Storia della Juventus Football Club: differenze tra le versioni

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Aggiungo info sulla storia JFC dal 1897 al 1935 con le sue rispettive riferenze
Riga 10: Riga 10:


===Le origini===
===Le origini===
{{Quote|L'anima juventina è un complesso modo di sentire, un impasto di sentimenti, di educazione, di bohemien, di allegria e di affetto, di fede alla nostra volontà di esistere e continuamente migliorare.|Frammento del documento autografo di [[Enrico Canfari|Enrico Francesco Canfari]], [[1879]]-[[1915]], uno dei fondatori e secondo presidente della Juventus F.C., incontrato nel [[1914]] alla [[Torino|Città di Torino]] e pubblicato dalla rivista istituzionale della società torinese ''[[Hurrà Juventus]]'' il [[26 dicembre]] [[1915]] <ref>{{it}} Documentario [http://www.youtube.com/watch?v=RnursE9zD44 Grande Storia della Juventus: L'inizio e i primi due Scudetti (02:37 - 06:57)] - ''www.youtube.com''.</ref>.}}
La [[Juventus]] nacque nell’[[autunno]] del [[1897]] a [[Torino]] come società civile ''«per gioco, per divertimento, per voglia di novità»'' su iniziativa di alcuni giovani studenti del [[Liceo classico|Liceo Classico]] "[[Liceo Classico Massimo D'Azeglio|Massimo D'Azeglio]]".<br/>
La [[Juventus Football Club|Juventus]] nacque nell’[[autunno]] del [[1897]] a [[Torino]] come società civile «per gioco, per divertimento, per voglia di novità» su iniziativa di alcuni giovani studenti del liceo classico “[[Massimo D'Azeglio]]”.<br/>
Secondo la memoria scritta che si riferisce all'origine della società torinese, è verosimile che i soci fondatori furono i fratelli Eugenio ed [[Enrico Canfari]], Gioacchino e Alfredo Armando, Luigi Gibezzi, Umberto Malvano, Vittorio Varetti, Umberto Savoia, Domenico Donna, Carlo Ferrero, Francesco Daprà, Luigi Forlano ed Enrico Piero Molinatti, cui si aggiunsero successivamente Pio Crea, Carlo Favero, Gino Rocca, Guido Botto ed Eugenio Seco. Il luogo tipico di riunione di questi liceali era una panchina non distante dalla loro scuola ed oggi gelosamente custodita nella attuale sede della società <ref>{{it}} [http://www.liceomassimodazeglio.it/storia.html Liceo Classico Massimo D'Azeglio: La nostra Storia] - ''www.liceomassimodazeglio.it''.</ref>. L’argomento principale era lo sport, in particolare il calcio, che dalla [[Gran Bretagna]] stava espandendosi nel resto d’[[Europa]]. Si assume per convenzione il [[1 novembre|1° novembre]] del [[1897]] quale data di fondazione ufficiale del club.<br/>
Secondo la memoria scritta che si riferisce all’origine della società torinese, è verosimile che i soci fondatori furono:
Inizialmente i soci fondatori dovettero affrontare il problema della sede, risolto dai fratelli Canfari che offrirono la loro officina in corso [[Umberto I|Re Umberto]] 42, dove ebbe luogo la prima riunione. Al momento di scegliere il nome della neonata società furono lanciate svariate proposte, tra cui ''Società Polisportiva Augusta Taurinorum'', ''Iris Club'', ''Vigore Robur'' (tutte scartate); rimasero in gara le denominazioni ''Società Via Fori'', ''Società Sportiva Massimo D' Azeglio'' e ''Sport Club Juventus''. Dopo un'opportuna votazione, i soci, sebbene la maggioranza pendesse per i primi due nomi, scelsero invece quello meno votato, ''Sport Club Juventus'' <ref name=JFC>{{it}} [http://www.magicajuventus.com/Storia_Juventus.html Magica Juventus: la storia] - ''www.magicajuventus.com''</ref> (che, tra l'altro, suonava come un compromesso tra un nome anglosassone ed uno latineggiante).<br/>
Nel [[1898]] il club vide un significativo incremento dei soci e dei giocatori, cosa che richiese lo spostamento di sede presso un locale di via Piazzi 4. Quello è il momento in cui si può iniziare a parlare di Juventus come squadra di calcio a tutti gli effetti. Il [[15 marzo]] [[1898]] fu fondata la F.I.F. (Federazione Italiana Foot-Ball, con Edoardo Bosio come primo presidente) in seguito divenuta [[FIGC]]. Per ragioni sconosciute la Juventus non si iscrisse all’associazione e quindi non poté partecipare al [[Campionato di calcio italiano 1898|primo campionato italiano di calcio]] che si svolse l’[[8 maggio]] di quello stesso anno a [[Torino]] tra quattro squadre: [[Football Club Torinese|FC Torinese]], [[Genoa Cricket and Football Club|Genoa]], [[Reale Società Ginnastica Torino|Società Ginnastica]] e [[Internazionale Torino|International Football Club Torino]].<br/>
[[Immagine:Prima_Sede_Juve.jpg|thumb|left|290px|<small>L' officina dei fratelli Eugenio ed Enrico Canfari, prima sede della Juventus FC in Corso Umberto 42, Torino (1897).</small>]]<br/>
Nel [[1899]] la società assunse il nome di ''Foot-Ball Club Juventus'' <ref name=JFC>{{it}} [http://www.magicajuventus.com/Storia_Juventus.html Magica Juventus: la storia] - ''www.magicajuventus.com''</ref>. Gli incontri di quell’anno si svolsero in prevalenza in Piazza D’Armi, in località Crocetta. La squadra ricevette anche i primi inviti da [[Alessandria]], [[Milano]] e [[Genova]], e fu la prima squadra a ospitare a Torino una squadra straniera: il Montriond di [[Losanna]]. Ben presto il prestigio della società crebbe e la squadra acquisì il diritto di giocare al Velodromo Umberto I (all’epoca uno dei più prestigiosi campi sportivi di Torino).<br/>
La sua prima divisa sociale, nel 1897, prevedeva una camicia bianca, sostituita due anni dopo da una curiosa camicia rosa con papillon, colletto bianco, cravattino e berretto nero.


<div style="font-size:90%">
===I primi trent’anni===
{|
====L’ingresso nel campionato federale====
|width="10"|&nbsp;
La Juventus, con [[Enrico Canfari]] presidente, dopo essersi iscritta nel consiglio della FIF, partecipò per la prima volta al [[Campionato di calcio italiano 1900|Campionato Federale di Prima Categoria]] l'[[11 maggio]] [[1900]], ma non superò nemmeno le eliminatorie in Piazza D’Armi, perdendo 0-1 contro il Football Club Torinese. Nel frattempo conquistò, per la prima volta, la Coppa del Ministero della Pubblica Istruzione.
|valign="top"|
*Eugenio Canfari.
*[[Enrico Canfari]].
*Gioacchino Armano.
*Alfredo Armano.
|width="30"|&nbsp;
|valign="top"|
*Luigi Gibezzi.
*Umberto Malvano.
*Vittorio Varetti.
|width="30"|&nbsp;
|valign="top"|
*Umberto Savoia.
*Domenico Donna.
*Carlo Ferrero.
|width="30"|&nbsp;
|valign="top"|
*Francesco Daprà.
*Luigi Forlano.
*Enrico Piero Molinatti.
|}
</div>

cui si aggiunsero successivamente Pio Crea, Carlo Favero, Gino Rocca, Guido Botto ed Eugenio Seco, tutti i nominati con un’età tra quattordici e diciassette anni. Il luogo tipico di riunione di questi liceali era una panchina non distante dalla loro scuola, verso il corso Duca di Genova (oggi gelosamente custodita nella attuale sede del club <ref>{{it}} [http://www.liceomassimodazeglio.it/storia.html Liceo Classico Massimo D'Azeglio: La nostra Storia] - ''www.liceomassimodazeglio.it''.</ref>). L’argomento principale era lo [[sport]], in particolare il [[calcio (sport)|calcio]], che dalla [[Gran Bretagna]] stava espandendosi nel resto d’[[Europa]]. Si assume per convenzione il [[1 novembre|1° novembre]] del [[1897]] quale data di fondazione ufficiale del club.<br/>
[[Immagine:Prima_Sede_Juve.jpg|thumb|left|270px|<small>La officina dei fratelli Eugenio ed Enrico Canfari, prima sede della Juventus FC in corso Re Umberto 42, [[Torino]] ([[1897]]).</small>]]<br/>
Inizialmente i soci fondatori dovettero affrontare il problema della sede, risolto dai fratelli Canfari che offrirono la loro officina in corso [[Umberto I|Re Umberto]] 42, dove ebbe luogo la prima riunione. Al momento di scegliere il nome della neonata società furono lanciate svariate proposte, tra cui ''Società Polisportiva Augusta Taurinorum'', ''Iris Club'', ''Forza e Salute'' e ''Vigor e Robur'' (tutte scartate); rimasero in gara le denominazioni ''Società Via Fort'', ''Società Sportiva Massimo D'Azeglio'' e ''Sport Club Juventus''. Dopo un'opportuna votazione, i soci, sebbene la maggioranza pendesse per i primi due nomi, scelsero invece quello meno votato, ''Sport Club Juventus'' <ref name=storia>{{it}} [http://www.magicajuventus.com/Storia_Juventus.html Magica Juventus: la storia] – ''www.magicajuventus.com.''</ref> (che, tra l'altro, suonava come un compromesso tra un nome anglosassone ed uno latineggiante) da favorire la diffusione del nuovo sport e la passione per la squadra anche fuori del ambito [[Torino|cittadino]] o [[Piemonte|regionale]].<br/>
Nel [[1898]] il club vide un significativo incremento dei soci e dei giocatori, cosa che richiese lo spostamento di sede presso un locale di via Piazzi 4. Quello è il momento in cui si può iniziare a parlare di Juventus come squadra di calcio a tutti gli effetti. Il [[15 marzo]] [[1898|dello stesso anno]] fu fondata la F.I.F. (Federazione Italiana Foot-Ball, con Edoardo Bosio come primo presidente) in seguito divenuta [[FIGC|Federazione Italiana Giuoco Calcio]]. Per ragioni sconosciute la Juventus non si iscrisse all’associazione e quindi non poté partecipare al [[Campionato di calcio italiano 1898|primo campionato italiano di calcio]] che si svolse l’[[8 maggio]] di quello stesso anno a [[Torino]] tra quattro squadre: [[Football Club Torinese|Foot-Ball Club Torinese]], [[Genoa Cricket and Football Club|Genoa]], [[Reale Società Ginnastica Torino (calcio)|Società Ginnastica]] e [[Internazionale Torino|International Foot-Ball Club Torino]].<br/>
Nel [[1899]] la società assunse il nome di ''Foot-Ball Club Juventus'' <ref name=storia>{{it}} [http://www.magicajuventus.com/Storia_Juventus.html Magica Juventus: la storia] – ''www.magicajuventus.com.''</ref>. Gli incontri di quell'anno si svolsero in prevalenza in Piazza D'Armi, in località Crocetta. La squadra ricevette anche i primi inviti da [[Alessandria]], [[Milano]] e [[Genova]], e fu la prima squadra a ospitare a Torino una squadra straniera: il Montriond di [[Losanna]]. Ben presto il prestigio della società crebbe e la squadra acquisì il diritto di giocare al Velodromo Umberto I (all’epoca uno dei più prestigiosi campi sportivi di Torino).<br/>
{{Quote|Da quell'epoca il nostro scopo sportivo venne più nettamente a precisarsi ed il solo Foot-ball occupò la nostra attività; ed al primitivo nome di Sport Club Juventus fu sostituito l'attuale 'Foot-ball Club Juventus' o semplicemente Juventus. Questo nome fu, come vedete ora, veramente fortunato poichè le Società Sportive nostre omonime sono moltissime, ma la vera Juventus è una sola: la nostra.|Frammento del documento autografo di [[Enrico Canfari|Enrico Francesco Canfari]], [[1879]]-[[1915]], uno dei fondatori e secondo presidente della Juventus FC, incontrato nel [[1914]] alla [[Torino|Città di Torino]] e pubblicato dalla rivista istituzionale della società torinese ''[[Hurrà Juventus]]'' il [[26 dicembre]] [[1915]] <ref name=lettera>{{it}} [http://www.cuoribianconeri.it/letteraCanfari.htm La lettera di Enrico Canfari] - ''www.cuoribianconeri.it''.</ref>.}}<br/>
La sua prima divisa sociale, nel 1897, prevedeva una camicia bianca e pantaloni «alla zuava», sostituita due anni dopo da una curiosa camicia rosa con papillon, colletto bianco, cravattino e berretto nero <ref name=origini>{{it}} [http://www.juventusstory.it/societa/storia/storia_tab.asp?Id_Stagione=1 La Storia della Juventus - Stagioni. Stagioni 1897-1900: Gli origini] - ''www.juventusstory.it''.</ref>.

===I primi trent’anni (1900-1930)===
====L’ingresso nel Campionato Federale (1900-1902)====
La Juventus, con [[Enrico Canfari]] presidente, dopo essersi iscritta nel consiglio della FIF, partecipò per la prima volta al [[Campionato di calcio italiano 1900|Campionato Federale di Prima Categoria]] - il terzo nella storia del calcio italiano - l'[[11 maggio]] [[1900]], ma non superò nemmeno le eliminatorie in Piazza D'Armi, perdendo 0-1 contro il F.C. Torinese. Nel frattempo conquistò, per la prima volta, la Coppa del Ministero della Pubblica Istruzione.

'''La prima formazione juventina (1900):'''


=====La prima formazione juventina (1900)=====
<!----FORMAZIONE----->
<!----FORMAZIONE----->
<div style="position: relative;">
<div style="position: relative;">
[[Immagine:Soccer.Field Transparant.png|250px]]
[[Image:Soccer.Field Transparant.png|250px]]
{{Image label|x=0.45|y=0.10|scale=250|text=<font size=2 color="Black">'''Nicola B.'''</font>}}
{{Image label|x=0.45|y=0.10|scale=250|text=<font size=2 color="Black">'''Nicola B.'''</font>}}
{{Image label|x=0.18|y=0.63|scale=250|text=<font size=2 color="Maroon">'''Canfari'''</font>}}
{{Image label|x=0.18|y=0.63|scale=250|text=<font size=2 color="Black">'''Canfari'''</font>}}
{{Image label|x=0.26|y=0.25|scale=250|text=<font size=2 color="Maroon">'''Armano'''</font>}}
{{Image label|x=0.26|y=0.25|scale=250|text=<font size=2 color="Black">'''Armano'''</font>}}
{{Image label|x=0.45|y=0.70|scale=250|text=<font size=2 color="Maroon">'''Varetti'''</font>}}
{{Image label|x=0.45|y=0.70|scale=250|text=<font size=2 color="Black">'''Varetti'''</font>}}
{{Image label|x=0.58|y=0.25|scale=250|text=<font size=2 color="Maroon">'''Chiapirone G.'''</font>}}
{{Image label|x=0.58|y=0.25|scale=250|text=<font size=2 color="Black">'''Chiapirone G.'''</font>}}
{{Image label|x=0.71|y=0.63|scale=250|text=<font size=2 color="Maroon">'''Rolandi'''</font>}}
{{Image label|x=0.71|y=0.63|scale=250|text=<font size=2 color="Black">'''Rolandi'''</font>}}


{{Image label|x=0.14|y=1.08|scale=250|text=<font size=2 color="Navy">'''Barberis'''</font>}}
{{Image label|x=0.14|y=1.08|scale=250|text=<font size=2 color="Black">'''Barberis'''</font>}}
{{Image label|x=0.43|y=1.10|scale=250|text=<font size=2 color="Navy">'''Forlano'''</font>}}
{{Image label|x=0.43|y=1.10|scale=250|text=<font size=2 color="Black">'''Forlano'''</font>}}
{{Image label|x=0.72|y=1.08|scale=250|text=<font size=2 color="Navy">'''Donna''' ([[Capitano (calcio)|C]])</font>}}
{{Image label|x=0.72|y=1.08|scale=250|text=<font size=2 color="Black">'''Donna''' ([[Capitano (calcio)|C]])</font>}}


