Utente:BohemianRhapsody/Unione di Centro

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Unione di Centro
Unione dei Democratici Cristiani e di Centro
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LeaderPier Ferdinando Casini
PresidenteRocco Buttiglione
SegretarioLorenzo Cesa
VicesegretarioMario Tassone
PortavoceAntonio De Poli
StatoBandiera dell'Italia Italia
SedeVia Due Macelli, 66
Roma[1]
Fondazione6 dicembre 2002
IdeologiaCristianesimo democratico[2]
CollocazioneCentro[3][4]
CoalizioneCasa delle Libertà (2002-2007)
Nuovo Polo per l'Italia (2010-2012)
Con Monti per l'Italia (2013)
Partito europeoPartito Popolare Europeo
Gruppo parl. europeoGruppo del Partito Popolare Europeo
Affiliazione internazionaleInternazionale Democratica Centrista
Seggi CameraTemplate:Partito politico/seggi (in Scelta Civica per l'Italia)
Seggi SenatoTemplate:Partito politico/seggi (in Scelta Civica per l'Italia)
Seggi EuroparlamentoTemplate:Partito politico/seggi
Seggi Consigli regionaliTemplate:Partito politico/seggi
TestataCronache di Liberal
Iscritti220 000[5] (2010)
Sito webwww.udc-italia.it

L'Unione di Centro (UdC), per esteso Unione dei Democratici Cristiani e di Centro, è un partito politico italiano di centro, fondato nel 2002 dalla confluenza del Centro Cristiano Democratico di Pier Ferdinando Casini, dei Cristiani Democratici Uniti di Rocco Buttiglione, e di Democrazia Europea di Sergio D'Antoni.

Il nuovo soggetto nasce dall'idea di unificare tutte le forze centriste di diversa estrazione del panorama politico italiano in un'unica forza politica unitaria che si richiami ai valori del cristianesimo democratico e del moderatismo; dichiara, come propria linea fondamentale, la continuazione della politica dello statista Alcide De Gasperi e la collocazione al centro.

Il primo segretario politico dell'UdC è stato Marco Follini (2002-2005); dal 2005 il segretario è Lorenzo Cesa. La carica di presidente è ricoperta da Rocco Buttiglione, mentre leader e ispiratore del partito è Pier Ferdinando Casini. A livello europeo, l'UdC aderisce al Partito Popolare Europeo.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Nascita[modifica | modifica wikitesto]

Alle elezioni politiche del 2001, Centro Cristiano Democratico (CCD) e Cristiani Democratici Uniti (CDU), due formazioni centriste guidate rispettivamente da Pier Ferdinando Casini e Rocco Buttiglione, si presentano nella coalizione di centrodestra della Casa delle Libertà (che vincerà le elezioni) e, nella quota proporzionale per l'elezione della Camera, formano liste comuni (dette del Biancofiore) che ottengono il 3,22%.

I due partiti decidono quindi di avviare un processo mirante all'unificazione dell'area cristiano-democratica all'interno del centrodestra, a cui si aggiunge il movimento denominato Democrazia Europea, fondato da Sergio D'Antoni e sostenuto dall'illustre contributo di Giulio Andreotti, esponente storico della DC, che alle elezioni si era presentato fuori dai due poli maggiori.

All'atto della sua costituzione, durante il primo congresso nazionale del 6 dicembre 2002, l'UDC elegge Marco Follini come suo segretario, mentre Rocco Buttiglione ne è presidente. Il partito, parte integrante della coalizione di centrodestra che governa il Paese, conta due rappresentanti nel Governo Berlusconi II: lo stesso Buttiglione, ministro per le Politiche comunitarie, e Carlo Giovanardi ministro per i Rapporti col Parlamento.

Inoltre, nella legislatura quinquennale 2001-2006, Casini riveste il ruolo di Presidente della Camera dei deputati.

Nell'ambito dell'esperienza di governo, l'UDC si pone in più occasioni come anima critica della coalizione, che tende a spostare su posizioni più moderate l'asse del centro-destra, secondo alcuni troppo radicato al rapporto tra Silvio Berlusconi e Umberto Bossi.

2004: Follini vicepresidente e la crisi di governo[modifica | modifica wikitesto]

Il primo appuntamento politico-elettorale al quale l'UDC si presenta ufficialmente è costituito dalle elezioni europee del 2004, occasione durante la quale i centristi raccolgono più consensi rispetto alle sommatorie del passato e si pone come terzo soggetto della coalizione, alle spalle di Forza Italia e Alleanza Nazionale: con quasi 2 milioni di voti, raccoglie il 5,89%.

Poco prima delle elezioni si era però registrato l'abbandono di Sergio D'Antoni, in polemica con l'UDC e la CdL, ritenendo fallito il progetto politico della CdL e inefficace l'azione di governo per il Mezzogiorno. D'Antoni aderirà successivamente alla Margherita, anche se molti esponenti ex-Democrazia Europea decideranno di rimanere nell'UDC.

Mario Baccini

Con la rimodulazione dei rapporti di forza nella coalizione, il premier Berlusconi acconsente ad aumentare la rappresentanza dell'UDC nell'ambito del Governo: così, il 2 dicembre 2004, il segretario dell'UDC Follini viene nominato Vicepresidente del Consiglio (accanto a Gianfranco Fini) e Mario Baccini viene nominato ministro della Funzione Pubblica.

Al governo, tuttavia, si prospetta una fase di crisi in seguito alle elezioni regionali del 2005, quando la CdL viene decisamente sconfitta dal centrosinistra, nella veste de "L'Unione", che si aggiudica il governo di 12 regioni su 14 chiamate al voto. Scoppia, di conseguenza, una crisi di governo.

A porre i primi problemi è proprio l'UDC che, dopo un paio di settimane, chiede un rinnovamento dell'azione di governo e annuncia il ritiro dei suoi ministri dall'esecutivo fin quando il premier non abbia elaborato una nuova piattaforma programmatica che prenda atto della sconfitta, individuando come strategia prioritaria una nuova politica per il Mezzogiorno. Poco dopo anche AN farà la stessa cosa. Così, Berlusconi è costretto a dimettersi e a costituire un nuovo governo (il Governo Berlusconi III), che ritrova l'unità della coalizione.

Il segretario Follini, nella nuova compagine di governo, rifiuta l'incarico di vicepresidente, preferendo dedicarsi alla guida del partito e diventando, in seguito, la cosiddetta anima critica della coalizione. Con il nuovo governo, Buttiglione viene promosso a ministro "col portafoglio", acquisendo la delega ai Beni Culturali; Giovanardi e Baccini restano al loro posto.

2005: Il secondo congresso e le dimissioni di Follini[modifica | modifica wikitesto]

A luglio 2005 si svolge il secondo congresso nazionale: il momento più atteso è la relazione del segretario Follini (che viene riconfermato), il quale contraddistingue il partito come anima critica della CdL, evidenziando i traguardi ma anche le inadempienze della coalizione di governo. Sulla stessa lunghezza d'onda Casini, che sostiene Follini e apprezza la sua azione a capo dell'UDC.

In questa fase, l'UDC è tra i sostenitori della formazione di un nuovo partito unitario dei moderati, già proposto da Berlusconi per aggregare tutte le forze moderate del centrodestra. Il partito chiede un ritorno al sistema elettorale proporzionale, che la CdL - contando sulla sua maggioranza parlamentare - riesce a concretizzare nel mese di ottobre, con l'elaborazione di una nuova legge elettorale (che prevede sistemi di sbarramento, accorpamenti per coalizioni e liste bloccate senza preferenza). Questo, tuttavia, sarà tra le cause principali delle dimissioni di Follini da segretario.

