Carlo Emilio Gadda: differenze tra le versioni

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Nel [[1928]]-[[1929]] abbozzò un trattato filosofico, la ''Meditazione milanese'' (di cui stese una prima versione e iniziò, senza concluderla, una seconda versione), che trattava di una [[gnoseologia]], e nel quale si manifestava il suo interesse per [[Leibniz]], ma anche per [[Kant]] e per [[Baruch Spinoza|Spinoza]]. Nello stesso anno si dedicò al romanzo ''[[La meccanica]]'', che tuttavia, rimasto incompiuto, vedrà la luce solamente nel [[1970]].
Nel [[1928]]-[[1929]] abbozzò un trattato filosofico, la ''Meditazione milanese'' (di cui stese una prima versione e iniziò, senza concluderla, una seconda versione), che trattava di una [[gnoseologia]], e nel quale si manifestava il suo interesse per [[Leibniz]], ma anche per [[Kant]] e per [[Baruch Spinoza|Spinoza]]. Nello stesso anno si dedicò al romanzo ''[[La meccanica]]'', che tuttavia, rimasto incompiuto, vedrà la luce solamente nel [[1970]].


Nel [[1931]] iniziò la sua collaborazione al quotidiano milanese ''L'ambrosiano'', e pubblicò presso le ''Edizioni di [[Solaria]]'' una raccolta di racconti e prose varie intitolata ''La Madonna dei filosofi''. Con ''[[Il castello di Udine]]'', sua seconda raccolta di racconti, che verrà pubblicata tre anni dopo, lo scrittore otterrà il [[premio Bagutta]].
Nel [[1931]] iniziò la sua collaborazione al quotidiano milanese ''[[L'ambrosiano]]'', e pubblicò presso le ''Edizioni di [[Solaria]]'' una raccolta di racconti e prose varie intitolata ''La Madonna dei filosofi''. Con ''[[Il castello di Udine]]'', sua seconda raccolta di racconti, che verrà pubblicata tre anni dopo, lo scrittore otterrà il [[premio Bagutta]].


Nel [[1936]] morì la madre, con la quale Gadda intratteneva un rapporto conflittuale. Fu anche per la morte di Adele Lehr, e in relazione alla scelta di vendere la casa paterna in Brianza, in cui la madre aveva vissuto, che lo scrittore cominciò a stendere i primi abbozzi del romanzo ''[[La cognizione del dolore]]'', pubblicato successivamente tra il [[1938]] e il [[1941]] sulla rivista ''[[Letteratura (rivista)|Letteratura]]''.
Nel [[1936]] morì la madre, con la quale Gadda intratteneva un rapporto conflittuale. Fu anche per la morte di Adele Lehr, e in relazione alla scelta di vendere la casa paterna in Brianza, in cui la madre aveva vissuto, che lo scrittore cominciò a stendere i primi abbozzi del romanzo ''[[La cognizione del dolore]]'', pubblicato successivamente tra il [[1938]] e il [[1941]] sulla rivista ''[[Letteratura (rivista)|Letteratura]]''.

Versione delle 04:29, 22 ott 2018

«Il dirmi che una scarica di mitra è realtà mi va bene, certo; ma io chiedo al romanzo che dietro questi due ettogrammi di piombo ci sia una tensione tragica, una consecuzione operante, un mistero, forse le ragioni o le irragioni del fatto»

Gadda in un'immagine giovanile degli anni venti

Carlo Emilio Gadda (Milano, 14 novembre 1893Roma, 21 maggio 1973) è stato uno scrittore, poeta e ingegnere italiano, che ha segnato la narrativa del Novecento attraverso un impasto originalissimo di linguaggi diversi (dialetti, termini gergali e tecnici, neologismi) e un incessante stravolgimento delle strutture tradizionali del romanzo.

Biografia

I primi anni e gli studi

Figlio primogenito delle seconde nozze di Francesco Ippolito, rimasto vedovo quasi trent'anni prima e risposatosi nel 1893 con l'ungherese Adele Lehr, Carlo Emilio Gadda nacque a Milano il 14 novembre 1893. Il padre, industriale tessile, e la madre, insegnante di lettere e poi direttrice in alcune scuole lombarde, assicurarono alla famiglia notevoli agi, non immuni da alcuni vezzi esteriori della borghesia lombarda, come l'oneroso acquisto di una villa a Longone, in Brianza, contro la quale si indirizzarono subito l'odio e il sarcasmo di Gadda, che in essa vide l'origine di tutte le disgrazie familiari: infatti le spese sostenute in questa circostanza, nonché alcuni azzardati investimenti paterni nell'allevamento dei bachi da seta, uniti alla concorrenza dell'industria tessile giapponese, e, da ultimo, alla morte stessa del padre, che avvenne nel 1909, segnarono il passaggio, traumatico per il giovane, a una difficile condizione economica, a cui solo il lavoro e i sacrifici materni riuscirono a far fronte.

