Gino Bartali: differenze tra le versioni

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=== Il Giro del 1940 e Fausto Coppi ===
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{{Citazione|La maglia rosa non mette mai piede a terra!|Gino Bartali}}
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Nel 1940 bissò il successo alla Milano-Sanremo e si preparò per cercare di vincere il suo terzo [[Giro d'Italia 1940|Giro]]. Nella squadra della Legnano era arrivato un promettente ragazzo alessandrino di nome [[Fausto Coppi]], voluto da Bartali stesso come gregario. Durante la seconda tappa, la [[Torino]]-[[Genova]], attardato da una foratura, Bartali cadde e si fece male a causa di un cane che gli tagliò la strada nei pressi di [[Boasi]] proprio mentre si stava ricongiungendo alla testa della corsa.<ref>{{cita web|url=http://www.gazzetta.it/Ciclismo/17-11-2009/modena-giro-1940-602002850672.shtml|titolo=Modena, Giro 1940 Fausto diventa Coppi|accesso=9 giugno 2011|autore=Marco Pastonesi|data=17 novembre 2009}}</ref><ref>Carlo Garelli, Il veltro Favalli precede la “recluta” Coppi sulla linea d’arrivo della Torino-Genova, “Il Lavoro”, 19 maggio 1940, p. 5</ref><ref>lmm, Quel cane nei pressi di Boasi spianò la vittoria a Coppi, “Il Nuovo Levante”, 8 novembre 2019, p. 5</ref> Pavesi, direttore del team, decise allora di puntare su Coppi, che era il meglio piazzato in classifica.
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[[File:Coppi Bartali 1940.jpg|thumb|left|Fausto Coppi e Gino Bartali nel 1940]]



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Disambiguazione – "Bartali" rimanda qui. Se stai cercando il ciclista fratello di Gino, vedi Giulio Bartali.
Gino Bartali
Nazionalità Bandiera dell'Italia Italia
Ciclismo
Specialità Strada
Termine carriera 1954
Carriera
Squadre di club
1934Bandiera non conosciuta S.S. Aquila
1935Fréjus
Bandiera non conosciuta S.S. Aquila
1936-1945Legnano
1946-1948Legnano
Tebag
1949-1951Bartali
1952Tebag
Bartali
1953-1954Bartali
Nazionale
1936-1946Bandiera dell'Italia Italia
1946-1953Bandiera dell'Italia Italia
Carriera da allenatore
1957-1963San Pellegrino
1967Vittadello
1968Pepsi Cola
1971Cosatto
 

Gino Bartali (Ponte a Ema, 18 luglio 1914Firenze, 5 maggio 2000) è stato un ciclista su strada e dirigente sportivo italiano.

Professionista dal 1934 al 1954, soprannominato Ginettaccio, vinse tre Giri d'Italia (1936, 1937, 1946) e due Tour de France (1938, 1948), oltre a numerose altre corse tra gli anni trenta e cinquanta, tra le quali spiccano quattro Milano-Sanremo e tre Giri di Lombardia.

In particolare, la sua vittoria al Tour de France 1948, a detta di molti, contribuì ad allentare il clima di tensione sociale in Italia dopo l'attentato a Palmiro Togliatti. La carriera di Bartali fu comunque notevolmente condizionata dalla seconda guerra mondiale, sopraggiunta proprio nei suoi anni migliori; nel 2013 è stato dichiarato giusto tra le nazioni per la sua attività a favore degli Ebrei durante la seconda guerra mondiale.

Fu grande avversario di Fausto Coppi, di cui era più vecchio di cinque anni: leggendaria fu la loro rivalità, che divise l'Italia nell'immediato dopoguerra (anche per le presunte diverse posizioni politiche dei due): celebre nell'immortalare un'intera epoca sportiva – tanto da entrare nell'immaginario collettivo degli italiani – è la foto che ritrae i due campioni mentre si passano una bottiglietta d'acqua durante l'ascesa al Col du Galibier al Tour de France 1952.[1]

Carriera

«L'è tutto sbagliato, l'è tutto da rifare![2]»

Gli inizi

La casa natale di Gino Bartali

Gino Bartali esordì come ciclista dilettante nei primi anni trenta con la società "Aquila divertente". Nel 1934 vinse la quinta edizione della Coppa Bologna, valida come terza prova del Campionato toscano dilettanti, e con questa vittoria si laureò campione di Toscana.[3] Nel 1935 si sentì pronto al passaggio al professionismo, ma si iscrisse alla Milano-Sanremo come indipendente. Incredibilmente si trovò in testa dopo aver staccato Learco Guerra ma, sia a causa di un guasto meccanico sia a seguito del disturbo creato dal direttore de La Gazzetta dello Sport Emilio Colombo[4], venne ripreso e arrivò quarto in volata.