Inaspettatamente, il 15 ottobre 2005, con un breve intervento alla direzione nazionale del partito, Marco Follini presenta le sue dimissioni dalla carica di segretario dell'UDC. L'episodio avviene all'indomani dell'approvazione alla Camera della nuova legge elettorale proporzionale, sollecitata dalla stessa UDC, ma non proprio nella misura in cui la richiedeva Follini, che non avrebbe voluto le liste bloccate ma la possibilità che gli elettori esprimessero la preferenza del candidato da eleggere.

Follini sostiene che con questa nuova legge si apre una stagione nuova per la politica italiana mentre "non esistono uomini per tutte le stagioni". Nel suo discorso, Follini cita un solo personaggio, Lorenzo Cesa, definendolo tra i principali artefici dei successi dell'UDC dalla sua nascita. Pochi giorni più tardi, lo stesso Cesa annuncia la sua candidatura alla segreteria del partito.

La direzione nazionale del partito si riunisce il 27 ottobre 2005 per eleggere il nuovo segretario nazionale: nel corso dei lavori emerge la candidatura, già preannunciata, di Cesa (che segna una continuità rispetto a Follini e con l'appoggio del leader Casini), accanto a quelle di Mario Tassone ed Erminia Mazzoni. Dopo la discussione e prima di andare al voto, queste ultime vengono ritirate in nome dell'unità del partito e per conferire l'immagine della convergenza sulla figura politica del segretario. Cesa viene proclamato, dunque, all'unanimità.

Cesa conferma che la linea politica del partito è quella tracciata dall'ultimo congresso, sostenendo pressoché in toto le asserzioni del suo predecessore. Il neo-segretario pone infine un obiettivo sostanziale: che l'UDC diventi "il caposaldo di quel partito dei moderati che gli italiani ci chiedono".

Le elezioni del 2006[modifica | modifica wikitesto]

A un passo dalle nuove elezioni politiche del 2006, la CdL avanza la necessità di rilanciare lo schieramento. Dopo aver ipotizzato il ricorso a eventuali consultazioni primarie per la scelta del candidato premier (ipotesi sfumata dopo l'approvazione della legge proporzionale), si ricorre all'ipotesi del "gioco a tre punte" che coinvolge i leader dei tre principali partiti della coalizione.

Si stabilisce, infatti, che la nomina del premier - in caso di vittoria elettorale - spetti al partito che raccoglierà il maggior numero di voti. Pier Ferdinando Casini, leader dell'UDC, insieme a Silvio Berlusconi e a Gianfranco Fini (sostenuti da FI e AN), è in lizza. Il partito, infatti, il 24 gennaio 2006 delibera che, nel simbolo da presentare alle elezioni, sia presente il nome di Casini (in colore bianco su sfondo rosso) marcando anche la presenza dello scudo crociato con scritta "Libertas". Gli slogan dell'UDC per la campagna elettorale prevedono l'immagine di Casini con l'iscrizione "Un'idea diversa" e "Io c'entro" (giocando sull'omofonia che richiama il centro come collocazione politica).

In seguito ad una campagna pressante, la Casa delle Libertà riesce a riconquistare la fiducia di molti elettori, ottenendo un risultato in ascesa rispetto alle previsioni, ma comunque non sufficiente a evitare la sconfitta elettorale. Il centrosinistra trionfa per poche decine di migliaia di voti alla Camera dei deputati, dove ottiene il 49,81% dei consensi contro il 49,74% della CdL. Al Senato, la situazione è ribaltata: la CdL ottiene più voti (il 49,78% contro il 49,42% dell'Unione), ma con l'apporto dei voti della circoscrizione Estero, l'Unione conquista comunque due seggi in più.

L'UDC è in aumento, attestandosi su una media nazionale del 6,8%: le liste guidate da Casini ottengono 2,5 milioni di voti alla Camera e 2,3 milioni al Senato, eleggendo 39 deputati e 21 senatori. Al Senato la presidenza del gruppo viene affidata a Francesco D'Onofrio; alla Camera alla guida del gruppo viene eletto Luca Volontè.

Il centrodestra, all'indomani delle elezioni, però, è accomunato soltanto dall'opposizione nei confronti del Governo Prodi II: soprattutto in estate, infatti, l'UDC promuove la necessità di un cambiamento interno alla coalizione, rimettendo anche in discussione la leadership di Berlusconi.

Da una parte c'è la posizione più netta di Marco Follini, che chiede di dichiarare conclusa la militanza dell'UDC nella CdL; dall'altra c'è la linea, più cadenzata e a tappe, di Casini e Cesa che confermano la linea del cambiamento, ritenendo chiusa l'esperienza della CdL come modello organizzativo, ma senza intenzione di far mancare il proprio appoggio allo schieramento.[6]

Durante questa fase di incomprensioni, Follini, che già in precedenza aveva fondato dei circoli culturali denominati Formiche e un movimento, Italia di Mezzo, a ottobre 2006 decide di abbandonare l'UDC dando autonomia al suo movimeto, con il dichiarato obiettivo di accogliere quegli elettori che non si sentono rappresentati nell'attuale bipolarismo, per creare insieme una nuova riunificazione politica di centro. Più tardi, a marzo 2007, Follini, senatore, voterà la fiducia al governo di centrosinistra guidato da Romano Prodi, e successivamente deciderà di aderire al Partito Democratico.

2007: le distanze dalla Casa delle Libertà e il terzo congresso[modifica | modifica wikitesto]

L'UDC, intanto, avvia un cammino autonomo e punta a differenziarsi dalla Casa delle Libertà, che giudica ormai come un'esperienza conclusa e punta, piuttosto, alla nascita di un nuovo soggetto spiccatamente di centro ma pur sempre alternativo alla sinistra, continuando a dichiarare la sua opposizione al Governo Prodi.

I principali strappi consumati nei confronti della CdL sono due:

  • il 2 dicembre 2006 l'UDC decide di non partecipare alla manifestazione di piazza organizzata a Roma dal centrodestra contro la Legge Finanziaria del Governo e, piuttosto, organizza una manifestazione parallela e contemporanea, a Palermo, dove viene sancito che "esistono due opposizioni al centro-sinistra": una, quella dei moderati, rappresentata appunto dall'UDC; l'altra, quella delle forze di destra, rappresentata da Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord che si avviano - seppur con dei distinguo - alla costituzione di un partito unitario, definito da Berlusconi come il Partito della Libertà. In questa circostanza, Casini afferma che "la Casa delle Libertà non ha più senso. Il suo ritualismo fa parte del passato e non di una prospettiva politica del presente";
  • il 27 marzo 2007, distinguendosi dal resto della CdL ma coerentemente con quanto votato nella precedente legislatura dall'intero centrodestra, l'UDC vota a favore del rifinanziamento delle missioni umanitarie italiane all'estero, in primis quella in Afghanistan, mentre gli altri esponenti della CdL, con in testa Berlusconi, pur favorevoli al rifinanziamento delle missioni, si astengono con l'annunciato motivo di voler mettere alla prova il centrosinistra, che al Senato rischiava di non avere la maggioranza a causa di paventate defezioni di esponenti della sinistra radicale.

Il III Congresso dell'UDC si svolge a Roma dal 13 al 15 aprile 2007 e denota una contrapposizione interna:

  • da una parte viene chiesto ai delegati di consolidare la linea perseguita dal partito negli ultimi tempi, a guida di Casini e Cesa, di dichiararsi indipendenti dalla Casa delle Libertà e di intraprendere iniziative autonome nell'opposizione al centrosinistra;
  • dall'altra, un'area del partito candida Carlo Giovanardi a segretario, chiedendo una riapertura del dialogo con la CdL in nome del comune essere alternativi alla sinistra e di avviare un percorso di alleanza e collaborazione con tutti i soggetti che aderiscono al Partito Popolare Europeo e si richiamano all'area politica di centro.

Cesa viene riconfermato segretario con l'86% dei delegati, mentre Giovanardi riceve il 14%. Nelle conclusioni, Casini definisce l'UDC non come il fine, ma come il mezzo per la costruzione di un partito dei moderati che abbia come riferimento il PPE, confermando le posizioni del partito sull'azione parlamentare e sulla distinzione rispetto agli altri partiti del centrodestra.