Conseguita la maturità al Liceo Classico "Giuseppe Parini" (1912), contro la propria volontà e in obbedienza alle aspirazioni materne[1], Gadda si iscrisse, come il fratello Enrico Gadda, al corso di laurea in Ingegneria Elettrotecnica presso il Regio Istituto Tecnico Superiore di Milano (il futuro Politecnico): la rinuncia alle proprie inclinazioni letterarie fu la nota costante e dolente del ritratto che il Gadda maturo diede di sé.

Volontario nella prima guerra mondiale

Da convinto interventista qual era, allo scoppio della prima guerra mondiale partì come volontario nei reparti territoriali delle truppe alpine, venendo dislocato nelle zone arretrate del fronte sull'Adamello e sulle alture vicentine. Fu fatto prigioniero dopo la rotta di Caporetto e deportato a Celle (Hannover, Germania), dove strinse amicizia con Bonaventura Tecchi, Camillo Corsanego e Ugo Betti.

Tra il 24 agosto 1915 e il 31 dicembre 1919 Gadda tenne un minuzioso diario, in parte (quella del 1917) andato perduto. Col titolo Giornale di guerra e di prigionia, fu parzialmente pubblicato solamente nel 1955, e, con alcune aggiunte, nel 1965. Solo dopo la sua morte, sarà pubblicata anche la parte relativa a Caporetto e alla prigionia. È una denuncia forte e amara dell'incompetenza con cui era stata condotta la guerra e del degrado della vita dei prigionieri. L'opera gaddiana riporta in differenti occasioni alcuni dei temi che diventeranno il fondamento delle maggiori: il disordine oggettivo del reale, l'affetto dell'autore nei confronti del fratello, l'orrore della guerra, il disprezzo delle gerarchie.

Il rientro in Italia, a Milano, alla fine di gennaio del 1919, è funestato dalla notizia della morte in un incidente di guerra, nell'aprile del 1918, dell'amato fratello Enrico, aviatore, "la parte migliore e più cara di me stesso", come annota nel Giornale.

Ingegnere e collaboratore a Solaria

Tornato a Milano, il 14 luglio 1920 conseguì la laurea in Ingegneria Elettrotecnica, discutendo la tesi Turbine ad azione Pelton con due introduttori.

Come ingegnere lavorò in Sardegna, in Lombardia, in Belgio e in Argentina, presso la Compañía General de Fósforos, fondata dagli industriali italiani Dellachà e Lavaggi. Nel 1921 si iscrisse al Partito Nazionale Fascista.

Nel 1924 decise di iscriversi al corso di laurea in Filosofia e di dedicarsi alla passione a lungo rimandata: la letteratura e le arti umanistiche. Superò tutti gli esami previsti dall'ordinamento didattico e concordò la tesi col Prof. Piero Martinetti. La dissertazione di laurea riguardava i Nouveaux Essais sur l'entendement humain di Leibniz, ma per oscuri motivi Gadda non terminò mai la sua stesura e rinunciò così a laurearsi in Filosofia.

Nel 1926 iniziò la sua collaborazione alla rivista fiorentina Solaria, esordendo nel 1927 sulle pagine di critica con il saggio dal titolo Apologia manzoniana.

I primi scritti

Negli anni Venti iniziò a scrivere ampi abbozzi di romanzo e trattati, come "Racconto italiano di ignoto del Novecento", nel 1924-25, contenente molte informazioni sulle caratteristiche che deve avere il romanzo moderno in rapporto alla tradizione (specie quella manzoniana). Nel 1928-1929 abbozzò un trattato filosofico, la Meditazione milanese (di cui stese una prima versione e iniziò, senza concluderla, una seconda versione), che trattava di una gnoseologia, e nel quale si manifestava il suo interesse per Leibniz, ma anche per Kant e per Spinoza. Nello stesso anno si dedicò al romanzo La meccanica, che tuttavia, rimasto incompiuto, vedrà la luce solamente nel 1970.