Venne quindi ingaggiato dalla società Fréjus, con la quale corse il suo primo Giro d'Italia, finendo settimo con una vittoria di tappa. Concluderà la stagione con la vittoria all'Escalada a Montjuïc, alla Vuelta al País Vasco e ai campionati italiani.

La consacrazione (1936-1939)

Nel 1936 passò alla Legnano, diretta da Eberardo Pavesi e capitanata da Learco Guerra, il quale, intuite le qualità del nuovo arrivato, si mise al suo servizio come gregario per permettergli il successo alla Corsa rosa di quell'anno, successo che arrivò in modo trionfale per il toscano, con tre vittorie di tappa. Pochi giorni dopo Bartali pensò seriamente di abbandonare la carriera in seguito alla morte del fratello minore Giulio, avvenuta a causa di un incidente in una gara di dilettanti. L'anno si chiuse con la vittoria nel Giro di Lombardia.

Gino Bartali all'età di 21 anni (1935)

Nel 1937, ormai capitano della Legnano e numero uno del ciclismo italiano, vinse il suo secondo Giro d'Italia e fu designato come capitano della Nazionale per tentare la conquista del Tour de France, vinto solo due volte da un italiano, Ottavio Bottecchia, nel 1924 e nel 1925. Mentre era in maglia gialla, una brutta caduta nel torrente Colau durante la tappa Grenoble-Briançon, con conseguenti ferite alle costole, e una grave bronchite lo costrinsero però al ritiro. Sempre nel 1937 divenne terziario carmelitano con il nome di Fra Tarcisio di S. Teresa di Gesù Bambino.[5]

Nel 1938 fu spinto dal regime fascista a saltare il Giro d'Italia per preparare il Tour de France, nel quale trionfò aggiudicandosi anche due vittorie di tappa e alla cui premiazione rifiutò di rispondere con il saluto romano. L'anno dopo riuscì finalmente a vincere la Milano-Sanremo ma, malgrado quattro vittorie di tappa, perse il Giro a favore di Giovanni Valetti.

Il Giro del 1940 e Fausto Coppi

«La maglia rosa non mette mai piede a terra!»

Nel 1940 bissò il successo alla Milano-Sanremo e si preparò per cercare di vincere il suo terzo Giro. Nella squadra della Legnano era arrivato un promettente ragazzo alessandrino di nome Fausto Coppi, voluto da Bartali stesso come gregario. Durante la seconda tappa, la Torino-Genova, attardato da una foratura, Bartali cadde e si fece male a causa di un cane che gli tagliò la strada nei pressi di Boasi proprio mentre si stava ricongiungendo alla testa della corsa.[6][7][8] Pavesi, direttore del team, decise allora di puntare su Coppi, che era il meglio piazzato in classifica.

Fausto Coppi e Gino Bartali nel 1940

All'arrivo della tappa Bartali fece i complimenti a Coppi e si mise al suo servizio, come aveva fatto Guerra con lo stesso Bartali nel 1936. Proprio su una salita sulle Alpi, Bartali era davanti di poche decine di metri a Coppi, che era alle prese con la classica "cotta" e forti dolori alle gambe. Fausto stava per scendere dalla bici con l'intenzione di lasciare la corsa. Bartali se ne accorse, tornò indietro, e ricordandogli i sacrifici fatti, riuscì a farlo risalire in bicicletta urlandogli: «Coppi, sei un acquaiolo! Ricordatelo! Solo un acquaiolo!». Bartali intendeva dire che chi non si impegna fino allo spasimo non è un vero ciclista, ma soltanto un acquaiolo, cioè un portatore d'acqua; un gregario insomma, non un campione. A Bartali piaceva mangiare e bere anche prima delle gare, a differenza di Fausto Coppi che era molto attento alla dieta.

Coppi alla fine vinse il Giro. La corsa, già disertata dagli stranieri, si chiuse il giorno prima dell'entrata in guerra dell'Italia, e la guerra sancì per cinque anni l'interruzione della carriera per i due campioni.

