello caratteristico del tipo "Litoraneo padano" con una piovosità totale annua che mediamente si attesta sui 754 mm, abbastanza equamente distribuiti durante l'anno, con un massimo nella stagione autunnale (229 mm) ed un minimo relativo in inverno. La primavera ha invece una piovosità di 173 mm. La stagione estiva presenta una media di 188 mm di precipitazioni, che si presentano generalmente sotto forma di temporali anche violenti, sempre più rari però in questi ultimi anni e che hanno fatto diminuire sensibilmente i quantitativi medi di pioggia estiva. Come già detto, con i suoi 164 mm l'inverno è invece la stagione più asciutta, anche se in questo periodo non è raro che le precipitazioni assumano carattere nevoso, con accumuli generalmente scarsi, ma che a seguito di irruzioni fredde particolarmente intense possono risultare sorprendentemente ingenti per una città costiera. Non a caso la media trentennale 61-90 di accumulo nevoso annuo è di 24,5 cm (uno dei più alti di tutte le città costiere dell'Italia e del Mediterraneo intero), comunque molto diminuito rispetto agli anni sessanta del secolo scorso quando si avevano accumuli medi di 35/40 cm per inverno[12], con quello del 1962/'63 che risultò il più nevoso dall'inizio delle rilevazioni, portando a ben 103 cm di accumulo totale[13]. L'anno 2010 ha visto, dopo 19 anni, il ritorno di serie nevicate che hanno portato l'accumulo annuo a 74 cm, interrompendo la serie di inverni meno nevosi degli anni novanta e duemila. L'evento di dicembre 2010 risulta il più forte dal 1991[14].

La nevicata più intensa ricordabile a memoria d'uomo è quella dell'11 febbraio 1929, che si protrasse per ben cinque giorni consecutivi e depositò al suolo, a seconda dei luoghi ma soprattutto delle fonti, fra i 130 e i 195 cm di neve[15]) ma con accumuli che in alcuni luoghi, a causa del vento, arrivarono anche a 300 cm[16]. L'episodio è citato nel celebre film Amarcord di Federico Fellini. In tempi più recenti, un'altra nevicata notevole è stata quella del 6 e 7 febbraio 1967, quando caddero 80 cm di neve in nove ore[17]. Questa restò la più intensa nevicata dal dopoguerra ad oggi fino all'ultima iniziata il 1º febbraio 2012 durata 8 giorni quasi senza soluzione di continuità nella quale mentre sulla costa i depositi di neve si attestarono su una media di 145 cm si ebbero soprattutto nei rilievi dell'entroterra nevicate superiori ai 2 metri con punte a ridosso di San Marino, Verucchio e nell'alta Val Marecchia di 345 cm. Una nevicata da record che ha creato agli abitanti infiniti disagi con isolamenti superiori a due settimane e danni ingenti a molte strutture soprattutto agricole.

RIMINI CENTRO Mesi Stagioni Anno
Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic InvPriEst Aut
T. max. media (°C) 6,48,712,016,721,325,227,727,423,718,412,67,97,716,726,818,217,3
T. min. media (°C) 1,42,85,69,313,117,019,319,216,311,77,33,02,49,318,511,810,5
Precipitazioni (mm) 425439544449666184478645141137176217671
Giorni di pioggia 8768664776972220172281
Eliofania assoluta (ore al giorno) 2,13,34,85,47,18,69,68,36,85,33,22,42,65,88,85,15,6

Storia

Lo stesso argomento in dettaglio: Storia di Rimini.

La storia di Rimini ha avuto inizio dalla spiaggia. Dal paleolitico, l'uomo primitivo ha abitato la zona tra la costa e il colle di Covignano. Dalla preistoria, la strada della civilizzazione (umbri in maggioranza, celti ed etruschi) ha portato Rimini fino a diventare un'importante città dell'Impero Romano. La prima fondazione dovette probabilmente avvenire grazie all'arrivo di genti etrusche villanoviane stanziate a Verucchio, caposaldo villanoviano della zona. La creazione doveva avere probabilmente ragioni di tipo commerciale, dovute alle possibilità di approdo che permetteva la zona (Cattolica il vero porto di Rimini, costituiva insieme a Brindisi, la cerniera della difesa romana sul mar Adriatico). Come un'eredità del mondo villanoviano, Rimini si dovette probabilmente trovare a far parte del mondo etrusco, cui seguì probabilmente un dominio umbro ed in seguito, celtico (galli boi). In epoca classica si hanno tracce di contatti col mondo Egeo, testimoniati dal ritrovamento di frammenti di ceramica greca. Si pensa che la città fosse considerato come un emporio dalle genti di Egina.

L'arrivo dei Celti non dovette essere troppo violento, ma si ebbe un'occupazione della zona da parte di Galli Senoni, i quali continueranno in seguito la loro marcia verso sud, occupando gran parte delle Marche ed arrivando poi ad occupare, seppur per breve tempo, Roma. L'eredità celtica non è visibile oggi, ma è grazie a questa occupazione che la città crebbe d'importanza e divenne uno dei porti maggiori dell'Adriatico, insieme alla vicina Ravenna. Questa crescita, sancì la fine delle fortune di un'altra città importante, posta sulla foce del Po, Spina.

Intorno al III secolo, la città si venne a trovare in mezzo alle vicende che videro contrapposti i Galli e i Sanniti contro i Romani.

Ariminum

Nel 268 a.C., alla foce del fiume Ariminus (oggi Marecchia), in una zona del Piceno[18] già abitata in precedenza dagli Etruschi, dagli Umbri, dai Greci, dai Piceni, dai Sanniti e dai Galli, i Romani "fondarono" la colonia di Ariminum e vi stanziarono, prima della guerra contro Annibale, una legione e coloni plebei di Roma. La posizione geografica ne fece un bastione contro l'avanzata dei Galli, e un avamposto per le conquiste verso la Pianura Padana. Da ricordare che, quando Annibale invase l'Italia, le due legioni a difesa si trovavano ad Arezzo e a Rimini era un'importante rotta di comunicazione tra il Nord e il Centro Italia. Vi transitavano, anzi vi partivano, ben tre delle più importanti vie Romane:

  • la Via Flaminia (220 a.C.), che partiva da Roma, la capitale dell'Impero, e arrivava direttamente ad Ariminum
  • la Via Emilia (187 a.C.), che partiva da Ariminum e arrivava a Placentia (l'odierna Piacenza)
  • la Via Popilia-Annia (132 a.C.), altro proseguimento della via Flaminia, verso Nord-Est: partiva da Ariminum passando per Rabenna (Ravenna), Atria (Adria), Patavium (Padova), Altinum, Aquileia, Tergeste (Trieste).

Rimini era di particolare importanza anche per il traffico di merci grazie al porto.
La città venne coinvolta anche in diverse guerre civili, ma rimase sempre fedele al popolo romano, in particolare a Mario e a Giulio Cesare, che dopo il passaggio del Rubicone (quale degli attuali corsi d'acqua fosse il Rubicone oggi è incerti. Taluni lo collocano dove ora scorre il Pisciatello, nel vicino paese di Savignano sul Rubicone, altri ritengono fosse l'attuale Marecchia, in un letto parzialmente diverso. Comunque, attraversando quel fiume che segnava l'inizio del territorio urbano di Roma, il Pomerium, pronunciò la sua leggendaria frase «Alea iacta est» (il dado è tratto) alle legioni, nel Foro di Rimini.

Il ponte di Tiberio, uno dei monumenti più celebri della città.

Rimini, che attirò l'attenzione di molti imperatori, soprattutto Augusto e Adriano, attraversò un periodo di splendore sotto Roma, vi si costruirono prestigiose costruzioni, come il Ponte di Tiberio, l'Arco di Augusto, il teatro e l'anfiteatro.
L'opera che dovette però rappresentare meglio la città era probabilmente il suo porto, del quale oggi non rimane traccia, ma che si è riconosciuto essere nei pressi della odierna stazione ferroviaria e costituito in pietra bianca, probabilmente d'Istria, come quella dell'Arco d'Augusto e come quella del Tempio Malatestiano, il quale venne costruito utilizzando pure pietre appartenute all'antico porto romano. I fasti di questo periodo sono comunque visibili nel museo della città, nella sezione archeologica. Altro ritrovamento d'interesse, posto vicino al museo stesso, è la famosa domus del chirurgo, una casa del III secolo d.C., appartenuta a un ricco chirurgo romano. La sua importanza risiede nella grande quantità di mosaici ritrovati, ma soprattutto nel ritrovamento di un importante numero di strumenti chirurgici, (il chirurgo della legione militare) oggi visibili nella sezione archeologica del museo. Nel 359, a seguito della crisi dell'Impero Romano causata da invasioni e guerre interne, la nascente comunità Cristiana tenne un importante Concilio a Rimini.

In epoca tardo antica, Rimini si trovò invischiata nelle vicende della guerra greco-gotica, che ne decimò la popolazione e portò pure ad un progressivo abbandono della città. nel 538 d.C.venne assediata dalle truppe del goto Vitige, ma venne liberata dal generale bizantino Narsete, poi, venne assediata nel 552 d.C. dai bizantini in seguito all'occupazione gotica del 549 d.C. Questo assedio portò alla distruzione della prima arcata del Ponte di Tiberio perpetrata dal goto Usdrilla. Con l'avvento della metà del VI d.C. Rimini conobbe finalmente un periodo di tranquillità, quando si venne a trovare sotto la tutela dell'Impero bizantino. Divenne così una città importante della zona, in quanto si trovò a far parte della Pentapoli marittima. Nonostante le incursioni longobarde, i bizantini riuscirono a conservare la città e tutto il territorio di Ravenna, fin quasi a Bologna. Questa distinzione portò alla suddivisione in Longobardia, (dalla quale deriverà il nome Lombardia) e Romània (dalla quale deriva l'odierno Romagna), in quanto i bizantini erano riconosciuti come gli eredi dei romani.

Come già detto, la fase alto medievale, portò ad uno spopolamento della città, che si restrinse al punto di lasciare in stato di abbandono la zona compresa tra l'Arco d'Augusto e il Foro. Quest'area venne destinata ai campi, nonostante fosse all'interno delle mura cittadine.

Rimini nel Medioevo

La città divenne un Comune nel corso del XII secolo e, a seguito dell'affermazione degli ordini religiosi che vi si stabilirono durante il XIII secolo, vennero edificati numerosi conventi e chiese. Conseguentemente arrivarono in città anche illustri artisti per progettare e decorare questi edifici. Il grande pittore Giotto fu l'ispiratore della scuola pittorica riminese del XIV secolo. Dell'insigne pittore ci rimane solo il Crocifisso conservato nel Tempio Malatestiano.

Altro edificio di grande importanza, sebbene sia oggi ridotto ad un semplice abside sfuggente, è la chiesa di San Michelino in Foro. La sua importanza risiede in un affresco ritrovato recentemente, che la collega al mondo dei Templari e rievoca antiche leggende.

Oltre agli edifici religiosi, possiamo ricordare gli edifici civili, che si addensano tutti intorno alla Piazza del Comune (propriamente piazza della Fontana, l'attuale piazza Cavour), il Palazzo dell'Arengo e il Palazzo del Podestà. In epoca comunale, infatti, il centro del potere a Rimini venne spostato in questa zona, mentre l'antico Foro veniva utilizzato per il mercato e, successivamente, per le giostre.

Altro importante impianto fu quello del nuovo porto, già presente a fianco del vecchio dall'XI secolo. Il nuovo porto risultava più riparato rispetto a quello vecchio, ma dovette inizialmente subire la furia del fiume Marecchia, che periodicamente allagava la città, creando così disagio anche ai pescatori. Lo spostamento del porto verso la foce del fiume sancì la nascita di un nuovo borgo a ridosso di esso. Si tratta del Borgo San Giuliano, lo stesso che, con le sue viuzze, ispirò le scenografie (es. Amarcord) del grande regista riminese Federico Fellini.