{{Image label|x=0.30|y=1.02|scale=250|text=<font size=2 color="White">'''Gibezzi'''</font>}}
{{Image label|x=0.30|y=1.02|scale=250|text=<font size=2 color="Black">'''Gibezzi'''</font>}}
{{Image label|x=0.60|y=1.02|scale=250|text=<font size=2 color="White">'''Nicola C.'''</font>}}
{{Image label|x=0.60|y=1.02|scale=250|text=<font size=2 color="Black">'''Nicola C.'''</font>}}
</div>
</div>


Nel [[Campionato di calcio italiano 1901|suo secondo Campionato Federale]] a cinque squadre, la Juventus vinse la prima eliminatoria contro la Società Ginnastica per 5-0 e giunse fino alle semifinali, battuta dal [[AC Milan|Milan]]. Conquistò, per la seconda volta, la Coppa del Ministero della Pubblica Istruzione e si aggiudicò il Gonfalone e la Medaglia del Municipio, in un torneo tra squadre [[Liguria|liguri]] e [[Piemonte|piemontesi]].<br/>
Nel [[Campionato di calcio italiano 1901|suo secondo Campionato Federale]] a cinque squadre, la Juventus vinse la prima eliminatoria contro la Società Ginnastica per 5-0 e
giunse fino alle semifinali, battuta dal [[Associazione Calcio Milan|Milan Cricket]]. Conquistò, per la seconda volta, la Coppa del Ministero della Pubblica Istruzione e si aggiudicò il Gonfalone e la Medaglia del Municipio della Città di Torino, in un torneo tra squadre [[Liguria|liguri]] e [[Piemonte|piemontesi]].<br/>
Il [[1902]] segnò l'ingresso nella squadra juventina, composta quasi totalmente da studenti universitari, dei primi stranieri e di Carlo Favale come nuovo presidente. La Juventus disputò quella stagione con altre tre squadre torinesi ([[Football Club Torinese|FC Torinese]], Audace Torino e [[Reale Società Ginnastica Torino|Società Ginnastica]]) ma alla fine dovette cedere il passo all'FC Torinese. Per la terza volta consecutiva, gli juventini vinsero la Coppa del Ministero della Pubblica Istruzione.<br/>
Il [[1902]] segnò l'ingresso nella squadra juventina, composta quasi totalmente da studenti universitari, dei primi giocatori stranieri e di Carlo Favale come nuovo presidente. La Juventus disputò quella stagione con altre tre squadre [[Torino|torinesi]] ([[Football Club Torinese|FC Torinese]], Audace Torino e [[Reale Società Ginnastica Torino (calcio)|Società Ginnastica]]) il girone eliminatorio del [[Campionato di calcio italiano 1902|quinto campionato de calcio]] ma alla fine dovette cedere il passo all'FC Torinese. Per la terza volta consecutiva gli juventini vinsero la Coppa del Ministero della Pubblica Istruzione.<br/>
Nell'[[autunno]] dello [[1902|stesso anno]] la Juventus partecipò alla Coppa Città di Torino, un torneo importante dall'epoca. Il presidente era a quel tempo Giacomo Parvopassu e in rosa si cominciavano a vedere i ragazzi che conquisteranno il primo scudetto juventino. Il trofeo si disputa al Velodromo Umberto I di Torino, il [[24 ottobre]] c’è la semifinale contro l’Audace; nel primo tempo la Juve va a segno tre volte, ma la superiorità è tanto netta che gli avversari (memori anche di uno 0-6 subito otto mesi prima in [[Campionato di calcio italiano 1902|campionato]]) decidono nell’intervallo di ritirarsi, dando così via libera agli juventini per la finale. Questa si gioca il 2 novembre successivo contro il Milan. Agli ordini del doriano [[Francesco Calì]] i bianconeri che scendono in campo sono: Domenico Durante, Gioacchino Armano, Hugo Muetzell, Carlo Vittorio Varetti, Giovanni Goccione, Domenico Donna, Alfredo Ferraris, Giovanni Vigo, Luigi Forlano, Enrico Canfari e Umberto Malvano. Le due squadre si affrontano in battaglia aperta; al 90’ il punteggio è di 2-2, e nei supplementari entrambe segnano ancora una rete: 3-3. A questo punto l’arbitro decide di continuare ad oltranza, applicando una sorta di ''[[golden gol]]'', ma i rossoneri in disaccordo decidono di non proseguire l’incontro lasciando campo libero alla Juventus, che viene così proclamata vincitrice dell'edizione; lo farà suo per la seconda volta l'anno successivo, in un'altra finale con il Milan (1-0).<br/>
Nel [[autunno]] dello [[1902|stesso anno]] la Juventus partecipò nella Coppa Città di Torino, un torneo importante dall'epoca. Il presidente era a quel tempo Giacomo Parvopassu e in rosa si cominciavano a vedere i ragazzi che conquisteranno il primo scudetto del club. Il trofeo si disputa al Velodromo Umberto I della città ononima. Il [[24 ottobre]] c’è la semifinale contro l’Audace; nel primo tempo la Juventus va a segno tre volte, ma, secondo le cronache giornalistiche all’epoca, la superiorità è tantonetta che gli avversari (memori anche di uno 6 a 0 subito otto mesi prima in [[Campionato di calcio italiano 1902|campionato]]) decidono nell’intervallo di ritirarsi, dando così via libera agli juventini per la finale. Questa si gioca il [[2 novembre]] [[1902|successivo]] contro il Milan. Agli ordini del doriano [[Francesco Calì]] i bianconeri che scendono in campo sono: Domenico Durante, Gioacchino Armano, Hugo Muetzell, Carlo Vittorio Varetti, Giovanni Goccione, Domenico Donna, Alfredo Ferraris, Giovanni Vigo, Luigi Forlano, Enrico Canfari ed Umberto Malvano. Le due squadre si affrontano in battaglia aperta; al 90’ il punteggio è di 2-2 e nei supplementari entrambe segnano ancora una rete: 3-3. A questo punto l’arbitro decide di continuare ad oltranza, applicando una sorta di ''[[golden gol]]'', ma i rossoneri in disaccordo decidono di non proseguire l’incontro lasciando campo libero alla Juventus, che viene così proclamata vincitrice dell'edizione.
[[Immagine:Juventus_FC_in_1903.gif|thumb|left|200px|<small>I giocatori juventini nel [[Campionato di calcio italiano 1903]].</small>]]<br/>
Nel [[1903]] la Juventus abbandonò la maglia rosa. Nel [[Campionato di calcio italiano 1903|campionato nazionale di quell'anno]] la Juventus arrivò, per la prima volta, alla finale, perdendo però per 0-3 contro il [[Genoa Cricket and Football Club|Genoa]].<br/> Il [[1904]] è stato l'anno in cui si disputarono le prime trasferte internazionali e la Juventus viene invitata a [[Losanna]] in rappresentanza del [[Calcio (sport)|calcio italiano]], per disputare un torneo. Nel [[Campionato di calcio italiano 1904|campionato italiano]] la Juventus arrivò nuovamente in finale contro il [[Genoa Cricket and Football Club|Genoa]], ma perse nuovamente, a [[Genova]], col risultato di 1-0, combattuto fino alla fine.<br/>
Nuovi soci arrivano alla Juventus, e con questi anche nuovi soldi che rafforzano le fondamenta della società. Dalla svizzera arrivarono i tre fratelli Ajmone Marsan e il campo di gioco ufficiale si sposto dalla Piazza D'Armi al Velodromo Umberto I, dotato finalmente di tribune. La sede sociale venne poi trasferita in Via Pastrengo.<br/>
Nel [[1905]] divenne presidente della società lo svizzero [[Alfredo Dick|Alfred Dick]], proprietario di una industria tessile, che rinforzò la squadra inserendo alcuni suoi dipendenti, come gli svizzeri Paul Arnold Walty, Ludwig Weber ed il figlio Federico, gli scozzesi Jack Diment e Helscot, nonché gli inglesi James Squire e Goodley. In quella stagione il presidente firmò un lungo contratto di affitto per l'utilizzo del Velodromo Umberto I e finalmente giunse il primo grande successo del club: il primo titolo di [[Campionato di calcio italiano 1905|Campione d'Italia]] dopo la partita decisiva del girone finale, giocata a Torino, contro il [[Genoa CFC|Genoa]].<br/> In quell’anno la Juve si aggiudicò anche il Torneo di Seconda Categoria, quello delle squadre riserva. La Juve "B" è ammessa di diritto al girone finale, in quanto unica iscritta dell’eliminatoria piemontese, in compagnia di Genoa e Milan. È una marcia trionfale: 1-0 al Milan in casa, 2-0 a Genova, 3-0 a Milano (con titolo matematico) e 3-0 a tavolino col Genoa per forfait. I giornali d’epoca ci tramandano gli artefici di questa vittoria: Francesco Longo, Giuseppe Servetto, Lorenzo Barberis, Fernando Nizza, Ettore Corbelli, Alessandro Ajmone Marsan, Ugo Mario, Frédéric Dick, Heinrich Hess, Marcello Bertinetti e Riccardo Ajmone Marsan. A coronamento della stagione il clamoroso successo per 2-1 sui titolari nella partitella in famiglia al termine del campionato.<br/>
Nel [[Campionato di calcio italiano 1906|campionato successivo]], i bianconeri chiusero al primo posto del girone finale con il Milan, pareggiando 1-1 nella partita finale. La FIF decise di far ripetere la partita, ma la Juve rinunciò <ref>La Juventus rinunciò a dispotare la finale di spareggio dal IX Campionato Federale di calcio italiano contro il Milan –il [[6 maggio]] [[1906]]- per protesta contro il campo dell’US Milanese (a Milano, sede dalla squadra rivale per il trofeo) scelto come “campo neutrale della gara di spareggio”. Il Milan fu dichiarato vincitore di quella partita -che doveva designare la squadra campione d’Italia- per 2-0 grazie alla deliberazione dalla Federazione Italiana Football. Questo è stato il comunicato della Juventus presentato alla FIF in quella occasione: <br/>
«''La Direzione del F.C. Juventus rifiuta energicamente di accettare la scelta del Campo dell'Unione Sportiva Milanese come campo neutro perché il campo neutro deve essere non solo un campo di un'altra squadra ma avere altresì tutti i requisiti anche morali della neutralità, ovvero deve presentare gli stessi e precisi vantaggi e svantaggi per i due Clubs. Ora il campo dell'U.S. Milanese non si trova in queste condizioni in specie per i seguenti motivi: 1) Non è giusto che trattandosi di un match da farsi in condizioni uguali il F.C. Juventus debba esso solo sostenere la fatica del viaggio Torino-Milano. 2) Il campo dell'U.S. Milanese è troppo conosciuto ai giocatori del Milan Cricket. 3) Non è giusto che il Milan Cricket debba godere dell'appoggio morale del pubblico milanese. Ciò posto la Direzione della F.C. Juventus dichiara che se la deliberazione di questa spettabile Presidenza non verrà revocata, il F.C. Juventus si ritirerà dal campionato italiano di calcio''».</ref> allo spareggio per il titolo, che quindi fu assegnato al Milan.


=====I primi juventini campioni d'Italia (1905)=====
====1903: L’anno della maglia bianconera====
Nel [[1903]] la Juventus abbandonò la maglia rosa e adottò la maglia a strisce bianche e nere come un simbolo di «semplicità, austerità, aggressività e soprattutto, potere» (vedi detagli della evoluzione della maglia rosa a bianconera nella voce ''[[Colori_e_simboli_della_Juventus_Football_Club#La_maglia|Colori e simboli della Juventus Football Club: La maglia]]''). La sede sociale juventina venne trasferita da Via Gasometro 14 a Via Pastrengo.<br/>
[[Immagine:Juventus_FC_in_1903.gif|thumb|left|250px|<small>I giocatori juventini nel [[Campionato di calcio italiano 1903]].</small>]]<br/>
Nel [[Campionato di calcio italiano 1903|campionato nazionale di quell'anno]] la squadra torinese arrivò, per la prima volta, alla finale, perdendo però per 0-3 contro il [[Genoa Cricket and Football Club|Genoa]], una dei principali formazioni del calcio pioneristico.<br/>
La Juventus vicecampione d’Italia viene invitata a [[Trino]], presso [[Vercelli]], a disputare un torneo triangolare. Gli incontri si giocano nella stessa giornata, l’[[11 ottobre]] dello stesso anno. La finale del pomeriggio è stato tra una compagine [[Novara|novarese]] chiamata ''Forza e Costanza'' ed gli juventini. Quest’ultimi, con Mattioli, Carlo Vittorio Varetti, Heinrich Hess, Dalle Case, Giovanni Goccione, Fernando Nizza, Alfredo Armano, Frédéric Dick, Ugo Rolandi, lo svizzero Walter Streule ed Umberto Malvano nella formazione; vinsero per 15 reti a 0 ed il Torneo di Trino Vercellese.<br/>
I bianconeri partecipano nella Coppa Città di Torino - stavolta un quadrangolare con Audace, Doria e Milan Cricket - un mese dopo della vittoria a Trino. La Juventus lo farà suo per la seconda volta dopo avere vinto per 2-0 contro l’Audace e per 1-0 contro i rossoneri del Milan Cricket in un'altra finale.

====1904: La finale del campionato e la Palla Dapples====
Il [[1904]] è stato l'anno dove nuovi soci arrivano alla Juventus e, con questi anche nuovi soldi che rafforzano le fondamenta della società. Dalla [[Svizzera]] arrivarono i tre fratelli Ajmone Marsan e il campo di gioco ufficiale si spostò dalla Piazza D'Armi al Velodromo Umberto I, dotato finalmente di tribune. Inoltre, è stato l'anno in cui si disputarono le prime trasferte internazionali tra clubs e la Juventus viene invitata a [[Losanna]] ([[Svizzera]]), in rappresentanza del [[calcio (sport)|calcio italiano]], per disputare un torneo. Nel [[Campionato di calcio italiano 1904|campionato italiano]] la Juventus, vincitrice delle eliminatorie nazionali per la seconda volta consecutiva, arrivò nuovamente in finale contro il [[Genoa Cricket and Football Club|Genoa]], ma perse nuovamente, sul campo di Ponte Carrega a [[Genova]], col risultato di 0-1 combattuto fino alla fine.<br/> Nello stesso anno si giocò la Coppa Universitaria, un torneo pioneristico di prestigio internazionale, al Velodromo Umberto I di [[Torino]] a fine stagione 1903/04 e la Juventus travolge, in partita secca, l’[[Olympique Lyonnais|Olympique Lyonnais Universitarie]] per 9 reti a 1. Inoltre, nel 1904 la ''Signora'' vinse la [[Palla Dapples|Palla d’Argento Henry Dapples]], un’altra prestigiosa competizione pioneristica.

