Appello Cristiano Democratico

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Appello Cristiano Democratico
(NL) Christen-Democratisch Appèl
LeaderHenri Bontenbal
PresidenteHans Huibers
StatoBandiera dei Paesi Bassi Paesi Bassi
SedeBuitenom 18 Postbus, 30453 L'Aia
AbbreviazioneCDA
Fondazione11 ottobre 1980
Derivato da
IdeologiaCristianesimo democratico
Conservatorismo sociale
CollocazioneCentro[1][2][3] / Centro-destra[4][5][6][7]
Partito europeoPPE
Gruppo parl. europeoGruppo del PPE
Affiliazione internazionaleInternazionale Democratica Centrista
Seggi Tweede Kamer
5 / 150
(2023)
Seggi Eerste Kamer
6 / 75
(2023)
Seggi Europarlamento
5 / 29
(2019)
Iscritti31 916 (2023)
Colori

     Verde

Sito webwww.cda.nl/
Bandiera del partito

Appello Cristiano Democratico (in olandese Christen-Democratisch Appèl, CDA) è un partito politico di orientamento cristiano democratico[8][9] fondato nei Paesi Bassi nel 1980. Esso si è affermato dalla confluenza di tre distinti soggetti politici:

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Prima del 1980[modifica | modifica wikitesto]

Fin dal 1880 l'ARP ed il KVP collaborarono attivamente in parlamento, anche per difendere la libertà d'insegnamento e la possibilità di costituire scuole confessionali - il nome del primo di questi due, il Partito Anti-Rivoluzionario, rievoca proprio questa impostazione anti-secolarista. Il CHU nacque solo nel 1894 per iniziativa di alcuni protestanti fuoriusciti dall'ARP, che non condividevano i rapporti tra Paesi Bassi e Santa Sede. Ciò nonostante dal 1918 i tre partiti ebbero in parlamento la maggioranza dei deputati e due, su tre, presero quasi sempre parte ai vari governi.

Dopo la seconda guerra mondiale i partiti cristiani confermarono il proprio peso, e ancora nel 1963 ottenevano il 51% dei suffragi. La società olandese cominciava però a secolarizzarsi; grazie alle aperture cattoliche del Concilio Vaticano II, diedero vita alla Commissione dei 18 (sei per ogni partito), un "pensatoio", con il compito di delineare comuni linee di azione, ma continuarono a perdere voti e alle elezioni del 1972 i tre partiti raccolsero solo il 32% dei voti. Questo calo fu dovuto anche dalla nascita, nel 1968, del Partito Politico dei Radicali (PPR), che raccolse sia la sinistra cattolica che quella protestante e che poi confluì nel partito Sinistra Verde.

Nel 1973 i tre partiti diedero vita ad un federazione e ad un unico gruppo parlamentare, presero anche parte al governo del socialdemocratico Den Uyl, che però rifiutò ministri del CHU. Questo rifiuto rese più tesi i rapporti in seno alla federazione. Nelle elezioni del 1977 i tre partiti mantennero invariati i propri consensi; in seguito al fallimento delle trattative con i socialdemocratici, si accordarono con i liberali conservatori per formare un governo, a cui capo vi fu Dries van Agt del KVP. L'inatteso governo con i liberali determinò la frattura tra progressisti e conservatori in seno alla federazione: la corrente dei primi fu detta "lealista". Nel 1980 i partiti si fusero nell'Appello Cristiano Democratico (CDA).

Dal 1980[modifica | modifica wikitesto]

Jan Peter Balkenende, primo ministro dal 2002 al 2010.