La guerra

Costretto a lavorare come riparatore di ruote di biciclette, fra il settembre 1943 e il giugno 1944, indossata la divisa della GNR[9], Bartali si adoperò in favore dei rifugiati ebrei come membro dell'organizzazione clandestina DELASEM[10] compiendo numerosi viaggi in bicicletta dalla stazione di Terontola-Cortona fino ad Assisi, trasportando documenti e foto tessere nascosti nei tubi del telaio della bicicletta affinché una stamperia segreta potesse falsificare i documenti necessari alla fuga di ebrei rifugiati, tanto che, nel 2006, il Presidente della repubblica Carlo Azeglio Ciampi gli conferì la medaglia d'oro al merito civile per aver salvato «circa 800 cittadini ebrei».[11]

Ricercato dalla polizia, sfollò a Città di Castello, dove rimase cinque mesi, nascosto da parenti e amici.

Il secondo dopoguerra (1945-1947)

Piazza Gino Bartali a Firenze

Ripresa la carriera nel 1945, Bartali ormai trentunenne era dato per "finito", mentre Coppi, di cinque anni più giovane, era considerato l'astro nascente, benché la prigionia in tempo di guerra gli avesse reso difficile la ripresa dell'attività.

Nel 1946 Bartali vinse il Giro d'Italia, mentre Coppi, passato alla Bianchi, terminò alle sue spalle a soli 47 secondi; stravinse poi il Giro di Svizzera. Nel frattempo Jacques Goddet fondava un nuovo quotidiano, L'Équipe, e si preparava per l'anno dopo a riprendere l'organizzazione del Tour de France in un paese da ricostruire.

Nel 1947 Bartali vinse la Milano-Sanremo e perse il Giro d'Italia a favore di Coppi, anche per un banale guasto meccanico. Bissò comunque il successo al Tour de Suisse, all'epoca la più ricca, e una tra le più prestigiose, tra le corse a tappe.

Il trionfo al Tour del 1948

Il 1948 vide Bartali in difficoltà per vari motivi nella parte iniziale della stagione. Fu attardato da una caduta al Giro d'Italia, in cui terminò solo ottavo, facendo da spettatore a una conclusione che vide Coppi ritirarsi per protesta per la mancata squalifica di Fiorenzo Magni a causa delle spinte ricevute in salita (spinte che costarono il Giro a Ezio Cecchi, giunto secondo a soli 11 secondi da Magni). Bartali fu quindi l'unico tra i big a poter rappresentare l'Italia al Tour de France (Coppi non si riteneva pronto e Magni non era "gradito" ai francesi per ragioni politiche, essendo sospettato di simpatie fasciste[12]) e venne designato capitano. Messa in piedi una "squadra da quattro soldi", come era stata definita, si apprestò al più grande trionfo della carriera.

Malgrado la non eccelsa squadra, l'astio dei francesi nei confronti degli italiani, e l'età (con i suoi 34 anni era uno dei più anziani corridori presenti), entrò nel mito del Tour. Leggendaria in particolare la sua fuga sulle Alpi che gli consentì di vincere la Cannes-Briançon, attraverso il Colle d'Allos, il Colle di Vars e il Colle dell'Izoard (dove è ricordato con una stele), recuperando gli oltre venti minuti di svantaggio che lo separavano da Louison Bobet. Il giorno successivo vinse nuovamente nella tappa da Briançon a Aix-les-Bains, di 263 km, attraverso i colli del Lautaret, del Galibier della Croix-de-Fer del Coucheron e del Granier, conquistando la maglia gialla.

Secondo molti, l'impresa di Bartali aiutò a distogliere l'attenzione dall'attentato di cui era stato vittima Palmiro Togliatti, allora segretario del PCI, avvenimento che aveva provocato una grande tensione politica e sociale in Italia, che rischiava di sfociare in una guerra civile.[13] É comprovato che Alcide De Gasperi telefonò allo stesso Bartali, amico, estimatore e compagno dell'Azione Cattolica, per incitarlo, chiedendogli un'impresa epica che potesse rasserenare gli animi, la sera della vigilia della Cannes-Briançon. Erano passati 10 anni dall'impresa del 1938 sui medesimi colli, e ora aveva un distacco di 21 minuti da Louison Bobet, maglia gialla. Durante il corso della tappa fu seguito da Vittorio Pozzo, che al suo attacco sul Colle dell'Izoard gli grido: "Sei immortale". A Parigi i francesi applaudirono a lungo Gino, riconoscendogli valore sportivo e politico e riabilitando l'immagine degli Italiani, rei colpevoli della "coltellata alle spalle" della seconda guerra mondiale.Vincendo stabili due record tuttora ineguagliati: la distanza maggiore in anni fra il primo e ultimo Tour vinto, 10 anni, e il distacco maggiore fra il primo e secondo classificato.[senza fonte] Al rientro dalla Francia il campione venne ricevuto dallo stesso De Gasperi, che gli chiese cosa avrebbe voluto in regalo per quell'impresa: Bartali, si racconta, chiese di non pagare più le tasse.[13]