Nel 1931 iniziò la sua collaborazione al quotidiano milanese L'ambrosiano, e pubblicò presso le Edizioni di Solaria una raccolta di racconti e prose varie intitolata La Madonna dei filosofi. Con Il castello di Udine, sua seconda raccolta di racconti, che verrà pubblicata tre anni dopo, lo scrittore otterrà il premio Bagutta.

Nel 1936 morì la madre, con la quale Gadda intratteneva un rapporto conflittuale. Fu anche per la morte di Adele Lehr, e in relazione alla scelta di vendere la casa paterna in Brianza, in cui la madre aveva vissuto, che lo scrittore cominciò a stendere i primi abbozzi del romanzo La cognizione del dolore, pubblicato successivamente tra il 1938 e il 1941 sulla rivista Letteratura.

L'abbandono della professione e l'attività letteraria

Nel 1940 lo scrittore, abbandonata ormai definitivamente la professione di ingegnere, si trasferì a Firenze dove visse fino al 1950. Nel 1944 pubblicò L'Adalgisa, una raccolta di racconti di ambiente milanese, un quadro storico-satirico della borghesia milanese nel primo trentennio del Novecento, affiancato da note che danno un rimando saggistico all'opera: al suo interno, "raccontando i Perego, i Maldifassi, i Lattuada, i Corbetta, i Rusconi, i Ghiringhelli, e in primo luogo le loro donne", queste erano descritte come "le vere custodi e interpreti dei sentimenti e delle istituzioni della tribù"[2].

Il lavoro in RAI e la produzione letteraria matura

Nel 1950 Gadda si trasferì a Roma dove lavorò presso la RAI per i servizi di cultura del Terzo programma fino al 1955. Sarà di questi anni la produzione letteraria più matura dello scrittore che lo imporrà come una delle grandi personalità letterarie del Novecento. Nel 1952 pubblicò Il primo libro delle favole e nel 1953 Novelle del ducato in fiamme, un'ironica rappresentazione dell'ultimo periodo del fascismo, con il quale ottenne nel 1953 il premio Viareggio.

Nel 1957 venne pubblicato Quer pasticciaccio brutto de via Merulana, uno sperimentale romanzo giallo ambientato nei primi anni del fascismo che era già apparso in una prima versione nel 1946-1947 sulla rivista Letteratura. Da quest'opera nel 1959 fu tratto il film Un maledetto imbroglio del regista Pietro Germi.

Nel 1963 venne dato alle stampe La cognizione del dolore. L'opera, già apparsa in parte tra il 1938 e 1941 sempre su Letteratura, ottenne il Prix International de la Littérature e uscì successivamente ai saggi e alle note autobiografiche raccolte nel 1958 con il titolo I viaggi la morte. Sempre nel 1963 uscirono Le meraviglie d'Italia nella loro stesura definitiva, con modifiche sostanziali rispetto alla pubblicazione del 1938. Il Gadda di questa fase matura è quello maggiormente ricordato come rappresentante della Linea Lombarda.

Gli ultimi anni

Tra le ultime opere, il romanzo-saggio del 1967 Eros e Priapo: da furore a cenere, un violento e grottesco pamphlet sui miti del ventennio fascista che dimostra ancora una volta il rapporto di sostanziale ostilità di Gadda col fascismo; proprio Eros e Priapo è un divertente benché amarissimo scritto contro il regime e Benito Mussolini. Al riguardo Sergio Luzzatto ricordò che comunque Gadda era stato iscritto al Partito Fascista fin dal 1921 e che le sue invettive erano il frutto di un innamoramento deluso[4]. Bisogna altresì ricordare che l'originale inedito di Eros e Priapo risale al 1941, pur non essendo stato pubblicato prima del '67 (comunque fortemente rimaneggiato) anche per una notevole censura praticata dalle case editrici cui fu proposto.

Vennero poi pubblicati il primo romanzo di Gadda, La meccanica, nel 1970, e altri scritti inediti che risalgono ai suoi primi anni di attività letteraria, come Novella seconda del 1971.

Gadda morì il 21 maggio 1973 a Roma. È sepolto nel cimitero acattolico di Roma. Dopo la sua morte vennero pubblicati Meditazione milanese (1974) e Racconto italiano di ignoto del novecento (1983).