Dopo le elezioni del 1981 il CDA non poté continuare nell'alleanza con il VVD e formò quindi una coalizione con i socialdemocratici del PvdA; Van Agt divenne nuovamente primo ministro, ma il governo durò appena un anno. Alle elezioni del 1982 il CDA fu guidato da Lubbers che portò il partito alla vittoria e ad un governo con il VVD. Il governo di centro-destra fu riconfermato nel 1986. In questi anni il governo si impegnò nella riforma delle pensioni e nella liberalizzazione dei servizi pubblici. Nelle elezioni del 1989 il CDA mantenne i consensi delle elezioni precedenti, ma visto il non brillante risultato del VVD fu costretto a dar vita al terzo governo Lubbers, questa volta di centro-sinistra, con il PvdA. Nelle elezioni del 1994 il CDA scese al 22,23% a causa delle sue divisioni interne. Fu quindi creata una coalizione che escludeva il CDA; per la prima volta dal 1918 si aveva una coalizione governativa senza un partito confessionale. Nelle elezioni del 1998 il partito raggiunse il suo minimo storico, scendendo al 18,37%. Nonostante ciò, le elezioni del 2002 punirono duramente la coalizione al governo ed il CDA, in quanto all'opposizione, ne beneficiò guadagnando dieci punti percentuali e tornando primo partito olandese. Il CDA diede vita, allora, ad un governo di centro-destra, guidato dal suo leader Jan Peter Balkenende, insieme sia al VVD sia alla Lista Pim Fortuyn. Il governo durò solo pochi mesi; nelle elezioni del 2003 la LPF ridusse fortemente i suoi consensi; il CDA, ancora primo partito, cercò, allora, di dar vita ad un esecutivo con la PvdA, ma non riuscendovi creò un esecutivo "centrista" insieme al VVD e ai Democratici 66 (liberali progressisti).

Alle elezioni anticipate del 2006 il quadro politico olandese si complicò particolarmente. Nelle elezioni si rafforzò, infatti, il Partito Socialista, il partito più a sinistra, che guadagnò ben 25 seggi, ed ottenne un buon risultato il Partito per la Libertà, liberal-conservatore nato da una scissione dei liberali, che conquistò 9 seggi. Persero consensi tutti i partiti maggiori: il CDA (-3), il PvdA (-10), il VVD (-6) e la Lista Pim Fortuyn che perse la propria rappresentanza in parlamento. Il CDA scese dal 28,62% al 26,51%, ottenendo 41 seggi. Il calo dei democristiani sembra aver avvantaggiato l'Unione Cristiana (CU), socio-conservatori, che con il 2,1% dei voti passò da 3 a 6 seggi. Nonostante il calo dei consensi, il CDA restò comunque il primo partito olandese e tornò a guidare il paese con Balkenende, sostenuto anche dai socialdemocratici del PvdA e dai socio-conservatori della CU.

Le elezioni del 2010 segnarono un ulteriore e forte calo per i democristiani del CDA (- 12,9%), che divennero il quarto partito in Parlamento. A crescere furono i liberali del VVD (+5,8%), i socio-liberali di D66 (+4,9%), gli ecologisti di Sinistra Verde (GL) (+2%), ma soprattutto i liberal-populisti del Partito per la Libertà (+9,4%). Sonora sconfitta la subì anche il Partito Socialista Olandese (-7,7%). Ciò nonostante il CDA entrò a far parte di una coalizione di minoranza con il VVD, sostenuta esternamente dal PVV.

Il 21 aprile 2012 il PVV ritirò il suo appoggio all'esecutivo, provocando la crisi di governo.

Le successive elezioni, nel settembre 2012, sono estremamente negative per il CDA, che conquista appena all'8,51% dei voti (-5,1%) e 13 seggi alla Camera (-8), scivolando in quinta posizione. In tal modo i democristiani sono gradualmente passati dal 28,62% dei consensi del 2003 all'8,51% del 2012 e la perdita di ben 31 seggi.

Nelle elezioni del 2017, dopo cinque anni all'opposizione, i democristiani registrano una discreta ripresa salendo al 12,23%. Il risultato permetterà al CDA di tornare al governo all'interno del terzo esecutivo guidato dal liberale Mark Rutte.

Il CDA mantiene gli stessi numeri per le europee del 2019, stabilizzandosi al 12,18%.

Alle elezioni nazionali del 2021 il partito ha subito una nuova flessione, scendendo al 9,50%.

Ideologia[modifica | modifica wikitesto]

Il CDA, pur essendo nato come un partito d'ispirazione cristiana, oggi raccoglie tra i suoi membri anche Ebrei, Musulmani, Indù. Si caratterizza come un partito di centro con tendenze conservatrici essenzialmente in campo etico. Il CDA è contrario alla legalizzazione delle droghe e della prostituzione e chiede una restrizione della legislazione su aborto ed eutanasia.

È membro del Partito Popolare Europeo e dell'Internazionale Democratica Centrista.

A partire dal congresso avvenuto il 21 gennaio 2012, il partito assume posizioni più centriste. Alcune politiche proposte sono:

  • limitazione della cosiddetta deduzione di interessi sui mutui;
  • introduzione della flat tax;
  • politiche di ecosostenibilità (come l'ecotassa);
  • una politica europeista;
  • una più amichevole politica sull'immigrazione;
  • pari opportunità per tutti;
  • più investimenti sull'istruzione superiore;
  • una politica sociale moderna.