====1905: La conquista del Campionato Federale====
{{Quote|Domenica 9 ebbe luogo il nuovo incontro tra la prima squadra del Genoa Cricket Club e l'Unione Sportiva Milanese per il campionato nazionale. Le due squadre segnarono entrambe due goal. Così la squadra di Genova segna in totale cinque punti e quella di Milano un punto. Il Club Juventus di Torino vince così con sei punti per la prima volta il Campionato Nazionale.|''La Stampa Sportiva'', [[16 aprile]] [[1905]].}}
Nel [[1905]] divenne presidente della società lo svizzero [[Alfredo Dick|Alfred Dick]], proprietario di una industria tessile, che rinforzò la squadra inserendo alcuni suoi dipendenti, come gli svizzeri Frédéric Dick (il suo figlio), Paul Arnold Walty e Ludwig Weber, gli scozzesi Jack Diment e Helscot, nonché gli inglesi James Squire e Goodley. In quella stagione la società cambiò la sua sede a Via Donati 1 e il presidente firmò un lungo contratto di affitto per l'utilizzo del Velodromo Umberto I.<br/> Il [[Campionato di calcio italiano 1905|Campionato Federale dello stesso anno]] si giocò con una nuova formula rispetto ai campionati precedenti <ref>Dal [[Campionato di calcio italiano 1900|1900]] al [[Campionato di calcio italiano 1904|1904]] il campionato italiano è stato costituito da una fase eliminatoria nazionale tra tutti le squadre campioni regionali (un club per regione). I vincitori della fase nazionale accedono direttamente alla finale - o finalissima - per il titolo.</ref>: il campionato fu composto di tre gironi regionali istituendo un girone finale - e non una sola partita - per l’assegnazione del titolo <ref>Secondo le basi del Campionato Federale di calcio italiano vigente dal [[Campionato di calcio italiano 1905|1905]] al [[Campionato di calcio italiano 1908|1908]], la squadra col maggior numero di punti a fine del girone finale vinseva il campionato. Si giocava una finale di spareggio per il titolo di ''Campione d’Italia'', nel caso di pareggio al primo posto nel girone finale tra due squadre.</ref> composto di tutti e tre i campioni regionali con partite d’andata e ritorno. La Juventus aveva superato il girone eliminatorio vincendo la partita ''per forfait'' 3-0 contro il F.C. Torinese - ritirato dalle eliminatorie regionali -. Nel girone finale del campionato italiano, Gli juventini battono, con reti di Donna in due occasioni e Varetti, al [[Unione Sportiva Milanese|U.S. Milanese]] 3-0, pareggiano a [[Genova]] 1-1 col Genoa (reti di Pollack per i genovesi e Forlano per i torinesi) e rivincono al Milanese a [[Milano]] 4-1 (reti di Varisco per i milanesi e Donna, Forlano, Squair e Varetti per la Juventus). Un nuovo pareggio 1-1 contro il [[Genoa Cricket and Football Club|Genoa]] (le cronache riportano i reti di Donna per ''le zebre'' e Meyer per ''i griffoni'' e poi una grande performance del portiere juventino Durante) nella sfida decisiva <ref>La partita di retorno del girone finale del [[Campionato di calcio italiano 1905|campionato italiano 1905]] tra la Juventus e il Genoa fu ripetuta per ben tre volte: la prima fu annullata per invasione di campo con conseguente rissa tra spettatori e giocatori, la seconda fu sospesa perchè la [[Torino|Città di Torino]] fu sepolta da un’abbondante nevicata.</ref> del girone finale, giocata a [[Torino]] il [[2 aprile]] [[1905|dello stesso anno]]. Fu il primo grande successo del club, il suo primo titolo di [[Campionato di calcio italiano 1905|Campione d'Italia]], chiudendo il girone finale nel primo posto a 6 punti, contro i 5 dei genovesi. Gli undici juventini che vinsero il campionato italiano per la prima volta, secondo i cronache all’epoca, hanno stato il pittore Domenico Durante; Gioacchino Armano ed Oreste Mazzia (studenti al [[Politecnico di Torino|Politecnico]]); il tedesco Arnold Walty, Giovanni Goccione ([[Capitano (calcio)|capitano]]) e lo scozzese Jack Diment (tutti e tre impiegati); Alberto Barberis (studente in giurisprudenza), Carlo Vittorio Varetti (studente in ingegneria) e Luigi Forlano (geometra); l’inglese James Squair (impiegato) e Domenico Donna (un studente in giurisprudenza), chi fungeva di allenatore <ref name=allenatore>Nelle primi due decade del [[XX secolo]] non esisteva un sistema particolare di allenamento per tenersi in forma nel [[campionato di calcio italiano|calcio italiano]]. ''Di facto'', tutti i giocatori - studenti o lavoristi all’epoca - si ritrovavano un paio di volte alla settimana al Velodromo di Corso Re Umberto per gli allenamenti che vertevano in partitelle e corse di velocità e/o resistenza, sempre sotto la guida del [[Capitano (calcio)|capitano]] della squadra, chi fu invece il coordinatore.</ref> della squadra dal [[1900]].<br/> In quell’anno la Juventus si aggiudicò anche il Torneo di Seconda Categoria, quello delle squadre riserve. La Juventus “B” è ammessa di diritto al girone finale, in quanto unica iscritta dell’eliminatoria piemontese, in compagnia di Genoa e Milan. I bianconeri vinsero per 1-0 al Milan in casa, 2-0 a Genova, 3-0 a Milano (con titolo matematico) e 3-0 a tavolino col Genoa ''per forfait''. I giornali d’epoca ci tramandano gli artefici di questa vittoria: Francesco Longo, Giuseppe Servetto, Lorenzo Barberis, Fernando Nizza, Ettore Corbelli, Alessandro Ajmone Marsan, Ugo Mario, Frédéric Dick, Heinrich Hess, Marcello Bertinetti e Riccardo Ajmone Marsan.<br/> A coronamento della stagione il clamoroso successo per 2-1 sui titolari nella partitella in famiglia al termine del campionato.

'''I primi juventini campioni d'Italia (1905):'''
[[Immagine:Formación_Juventus_FC_1905.jpg|thumb|right|290px|<small>La Juventus [[Campionato di calcio italiano 1905|Campione d'Italia 1905]]. Nella foto, da sinistra e dall'alto: Armano, Durante, Mazzia, Walty, Goccione, Diment, Barberis, Varetti, Forlano, Squair e Donna.</small>]]
[[Immagine:Formación_Juventus_FC_1905.jpg|thumb|right|290px|<small>La Juventus [[Campionato di calcio italiano 1905|Campione d'Italia 1905]]. Nella foto, da sinistra e dall'alto: Armano, Durante, Mazzia, Walty, Goccione, Diment, Barberis, Varetti, Forlano, Squair e Donna.</small>]]


<!----FORMAZIONE----->
<!----FORMAZIONE----->
<div style="position: relative;">
<div style="position: relative;">
[[Immagine:Soccer.Field Transparant.png|250px]]
[[Image:Soccer.Field Transparant.png|250px]]
{{Image label|x=0.45|y=0.10|scale=250|text=<font size=2 color="Black">'''Durante'''</font>}}
{{Image label|x=0.45|y=0.10|scale=250|text=<font size=2 color="Black">'''Durante'''</font>}}
{{Image label|x=0.18|y=0.63|scale=250|text=<font size=2 color="Maroon">'''Walty'''</font>}}
{{Image label|x=0.17|y=0.63|scale=250|text=<font size=2 color="Black">'''Walty'''</font>}}
{{Image label|x=0.26|y=0.25|scale=250|text=<font size=2 color="Maroon">'''Armano'''</font>}}
{{Image label|x=0.26|y=0.25|scale=250|text=<font size=2 color="Black">'''Armano'''</font>}}
{{Image label|x=0.42|y=0.70|scale=250|text=<font size=2 color="Maroon">'''Goccione'''</font>}}
{{Image label|x=0.42|y=0.60|scale=250|text=<font size=2 color="Black">'''Goccione''' ([[Capitano (calcio)|C]])</font>}}
{{Image label|x=0.58|y=0.25|scale=250|text=<font size=2 color="Maroon">'''Mazzia'''</font>}}
{{Image label|x=0.58|y=0.25|scale=250|text=<font size=2 color="Black">'''Mazzia'''</font>}}
{{Image label|x=0.71|y=0.62|scale=250|text=<font size=2 color="Maroon">'''Diment'''</font>}}
{{Image label|x=0.72|y=0.62|scale=250|text=<font size=2 color="Black">'''Diment'''</font>}}


{{Image label|x=0.14|y=1.08|scale=250|text=<font size=2 color="Navy">'''Barberis'''</font>}}
{{Image label|x=0.14|y=1.08|scale=250|text=<font size=2 color="Black">'''Barberis'''</font>}}
{{Image label|x=0.43|y=1.10|scale=250|text=<font size=2 color="Navy">'''Forlano'''</font>}}
{{Image label|x=0.43|y=1.10|scale=250|text=<font size=2 color="Black">'''Forlano'''</font>}}
{{Image label|x=0.72|y=1.08|scale=250|text=<font size=2 color="Navy">'''Donna''' ([[Capitano (calcio)|C]])</font>}}
{{Image label|x=0.72|y=1.08|scale=250|text=<font size=2 color="Black">'''Donna'''</font>}}


{{Image label|x=0.30|y=1.02|scale=250|text=<font size=2 color="White">'''Squair'''</font>}}
{{Image label|x=0.30|y=1.02|scale=250|text=<font size=2 color="Black">'''Squair'''</font>}}
{{Image label|x=0.60|y=1.02|scale=250|text=<font size=2 color="White">'''Varetti'''</font>}}
{{Image label|x=0.60|y=1.02|scale=250|text=<font size=2 color="Black">'''Varetti'''</font>}}
</div>
</div>


====La Coppa Spensley ed il periodo 1909-1913: gli anni difficili====
====1906: La rinuncia alla finale del campionato e la dimmisione societaria====
La stagione 1905/06 iniziò con la vittoria della Juventus nella Coppa Luigi Bozino di 1905 per 2-1 sul Milan a [[Torino]] con due reti di Forlano.
Nel [[Campionato di calcio italiano 1906|campionato italiano di 1906]], i bianconeri chiusero al primo posto del girone finale col Milan, pareggiando 1-1 nella partita finale. La FIF decise di far ripetere la partita sul campo dell’[[Unione Sportiva Milanese|U.S. Milanese]] il [[6 maggio]], ma la ''Signora'' rinunciò allo spareggio per il titolo attraverso del seguente comunicato: «La Direzione del Foot-Ball Club Juventus rifiuta energicamente di accettare la scelta del Campo dell'Unione Sportiva Milanese come campo neutro perché il campo neutro deve essere non solo un campo di un'altra squadra ma avere altresì tutti i requisiti anche morali della neutralità, ovvero deve presentare gli stessi e precisi vantaggi e svantaggi per i due Clubs. Ora il campo dell'U.S. Milanese non si trova in queste condizioni in specie per i seguenti motivi: 1) Non è giusto che trattandosi di un match da farsi in condizioni uguali il F.C. Juventus debba esso solo sostenere la fatica del viaggio Torino-Milano. 2) Il campo dell'U.S. Milanese [sito a Via Comasina] è troppo conosciuto ai giocatori del Milan Cricket. 3) Non è giusto che il Milan Cricket debba godere dell'appoggio morale del pubblico milanese. Ciò posto la Direzione della F.C. Juventus dichiara che se la deliberazione di questa spettabile Presidenza non verrà revocata, il F.C. Juventus si ritirerà dal campionato italiano di calcio <ref>{{it}} [http://www.juworld.net/partita.asp?idpartita=31 Statistiche: Le partite della Juventus (tabellino)] - ''www.juworld.net.''</ref>.»<br/>
Il Milan fu dichiarato vincitore di quella partita per 2-0 grazie alla deliberazione dalla [[FIGC|Federazione Italiana Foot-Ball]] e quindi del titolo del IX Campionato Federale.
Nel autunno del [[1906]] la Juventus vinse per la seconda volta la Coppa Luigi Bozino dopo i suoi vittorie contro il F.C. Torinese (8-0) e contro il Milan (1-0) e raggiunge il terzo posto del Campionato di Seconda Categoria.</br>
Nello stesso [[1906]] il presidente della società vicecampione d'Italia, [[Alfredo Dick|Alfred Dick]], che stava meditando di voler portare all'estero la squadra cambiandole perfino il nome in ''Jugend Fussballverein'', decise, dopo alcune discussioni con i soci juventini, di rinunciare alla Juventus per fondare «per dispetto» ad alcuni giocatori importanti come Diment, Ballinger, Mazzia e Squair (tutti dipendenti dell'industria tessile di Dick), il [[Torino Football Club 1906|Foot-Ball Club Torino]] (oggi, Torino F.C. 1906) unendosi al [[Football Club Torinese|Torinese]] - una delle principali squadre dei primi anni del [[campionato di calcio italiano|calcio italiano]] - che aveva già assorbito la [[Internazionale Torino]] (un’altra squadra prestigiosa dall’epoca) qualche anno prima. Perciò, la squadra bianconera rimase per due anni a corto di risorse finanziarie e di giocatori, senza più neanche il contratto d'affitto del Velodromo Umberto I. La presidenza della società fu assegnata a Carlo Vittorio Varetti.

====Il triennio 1907-1909 e la Coppa James R. Spensley====
Come conseguenza dell’andata di Alfred Dick, la squadra juventina viene privata di alcuni fra i suoi migliori elementi e ritornò al campo di Piazza D'Armi, quello dei primi anni societari. In [[Campionato di calcio italiano 1907|campionato italiano]] i bianconeri, eliminati per opera del proprio Foot-Ball Club Torino il [[13 gennaio]] [[1907]] (1-2 in andata e 1-4 in ritorno), chiusero il ''campionato a gironi'' nel secondo posto delle eliminatorie Piemontesi.
Nell'ottobre dello [[1907|stesso anno]] in una seduta straordinaria della [[FIGC|Federazione Italiana Foot-Ball]] fu presa la decisione di "sdoppiare", per l'unica volta nella storia del [[Campionato di calcio italiano|calcio italiano]], il campionato. I motivi erano da ricondursi alla sempre crescente presenza di calciatori stranieri nelle squadre italiane. L'accordo di massima sembrava coinvolgere tutte le società, ma al momento delle votazioni i delegati di Milan, Torino, Libertas, Genoa e Naples lasciarono la seduta per protesta. Si era deciso di disputare due campionati egualmente importanti: il primo, cosiddetto "Federale" (la ''Coppa James Spensley'', che fino ad allora aveva premiato i campioni d'Italia ogni stagione) aperto anche a squadre con giocatori stranieri, il secondo è stato denominato "[[Campionato di calcio italiano 1908|Campionato italiano]]" (o ''Coppa Romolo Buni''), riservato solo a squadre composte interamente di calciatori di origine italiana.<br/>
Nel gennaio dell’[[1908|anno successivo]] si giocò la gara di andata del primo torneo calcistico a [[Genova]] contro l'[[Società Ginnastica Andrea Doria|Andrea Doria]], dove la ''Signora'' vinse per 3-0. Un mese dopo si rigiocò, a Torino, ma i doriani uscirono vincitori. Necessario dunque uno spareggio, da giocarsi a Torino per la maggior differenza reti bianconera nel doppio confronto. Si giocò a marzo e successe di tutto: bella partita e a pochi minuti dalla fine, con la Juventus in vantaggio per 2-1, il doriano Sardi colpì di testa, e il barone Mazzonis, allora giocatore bianconero, per respingere il pallone infilò Durante di testa: 2-2, ma l'incontro fu successivamente annullato per un errore tecnico arbitrale. Passarono due mesi e si potè rigiocare lo spareggio, sempre in Corso Sebastopoli - campo juventino fino a [[1922]] - e la ''Signora'' vinse per 5-1 con Ernesto Borel (padre di [[Aldo Giuseppe Borel|Aldo]], il Borel I, e [[Felice Borel|Felice]], il Borel II, entrambi futuri calciatori bianconeri) mattatore dell'incontro e del Campionato Federale 1908, la ''Coppa Spensley''.<br/>
Nello stesso anno la società juventina festeggiò il suo decimo anniversario di fondazione con un banchetto ai suoi tifosi presso il Ristorante Della Pace di Torino.<br/>
La Juventus giocò, in qualità di campione federale d'Italia, il [[Campionato di calcio italiano 1908|campionato italiano]], ''Coppa Romolo Buni'', iniziato a marzo dello stesso anno, con altre tre squadre. Il [[1 marzo|1° marzo]] i bianconeri pareggiano 1-1 a [[Vercelli]] contro la [[Unione Sportiva Pro Vercelli Calcio|Pro]], poi vincitrice del torneo, nella gara d’andata dell’eliminatorie regionali, ma dopo rinunciò a giocare la gara di ritorno a [[Torino]] il [[8 marzo]] <ref>La Pro Vercelli fu dichiarata vincitrice della gara di ritorno dell’eliminatorie regionali contro la Juventus per 0-2 grazie alla deliberazione dalla FIF del [[8 marzo]] [[1908]].</ref> per protesta contro il divieto di impiego di giocatori stranieri, che all'epoca erano l'ossatura delle squadre italiane, ancora alle prime armi.<br/> Nel [[1909]], con la seconda vittoria consecutiva degli juventini nella Coppa Spensley ed il terzo posto nell'eliminatoria piemontese del [[Campionato di calcio italiano 1909|campionato italiano]] (che segna il ritorno dei calciatori stranieri alle squadre), si chiuse il ciclo dei giocatori-pionieri come Umberto Malvano e Domenico Donna.