Analisi

Nella quinta delle Lezioni americane[5][6] Italo Calvino analizza l'opera di Gadda come esempio moderno di «romanzo contemporaneo come enciclopedia» (p. 103); secondo Calvino, Gadda «cercò per tutta la vita di rappresentare il mondo come un garbuglio, o groviglio, o gomitolo, di rappresentarlo senza attenuarne affatto l'inestricabile complessità, o per meglio dire la presenza simultanea degli elementi più eterogenei che concorrono a determinare ogni evento» (pp. 103–4). Il critico letterario Guido Almansi ha sostenuto che questa definizione potrebbe applicarsi tanto a Gadda quanto a Thomas Pynchon[7].

Alberto Arbasino ha analizzato la scrittura del Gadda nel saggio Genius Loci (1977)[8]:

«la derisoria violenza della sua scrittura esplodeva esasperata, contestando insieme il linguaggio e la parodia, tra il ron-ron rondesco-neoclassico-fascistello e il pio-pio crepuscolare-ermetico-pretino, in schegge di incandescente (espressionistica) espressività… Proprio come per Rabelais e per Joyce che gli sarebbero poi stati accostati, «a braccio» e «a orecchio», i suoi messaggi fanno a pezzi ogni codice, spiritate e irritate, le sue invenzioni verbali dileggiano significati e significanti; devastano ogni funzione o finalità comunicativa; rappresentano innanzitutto se stesse, e i propri fantasmi, in un foisonnement inaudito e implacabile di spettacolari idioletti.
[…]
La complessa ricchezza linguistica e tematica dell'opera gaddiana, così visceralmente composta e tramata, e sardanapalesca, e pantagruelica, continua a sollecitare una pluralità di letture, a diversi livelli, lungo differenti parametri, secondo i più svariati presupposti e pregiudizi: a costo di razionalizzare fin troppo lucidamente attraverso nitidi procedimenti di schede e di referti quel suo atrabiliare viluppo di fantasticate irrisioni e di furie compossibili.
[…]
Non per nulla, gl'interessi enciclopedici dell'Ingegnere coincidono (fino al delirio di riversare tutta la Funzione nell'Espressione) coi manifesti tracciati due secoli fa dagli impeccabili fratelli Verri e da Cesare Beccaria, risoluti a insultare programmaticamente la Crusca in nome di Galileo e di Newton, cioè a sviluppare una cultura extraletteraria cosmopolita e un pensiero intellettuale «assolutamente moderno» a dispetto della grammatica arcaica dei Pedanti, trasgredendo al purismo imbecille che caldeggia l'impiego di qualsiasi grulleria del Piovano Arlotto per definire prodotti e nozioni del nostro tempo»