Anche questo periodo venne comunque segnato da disordini interni, come quelli dovuti ai Patarini, dichiarati eretici dalla Chiesa. I Patarini diedero il loro nome al Rione Pataro, quello che si estendeva nella zona dei campi all'interno delle mura.

Dopo una prima fase in cui la città sposò la causa ghibellina (guidata dalla potente famiglia dei Parcitadi), Rimini divenne guelfa, grazie soprattutto all'avvento della nobile famiglia dei Malatesta da Verucchio, il cui capostipite fu Malatesta il Vecchio, detto anche il Mastin Vecchio e ricordato nella Divina Commedia di Dante.

Dal 1295 Rimini divenne una signoria, il cui territorio superava i confini geografici della Romagna, legando alla città alcuni centri dell'entroterra appenninico quali Sansepolcro (1370-1430), Sestino e Citerna.

Dal punto di vista letterario, si può rammentare che il forlivese Jacopo Allegretti fondò a Rimini, nel XIV secolo, quella che molti considerano la Prima Accademia letteraria d'Italia.

Rimini nel Rinascimento

Lo stesso argomento in dettaglio: Rinascimento riminese.
Sigismondo Pandolfo Malatesta.

Uno dei monumenti più celebri della città romagnola, presente nei testi di architettura anche stranieri, è il Tempio Malatestiano, progettato da Leon Battista Alberti intorno al 1450 per volere di Sigismondo Pandolfo Malatesta, signore di Rimini durante il XV secolo. Si tratta in realtà di una chiesa, chiamata tempio a causa dell'abbondanza di elementi pagani (la sigla S/I a lettere intrecciate, che secondo alcuni sarebbero le iniziali di Sigismondo e Isotta, la sua giovane amante, mentre è più probabile che costituiscano la prima sillaba del nome Sigismondo) a scapito delle figurazioni cristiane, che tuttavia non mancano (si ricordino le Sibille e gli angeli). L'edificio venne realizzato su preesistenze medievali. La Chiesa di San Francesco venne completamente ricoperta dal nuovo paramento esterno progettato da Leon Battista Alberti. Il nuovo impianto non seguì totalmente le indicazioni dell'artista, che prevedevano una grande rotonda cupolata al termine della navata, la cui costruzione rimase incompiuta a causa del declino delle fortune politiche di Sigismondo. Il vero progetto dell'architetto genovese è visibile sulle medaglie bronzee di Matteo de' Pasti, il quale era pure il capo cantiere del tempio, che gli deve il suo interno, di aspetto ancora tardo-gotico. La decorazione interna del Tempio venne affidata a maestranze toscane, di cui facevano parte lo scultore Agostino di Duccio e il pittore Piero della Francesca. Nella facciata principale il Tempio riprende l'Arco d'Augusto; in quelle laterali, il Ponte di Tiberio.

Altro luogo di interesse, appartenente a quest'epoca, è il Castel Sismondo, il castello-reggia di Sigismondo Pandolfo Malatesta, che venne iniziato nel 1437 e finito nel 1446. Il suo impianto venne pensato per meglio difendersi dai colpi delle bocche da fuoco, ma sembra che fosse più che altro destinato a intimorire la cittadinanza, visto che la maggior parte dei bastioni guarda verso l'attuale piazza Malatesta, retrostante piazza Cavour. Del complesso rimane oggi solo la parte centrale, mentre è andata distrutta tutta la cinta muraria esterna. Il fossato è invece stato interrato.

Simboli

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Stemma del Comune di Rimini.

Il Comune di Rimini ha come emblema uno scudo bipartito: nella metà di sinistra sono raffigurati, su uno sfondo argenteo nella parte superiore ed un mare increspato in quella inferiore, l'Arco d'Augusto – in un'ipotetica ricostruzione del suo aspetto originario – e il Ponte di Tiberio, monumenti di grande valore identitario per la città. Nella metà di destra, di colore rosso, campeggia una croce guelfa rossa bordata d'argento. Approvato nel 1930, lo stemma cittadino è il risultato dell'unione di due emblemi preesistenti: quello del libero Comune medievale – così come risulta da alcuni sigilli – e la croce guelfa concessa alla città nel 1509 con la “bolla sipontina” dal pontefice Giulio II[19].

Onorificenze

Medaglia d'oro al valor civile (decreto del Presidente della Repubblica del 16.1.1961) - nastrino per uniforme ordinaria
«Fedele alle sue più nobili tradizioni, subiva stoicamente le distruzioni più gravi della guerra per la liberazione, attestando, con il sacrificio eroico di numerosi suoi figli, la sua purissima fede in un'Italia migliore, libera e democratica.»
— Rimini, 1940-1944

Nessuna onorificenza è stata chiesta e data al comm. maggiore pilota, Grossi Orazio, Hotel Corallo, che salvò alcune famiglie ebree, tra cui l'ing. Somolo di Sarajevo, nascosto sotto il Commando dei tedeschi a San Clemente.

Monumenti e luoghi d'interesse

Rimini possiede un grande patrimonio architettonico e artistico, comprendente monumenti e opere d'arte di epoche diverse, che testimoniano oltre duemila anni di storia. L'impianto urbanistico e i caratteri ambientali del centro storico sono essi stessi il risultato della stratificazione di epoche differenti, che nell'alternarsi di periodi di decadenza e di rinascita ne hanno determinato la complessità attuale. I più importanti monumenti risalgono all'età romana (Arco d'Augusto e Ponte di Tiberio) e al Rinascimento (Tempio Malatestiano).

Architetture religiose

Il Tempio Malatestiano

A Rimini sono presenti numerose chiese - molte delle quali di antiche origini, ma più volte trasformate o riedificate nel corso dei secoli - nonostante le soppressioni napoleoniche (Cattedrale di Santa Colomba, Basilica di San Gaudenzo) e le gravi distruzioni avvenute durante la seconda guerra mondiale (San Girolamo, Santi Giovanni e Paolo, oratorio di San Nicola da Tolentino). Tra le chiese di maggiore interesse artistico si ricordano il Tempio Malatestiano, Sant'Agostino e la Chiesa di San Giuliano Martire.

Il Tempio Malatestiano, cattedrale della diocesi di Rimini dal 1809, è il massimo monumento riminese e una delle opere architettoniche più significative del primo Rinascimento in Italia[20]. La chiesa, precedentemente dedicata a San Francesco e oggi dedicata a Santa Colomba, fu costruita in forme gotiche sul luogo di un'antica chiesa benedettina pomposiana (Santa Maria in Trivio)[21] e divenne tradizionale luogo di sepoltura dei Malatesta[22]. Tra il 1450 e il 1461, per volere di Sigismondo Pandolfo Malatesta, l'edificio fu trasformato radicalmente secondo il progetto di Leon Battista Alberti, che prevedeva un rivestimento della chiesa preesistente con un involucro marmoreo di rigorosi canoni classici romani (che sulla facciata riprende l'immagine dell'Arco d'Augusto e, sui lati, quella del Ponte di Tiberio) ed una grande cupola, mai realizzata[23]. All'interno del Duomo sono custoditi i sepolcri di Sigismondo e della sua giovane amante, Isotta degli Atti, e due opere d'arte di eccezionale importanza: il Crocifisso di Giotto (1300) e un affresco di Piero della Francesca, raffigurante Sigismondo Pandolfo Malatesta in preghiera davanti a San Sigismondo (1451)[24].

La chiesa di Sant'Agostino

La chiesa di Sant'Agostino, così detta perché costruita nel 1247 dall'ordine degli Eremitani di Sant'Agostino, ma dedicata in realtà a San Giovanni Evangelista, rappresenta una dei maggiori luoghi di culto della città, sia per le sue dimensioni, sia per la sua importanza artistica, dovuta alla presenza di rari affreschi di scuola riminese del Trecento nell'abside e nella cappella alla base del campanile[25]. La chiesa, a navata unica, fu profondamente rinnovata all'interno nel XVII e XVIIII secolo, quando furono eseguiti gli stucchi di Ferdinando Bibiena e gli affreschi di Vittorio Maria Bigari.

La chiesa di San Giuliano sorse come abbazia benedettina nell'Alto Medioevo, lungo il tratto iniziale della Via Emilia, e fu il centro propulsore dell'omonimo borgo alle porte della città. La chiesa, riedificata tra il 1553 e il 1575 in forme rinascimentali, è un edificio a navata unica e altari laterali; al suo interno conserva due importanti opere d'arte: un polittico di Bittino da Faenza, San Giuliano e fatti della sua vita (1409), e una tela di Paolo Veronese, con il Martirio di San Giuliano[26].

La chiesa di San Giuliano

Gli altri edifici religiosi di interesse presenti nel centro storico sono il Tempietto di Sant'Antonio di Padova (1518)[27], le chiese di San Bernardino (1759)[28], di San Francesco Saverio, detta “del Suffragio” (1721)[29], dei Servi (rinnovata nel 1779)[30], dei Santi Bartolomeo e Marino, detta di “Santa Rita” (XII secolo)[31] e il Santuario della Madonna della Misericordia, detto di “Santa Chiara” (rinnovato nella seconda metà dell'Ottocento)[32]. Nel centro storico sono tuttora officiati anche due oratori: Sant'Onofrio e San Giovannino; quest'ultimo è parte dei superstiti propilei di ingresso della distrutta chiesa di San Girolamo, opera, come la chiesa dei Servi, dell'architetto bolognese Gaetano Stegani. Tra le chiese sconsacrate si ricordano quella di Santa Maria ad Nives, oggi sala del Consiglio Provinciale, e l'oratorio della Crocina; distrutte dai bombardamenti e ricostruite nel secondo dopoguerra sono le chiese di Sant'Agnese, in via Giuseppe Garibaldi, e San Gaudenzo, nel borgo Sant'Andrea.

Nel borgo San Giovanni, a sud del centro storico, lungo il tratto iniziale della Via Flaminia, sorge la chiesa di San Giovanni Battista (1625)[33]; un chilometro verso sud – fino al secondo dopoguerra aperta campagna, ma oggi periferia meridionale della città – si eleva il Santuario della Madonna della Colonnella (1510 circa)[34]. Fuori delle mura cittadine sorgono inoltre le chiese di Santo Spirito, della Madonna della Scala e di San Nicolò al Porto. La chiesa di Santa Maria Ausiliatrice o dei Salesiani, costruita nel 1912, rappresenta il primo edificio religioso della Marina[35].

Negli immediati dintorni della città, sul colle di Covignano, si trovano il Santuario di Santa Maria delle Grazie (1391-94)[36], la chiesa di San Fortunato o di Santa Maria di Scolca (XV secolo)[37] e la chiesa di San Lorenzo a Monte. Nella campagna a sud della città, in località San Salvatore, sorge la Pieve di San Salvatore, edificio romanico che conserva l'originale abside del XIII secolo[38].

Architetture civili

L'Arco d'Augusto.

I maggiori edifici civili della città sono i grandi monumenti di epoca romana – l'Arco d'Augusto, il Ponte di Tiberio e l'anfiteatro romano –, il Palazzo dell'Arengo (storica sede del potere civile), Palazzo Gambalunga (il maggiore palazzo nobiliare riminese, sede della Biblioteca Gambalunghiana) e il Teatro comunale.

L'Arco d'Augusto, uno dei maggiori monumenti della città, è il più antico arco romano ancora oggi esistente (o il più antico mai esistito). Fu costruito nel 27 a.C. sia come porta urbana (la medievale Porta Aurea) sia come arco trionfale in onore di Augusto, per celebrare il restauro, da lui fatto eseguire, della Via Flaminia, nel punto in cui questa terminava e aveva inizio la via Emilia[39]. Il grande arco in pietra d'Istria, a un solo fornice, probabilmente sormontato da una statua dell'imperatore alla guida di una quadriga, fu isolato per volere di Benito Mussolini con i lavori del 1936[40] e rappresenta da secoli uno dei simboli della città, tanto da essere stato incluso nel suo stemma.