Crisi del Governo Prodi e elezioni del 2008[modifica | modifica wikitesto]

In occasione della crisi di governo che si consuma in Senato con la caduta del Governo Prodi II, nelle consultazioni con il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, l'UDC si esprime a favore della costituzione di un governo "di pacificazione" nazionale, finalizzato alla realizzazione di alcune riforme. Si discosta, pertanto, dal resto della CdL che chiede il ritorno immediato alle urne.

Successivamente, quando il Capo dello Stato affida un incarico esplorativo al Presidente del Senato Franco Marini, l'UDC si ritiene indisponibile a partecipare al governo se esso non comprenda anche altri esponenti del centrodestra. A seguito di quest'ultima posizione, il 30 gennaio 2008, Bruno Tabacci e Mario Baccini lasciano il partito, fondando un movimento di centro denominato Rosa per l'Italia, a cui aderisce anche Savino Pezzotta.

Le cose cambiarono però radicalmente dopo il terremoto politico causato dalla nascita del Popolo della Libertà, federazione che, nel progetto di Berlusconi, avrebbe riunito tutti i partiti della CdL, eccetto i due partiti territoriali della Lega Nord (Nord) e del Movimento per l'Autonomia (Sud), rifiutando alleanze elettorali con altri partiti che non prevedessero un ingresso nel PdL.

Il 4 febbraio 2008 Carlo Giovanardi e una parte dell'area che aveva sostenuto la mozione di minoranza all'ultimo congresso (riunita nei circoli dei "Popolari Liberali"), lascia il partito per aderire al PdL, mentre il rifiuto dell'UDC ad aderirvi (16 febbraio) ne causa il definitivo allontanamento dal centrodestra: dopo una prima idea di apparentamento tra la propria lista e il PdL e di fronte all'impossibilià di veder realizzata anche questa istanza, il partito candida Casini come premier e chiude il rapporto con gli ex-alleati del centrodestra.[7] La rottura con il centrodestra provoca quindi un riavvicinamento tra UdC e la Rosa per l'Italia: il 28 febbraio si raggiunge l'accordo per ospitare esponenti della Rosa nella lista che viene chiamata Unione di Centro.[8]

L'accordo venne formalizzato il giorno seguente e ottenne il sosteno anche del PSDI (che poi lasciò il 29 marzo[9]), e degli ex esponenti popolari Ciriaco De Mita e Gerardo Bianco[10] (quest'ultimo poi escluso dalle liste dei candidati).

La campagna elettorale dell'Unione di Centro viene condotta da Pier Ferdinando Casini: puntando il dito contro le analogie fra il partito del centrosinistra (Partito Democratico) e quello del centrodestra (PdL) e ipotizzando un "inciucio" post-elettorale fra i due partiti, il cosiddetto Veltrusconi, Casini propose l'UdC come una seria alternativa ai due principali avversari. In riferimento al mancato accordo dell'UDC con il PdL, Casini puntò sullo slogan «I veri valori non sono in vendita», conducendo una lunga e accesa campagna elettorale soprattutto nel Sud Italia.

Alle elezioni, il risultato dell'UDC è molto simile a quello ottenuto nel 2006, con 2 milioni di voti e un risultato del 5,62% e 36 deputati alla Camera,[11] e il 5,69% al Senato,[12] superando lo sbarramento regionale dell'8% in Sicilia che gli consente di eleggere anche 3 senatori (obiettivo mancato per pochi voti in Calabria e Puglia dove si ferma al 7,9%). Il risultato è ritenuto positivo, in quanto l'UDC è l'unica forza politica, presentatasi al di fuori dei poli, che riesce ad entrare in Parlamento, confermando la propria consistenza al contrario di altre formazioni che, in situazioni analoghe, ottengono risultati molto modesti (come le forze della sinistra radicale, riunite ne "la Sinistra - l'Arcobaleno").

La coalizione formò un gruppo autonomo alla Camera (capogruppo eletto Pier Ferdinando Casini), mentre al Senato, dove non erano presenti eletti della Rosa Bianca, l'UDC formò un gruppo parlamentare assieme alla Südtiroler Volkspartei, all'Union Valdôtaine, al Movimento Associativo Italiani all'Estero e a tre senatori a vita: Giulio Andreotti, Emilio Colombo e Francesco Cossiga (capogruppo eletto Gianpiero D'Alia). Rocco Buttiglione viene inoltre eletto vicepresidente della Camera dei Deputati.

Il leader Casini sottolinea che, coerentemente col risultato delle urne, il suo partito farà opposizione al Governo Berlusconi IV e alla maggioranza PdL - Lega Nord, rimarcando nelle sue politiche una forte insofferenza proprio verso il partito di Umberto Bossi tant'è che decide di votare (unica forza parlamentare) contro la riforma del federalismo fiscale.

In autunno ci sono due elezioni regionali: a quelle abruzzesi l'UdC forma una lista con i Popolari UDEUR per sostenere Rodolfo de Laurentiis alla carica di Presidente,[13] che ottiene il 5,6% dei consensi. In Provincia di Trento, invece, l'UdC decide di sostenere la riconferma di Lorenzo Dellai, aderendo così alla coalizione di centrosinistra, insieme all'UpT, al Partito Democratico, al Partito Autonomista Trentino Tirolese (PATT) e ad altri partiti minori[14]. A causa di vizi di forma e dopo i pronunciamenti del TAR di Trento e del Consiglio di Stato, il 17 ottobre 2008 la lista dell'UdC venne esclusa dalla competizione elettorale[15], ma i suoi dirigenti – il leader nazionale Pier Ferdinando Casini e i politici locali – confermarono l'appoggio a Dellai invitando i propri elettori a votare l'Unione per il Trentino[16]. Data la riuscita dell'esperimento, l'UdC annuncia che nelle prossime tornate elettorali in Trentino si ripresenterà sempre in stretta alleanza con le altre formazioni centriste e moderate (UpT e PATT).[17]

Nel frattempo, il 28 novembre 2008, il deputato Francesco Pionati, in disaccordo con la politica di Casini di allontanamento dal centrodestra e di costituzione di un terzo polo autonomo, lascia il partito, fondando Alleanza di Centro e riavvicinandosi a Silvio Berlusconi.[18]

2009: Europee[modifica | modifica wikitesto]

Per le elezioni regionali in Sardegna del 2009, l'UdC ha deciso di sostenere il candidato del Popolo della Libertà Ugo Cappellacci per evitare un secondo mandato dell'uscente presidente della regione Renato Soru. Alle urne l'Unione di Centro ottiene il 9,4% dei voti, contribuendo in maniera decisiva alla vittoria della coalizione guidata da Cappellacci.

In vista delle Europee del 2009 il progetto politico dell'Unione di Centro riceve l'adesione alla costituente di personaggi come Magdi Allam, candidato come indipendente nella circoscrizione Nord-Ovest, Gianni Rivera, candidato nella circoscrizione Centro, Pierluigi Mantini ex PD, Pasquale Giuditta, cognato di Clemente Mastella, Emanuele Filiberto di Savoia, Giorgio Carollo, candidato nel Nord-est e Marcello Vernola[19](ex FI) e Antonio Mussa, ex An, candidato nel Nord-Est, facendo salire così a 6 gli europarlamentari dell'Unione di Centro.[20] Al Sud da notare la candidatura di Ciriaco De Mita. Le urne premiano la nuova formazione centrista che consegue il 6,51 (+1 rispetto alle precedenti politiche). I nuovi eletti sono: Magdi Allam, Tiziano Motti, Carlo Casini, Ciriaco De Mita e Antonello Antinoro. Grazie ai più forti resti, l'UdC usufruisce della possibilità di ottenere anche un sesto eurodeputato con l'eventuale ratifica del trattato di Lisbona (il 73º seggio italiano). Tale trattato successivamente viene retificato e il 1º dicembre 2011 scatta quindi l'elezione del sesto europarlamentare Gino Trematerra, che durante questi due anni è stato osservatore al Parlamento europeo. Nella delegazione UDC-PPE entra pure Herbert Dorfmann, eletto con la Südtiroler Volkspartei, in una lista collegata al PD.[21]

Successivamente, il 29 luglio 2009 la deputata Gabriella Mondello lascia il Popolo della Libertà per aderire al gruppo dell'Udc, ma quattro mesi dopo l'europarlamentare Magdi Allam lascia il partito e fonda un suo movimento, dal nome Io Amo l'Italia.