L'anno si chiuse con il disastroso campionato del mondo su strada di Valkenburg in cui lui e Coppi, strafavoriti, anziché collaborare rimasero nelle retrovie controllandosi a vicenda, e si ritirarono tra la delusione dei tanti immigrati italiani in Olanda.

Gli ultimi anni (1949-1954)

Bartali alla vigilia della Milano-Sanremo 1950

Nel 1949 Bartali giunse secondo nel Giro d'Italia vinto da Coppi e lo aiutò poi nella vittoria al Tour de France, giungendo egli stesso secondo. L'anno dopo vinse una terribile Milano-Sanremo sotto il diluvio, ma decise poi di ritirarsi al Tour de France mentre Magni conduceva la corsa, causa l'aggressione dei tifosi francesi sul Col d'Aspin.

Quarto nei Tour del 1951 e del 1952, in cui aiutò Coppi a vincere, vinse a trentotto anni il suo ultimo grande titolo, il campionato italiano. Nel 1953, dopo aver vinto a trentanove anni il Giro della Toscana, ebbe un incidente stradale che rischiò di fargli perdere la gamba destra per gangrena. Dopo pochi mesi però rientrò in scena alla Milano-Sanremo. Anche se non colse un grande risultato, la folla fu tutta per lui.

A Città di Castello, dove passò diversi mesi da sfollato protetto dalla popolazione, volle concludere la sua attività da professionista, correndo in un circuito creato apposta per l'occasione, nel 1954.

Profondamente cattolico, nel 1950 fece una donazione importante, secondo alcuni di circa 100 000 pesetas, per contribuire a continuare i lavori della Sagrada Família a Barcellona.[14]

Dopo il ritiro

Un 83enne Bartali (a sinistra) al Giro d'Italia 1997, mentre insieme all'altro ex ciclista Francesco Moser (a destra) onora la maglia rosa dell'edizione, Ivan Gotti (al centro)

Nel 1959 ingaggiò nella sua squadra, la San Pellegrino Sport, il campionissimo Fausto Coppi, allora in declino, con l'obiettivo di rilanciarlo. Coppi aveva invitato il suo ex rivale e ora caposquadra nel famoso viaggio in Alto Volta che avrebbe finito per costargli la vita, ma Bartali rinunciò, volendo passare i momenti liberi da gare con la famiglia, composta dall'amata moglie Adriana Bani (sposata nel 1940 a Firenze) e da tre figli, Andrea, Luigi e Bianca, con i quali era solito trascorrere le estati nella montagna di Pistoia, nel piccolo paese di Spignana[15]. Negli anni seguenti il fiorentino via via rarefece la sua presenza nel mondo del grande ciclismo, non esitando però a lanciare strali contro i mali di questo sport: il doping, la corruzione e gli ingaggi troppo alti. Nel 1992 condusse il TG satirico Striscia la notizia.

Morì per un attacco di cuore nel primo pomeriggio del 5 maggio 2000, nella sua casa di piazza cardinale Elia Dalla Costa a Firenze. Venne sepolto nel cimitero di Ponte a Ema.

L'attività a favore degli ebrei

«Il bene si fa, ma non si dice. E certe medaglie si appendono all'anima, non alla giacca.»

Bartali trasportò, all'interno della sua bicicletta, dei documenti falsi per aiutare gli ebrei ad avere una nuova identità. Questa attività nacque dalla collaborazione del rabbino di Firenze Nathan Cassuto e dell'arcivescovo della città Elia Angelo Dalla Costa.[17] Nel maggio 2005 il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ha consegnato alla moglie di Bartali, Adriana, la medaglia d'oro al valor civile (postuma) allo scomparso campione per aver aiutato e salvato molti ebrei durante la seconda guerra mondiale. Il 2 ottobre 2011, inoltre, Bartali è stato inserito tra i Giusti dell'Olocausto nel Giardino dei Giusti del Mondo di Padova, sempre per l'aiuto offerto agli ebrei durante la seconda guerra mondiale.[18][19]

Le due maglie gialle indossate da Gino Bartali durante le vittorie del Tour de France. Ex voto del campione, sono custodite nella chiesa di Santa Petronilla a Siena.

