Nuovo Polo per l'Italia

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Nuovo Polo per l'Italia
LeaderPier Ferdinando Casini, Gianfranco Fini, Francesco Rutelli, Raffaele Lombardo
StatoBandiera dell'Italia Italia
Fondazione15 dicembre 2010
Dissoluzione8 maggio 2012 (de facto)
PartitoUnione di Centro, Futuro e Libertà per l'Italia, Alleanza per l'Italia, Movimento per le Autonomie, Partito Liberale Italiano, Movimento Associativo Italiani all'Estero
IdeologiaCentrismo
Conservatorismo liberale
Cristianesimo democratico
Liberalismo
Autonomismo
CollocazioneCentro
Partito europeoPartito Popolare Europeo (UdC)
Partito Democratico Europeo (API)
Gruppo parl. europeoGruppo del Partito Popolare Europeo (UdC e FLI)
Gruppo dell'Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l'Europa (API)
Affiliazione internazionaleInternazionale Democratica Centrista (UdC e FLI)
Alleanza dei Democratici (API)
Seggi massimi Camera
83 / 630
(2012)
Seggi massimi Senato
26 / 315
(2012)
Seggi massimi Europarlamento
10 / 73
(2012)
Seggi massimi Consiglio regionale
94 / 1 117
(2012)
Pier Ferdinando Casini
Gianfranco Fini
Francesco Rutelli
Raffaele Lombardo

Il Nuovo Polo per l'Italia, nato il 15 dicembre 2010 come Polo della Nazione e in tal modo ribattezzato il 25 gennaio 2011 (noto giornalisticamente anche come Terzo Polo[1]), è stato un coordinamento fra gruppi parlamentari, nonché una coalizione elettorale, costituita da Pier Ferdinando Casini per l'Unione di Centro, Gianfranco Fini per Futuro e Libertà per l'Italia, Francesco Rutelli per Alleanza per l'Italia e Raffaele Lombardo del Movimento per le Autonomie.

Ad esso hanno preso parte anche il Partito Liberale Italiano di Stefano De Luca e l'associazione Verso Nord guidata dall'ex sindaco di Venezia Massimo Cacciari.

Storia della coalizione[modifica | modifica wikitesto]

Astensione sulla sfiducia a Caliendo[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Giacomo Caliendo.

In occasione della mozione di sfiducia al sottosegretario alla Giustizia, Giacomo Caliendo nell'agosto 2010, il neonato gruppo di FLI, l'UdC, l'ApI ed il Movimento per le Autonomie scelgono di astenersi[2]. Pier Ferdinando Casini ha definito questa alleanza un'area di responsabilità nazionale[3]; Francesco Rutelli ha parlato della necessità di unire le forze che vogliono fare le riforme ed esercitare una grande responsabilità[4]; dello stesso avviso anche il capogruppo di FLI, Italo Bocchino, che in un editoriale su Il Secolo d'Italia ha scritto che si tratta di una responsabilità spesso messa sotto i piedi da un violento spirito di parte, da una faziosità senza limiti e da una partigianeria che non possiamo condividere[5]. Gli astenuti totali sono stati 75[6]. Sono stati molti, tra giornali e intellettuali, a definire questa alleanza tra moderati, un possibile embrione di un nuovo Polo[7][8][9].

La mozione di sfiducia al Governo Berlusconi IV[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Governo Berlusconi IV.

In vista del voto di fiducia al Governo fissato per il 14 dicembre 2010, l'UdC, FLI e l'ApI presentano una mozione di sfiducia alla Camera. A dare l'annuncio in conferenza stampa il 3 dicembre 2010 sono i rispettivi leader Pier Ferdinando Casini, Gianfranco Fini e Francesco Rutelli, i quali comunicano che, oltre alle firme dei deputati dei propri gruppi parlamentari (con la sola eccezione di Giampiero Catone di FLI), hanno firmato anche i deputati del Movimento per l'Autonomia di Raffaele Lombardo (in precedenza usciti dalla maggioranza insieme agli esponenti di FLI), dei Liberal Democratici di Daniela Melchiorre ed i singoli deputati Giorgio La Malfa e Paolo Guzzanti. La mozione raggiunge così un totale di 85 firme che se si vanno a sommare alle 232 firme raccolte nella mozione di sfiducia del Partito Democratico e dell'Italia dei Valori si raggiunge un totale di 317 firme, che sancirebbe al momento del voto la caduta del Governo.