Il Ponte di Tiberio è un grande monumento di epoca romana, anch'esso raffigurato nell'emblema comunale. La costruzione del ponte iniziò nel 14 d.C. per volere dello stesso Augusto e terminò sotto l'impero di Tiberio nel 21 d.C. Si compone di cinque arcate di diversa ampiezza, intervallate da pile inclinate per seguire il corso del fiume e arricchite da edicole sovrastate da timpano. La sua solidità è dovuta all'ingegnoso sistema di archi che si prolungano sul letto del fiume, alla curvatura degli archi di sostegno che seguono la direzione del fiume e allo strato di ghiaia che, rimossa, ha messo in pericolo la relativa stabilità. È uno dei ponti romani più importanti e meglio conservati al mondo[41]. Durante la seconda guerra mondiale, fu bombardato più volte e dovette sostenere il passaggio di carri armati. Ancora oggi è utilizzato dalle automobili.

Il Ponte di Tiberio.

Al II secolo d.C. risale l'anfiteatro romano, capace di circa diecimila spettatori[42], riportato alla luce da scavi eseguiti a partire dal 1843.

Il Palazzo dell'Arengo, principale monumento dell'età comunale e sede del potere civile in età medievale, fu costruito nell'odierna Piazza Cavour nel 1207[43]. Affiancato dalla torre civica e rialzato rispetto alla piazza, presenta un portico ad arcate ogivali su pilastri al piano terra e, al livello superiore, il grande Salone dell'Arengo. Il palazzo costituisce un unico complesso con gli adiacenti Palazzo del Podestà, risalente al XIV secolo ma ampiamente restaurato nel 1925[44], e Palazzo Garampi (1562)[45], attuale sede dell'amministrazione comunale.

Il Palazzo dell'Arengo.

Palazzo Gambalunga, edificio a corte costruito dal giureconsulto riminese Alessandro Gambalunga tra il 1610 e il 1614, fu donato al Comune di Rimini nel 1617, insieme al patrimonio librario che costituisce oggi parte della sezione antica della Biblioteca Gambalunghiana[46]. Sede dei musei civici fino all'inaugurazione del Museo della Città all'interno del Collegio dei Gesuiti, al piano nobile ospita quattro sale storiche con arredi risalenti al XVII e XVIII secolo.

Il Teatro comunale “Amintore Galli”, precedentemente dedicato a Vittorio Emanuele II, re d'Italia, è la maggiore opera di architettura neoclassica a Rimini. Costruito nel 1857 da Luigi Poletti, fu parzialmente distrutto da un bombardamento durante la seconda guerra mondiale e mai ricostruito[47].

Tra i palazzi nobiliari di Rimini, oltre al già citato Palazzo Gambalunga, si ricordano Palazzo Cima (XVII secolo), Palazzo Buonadrata (sede della Cassa di Risparmio di Rimini, XVIII secolo)[48], Palazzo Diotallevi (1795)[49] e, nel borgo San Giovanni, Palazzo Ghetti (XIX secolo).

Numerosi edifici civili furono gravemente danneggiati dai bombardamenti della seconda guerra mondiale: tra essi Palazzo Lettimi (1506), che dopo la guerra fu lasciato andare in rovina, sicché ne rimane ora solo il pianterreno della facciata, e il palazzo dell'Episcopio o Vescovado (1750), che fu sconsideratamente demolito nel 1958[50]; furono invece restaurati il Palazzo Garampi (1562), sede dell'amministrazione comunale, e - sia pure con modifiche - Palazzo Gioia (1614)[45] e Palazzo Tingoli (XVIII secolo)[48].

Altri monumenti di interesse storico costruiti nel corso dei secoli sono la Fontana della Pigna (1543)[51], descritta da Leonardo da Vinci, il Monumento a Paolo V (1613)[52] e la Pescheria (1748) in Piazza Cavour[53], e la Torre dell'orologio in Piazza Tre Martiri (ricostruita nel 1759)[54]. Questi ultimi due edifici sono dovuti all'architetto riminese Giovan Francesco Buonamici, autore anche della chiesa di San Bernardino e del distrutto Vescovado.

Negli immediati dintorni della città sorgono numerose ville di interesse storico e artistico, la più celebre delle quali è la neoclassica Villa des Vergers, situata sui colli di San Lorenzo in Correggiano, acquistata nel 1843 dallo storico e archeologo marchese Adolphe Noël des Vergers e trasformata tra il 1880 e il 1890.

Architetture militari

Castel Sismondo.

Il primo sistema fortificato risale all'epoca della fondazione della città. In seguito fu ampliato e modificato in due fasi principali, una in epoca romana imperiale ed una seconda in età medievale, sotto il dominio malatestiano. Le mura visibili ancora oggi e lo stesso Castel Sismondo sono risalenti a quest'ultimo periodo.

Delle mura romane repubblicane, che erano costruite in blocchi di arenaria, sono rimaste alla luce solamente brevi tratti fra cui uno a ridosso dell'Arco d'Augusto[55]. Su tale cinta si aprivano quattro porte[56], poste lungo i due assi principali del Cardo e del Decumano Massimo. Una di queste, Porta Montanara, risalente all'età sillana (inizio del I secolo a.C.)[57], costituisce il più antico edificio storico ancora esistente a Rimini. Di essa rimane il solo fornice di sinistra in seguito alla parziale distruzione causata da un bombardamento durante il secondo conflitto mondiale[39].

Ruderi della cinta di età aureliana (ultimi decenni del III secolo d.C.), in mattoni, sono invece visibili in prossimità dell'anfiteatro, nel settore nord-orientale di Piazza Ferrari e all'interno di Castel Sismondo[58].

La cinta muraria medievale fu costruita intorno alla metà del XIII secolo, secondo un tracciato poco più ampio di quella romana, e modificata tra XIV e XV secolo dai Malatesta. Le mura, aperte da sei porte (San Gaudenzo, Sant'Andrea, San Pietro, Galliana, San Giorgio e San Cataldo)[59] sono conservate per lunghi tratti nel settore occidentale meridionale; in quest'ultimo è ancora visibile una serie di bastioni quadrangolari. Le fortificazioni orientali furono invece quasi del tutto demolite nel 1907 secondo il “Piano Regolatore d'Ampliamento della città di Rimini (lato Nord-Est)”[60], in direzione della stazione ferroviaria. Una cinta muraria del XV secolo, con alti torrioni a base poligonale, in parte ancora esistente, circondava il Borgo San Giuliano, a nord della città[61].

Castel Sismondo, residenza e fortezza dei Malatesta, fu realizzato tra il 1437 e il 1446 dal signore di Rimini, Sigismondo Pandolfo Malatesta, che lo volle chiamare con il proprio nome. Il castello era circondato da un grande e profondo fossato, superato da due ponti levatoi che immettevano in due distinte corti fortificate: la corte a mare verso la città e la corte del Soccorso verso l'entroterra. Il nucleo centrale, che divideva le due corti esterne, era composto da un grande cassero, difeso da poderosi terrapieni, da cinque torri e da un corpo meridionale denominato "Palazzo di Isotta". L'impianto poligonale irregolare di Castel Sismondo era pensato per fronteggiare i colpi delle bocche da fuoco, secondo le tecniche militari dell'epoca; i bastioni e le torri, rivolti verso la città, dovevano difendere il signore dalla cittadinanza ancor prima che dai nemici esterni[62]. In seguito alle trasformazioni subite tra il XVI e il XIX secolo, con l'abbassamento delle torri, il riempimento dei fossati e la demolizione totale della cinta esterna, della rocca è superstite l'imponente nucleo centrale[63].

Vie e piazze

Le principali strade e piazze (Corso d'Augusto, Via Giuseppe Garibaldi, Piazza Tre Martiri) hanno origini romane (Rimini era preferita a Roma dal console Flaminio per la vita più tranquilla) anche se subirono nei secoli notevoli trasformazioni nella loro forma, nella destinazione d'uso e nei caratteri ambientali. Spazi urbani di formazione medievale sono le piazze Cavour e Malatesta, mentre più recente è la realizzazione di Piazza Luigi Ferrari, aperta con la demolizione di un isolato nel 1887[64]. Sulla Piazza si segnala il Monumento ai Caduti nella Grande guerra, opera di Bernardino Boifava (1926) e la "casa del chirurgo", di notevole importanza, sia per gli strumenti rinvenuti, sia per capire che il chirurgo della legione romana stanziata a Rimini disponeva di tecniche molto avanzate rispetto a quelle dei Galli oltre confine.

Le più importanti strade della Marina, gli ampi e alberati Viale Principe Amedeo (1843), Viale Amerigo Vespucci (ultimi decenni del XIX secolo) e il lungomare (1935-41)[65], furono interessate nel corso degli anni da trasformazioni assai rapide, connesse a nuove e mutate esigenze del turismo balneare.

Piazza Cavour

Piazza Cavour è il centro politico e amministrativo della città. Fin dal Medioevo divenne la piazza più importante, grazie alla sua maggiore vicinanza al porto e soprattutto grazie alla presenza della fontana pubblica, dei palazzi comunali, della cattedrale e del castello[66]. Sulla piazza si affacciano il Palazzo Garampi, sede dell'amministrazione comunale, il Palazzo dell'Arengo, il Palazzo del Podestà, il Teatro comunale e la Pescheria, opera dell'architetto riminese Giovan Francesco Buonamici. Al centro si trovano il monumento a Paolo V e la Fontana della Pigna. Nel XVI secolo la piazza assunse il nome di "piazza del Comune" o "della fontana" e subì importanti modifiche: l'antico palazzo comunale fu ampliato e unito al nuovo palazzo Garampi, mentre l'isolato di S. Silvestro, che chiudeva la piazza verso la Strada Maestra (l'attuale corso d'Augusto), fu completamente demolito. La piazza assunse la configurazione odierna in seguito alla costruzione del Teatro comunale, sorto sul luogo dell'edificio dei Forni[66], e al restauro dei palazzi comunali, eseguito tra il 1917 e il 1925.

Piazza Tre Martiri

Piazza Tre Martiri, centro commerciale della città, si apre sull'area dell'antico foro romano, all'incontro del decumano e del cardine massimo, nel centro topografico della città[66]. Nel Medioevo sulla "piazza grande", le cui dimensioni erano maggiori delle attuali, si affacciavano tre chiese oggi non più esistenti (San Giorgio, San Michele, Sant'Innocenza) e vi si svolgevano mercati e giostre[66]. Intitolata in età moderna a Giulio Cesare, nel 1945 assunse l'attuale denominazione in memoria di tre martiri partigiani qui giustiziati nell'agosto 1944. Sulla piazza, l'unica interamente porticata a Rimini, si affacciano la Torre dell'Orologio e la chiesa dei Minimi di San Francesco di Paola (perciò detti Paolotti); isolati sorgono la Colonna di Giulio Cesare (cippo costruito nel 1555 a ricordo dell'arringa del dittatore alle truppe, qui avvenuta dopo il passaggio del Rubicone) e il tempietto di Sant'Antonio di Padova. Due scavi, uno all'interno della piazza e uno in Via Quattro novembre, consentono di vedere l'originale pavimentazione del foro romano, il cui piano di calpestio giace a un livello inferiore a quello attuale. Il lato sud-orientale si caratterizza per il singolare fronte curvilineo a portici su colonne gotiche e rinascimentali. Via Giuseppe Garibaldi, l'antico cardine massimo, fino al 1921 si immetteva nella piazza tramite l'Arco dei Magnani, demolito nel 1921 in seguito all'ampliamento della strada stessa. La pavimentazione della piazza è realizzata in arenaria dura dell'Appennino forlivese, pietra calcarea bianca e selce fluviale.[67]

Corso d'Augusto

Corso d'Augusto è storicamente la più importante e prestigiosa strada della città (in età rinascimentale e moderna era chiamato “strada maestra”) e corrisponde al tracciato del decumano massimo.[66]

Il Grattacielo

Lungo il corso, che si sviluppa rettilineo dall'Arco d'Augusto al Ponte di Tiberio, si aprono le due piazze principali, Piazza Cavour e Piazza Tre Martiri, e si affacciano le più importanti sedi amministrative e finanziarie della città (Municipio, Questura, Banche), mentre in Piazza Luigi Ferrari sorge il Palazzo della Cassa di Risparmio di Rimini, opera dell'architetto svizzero Paolito Somazzi, negozi, caffè e ristoranti. Il tratto iniziale della strada fu allargato nel 1940 secondo un radicale progetto di rettifica[68].