Il 23 settembre 2013 è stato dichiarato Giusto tra le nazioni dallo Yad Vashem, il memoriale ufficiale israeliano delle vittime dell'olocausto fondato nel 1953, riconoscimento per i non ebrei che hanno rischiato la vita per salvare quella anche di un solo ebreo durante le persecuzioni naziste. Nella motivazione dello Yad Vashem si legge che Bartali,

«cattolico devoto, nel corso dell'occupazione tedesca in Italia ha fatto parte di una rete di salvataggio i cui leader sono stati il rabbino di Firenze Nathan Cassuto e l'arcivescovo della città cardinale Elia Angelo Dalla Costa

Questa straordinaria attività a favore dei perseguitati è stata descritta nel libro "Gino Bartali, mio papà" di Andrea Bartali. Il figlio del campione ha fatto una lunga opera di ricerca di testimonianze e, insieme alla propria figlia Gioia, ha continuato a mantenere viva l'immagine di Gino.

Il 16 maggio 2017, alla vigilia della partenza dell’undicesima tappa del Giro d’Italia (da Ponte a Ema a Bagno di Romagna), la squadra israeliana di ciclismo Cycling Academy fondata da Ron Baron ha organizzato una corsa con partenza dalla stessa Ponte a Ema fino ad Assisi, sullo stesso tragitto che ‘Ginettaccio’ percorse molte volte per aiutare gli ebrei perseguitati[20].

Il 22 aprile 2018, il portavoce di Yad Vashem, Simmy Allen, conferma la notizia, anticipata dal sito "Pagine Ebraiche", secondo la quale Gino Bartali ha ricevuto la nomina postuma a cittadino onorario di Israele, nel corso di una cerimonia tenutasi il 2 maggio dello stesso anno, due giorni prima della partenza del Giro d'Italia da Gerusalemme.[21]