Dall'11 al 13 settembre 2009 si sono tenuti a Chianciano Terme gli Stati Generali del Centro, che hanno visto la partecipazione, oltre a tutto il gruppo dirigente del partito, del presidente della Camera Gianfranco Fini e del senatore del Pd Francesco Rutelli che, intervistato dai giornalisti, non ha escluso la propria disponibilità a partecipare a un progetto neocentrista insieme a Casini e Fini.[22] A seguito della riuscita dell'assemblea, il deputato Lorenzo Ria eletto nel Pd, passato successivamente nel Pdl, ha scelto di aderire all'Unione di Centro.[23][24][25]

L'8 ottobre al gruppo in Senato dell'Udc aderisce anche la senatrice Adriana Poli Bortone, già parlamentare di An, Pdl e fondatrice del partito Io Sud.[26] Il 24 novembre all'Udc aderisce pure Alberto Tomassini, che lascia la carica di presidente del PSDI per assumere quella di responsabile lavoro del nuovo partito.[27]

Dopo essere stato a lungo in incubazione, il progetto della cosiddetta Costituente di Centro, lanciata all'indomani delle elezioni politiche del 2008, riesce finalmente a essere rilanciato dopo la vittoria di Pier Luigi Bersani alla segreteria del Pd, grazie all'adesione di alcuni esponenti centristi in uscita dal partito come Linda Lanzillotta, Massimo Calearo e Vernetti. Francesco Rutelli, infatti, da sempre critico nei confronti di un Pd sbilanciato a sinistra, aveva annunciato che se dal congresso fosse uscito vincitore Bersani, avrebbe dovuto immaginare una nuova strada per sé e per i moderati del Pd. Il 27 ottobre 2009, a seguito della vittoria dell'ex ministro prodiano, abbandona ufficialmente il Partito Democratico, avviando il progetto di un nuovo partito moderato e riformista che entri nella Costituente di Centro di Pier Ferdinando Casini. Il 6 dicembre 2009 la senatrice del PD Dorina Bianchi, appartenente al gruppo Teodem in un'intervista al Corriere della Sera, annuncia l'abbandono del Partito Democratico per ritornare nell'Unione di Centro, accusando il PD di essersi spostato troppo a sinistra.[28][29]

In seguito alla nascita della nuova formazione politica di Francesco Rutelli, Alleanza per l'Italia, che ha avuto l'appoggio di Bruno Tabacci, uscito dall'UdC per dare sostegno al gruppo alla Camera, e di numerosi esponenti delusi del Partito Democratico e alcuni dell'Italia dei Valori, l'Unione di Centro si appresta a stringere un accordo col nuovo movimento in vista delle regionali del 2010, per poi confluire insieme in un unico soggetto politico, così da ufficializzare la nascita della Costituente di Centro.

Il 12 dicembre 2009 il leader della coalizione Casini ha proposto un'alleanza con il Partito Democratico e l'Italia dei Valori per creare un'alternativa nei confronti del governo di Silvio Berlusconi raccogliendo le adesioni del segretario democratico Pier Luigi Bersani[30].

Elezioni regionali 2010[modifica | modifica wikitesto]

In occasione delle elezioni regionali del marzo 2010, l'UdC si presenta in maniera differente nelle varie regioni chiamate al voto, andando da sola in 6 regioni, con il centrodestra in 3 e con il centrosinistra in 4: con queste alleanza riesce a essere parte della coalizione vincente in 6 delle 7 regioni in cui si è schierata: Liguria (dove sostiene Claudio Burlando del PD), nel Lazio (con Renata Polverini del PdL), in Campania (Stefano Caldoro, PdL), Basilicata (Vito De Filippo, PD), e Calabria (Giuseppe Scopelliti, PdL).

Nel frattempo, i deputati Enzo Carra, appartenente alla corrente del PD teodem, e Renzo Lusetti, a lungo considerato come un fedelissimo di Francesco Rutelli, scelgono di aderire all'UdC dopo aver abbandonato il PD, in quanto entrambi delusi dal progetto politico.[31][32] Scelgono di aderire anche i Liberaldemocratici per il rinnovamento di Daniela Melchiorre, movimento centrista e liberale[33][34], insieme al MAIE di Ricardo Antonio Merlo. Il 14 febbraio, invece, annuncia la sua adesione all'UdC la deputata teodem Paola Binetti, che ha spiegato di "credere nella rinascita di una nuova Dc, un partito-pensatoio da 15-20%".[35][36][37][38][39] Il 28 aprile al Senato aderisce al gruppo UDC-SVP-Autonomie anche la senatrice Luciana Sbarbati, del Movimento Repubblicani Europei e ex Pd.[40][41][42].

Dal 20 al 22 maggio a Todi si è tenuto un seminario organizzato dalla Fondazione Liberal di Ferdinando Adornato, in cui si è deciso l'azzeramento delle cariche dirigenziali dell'Udc e il lancio del nuovo Partito moderato.[43][44][45] Al seminario prendono parte il presidente della Confindustria Emma Marcegaglia, che ha annunciato di essere interessata a questo progetto, il repubblicano Giorgio La Malfa, che ha assicurato la partecipazione del Partito Repubblicano Italiano alla Costituente di Centro[46], l'ex Pdl Giuseppe Gargani[47], il presidente di "Rete Italia", Gian Carlo Sangalli e la leader di Io Sud, Adriana Poli Bortone, che ha scelto di aderire al progetto dell'Udc di costruire un più largo 'Partito della Nazione' ma ha invitato i centristi a rinunciare al simbolo dello Scudo Crociato. Il comitato promotore della Costituente di Centro, si è poi riunito la mattina del 25 maggio per prendere le prime concrete decisioni per avviare il processo che, in linea con quando definito nel seminario di Todi, porterà l'Udc al congresso nazionale previsto per gennaio 2011.[48] Il 25 giugno, il Coordinamento nazionale della Costituente di Centro ha approvato il regolamento per le adesioni al nuovo soggetto politico verso il Partito della Nazione e ha varato le prime nomine di riorganizzazione del territorio, per sette regioni.[49]

L'Unione di Centro ottiene un ottimo risultato centrando l'elezione di Michele Vietti a vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura, eletto con 24 voti su 26.[50][51][52]

In occasione della mozione di sfiducia al sottosegretario alla Giustizia, Giacomo Caliendo, il neonato gruppo dei finiani Futuro e Libertà. Per l'Italia, l'Unione di Centro, l'Alleanza per l'Italia e il Movimento per le Autonomie scelgono di astenersi.[53] Pier Ferdinando Casini ha definito questa alleanza "un'area di responsabilità nazionale"[54]; Francesco Rutelli ha parlato della necessità di "unire le forze che vogliono fare le riforme ed esercitare una grande responsabilità"[55]; dello stesso avviso anche il capogruppo di FLI, Italo Bocchino, che in un editoriale su Il Secolo d'Italia ha scritto che si tratta di una "responsabilità - aggiunge - spesso messa sotto i piedi da un violento spirito di parte, da una faziosità senza limiti e da una partigianeria che non possiamo condividere".[56] Gli astenuti totali sono stati 75[57]. Sono stati molti, tra giornali e intellettuali, a definire questa alleanza tra moderati, un possibile embrione di Terzo Polo.[58][59][60]