====1910: Il terzo posto in campionato====


<div style="float:right; font-size:90%; width:320px; border:0px; padding:0px; margin-left:1em; margin-right:5px;margin-bottom:0px; text-align:left">
<div style="float:right; font-size:90%; width:320px; border:0px; padding:0px; margin-left:1em; margin-right:5px;margin-bottom:0px; text-align:left">


{{finestra|allign=left|width=50%|border=1px|col1=black|col2=white|col3=white|font-size=120%|titolo=Il campionato di calcio e la Seconda Categoria (1910-1913)|contenuto=
{{finestra|allign=left|width=50%|border=1px|col1=black|col2=white|col3=white|font-size=120%|titolo=Il campionato di calcio e la Seconda Categoria (1910-1913)|contenuto=
Il campionato di calcio di [[Promozione]] <ref name=Livello>Il campionato di [[Seconda Categoria]] fu istituito nel [[1904]] ed era il campionato di secondo livello. Vi giocavano sia le squadre riserve dei club militanti in Massima Serie sia le squadre minori. Le squadre di Seconda Categoria per essere ammessi in Massima Serie dovevano soddisfare vari requisiti come il possesso di un campo sportivo proprio, la solidità finanziaria ma soprattutto una prova che stabilisse il livello tecnico-sportivo acquisito dalla compagine richiedente l'ammissione alla massima serie. Col passaggio della FIGC da Milano a Torino nel 1911, all'assemblea federale del luglio 1912 fu proposta la trasformazione della Seconda Categoria a campionato di Promozione istituendo i meccanismi di promozione e retrocessione. Dalla stagione [[Campionato di calcio italiano 1913|1912/13]] alla [[Campionato di calcio italiano 1921|stagione 1920/21]] la ''[[Promozione]]'' fu introdotta in sostituzione della Seconda Categoria. La [[Seconda Divisione]] del calcio italiano fu istituita, in sostituzione della Promozione, nell'ambito della [[Confederazione Calcistica Italiana]] nel [[1921]] e poi passato sotto le insegne della [[Federazione Italiana Giuoco Calcio|FIGC]] nel [[1922]]. Dal 1926 al 1929 il campionato di Secondo Livello si chiamava Prima Divisione. L'attuale [[Serie B (calcio)|Serie B]] del calcio italiano è stata istituita nella stagione [[Classifica calcio Serie B italiana 1930|1929/30]].</ref>, istituito dalla [[FIGC|Federazione Italiana Foot-Ball]] nel [[1912]] come torneo di secondo livello rispetto alla [[Prima Categoria]] (il cosiddetto ''Campionato Federale'' o ''campionato a gironi''), venne inserito nel progetto delle retrocessioni per la prima volta nella [[Campionato_di_calcio_italiano_1913|stagione 1912/13]] per l'ultima classificata di ogni girone eliminatorio e per quelle società che non davanno solide garanzie economiche alla FIF per affrontare la [[Prima Categoria]] nella stagione successiva. In precedenza solo le squadre che non davanno solide garanzie economiche alla FIF per affrontare la [[Prima Categoria]] nella stagione successiva venivano retrocesse nella [[Seconda Categoria]]. Per esempio, l'Ausonia (squadra milanese vincitrice della Seconda Categoria nella stagione 1908-09) fu ammessa nella massima serie e fu retrocessa l'anno successivo in Seconda Categoria, in quanto non riuscì a iscriversi al torneo.<br/>
Il campionato di calcio di [[Promozione]] <ref name=Livello>Il campionato di [[Seconda Categoria]] fu istituito nel [[1904]] ed era il campionato di secondo livello. Vi giocavano sia le squadre riserve dei club militanti in Massima Serie sia le squadre minori. Le squadre di Seconda Categoria per essere ammessi in Massima Serie dovevano soddisfare vari requisiti come il possesso di un campo sportivo proprio, la solidità finanziaria ma soprattutto una prova che stabilisse il livello tecnico-sportivo acquisito dalla compagine richiedente l'ammissione alla massima serie. Col passaggio della FIGC da Milano a Torino nel 1911, all'assemblea federale del luglio 1912 fu proposta la trasformazione della Seconda Categoria a campionato di Promozione istituendo i meccanismi di promozione e retrocessione. Dalla stagione [[Campionato di calcio italiano 1913|1912/13]] alla [[Campionato di calcio italiano 1921|stagione 1920/21]] la ''[[Promozione]]'' fu introdotta in sostituzione della Seconda Categoria. La [[Seconda Divisione]] del calcio italiano fu istituita, in sostituzione della Promozione, nell'ambito della [[Confederazione Calcistica Italiana]] nel [[1921]] e poi passato sotto le insegne della [[Federazione Italiana Giuoco Calcio|FIGC]] nel [[1922]]. Dal 1926 al 1929 il campionato di Secondo Livello si chiamava Prima Divisione. L'attuale [[Serie B (calcio)|Serie B]] del calcio italiano è stata istituita nella stagione [[Classifica calcio Serie B italiana 1930|1929/30]].</ref>, istituito dalla [[FIGC|Federazione Italiana Foot-Ball]] nel [[1912]] come torneo di secondo livello rispetto alla [[Prima Categoria]] (il cosiddetto ''Campionato Federale'' o ''campionato a gironi''), venne inserito nel progetto delle retrocessioni per la prima volta nella [[Campionato_di_calcio_italiano_1913|stagione 1912/13]] per l'ultima classificata di ogni girone eliminatorio e per quelle società che non davanno solide garanzie economiche alla FIF per affrontare la [[Prima Categoria]] nella stagione successiva. In precedenza solo le squadre che non davanno solide garanzie economiche alla FIF per affrontare la [[Prima Categoria]] nella stagione successiva venivano retrocesse nella [[Seconda Categoria]]. Per esempio, l'[[Ausonia Pro Gorla|Ausonia]] (squadra milanese vincitrice della Seconda Categoria nella stagione 1908-09) fu ammessa nella massima serie e fu retrocessa l'anno successivo in Seconda Categoria, in quanto non riuscì a iscriversi al torneo.<br/>
Nel [[Campionato_di_calcio_italiano_1913|campionato italiano 1912/13]] la ''Vecchia Signora'' si classificò all'ultimo posto del suo girone, il piemontese, con 3 punti in 10 giornate, al pari dell’[[Unione Sportiva Internazionale Napoli|Internazionale Napoli]] nel girone meridionale (con zero punti), dell’[[Unione Sportiva Alba Audace|Alba Roma]] nel girone laziale (anch'essa a zero punti), del [[Pisa Calcio|Pisa]] nel girone toscano (con 4 punti), del Racing Libertas nel girone lombardo-ligure (1 punto in 10 giornate) e del [[Modena Football Club|Modena]] nel girone veneto-emiliano (1 punto in 10 giornate), queste ultime squadre iscritte nel Torneo Maggiore all'inizio della stagione. Tutte queste squadre (compresi i ''bianconeri'') sarebbero dovute retrocedere ma, in seguito alle loro proteste, venne convocata un'assemblea della FIF che decise di riformare i tornei, allargando il numero di squadre partecipanti e, di conseguenza, ripescando tutte le squadre retrocesse in quella stagione <ref name=fonti>Esiste discordanza tra le fonti riguardo al numero di squadre che dovevano retrocedere nella stagione 1912/13. Secondo alcuni fonti, come l'''Almanacco di Calcio Italiano'' edito da Panini, la retrocessione avrebbe dovuto colpire tutte le ultime classificate dei vari gironi; altre fonti giornalistiche, come la ''[[Gazzetta dello Sport]]'', ritengono che la retrocessione riguardasse solo i tre gironi del Torneo Maggiore. A tal riguardo, bisogna ricordare che i gironi dell'Italia centro-meridionale, costituenti il Torneo Peninsulare, furono costituiti al solo scopo di diffondere il calcio e di poter dare al Torneo una "patente" di campionato nazionale, ma il peso sportivo delle squadre che vi giocavano era pressoché nullo.</ref>. <br/>
Nel [[Campionato_di_calcio_italiano_1913|campionato italiano 1912/13]] la ''Vecchia Signora'' si classificò all'ultimo posto del suo girone, il piemontese, con 3 punti in 10 giornate, al pari dell’[[Unione Sportiva Internazionale Napoli|Internazionale Napoli]] nel girone meridionale (con zero punti), dell’[[Unione Sportiva Alba Audace|Alba Roma]] nel girone laziale (anch'essa a zero punti), del [[Pisa Calcio|Pisa]] nel girone toscano (con 4 punti), del Racing Libertas nel girone lombardo-ligure (1 punto in 10 giornate) e del [[Modena Football Club|Modena]] nel girone veneto-emiliano (1 punto in 10 giornate), queste ultime squadre iscritte nel Torneo Maggiore all'inizio della stagione. Tutte queste squadre - compresi i ''bianconeri'' - sarebbero dovute retrocedere ma, in seguito alle loro proteste, venne convocata un'assemblea della FIF che decise di riformare i tornei, allargando il numero di squadre partecipanti e, di conseguenza, ripescando tutte le squadre retrocesse in quella stagione <ref name=fonti>Esiste discordanza tra le fonti riguardo al numero di squadre che dovevano retrocedere nella stagione 1912/13. Secondo alcuni fonti, come l'''Almanacco di Calcio Italiano'' edito da Panini, la retrocessione avrebbe dovuto colpire tutte le ultime classificate dei vari gironi; altre fonti giornalistiche, come la ''[[Gazzetta dello Sport]]'', ritengono che la retrocessione riguardasse solo i tre gironi del Torneo Maggiore. A tal riguardo, bisogna ricordare che i gironi dell'Italia centro-meridionale, costituenti il Torneo Peninsulare, furono costituiti al solo scopo di diffondere il calcio e di poter dare al Torneo una "patente" di campionato nazionale, ma il peso sportivo delle squadre che vi giocavano era pressoché nullo.</ref>. <br/>
Per il [[Campionato_di_calcio_italiano_1914|campionato successivo]] si era tuttavia stabilito che le squadre liguri, che nella stagione precedente avevano giocato con le lombarde, sarebbero state aggregate al girone piemontese, causandone la saturazione. Di conseguenza la Juventus e il [[Novara Calcio|Novara]] furono iscritte al girone lombardo, mentre il [[Brescia Calcio|Brescia]] fu iscritto al girone nord-orientale. Anche in tale stagione le squadre ultime di ciascun girone ([[Associazione Calcio Prato|Prato]], [[AS Roma|Pro Roma]], Liguria, AC Milanese e [[Udinese Calcio|Udinese]]) non vennero retrocesse in Promozione, di fatto abolendo l'istituto della retrocessione, e causando l'allargamento indefinito dei tornei. La retrocessione venne reintrodotta nel [[1920]]. Il campionato di Promozione cambiò poi nome in [[Seconda Divisione]] nel 1922, nel 1926 fu ridenominato [[Prima Divisione]] e verrà poi trasformato in [[Serie B (calcio)|Serie B]] nel [[1929]].
Per il [[Campionato_di_calcio_italiano_1914|campionato successivo]] si era tuttavia stabilito che le squadre liguri, che nella stagione precedente avevano giocato con le lombarde, sarebbero state aggregate al girone piemontese, causandone la saturazione. Di conseguenza la Juventus e il [[Novara Calcio|Novara]] furono iscritte al girone lombardo, mentre il [[Brescia Calcio|Brescia]] fu iscritto al girone nord-orientale. Anche in tale stagione le squadre ultime di ciascun girone ([[Associazione Calcio Prato|Prato]], [[AS Roma|Pro Roma]], Liguria, AC Milanese e [[Udinese Calcio|Udinese]]) non vennero retrocesse in Promozione, di fatto abolendo l'istituto della retrocessione, e causando l'allargamento indefinito dei tornei. La retrocessione venne reintrodotta nel [[1920]]. Il campionato di Promozione cambiò poi nome in [[Seconda Divisione]] nel 1922, nel 1926 fu ridenominato [[Prima Divisione]] e verrà poi trasformato in [[Serie B (calcio)|Serie B]] nel [[1929]].
}}
}}
</div>
</div>


Nel [[1910]] il [[Campionato di calcio italiano 1910|tredicesimo campionato italiano di calcio]] è stato il primo nella storia del calcio italiano in cui si hanno introdotti, ispirandosi al modello della ''English League'' britannica, i gironi d'andata e di ritorno in uno solo girone per l'assegnazione del titolo e la retrocessione in [[Seconda Categoria]] (vedi detagli nel recuadro) per l'ultimo classificato del girone unico a fine campionato. Come risoltato di tale revoluzione il torneo iniziò nell'autunno del [[1909|anno precedente]] (un calendario vigente ad oggi) e si giocano un maggior numero di gare. Quell'anno la Juventus si classificò al terzo posto.
Nel [[1906]] il presidente della società vicecampione d'Italia, Alfred Dick, che stava meditando di portare all'estero la squadra cambiandole perfino il nome in ''Jugend Fussballverein'', decise, dopo alcune discussioni con i soci juventini, di rinunciare alla Juventus per fondare, per "dispetto" ad alcuni giocatori importanti come Diment, Ballinger, Mazzia e Squair (dipendenti dell'industria tessile di Dick), il [[Torino Calcio]] (oggi Torino FC) unendosi alla fortissima [[Football Club Torinese]] che aveva già assorbito la prestigiosa [[Internazionale Torino]] qualche anno prima. Perciò la squadra bianconera rimase per due anni a corto di risorse finanziarie e di giocatori, senza più neanche il contratto d'affitto del Velodromo Umberto I. La presidenza della società fu assegnata a Carlo Vittorio Varetti.<br/>
Nell'ottobre del [[1907]] in una seduta straordinaria della [[FIGC|Federazione Italiana Football]] fu presa la decisione di "sdoppiare", per l'unica volta nella storia del [[Campionato di calcio italiano]], il campionato. I motivi erano da ricondursi alla sempre crescente presenza di calciatori stranieri nelle squadre italiane. L'accordo di massima sembrava coinvolgere tutte le società, ma al momento delle votazioni i delegati di Milan, Torino, Libertas, Genoa e Naples lasciarono la seduta per protesta. Si era deciso di disputare due campionati egualmente importanti: il primo, cosiddetto "Federale" (la ''Coppa James Spensley'', che fino ad allora aveva premiato i campioni d'Italia ogni stagione) aperto anche a squadre con giocatori stranieri, il secondo denominato "[[Campionato di calcio italiano 1908|Campionato italiano]]" (o ''Coppa Romolo Buni''), riservato a squadre composte interamente da calciatori d'origine italiana.<br/>
Nel gennaio dell'[[1908|anno successivo]], 10° anniversario della fondazione della società, si giocò la gara di andata del primo torneo calcistico a Genova contro l'Andrea Doria, dove la ''Signora'' vinse per 3-0. Un mese dopo si rigiocò, a Torino, ma i doriani uscirono vincitori. Necessario dunque uno spareggio, da giocarsi a Torino per la maggior differenza reti bianconera nel doppio confronto. Si giocò a marzo e successe di tutto: bella partita e a pochi minuti dalla fine, con la Juventus in vantaggio per 2-1, il doriano Sardi colpì di testa, e il barone Mazzonis, allora giocatore bianconero, per respingere il pallone infilò Durante di testa: 2-2, ma l'incontro fu successivamente annullato per un errore tecnico arbitrale. Passarono due mesi e si poté rigiocare lo spareggio, sempre in Corso Sebastopoli, e stavolta veramente non ci fu storia: vittoria della Juventus per 5-1 con Ernesto Borel (padre di Aldo, il Borel I, e Felice, il Borel II) mattatore dell'incontro e del Campionato Federale 1908.<br/>
La Juventus giocò, in qualità di campione federale d'Italia, il [[Campionato di calcio italiano 1908|campionato italiano]], iniziato a marzo del stesso anno, con altre tre squadre, ma dopo rinunciò all'eliminatoria regionale contro la [[Unione Sportiva Pro Vercelli Calcio|Pro Vercelli]], per protesta contro il divieto di impiego di giocatori stranieri, che all'epoca erano l'ossatura delle squadre italiane, ancora alle prime armi.<br/>
Nel [[1909]], con la seconda vittoria consecutiva degli juventini nella Coppa Spensley ed il terzo posto nell'eliminatoria piemontese del [[Campionato di calcio italiano 1909|campionato italiano]], si chiuse il ciclo dei giocatori-pionieri come Umberto Malvano e Domenico Donna.<br/> I successivi tre anni furono critici per la grande difficoltà della società a reclutare nuovi giocatori: nel [[1911]] finì ultima nella classifica del suo girone e la Juve si presentò al [[Campionato di calcio italiano 1912|campionato del 1911-12]] con soli dieci giocatori, finendo terz'ultima con soli 9 punti. Nel [[Campionato di calcio italiano 1913|1912-13]] la società bianconera toccò il suo punto più basso come consequenza del periodo critico iniziato nel [[1909]]: nel primo anno in cui vennero introdotte le retrocessioni a una serie inferiore (i campionati regionali, in quanto l'attuale Serie B esiste solo dal [[1930]]), la Juventus si classificò ultima nel girone Ligure-Piemontese. A poche ore da una drammatica assemblea che avrebbe potuto decretare lo scioglimento della società, l'ing. Malvano riuscì a far ripescare la Juventus nel Girone Lombardo, adducendo l'irregolarità di un numero dispari di squadre iscritte allo stesso.<br/>