Palmarès

Bologna-Raticosa
  • 1934 (S.S. Acquila, tre vittorie)
Giro del Casentino
Bassano-Montegrappa
Coppa Bologna[3]
  • 1935 (S.S. Acquila & Fréjus, dodici vittorie)
7ª tappa Giro d'Italia (Porto Civitanova > L'Aquila)
1ª tappa Reus-Barcellona-Reus (Reuss > Barcellona)
2ª tappa Reus-Barcellona-Reus (Circuito del Montjuïc)
Classifica generale Reus-Barcellona-Reus
1ª tappa Circuit du Midi (Tolosa > Millau)
2ª tappa Vuelta al País Vasco (Vitoria > Pamplona)
3ª tappa Vuelta al País Vasco (Pamplona > Bayonne)
5ª tappa Vuelta al País Vasco (San Sebastián > Bilbao)
Classifica generale Vuelta al País Vasco
Giro Due Provincie di Messina
Coppa Bernocchi (valida come una delle prove del Campionato italiano)
Campionati italiani, Prova a punti
  • 1936 (Legnano, sei vittorie)
Giro della Provincia di Milano (con Learco Guerra)
9ª tappa Giro d'Italia (Campobasso > L'Aquila)
19ª tappa Giro d'Italia (Riva del Garda > Gardone)
20ª tappa Giro d'Italia (Gardone > Salsomaggiore)
Classifica generale Giro d'Italia
Giro di Lombardia
  • 1937 (Legnano, otto vittorie)
9ª tappa Giro d'Italia (Rieti > Terminillo)
12ª tappa Giro d'Italia (Napoli > Foggia)
19ª tappa Giro d'Italia (Vittorio Veneto > Merano)
20ª tappa Giro d'Italia (Merano > Gardone)
Classifica generale Giro d'Italia
7ª tappa Tour de France (Aix-les-Bains > Grenoble)
Giro del Lazio (valido come Campionato italiano)
Giro del Piemonte
  • 1938 (Legnano, cinque vittorie)
Giro della Provincia di Milano (con Pierino Favalli)
Tre Valli Varesine
11ª tappa Tour de France (Montpellier > Marsiglia)
14ª tappa Tour de France (Digne > Briançon)
Classifica generale Tour de France
  • 1939 (Legnano, nove vittorie)
Giro della Provincia di Milano (con Pierino Favalli)
Milano-Sanremo
Giro di Toscana
2ª tappa Giro d'Italia (Torino > Genova)
11ª tappa Giro d'Italia (Forlì > Firenze)
17ª tappa Giro d'Italia (Cortina d'Ampezzo > Trento)
19ª tappa Giro d'Italia (Sondrio > Milano)
Giro del Piemonte
Giro di Lombardia
  • 1940 (Legnano, dieci vittorie)
Giro della Provincia di Milano (con Pierino Favalli)
2ª tappa GP Leptis-Magna (Homs > Tripoli)
Milano-Sanremo
Giro di Toscana
17ª tappa Giro d'Italia (Pieve di Cadore > Ortisei)
19ª tappa Giro d'Italia (Trento > Verona)
Giro di Campania
Gran Premio di Roma
Campionati italiani, Prova a punti
Giro di Lombardia
  • 1941 (Legnano, una vittoria)
Coppa Marin
  • 1942 (Legnano, una vittoria)
Gran Premio di Milano
  • 1945 (Legnano, tre vittorie)
1ª tappa Giro delle Quattro Provincie del Lazio (Roma > L'Aquila)
Classifica generale Giro delle Quattro Provincie del Lazio
Giro di Campania
  • 1946 (Legnano & Tebag, nove vittorie)
Trofeo Matteotti
Meisterschaft von Zürich
Classifica generale Giro d'Italia
1ª tappa Tour de Suisse (Zurigo > Basilea)
5ª tappa Tour de Suisse (Zugo > Lugano)
6ª tappa Tour de Suisse (Lugano > Arosa)
8ª tappa Tour de Suisse (San Gallo > Zurigo)
Classifica generale Tour de Suisse
Gran Prix de Bassecourt
  • 1947 (Legnano & Tebag, sette vittorie)
Milano-Sanremo
3ª tappa, 2ª semitappa Tour de Romandie (Bassecourt > Le Locle)
2ª tappa Giro d'Italia (Torino > Genova)
16ª tappa Giro d'Italia (Vittorio Veneto > Pieve di Cadore)
1ª tappa Tour de Suisse (Vaduz > Davos)
2ª tappa Tour de Suisse (Davos > Bellinzona)
Classifica generale Tour de Suisse
  • 1948 (Legnano & Tebag, dieci vittorie)
Giro di Toscana
Meisterschaft von Zürich
1ª tappa Tour de France (Parigi > Trouville)
7ª tappa Tour de France (Bordeaux > Lourdes)
8ª tappa Tour de France (Lourdes > Tolosa)
13ª tappa Tour de France (Cannes > Briançon)
14ª tappa Tour de France (Briançon > Aix-les-Bains)
15ª tappa Tour de France (Aix-les-Bains > Losanna)
19ª tappe Tour de France (Metz > Liegi)
Classifica generale Tour de France
  • 1949 (Bartali, quattro vittorie)
1ª tappa, 2ª semitappa Tour de Romandie (Metz > Liegi)
2ª tappa Tour de Romandie (Metz > Liegi)
Classifica generale Tour de Romandie
16ª tappa Tour de France (Cannes > Briançon)
  • 1950 (Bartali, quattro vittorie)
Milano-Sanremo
Giro di Toscana
9ª tappa Giro d'Italia (Vicenza > Bolzano)
11ª tappa Tour de France (Pau > Saint-Gaudens)
  • 1951 (Bartali, quattro vittorie)
Gran Premio Industria di Belmonte-Piceno
Giro del Piemonte
  • 1952 (Bartali & Tebag, quattro vittorie)
2ª tappa Roma-Napoli-Roma (Caserta > Salerno)
Giro dell'Emilia
Giro della Provincia di Reggio Calabria
Campionati italiani, Prova a punti
  • 1953 (Bartali, due vittorie)
Giro dell'Emilia
Giro di Toscana

Altri successi

Classifica scalatori Giro d'Italia
Classifica scalatori Giro d'Italia
5ª tappa, 1ª semitappa Giro d'Italia (Viareggio > Marina di Massa, cronosquadre)
Classifica scalatori Giro d'Italia
Classifica scalatori Tour de France
Classifica scalatori Giro d'Italia
Classifica scalatori Giro d'Italia
Classifica scalatori Giro d'Italia
Classifica scalatori Giro d'Italia
Classifica scalatori Tour de France

Piazzamenti

Grandi Giri

1935: 7º
1936: vincitore
1937: vincitore
1939: 2º
1940: 9º
1946: vincitore
1947: 2º
1948: 8º
1949: 2º
1950: 2º
1951: 10º
1952: 5º
1953: 4º
1954: 13º
1937: ritirato
1938: vincitore
1948: vincitore
1949: 2º
1950: ritirato
1951: 4º
1952: 4º
1953: 11º