In data 10-11-12 settembre 2010 si è tenuto il convegno annuale del Partito. Sono intervenuti, oltre a esponenti di spicco di maggioranza e opposizione come Dario Franceschini, Fabrizio Cicchitto, Italo Bocchino, Roberto Formigoni e Giuseppe Fioroni, anche Raffaele Bonanni, segretario della CISL, Piero Grasso, procuratore nazionale antimafia e Massimo Cacciari, ex sindaco di Venezia. Durante il convegno, si è discusso della futura nascita del Partito della Nazione, il cui primo congresso dovrebbe tenersi nel marzo 2011, e si sono raccolte le adesioni di molti dirigenti locali ed esponenti politici presenti in Parlamento, tra i quali il deputato letto da PD nella circoscrizione estero Ricardo Antonio Merlo, il senatore e leader dell'ApI Francesco Rutelli (che ha auspicato la nascita di un "terzo polo" alternativo al bipolarismo) e l'Onorevole Giorgio La Malfa del Partito Repubblicano Italiano (entrato in contrasto col collega Francesco Nucara, intento invece ad aderire al cosiddetto "Gruppo di Responsabilità Nazionale", il gruppo di 20 deputati ideato da Berlusconi che dovrebbero permettere al governo di avere una maggioranza alla Camera, anche senza finiani usciti dal PdL). Alla fine del convegno, Pier Ferdinando Casini, intervistato da Enrico Mentana, conferma la decisione del suo partito di continuare ad andare da solo e di non allearsi con i due partiti maggiori PdL e PD, a suo parere continuamente ricattati rispettivamente dalla Lega e dall'IdV e chiede a Silvio Berlusconi di dimettersi e di dichiarare la crisi della sua maggioranza, così da poter formare un "Governo Tecnico" a tempo determinato con le forze responsabili del Parlamento, al fine di modificare l'attuale legge elettorale. L'invito è rivolto principalmente ai delusi del PdL, ai finiani in rotta con la maggioranza e al Partito Democratico.

Durante il convegno di Chianciano Terme, emerge un malumore di alcuni esponenti del Partito, in particolare dei dirigenti siciliani dell'area cuffariana, capeggiati del Segretario Regionale Saverio Romano, il quale afferma che il Partito si stia spostando pericolosamente a sinistra e che sia sbagliato negare la fiducia a Berlusconi senza aver neanche sentito i 5 punti su cui il Governo intende chiedere la fiducia in Parlamento. La spaccatura appare evidente quando in Sicilia l'UdC vicina a Casini, che conta 4 deputati regionali contro i 7 vicini al Segretario Romano, decide di sostenere il quarto Governo Lombardo, composto di soli tecnici e appoggiato anche da MpA, ApI, FLI e PD. Questa operazione è vista da Romano come la prova dell'avvicinamento dell'UdC a sinistra e non esclude in vista del discorso di Berlusconi di creare una nuova formazione politica che riunisca i delusi del partito. Il 25 settembre Casini tiene una conferenza a Messina insieme ai "fedeli" della regione Giuseppe Naro e Giampiero D'Alia per rimarcare l'importanza dell'elettorato siciliano e l'intenzione di non volersi alleare con il partito di Bersani. Viene anche spiegato che la decisione di sostenere Lombardo non ha l'intento di creare un laboratorio di collaborazione con la sinistra, ma intende invece provare l'esperienza di un governo composto da soli tecnici, nel rispetto del programma stipulato insieme ovviamente. Molti giornali hanno definito questo momento come l'inizio dell'era "post-Cuffaro". Dopo giorni di trattative e discussioni, in data 28 settembre, a lasciare il gruppo alla Camera sono in 5: Giuseppe Drago, Calogero Mannino, Michele Pisacane, Giuseppe Ruvolo e Saverio Romano (che si era dimesso giorni prima da segretario regionale dell'UdC), i quali nel Gruppo Misto danno vita alla componente, e successivamente al partito, "Popolari per l'Italia di Domani", mentre al Senato aderisce Salvatore Cuffaro, dichiarando tuttavia che non parteciperà alle attività della nuova formazione, poiché impegnato con i suoi problemi giudiziari. All'Europarlamento aderirà invece Antonello Antinoro al nuovo movimento di Romano. Dall'altra parte però arrivano anche nuove adesioni: alla Camera aderiscono i deputati Ricardo Antonio Merlo e Deodato Scanderebech e al Senato Claudio Gustavino e Achille Serra. Si è anche ufficializzato un patto di collaborazione con la rappresentante al senato degli Italiani all'estero, la senatrice Mirella Giai. Il 9 ottobre annuncia il suo ritorno nel partito anche Paolo Cirino Pomicino[61].

Il 17 novembre l'Udc guadagna un nuovo europarlamentare, Gino Trematerra, in seguito all'approvazione del trattato di Lisbona.[62][63]

Il 25 novembre, il presidente dell'Udc, Rocco Buttiglione annuncia l'adesione dei liberali Giuseppe Basini (ex aennino) e Giancarlo Morandi.[64]

In vista del voto di fiducia al Governo fissato per il 14 dicembre 2010, l'Unione di Centro presenta una mozione di sfiducia alla Camera in comune accordo con Futuro e Libertà per l'Italia e Alleanza per l'Italia. A dare l'annuncio in conferenza stampa il 3 dicembre 2010 sono i rispettivi leader Pier Ferdinando Casini, Gianfranco Fini e Francesco Rutelli, i quali comunicano che, oltre alle firme dei deputati dei propri gruppi parlamentari, hanno firmato anche i deputati del Movimento per l'Autonomia di Raffaele Lombardo (in precedenza usciti dalla maggioranza insieme agli esponenti di FLI), dei Liberal Democratici di Daniela Melchiorre e i singoli deputati Giorgio La Malfa e Paolo Guzzanti (i giornali hanno raccontato di questo evento come la nascita del Terzo Polo). La mozione raggiunge così un totale di 85 firme che se si vanno a sommare alle 232 firme raccolte nella mozione di sfiducia del Partito Democratico e dell'Italia dei Valori si raggiunge un totale di 317 firme, che sancirebbe di fatto al momento del voto la caduta del Governo.

Tuttavia, successivamente in Parlamento si assiste a uno spostamento di deputati dall'opposizione alla maggioranza, tanto che Antonio Di Pietro, in seguito all'uscita improvvisa dal gruppo di due deputati del suo partito a favore del Governo, chiede alla Magistratura di aprire un'inchiesta sulla presunta "Compravendita di Parlamentari". Inoltre 4 parlamentari che avevano firmato la mozione di sfiducia del Terzo Polo votano, invece, contro la stessa: il Liberal Democratico Maurizio Grassano (da sempre vicino alla Lega e al tema del Federalismo), e tre deputati di FLI, Silvano Moffa, Catia Polidori e Maria Grazia Siliquini (il primo, che fino all'ultimo ha cercato una mediazione col PdL, alla fine si è astenuto, le altre due invece votano contro la sfiducia). Così il Governo ottiene la fiducia con 314 voti favorevoli e 311 contrari. Una maggioranza di 3 voti "non migliora la situazione del Governo" sostengono gli esponenti del Terzo Polo dato che tra loro molti sono Ministri, vice-ministri, sotto-segretari o sindaci, i quali non possono garantire una costante presenza in Parlamento, mettendo a rischio la maggioranza nel corso delle votazioni. Berlusconi, pertanto, dichiara di volere allargare la maggioranza all'UdC, poiché ormai il rapporto con FLI è irrecuperabile, altrimenti sarà costretto ad andare dal Presidente della Repubblica per chiedere le elezioni anticipate. Casini, però, nega la sua disponibilità a sostenere il Governo.