Al momento del voto, tuttavia, dalla mozione di sfiducia si sono defilate quattro persone: il liberaldemocratico Maurizio Grassano e tre deputati di FLI, Silvano Moffa, Catia Polidori e Maria Grazia Siliquini (il primo, che fino all'ultimo ha cercato una mediazione col PdL, alla fine non ha partecipato al voto, mentre le altre due hanno votato contro la sfiducia). Vi sono state due defezioni pure tra gli aderenti all'altra mozione di sfiducia (Antonio Razzi e Domenico Scilipoti, entrambi dell'Italia dei Valori). Così, con anche la non partecipazione al voto del pur favorevole al Governo Antonio Gaglione (oltre a quella per prassi del presidente della Camera Gianfranco Fini) e l'astensione dei due deputati della SVP (Siegfried Brugger e Karl Zeller), la Camera ha respinto la mozione di sfiducia con 314 voti contro 311[10].

La nascita della coalizione è stata salutata come cosa seria dal giornalista del Corriere della Sera, Aldo Cazzullo, che ha auspicato l'aggregazione dei moderati attorno a valori oggi negletti: merito; legalità; responsabilità; e nazione[11][12]. Successivamente, il coordinamento parlamentare annuncia un'assemblea comune del Nuovo Polo per il 28 e 29 gennaio[13], assicurando candidati comuni alle successive amministrative[14][15] e prospettando gruppi unitari già nelle grandi città (come Roma, dove i tre partiti maggiori, FLI, UdC e ApI sono all'opposizione del sindaco Alemanno[16]).

L'assemblea, svoltasi a Todi, cambia la denominazione in Nuovo Polo per l'Italia[17].

Le elezioni amministrative 2011[modifica | modifica wikitesto]

In occasione delle elezioni amministrative del 2011 che si svolgeranno, tra l'altro, nei capoluoghi Milano, Torino, Bologna e Napoli, il Nuovo Polo conferma la scelta di correre unito:

Il gruppo ApI-FLI al Senato[modifica | modifica wikitesto]

Il 14 luglio al Senato della Repubblica si costituisce il gruppo Per il Nuovo Polo (ApI-FLI), formato dai 6 senatori di Alleanza per l'Italia (Francesco Rutelli, Franco Bruno, Riccardo Milana, Claudio Molinari, Emanuela Baio e Giacinto Russo) e 6 senatori di Futuro e Libertà (Mario Baldassarri, Candido De Angelis, Giuseppe Valditara, Maria Ida Germontani, Barbara Contini ed Egidio Digilio), tutti in precedenza iscritti al gruppo misto del Senato[25][26]. All'ufficializzazione della nascita del gruppo, è seguita la diffusione di un manifesto unitario dei senatori (22 in tutto) che si riconoscono nel Nuovo Polo per l'Italia, firmato, oltre che dai parlamentari di Udc, Fli, Api e Mpa, anche dagli ex PD Nicola Rossi e Maurizio Fistarol e dall'ex PdL Enrico Musso[27]. Il 3 novembre 2011 si aggiunge Nino Strano di FLI, raggiungendo quota 23.Il 15 febbraio aderisce anche la neo senatrice Cristina De Luca di API, facendo raggiungere quota 24.

Io cambio l'Italia, il primo convegno nazionale[modifica | modifica wikitesto]

In data 22 luglio 2011 si è tenuto il primo convegno nazionale del Nuovo Polo a Roma, all'Auditorium Conciliazione. Esso è stato organizzato dagli esponenti di UdC, FLI, ApI e MpA. Dei 2000 posti dell'Auditorium, settecento sono spettati all'Unione di Centro, altrettanti per Futuro e Libertà, cinquecento per Alleanza per l'Italia e i restanti cento al Movimento per le Autonomie.