====Gli anni difficili: 1911-1913====
====La ricostruzione della società con "Bino" Hess====
Il [[Campionato di calcio italiano 1911|quattordicesimo campionato di calcio]] è stato il primo dove furono ammesse squadre della regione nord-orientale d’[[Italia]] ([[Veneto]] ed [[Emilia]]) ed anche il primo dove fu introdotto il calendario dalla [[FIGC|Federazione di calcio]] <ref>Le date degli incontri del Campionato Federale dal [[Campionato di calcio italiano 1898|1898]] al [[Campionato di calcio italiano 1910|1910]] venivano lasciate al libero accordo delle società, intervenendo gli organi federali solo in caso di inconciliabile disaccordo delle stesse.</ref>. La Juventus finì nona ed ultima nella classifica del Torneo Maggiore <ref name="Torneo Maggiore">Il Torneo Maggiore, conoscuto anche come Campionato dell'Italia Settentrionale o Alta Italia, è stato il principale gruppo eliminatorio del campionato italiano di calcio dal [[1911]] al [[1915]] riservato alle società della regione nordoccidentale d’Italia ([[Piemonte]], [[Lombardia]] e [[Liguria]]) tant'è che il torneo veneto-emiliano della regione nordorientale - introdotto nel [[1911]] e poi inserita nel Torneo Maggiore - ed il torneo della regione centro-meridionale o Torneo Peninsolare - introdotto nel [[1912]] - furono, secondo la propria Federazione di calcio, tornei di secondo livello rispetto al campionato prima indicato.</ref> a dieci squadre.<br/>
La Juventus si presentò al [[Campionato di calcio italiano 1912|campionato del 1911/12]], iniziato ad ottobre del anno scorso, con un organico composto da soli dieci giocatori <ref name=stagioni>La Juventus partecipò nei campionati [[Campionato_di_calcio_italiano_1912|1911/12]] e [[Campionato_di_calcio_italiano_1913|1912/13]] con solo dieci giocatori in organico. Vedi {{it}} [http://www.juventusstory.it/SOCIETA/STORIA/storia_tab.asp?Id_Stagione=13 La Storia della Juventus - Stagioni. Stagione 1911-12: Una stagione buia] - ''www.juventusstory.it''.</ref>, finendo terz'ultima con soli 9 punti.<br/>
Nella stagione [[Campionato di calcio italiano 1913|1912/13]] il girone unico fu abortito ed il campionato nazionale viene esteso anche alla regione centro-meridionale della [[Italia|penisola italiana]] con formazioni toscane, laziali e campane in uno dei due tronconi del campionato dei cui i vincitori accedono direttamente alla finale del campionato. La società bianconera si classificò nel ultimo posto nel girone Ligure-Piemontese nel primo anno in cui vennero introdotte le retrocessioni in ''[[Promozione]]'' (i campionati regionali, in quanto l'attuale Serie B esiste solo dal [[1930]]) come conseguenza di un periodo critico a livello economico per la grande difficoltà della società a reclutare nuovi giocatori nelle ultimi tre stagioni, ma, al pari di tutte le squadre classificate al ultimo posto nei loro gironi <ref name=fonti>Esiste discordanza tra le fonti riguardo al numero di squadre che dovevano retrocedere nella stagione 1912/13. Secondo alcuni fonti, come l'''Almanacco di Calcio Italiano'' edito da Panini, la retrocessione avrebbe dovuto colpire tutte le ultime classificate dei vari gironi; altre fonti giornalistiche, come la ''[[Gazzetta dello Sport]]'' ritengono che la retrocessione riguardasse solo i tre gironi del Torneo Maggiore. A tal riguardo, bisogna ricordare che i gironi dell'Italia centro-meridionale, costituenti il Torneo Peninsulare, furono costituiti al solo scopo di diffondere il calcio e di poter dare al Torneo una "patente" di campionato nazionale, ma il peso sportivo delle squadre che vi giocavano era pressoché nullo.</ref>, fu ripescata e, insieme ai piemontesi del [[Novara Calcio|Novara]], ulteriormente ammessa nel girone lombardo del [[Campionato di calcio italiano 1914|campionato succesivo]] adducendo l'irregolarità di un numero dispari di squadre iscritte allo stesso e la saturazione del girone unico composto da squadre piemontesi e liguri come conseguenza del allargamento del torneo (vedi cuadro).

====La ricostruzione della società: 1914-1916====
Con la presidenza dell’avvocato Giovanni "Bino" Hess, ex giocatore juventino e poi dirigente della società bianconera, nel [[1913]], la Juventus (considerata ormai dopo la crisi come una squadra di secondo piano rispetto alle potenze calcistiche dell’epoca come la Pro Vercelli ed il Casale), aprì un nuovo ciclo con un tipo di mentalità manageriale, diversa con rispetto alla improvvisazione delle origini: dopo il citato "ripescaggio" la squadra torinese disputò un campionato sorprendente, piazzandosi seconda dietro l'[[Football Club Internazionale Milano|Inter]] nel girone lombardo e finendo quarta nella fase finale del Campionato Alta Italia (uno dei due gruppi del campionato nazionale) dopo avere battuto il [[Associazione Sportiva Casale Calcio|Casale]] 1-0, poi vincitore dello scudetto.<br/>
Nel [[1914]] il [[Campionato di calcio italiano 1915|Campionato]] iniziò ad ottobre, quando la [[Prima guerra mondiale|Prima Guerra Mondiale]] non aveva ancora coinvolto l'Italia, ma il precipitare degli eventi e la posteriore risoluzione d'ingreso a quello conflitto dal [[Governo italiano|governo]] nel [[22 maggio]] [[1915]] costrinse la Federazione alla sua sospensione; nel [[1920]] la vittoria venne assegnata al Genoa in qualità di squadra capolista del torneo in corso, mentre la Juventus terminò seconda nel gruppo semifinale.<br/>
Gli anni della [[Prima guerra mondiale|Prima Grande Guerra]] portarono lutti in casa bianconera e delle altre società sportive italiane. All'inizio di quel conflitto furono 24 gli juventini sotto le armi: 6 soldati semplici e 18 tra allievi ufficiali, sottufficiali o addetti sanitari. La presidenza della società torinese fu così assegnata, provvisoriamente ''in primis'' e poi, fino a [[1918]], al Comitato Presidenziale di Guerra: il ''triumvirato'' composto dal “pionero” Gioacchino Armano, il dirigente Sandro Zambelli e il ex calciatore Fernando Nizza. Nel [[1916]] saranno ben 170 i soci e giocatori della Juventus a prendere parte al conflitto bellico, con varie mansioni che partivano dal soldato semplice fino all'ufficiale.<br/>
Allo scopo di mantenere saldi i contatti con i propri associati e con i tifosi bianconeri lontani a causa della guerra, il [[10 giugno]] [[1915]], venne pubblicato per la prima volta il giornale ufficiale della società, intitolato ''[[Hurrà Juventus]]'', il primo del suo genero in patria <ref>{{it}} [http://www.juventusstory.it/SOCIETA/STORIA/storia_tab.asp?Id_Stagione=16 La Storia della Juventus - Stagioni. Stagione 1914-15: Scoppia la Prima Guerra Mondiale. Nasce ''Hurrà Juventus''] - ''www.juventusstory.it''.</ref>.
Il [[26 dicembre]] di quell'anno sulla neonata rivista, verrà pubblicata la memoria autografa di [[Enrico Canfari]], caduto nella [[Terza battaglia dell'Isonzo]] insieme a Giovanni Hess e molti altre componenti della Juventus il precedente [[23 ottobre]] [[1915]]. Questo testo rappresenta tutt'oggi, nella storia bianconera, l'unica testimonianza scritta delle sue origini <ref name=origini>{{it}} [http://www.juventusstory.it/societa/storia/storia_tab.asp?Id_Stagione=1 La Storia della Juventus - Stagioni. Stagioni 1897-1900: Gli origini] - ''www.juventusstory.it''.</ref>.<br/> Gli juventini parteciparono, durante la Prima Grande Guerra, alla Coppa Mauro e alla [[Coppa Federale di calcio 1916|Coppa Federale di calcio]]. In quest'ultima competizione in particolare, dopo la vittoria nel loro girone eliminatorio, arrivarono fino alle finali con il Genoa, il Milan, il [[Associazione Sportiva Casale Calcio|Casale]] (poi ritirata per gravissimi problemi finanziari) ed il [[Modena Football Club|Modena]]; dove finì nel secondo posto della classifica con 10 punti, uno di meno rispetto ai rossoneri, vincitori in quello anno del torneo.

====Il triennio 1920-1922 e il debutto allo Stadio di Corso Marsiglia====
Finito il primo conflitto mondiale, il calcio ripartì in Italia con la [[Campionato di calcio italiano 1920|stagione 1919/20]]. Al Campionato dell’Alta Italia si iscrissero 67 squadre, perciò il torneo venne diviso in gironi e campionati interregionali (come i Gironi Piemontese o Lombardo, con ogni girone diviso in gruppi). La Juventus, campione della [[Piemonte|Regione Piemonte]], concluse quel campionato al secondo posto nel girone finale, grazie soprattutto al portiere Giovanni Giacone ed ai terzini Oswaldo Novo e Antonio Bruna, i primi calciatori della società bianconera a giocare in [[Nazionale di calcio dell'Italia|Nazionale]] ([[Nazionale di calcio dell'Italia|Italia]] 0-3 [[Nazionale di calcio svizzera|Svizzera]] del [[28 marzo]] [[1920]] disputatasi a [[Roma]]) e chi diedero il via alla tradizionale coppia di terzini di primo ordine che sarebbe diventata una caratteristica della Juventus.<br/> Con il poeta e letterato Corrado Corradini (autore, tra l'altro, dell'Inno Ufficiale della Società utilizzato fino agli [[Anni 1960|anni Sessanta]]) eletto nuovo presidente del club nel [[1919]], nella [[Campionato di calcio italiano 1922 C.C.I|stagione 1921/22]] i bianconeri si iscrissero al Campionato della [[Confederazione Calcistica Italiana]] (C.C.I.), un [[Compromesso Colombo|settore dissidente]] della Federazione Italiana Giuoco Calcio ([[FIGC]]), con sede a [[Milano]]. La [[Campionato_di_calcio_italiano_1922_C.C.I.#Lo_scisma_del_calcio_italiano|scissione]] fu il risultato delle proteste delle squadre più rinomate che mal digerivano l'eccessivo affollamento dei tornei (al [[Campionato di calcio italiano 1921|campionato scorso]], dove la ''Vecchia Signora'' si classificò al quarto posto del Gruppo A del Girone Piemontese, parteciparono ben ottantotto squadre, un record). La squadra torinese chiuse la stagione al quarto posto del Girone A della Lega Nord e al sesto del gruppo finale del Campionato C.C.I.<br/>
[[Immagine:Stadio_di_Corso_Marsiglia.jpg|thumb|left|350px|<small>Lo Stadio di Corso Marsiglia, campo juventino dal [[1922]] al [[1933]].</small>]]<br/>
Il numero dei tifosi di ''Madama'', nel frattempo, crebbe: il [[19 ottobre]] [[1922]], con Gino Olivetti a capo della Juventus dal anno scorso, venne inaugurato lo Stadio di Corso Marsiglia (situato nell'attuale Corso Tirreno a [[Torino]]), con 15.000 posti: fu il primo stadio d’[[Italia]] costruito in cemento armato, considerato all'epoca un «gioiello di ingegneria». Nella gara inaugurale dello stadio la Juventus vinse 4-0 al [[Modena Football Club|Modena]].

====1923: Il sodalizio della Juventus con la famiglia Agnelli====
Il [[24 luglio]] [[1923]], anno della [[Campionato di calcio italiano 1923#La_riunificazione_del_campionato|riunificazione]] del campionato, la [[famiglia Agnelli]] entrò a far parte della Juve attraverso di [[Edoardo Agnelli (di Giovanni)|Edoardo]], figlio del [[Giovanni Agnelli (senior)|fondatore dell’azienda automobilistica FIAT]] (Fabbrica Italiana Automobili Torino), eletto nuovo presidente del club in sostituzione di Olivetti e diede subito il via ad un'intensa campagna di rafforzamento della squadra. Quella data rappresentò sia l’inizio del famoso sodalizio tra la società torinese e quella famiglia industriale, vigente tutt'oggi, che la nascita del cosiddetto ''Stile Juve'': «eleganza, professionalità e mentalità vincente». [[Campionato di calcio italiano 1923|In quell'anno]] la squadra raggiungò il quinto posto del Girone B della Lega Nord.