Classiche monumento

1935: 4º
1936: 23º
1938: 7º
1939: vincitore
1940: vincitore
1941: 12º
1942: 11º
1943: 5º
1946: 4º
1947: vincitore
1948: 29º
1949: 15º
1950: vincitore
1951: 27º
1952: 37º
1953: 34º
1954: 13º
1935: 3º
1936: vincitore
1937: 2º
1938: 2º
1939: vincitore
1940: vincitore
1941: 9º
1942: 2º
1945: 3º
1947: 2º
1950: 31º
1951: 11º
1952: 36º

Competizioni mondiali

Berna 1936 - In linea: 7º
Valkenburg 1938 - In linea: ritirato
Zurigo 1946 - In linea: 12º
Valkenburg 1948 - In linea: ritirato
Moorslede 1950 - In linea: ritirato
Varese 1951 - In linea: 9º
Lussemburgo 1952 - In linea: 10º

Nei media

Musica

Nell'album Un gelato al limon del cantautore astigiano Paolo Conte si trova la canzone "Bartali". La stessa canzone verrà ripresa da Enzo Jannacci nell'album Foto ricordo.

Televisione

  • Nel 1995 la RAI ha prodotto una fiction in due puntate con numerosi elementi sulla vita di Fausto Coppi intitolata Il grande Fausto, nella quale il campione è stato interpretato da Simon de La Brosse.
  • Nel 2016 la RAI ha prodotto il documentario intitolato Gino Bartali: il campione e l'eroe, ideato da Massimiliano Boscariol, vincendo al festival internazionale “Sport movies & tv 2016” la "Guirlande d’honneur".
  • Nel 2018 la RAI manda in onda su Rai 2 «Il Vecchio e il Tour»: il documentario su Gino Bartali a 70 anni dalla sua storica vittoria.

Cinema

Bartali ha partecipato ad alcuni film:

Onorificenze

Grande ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica italiana - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia d'oro al Merito civile - nastrino per uniforme ordinaria
«Nel corso dell'ultimo conflitto mondiale, con encomiabile spirito cristiano e preclara virtù civica, collaborò con una struttura clandestina che diede ospitalità e assistenza ai perseguitati politici e a quanti sfuggirono ai rastrellamenti nazifascisti dell'alta Toscana, riuscendo a salvare circa Ottocento cittadini ebrei. Mirabile esempio di grande spirito di sacrificio e di umana solidarietà. 1943 - Lucca»
— Roma 31 maggio 2005[24]