Opere

Raccolte

Romanzi, racconti, saggi

La tomba di Carlo Emilio Gadda nel Cimitero acattolico di Roma.
  • La Madonna dei filosofi. Racconti, Solaria, Firenze, 1931; Einaudi, Torino, 1963; Garzanti, Milano, 1989
  • Il castello di Udine, Solaria, Firenze, 1934; Einaudi, Torino, 1961; Garzanti, Milano, 1989
  • Le meraviglie d'Italia, Parenti, Firenze, 1939; Einaudi, Torino, 1964; Garzanti, Milano, 1993
  • Gli anni, Parenti, Firenze, 1943; Einaudi, Torino, 1964; Garzanti, Milano, 1993
  • L'Adalgisa. Disegni milanesi, Le Monnier, Firenze, 1944; Einaudi, Torino, 1960; Garzanti, Milano, 1985; Adelphi, Milano, 2012, a cura di Claudio Vela
  • Il primo libro delle favole, Neri Pozza, Venezia, 1952; Il saggiatore, Milano, 1969; Garzanti, Milano, 1976; Mondadori, Milano, 1990
  • Novelle dal Ducato in fiamme, Vallecchi, Firenze, 1953; UTET, Torino, 2006
  • I sogni e la folgore, Einaudi, Torino, 1955. [contiene: La Madonna dei filosofi, Il castello di Udine e L'Adalgisa]
  • Giornale di guerra e di prigionia, Sansoni, Firenze, 1955; Einaudi, Torino, 1965; Garzanti, Milano, 1999
  • Quer pasticciaccio brutto de via Merulana, Garzanti, Milano, 1957.
  • I viaggi, la morte, Garzanti, Milano, 1958.
  • Verso la Certosa, Ricciardi, Milano-Napoli, 1961; Adelphi, Milano, 2013
  • La cognizione del dolore, Torino, Einaudi, 1963; Garzanti, Milano, 1994
  • Accoppiamenti giudiziosi. I racconti. 1924-1958, Garzanti, Milano, 1963; Adelphi, Milano, 2011, nuova ed. riveduta a cura di Paola Italia e Giorgio Pinotti
  • I Luigi di Francia, Garzanti, Milano, 1964.
  • Eros e Priapo (da furore a cenere), Garzanti, Milano, 1967;
  • Il guerriero, l'amazzone, lo spirito della poesia nel verso immortale del Foscolo. Conversazione a tre voci, Garzanti, Milano, 1967; Adelphi, Milano, 2015, a cura di Claudio Vela
  • La meccanica, Garzanti, Milano, 1970 (ma 1928-29).
  • Novella seconda, Garzanti, Milano, 1971.
  • Meditazione milanese, a cura di G.C. Roscioni, Torino, Einaudi, 1974; Garzanti, Milano, 2002
  • La verità sospetta. Tre traduzioni, a cura di M. Benuzzi Billeter, Bompiani, Milano, 1977.
  • Le bizze del capitano in congedo e altri racconti, a cura di D. Isella, Adelphi, Milano, 1981; All'insegna del pesce d'oro, Milano, 1981
  • Il tempo e le opere. Saggi, note, divagazioni, a cura di D. Isella, Adelphi, Milano, 1982.
  • Un radiodramma per modo di dire e scritti sullo spettacolo, a cura di C. Vela, Il Saggiatore, Milano, 1982.
  • Racconto italiano di ignoto del Novecento (Cahier d'etudes), Einaudi, Torino, 1983.
  • Il palazzo degli ori, Einaudi, Torino, 1983.
  • Gonnella buffone, Guanda, Milano, 1985.
  • Azoto e altri scritti di divulgazione scientifica, a cura di V. Scheiwiller e A. Silvestri, Libri Scheiwiller, Milano, 1986. *Lettere alla sorella. 1920-1924, a cura di G. Colombo, Archinto, Milano, 1987.
  • I miti del somaro, a cura di Alba Andreini, Libri Scheiwiller, Milano, 1988.
  • Taccuino di Caporetto. Diario di guerra e di prigionia (ottobre 1917-aprile 1918), Garzanti, Milano, 1991, ISBN 88-11-66114-5.
  • Gadda al microfono. L'ingegnere e la Rai 1950-1955, a cura di G. Ungarelli, Nuova ERI, Torino, 1993. ISBN 88-397-0793-X.
  • Disegni milanesi, a cura di Dante Isella, Paola Italia e Giorgio Pinotti, Can bianco, Pistoia, 1995. [Contiene: San Giorgio in casa Brocchi, L'incendio di via Keplero, Un fulmine sul 220]
  • Un fulmine sul 220, a cura di D.Isella, Garzanti, Milano, 2000.
  • I Littoriali del Lavoro e altri scritti giornalistici 1932-1941, a cura di Manuela Bertone, ETS, Pisa, 2005
  • Villa in Brianza, a cura di G. Pinotti, Adelphi, Milano, 2007.
  • Eros e Priapo. Versione originale, a cura di Paola Italia, Giorgio Pinotti, Adelphi, Milano, 2016