====1924: L’arrivo di Jenő Károly e l’''affaire Rosetta''====
Nella [[Campionato di calcio italiano 1924|stagione 1923/24]], come conseguenza dell’introduzione del ''[[Progetto Pozzo]]'' due anni prima, il torneo fu diviso in due grande gironi coordinati uno dalla Lega Nord ed il altro dalla Lega Sud. Quella è stato, invece, la stagione dove fu introdotto per la prima volta nel calcio italiano lo [[Scudetto|scudetto]] come un stemma onorifico che rappresentava alle squadre vincitrici del campionato federale vigente tutt'oggi <ref>''De facto'', lo [[Scudetto|scudetto]], introdotto dalla [[FIGC]] in [[Campionato di calcio italiano 1923|1923]] per designare alla squadra campione d’Italia, con il trascorrere degli anni fu la fonte d’ispirazione per alcuni altre campionati di calcio a livello internazionale - casi della [[Eredivisie]] [[Olanda|olandese]] e della [[MLS|Major League Soccer]] degli [[Stati Uniti]], ad esempio -. Ecluso l’[[UEFA]] ha introdotto un stemma onorífico circolare sul braccio destro alla squadra vincitrice dell’ultima edizione della [[UEFA Champions League|Champions League]] dalla la sua [[UEFA Champions League 2004|edizione 2003/04]] secondo i {{en}} [http://www.uefa.com/newsfiles/19071.pdf Regolamenti della Champions League: “Title-holder logo” (pagina 27)] ([[Portable Document Format|archivio .PDF]]) - ''www.uefa.com'', settembre 2007.</ref>. Durante il torneo, l’''[[Campionato di calcio italiano 1924#Avvenimenti|affaire Rosetta]]'', sollevato dalla dirigenza [[Genoa Cricket and Football Club|genoana]] (campione d’Italia la stagione scorsa), rappresentò alla squadra bianconera le sconfitte a tavollino di tutte e tre partite disputate dal suo difensore [[Virginio Rosetta]] <ref>Nel [[Campionato di calcio italiano 1924|campionato 1923/24]] la Juventus ha perso, d’accordo alla sentenza del’''[[Campionato di calcio italiano 1924#Avvenimenti|affaire Rosetta]]'', le gare giocate tra la ottava e la decima giornata: contro il [[Modena Football Club|Modena]] del [[25 novembre]] [[1923]], contro il [[Genoa Cricket and Football Club|Genoa]] del [[2 dicembre]] e contro il [[Calcio Padova|Padova]], in trasferta, del [[9 dicembre]] dello stesso anno.</ref>, il primo giocatore italiano ufficialmente ceduto dietro contropartita economica (50.000 lire di contratto e un mensile di 6.000 lire), arrivato a [[Torino]] dalla [[Unione Sportiva Pro Vercelli Calcio|Pro Vercelli]] in quella stagione, ma squalificato del campionato. La ''Signora'', come conseguenza della penalizzazione prima indicata, si classificò in quinta posizione con 26 punti, a pari merito del [[Unione Sportiva Alessandria Calcio 1912|Alessandria]], del primo raggruppamento della Lega Nord, sette punti in meno rispetto ai liguri, vincitore del gruppo e poi, del [[Scudetto|tricolore]].<br/>
Quello fu l'anno di debutto in [[Campionato di calcio italiano 1924|campionato]] per [[Gianpiero Combi]] (cresciuto nel [[Settore Giovanile della Juventus Football Club|vivaio bianconero]] e poi grande protagonista dei successi juventini e della [[Nazionale di calcio dell'Italia|Nazionale A]] negli anni a venire <ref name=Combi>{{it}} [http://www.figc.it/club_italia/html/combi.htm Speciale azzurri: I più forti - Gianpiero Combi] – ''www.figc.it.''</ref>) e del arrivo al [[Torino|capoluogo piemontese]] del primo allenatore <ref name=allenatore>Nelle primi due decade del [[XX secolo]] non esisteva un sistema particolare di allenamento per tenersi in forma nel [[campionato di calcio italiano|calcio italiano]]. ''Di facto'', tutti i giocatori - studenti o lavoristi all’epoca - si ritrovavano un paio di volte alla settimana al Velodromo di Corso Re Umberto per gli allenamenti che vertevano in partitelle e corse di velocità e/o resistenza, sempre sotto la guida del [[Capitano (calcio)|capitano]] della squadra, chi fu invece il coordinatore.</ref> della storia bianconera, [[Jeno Karolý|Jenő Károly]] (chi ebbe un contratto in base al quale avrebbe percepito 2.500 [[lira italiana|lire]] come anticipo, una settimana di vacanze pagate ed un premio di 10.000 lire in caso di vincere lo scudetto), e la mezz'ala sinistra [[Férénc Hirzer|Ferenc Hirzer]], entrambi [[Ungheria|ungheresi]].

====1925: Il terzo posto ed i cuadri manageriali====
All’inizio della [[Campionato di calcio italiano 1925|stagione 1924/25]] la Juventus viene rafforzata col giocatore ungherese [[Jószef Viola]] e con l'attacante [[Pietro Pastore]], chi con quindici anni d’età è stato il debutante più giovane della storia bianconera. La squadra, nonostante la nota prestazione del ala destra [[Federico Munerati]] (cannoniere con 14 reti), raggiungò il terzo posto del secondo raggruppamento del [[Campionato di calcio italiano 1925|campionato]] con due punti in meno sul [[Bologna Football Club 1909|Bologna]], poi vincitore del campionato. La scomparsa del mediano Monticone da [[aneurisma]] segnò da dolore la casa bianconera in quella stagione.<br/>A livello societario, la società torinese organizzò i quadri manageriali assegnando precisi compiti ai vari dirigenti.

====1926: La reconquista d’Italia====
Nella [[Campionato di calcio italiano 1926|stagione 1925/26]] la federazione di calcio autorizzò l’apertura ai calciatori stranieri e ''le zebre'' torinese - che rappresentavano, per il rinnovamento societario per opera degli Agnelli, «il futuro del calcio piemontese <ref>Secondo le cronache all’epoca, la squadra juventina segnò sportivamente il passaggio fra il [[campionato di calcio italiano|vecchio]] ed il [[Serie A (calcio)|nuovo calcio italiano]] con la vittoria 3-1 all'ultima giornata del Girone A della Lega Nord contro il [[Genoa Cricket and Football Club|Genoa]], la squadra più blasonata del calcio pioneristico, il [[4 luglio]] [[1926]] in Corso Marsiglia ([[Torino]]) Nei fatti storici, la [[Carta di Viareggio]] del [[2 agosto]] [[1926]] rappresentò la principale basse del professionismo del calcio italiano.</ref>.». In campionato la Juventus raggiungò il primo posto grazie a suoi nove vittorie consecutive <ref>Dal [[13 dicembre]] [[1925]] ([[Associazione Calcio Mantova|Mantova]] 0-5 Juventus; 9^ giornata) al [[11 aprile]] [[1926]] ([[Unione Sportiva Alessandria Calcio 1912|Alessandria]] 1-3 Juventus; 17^ giornata).</ref> per un totale di 17 partite consecutivi senza soffrire sconfitte nel secondo raggruppamento della Lega Nord a 12 squadre. Da notare le nove partite dei bianconeri (934 minuti) con l’arco imbattuto <ref>Dal [[25 ottobre]] [[1925]] (Juventus 6-0 [[Associazione Calcio Milan|Milan]]; 4^ giornata) al [[28 febbraio]] [[1926]] ([[Parma Football Club|Parma]] 0-3 Juventus; 12^ giornata). Vedi {{it}} [http://www.juworld.net/partite-della-juventus.asp?Pagina=14&c=Campionato%20a%20gironi Tutte le partite della Juventus FC: Campionato a gironi (pagine 14 e 15)] - ''www.juworld.net.''</ref> (record del calcio pioneristico), con noti prestazioni dal trio difesivo composto dal portiere [[Gianpiero Combi]] ed i terzini [[Virginio Rosetta]] e [[Luigi Allemandi]]. Con 17 vittorie, 3 pareggi e 2 sconfitte, la ''Vecchia Signora'' si classificò, per la prima volta in cinque anni, alla finale della Lega Nord contro il [[Bologna Football Club 1909|Bologna]], rinnovato un anno prima da [[Leandro Arpinati]], vicesegretario nazionale del [[Partito Nazionale Fascista|PNF]]. Nella gara d’andata, giocata nel [[11 luglio]] [[1926]] in campo Sterllino a [[Bologna]], le due squadre pareggiano 2-2 (due reti di [[Ferenc Hirzer|Hirzer]], [[capocannoniere]] di quella stagione con 35 reti in un totale di 26 partite). La gara di ritorno, giocata in Corso Marsiglia a [[Torino]] il [[25 luglio]] dello stesso anno, finì 0 a 0. L'allenatore juventino [[Jeno Karolý|Károly]] morì di infarto il [[28 luglio]], appena cinque giorni prima della partita di spareggio. In tale definizione, dispotata a [[Milano]] il [[1 agosto|1° agosto]], la ''Signora'' vinse 2-1 con reti di Pietro Pastore - terzo posto della classifica finale dei marcatori in campionato durante quella stagione con 26 reti - ed [[Antonio Vojak|Antonio Vojak I]].<br/>
[[Immagine:Formación_Juventus_FC_1925-26.jpg|thumb|right|270px|<small>La Juventus vincitrice del ''[[Campionato di calcio italiano 1926|campionato a gironi]]'' nella [[Campionato di calcio italiano 1926|stagione 1925/26]].</small>]]<br/>
La Juventus, in qualità di ''campione del Nord'', affrontò la finale contro l’[[Unione Sportiva Alba Audace|Alba Roma]], ''campione del Sud'', vincendo sia all'andata per 7-1 a [[Torino]] l'[[8 agosto]], che al ritorno per 5-0 a [[Roma]] il [[22 agosto]] [[1926]]. Così, la Juventus, con 37 punti (per un totale di 45 punti a fine del torneo) e con il migliore [[Attaco|attaco]] e [[Difesa|difesa]] del torneo: 68 reti a favore (per un totale di 84 a fine del campionato) e solo 14 in contro (per un totale di 18 a fine dello stesso torneo), si aggiudicò il suo secondo [[scudetto|titolo federale]] in assoluto, ventuno anni dopo il [[Campionato di calcio italiano 1905|primo scudetto vinto in 1905]] e si indossò sulla maglia per la prima volta il [[scudetto|simbolo di campione d’Italia]], composto all’epoca da un [[scudo]] [[regno sabaudo|sabaudo]] rosso con una [[croce]] bianca all'interno ed un [[fascio littorio]] - simbolo della [[Impero Romano|Roma imperiale]] -, lo stesso utilizzato dalla [[Nazionale di calcio dell'Italia|nazionale italiana]] da quel incontro contro l’[[Nazionale di calcio dell'Ungheria|Ungheria]] del [[6 gennaio]] [[1911]] <ref>{{en}} [http://rsssf.com/tablesi/ital-intres1910.html Partite internazionali della nazionale italiana: periodo 1910-1919] - Record Sport.Soccer Statistics Foundation - ''www.rsssf.com.''</ref>. La vittoria contro l’[[Unione Sportiva Alba Audace|Alba]] diventò storica ecluso per lo impatto popolare che scatenò sopratutto alla [[Torino|Città di Torino]].<br/>
La [[Carta di Viareggio]] del [[2 agosto]] [[1926]] ha fatto possibile la [[Campionato di calcio italiano 1927#La_Divisione_Nazionale|fuzione]] della Lega Nord e la Lega Sud nella cossidetta ''Divisione Nazionale'' prima dell’inizio del [[Campionato di calcio italiano 1927|ventisettesimo campionato a gironi]].

====1927: Il terzo posto in campionato ed il debutto in Coppa Italia====
In [[Campionato di calcio italiano 1927|campionato nazionale 1926/27]] la ''Vecchia Signora'', squadra campione in carica e, fino a [[1930]], sotto la guida tennica dal scozzese [[George Aitken|George Ajtken]] in sostituzione del ungherese [[Jeno Karolý|Jenő Károly]]; si classificò nel primo posto del loro girone con 27 punti, 44 reti a favore e 10 in contro. Nel girone finale della ''Divisione Nazionale'' a 6 squadre, i bianconeri si classificarono nel terzo posto con 11 punti, 24 reti a favore e 13 in contro dopo vittorie storiche contro il Genoa (6-0 a [[Torino]]; 3-2 a [[Genova]]) e contro il Milan (8-2 a [[Torino]] il [[10 luglio]] [[1927]]) e anche un [[Derby di Torino|derby]] con un [[Caso Allemandi|precedente polemico]]: un dirigente [[Torino Football Club 1906|granata]], il dottor Nani, secondo le cronache, avrebbe corrotto al terzino della Juventus [[Luigi Allemandi]] con 50.000 [[lira italiana|lire]] in due parti, affinché questi addomesticasse il derby del [[5 giugno]] [[1927]]. Il risoltato finale di quello derby fu - stranamente con nota prestazione di Allemandi - di 2 reti a 1 a favore del ''Toro'' di [[Julio Libonatti|Libonatti]], [[Adolfo Baloncieri|Baloncieri]] e [[Gino Rossetti|Rossetti]], squadra capolista di quel girone finale <ref>Il [[Torino Football Club 1906|Torino]] vinse lo scudetto nel [[Campionato di calcio italiano 1927|campionato italiano 1926/27]], ma quello titolo viene [[Campionato di calcio italiano 1927#La_revoca_dello_scudetto|revocato]] e poi non assegnato secondo [[Caso Allemandi#La_sentenza|sentenza]] della [[FIGC]] - guidata dal bolognese [[Leandro Arpinati]] - dal [[Caso Allemandi|primo scandalo del calcio italiano]].</ref>. A fine del campionato, Allemandi - ''in primis'' squalificato a vita secondo sentenza della FIGC, ma poi amnistiato dopo il meritato terzo posto della ''Squadra Azzurra'' alle [[Calcio alle olimpiadi estive 1928|Olimpiadi del 1928]] <ref name=RSSSF>{{en}} [http://rsssf.com/tablesi/ital-intres1920.html Partite internazionali della nazionale italiana: periodo 1920-1929] - Record Sport.Soccer Statistics Foundation - ''www.rsssf.com.''</ref> - fu ceduto al [[Football Club Internazionale Milano|Inter]]. La Juventus partecipò anche nella sua prima edizione di Coppa Italia in [[Coppa Italia 1927 (calcio)|quella stagione]] e raggiungò la quarta fase eliminatoria dopo le sue vittorie in trasferta contro il Cento per 15 a 0 nel [[6 gennaio]] - la vittoria col maggior differenza-reti della storia bianconera -, e contro il [[Parma Football Club|Parma]] per 2 a 0 il [[27 febbraio]] dello stesso anno. La gara del quarto turno della Coppa Italia contro i rossoneri del [[Associazione Calcio Milan|Milan]] non fu dispotata, al pari di altre otto partite, per la interrozione del torneo per mancanza di date disponibili tra le formazioni classificate.

====Il triennio 1928-1930 e l’avvenimento del ''Campionato a Girone Unico''====
[[Immagine:Rosetta-Combi-Caligaris.jpg|thumb|left|190px|<small>Il trio difesivo della Juventus FC e della nazionale italiana ai fini della decade di [[anni 1920|1920]] e durante la decade di [[anni 1930|1930]] ''Combi-Rosetta-Caligaris'' (nella foto, nominati da sinistra a destra, il terzino destro [[Virginio Rosetta]], il portiere [[Gianpiero Combi]] e il terzino sinistro [[Umberto Caligaris]]).</small>]]<br/>
Nel [[1928]], le nuove [[Carta di Viareggio|leggi]] [[fascismo|fasciste]] vietarono l’impiego di calciatori stranieri nel campionato italiano, per questo la Juventus fu costretta a cedere [[Ferenc Hirzer|Hirzer]], chi tornò in [[Ungheria]] e fu sostituito dal attacante [[Luigi Cevenini|Luigi Cevenini III]], proveniente dall’[[Football Club Internazionale Milano|Inter]]. I bianconeri chiusono il [[Campionato di calcio italiano 1928|campionato 1927/28]] al secondo posto nel gruppo B della ''Divisione Nazionale'' e poi, raggiungono il terzo posto nel gruppo finale del torneo. Dopo le [[IX Olimpiade|Olimpiade di Amsterdam]] di quello anno, vengono acquistati due giocatori argentini di note ''performance'' durante la [[Calcio alle olimpiadi estive 1928|competizione calcistica]]: l'ala sinistra [[Raimundo Orsi]] ed il centromediano [[Luis Monti]], poi membri della [[Nazionale di calcio argentina|nazionale argentina]] vicecampeone del mondo in [[Mondiali di calcio Uruguay 1930|Uruguay 1930]]. Anche approdò al club torinese il mediano [[Mario Varglien|Mario Varglien I]] ed il terzino sinistro [[Umberto Caligaris]], che, insieme a [[Gianpiero Combi|Combi]] e [[Virginio Rosetta|Rosetta]], formò il mitico trio difesivo della Juventus e della [[Nazionale di calcio dell'Italia|nazionale di calcio italiana]] negli [[anni 1930|anni Trenta]] del [[XX secolo|secolo scorso]], una delle più forti difese di [[Il_calcio_nel_mondo#Le_origini|tutti i tempi]] <ref name="Capitolo 4">{{it}} [http://www.storiedicalcio.altervista.org/1934-4.html 1934 Italia: Tre scuole a confronto (capitolo quattro)] - ''www.storiedicalcio.altervista.org.''</ref>.<br/>
Il [[Campionato di calcio italiano 1929|campionato 1928/29]] è stato l’ultimo col ''format'' a gironi e, invece, un torneo di transizione per la Juventus. La squadra torinese giunse il secondo posto del Gruppo B a 16 squadre del [[Campionato di calcio italiano 1929|campionato 1928/29]] con 76 reti a favore e 25 in contro. Da notare le vittorie di ''Madama'' per 11 reti a 0, entrambe contro la [[ACF Fiorentina|Fiorentina]] il [[7 ottobre]] e poi contro il [[Unione Sportiva Fiumana|Fiumana]] il [[4 novembre]] [[1928]] e la sua serie di 12 vittorie consecutive <ref> Dal [[16 dicembre]] [[1928]] (Unione Sportiva Pro Vercelli Calcio|Pro Vercelli]] 3-4 Juventus; 10^ giornata) al [[31 marzo]] [[1929]] ([[Unione Sportiva Fiumana|Fiumana]] 1-3 Juventus; 21^ giornata).</ref>.<br/>
Infine campionato, la Juventus partecipò per la prima volta in una competizione internazionale per clubs a livello professionistico: la [[Mitropa Cup|Coppa dell'Europa Centrale]]. I bianconeri arrivano fino ai quarti di finale del torneo.<br/>
La seconda metà del anno [[1929]] registrò l'istituzione del ''Campionato a Girone Unico'', ovvero la nascita della [[Serie A (calcio)|Serie A]] <ref name="Girone Unico">Le squadre classificate dal primo al nono posto nei Gironi A e B del [[Campionato di calcio italiano|ventinovesimo Campionato Federale di Calcio]] nella stagione 1928/29 furono ammesse al [[Classifica calcio Serie A italiana 1930|primo campionato di Serie A]] nella stagione 1929/30, mentre le squadre classificate dal decimo al ultimo posto nei entrambi gironi furono iscritte nel primo campionato di [[Serie B (calcio)|Serie B]] nella stagione [[Classifica calcio Serie B italiana 1930|prima indicata]].</ref> e della [[Serie B (calcio)|Serie B]] <ref name="Girone Unico">Le squadre classificate dal primo al nono posto nei Gironi A e B del [[Campionato di calcio italiano|ventinovesimo Campionato Federale di Calcio]] nella stagione 1928/29 furono ammesse al [[Classifica calcio Serie A italiana 1930|primo campionato di Serie A]] nella stagione 1929/30, mentre le squadre classificate dal decimo al ultimo posto nei entrambi gironi furono iscritte nel primo campionato di [[Serie B (calcio)|Serie B]] nella stagione [[Classifica calcio Serie B italiana 1930|prima indicata]].</ref> a 18 squadre.
Gli juventini, rafforzati dal ''[[Oriundo|oriundo]]'' <ref name=oriundo>L’aggettivo ''[[Oriundo|oriundo]]'' è stato il appellativo dato, tra le [[anni 1920|terza]] e [[anni 1930|quarta decade]] del [[XX secolo|ventesimo secolo]], a calciatori stranieri - principalmente dell’[[Sudamerica|America del Sud]] - muniti di discendenza italiana come conseguenza delle leggi restrittive del [[1927]] ai calciatori di origine straniero nel [[campionato di calcio italiano|calcio italiano]].</ref> argentino [[Renato Cesarini]], chiusono il [[Classifica calcio Serie A italiana 1930|primo campionato di Serie A]] della stagione 1929/30 al terzo posto segnando 78 reti, con 5 punti di meno rispetto all’[[Società Sportiva Ambrosiana|Ambrosiana-Inter]], campione d’Italia.