Logo del Nuovo Polo per l'Italia

Il 15 dicembre 2010 si tiene una riunione di tutti i rappresentanti del Terzo Polo nella quale, in comune accordo, viene comunicato che tutte queste forze parlamentari (UdC, FLI, ApI, MpA, LD e vari) agiranno d'ora in poi in completa sintonia all'interno del Parlamento, prendendo decisioni comuni sui singoli provvedimenti del Governo. L'iniziativa, che è stata battezzata «Polo della Nazione» da Pier Ferdinando Casini, raccoglie l'adesione di più di 100 Parlamentari fra Camera e Senato. Ad aderire al gruppo UdC-SVP e Autonomie sono in seguito i senatori Vincenzo Galioto, passato dal PdL all'UdC, mentre Maurizio Fistarol aderisce a Verso Nord. Nel 2011 entrano a far parte dell'alleanza: il senatore Enrico Musso, in quota Partito Liberale Italiano (25 febbraio)[65][66] e Giuseppe Gargani, ex PdL (2 marzo) che è entrato nell'UdC. Il 22 marzo annuncia la sua adesione al partito anche il deputato (già ex teodem) dell'Alleanza per l'Italia, Marco Calgaro.

Il 19 maggio 2011 il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso presentato nella primavera 2009, dopo le elezioni europee, da due candidati, Giuseppe Gargani (all'epoca nel PdL) e Pasquale Sommese (al tempo eletto col PD, oggi assessore regionale campano con l'UdC). L'Unione di Centro guadagna così due europarlamentari.

2011[modifica | modifica wikitesto]

Per le elezioni amministrative del 15 e 16 maggio 2011, l'Unione di Centro presenta candidati unici con gli altri Partiti del Nuovo Polo nelle quattro città città più importanti chiamate al voto (Milano, Torino, Bologna, Napoli) e in 62 su 134 comuni superiori ai 15.000 abitanti. In tutti gli altri comuni l'UdC opta scelte diverse, per via delle diverse realtà locali. I risultati differiscono in ogni città: a Milano e Napoli (rispettivamente 5,5%[67] e 11,5%[68]) le percentuali del Terzo Polo non permettono a nessuna delle due principali coalizioni di prendere il 50%+1 dei voti, arrivando così al ballottaggio e facendo pesare il proprio elettorato. A Torino si ottengono risultati più modesti (5,1%[69]) e a Bologna risultati più deludenti (4,7%[70]). Risulta invece che il nuovo schieramento ottiene risultati più che soddisfacenti e a due cifre nelle altre città più piccole e ottiene una media che supera il 10%.

Per quanto riguarda le undici province chiamate alle urne, l'Unione di Centro si presenta ovunque ottenendo il peggior risultato a Treviso (dove aveva creato una lista in comune con FLI ed ApI) con il 3,09%[71] ed il migliore a Macerata con il 7,64% e l'elezione di due consiglieri[72]. In totale, l'UdC ha raccolto 85.106 voti, pari al 4,97% e alla nomina di otto consiglieri provinciali.

Inoltre, secondo uno studio de Il sole 24 ore l'UdC risulta l'unico partito ad avere ottenuto un aumento sensibile dei voti, intono al 5%.

Le elezioni del 28 e 29 maggio sono il primo test elettorale dell'Unione di Centro in seguito alla scissione dei PID del Ministro Francesco Saverio Romano. Contrariamente alle aspettative che vedevano il partito calare drasticamente nei consensi, l'UdC, a guida del senatore Gianpiero D'Alia, dimostra una buona tenuta con una media del 7,12% perdendo solo 3 punti rispetto al passato[73][74] e riuscendo a eleggere sindaci e diversi consiglieri comunali. Inoltre risulta evidente l'importanza dell'UdC all'interno del Terzo Polo siciliano, che riesce a eleggere due sindaci nei comuni di Bagheria e Noto[75].

In data 22 luglio 2011 si è tenuto il primo convegno nazionale del Nuovo Polo a Roma, Io cambio l'Italia, all'Auditorium Conciliazione. Esso è stato organizzato dagli esponenti di UdC, FLI, ApI e MpA. Dei 2000 posti dell'Auditorium, settecento sono spettati all'Unione di Centro, altrettanti per Futuro e Libertà, cinquecento per Alleanza per l'Italia e i restanti cento al Movimento per le Autonomie.

Dopo l'introduzione del coordinatore nazionale Ferdinando Adornato, a parlare sono stati molti giovani (tra cui il diciottenne sindaco di Bonea Salvatore Paradiso), studenti e parlamentari, senza dimenticare i quattro esponenti nazionali Casini, Fini, Rutelli, Lombardo : tra questi, il leader dell'UdC ha più volte ribadito la possibile nascita di una Terza Repubblica. È stato inoltre presentato il manifesto del convegno stesso[76].

Il convegno di Chianciano Terme 2011[modifica | modifica wikitesto]

Dall'8 all'11 settembre 2011 si è tenuto l'annuale convegno a Chianciano Terme. Durante la riunione, sono intervenute personalità come Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, Raffaele Bonanni, segretario nazionale della CISL, e Vasco Errani, Presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome. Hanno accettato l'invito anche numerosi esponenti della maggioranza e delle opposizioni, come il sindaco di Roma Gianni Alemanno, che ha messo in evidenza le problematiche all'interno del PdL e i rapporti difficili con la Lega[77], il presidente della Commissione Parlamentare Bicamerale Antimafia Giuseppe Pisanu, che in seguito al voto di fiducia sulla manovra economica del Governo al Senato aveva dichiarato che sarebbero state opportune le dimissioni del Premier, e Giuseppe Fioroni, che ha espresso il malumore delle componente cattolica all'interno del PD. Anche il presidente dell'ApI Francesco Rutelli è intervenuto, rimarcando ancora una volta l'importanza del Terzo Polo, affermando che la sua nascita è imminente ma richiede tempo, poiché deve radicarsi sul territorio e rispettare le rispettive realtà locali dei partiti della coalizione[78].

Si è svolta anche l'Assemblea Nazionale del partito, in cui si è deciso di partire il prima possibile con i Congressi nei vari livelli di amministrazione (comuni, provincie, regioni). Durante il suo intervento, Pier Ferdinando Casini ha condannato duramente l'operato del Governo e rinnovato l'invito alle forze responsabili di maggioranza e opposizioni di formare con l'UdC e il Terzo Polo un governo di unità nazionale, al fine di fronteggiare la grave crisi economica[79]. Infine, Lorenzo Cesa, durante il discorso conclusivo del convegno, ha rimarcato l'equidistanza dell'Unione di Centro da entrambi gli schieramenti di Destra e Sinistra e l'intenzione di rimanere all'opposizione di questo Governo[80].

In data 23 settembre il deputato Deodato Scanderebech lascia nuovamente il gruppo dell'UdC alla Camera per aderire al gruppo di Futuro e Libertà[81].

Elezioni regionali in Molise del 2011[modifica | modifica wikitesto]

Per le elezioni regionali in Molise del 16 e 17 ottobre, l'UdC decide di schierarsi col presidente uscente del centrodestra Angelo Michele Iorio, nonostante si sia tentato di trovare in precedenza un candidato comune per il Terzo Polo (tentativo vano poiché l'MpA era quasi assente in regione; FLI, per via della diversità di opinioni all'interno del partito regionale, decide di non presentare nessuna lista e lasciare libertà di scelta ai suoi singoli rappresentati; l'ApI invece decide di sostenere il candidato del centrosinistra Paolo Di Laura Frattura).

Ad urne chiuse, l'UdC ottiene il 6,78%[82], risultando determinante per la vittoria risicata di Michele Iorio (46,94%) sul centrosinistra (46,15%). Nonostante il calo di consensi rispetto alle precedenti consultazioni regionali (9,99%), causato dal 6,73% conseguito dall'AdC di Francesco Pionati, l'UdC locale guadagna consensi rispetto alle Politiche del 2008 (5,6%) e le Europee del 2009 (6,5%) ed è il terzo partito di una coalizione di centrodestra che registra un calo molto più evidente rispetto al passato, passando dal 54,14% del 2006 al 46,94% del 2011.