Poesie

Epistolari

  • Piero Gadda Conti, Le confessioni di Carlo Emilio Gadda[9], Pan editrice Milano, 1974
  • Carteggio dell'Ing. Carlo Emilio Gadda con l'Ammonia Casale, s.a., 1927-1940, a cura di Dante Isella, Verona, Stamperia Valdonega, 1982.
  • Lettere a una gentile signora, A cura di Giuseppe Marcenaro, Milano, Adelphi, 1983.
  • Lettere agli amici milanesi, a cura di E. Sassi, Milano, Il Saggiatore, 1983.
  • L'Ingegner fantasia. Lettere a Ugo Betti 1919-1930, a cura di Giulio Ungarelli. Un capitolo inesplorato della vita dell'autore del "Pasticciaccio", Milano, Rizzoli, 1984.
  • A un amico fraterno. Lettere a Bonaventura Tecchi, a cura di M. Carlino, Milano, Garzanti, 1984.
  • Lettere alla sorella. 1920-1924, a cura di Gianfranco Colombo, Milano, Archinto, 1987.
  • Carissimo Gianfranco. Lettere ritrovate, 1943-63, a cura di Giulio Ungarelli, Milano, Archinto, 1998.
  • Gianfranco Contini e C.E. Gadda, Carteggio 1934-1963. Con 62 lettere inedite, a cura di Dante Isella, Gianfranco Contini, Giulio Ungarelli, Milano, Garzanti, 2009 (I ed. 1988).
  • Un gomitolo di concause. Lettere a Pietro Citati (1957-1969), a cura di Giorgio Pinotti, Milano, Adelphi, 2013.
  • C.E. Gadda e Goffredo Parise, «Se mi vede Cecchi, sono fritto». Corrispondenza e scritti 1962-1973, a cura di Domenico Scarpa, Milano, Adelphi, 2015.
  • Gadda in "zona Guarnieri": cinque lettere di Carlo Emilio Gadda a Silvio Guarnieri (1934-1939), a cura di Maria Antonietta Grignani e Anna Modena, Novara, Interlinea, 2015

Mélanges

  • «Per favore, mi lasci nell'ombra». Interviste 1950-1972, a cura di Claudio Vela, Milano, Adelphi, 1993.
  • Gadda. La vita e le opere in un volume di Mauro Bersani. Le immagini e la voce dello scrittore in una videocassetta di Rai Educational, Torino, Einaudi, 2003.

Traduzioni

Note

  1. ^ Ingegneria, su gadda.ed.ac.uk.
  2. ^ Pietro Citati, La più sublime delle invettive, CORRIERE DELLA SERA, 9 gennaio 2017, che prosegue: "Ora, in Eros e Priapo le donne ritornano. Vanno in tram, (...) Sono avide di moine, di vesti, di ninnoli, di pipoli, di pelli e pelliccette di volpe o di ratto-muschiato, che cingono il loro collo fino ad agosto. Disprezzano in sommo grado il timido, il pavido, il pensoso, il delicato, l'inchiostrato, il letterato, l'occhialuto, l'incerto. Ora sono tutte innamorate di Mussolini, che aveva fatto credere loro di «essere il solo genitale disponibile sulla piazza, e comunque il più eretto, il più valido, il più grosso, il più rosso». (...) Eros e Priapo sta sotto il segno di un'immagine, che in quegli anni Gadda amava e ripeteva: quella delle streghe intorno al calderone nel Macbeth".
  3. ^ Giulio Cattaneo, Il gran lombardo, Garzanti, 1973; Einaudi, 1991.
  4. ^ Giano Accame, La morte dei fascisti, Edizioni Mursia, 2010, p. 24.
  5. ^ Italo Calvino, Lezioni americane. Sei proposte per il prossimo millennio, pp. 99-117. Garzanti, Milano, 1988. ISBN 88-11-59815-X [1]
  6. ^ Italo Calvino, Six memos for the next millennium, Harvard University Press, Cambridge, Mass. 1988 ISBN 0-674-81040-6 [2]
  7. ^ Guido Almansi, prefazione all'edizione italiana del romanzo V., p.5 (Thomas Pynchon, V., Rizzoli, Milano, novembre 1992, ISBN 88-17-67687-X).
  8. ^ Alberto Arbasino, Genius Loci in The Edinburgh Journal of Gadda Studies (EJGS) 1977 ISSN 1476-9859 (WC · ACNP), già in Certi romanzi, Einaudi, Torino, 1977, pp. 339-71 cfr. Archiviato il 28 agosto 2007 in Internet Archive., poi in L'ingegnere in blu (2008).
  9. ^ Eduardo Saccone, Confessioni di Gadda, in MLN, vol. 91, n. 1, 1º gennaio 1976, pp. 157–163, DOI:10.2307/2907279. URL consultato il 25 novembre 2016.

