Confindustria

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Confindustria
Confederazione generale dell'industria italiana
La sede nazionale a Roma, Viale dell'Astronomia, 30
TipoOrganizzazione di industriali
Fondazione1910
FondatoreLouis Bonnefon Craponne
ScopoTutela e rappresentanza del mercato e delle imprese
Sede centraleBandiera dell'Italia Roma
PresidenteBandiera dell'Italia Emanuele Orsini
DirettoreRaffaele Langella
Lingua ufficialeitaliano
Sito web

La Confindustria, abbreviazione di Confederazione generale dell'industria italiana, è la principale organizzazione rappresentativa delle imprese manifatturiere e di servizi italiane, raggruppando su base volontaria oltre 150 000 imprese, comprendendo anche banche[1] e dal 1993 anche aziende pubbliche[2][3] per un totale di 5 439 370 addetti[4].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Fu fondata il 5 maggio 1910, con sede a Torino e dal 1919 a Roma, per tutelare gli interessi delle aziende industriali nei confronti dei sindacati dei lavoratori. Il suo presidente, Dante Ferraris, nel 1919 fu chiamato come ministro dell'Industria nel governo Nitti. Dopo il delitto Matteotti, il direttivo della Confindustria chiese il ripristino dell'ordine e della legalità costituzionale con un memorandum presentato nel settembre 1924 a Mussolini.

Nel 1925 riconobbe come unici interlocutori i sindacati fascisti. In quegli anni l'intervento pubblico, sfociato nel 1933 nella creazione dell'IRI, salvò dal dissesto numerose imprese in quel periodo di crisi mondiale[5].

Nel 1926 fu costituita la "Confederazione generale fascista dell'industria italiana" ai sensi della legge 3 aprile 1926, n. 563. Aveva sede in Roma e inquadrava sotto di sé le Federazioni nazionali di categoria, che rappresentavano i datori di lavoro di ciascun settore (industrie estrattive, fibre tessili, legno, ecc.) e sul territorio si articolava in unioni provinciali. Nel 1934 fu denominata "Confederazione fascista degli industriali". Ebbe tra i presidenti Giuseppe Volpi e Alberto Pirelli. Fu infine liquidata nel 1944[6].

Nel dopoguerra la Confindustria assunse un ruolo di primo piano nell'opera di ricostruzione post-bellica, che contemporaneamente siglò importanti accordi con i sindacati. Gli anni del boom economico portarono a uno sviluppo delle grandi imprese, insieme a forti divergenze all'interno dell'organizzazione sulla posizione nei confronti governi di centro-sinistra[7].

Dopo l'"autunno caldo", negli anni settanta varò la cosiddetta "riforma Pirelli" per rafforzare le proprie strutture organizzative con una rappresentanza più equilibrata e partecipata delle associazioni territoriali e di categoria e nel 1975 tornò la collaborazione con i sindacati, con l'accordo sull'indicizzazione dei salari. Nel 1976 per la prima volta divenne presidente un personaggio che non era un imprenditore, l'ex governatore della Banca d'Italia Guido Carli, cui fu affiancato come direttore un economista di fama come Paolo Savona.

Nel 1999 è stata varata la "Carta dei Valori Associativi".

Nei decenni successivi emergeva una ormai cronica crisi strutturale dove le uniche grandi imprese industriali rimaste erano tutte pubbliche.[8][9]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Organizzazione[modifica | modifica wikitesto]

La confederazione è guidata da un presidente, eletto ogni quattro anni. È affiancato da un Consiglio di 9 membri (vice presidenti), cui sono affidate deleghe operative. L'attuale presidente è Carlo Bonomi in carica dal 25 Maggio 2020. La direzione generale coordina tutta la struttura, dal centro studi, alle relazioni esterne, alle risorse umane, alle varie politiche. Dal 2020 il Direttore Generale è Francesca Mariotti e dal 2017 il Presidente della Piccola Industria è Carlo Robiglio.

È suddivisa in 24 Federazioni di settore, che aggregano le associazioni di categoria, per rappresentarne e tutelarne gli interessi comuni. Sul territorio vi sono 16 Confindustrie regionali e 98 Associazioni territoriali[10].

Sedi[modifica | modifica wikitesto]

Dal 1972 la sede principale di Confindustria è in Viale dell'Astronomia 30, all'EUR. Per questo motivo "Viale dell'Astronomia" è spesso usato come metonimia per indicare l'organizzazione.

Complessivamente ha 103 sedi territoriali[11] con identiche strutture burocratizzate e diffuse anche a livello regionale e provinciale tra loro autonome[12] con bilanci separati e riservati da non contemplare un bilancio consolidato.[13][14]. La prima sede periferica fu Confindustria Sicilia, chiamata "Sicindustria", voluta nel 1950 da Domenico La Cavera[15].

Assolombarda (Lombardia), Confindustria Emilia (Emilia-Romagna) e Unindustria (Lazio) sono le tre maggiori realtà italiane per numero di imprese associate. La seconda ha la particolarità di rappresentare 3.300 associati, la metà della Lombardia, di cui 2.250 sono piccole imprese al di sotto dei 50 dipendenti e dei 50 milioni di euro di fatturato annuo, e rappresentanti 20 filiere industriali.