Il 24 ottobre il deputato dell'ARS Nino Dina annuncia l'abbandono dei Popolari di Italia Domani[83] (il marzo scorso si era dimesso da coordinatore regionale in Sicilia), poiché contrario al sostegno al Governo Berlusconi e considerando il PID un partito mai nato[84]. Due giorni dopo, il 26 ottobre, ufficializza il suo ritorno nella file dell'UdC alla presenza del coordinatore nazionale Lorenzo Cesa, del coordinatore regionale Giampiero D'Alia e di altri esponenti del partito.

Le dimissioni di Berlusconi e l'appoggio al Governo Monti[modifica | modifica wikitesto]

Nei giorni in cui si consuma lo sfaldamento della maggioranza, il 3 novembre i deputati Alessio Bonciani e Ida D'Ippolito lasciano il Popolo della Libertà per aderire al partito[85], mentre il 6 novembre è la volta di un'altra deputata Pdl, Gabriella Carlucci[86].

Il passaggio di questi parlamentari contribuisce a far perdere la maggioranza numerica al governo. In conseguenza di ciò, Silvio Berlusconi decide di rassegnare le dimissioni (anche se non è mai andato sotto con un voto di sfiducia)[87]. In seguito alle dimissioni di Berlusconi, Giorgio Napolitano avvia le consultazioni e una delegazione del Terzo Polo, composta da esponenti di Camera e Senato di UdC, Futuro e Libertà ed Alleanza per l'Italia guidata da Pier Ferdinando Casini, afferma di essere disposta a sostenere un esecutivo guidato da Mario Monti (ritenuta la persona più quotata a condurre un governo tecnico) e di dare a quest'ultimo carta bianca sulla composizione del governo, accettando quindi che sia interamente composto da ministri che non provengono dai partiti.

In data 1º dicembre, Gino Trematerra si vede assegnato il seggio al Parlamento Europeo: gli eurodeputati dell'Unione di Centro salgono così a 5[88][89].

Congressi unitari e nascita del Partito della Nazione[modifica | modifica wikitesto]

Nell'autunno 2011 viene avviata la stagione dei congressi provinciali e regionali, che porterà nel 2013 al primo congresso nazionale dell'Unione di centro, sancendo così la definitiva unione della Rosa per l'Italia di Savino Pezzotta, dei Popolari di Ciriaco De Mita e dell'Unione dei democratici cristiani e di centro di Pier Ferdinando Casini e la nascita del nuovo partito unitario "Unione di Centro".

Il 20 aprile 2012 Casini annuncia l'azzeramento di tutti i vertici del partito[90]. Questo rappresenta il primo passo per dar vita ad un'unica costituente che possa raccogliere tutte le forze moderate e riformiste che si riconoscono nei partiti che compongono il Terzo Polo. Lo stesso giorno l'ex Ministro degli Interni Giuseppe Pisanu e altri 26 senatori del Pdl sottoscrivono un documento nel quale chiedono al loro partito di aderire alla nascita del «nuovo movimento liberaldemocratico» sollecitato da Casini[91].

Il 27 aprile 2012 Casini si dimette da capogruppo dell'Unione di Centro alla Camera dei Deputati venendo sostituito dal vicepresidente vicario Gian Luca Galletti come nuovo capogruppo.

Elezioni amministrative italiane del 2012[modifica | modifica wikitesto]

Per le elezioni amministrative del 6 e 7 maggio 2012, l'Unione di Centro si presenta col Nuovo Polo per l'Italia solo in poche città (Genova e Trapani le più importanti) e lo stesso fanno anche Futuro e Libertà, Alleanza per l'Italia e Movimento per le Autonomie. Opta principalmente per alleanze di centro, con liste civiche equidistanti dagli altri poli. Nelle altre città più importanti al voto fa alleanze variabili (col PdL a Palermo e Verona, col PD a Taranto, da sola ad Agrigento, Parma, Cuneo, l'Aquila, Monza, Piacenza e Lecce). All'indomani del voto, secondo uno studio del Sole 24 Ore, l'UdC risulta uno dei pochi Partiti ad aumentare i propri voti, aumenta il numero di sindaci e di consiglieri comunali e conquista in solitaria 2 comuni Capoluogo di Provincia, ovvero Cuneo ed Agrigento. In seguito all'analisi del voto, il leader Pier Ferdinando Casini, nonostante l'aumento numerico dei voti, denuncia preoccupato l'alto numero degli italiani che non hanno votato e "archivia il Terzo Polo" per la formazione di un nuovo progetto politico che sappia intercettare quei voti degli italiani che si sono astenuti durante la tornata elettorale. Nell'Ottobre 2012 il senatore Riccardo Milana aderisce all'UdC.

Elezioni regionali in Sicilia del 2012[modifica | modifica wikitesto]

In seguito alle dimissioni di Raffaele Lombardo nel Luglio 2012, dovute a problemi giudiziari, le elezioni regionali vengono anticipate al 28 Ottobre dello stesso anno. L'UdC decide di sostenere l'ex sindaco di Gela e parlamentare europeo del PD Rosario Crocetta, il quale si era candidato indipendentemente dall'appoggio dei partiti, compreso il suo. Successivamente, anche il Partito Democratico decide di sostenere Crocetta, rompendo di fatto con IdV e SEL, e in Agosto viene ufficializzata la sua candidatura a Presidente della Regione Siciliana per le elezioni del 28 ottobre 2012. I partiti che sostengono Crocetta sono il Pd, l'Udc, l'Api e il PSI (quest'ultimi due partiti convergeranno in un'unica lista a sostegno di Crocetta). La candidatura di Crocetta segna una frattura tra l'UdC siciliano e gli storici alleati in regione del PdL, che insieme al PID di Saverio Romano, alla Destra di Francesco Storace e l'Alleanza di Centro di Francesco Pionati, sostengono la candidatura di Nello Musumeci, ex Presidente della Provincia di Catania. Questo è il primo test regionale dell'UdC in seguito alla scissione del 2010. In corsa ci sono un totale di 10 Candidati alla Presidenza, di conseguenza si crede che probabilmente, a causa della grande frammentazione politica e delle innumerevoli lista, nessuna delle coalizioni vincenti otterrà la maggioranza all'ARS. Il 28 Ottobre si vota e il primo dato rilevante è quella della pesante astensione, pari al 52,58%, e i voti della lista del Movimento 5 Stelle, che prende il 14,90%, diventando la prima lista della Regione, anche se il Candidato Giancarlo Cancelleri non è il candidato più votato. Invece risulta eletto Presidente Rosario Crocetta, con il 30,50% delle preferenze, staccando di quasi 5 punti Musumeci, mentre la coalizione di PD, UdC e Crocetta Presidente (ApI, Psi e movimenti civici) prende 30,40% dei voti. Nonostante le polemiche sull'alleanza tra l'UdC e il PD, l'Unione di Centro sfiora l'11% (10,8%) nonostante la scissione, perdendo solo un punto e mezzo rispetto alla precedente tornata elettorale; diventa la quarta forza della Regione (dietro al M5S, PD e PdL) e riesce a far eleggere 11 deputati regionali più 2 all'interno del listino del Presidente Crocetta, per un totale di 13 rappresentati all'ARS (2 in più rispetto all'ultima elezione regionale).

Il sostegno al Premier Mario Monti[modifica | modifica wikitesto]

L'UDC sostiene convintamente il governo Monti, nato nel novembre 2011, dopo le dimissioni di Berlusconi. Il 29 dicembre 2012 il Presidente del Consiglio dei Ministri in carica Mario Monti annuncia la sua candidatura a Premier per le Elezioni politiche italiane del 2013 a capo della coalizione Con Monti per l'Italia.