Viale Principe Amedeo, asse principale dello sviluppo della città balneare, fu aperto nel 1843 per collegare la città storica al nuovo Stabilimento Privilegiato dei Bagni; nel 1863 fu ampliato[69] e dotato di una doppia alberatura di ippocastani. All'inizio del viale si eleva il Grattacielo, costruito nel 1958-1960 e alto 100 m; il tratto settentrionale è caratterizzato dalla presenza di una serie di villini, tra cui Villa dell'Angelo, Lega Baldini (1870)[70] e Villa Solinas (seconda metà del XIX secolo).[71]

Siti archeologici

La domus del chirurgo

La città antica è ricca di resti di domus romane, sia di epoca repubblicana (più rari e frammentari, come nel caso della domus di Palazzo Arpesella), sia di età imperiale (domus di Palazzo Diotallevi, del Vescovado, di Palazzo Gioia, di Palazzo Palloni[72], di Palazzo Massani); la domus della Camera di Commercio, frutto di successive stratificazioni, testimonia entrambe le fasi.

Alla tarda età imperiale, tra gli ultimi decenni del II secolo d.C. e i primi del III, risale la più celebre domus riminese, la domus del chirurgo, rinvenuta in Piazza Luigi Ferrari nel 1989[73]. Il complesso archeologico, composto dall'abitazione del medico, da un palazzo tardoantico (V-VI secolo d.C.) e da successivi livelli insediativi di epoca medievale e moderna, è importante per la ricchezza dei mosaici pavimentali, conservati in loco, e per i rari reperti portati alla luce negli scavi, tra cui un quadro in pasta vitrea di provenienza orientale e oltre centocinquanta strumenti chirurgici, che costituiscono il più ricco corredo medico antico mai rinvenuto al mondo[74]. Ma, di gran lunga più importante, è la dimostrazione che le legioni romane, di cui una stanziata a Rimini fin dalla guerra di Annibale, disponeva di cure mediche molto avanzate.

Aree naturali

Il Parco XXV Aprile.

I maggiori parchi urbani di Rimini furono realizzati tra gli anni sessanta e settanta del Novecento riqualificando gli alvei dei due fiumi (Marecchia e Ausa)[75] che attraversavano la città, entrambi deviati verso nord. I più antichi giardini pubblici sono quelli di Piazza Luigi Ferrari, realizzati nel 1887 con la demolizione dell'intero isolato compreso tra le attuali Via Alessandro Gambalunga e Corso Giovanni XXIII[64].

Il più grande parco urbano è il parco 25 aprile, detto anche "parco Marecchia", realizzato bonificando il vecchio alveo dell'omonimo fiume (a nord-ovest del centro storico e a ridosso del Ponte di Tiberio) ed esteso per circa 250.000 m²[76].

Il secondo parco pubblico per dimensioni (142.000 m²)[77] è il parco Giovanni Paolo II, noto anche con il nome di "parco della Cava" o "parco V PEEP" o "Primaveril", nella prima periferia a sud-ovest del centro storico. Fu realizzato contemporaneamente al V comprensorio di edilizia economica e popolare, negli anni settanta del Novecento, sul luogo della storica cava di argilla della Fornace Fabbri, trasformata in un piccolo lago artificiale (Lago Mariotti).

Il Parco Giovanni Paolo II.

Il Parco Alcide Cervi, ricavato nel 1972 dopo il tombinamento del tratto urbano del torrente Ausa, avvenuto negli anni sessanta, si estende per 62.000 m²[78] lungo le mura della città storica e, assumendo diverse denominazioni (Parco Fabbri, Parco Olga Bondi, Parco Maria Callas, Parco Madre Elisabetta Renzi), connette con un lungo percorso ciclopedonale il parco Giovanni Paolo II e il Palazzo dei Congressi con piazzale John Fitzgerald Kennedy a marina centro.

Il parco Federico Fellini fu realizzato nel secondo dopoguerra trasformando i giardini del Kursaal (che fu demolito), nel cuore di Marina Centro. In asse con Viale Principe Amedeo si trova la Fontana dei Quattro Cavalli, realizzata nel 1928[79], demolita negli anni cinquanta e ricostruita con gli elementi originali nel 1983. Il parco si caratterizza per la presenza di pini e lecci secolari ed una serie di monumenti dedicati ai "padri" del turismo riminese.

A San Giuliano a Mare, a nord del centro urbano, si trova il parco Briolini; nelle frazioni meridionali si trovano le più recenti aree verdi del parco Sandro Pertini a Marebello e del parco della Spina Verde a Miramare.

Società

Evoluzione demografica

Abitanti censiti[80]

Etnie e minoranze straniere

Al 31 dicembre 2010 la popolazione straniera residente era di 15.702 persone[81]. Le nazionalità maggiormente rappresentate erano:

Cultura

Istruzione

Biblioteche

La Biblioteca Gambalunghiana, storica istituzione fondata nel 1617 dal giureconsulto Alessandro Gambalunga, svolge un ruolo preminente nella vita culturale cittadina. Il patrimonio librario, costituito da circa 2.000 volumi al tempo della fondazione e ampliato nel corso dei secoli da acquisti e donazioni – tra cui quelle del cardinale Giuseppe Garampi e dell'antichista Adolphe Noel des Vergers – conta attualmente 280.000 libri (di cui 60.000 antichi), 1.350 manoscritti, 6.000 stampe[82] e 80.000 fotografie[83]. Tra le edizioni a stampa del XV secolo, gli incunaboli, spiccano il De claris mulieribus (1497) di Giacomo Filippo Foresti, tratto in parte dall'omonima opera di Giovanni Boccaccio, e il De re militari (1472) di Roberto Valturio, trattato di larga divulgazione sull'arte della guerra dedicato a Sigismondo Pandolfo Malatesta. La raccolta di codici miniati, provenienti da diversi ambiti culturali e linguistici europei, annovera il Regalis Historia di frate Leonardo (XIV secolo) e il De Civitate Dei di Sant'Agostino (inizi del XV secolo).

Scuole

Hanno sede a Rimini istituzioni scolastiche pubbliche di ogni ordine e grado: il territorio comunale conta 13 nidi d'infanzia comunali, 12 scuole materne statali, 39 scuole primarie statali, 5 scuole secondarie statali di primo grado e 11 scuole secondarie statali di secondo grado (4 licei, 3 istituti tecnici, 3 istituti professionali e un istituto di studi musicali)[84].

Il più antico liceo cittadino è il Liceo Classico “Giulio Cesare”, istituito nel 1800[85] e ospitato prima all'interno di Palazzo Gambalunga, poi a Palazzo Buonadrata e, dal 1996, nell'attuale sede di Via Maurizio Brighenti. Tra gli alunni celebri che frequentarono il liceo si ricordano Giovanni Pascoli, Federico Fellini, Sergio Zavoli e Antonio Paolucci[85].

Università

Il Polo scientifico-didattico dell'Università di Bologna a Rimini, sede di decentramento di attività e strutture dell'ateneo bolognese, è frequentato da circa 5.800 studenti[86]. I corsi di laurea del polo riminese appartengono a otto facoltà[87]:

  • Economia
  • Scienze Statistiche
  • Farmacia
  • Lettere e Filosofia
  • Chimica Industriale
  • Scienze Motorie
  • Medicina e Chirurgia
  • Scienze della Formazione

Musei

Il Museo della Città, principale istituzione museale di Rimini, fu inaugurato come Galleria Archeologica al piano terra di Palazzo Gambalunga nel 1872 dallo storico riminese Luigi Tonini[88], assai attivo nella ricerca e nello studio del patrimonio archeologico locale, che da secoli d'altronde rivestiva uno spiccato interesse nella cultura cittadina data la grandiosità dei monumenti e delle rovine che l'età romana aveva qui lasciato[89]. La galleria fu il primo museo della città e fu concepita come raccolta di antichità etrusche e romane rinvenute a Rimini e nelle campagne circostanti. Nel 1923 il museo fu ordinato nelle sale del convento di San Francesco e nel 1938 fu ampliato con una sezione di arte medievale. I materiali furono sottratti alle distruzioni belliche con il trasferimento tra il 1940 e il 1943 di gran parte dei reperti in due distinti rifugi a Spadarolo e Novafeltria[90]. Nel 1964 le raccolte furono trasferite a Palazzo Visconti e infine, nel 1990, nel grande Collegio dei Gesuiti, progettato dall'architetto bolognese Alfonso Torregiani e ultimato nel 1749. Nella sezione archeologica sono esposti corredi delle necropoli villanoviane di Verucchio e Covignano, frammenti architettonici, sculture, mosaici, ceramiche, monete di età repubblicana e imperiale e il singolare corredo medico dalla domus del chirurgo. Nella raccolta del lapidario romano, ordinato nella corte del convento, figurano monumenti funerari, epigrafi e miliari. La sezione di arte medievale e moderna comprende raccolte di pittura, scultura, ceramica e oggetti d'arte di scuola romagnola (Giovanni da Rimini, Giuliano da Rimini, Guido Cagnacci), emiliana (Guercino, Vittorio Maria Bigari), toscana (Domenico Ghirlandaio, Agostino di Duccio) e veneta (Giovanni Bellini) dal XIV al XIX secolo. Il museo organizza esposizioni temporanee e promuove attività di ricerca, studio e restauro del patrimonio storico e artistico cittadino.

Il Museo Fellini, dedicato all'omonimo regista riminese, ospita esposizioni temporanee di documenti, disegni, scenografie e costumi relativi alla produzione cinematografica di Federico Fellini[91].

Il Museo degli Sguardi, allestito nella settecentesca Villa Alvarado, sul colle di Covignano, fu istituito nel 2005 con l'acquisizione dei reperti del Museo delle culture extraeuropee “Dinz Rialto” , fondato a Rimini nel 1972 dall'omonimo esploratore padovano, delle raccolte del Museo Missionario Francescano delle Grazie e di collezioni private. Il museo conta oltre 3.000 pezzi provenienti da Cina, Oceania, Africa e America precolombiana[92]: dipinti, sculture, oggetti d'uso, totem, maschere, strumenti musicali e tessuti illustrano i modi in cui il mondo occidentale ha guardato storicamente alle culture di questi paesi.

Il Museo della Piccola pesca e della Marineria, a Viserbella, documenta la storia della marineria riminese attraverso una raccolta di imbarcazioni, attrezzi per la pesca, modelli, fotografie e un'ampia collezione di conchiglie, provenienti da tutto il bacino del Mediterraneo[93].

Nel comune di Rimini sono presenti due musei privati: il Museo dell'Aviazione a Sant'Aquilina, al confine con la Repubblica di San Marino, e il Museo Nazionale del Motociclo, in località Casalecchio.

Media

Radio

La prima emittente radiofonica della città fu Radio Rimini (1975), le cui trasmissioni proseguirono fino al 1993[94]. A Rimini ha sede Radio Icaro, fondata a Riccione nel 1981 e facente parte del circuito nazionale di radio cattoliche “Inblu”.