Presidenti di Confindustria[modifica | modifica wikitesto]

Presidente Mandato
1 Louis Bonnefon Craponne 1910 - 1913
2 Ferdinando Bocca 1913 - 1918
3 Dante Ferraris 1919 - 1919
4 Giovanni Battista Pirelli 1919 - 1919
5 Giovanni Silvestri 1919 - 1920
6 Ettore Conti di Verampio 1920 - 1921
7 Raimondo Targetti 1922 - 1923
8 Antonio Stefano Benni 1923 - 1934
9 Alberto Pirelli 1934 - 1934
10 Giuseppe Volpi di Misurata 1934 - 1943
11 Giovanni Balella 1943 - 1943
12 Giuseppe Mazzini 1943 - 1943
13 Fabio Friggeri 1944 - 1945
14 Angelo Costa 1945 - 1955
15 Alighiero De Micheli 1955 - 1961
16 Furio Cicogna 1961 - 1966
Angelo Costa 1966 - 1970
17 Renato Lombardi 1970 - 1974
18 Giovanni Agnelli 1974 - 1976
19 Guido Carli 1976 - 1980
20 Vittorio Merloni 1980 - 1984
21 Luigi Lucchini 1984 - 1988
22 Sergio Pininfarina 1988 - 1992
23 Luigi Abete 1992 - 1996
24 Giorgio Fossa 1996 - 2000
25 Antonio D'Amato 2000 - 2004
26 Luca Cordero di Montezemolo 2004 - 2008
27 Emma Marcegaglia 2008 - 2012
28 Giorgio Squinzi 2012 - 2016
29 Vincenzo Boccia 2016 - 2020
30 Carlo Bonomi 2020 - 2024
31 Emanuele Orsini dal 2024

Direttori di Confindustria[modifica | modifica wikitesto]

Partecipazioni[modifica | modifica wikitesto]

L'Università: la LUISS Guido Carli[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: LUISS Guido Carli.
La sede storica della LUISS in via Pola

La Confindustria è proprietaria dell'Ateneo romano "LUISS Guido Carli", nato dall'acquisto da parte della stessa associazione degli imprenditori di una precedente istituzione universitaria: l'Università Pro Deo, costituita nel 1966. L'istituzione è stata fondata nel 1974.

Nel 1977 l'Università cambia il nome in LUISS - Libera Università internazionale degli studi sociali. Un anno dopo, l'allora Presidente di Confindustria Guido Carli diventa presidente dell'Università che presiede fino alla sua morte, nel 1993. Nel 1994 il consiglio di amministrazione LUISS, intitola l'Università alla sua memoria e nel 1997 costituisce la LUISS Management S.p.A. per tutte le attività di formazione rivolte al mercato.

Il quotidiano: Il Sole 24 ORE[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Sole 24 Ore.

Venne fondato il 9 novembre del 1965 grazie all'accorpamento di due noti giornali di quell'epoca, Il Sole (nato nel 1865) e il 24 Ore (che sorse nel periodo della seconda guerra mondiale). Le sue sedi sono ormai sparse in tutto il paese ma i due principali centri di redazione rimangono Milano, sede centrale che è situata in viale Sarca, e Roma in cui vi è quella parte di redazione con specifici obiettivi politici.

Il gruppo è attualmente sotto la gestione di Confindustria, che lo ha acquistato in tutti i suoi settori: Il Sole24ORE non è soltanto un quotidiano ma rappresenta un sistema editoriale formato da: IlSole24ORE Radiocor (agenzia di stampa economico - finanziaria), IlSole24ORE.com (il sito del quotidiano con accesso a servizi, banche dati e giornale digitale a pagamento), Radio 24 (emittente radiofonica nazionale "news and talk" nata il 4 ottobre 1999), Ventiquattrore.tv (è stata l'emittente del Gruppo 24ORE su satellite e sul digitale terrestre dal 2001 a fine 2006).

Loghi storici[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Filippo Astone, Il partito dei padroni, p. 92.
  2. ^ Filippo Astone, Il partito dei padroni, p. 94.
  3. ^ Filippo Astone, Il partito dei padroni, p. 265.
  4. ^ Confindustria Sito ufficiale, su confindustria.it. URL consultato il 7 agosto 2014 (archiviato l'11 agosto 2014).
  5. ^ Copia archiviata, su confindustria.it. URL consultato l'11 novembre 2013 (archiviato dall'url originale l'11 novembre 2013).
  6. ^ La Confederazione fascista degli industriali, su compagniadisanpaolo.it. URL consultato il 1º febbraio 2014 (archiviato il 1º febbraio 2014).
  7. ^ Copia archiviata, su confindustria.it. URL consultato l'11 novembre 2013 (archiviato dall'url originale l'11 novembre 2013).
  8. ^ Giuseppe Oddo, La crisi di Confindustria, tra soci pubblici che dettano legge e Sole 24 Ore a picco, businessinsider.com, 7 marzo 2017. URL consultato il 19 gennaio 2021 (archiviato dall'url originale l'11 maggio 2021).
  9. ^ Gloria Riva, La corsa per la presidenza di Confindustria, la lobby che non conta più nulla, L'Espresso, 7 febbraio 2020. URL consultato il 19 gennaio 2021.
  10. ^ sito Confindustria Archiviato il 15 ottobre 2013 in Internet Archive.
  11. ^ Filippo Astone, Il partito dei padroni, pp. 18,74.
  12. ^ Filippo Astone, Il partito dei padroni, p. 123.
  13. ^ Bernardo Iovene, Vizi e conflitti di Confindustria, su corriere.it, Corriere della Sera, 2 aprile 2016. URL consultato il 9 giugno 2016 (archiviato il 7 agosto 2016).
  14. ^ Filippo Astone, Il partito dei padroni, pp. 74,124.
  15. ^ Sole24ore, su mobile.ilsole24ore.com. URL consultato il 3 settembre 2016 (archiviato dall'url originale il 17 settembre 2016).

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN135848025 · ISNI (EN0000 0001 2163 9493 · LCCN (ENn80050098 · GND (DE2061724-0 · J9U (ENHE987007259906905171 · WorldCat Identities (ENlccn-n80050098