Con Monti per l'Italia[modifica | modifica wikitesto]

Il 16 gennaio 2013 la Rosa per l'Italia annuncia l'uscita dall'Unione di Centro:[92] Pezzotta passa quindi al Gruppo Misto della Camera.[93].

In occasione delle Elezioni politiche italiane del 2013 la cosiddetta "Agenda Monti" viene sostenuta da due partiti, l'Unione di Centro[94] e Futuro e Libertà per l'Italia, e da una serie di movimenti ed associazioni, tra i quali Italia Futura di Luca Cordero di Montezemolo che creano la lista Scelta Civica, in una coalizione denominata "Con Monti per l'Italia" . Al Senato invece l'UDC è confluita nella lista unica della coalizione di Monti, anch'essa denominata Con Monti per l'Italia, eleggendo due senatori.

I risultati non sono confortanti, con l'1,74% il minimo storico del partito alla Camera, e 8 deputati. Nella XVII legislatura vengono costituiti gruppi unici alla Camera e al Senato denominati Scelta Civica per l'Italia.

Ideologia[modifica | modifica wikitesto]

L'UDC si richiama al cristianesimo democratico, in virtù dell'appartenenza al Partito Popolare Europeo, e si stabilisce nella collocazione politica del centro.

Correnti[modifica | modifica wikitesto]

Anche se il partito si richiama più o meno omogeneamente alla tradizione politica del cristianesimo democratico, all'interno dell'Unione di Centro si possono distinguere quattro grandi aree:

Ex correnti e scissioni[modifica | modifica wikitesto]

Congressi[modifica | modifica wikitesto]

  • I Congresso - Roma, 6 dicembre 2002
  • II Congresso - Roma, 1º-3 luglio 2005
  • III Congresso - Roma, 13-15 aprile 2007
  • IV Congresso - Roma, 27-29 settembre 2013

Struttura[modifica | modifica wikitesto]

Organi nazionali[modifica | modifica wikitesto]

Segretario[modifica | modifica wikitesto]

Segretario Periodo
Marco Follini dicembre 2002 - ottobre 2005
Lorenzo Cesa ottobre 2005 - oggi

Presidente[modifica | modifica wikitesto]

Portavoce[modifica | modifica wikitesto]

Presidenti dei gruppi parlamentari[modifica | modifica wikitesto]

Camera dei Deputati[modifica | modifica wikitesto]

6 maggio 2008 - 26 aprile 2012: Pier Ferdinando Casini, vice vicario: Gian Luca Galletti (dal 18 ottobre 2010 al 26 aprile 2012)
27 aprile 2012 - ??? 2013: Gian Luca Galletti

Senato della Repubblica[modifica | modifica wikitesto]

6 maggio 2008 - ??? 2013: Giampiero D'Alia, vice vicario: Manfred Pinzger (Südtiroler Volkspartei), vice: (dal 7 luglio 2011) Achille Serra (UdC) (Gruppo Unione di Centro, SVP e Autonomie)

Parlamento Europeo[modifica | modifica wikitesto]

??? - in carica: Carlo Casini (UDC-SVP-PPE)

Coordinatori regionali[modifica | modifica wikitesto]

Organizzazione giovanile[modifica | modifica wikitesto]

Il movimento giovanile dell'UdC sono i Giovani Popolari Europei - Giovani Unione di Centro.

  • Coordinatore nazionale: Gianpiero Zinzi (dal febbraio 2009).

Risultati elettorali[modifica | modifica wikitesto]

Voti % Seggi
Europee 2004 1 917 775 5,9 5
Politiche 2006 Camera 2 579 951 6,8 39
Senato 2 309 174 6,8 21
Politiche 2008 Camera 2 050 319 5,6 36
Senato 1 898 842 5,7 3
Europee 2009 1 996 901 6,5 5
Politiche 2013 Camera 608 210 1,8 8
Senato nella lista Con Monti per l'Italia 2

Rapporti con il mondo dell'associazionismo cattolico[modifica | modifica wikitesto]

L'Unione di Centro conserva molti rapporti con il mondo dell'associazionismo cattolico, come testimoniato dalla candidatura di molti cattolici impegnati in politica e per questo si pone come il partito dei democratici di centro, in forte concorrenza con il Popolo delle Libertà. Possono essere ritenute vicine all'Udc associazioni come il Movimento per la Vita (il cui presidente, Carlo Casini, è un europarlamentare del partito), il Forum delle Associazioni Familiari (Luisa Capitanio Santolini, parlamentare Udc, è un ex presidente), Scienza e Vita (di cui Paola Binetti è presidente) e le associazioni cattoliche che hanno preso parte al Family Day (Savino Pezzotta, presidente della Costituente di Centro, ne era il portavoce). Vicina al partito anche parte del sindacato CISL e dell'associazione Persone e Reti. Altre adesioni significative sono quelle che vengono da Luca Marconi (area RnS) e Alessandra Borghese (vicina alla Croce Rossa).

UDC e giustizia[modifica | modifica wikitesto]

Secondo un'inchiesta del 2004 della rivista Diario[96] era il partito italiano con il maggior numero tra inquisiti, imputati e condannati, tra cui il segretario nazionale Lorenzo Cesa. L'inchiesta riportava dati sulle inchieste, gli arresti, i rinvii a giudizio e le condanne di deputati, senatori, consiglieri regionali e vari esponenti, concentrandosi sul Centro-Sud: Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata, Campania, Calabria, Sicilia.

Secondo un'inchiesta de lavoce.info del 2008 il 9% dei "futuri deputati" dell'UDC (candidati alle elezioni politiche del 2008) sono stati "condannati in primo o in secondo grado e in attesa della procedura d’appello e della Cassazione"[97]. Fra i candidati c'è l'ex-presidente della Regione Siciliana Salvatore Cuffaro[98], che nel gennaio 2008 è stato condannato in primo grado a cinque anni e interdizione dai pubblici uffici per favoreggiamento semplice nei confronti di soggetti legati alla mafia siciliana.[99]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Contatti, su udc-italia.it, Udc. URL consultato il 20 luglio 2013.
  2. ^ (EN) ITALY, in Parties and Elections in Europe. URL consultato il 25 gennaio 2013.
  3. ^ I cattolici oltre la politica. Il senso della testimonianza, su books.google.it, Effatà Editrice IT, 2010.
  4. ^ (EN) Italian Politics: Frustrated Aspirations for Change, su books.google.it, Berghahn Books, 2008., pp. 70-80
  5. ^ Cattolici. Cesa: l'Udc ha 42 mila giovani iscritti su 220 mila; puntiamoci, su udc-italia.it.
  6. ^ La Repubblica.it, «Cdl, gli alleati contro Casini. Da Follini ultimatum al partito», 7 settembre 2006
  7. ^ Casini rompe gli indugi: Udc da sola, su repubblica.it, 16-02-2008.
  8. ^ Accordo tra Rosa Bianca e Udc,Udc e Rosa Bianca trovano l'accordo
  9. ^ Documento della Direzione PSDI 29 marzo 2008
  10. ^ Rainews24.it
  11. ^ Ministero dell'Interno - Elezione della Camera dei Deputati del 13 - 14 aprile 2008, su politiche.interno.it. URL consultato il 15-04-2008.
  12. ^ Ministero dell'Interno - Elezione del Senato della Repubblica del 13 - 14 aprile 2008, su politiche.interno.it. URL consultato il 15-04-2008.
  13. ^ L'Udc ha ufficializza la candidatura di Rodolfo De Laurentiis, PrimaDaNoi, 22 ottobre 2008.
  14. ^ Dellai-Divina è già diventato un test nazionale, Trentino, 26 settembre 2008.
  15. ^ Esclusione dell'Udc, ecco le motivazioni, Trentino, 17 ottobre 2008.
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  17. ^ Notizia del 14.01.2010 | Unione per il Trentino
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Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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