Bibliografia

  • Alberto Arbasino, I nipotini dell'ingegnere e il gatto di casa De Feo, «Il Verri», n. 1, 1960, pp. 185–210, poi in Sessanta posizioni, Milano, Feltrinelli, 1971.
  • Alberto Arbasino, L'ingegnere e i poeti: colloquio con C. E. Gadda, in «Il Verri», n. 13, Milano, Feltrinelli, 1963.
  • Giulio Cattaneo, Il gran lombardo, Milano: Garzanti, 1973; Torino: Einaudi, 1991, ISBN 88-06-12504-4
  • Giorgio Patrizi (a cura di), La critica e Gadda, Bologna, Cappelli, 1975.
  • Giuditta Podestà, Tre lettere inedite di Carlo Emilio Gadda alla cugina Luisa, "Lettere Italiane", XXX, 1978, PP. 207–12.
  • Giuditta Podestà, La realtà del corpo e del corporeo nella "Meditazione milanese" di Carlo Emilio Gadda , in "Le chiavi dello scrigno", Ceislo, Olginate (Lecco) 1990, pp. 61–79.
  • Giuditta Podestà, Lo scrittore Carlo Emilio Gadda moralista lombardo: dall'ambiente familiare d'origine alla fortuna della sua opera in Europa, Edizioni del CE.I.S.LO., Lecco 1994, pp. 165–80.
  • Antonio Carrannante, Appunti su C.E.Gadda scrittore e critico (con tre scritti gaddiani poco noti), in Studi novecenteschi, dicembre 1984, pp. 153–196.
  • Gian Carlo Roscioni, La disarmonia prestabilita: studio su Gadda, Torino, Einaudi, 1969 (3ª ed. 1995).
  • Gianfranco Contini, Quarant'anni d'amicizia. Scritti su Gadda 1934-88, Torino, Einaudi, 1989.
  • Emilio Manzotti, «La cognizione del dolore di Carlo Emilio Gadda», in Alberto Asor Rosa (a cura di), Letteratura Italiana. Le Opere, vol. 4: Il novecento, tomo 2: La ricerca letteraria, Torino: Einaudi, 1996, pp. 201–337.
  • Francesco Ferri, Linguaggio, passione e ideologia. Pier Paolo Pasolini tra Gramsci, Gadda e Contini, presentazione di Tullio De Mauro, Roma, Progetti Museali, 1996.
  • Gian Carlo Roscioni, Il duca di Sant'Aquila: infanzia e giovinezza di Gadda, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1997.
  • Walter Pedullà, Carlo Emilio Gadda. Il narratore come delinquente, Milano, Rizzoli, 1997.
  • Aldo Pecoraro, Gadda, Roma-Bari, Laterza, 1998.
  • Robert S. Dombroski, Gadda e il barocco (tr. di Angelo Dicuonzo, tit. originale Creative Entanglements, 1999), Torino, Bollati Boringhieri, 2002.
  • Michele Mari, L'altro. Carlo Emilio Gadda come personaggio di un altro narratore, in «Il Caffè illustrato», n. 4, gennaio-febbraio 2002, pp. 22–24.
  • Emanuele Narducci, La gallina Cicerone. Carlo Emilio Gadda e gli scrittori antichi, Firenze, Olschki, 2003 ISBN 978-88-222-5198-5
  • Cesare Garboli, «Due furti uguali e distinti: Carlo Emilio Gadda, «Quer pasticciaccio brutto de via Merulana» (1957)», in Franco Moretti (a cura di), Il romanzo, vol. 5: Lezioni, Torino, Einaudi, 2003, pp. 539-570.
  • Walter Pedullà, «Carlo Emilio Gadda», in Nino Borsellino e Walter Pedullà, Storia generale della letteratura italiana, Milano, Federico Motta, 2004, vol. 14, pp. 893–966 (con appendice bibliografica a cura di Graziella Pulce, pp. 967–969 e un articolo di Maurizio Dardano, «Le lingue di Gadda», pp. 958–961)
  • Caterina Verbaro, La cognizione della pluralità. Letteratura e conoscenza in Carlo Emilio Gadda, Firenze, Le Lettere, 2005.
  • Roberto Zambonini e Giuseppe Leone, Le rive del "Gadda": Viaggio poetico-musicale fra nuovi "signori" e antichi difetti, in "Sulle rive del Tempo", vol. XXXIII, Collana Natura e Storia, edizioni Comunità Montana del Lario Orientale, Sala al Barro (Lecco) 2007.
  • Federica G. Pedriali, Altre carceri d'invenzione. Studi gaddiani, Ravenna, Longo, 2007.
  • Alberto Arbasino, L'ingegnere in blu, Milano, Adelphi, 2008.
  • Realino Marra, La cognizione del delitto. Reato e «macchina della giustizia» nel «Pasticciaccio» di Gadda, in «Materiali per una storia della cultura giuridica», XL-1, 2010, pp. 157–83.
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