Stampa

La città può vantare, a meno di trent'anni di distanza dalla data di fondazione della prima gazzetta italiana a Firenze, la pubblicazione del suo primo giornale, il Rimino (1660), stampato dal tipografo veneziano Simbene Simbeni[95]. Negli anni compresi tra l'Unità d'Italia e la prima metà del Novecento il largo numero di testate riminesi riflette la varietà e la pluralità delle posizioni e degli interessi cittadini[96]. Assai numerose furono le testate di partiti politici (Il Progressista, La Vita Nuova, L'Alfabeto, Italia[97], Il Mulo, L'Azione Democratica, La Discussione, Il Momento, La Riscossa, L'Ausa, La Lotta, Il Giornale del Popolo)[98] e le testate fasciste (La Penna Fascista, La Prora, Il Tricolore, La Testa di Ponte, Il 33)[99], cui si affiancarono quelli di istituzioni pubbliche, enti religiosi, categorie professionali e movimenti culturali. Singolare testimonianza delle vicende storiche, dello sviluppo turistico e dell'evoluzione dei costumi sono i periodici balneari (Corriere dei Bagni, Nettuno, La Sirena, Galatea, La tregua di Attila, Zigh-zagh[97], Il Gazzettino Verde, La Perla dell'Adriatico, Il Nautilo, Loreley, Il Concerto, Il Lunario[98], Il Lido, Il Moscone, Il Ficcanaso, Il Giojante, Allegre Giornate[99]). L'informazione locale di Rimini è curata dalle redazioni dei quotidiani la Voce, Corriere di Rimini e Il Resto del Carlino e dal settimanale cattolico Il Ponte.

Cinema

Federico Fellini sul set cinematografico

Rimini compare per la prima volta sullo schermo in alcuni filmati sulla vita balneare, tra cui il documentario Rimini l'Ostenda d'Italia (1912)[100]. Negli anni trenta i cinegiornali Luce celebrano la conquista del tempo libero e la nascita del turismo di massa, divulgando per la prima volta l'immagine della città a un vasto pubblico. Fu tuttavia Federico Fellini, tra i più noti registi della storia del cinema, a rendere celebri nel mondo personaggi, luoghi e atmosfere di Rimini attraverso i suoi film, ispirati alla sua città natale, anche se girati quasi interamente negli studi di Cinecittà, a Roma: I Vitelloni (drammatico 1953), (drammatico 1963, premio Oscar 1964), I clowns (documentario 1970) e specialmente Amarcord (drammatico 1973, premio Oscar 1975). I film e gli scritti del regista rivelano la conflittualità del suo rapporto con Rimini. Fellini ammise di non tornarvi volentieri: una sorta di imbarazzo nacque in lui per avere “speculato” tanto sulla sua città, che rappresentava per lui più una “dimensione della memoria” che un luogo reale[101]. Nei suoi lungometraggi ricorrono spesso, con significati allegorici, i temi autobiografici e le rievocazioni oniriche del mare, simbolo dell'avventura e del viaggio, del mondo contadino e popolare, della ricchezza e dello sfarzo del Grand Hotel, della città che scompare nei banchi di nebbia delle giornate invernali. Oltre ai lungometraggi di Fellini, tra i numerosi film girati a Rimini spiccano La prima notte di quiete (drammatico 1972, regia di Valerio Zurlini), Sole negli occhi (drammatico 2001, regia di Andrea Porporati), Da zero a dieci (drammatico 2002, regia di Luciano Ligabue) e Non pensarci (commedia 2007, regia di Gianni Zanasi).

Televisione

La prima emittente televisiva cittadina fu Babelis tv poi rinominata TeleRimini (dal 2006 Rete 8-V.G.A) le cui trasmissioni ebbero inizio nel dicembre 1971[102], con servizi sulla città e il suo territorio, telecronache di eventi sportivi e telefilm. L'informazione televisiva locale è curata inoltre da Teleromagna e IcaroTV, che si occupano di cronaca, sport, folklore e programmi di approfondimento.

Internet

La città è sede del LUG (Linux user group) e di CentroLinux, associazione culturale per la divulgazione del software OpenSource per le P.M.I.

Arte

Lo sviluppo delle arti figurative a Rimini fu sempre condizionato in larga misura da apporti esterni, cui si devono opere assai rappresentative: l'assenza di una cultura artistica locale realmente attiva e autonoma spiega bene questo fenomeno, protrattosi nei secoli pur con alcune rare eccezioni[103]. La dispersione e la distruzione di molte testimonianze d'arte, dovute specialmente ai bombardamenti della seconda guerra mondiale, non sempre consentono una lettura unitaria della storia artistica locale.

Pittura e scultura

Cornice del mosaico di Anubi (Rimini, Museo della Città)
Giotto, Crocifisso (Rimini, Tempio Malatestiano)
Piero della Francesca, Sigismondo Pandolfo Malatesta in preghiera davanti a San Sigismondo (Rimini, Tempio Malatestiano)

In età romana Rimini fu un centro artistico importante, tanto per la presenza di ricche e pregevoli opere di importazione, quanto per lo sviluppo in loco di officine e scuole specializzate nella produzione di ceramiche, terrecotte architettoniche[104], bronzi artistici[105] e mosaici[106]. La scultura, che raggiunse un elevato livello qualitativo per il modellato e la vivacità nell'uso del chiaroscuro, fu improntata a una certa influenza ellenistica[103]. In pittura i principali temi decorativi, conosciuti attraverso rari e frammentari affreschi policromi a ornamento delle domus di Palazzo Arpesella e del chirurgo, furono in gran parte motivi vegetali e animali, imitazioni di cassettonati, scene di paesaggio e candelabre[107]. Fu specialmente l'arte del mosaico, documentata da un gran numero di pavimenti musivi, a raggiungere altissimi livelli tecnici[108]. Mentre i mosaici più antichi, fino alla metà del I secolo d.C, erano concepiti come campi monocromi bianchi e neri, ornati da fasce perimetrali e disegni decorativi di piccole dimensioni, dal II secolo si diffusero anche grandi figurazioni. Nell'età dei Severi e per tutta la tarda antichità i mosaici riminesi furono caratterizzati da un accentuato uso del colore, scene con animali e divinità esotiche e fasce a motivi naturalistici, entro ricche e fastose cornici[109].

L'alto medioevo fu un lungo periodo di decadenza: le testimonianze artistiche di questi secoli sono estremamente rare, ad eccezione di frammenti architettonici e sculture in pietra provenienti dal grande portale della chiesa di San Francesco e da altri edifici cittadini[110]. Intorno al 1310 Giotto dipinse gli affreschi e il Crocifisso su tavola della chiesa di San Francesco: opere importantissime che furono determinanti per lo sviluppo della Scuola riminese del Trecento[111], espressione artistica autonoma e di alto livello[112]. A tale scuola appartennero il Maestro dell'Arengo, Giovanni Baronzio, Neri, Giovanni, Giuliano e Francesco da Rimini[113], che eseguirono grandi cicli affrescati e crocifissi a Rimini, nelle Marche e nel Veneto.

Alla metà del Quattrocento Sigismondo Pandolfo Malatesta, per il monumento che doveva rendere immortale il suo nome, il Tempio Malatestiano, chiamò Agostino di Duccio e Piero della Francesca, il cui affresco, Sigismondo Pandolfo Malatesta in preghiera davanti a San Sigismondo, insieme al ritratto su tavola del signore custodito al Louvre, rappresenta una tappa fondamentale nel percorso stilistico del maestro toscano[114]. Nella seconda metà del secolo giunsero a Rimini, sempre su commissione malatestiana, le opere di Giovanni Bellini (Pietà) e Domenico Ghirlandaio (Pala d'altare dei Santi Vincenzo Ferreri, San Sebastiano e San Rocco).

Intorno alla metà del XVI secolo una certa influenza della pittura veneta si ritrova sia nei grandi dipinti di Giorgio Vasari (l'Adorazione dei Magi per la chiesa abbaziale di San Fortunato e le Stimmate di San Francesco per il Tempio Malatestiano) che nelle tele di Paolo Veronese per la chiesa di San Giuliano, che dovettero suscitare un notevole interesse tra gli artisti riminesi[115]. La pittura barocca assunse spiccati accenti naturalistici nei dipinti di Guido Cagnacci e Giovan Francesco Nagli, detto il Centino[116], che si distinguono per le ricerche formali sull'uso della luce. Assai numerose furono nel XVIII secolo le opere venete, romane e bolognesi importate dagli ordini religiosi o eseguite in loco, come gli affreschi di Vittorio Maria Bigari e gli stucchi rococò di Ferdinando Bibiena per la chiesa di Sant'Agostino. Per tutto l'Ottocento l'arte riminese assunse un tono accademico e tradizionalista e rimase tale fino alla prima metà del secolo successivo[117].

Opere rappresentative dell'arte riminese del Novecento sono le sculture informali di Elio Morri e Arnaldo Pomodoro (autore del monumento funebre a Federico Fellini), le illustrazioni per grandi firme della moda di René Gruau, la street art di Eron; da ricordare inoltre i manifesti balneari di noti grafici e pittori italiani e stranieri, tra cui Adolfo Busi, Marcello Dudovich e Milton Glaser.

Architettura

I monumenti più grandiosi e rappresentativi dell'antichità a Rimini, l'Arco d'Augusto e il Ponte di Tiberio, assunti a emblema stesso della città, furono costruiti per iniziativa dall'imperatore Augusto. Entrambi gli edifici, espressione di gusti e significati non locali, ma propri dell'arte romana “centrale”[103], furono ammirati e studiati per la chiarezza del loro linguaggio e divennero fonte di ispirazione per l'architettura rinascimentale[41]. Grandi edifici pubblici e importanti luoghi collettivi (anfiteatro, teatro, foro, terme)[118] sorsero nella prima età imperiale secondo forme architettoniche e modelli ormai consolidati. I caratteri tipologici dell'edilizia residenziale di età imperiale non hanno riscontri nelle regioni della Gallia Cisalpina, tanto per la complessità planimetrica, quanto per la ricchezza di ambienti di rappresentanza e la presenza di vasche ornamentali, comuni a tutte le abitazioni[119]. Le condizioni climatiche non consentirono tuttavia, come nelle domus pompeiane, un grande sviluppo di spazi aperti quali atri, cortili e peristili, che risultano assai rari[120].

Assai scarse sono le testimonianze artistiche dell'Alto medioevo, che fu a Rimini un lungo periodo di decadenza; i più significativi sviluppi in architettura sono da ricercarsi nei primi luoghi di culto cristiani (basilica di San Gaudenzo, chiesa di San Michele in Foro, chiesa dei Santi Andrea e Donato), dei quali rimangono poche rovine. Con l'istituzione del libero comune sorsero in fasi distinte le sedi del potere civile, Palazzo dell'Arengo e Palazzo del Podestà, che nonostante i restauri del 1919-23 hanno mantenuto integra la loro struttura originaria, sostanzialmente analoga a quella dei broletti dell'Italia settentrionale[112]. Le più importanti testimonianze dell'architettura ecclesiastica medievale, ad eccezione della chiesa di Sant'Agostino, l'unica che conserva l'originaria struttura e i caratteri gotici (slancio verticale, alti finestroni ogivali)[112], sono andate perdute a causa di trasformazioni e demolizioni, che non risparmiarono neppure la Cattedrale, dedicata a Santa Colomba e distrutta nel XIX secolo.

Nella prima metà del Quattrocento, in un periodo di prosperità economica e di grande rinnovamento artistico e culturale, il signore di Rimini, Sigismondo Pandolfo Malatesta, le cui ambizioni di mecenatismo furono di certo finalizzate ad accrescere il suo prestigio[121], promosse la costruzione di opere architettoniche di assoluto rilievo. Leon Battista Alberti, uno dei più colti e raffinati umanisti, architetto, filosofo, letterato e teorico dell'arte, fu l'autore dell'esemplare recupero del linguaggio classico nella fabbrica del Tempio Malatestiano. L'ambizioso progetto, rimasto incompiuto, prevedeva la trasformazione della chiesa di San Francesco, che secondo una tradizione ormai consolidata era divenuta luogo di sepoltura dei Malatesta, in un monumento celebrativo alla memoria del signore, della sua amante Isotta degli Atti e dei più illustri poeti e letterati della corte malatestiana[122]. Alberti progettò una facciata rigorosamente all'antica, riprendendo non le forme del tempio classico ma quelle dell'arco trionfale[123]; tutto l'involucro esterno fu concepito indipendentemente dalla fabbrica preesistente, il cui interno, affidato a Matteo de' Pasti fu realizzato secondo un gusto gotico[124]. Un linguaggio tradizionale, forse più apprezzato da Sigismondo Pandolfo Malatesta e dalla sua corte, è una caratteristica comune anche a Castel Sismondo, antecedente di un decennio rispetto al Tempio, per l'irregolarità dell'impianto, l'uso dell'arco a sesto acuto, gli inserti ceramici e gli intonaci verdi e rossi (i colori malatestiani) che dovevano rivestire le cortine murarie[125].