===Il ''Quinquennio d’Oro'' (1931-1935)===
Con l’imprenditore [[Edoardo Agnelli (di Giovanni)|Edoardo Agnelli]] ancora al fronte della società bianconera, si aprì un grande ciclo vincente che portò alla squadra a conquistare cinque titoli nazionali consecutivi (record eguagliato nel [[campionato di calcio italiano|calcio italiano]] solo dal ''[[Grande Torino|Torino]]'' nel corso degli [[anni 1940|anni Quaranta]] del secolo passato) dalla stagione [[Classifica calcio Serie A italiana 1931|1930/31]] alla stagione [[Classifica calcio Serie A italiana 1935|1934/35]] e si dimostrò una delle migliori squadre europee del suo tempo <ref>{{en}} [http://www.iffhs.de/?c04790d857dc2c03f4d85fc8f15a85fdcdc3bfcdc0aec28d6eda8a3ec608 Record della Coppa dell’Europa Centrale: Classifica storica (1927-1945)] - ''www.iffhs.de''.</ref> avendo raggiunto durante quattro stagioni consecutive alle semifinali della [[Mitropa Cup|Coppa dell'Europa Centrale]], una sorta di “antenata” della [[Coppa dei Campioni (calcio)|Coppa dei Campioni]] (attuale [[UEFA Champions League|Champions’League]]), dalla stagione 1931/32 (seconda partecipazione dei torinesi alla Coppa) alla stagione 1934/35. Per i successi della squadra già indicati, tale periodo passò alla storia come il ''Quinquennio d’Oro'' <ref name=Quinquennio>{{it}} [http://www.storiedicalcio.altervista.org/nasce_girone_unico.html Campionato di calcio italiano: La nascita del Campionato a Girone Unico] - ''www.storiedicalcio.altervista.org.''</ref>.<br/>
[[Immagine:Metodo.png|right|thumb|180px|<small>Disposizione dei calciatori sul campo secondo il schema tattico del ''[[Metodo (calcio)|Metodo]]'' durante gli [[anni 1930]].</small>]]<br/>
La Juventus della prima metà degli [[anni 1930|anni Trenta]] del [[XX secolo|ventesimo secolo]] utilizzò il ''[[Metodo (calcio)|Metodo]]'', lo stesso schema applicato dall’[[Nazionale di calcio dell'Italia|Italia]]. Tale indirizzo di gioco fu prodotto di una derivazione delle tattiche applicate dalla ''Scuola Danubiana'' durante la [[anni 1920|terza]] e la [[anni 1930|quarta decade]] del [[XX secolo|secolo passato]]. Attraverso del suo modulo innovativo 2-3-2-3 o '''WW''' (vedi disposizione dei giocatori alla sinistra del presente capitolo), che è stato derivato invece del modulo tattico definito come la ''[[Piramide (calcio)|Piramide di Cambridge]]'' (2-3-5), ed il supporto dai attacanti interni della squadra, [[Renato Cesarini|Cesarini]] e [[Giovanni Ferrari|Ferrari]], ai funzioni del «centromediano metodista» [[Luis Monti|Monti]] - il pilastro tra la difesa ed il attaco - principalmente a costruire il gioco mentre che i due mediani laterali, [[Mario Varglien|Varglien I]] e [[Luigi Bertolini|Bertolini]], affrontavano le ali delle squadre avversarie; il fronte [[Difesa|difesivo]], al mando dal trio [[Gianpiero Combi|Combi]]-[[Virginio Rosetta|Rosetta]]-[[Umberto Caligaris|Caligaris]] <ref name=Quinquennio>{{it}} [http://www.storiedicalcio.altervista.org/nasce_girone_unico.html Campionato di calcio italiano: La nascita del Campionato a Girone Unico] - ''www.storiedicalcio.altervista.org.''</ref>, ha adquisto maggior sicurezza ed il [[Centrocampo|centrocampo]], maggior superiorità numerica che nelle formazioni precedenti. Inoltre, quello schema ha fatto possibile costruire una serie di attachi e contrattacchi più veloci ed efficaci che nella decade passata. Il fronte di [[Attaco|attaco]] bianconero, con calciatori notabili come le ali [[Pietro Sernagiotto|Sernagiotto]] ed [[Raimundo Orsi|Orsi]] ed il centravante [[Giovanni Vecchina|Vecchina]] e poi [[Felice Borel|Borel II]] - con il supporto dei mezz’ali prima nominati -, fu risponsabile della maggior parte dei 434 reti segnati dalla squadra in partite ufficiali durante il periodo (384 in tornei nazionali e 50 nelle coppe).

====1931: L’arrivo di Carlo Carcano====
Nel [[1931]] la Juventus si rafforzò con il ex difensore del [[Unione Sportiva Alessandria Calcio 1912|Alessandria]] e della [[Nazionale di calcio dell'Italia|Nazionale]], [[Carlo Carcano]] (chi è stato invece collaboratore in ambito della preparazione atletica ed allenatore in seconda della ''Squadra Azzurra''), al fronte della squadra torinese in sostituzione del scozzese [[George Aitken|Ajtken]], con l'interno [[Giovanni Ferrari]], altro ex giocatore grigio, e con il difensore [[Luigi Bertolini]] ed il centravante [[Giovanni Vecchina]].<br/>
Con l’[[allenatore]]-[[psicologo]] [[Carlo Carcano|Carcano]] - il primo allenatore italiano della storia juventina -, la ''Signora'' infilò all’inizio del [[Classifica calcio Serie A italiana 1931|campionato 1930/31]] otto vittorie in fila <ref>Dal [[28 settembre]] [[1930]] (Juventus 4-1 [[Pro Patria Calcio|Pro Patria]]; 1^ giornata) al [[16 novembre]] [[1930]] (Juventus 1-0 [[Associazione Calcio Legnano|Legnano]]; 8^ giornata).</ref>, guadagnando 16 punti sui 16 disponibili - un record vigente durante 74 stagioni - e, dopo un testa a testa con la [[Associazione Sportiva Roma|Roma]] del attacante [[Rodolfo Volk]] dalla ventiduesima giornata e poi, la vittoria del [[21 giugno]] per 1 a 0 a [[Milano]] contro i campioni in carica del [[Società Sportiva Ambrosiana|Ambrosiana-Inter]] nella 33^ giornata, si laureò campione d’Italia con una grande prestazione di [[Raimundo Orsi]] (terzo maggior marcatore stagionale con 20 reti). La Juventus ha vinto il suo terzo scudetto con 55 punti (4 punti di vantaggio rispetto ai giallorossi infine torneo), 79 reti a favore e 37 in contro.<br/>
In ambito internazionale, la ''Signora'' raggiungò i quarti di finale della Coppa dell’Europa Centrale, ma fu battuta dal [[AC Sparta Praga|Athletic Club Sparta]] cecoslovacco degli attacanti [[Oldrich Nejedly|Oldřich Nejedlý]] e [[Frantisek Kloz|František Kloz]] per 3 reti a 2 nel spareggio del [[2 settembre]] [[1931]] dopo un’eliminatoria molto combattuta (2-1 all'andata del [[12 luglio]]; 0-1 al ritorno del [[22 luglio]]).