Dopo l'introduzione del coordinatore nazionale dell'Unione di Centro Ferdinando Adornato, a parlare sono stati molti giovani (tra cui il diciottenne sindaco di Bonea Salvatore Paradiso), studenti e parlamentari (tra i quali Gianfranco Paglia, deputato FLI, e Nicola Rossi, senatore ex PD), senza dimenticare i quattro esponenti nazionali: Francesco Rutelli, rimasto fedele al suo concetto di governo del Presidente appoggiato da una grande maggioranza, Raffaele Lombardo, che continua a vedere nel Sud una risorsa da cui può incominciare lo sviluppo, Pier Ferdinando Casini, che ha più volte ribadito la possibile nascita di una Terza Repubblica, e ultimo Gianfranco Fini, il quale è favorevole ad un ingresso del Nuovo Polo in una maggioranza senza Berlusconi[28]. È stato inoltre presentato il manifesto del convegno stesso[29].

Le dimissioni di Berlusconi e l'appoggio a Monti[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Mario Monti.

In seguito alle dimissioni di Silvio Berlusconi, Giorgio Napolitano avvia le consultazioni e una delegazione del Nuovo Polo, composta da esponenti di Camera e Senato di Unione di Centro, Futuro e Libertà ed Alleanza per l'Italia guidata da Pier Ferdinando Casini, afferma di essere disposta a sostenere un esecutivo guidato da Mario Monti (ritenuta la persona più quotata a condurre un governo tecnico) e di dare a quest'ultimo carta bianca sulla composizione del governo, accettando quindi che sia interamente composto da ministri che non provengono dai partiti.

La disfatta alle amministrative 2012 e la sfaldatura dell'alleanza[modifica | modifica wikitesto]

Alle elezioni amministrative italiane del 2012, dove il Nuovo Polo corre unito solo in poche città, si registra un andamento molto negativo di quest'alleanza, che spesso si spacca con Unione di Centro e Futuro e Libertà a sostegno di sindaci di centro-destra ed Alleanza per l'Italia a sostegno di quelli del centro-sinistra.

In seguito a questi risultati e alla divisione nella coalizione, alle ore 21:34 dell'8 maggio 2012 Pier Ferdinando Casini dichiara con un tweet la fuoriuscita dell'UdC dall'alleanza[30]. Con l'uscita della costola più importante dell'alleanza e il successivo riavvicinamento dell'Alleanza per l'Italia al centro-sinistra[31], il Nuovo Polo si può dire un'esperienza chiusa.

Adesioni[modifica | modifica wikitesto]

Il giorno dopo la sconfitta della mozione di sfiducia i firmatari fondano ufficialmente il Nuovo Polo per l'Italia. Vi aderiscono i parlamentari di:[32]

Nelle istituzioni[modifica | modifica wikitesto]

Camera dei deputati[modifica | modifica wikitesto]

Alla Camera dei deputati il Nuovo Polo per l'Italia poteva contare al momento del suo scioglimento su un totale di 82 deputati:

Senato della Repubblica[modifica | modifica wikitesto]

Al Senato della Repubblica il Nuovo Polo per l'Italia poteva contare al momento del suo scioglimento su un totale di 26 senatori:

Parlamento europeo[modifica | modifica wikitesto]

Al Parlamento europeo il Nuovo Polo per l'Italia poteva contare al momento del suo scioglimento su un totale di 10 eurodeputati:

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Referendum, quorum ampio schiacciante la vittoria dei Sì Pd e Fli: "Ora il governo si dimetta" - Diretta aggiornata alle 22:48 del 13 giugno 2011 - Repubblica.it, su La Repubblica. URL consultato il 30 novembre 2023.
    «Il Terzo Polo: "Il sì al referendum è un no grande come una casa al governo"»
  2. ^ Patto Fini-Casini-Rutelli: nasce il fronte dei moderati, su ultimenotizie.tv. URL consultato il 15 dicembre 2010 (archiviato dall'url originale il 13 novembre 2017).
  3. ^ Caliendo: Casini, astenersi prova responsabilità e serietà, su udc-italia.it (archiviato dall'url originale l'11 gennaio 2012).
  4. ^ Prove di centro, su rainews24.rai.it. URL consultato il 15 dicembre 2010 (archiviato dall'url originale il 14 luglio 2011).
  5. ^ Bocchino: nessun Terzo Polo ma area di responsabilità, su notizie.virgilio.it (archiviato dall'url originale il 28 luglio 2011).
  6. ^ Respinta la sfiducia a Caliendo. Rissa tra finiani ed ex. Alfano: «P3 frutto di un'elaborazione dei pm», su ilsole24ore.com.
  7. ^ È partita sul terzo polo Il Pd: governo alla fine, su bresciaoggi.it (archiviato dall'url originale il 18 gennaio 2012).
  8. ^ Il "Grande Centro": Cuando Caliendo el sol, sorge il "terzo polo"., su trentinoweb.it (archiviato dall'url originale il 13 agosto 2011).
  9. ^ Terzo Polo: Casini, non è manovra palazzo, si allarghera' nel paese, su asca.it (archiviato dall'url originale il 16 luglio 2011).
  10. ^ Camera dei deputati - XVI Legislatura - Seduta n. 408 di martedì 14 dicembre 2010 - Mozioni Franceschini, Donadi ed altri n. 1-00492 e Adornato ed altri n. 1-00511 di sfiducia al Governo (Seguito della discussione) - Votazione - Resoconto stenografico dell'Assemblea. [collegamento interrotto], su camera.it.
  11. ^ Il Nuovo Polo è una cosa seria, su ffwebmagazine.it. URL consultato il 27 aprile 2019 (archiviato dall'url originale il 3 novembre 2009).
  12. ^ Bene Cazzullo. Costruiamo “l’alternativa votabile”, su generazioneitalia.it (archiviato dall'url originale il 19 gennaio 2011).
  13. ^ Terzo polo: assemblea 28-29 gennaio, su ansa.it.
  14. ^ Il Terzo Polo prova un rilancio..., su imgpress.it. URL consultato il 14 gennaio 2011 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  15. ^ Terzo Polo: Cesa, amministrative primo vero banco di prova, su asca.it. URL consultato il 14 gennaio 2011 (archiviato dall'url originale il 17 gennaio 2011).
  16. ^ Manovre e alleanze prove generali di Terzo polo, su roma.repubblica.it.
  17. ^ FINI, CASINI, RUTELLI, NASCE A TODI IL 'NUOVO POLO PER L'ITALIA' [collegamento interrotto], su leggimi.eu. URL consultato il 18 marzo 2011.
  18. ^ Comunali Torino, si presenta Musy, candidato Nuovo polo: Abolire ztl | Blitz quotidiano
  19. ^ Musy, l'outsider che piace al Terzo Polo- LASTAMPA.it, su www3.lastampa.it. URL consultato il 5 marzo 2011 (archiviato dall'url originale il 30 dicembre 2011).
  20. ^ Il Terzo Polo ha scelto: sarà Manfredi Palmeri il candidato sindaco - Milano
  21. ^ http://www.ansa.it/web/notizie/regioni/lombardia/2011/03/04/visualizza_new.html_1559984980.html
  22. ^ Il Giorno - Milano - Terzo polo, in campo Palmeri Sfiderà Moratti e Pisapia
  23. ^ Napoli: Pasquino candidato Terzo Polo - Politica - ANSA.it
  24. ^ Pasquino scioglie la riserva "Candidato per il Terzo polo" - Napoli - Repubblica.it
  25. ^ Senato, Nasce gruppo parlamentare “Per il Terzo polo ApI-Fli
  26. ^ Ultime Notizie Online | Agenzia Giornalistica Italia | AGI Archiviato il 7 marzo 2016 in Internet Archive.
  27. ^ Rutelli tiene a battesimo il gruppo al Senato del Terzo Polo | NanoPress Archiviato il 25 agosto 2011 in Internet Archive.
  28. ^ La Stampa; La maggioranza cambi cavallo e noi ci saremo [collegamento interrotto], su brunotabacci.it.
  29. ^ Manifesto del Terzo Polo. [collegamento interrotto], su udc-italia.it.
  30. ^ Casini archivia il Terzo polo: è superato, macerie sui moderati, in ilmessaggero.it. URL consultato il 5 agosto 2012 (archiviato dall'url originale il 14 maggio 2012).
  31. ^ Rutelli: "Pronto ad allearmi con il Pd", in liberoquotidiano.it. URL consultato il 12 novembre 2012 (archiviato dall'url originale il 14 maggio 2014).
  32. ^ "Da domani uniti in Parlamento" Prende vita il "Polo della Nazione" adnkronos 15 dicembre 2010, su adnkronos.com.

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