Valori principali[modifica | modifica wikitesto]

Le posizioni di partito del CDA sono in gran parte in linea con quelle di altri importanti partiti democratici cristiani europei. Quattro concetti chiave, che traducono i valori fondamentali della Bibbia, svolgono un ruolo importante:

  • Responsabilità estesa: il principio secondo cui la responsabilità per i dettagli della società si basa su persone e organizzazioni diverse e non su un'unica organizzazione. Questo principio assume una maggiore responsabilità personale, in base alla quale l'individuo si assume maggiori responsabilità per la società che lo circonda. Poiché l'individuo non può fare tutto da solo, il CDA crede in una forte società civile con organizzazioni che uniscono gruppi di individui nell'esercizio della responsabilità per un certo aspetto sociale (come i sindacati e le associazioni di datori di lavoro nel campo delle relazioni industriali). In ultima analisi, se la "società" non si adatta più a se stessa, il governo dovrebbe offrire una soluzione. Questo è legato al concetto di sovranità nella propria cerchia. Nei rapporti tra le diverse scale, il CDA applica il principio di sussidiarietà: la responsabilità deve essere quella in cui può essere meglio presa e preferibilmente al livello più basso possibile.
  • Giustizia: il principio di giustizia, secondo cui le buone azioni sono premiate e le malvagie punite. Il principio significa anche che tutti devono essere valutati e hanno il diritto di difendersi.
  • Solidarietà: il principio secondo cui bisogna prendersi cura delle persone vulnerabili nella società. Il concetto (biblico) di carità si basa su queste basi.
  • Cura della terra: il principio che l'uomo deve prendersi cura della terra su cui vive. In pratica, ciò equivale a una buona cura per l'ambiente, ma principalmente implica il dovere nella terra di trasmettere alla prole in condizioni vitali.

Come vengono applicati questi valori[modifica | modifica wikitesto]

In pratica, i valori fondamentali si traducono nelle seguenti posizioni:

Basato sul principio della responsabilità estesa, il CDA è stato a favore di un governo che si è ritirato negli ultimi vent'anni, dando alle persone più spazio per assumersi le proprie responsabilità. In questo, tuttavia, il CDA va meno del VVD, che vuole colmare il "gap" che il governo precedente lascia dietro di sé dal mercato anziché dalle organizzazioni della società civile. Sebbene il CDA non rigetti il capitalismo e sostenga gli sforzi per introdurre più forze di mercato nel settore pubblico, il CDA non vede il mercato come la soluzione definitiva ai problemi in termini di efficienza e relazioni sociali. Al fine di creare una società in cui le persone sappiano dove si trovano e ricevano rispetto, il CDA attribuisce grande valore al ripristino di norme e valori dal principio di giustizia. Sebbene il CDA sia stato una delle forze trainanti dell'austerità della sicurezza sociale, il valore fondamentale della solidarietà viene alla luce nel desiderio di mantenere le tasse e le indennità dipendenti dal reddito. Da questo principio, il CDA è, ad esempio, contro l'ulteriore liberalizzazione del mercato degli affitti. Anche il rimborso del debito nazionale in una generazione viene difeso dal punto di vista della solidarietà (verso le generazioni future). Sulla base del principio di buona amministrazione, il CDA vuole ridurre le emissioni di CO2. Da questo punto di vista, il CDA non si oppone alla generazione di energia nucleare a medio termine. Sulla base del principio di buona amministrazione, il CDA è a favore di norme europee più rigide per quanto riguarda il benessere degli animali.

Struttura[modifica | modifica wikitesto]

Leadership[modifica | modifica wikitesto]

Hugo de Jonge, leader da luglio a dicembre 2020.