Dopo la caduta dei Malatesta, perduto il ruolo di capitale, non si ebbero più grandi opere di architettura a Rimini; nel XVI e XVII secolo le più significative furono le chiese di San Giuliano e di San Girolamo, il tempietto di Sant'Antonio, la fontana della Pigna, i palazzi Garampi e Gambalunga[126]. L'architettura barocca sfuggì agli eccessi e ai fasti propri di questo stile e mantenne un carattere più sobrio e controllato, al pari delle coeve opere bolognesi[116]. Un vivace rinnovamento si ebbe nel Settecento[127] con il bolognese Alfonso Torreggiani (Collegio dei Gesuiti) e con il riminese Giovan Francesco Buonamici, cui si devono la Torre dell'Orologio, la Pescheria, il Faro, la distrutta piazzetta dell'Episcopio e specialmente la chiesa di San Bernardino, di una raffinatezza ed una chiarezza compositiva che non hanno riscontro in altri edifici cittadini di questo secolo[128]. Le opere neoclassiche più significative furono realizzate tutte da architetti forestieri: Giuseppe Valadier (Palazzo Valloni), Giuseppe Achilli (Convento degli Agostiniani) e Luigi Poletti (Teatro comunale)[129].

Tra la fine del XIX secolo e gli inizi del XX, secondo il nuovo gusto borghese per lo storicismo eclettico ed il linguaggio dell'Art Nouveau, sorsero grandi alberghi, villini e stabilimenti per l'alta società, concepiti come volumi tradizionali ma arricchiti da decorazioni floreali e motivi esotici. Nel complesso scenario dell'architettura contemporanea, in cui convivono, anche per le caratteristiche proprie della città balneare – soggetta ad un continuo rinnovamento – espressioni tra loro molto differenti, spiccano le opere di Paolo Portoghesi, Massimiliano Fuksas, Mario Cucinella, Ron Arad, studio GMP (Gerkan, Marg und Partner)[130] e i grandi progetti per la spiaggia e il nuovo lungomare di Norman Foster e Jean Nouvel.

Teatro

Certa è la presenza di un teatro stabile a Rimini dal 1681, quando il Consiglio comunale decise la trasformazione del salone dell'Arengo in

Interno del teatro Novelli

una sala teatrale di grandi dimensioni a palchetti in legno[131] su progetto del veneziano Pietro Mauri. Gli spettacoli delle compagnie filodrammatiche qui rappresentati furono seguiti per breve tempo dal giovane Carlo Goldoni, trasferitosi a Rimini per studiare alla scuola di filosofia dei Domenicani[131].

Le strutture del teatro si rivelarono ben presto insufficienti per il limitato numero di posti e furono smantellate nel 1839 a causa di motivi statici. Anche il Teatro Buonarroti, fondato nel 1816 e frequentato principalmente da esponenti dell'aristocrazia riminese, dovette essere chiuso nel 1843 per minacce di crolli. Tra il 1842 e il 1857 fu costruito il Teatro comunale Vittorio Emanuele II, progettato da Luigi Poletti (architetto) secondo gli ormai tradizionali canoni del teatro ottocentesco. Il monumentale edificio neoclassico, preceduto da un portico a cinque arcate, si componeva di un grande atrio a tre navate al piano terra, di un foyer al piano superiore e di una cavea di tre ordini di ventuno palchi sui quali girava la balconata del loggione. Il teatro, inaugurato con la prima de l'Aroldo di Giuseppe Verdi, diretta dal maestro di Busseto, ospitò prestigiose stagioni liriche e di prosa fino alla sua distruzione, avvenuta nel dicembre 1943 a causa di un bombardamento aereo. Le rappresentazioni ripresero nel dopoguerra al moderno Teatro Ermete Novelli, inaugurato nel 1935 a Marina Centro, sul luogo dell'Arena Lido, che allietava con serate di prosa e di operette il soggiorno dei turisti al lido di Rimini.

Musica

Il primo musicista riminese di cui si abbiano notizie fu Sant'Arduino da Rimini (X secolo)[132]; una tradizione musicale di un certo rilievo è testimoniata nel secolo successivo dalla presenza di una “Scuola cantorum” presso la cattedrale di Santa Colomba. Tra il XV e il XVI secolo è da ricordare la significativa presenza di Guillaume Dufay, compositore francese tra i più importanti del tempo, che fu alla corte malatestiana fino al 1427 e vi compose numerose opere, e di Pietro Aaron, che nel 1518 divenne il primo maestro di cappella del coro della cattedrale.
Nel 1690 la città diede i natali a Carlo Tessarini, violinista e compositore di concerti, sonate e sinfonie[133].
Rimini diede anche i natali al musicista Benedetto Neri 1771 - 1841, che visse e morì a Milano, dove fu professore al Conservatorio e Direttore musicale del Duomo.
Amintore Galli, illustre musicologo e compositore nato nel 1845 a Talamello, frequentò il Ginnasio di Rimini prima di trasferirsi a Milano per studiare al Conservatorio[134]. Galli fu critico per il quotidiano musicale “Il Secolo” e compose nel 1886 l'Inno dei lavoratori; a lui fu dedicato nel 1945 il Teatro comunale di Rimini. Tra la fine dell'Ottocento e i primi anni del Novecento una certa vivacità caratterizzò lo Stabilimento dei Bagni, presso il quale si tenevano eventi mondani e serate danzanti; negli stessi anni furono ospiti del lido di Rimini il soprano Elena Bianchini Cappelli e il tenore Enrico Caruso[135]. In anni recenti la città diviene ispirazione per l'omonimo album di Fabrizio De André, pubblicato nel 1978, ed è ricordata in diverse canzoni popolari italiane e straniere: Rimini (Fabrizio De André), Inutile (Francesco Guccini), Amarcord (Nino Rota, nella colonna sonora dell'omonimo film di Fellini), Adriatico (Claudio Lolli), Tokyo storm warning (Elvis Costello), Ritorna a Rimini (Fred Buscaglione). Sono nati a Rimini il cantautore Samuele Bersani, la cantante Raffaella Cavalli e il compositore e produttore discografico Carlo Alberto Rossi, autore di canzoni di successo (Le mille bolle blu e E se domani di Mina).

Cucina

Tagliatelle al ragù.
Lasagne al forno.

La cucina riminese è semplice, popolare, dai sapori intensi e robusti, ed è legata indissolubilmente alle tradizioni della civiltà contadina e alla cultura della terra, con influssi peculiari dovuti alla posizione tra mare e collina, al confine tra Romagna e Marche. I piatti riminesi si basano sull’uso di farina, uova, formaggi, carne e legumi, ingredienti classici della cucina romagnola, ai quali si aggiungono il pesce azzurro, di cui il mare Adriatico è ricchissimo, le erbe aromatiche – aglio, finocchio selvatico, prezzemolo, rosmarino, rosole, ortica, rucola – e prodotti tipici locali, tra cui olio extravergine di oliva, strigoli, bietole e spinaci.

Il piatto principale è tradizionalmente la pasta, asciutta, in brodo o al forno, preparata in molte forme diverse. I primi piatti si ottengono quasi tutti dalla sfoglia, uno degli elementi distintivi della cucina locale: un impasto di uova e farina, lavorato a mano e steso con il mattarello, dalla superficie fine e lievemente rugosa per assorbire i condimenti. Una versione verde della sfoglia, preparata con l’aggiunta di spinaci, viene utilizzata per le lasagne al forno. Tra i primi figurano i cappelletti, i passatelli in brodo, le lasagne al forno, i cannelloni, i nidi di rondine, i ravioli, le tagliatelle, i garganelli, i maltagliati, gli gnocchi e gli strozzapreti[136], spesso conditi con ragù di carne o con burro e salvia.

I secondi piatti di carne comprendono piatti di carne quali il pollo alla cacciatora, il coniglio in porchetta, le zucchine ripiene, i salumi, le grigliate miste composte da braciole di castrato e salsicce di maiale, e piatti di pesce, tra cui le grigliate di sgombri, saraghine, sardoncini e sarde, gli spiedini di pesce cotti sul “focone”, le seppie con i piselli, le fritture di calamaretti e di bianchetti (qui conosciuti come “omini nudi”)[137].

La piada è un pane di antica tradizione, sottile e friabile, ottenuto da un impasto di farina, acqua, strutto e sale, e fatta cuocere al fuoco su un testo di terracotta o in ghisa. È spesso accompagnata a grigliate di carne o di pesce, salsicce, verdure gratinate, salame, prosciutto, formaggi freschi o erbe di campagna. I cassoni, o cascioni, sono focacce ripiene che costituiscono una variante “chiusa” della piada[138] e vengono farciti con numerosi ripieni differenti: rosole ed erbe di campo, patate e salsicce, pomodoro e mozzarella.

I contorni comprendono insalate miste, verdure gratinate, patate al forno, strigoli saltati in padella, olive marinate con finocchio selvatico, aglio e scorza d’arancia. I dolci riminesi sono rustici e venivano preparati quasi esclusivamente in occasione del Natale e del Carnevale. La ciambella appartiene alla tradizione di Natale; i fiocchetti e le castagnole a quella di Carnevale; la piada dei morti è un dolce con noci, uvetta, pinoli e mandorle, caratteristico del mese di novembre[139]. La zuppa inglese è un dolce particolarmente ricco che combina il gusto delicato della crema pasticciera a quello robusto dei savoiardi imbevuti in diversi liquori[140]. I dessert di frutta includono i fichi caramellati, le pesche con l’Albana e le fragole con il vino rosso.

Prodotti tipici locali sono lo squacquerone, formaggio fresco a pasta molle, dal sapore leggermente acidulo, e la saba, sciroppo d’uva o mosto cotto, usato per la preparazione di dolci. L’olio extravergine di oliva ha una tradizione storica testimoniata dalla presenza di frantoi attivi sin dall’antichità[141][142]. La produzione di olio deriva principalmente dalla varietà Correggiolo, la più diffusa sul territorio, dal colore giallo con riflessi verdi molto intensi e dal sapore fruttato, con note aromatiche di mandorla verde[143]. I vini più noti sono il Sangiovese, dal colore rosso rubino carico, e il Trebbiano, bianco asciutto e armonico, ma anche altri vini si sono imposti per le loro caratteristiche qualitative: il Pagadebit, la Rebola, il Cabernet Sauvignon[144] e l’Albana, bianco secco e amabile risalente probabilmente all’epoca romana.

Eventi

Il Palacongressi di Rimini

Manifestazioni ed eventi di primo piano si tengono a Rimini in ogni periodo dell'anno.

Rimini Fiera è la media company fieristica della città e del territorio di Rimini. Rimini Fiera presidia quattro distretti economici (Travel & Tourism, Technology & Enviroment, Entertainment & Leisure e Hotel & Food Industry) con manifestazioni ad alta specializzazione (35 tra annuali e biennali, 11 delle quali con la qualifica di internazionale e per la maggior parte organizzate direttamente).

Sede di congressi nazionali e internazionali, la città ospita il Meeting per l'amicizia fra i popoli e le Giornate internazionali di studio “Pio Manzù”, nell'ambito dei quali si tengono interventi, mostre e incontri su temi di attualità, società e politica.