Riconoscimenti

Note

  1. ^ "Un anno di sport 1952" pubblicò l'immagine in copertina a colori con la seguente didascalia: "La foto dell'anno Giro di Francia 1952: Bartali passa l'acqua alla maglia gialla Coppi". La foto, scattata dal fotografo Carlo Martini, era stata in realtà preparata: Martini si mise d'accordo coi due corridori e con il direttore di gara, diede quindi la bottiglia a un suo amico e gli disse di porgerla ai due mentre passavano. Coppi, Bartali e quella foto entrata nel mito delle due ruote, su ilgiornale.it, 20 maggio 2009. URL consultato l'11 novembre 2009.
  2. ^ E Bartali direbbe: l'è tutto da rifare ilsole24ore.com
  3. ^ a b La Nazione – 1934 – Mario Liverani – La terza prova del campionato ciclistico toscano dilettanti – Bartali batte in volata i compagni di fuga Fabiani e Ciappelli
  4. ^ 17 marzo 1935 - Milano-Sanremo, su museociclismo.it. URL consultato il 3 settembre 2015.
  5. ^ Biografia su Fondazione Bartali, su fondazionebartali.it. URL consultato il 2 luglio 2015 (archiviato dall'url originale il 2 luglio 2015).
  6. ^ Marco Pastonesi, Modena, Giro 1940 Fausto diventa Coppi, su gazzetta.it, 17 novembre 2009. URL consultato il 9 giugno 2011.
  7. ^ Carlo Garelli, Il veltro Favalli precede la "recluta" Coppi sulla linea d'arrivo della Torino-Genova, in Il Lavoro, 19 maggio 1940, p. 5.
  8. ^ Quel cane nei pressi di Boasi spianò la vittoria a Coppi, in Il Nuovo Levante, 8 novembre 2019, p. 5.
  9. ^ http://www.secoloditalia.it/2015/05/15-anni-fa-laddio-gino-bartali-salvo-centinaia-vite-divisa-rsi/
  10. ^ Giorgio Nissim, Memorie di un ebreo toscano (Carocci: Roma 2005)
  11. ^ Articolo del Corriere della Sera del 28 gennaio 2009. In questo ruolo compare anche nel film Assisi Underground (1985), interpretato da Alfredo Pea.
  12. ^ La carriera di Fiorenzo Magni, su gazzetta.it. URL consultato il 26 settembre 2018.
  13. ^ a b Beppe Conti, Ciclismo - Storie segrete, Milano, Gruppo Editoriale Armenia, 2003, p. 22, ISBN 88-8113-226-5.
  14. ^ (ES) La generositat de Gino Bartali, su lavanguardia.com. URL consultato il 29 luglio 2017.
  15. ^ Letterappenninica, Luoghi, su letterappenninica.it.
  16. ^ Michelangelo Flayed, duemilatrenta BATTUTE effervescenti, Michelangelo Flayed, 2015, ISBN 605-04-0875-0. URL consultato il 19 luglio 2016 (archiviato dall'url originale il 17 agosto 2016).
  17. ^ Gino Bartali "Giusto tra le nazioni", su repubblica.it, 23 settembre 2013. URL consultato il 23 settembre 2013.
  18. ^ Bartali nel Giardino dei Giusti del Mondo, su lanazione.it, 27 settembre 2011. URL consultato il 3 ottobre 2011.
  19. ^ Nel «Giardino dei Giusti del mondo» un albero per ricordare l'eroe Bartali, su corrieredelveneto.corriere.it, 27 settembre 2011. URL consultato il 3 ottobre 2011.
  20. ^ Marco Massetani, Giro ci siamo. E Ponte a Ema s'è già messa la maglia rosa, su corrierefiorentino.corriere.it.
  21. ^ Gino Bartali sarà cittadino onorario di Israele, su ansa.it, 22 aprile 2018.
  22. ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.
  23. ^ Cavaliere Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.
  24. ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.
  25. ^ Gino Bartali, su yadvashem.org.
  26. ^ Medaglia d'argento al valore atletico a Gino Bartali
  27. ^ a b Sito dell'Associazione Medaglie d'oro al valore atletico
  28. ^ Inaugurata la Walk of Fame: 100 targhe per celebrare le leggende dello sport italiano, su coni.it. URL consultato il 20 dicembre 2017.
  29. ^ 100 leggende Coni (PDF), su coni.it. URL consultato il 20 dicembre 2017.

Bibliografia

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  • Gino Bartali - Tutto Sbagliato Tutto da Rifare - Mondadori, 1979
  • Marcello Lazzerini- Romano Beghelli " La leggenda di Bartali" (Ponte alle Grazie, Firenze), 1 Premio bancarella Sport 1993
  • Giancarlo Brocci – Bartali il mito oscurato – Protagon Editori Toscani, 2000
  • Domenico MassaC'eravamo tanto amati – Nuova Editrice Genovese, 2001
  • Leo Turrini – Bartali – l'uomo che salvò l'Italia pedalando – Mondadori, 2004
  • Paolo Alberati – "Gino Bartali – Mille diavoli in corpo" – Giunti, 2006
  • Paolo Costa, Gino Bartali. La vita, le imprese, le polemiche, Ediciclo Editore, 2001, ISBN 978-88-85318-48-9.
  • Giuseppe Castelnovi, Tre uomini d'oro. Fiorenzo Magni, Gino Bartali, Fausto Coppi, Edit Vallardi, 2011
  • Andrea Bartali, Gino Bartali, mio papà, Ed. Limina, 2012
  • Aili McConnon, Andres McConnon - Road to valour - Doubleday Canada, 2012
  • Aldo Grasso, "Bartali il Giusto", in Corriere della Sera 24 settembre 2013, p. 27
  • Marco Ballestracci, Giancarlo Brocci, Claudio Gregori, Paolo Maggioni, Gianni Mura, Marco Pastonesi - Gino Bartali, 100 anni di leggenda - a cura di Giacinto Bevilacqua, Alba Edizioni, 2014
  • Oliviero Beha, Un cuore in fuga, Piemme, 2014
  • Simone Dini Gandini, La bicicletta di Bartali, Notes edizioni, 2015
  • Leonardo Coen, Un bel giro di vita. Anche la storia d'Italia corre con Gino Bartali, in Il Venerdì 27 giugno 2014, p. 86

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