Leader[modifica | modifica wikitesto]

Presidente[10][modifica | modifica wikitesto]

Presidenti dei gruppi parlamentari[modifica | modifica wikitesto]

Eerste Kamer[11][modifica | modifica wikitesto]

Tweede Kamer[12][modifica | modifica wikitesto]

Risultati elettorali[modifica | modifica wikitesto]

Elezione Voti % Seggi
Legislative 1977 2.652.278 31,89
49 / 150
Europee 1979 2.017.743 35,60
10 / 25
Legislative 1981 2.677.259 30,81
48 / 150
Legislative 1982 2.420.441 29,39
45 / 150
Europee 1984 1.590.218 30,02
8 / 25
Legislative 1986 3.172.918 34,59
54 / 150
Legislative 1989 3.140.502 35,51
54 / 150
Europee 1989 1.814.107 34,60
10 / 25
Legislative 1994 1.996.418 22,23
34 / 150
Europee 1994 1.271.855 30,77
10 / 31
Legislative 1998 1.581.053 18,37
29 / 150
Europee 1999 954.898 26,94
9 / 31
Legislative 2002 2.653.723 27,93
43 / 150
Legislative 2003 2.763.480 28,62
44 / 150
Europee 2004 1.164.431 24,43
7 / 27
Legislative 2006 2.608.573 26,51
41 / 150
Europee 2009 913.233 20,05
5 / 25
Legislative 2010 1.281.886 13,61
21 / 150
Legislative 2012 801.620 8,51
13 / 150
Europee 2014 721.766 15,18
5 / 26
Legislative 2017 1.301.796 12,38
19 / 150
Europee 2019 669.555 12,18
4 / 26
Legislative 2021 990.601 9,50
15 / 150
Legislative 2023 344.926 3,31
5 / 150

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Kieskompas, su Kieskompas, Kieskompas. URL consultato il 1º aprile 2021 (archiviato dall'url originale il 1º aprile 2021). Netherlands, su Freedom in the World 2003, Freedom House. URL consultato il 29 giugno 2019 (archiviato dall'url originale il 29 giugno 2019).
  2. ^ Ian Bremmer, Going Dutch: The Netherlands' election results roll in, in Foreign Policy, 13 settembre 2012. URL consultato il 29 giugno 2019.
  3. ^ Janosch Delcker, Risk of bioweapon attack growing, Dutch defense minister says, in POLITICO, Munich, 18 febbraio 2018. URL consultato il 5 maggio 2020.
    «Bijlevel, a member of the centrist Christian Democratic Appeal party, said that the technology for creating biological weapons had advanced dramatically in recent years, while at the same time "the international community continues to underestimate this risk".»
  4. ^ Matthew Weaver, Dutch elections: Rutte starts coalition talks after beating Wilders into second – as it happened, in The Guardian, 16 marzo 2017. URL consultato il 30 marzo 2019.
  5. ^ Syuzanna Vasilyan, The integration crisis in the Netherlands: the causes and the new policy measures, in Ditta Dolejšiová e Miguel Angel García López (a cura di), European Citizenship in the Process of Construction: Challenges for Citizenship, Citizenship Education and Democratic Practice in Europe, Council of Europe, 2009, p. 73, ISBN 978-92-871-6478-0.
  6. ^ Hans Vollaard, Gerrit Voerman e Nelleke van de Walle, The Netherlands, in Donatella M. Viola (a cura di), Routledge Handbook of European Elections, Routledge, 2015, p. 171, ISBN 978-1-317-50363-7.
  7. ^ Kees Van Kerbergen e André Krouwel, A double-edged sword! The Dutch centre-right and the 'foreigners issue', in Tim Bale (a cura di), Immigration and Integration Policy in Europe: Why Politics – and the Centre-Right – Matter, Routledge, 2013, pp. 91–92, ISBN 978-1-317-96827-6.
  8. ^ Wijbrandt H. Van Schuur e Gerrit Voerman, Democracy in Retreat? Decline in political party membership: the case of the Netherlands, in Barbara Wejnert (a cura di), Democratic Paths and Trends, Emerald Group Publishing, 2010, p. 28, ISBN 978-0-85724-091-0. URL consultato il 20 agosto 2012.
  9. ^ Christopher Anderson, Blaming the Government: Citizens and the Economy in Five European Democracies, M.E. Sharpe, 1995, p. 64, ISBN 978-1-56324-448-3. URL consultato il 21 agosto 2012.
  10. ^ (NL) Partijvoorzitters CDA, su Parlement & Politiek. URL consultato il 7 ottobre 2023.
  11. ^ (NL) Eerste Kamerfractie Christen-Democratisch Appèl (CDA), su Parlement & Politiek. URL consultato il 7 ottobre 2023.
  12. ^ (NL) Tweede Kamerfractie Christen Democratisch Appel (CDA), su Parlement & Politiek. URL consultato il 7 ottobre 2023.

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