Durante tutto l'anno sono in programma rassegne musicali – la più nota delle quali è la Sagra Musicale Malatestiana –, concerti, eventi sportivi (Paganello), culturali (Festival del mondo antico, Festival Internazionale di Pianoforte “Città di Rimini”) e mondani, tra cui particolare rilievo ha la Notte Rosa, che si festeggia in contemporanea lungo l'intera costa dell'Emilia-Romagna.

Tra il 1954 e il 1956 la città fu sede delle finali del concorso di bellezza Miss Italia, che videro l'elezione di Eugenia Bonino nel 1954, Brunella Tocci nel 1955 e Nives Zegna nel 1956.

Persone legate a Rimini

Antichità
Medioevo
Età moderna
XVIII secolo
XIX secolo
XX secolo
Viventi

Geografia antropica

Urbanistica

La pianta di Rimini presenta ancora oggi gli elementi costitutivi della città romana, il cui impianto è leggibile nella regolarità dei tracciati viari del centro storico. L'impianto urbano della città antica, la cui ampiezza fu determinata dai due precisi limiti geografici rappresentati dai corsi del Marecchia a nord-ovest e dell'Ausa a sud-est, era organizzato intorno a due assi principali: il decumano massimo (l'attuale Corso d'Augusto) e il cardo massimo (l'attuale Via Giuseppe Garibaldi – Via Quattro novembre), alla cui intersezione, in corrispondenza dell'odierna Piazza Tre Martiri, si apriva il foro.

La prima cinta muraria, caratterizzata da un andamento per gran parte semicircolare, fu quella costruita all'epoca stessa della fondazione romana; il territorio chiuso da tale fortificazione non fu mai completamente urbanizzato, ma arrivò ad ospitare una popolazione di diecimila abitanti.

Verso la fine del III secolo d.C., per difendersi dalle scorrerie degli alemanni, la città fu cinta da nuove mura, che ricalcavano il tracciato delle fortificazioni preesistenti ad eccezione del settore nord-orientale, dove si inoltravano verso il mare per includere al loro interno l'anfiteatro e il porto[145].

Nonostante la contrazione urbana avvenuta in età altomedievale, nella storia di Rimini i limiti difensivi della città non furono mai arretrati: per secoli rimasero coincidenti con le vecchie mura risalenti all'età aureliana.

L'impianto della città medievale, che trasformò quello romano ampliandone leggermente la cinta muraria a partire dall'età comunale, è riconoscibile nell'andamento sinuoso, irregolare e concentrico rispetto all'area dell'antico foro dei tracciati viari dei rioni Montecavallo e Pomposo (vie Aurelio Bertola e Alessandro Serpieri, Vicolo Cima, Via Santa Chiara, Via Maurizio Bufalini)[146]. Nel settore nord-orientale del centro (vie Ducale e Santa Maria al Mare) è leggibile invece l'ampliamento della città seguito alla costruzione del nuovo porto, resosi necessario dopo che una violenta piena del Marecchia provocò lo spostamento dell'alveo del fiume verso nord.

I mutamenti verificatisi tra il XV e il XIX secolo non comportarono modifiche sostanziali all'impianto ormai consolidato della città. Le vaste aree libere parzialmente coltivate a orti che esistevano nel tessuto urbano furono rimarginate solo tra la metà dell'Ottocento e i primi anni del Novecento[147].

Nel 1825 l'immigrazione e soprattutto la necessità di localizzare fuori dalla cinta muraria le attività produttive portarono alla formazione, lungo le tre direttici per l'entroterra, dell'attuale borgo Mazzini. Tale sobborgo si aggiunse a quelli di San Giuliano e San Giovanni, esistenti rispettivamente almeno dall'XI e XVI secolo, anche se più volte ricostruiti[148].

Se si esclude la costruzione dello stabilimento balneare (1843) e dei primi villini a mare (1870), collegati direttamente alla città storica attraverso il nuovo Viale Principe Amedeo, solo dall'inizio del Novecento la città conobbe una prima espansione esterna alla cinta muraria, verso la stazione ferroviaria e lungo Viale Tripoli.

L'espansione urbana divenne più rapida ed intensa tra gli anni venti e trenta del Novecento, quando avvenne il raccordo della città turistica con la città antica, la cui storica separazione rimase legata alla presenza della linea ferroviaria. I terreni agricoli compresi tra il mare e la ferrovia, lungo la direttrice litoranea, furono in gran parte edificati in seguito al forte sviluppo turistico.

Nel secondo dopoguerra l'espansione di Rimini avvenne prevalentemente tramite lottizzazioni isolate di piccoli proprietari agricoli, piuttosto che attraverso un disegno complessivo e partecipato della forma urbana: ciò fu dovuto anche all'assenza di un piano regolatore (che fu approvato solo nel 1965). L'unico strumento urbanistico vigente fino a tale data fu il Piano di Ricostruzione del 1945, la cui scarsa attenzione alla tipologia edilizia e alla morfologia del tessuto urbano portò in molti casi all'attuazione di interventi che, pur rispettando il perimetro degli antichi isolati, ne alterarono in modo significativo la volumetria[149].

Tra il 1962 e il 1986 furono progettati e realizzati i maggiori complessi di edilizia economica e popolare (III PEEP Celle, IV PEEP Marecchiese e V PEEP Ausa), entro i nuovi limiti urbani rappresentati dall'autostrada posta a ridosso della città, dalla circonvallazione e dal deviatore del Marecchia. L'espansione delle nuove periferie e la definitiva saturazione della fascia a mare della linea ferroviaria portarono ad una saldatura dell'area urbana con le frazioni litoranee e gli altri centri della Riviera romagnola[150], che si configura oggi come una conurbazione costiera estesa per oltre 50 km.

Suddivisioni storiche

Il centro storico di Rimini, compreso entro la cinta muraria malatestiana, fu storicamente diviso fin dall'età medievale in quattro rioni: Cittadella, Clodio, Pomposo e Montecavallo[151]. I confini esatti dei quartieri non sono noti, ma si suppone dovessero coincidere con le maggiori strade storiche della città: gli attuali Corso d'Augusto, Via Giuseppe Garibaldi e Via Alessandro Gambalunga[151].

Il rione Cittadella, nella zona occidentale del centro, ospitava le principali sedi del potere civile e religioso (i palazzi comunali, Castel Sismondo e la Cattedrale di Santa Colomba) e rappresentava di fatto il quartiere più importante della città storica[151]. Il rione Clodio, il più settentrionale, aveva un carattere popolare e un impianto urbanistico strettamente legato alla presenza del fiume Marecchia e alla vicinanza all'antica linea di costa[151], molto più arretrata rispetto a quella odierna. Il rione Pomposo, il più vasto, assunse il proprio nome dal monastero dei Benedettini di Pomposa; un'ampia parte del territorio per secoli fu occupata da conventi e orti[151], scomparsi in seguito all'espansione del 1907[60]. Il rione Montecavallo, che costituisce il settore meridionale del centro storico, si caratterizza per l'andamento curvilineo delle strade, di origine medievale e legate alla presenza della Fossa Patara, e per il piccolo rilievo detto “Montirone”[151].

All'esterno della cinta muraria, lungo le principali strade, si sviluppavano quattro borghi, completamente assorbiti dall'espansione urbana tra gli anni cinquanta e sessanta del Novecento: San Giuliano, Sant'Andrea, San Giovanni e Marina[148].

Il borgo più antico ed importante era quello di San Giuliano, lungo la Via Emilia, abitato da pescatori ed esistente già nell'XI secolo[148]. Il borgo San Giovanni e il borgo Sant'Andrea (noto anche come borgo Mazzini) furono entrambi distrutti nel corso di un incendio nel 1469[148]. Il primo, sviluppatosi lungo la Via Flaminia e abitato da piccoli artigiani e borghesi, fu ricostruito intorno alla metà del Cinquecento; il secondo, formatosi lungo le strade di collegamento con l'entroterra – Via Covignano, Via Marecchiese e Via Monte Titano – fu ricostruito solo a partire dal 1825. Il borgo di Marina, sviluppatosi dal XV secolo lungo la riva destra del fiume Marecchia ed indissolubilmente legato alle attività portuali, fu radicalmente trasformato a causa degli sventramenti per l'apertura di Via dei Mille (1932) e dei bombardamenti della seconda guerra mondiale, particolarmente pesanti data la vicinanza ai ponti cittadini e allo scalo ferroviario[152].

Suddivisioni amministrative

Il Comune di Rimini è ufficialmente suddiviso in sei circoscrizioni[153]:

  • Circoscrizione 1: Centro Storico - Marina Centro – San Giuliano (3,36 km²; 19.074 abitanti[154])
  • Circoscrizione 2: Borgo San Giovanni – Lagomaggio – Marina Lido (3,67 km²; 21.033 abitanti)
  • Circoscrizione 3: Bellariva – Miramare (5,28 km²; 22.701 abitanti)
  • Circoscrizione 4: Borgo Mazzini – INA Casa – Vergiano – Corpolò (43,81 km²; 23.460 abitanti)
  • Circoscrizione 5: Celle – Viserba – San Vito – Santa Giustina (35,23 km²; 32.034 abitanti)
  • Circoscrizione 6: V PEEP – Grotta Rossa – Gaiofana (43,46 km²; 25.019 abitanti)

Frazioni

Frazioni (litorale nord)

San Giuliano Mare e Rivabella

Le frazioni litoranee a nord della città sono cinque (da nord-ovest a sud-est): Torre Pedrera, Viserbella, Viserba, Rivabella e San Giuliano a Mare. Le località di Bellaria e Igea Marina, oggi unite nel comune omonimo, furono frazioni di Rimini fino al 1956.

Questo tratto di costa, lungo circa 6 km, presenta un arenile meno profondo rispetto alla Marina di Rimini e protetto dall'erosione da scogliere, con fondali molto bassi (a 500 metri dalla costa si raggiungono circa 5 metri di profondità).

Torre Pedrera, la frazione più settentrionale, deve il suo nome all'antica torre fatta costruire nel 1673 in prossimità del fiume Pedriera come difesa contro gli attacchi dei pirati. È dotata di una propria stazione ferroviaria (stazione di Rimini Torre Pedrera) sulla linea Ferrara-Rimini.

Viserba, la più antica e popolosa tra le frazioni settentrionali, si sviluppò dopo il 1889, con l'inaugurazione della stazione ferroviaria (stazione di Rimini Viserba) sulla linea Ferrara-Rimini[155], creata per favorire il commercio dei materiali della corderia, una fabbrica presente dal 1840 e passata da semplice mulino a pillificio e corderia.

Nel 1908 Viserba fu collegata al Lido di Rimini dalla strada litoranea[156], lungo la quale sorsero numerosi villini, ancora oggi in parte esistenti. Nella prima metà del Novecento Viserba ebbe l'appellativo di "regina delle acque", per la presenza della fonte Sacramora e di abbondanti acque nel sottosuolo, dovute alla sua posizione al centro della conoide fluviale del Marecchia. Dal secondo dopoguerra Viserba si è espansa ulteriormente verso l'entroterra (Viserba Monte), fino a raggiungere in tempi recenti la Strada statale 16 Adriatica, attraverso la costruzione di un vasto quartiere di edilizia economica e popolare.

San Giuliano a Mare, separata dal centro di Rimini solo dal porto canale, è sede della darsena Marina di Rimini, il maggiore porto turistico della città, dotato di 680 posti barca.

Marina Centro

Lo stesso argomento in dettaglio: Marina Centro.
La spiaggia di Rimini

Marina Centro è un quartiere centrale di Rimini, parte integrante del capoluogo e dunque non una frazione. Nota anche come marina, si sviluppò a partire dal 1843 con la fondazione dello Stabilimento balneare[157], tra i primi in Italia nel suo genere[158], il cui modello fu riproposto in molte città balneari della penisola, tra cui Pesaro, Senigallia e Lido di Venezia[159]. La marina di Rimini si affermò come importante località di soggiorno con l'apertura dell'hotel Kursaal (1872) e del Grand Hotel (1908), sviluppandosi secondo il modello anglosassone della “città giardino[160].

Frazioni (litorale sud)

Le frazioni litoranee a sud di Rimini sono quattro (da nord-ovest verso sud-est): Bellariva, Marebello, Rivazzurra e Miramare. La città di Riccione, oggi comune autonomo, costituiva la frazione più meridionale del comune di Rimini fino al 1923.

Lungo questo tratto costiero, lungo circa 5 km, sorgono le principali colonie marine di Rimini: il Sanatorio Comasco (1906) e l'Ospizio Marino Bolognese “A. Murri” (1912)[161] a Bellariva, la Colonia Villa Margherita (1920) a Marebello[162], la Colonia Enel a Rivazzurra (1932)[163] e le colonie Novarese (1933-34)[164] e Bolognese (1934)[165] a Miramare. Questo tratto di costa fu quasi interamente edificato durante il forte sviluppo turistico degli anni sessanta del Novecento, quando, senza ancora un piano regolatore, furono costruiti uno a ridosso dell'altro numerosi hotel economici e pensioni, aperti a partire da aprile-maggio.

La maggiore frazione litoranea meridionale, nonché la più antica, è Miramare, sorta nei primi anni del Novecento e sviluppatasi dagli anni trenta lungo Viale Ivo Oliveti e la strada litoranea. Miramare è sede dell'Aeroporto internazionale “Federico Fellini” e possiede una propria stazione ferroviaria sulla linea ferroviaria Bologna-Ancona; ospita inoltre il centro termale marino di Riminiterme.

Altre frazioni

San Lorenzo in Correggiano (in dialetto riminese San Lurènz in Curzein), situata sull'omonimo colle, posto tra via Coriano e via Montescudo a circa 4 km dalla Strada statale 16 Adriatica, ha una popolazione di circa 500 abitanti. Da sempre parte del contado riminese, nel 1371 era ricordata come Villa Plebis Sancti Laurentii in Coregiano e ospitava 34 focolari. Il celebre orientalista Giuseppe Adolfo Noel des Verges comprò in questi luoghi nel 1843 la Villa des Vergers.

Elenco delle frazioni del Comune di Rimini

Bellariva, Marebello, Rivazzurra, Alba Adriatica, Miramare, San Fortunato, San Lorenzo a Monte, Pomposa-Grotta Rossa, Sant'Aquilina, San Lorenzo in Correggiano, Osteria del Fiume, San Salvatore, San Martino in Venti, San Martino Monte l'Abate, Gaiofana, Villaggio Primo maggio, Ghetto Randuzzi, San Paolo, Ceriano-Santa Cristina, Spadarolo, Padulli, Vergiano, Corpolò, San Martino in Riparotta, Santa Giustina, Orsoleto, Variano, Osteria del Bagno, San Giovanni in Bagno, San Vito, Borgo Nuovo, Castellabate, San Giuliano a Mare, Rivabella, Viserba, Viserbella, Torre Pedrera.

Economia

Il turismo, la maggiore risorsa economica della città.

Rimini è un centro turistico di importanza internazionaleTurri, p. 26.</ref>. L’economia è interamente basata sul terziario turistico, il cui sviluppo, iniziato nella prima metà dell’Ottocento e definitivamente affermatosi con il “miracolo economico” del secondo dopoguerra, ha condizionato tutti gli altri settori: il terziario avanzato, il commercio, l’edilizia e l’industria[166]. L’agricoltura e la pesca, che per secoli costituirono le principali risorse economiche per la città, sono settori secondari, anch’essi in parte subordinati alle attività turistiche.

Terziario

Rimini è una delle destinazioni turistiche più note in Europa e nel Mediterraneo, grazie alla sua spiaggia, agli attrezzati stabilimenti balneari, ai parchi tematici e alle numerose opportunità per il divertimento e il tempo libero. Rimini concentra un quarto dell’offerta alberghiera regionale, con oltre 1.000 hotel di ogni categoria[167], di cui circa 300 aperti tutto l’anno[168], per un totale di 72.000 posti letto[169], oltre a centinaia di residence, appartamenti, villette, bed & breakfast e campeggi.

Il turismo si basa sul settore balneare, accanto al quale si sviluppa l’offerta legata alle fiere e ai congressi, agli eventi, alla notte, alla cultura, al benessere e all’enogastronomia[170].

Rimini è sede di fiere e congressi internazionali, con un quartiere fieristico e un palacongressi tra i più importanti in Europa[171], grazie alla posizione geografica e alla concentrazione di strutture ricettive, servizi e attrattive che la città offre. Il [[commercio], come numero di imprese e di addetti, figura tra i principali settori economici, con un importante centro commerciale all’ingrosso, due ipermercati, grandi magazzini, supermercati e centinaia di negozi e boutique.

Industria

L’industria, meno sviluppata rispetto al turismo e al terziario, comprende numerose aziende di media e piccola dimensione operanti nei settori alimentare, della meccanica del legno, dell’edilizia, dell’arredamento, dell’abbigliamento e dell’editoria[172]. Rimini è sede inoltre di uno storico stabilimento delle Officine Grandi Riparazioni di Trenitalia, specializzato nelle attività di manutenzione e riparazione di mezzi di trazione diesel[173]. L'azienda più grande di Rimini è la «MARR», società per azioni attiva nel settore alimentare.[174] Il sistema produttivo riminese comprende due principali poli industriali e artigianali: quello delle Celle e quello del Villaggio I° Maggio, situati rispettivamente a nord-ovest e a sud-ovest della città.

Agricoltura

L’agricoltura riveste un'importanza marginale rispetto agli altri settori, ma può vantare produzioni di buona qualità che hanno ottenuto il riconoscimento di denominazione di origine protetta[175]. Rimini possiede un’importante tradizione vitivinicola, grazie alla varietà dei terreni e dei vitigni (Sangiovese, Trebbiano, Rebola, Pagadebit, Albana) e una storica produzione di olio extravergine d’oliva, con le cultivar Correggiolo, Frantoio, Moraiolo, Pendolino e Rossina[176]. Le colture più diffuse sono, oltre alla vite e all’olivo, gli alberi da frutta (pesche e nettarine, albicocche, kaki, mele, pere, ciliegie, kiwi, susine), gli ortaggi e i legumi (lattuga, zucchine, patate, pomodori, fagioli, fagiolini, cavolfiori, finocchi, fragole), i seminativi (frumento, orzo, sorgo, mais, avena) e le piante da seme (girasole, colza)[177].

Pesca

Il settore della pesca ha un’importanza secondaria nell'economia della città, nonostante rappresenti una delle attività storiche del territorio. Rimini è uno tra i principali porti pescherecci del mare AdriaticoTurri, p. 72.</ref> e la sua flotta, con un centinaio di barche, è la più ampia del compartimento riminese, che comprende un tratto di circa 50 km di costa, da Cattolica a Cesenatico[178].

Infrastrutture e trasporti

Strade

Rimini è collegata alla rete autostradale nazionale tramite due caselli, situati a nord e a sud della città, della Autostrada A14 Bologna-Taranto.
Altre strade importanti che toccano la città sono di origine romana e sono:

Ferrovie

Stazione di Rimini
Stazione di RiminiFiera

La città è attraversata da due linee ferroviarie, la Bologna-Ancona e la Ferrara-Ravenna-Rimini, ed è servita da cinque impianti tra stazioni e fermate: Rimini, RiminiFiera, Rimini Miramare, Rimini Viserba e Rimini Torre Pedrera.

In tempi precedenti, la città fu dotata di altre due linee ferroviarie:

Entrambe le linee erano a scartamento ridotto da 950 mm ed inizialmente furono esercite in concessione da società private, rispettivamente la Società Veneto Emiliana Ferrovie Tranvie (SVEFT) e la Società Anonima delle Ferrovie e Tramvie Padane (FTP).

Aeroporti

Aeroporto "Federico Fellini" a Rimini Miramare.

Rimini è dotata di un proprio aeroporto internazionale che è il secondo della regione come numero di passeggeri. Nato come aeroporto militare (numerosi i piloti riminesi in guerra tra cui Fabbri, Melandri e Grossi) è dotato di una pista di decollo/atterraggio molto lunga, pertanto talvolta viene utilizzato come scalo secondario di Bologna soprattutto per aerei e cargo di grosse dimensioni che non potrebbero atterrare altrove. Collega quotidianamente i principali aeroporti europei come Roma-Fiumicino e Mosca, e anche intercontinentali come Sharm el-Sheikh.

Mobilità urbana

L'azienda di trasporto Start Romagna gestisce il bacino di Rimini, comprendente le linee autobus urbane e interurbane a servizio della città e della provincia. La Start esercisce anche la filovia interurbana per Riccione, che nel 1939 aveva sostituito la preesistente tranvia extraurbana la quale svolgeva anche servizio urbano.

Amministrazione

Lo stesso argomento in dettaglio: Sindaci di Rimini.

Gemellaggi

Istituzione della provincia

La provincia fu istituita nel 1992 distaccandone il territorio dall'allora provincia di Forlì; solo nell'aprile 1995 ha iniziato a essere effettivamente operativa, con l'attivazione della Prefettura e l'elezione del primo consiglio provinciale.

Sport

Lo Stadio "Romeo Neri".
Il 105 Stadium, sede di incontri di basket, concerti e spettacoli
Il Palasport Flaminio.
File:Pallamano Palasport Flaminio Rimini.jpg
Derby tra La Rapida e Fippi, le squadre di pallamano di Rimini che arrivarono a sfidarsi in Serie A tra gli anni '70 e '80.

I match erano disputati al Palasport Flaminio.

  • Associazione Calcio Rimini 1912, la principale squadra calcistica cittadina. La Rimini Calcio ha avuto partecipazioni anche in serie B e in Lega Pro Prima Divisione. Attualmente milita nel girone A di Lega Pro Seconda Divisione.
  • Basket Rimini Crabs: militano in Divisione Nazionale B dopo un passato nella massima serie.
  • Rimini Baseball Club: milita nella IBL, ha vinto 11 scudetti e 3 Coppe dei Campioni.
  • A.S.D. Rimini 86 Baseball Club: milita nel campionato di serie C, ha disputato un campionato di serie B
  • Pallamano Rimini '72, con un passato nella massima serie
  • Viserba Volley (serie B1 femminile)
  • Polisportiva Stella (volley serie B2 femminile)
  • Calcio a 5 Rimini
  • Rimini Rugby
  • Profighting
  • Rimini Pallavolo (serie C maschile e femminile)
  • SG Volley (serie D femminile)
  • L.S.D.F. (Ultimate frisbee)

Impianti sportivi

  • Stadio Romeo Neri
  • 105 Stadium
  • Palasport Flaminio
  • Stadio dei Pirati
  • PalaBriolini di San Giuliano Mare
  • Circolo Tennis Rimini
  • Circolo Tennis Rivazzurra
  • Centro sportivo Gaiofana
  • Impianto sportivo Viserba
  • Centro sportivo Stella
  • Centro sportivo Salesiani
  • Centro sportivo D.L.F.
  • Centro sportivo Seminario
  • Baseball e softball Rivabella
  • Centro Polisportiva Rex
  • Aeronautica Sportiva e Aeroclub
  • Centro sportivo Fossati
  • Centro Sportivo Torre Pedrera
  • Garden Sporting Center
  • Campo Don Pippo (Polisportiva Sanges)
  • Campo da baseball Matteo e Nicola Michelucci di Spadarolo (ASD Rimini86 B.C.)

Curiosità

Primati di Rimini

  • lo stabilimento per i bagni di mare («Kursaal», 1873)
  • la discoteca («Paradiso», 1957)
  • la prima telecronaca sportiva di una tv privata (Rimini-Spal, 5 dicembre 1971 su Babelis tv)
  • la prima comunità di recupero per tossicodipendentiSan Patrignano», 1978)
  • il primo hotel costruito a Rimini («Liverpool Hotel Rimini All Inclusive», 1905, in Viale Bergamo, 8 a Rivazzurra)

Note

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