====Il quarto scudetto e la semifinale di Coppa dell’Europa Centrale di 1932====
La [[Classifica calcio Serie A italiana 1932|stagione successiva]] diventò una battaglia testa a testa, sopratutto nel [[Girone di ritorno|girone di ritorno]], tra la Juventus, campione in carica, e «Il [[Bologna Football Club 1909|Bologna]] che tremare il mondo fa» del argentino ''oriundo'' <ref name=oriundo>L’aggettivo ''[[Oriundo|oriundo]]'' è stato il appellativo dato, tra le [[anni 1920|terza]] e [[anni 1930|quarta decade]] del [[XX secolo|ventesimo secolo]], a calciatori stranieri - principalmente dell’[[Sudamerica|America del Sud]] - muniti di discendenza italiana come conseguenza delle leggi restrittive del [[1927]] ai calciatori di origine straniero nel [[campionato di calcio italiano|calcio italiano]].</ref> [[Angelo Schiavio]], squadra capolista durante la maggior parte del torneo. La vittoria bianconera in rimonta per 3 reti a 2 contro i bolognesi il [[1 maggio|1° maggio]] [[1932]] sul campo di Corso Marsiglia a [[Torino]] è stato fondamentale per la vittoria del suo secondo scudetto consecutivo e quarto della sua storia, arrivato con il noto apporto di [[Luigi Bertolini]] e [[Luis Monti]], dopo la vittoria per 3 reti a 0 contro il [[Brescia Calcio|Brescia]] il [[29 maggio]] dello stesso anno. ''Madama'' finì il campionato con 54 punti, uno in meno della stagione precedente (4 davanti gli emiliani e 14 sui romanisti), 89 reti a favore <ref>Da notare i 65 reti a favore fatti dalla Juventus nei suoi incontri casalinghe durante il [[Classifica calcio Serie A italiana 1932|campionato 1931/32]], record assoluto del [[campionato di calcio italiano|calcio italiano]].</ref>, il più forte attaco del torneo e 38 in contro. Da notare le dieci vittorie consecutive <ref>Dal [[27 marzo]] [[1932]] ([[Unione Sportiva Alessandria Calcio 1912|Alessandria]] 2-3 Juventus; 24^ giornata) al [[5 giugno]] [[1932]] ([[Società Sportiva Ambrosiana|Ambrosiana-Inter]] 2-4 Juventus; 33^ giornata).</ref> della Juventus nel girone di ritorno del campionato (un record imbattuto per 74 anni nel calcio nazionale), il trionfo del [[6 marzo]] [[1932]] a Corso Marsiglia per 7 reti a 1 contro la [[Associazione Sportiva Roma|Roma]], la maggior sconfitta in un campionaro per la squadra capitolina - che rappresentò, ai occhi dei [[tifo sportivo|tifosi]] juventini di quegli anni, la rivincita di quella pesante sconfitta alla ''[[Roma|Città Eterna]]'' un anno prima - e gli incontri diretti tra il argentino Monti ed il bolognese Schiavio, “nemici” sul campo ma invece, membri della nazionale calcistica patria. Nel piano societario il barone Giovanni Mazzonis diventò il «braccio destro» operativo del presidente [[Edoardo Agnelli (di Giovanni)|Edoardo Agnelli]].<br/>
[[Immagine:Vuelta_olímpica_Juventus_FC_1931-32.jpg|thumb|right|260px|<small>Festeggiamenti tra i tifosi e i calciatori juventini per il 4° scudetto vinto dalla società torinese il [[Classifica calcio Serie A italiana 1932|12 giugno 1932]] dopo il pareggio 2-2 contro la [[ACF Fiorentina|Fiorentina]] allo Stadio di Corso Marsiglia per la 34^ e ultima giornata del [[Classifica calcio Serie A italiana 1932|campionato nazionale]].</small>]]<br/>
La Juventus si classificò por la prima volta alle semifinali della [[Mitropa Cup|Coppa dell’Europa Centrale]] in [[1932]] dopo sconfittare il [[Ferencvárosi TC|Ferencvaros]] [[Ungheria|ungherese]] del centravante [[Gyorgy Sarosi|György Sárosi]] per 4 reti a 0 nella gara d’andata il [[29 giugno]] a [[Torino]] (reti d’Orsi, Sernagiotto e doppietta di Cesarini) e poi, pareggiare 3 a 3 nella gara di ritorno dispotata a [[Budapest]] quattro giorni dopo. In tale partita l’arbitro austriaco Braun aveva fischiato tre [[Calcio di rigore|calci di rigori]] polemici in favore dei magiari, dei cui due hanno stati segnalati in quattro minuti.<br/>
Nelle semifinali la squadra italiana ha trovato allo [[Slavia Praga]], una squadra da molto prestigio all’epoca che, insieme allo [[AC Sparta Praga|Sparta]], [[Convocazioni_Mondiali_di_calcio_Italia_1934#Cecoslovacchia|rappresentò il nucleo della]] [[Nazionale di calcio della Cecoslovacchia|nazionale cecoslovacca]] [[Mondiali di calcio Italia 1934|vicecampione del mondo nel 1934]]. Nella prima partita, giocata il [[6 luglio]] [[1932]] a [[Praga]], il pubblico cecoslovacco invase il campo di gioco come risultato di tenzioni tra lo juventino Cesarini ed il massaggiatore dello Slavia dopo un’entrata di “Viri” Rosetta sull’ala cecoslovacca [[Antonin Puc|Antonín Puč]]. L’arbitro Braun - quel della gara di ritorno tra la Juventus ed il Ferencvaros - riprese il gioco e concesse, dopo sospendere la gara per dieci minuti ed espulsare Cesarini, un rigore dubbio al 86’ allo Slavia, che rappresentò il 4 a 0 finale in favore della formazione del [[Praga|capoluogo centroeuropeo]].<br/>
La gara di ritorno si giocò quattro giorni dopo a Corso Marsiglia ([[Torino]]). Alla fine del primo tempo, la Juventus vinceva per 2 a 0 con reti di Renato Cesarini, [[capocannoniere]] del torneo con 5 reti <ref name=capocannoniere>{{en}} [http://www.rsssf.com/tablesm/mittops.html Capocannonieri della Coppa dell’Europa Centrale: Periodo 1927-1940] - Record Sport.Soccer Statistics Foundation - ''www.rsssf.com.''</ref>, e di “Mumo” Orsi. All’inizio della seconda parte della partita, il portiere dello Slavia [[Frantisek Planicka|František Plánička]] - chi fu insieme a [[Gianpiero Combi|Combi]] e [[Ricardo Zamora|Zamora]] il miglior portiere della sua epoca <ref>{{it}} [http://it.encarta.msn.com/encyclopedia_761570265_4/Calcio_(sport).html Calcio (sport): calciatori celebri (pagina 4)] - Enciclopedia Encarta online - ''it.encarta.msn.com.''</ref> -, si accasciò al suolo «come morto» mentre l’azione di gioco era lontana dalla sua aerea, probabilmente colpito da una pietra lanciata dai tifosi juventini, irriveriti per il gioco eccessivamente ostruzionistico dei ospiti, ma quello fu un evento mai verificato. I suoi compagni dapprima lo circondarono e poi lo trasferirono di peso negli spogliatoi, senza ritornare più in campo. Lo Slavia, infatti, si ritirò e, poi, il ''referee'' Miesz sospendò la partita. I medici della Juventus visitarono negli spogliatoi il portiere cecoslovacco ma non riscontrarono tracce di lesioni. Poteva essersi trattato di un malore, ma si sospettò subito che questo gesto antisportivo della formazione ospite non servisse ad altro che ottenere a tavolino la qualificazione per la finale. I giocatori bianconeri, convinti della loro innocenza, andarono in vacanza per riposarsi, in attesa della finale, programmata all’inizio per la fine di [[Agosto|agosto]] [[1932|dello stesso anno]], ma non disputata mai, in quanto il Comitato Organizzatore della Coppa, con un provvedimento molto controversiale, squalificò entrambe le squadre ed assegnò di ufficio il titolo di campione all'altra squadra finalista della coppa, il [[Bologna Football Club 1909|Bologna]].
====Il campionato italiano di 1933====
Nella [[Classifica calcio Serie A italiana 1933|stagione 1932/33]] arrivano a [[Torino]] il vercellese [[Teobaldo Depetrini]] ed il brasiliano ''[[Oriundo|oriundo]]'' <ref name=oriundo>L’aggettivo ''[[Oriundo|oriundo]]'' è stato il appellativo dato, tra le [[anni 1920|terza]] e [[anni 1930|quarta decade]] del [[XX secolo|ventesimo secolo]], a calciatori stranieri - principalmente dell’[[Sudamerica|America del Sud]] - muniti di discendenza italiana come conseguenza delle leggi restrittive del [[1927]] ai calciatori di origine straniero nel [[campionato di calcio italiano|calcio italiano]].</ref> [[Pietro Sernagiotto]]. È stato anche la stagione-debutto, a 18 anni, del giovane centravante [[Felice Borel|Felice Placido Borel II]], [[Cannonieri_del_campionato_italiano_di_calcio#Cannonieri_Serie_A|capocannoniere]] del campionato con ben 29 reti in 28 partite e, con il passo dei anni, uno dei più forti attacanti che la ''Signora'', e anche la nazionale patria, abbia avuto nella sua storia.<br/>
L'inizio del campionato fu amaro per i bianconeri: due sconfitte nelle tre primi giornate in trasferte contro l’[[Unione Sportiva Alessandria Calcio 1912|Alessandria]] per 3 reti a 2 e contro il [[Società Sportiva Calcio Napoli|Napoli]] d’[[Attila Sallustro]] per 1 a 0. Nonostante, la Juventus raggiungò il primo posto del campionato dopo battire al [[Torino Football Club 1906|Torino]] nel [[Derby di Torino|derby]] nella 10^ giornata, la settima di una serie di nove vittorie consecutive <ref>Dal [[9 ottobre]] [[1932]] (Juventus 4-1 [[Associazione Sportiva Roma|Roma]]; 4^ giornata) al [[18 dicembre]] [[1932]] (Juventus 3-0 [[Società Sportiva Ambrosiana|Ambrosiana-Inter]]; 12^ giornata).</ref> nella massima divisione. Con un notabile girone di ritorno (13 vittorie in 17 scontri), la squadra juventina si laureò tricampione d’Italia con due giornate d'anticipo sulla fine del torneo dopo sconfittare il [[Associazione Calcio Milan|Milan]] per 3 reti a 0 nella gara decisiva del [[16 giugno]] [[1933]]. I bianconeri chiusono il campionato con 54 punti <ref>La Juventus ha vinto 16 incontri di un totale di 17 giocati (1 pareggio) in condizione di squadre locale durante il [[Classifica calcio Serie A italiana 1933|campionato 1932/33]], record assoluto del [[campionato di calcio italiano|calcio italiano]].</ref> in campionato (otto punti in più rispetto all'Ambrosiana-Inter e quattordici sugli emiliani e partenopei, le pretendenti allo scudetto), 83 reti a favore e 23 in contro, entrambi record del torneo. Da notare il ''[[Derby d'Italia]]'' del [[18 dicembre]] [[1932]] a [[Torino]] (Juventus 3-0 [[Società Sportiva Ambrosiana|Ambrosiana-Inter]]): si giocò con presenza di 14 mila spettatori allo Stadio di Corso Marsiglia e un incasso di 140 mila lire.<br/>
{{Quote|E' tanto naturale il dispetto, che è una forma di ammirazione mascherata e irosa, per il primato di una squadra che sempre sa vincere, che nell'elogio della Juventus c'è spesso una nota di rammarico.|''[[La Gazzetta dello Sport]]'' del [[1933]], sulla vittoria della squadra bianconera nel [[Classifica calcio Serie A italiana 1933|campionato di tale anno]].}}<br/>
Nei quarti di finale della Coppa dell’Europa Centrale la Juventus si incontrò con l’[[Újpest FC|Ujpest Dozsa]]. La doppia vittoria della squadra torinese (4-2 nell’andata e 6-2 al ritorno ai fini [[giugno]] [[1933]]) la classificò alle semifinali della Coppa dell’Europa Centrale per la seconda stagione consecutiva, ma la squadra fu battuta dall’[[Austria Vienna]] del centravante [[Matthias Sindelar|Mathias Šindelář]] - pilastro del ''[[Nazionale di calcio dell'Austria|Wunderteam]]'' austriaco <ref name="Capitolo 4">{{it}} [http://www.storiedicalcio.altervista.org/1934-4.html 1934 Italia: Tre scuole a confronto (capitolo quattro)] - ''www.storiedicalcio.altervista.org.''</ref> -, poi vincitore del torneo (0-3; 1-1). Da notare la prestazione di [[Raimundo Orsi]], capocannoniere di tale competizione con 5 reti <ref name=capocannoniere>{{en}} [http://www.rsssf.com/tablesm/mittops.html Capocannonieri della Coppa dell’Europa Centrale: Periodo 1927-1940] - Record Sport.Soccer Statistics Foundation - ''www.rsssf.com.''</ref>.

====1934: Il ingresso allo Stadio Comunale e la ''Nazio-Juve''====
[[Immagine:Stadio_Comunale.jpg|thumb|left|260px|<small>Lo Stadio Comunale “Vittorio Pozzo” (l’attuale [[Stadio Olimpico di Torino]]), campo di gioco della Juventus FC dal [[1933]] al [[1990]].</small>]]

<!----FORMAZIONE----->
<div style="position: relative;">
[[Image:Soccer.Field Transparant.png|250px]]
{{Image label|x=0.45|y=0.10|scale=250|text=<font size=2 color="Black">'''Combi'''</font>}}
{{Image label|x=0.05|y=0.55|scale=250|text=<font size=2 color="Black">'''Varglien I'''</font>}}
{{Image label|x=0.26|y=0.25|scale=250|text=<font size=2 color="Black">'''Rosetta''' ([[Capitano (calcio)|C]])</font>}}
{{Image label|x=0.42|y=0.55|scale=250|text=<font size=2 color="Black">'''Monti'''</font>}}
{{Image label|x=0.58|y=0.25|scale=250|text=<font size=2 color="Black">'''Caligaris'''</font>}}
{{Image label|x=0.71|y=0.55|scale=250|text=<font size=2 color="Black">'''Bertolini'''</font>}}

{{Image label|x=0.02|y=1.08|scale=250|text=<font size=2 color="Black">'''Sernagiotto'''</font>}}
{{Image label|x=0.43|y=1.18|scale=250|text=<font size=2 color="Black">'''Borel II'''</font>}}
{{Image label|x=0.80|y=1.08|scale=250|text=<font size=2 color="Black">'''Orsi'''</font>}}

{{Image label|x=0.17|y=0.85|scale=250|text=<font size=2 color="Black">'''Cesarini'''</font>}}
{{Image label|x=0.62|y=0.85|scale=250|text=<font size=2 color="Black">'''Ferrari'''</font>}}
</div>


Nella [[Classifica calcio Serie A italiana 1934|stagione 1933/34]] la Juventus fece il suo primo ingresso al più moderno stadio costruito in [[Italia]] di quegli anni: lo [[Stadio Olimpico di Torino|Stadio Comunale]] (successivamente ribattezzato "[[Vittorio Pozzo]]" e, dopo i [[Torino 2006|giochi olimpici invernali del 2006]], [[Stadio Olimpico di Torino|Stadio Olimpico]]), predisposto una solida rete metallica alta due metri che divide i suoi 65.000 posti per il pubblico dal campo di gioco, inaugurato il [[14 maggio]] [[1933]] con il nome di ''Stadio Municipale "[[Benito Mussolini]]"'', rappresentando così il cambio della sede sociale bianconera di Corso Marsiglia a Via Bogino 12: il primo efettuato nel corso di undici anni. Tale impianto, situato in Via Filadelfia, è stato costruito per ospitare i ''Giochi Universitari Mondiali'' e poi, la [[Mondiali di calcio Italia 1934|Coppa del Mondo]] del anno successivo. La Juventus utilizzarà il Comunale per ospitare tutti i suoi incontri casalinghe fino alla vittoria nella finale della [[Coppa Uefa 1990|Coppa UEFA nella stagione 1989/90]].<br/>
Con la presidenza di Giovanni "Bino" Hess, ex giocatore, nel [[1913]], la Juve (considerata ormai dopo la crisi come una squadra di secondo piano rispetto alle potenze calcistiche dell’epoca) aprì un nuovo ciclo: dopo il citato "ripescaggio" disputò un campionato sorprendente, piazzandosi seconda e finendo quarta nella fase finale del Campionato Alta Italia (uno dei due gruppi del campionato nazionale).<br/>
I bianconeri chiusono il [[Girone d'andata|girone d’andata]] del [[Classifica calcio Serie A italiana 1934|quinto campionato di Serie A]] con cinque punti di svantaggio sull'Ambrosiana-Inter di [[Giuseppe Meazza]], nonostante quella differenza fu ridotta a un punto a favore dei rivali lombardi fino al incontro diretto della ventisettesima giornata (Juventus 0-0 Ambrosiana-Inter il [[1 aprile|1° aprile]] [[1934]]). Nelle ultime sette partite di campionato ''La Fidanzata d’Italia'', come fu conosciuta la squadra torinese in tutto il paese <ref name=fidanzata>{{it}} [http://www.gazzetta.it/Store/Calcio/Juventus/Scudetti/g_19340430.shtml La Juventus conquista il suo 6° scudetto] - ''www.gazzetta.it''; 30 aprile 1934.</ref> (vedi detagli delle origini dei soprannomi della Juventus FC nella voce ''[[Curiosità sulla Juventus Football Club]]''), inanellò sette vittorie, guadagnando quattordici punti sui quattordici disponibili <ref>Dal [[8 aprile]] [[1934]] ([[Genoa Cricket and Football Club|Genova 1893]] 0-2 Juventus; 28^ giornata) al [[26 aprile]] [[1934]] ([[Unione Sportiva Pro Vercelli Calcio|Pro Vercelli]] 0-2 Juventus; 34^ giornata).</ref>, dei cui furono notabili i trionfi in trasferta del [[25 aprile]] sul [[Brescia Calcio|Brescia]] per 2 reti contro 1 - dove la squadra piemontese raggiungò la prima posizione del torneo per la prima volta nella stagione con 43 punti, uno in più rispetto all'Ambrosiana - e sulla [[Società Sportiva Lazio|Lazio]] per 2 a 0 quattro giorni dopo, dove la squadra torinese portò a quattro punti il suo vantaggio rispetto ai nerazzurri. Così, la Juventus si aggiudicò il titolo di campione d’Italia per la quarta stagione consecutiva con 53 punti, 88 reti a favore - il miglior [[Attaco|blocco di attacanti]] del torneo per il terzo anno consecutivo per un totale di 100 realizzazioni nella stagione - e 31 in contro. L’centrattaccante juventino [[Felice Borel|Borel II]] vinse la classifica marcatori del torneo per la seconda stagione consecutiva con 31 reti.<br/>
Nel [[1914]] il [[Campionato di calcio italiano 1915|Campionato]] iniziò ad ottobre, quando la [[Prima guerra mondiale]] non aveva ancora coinvolto l'Italia, ma il precipitare degli eventi costrinse la Federazione alla sua sospensione; nel [[1920]] la vittoria venne assegnata al Genoa, mentre la Juve terminò seconda nel gruppo semifinale. Molti componenti della Juve e di altri club non tornarono mai più dalla Grande Guerra, tra cui Enrico Canfari e Giovanni Hess. La presidenza fu assegnata provvisoriamente al ''triumvirato'' Armano-Zambelli-Nizza. Nel [[1916]] saranno ben 170 i soci e giocatori della Juventus a prendere parte al conflitto bellico, con varie mansioni che partivano dal soldato semplice fino all'ufficiale.<br/>
{{Quote|La Juventus ha vinto il suo quarto campionato consecutivo. Cioè, e della prima volta che si riesce una squadra italiana da quando si gioca il campionato, cioè, dal [milenovecento]novantotto al oggi. Neanche ai tempi dei campionati fra tre o quattro squadre, neanche nei tempi facili del girone doppio, ciò non è mai successo.<br/> La squadra che si discute per avere i record della vecchiaia, ''felix culpa'', eppure è la squadra che si è saputo rinnovarsi in mezzo di tutto. In mezzo di tutte valorizzare i giovani. Bastì a dimostrarlo il nuovo primato assoluto nei cannonieri con 32 gol del ventenne ''Farfallino''.<br/> E sopratutto, la maestra del gioco era anche maestra per educazione sportiva. Il miglior primato raggiunto della squadra di tutti i record è, secondo noi, proprio quello di avere ottenuto tale primato e tali cifre senza un un espulso né un ammonito né un reclamo in tutta la stagione. Prova più convincente di dignità morale e tecnica. Gioia sportiva non è possibile.<br/> Vincente e convincente, la Juventus può vantare, sopratutto, il primato di consensi, dei aplausi e di entusiasmi sole dati.|Considerazioni verso la società bianconera vincitrice dello Scudetto per la [[Serie A 1933-1934|quarta volta consecutiva]] nel [[1934]] <ref>{{it}} Documentario [http://www.youtube.com/watch?v=iZflNnPpnZE Grande Storia della Juventus: Il ''Quinquennio d'Oro'' (05:11 - 09:23)] - ''www.youtube.com''.</ref>.}}<br/>
Allo scopo di mantenere saldi i contatti con i propri associati, il [[10 giugno]] [[1915]], venne pubblicato per la prima volta il giornale ufficiale della società, ''[[Hurrà Juventus]]''. Il [[26 dicembre]] di quell'anno, sulla neo-nata rivista, verrà pubblicata la memoria autografa di [[Enrico Canfari]], caduto al fronte il precedente [[23 ottobre]]. Questo testo rappresenta tutt'oggi, nella storia bianconera, l'unica testimonianza scritta delle sue origini. La prima serie di pubblicazioni dell'"Hurrà" si interromperà già nell'ottobre del 1916, a causa della scarsità di materie prime dovute alla guerra, e riprenderà nel 1919 per poi interrompersi nuovamente nel 1927. Passeranno ben 36 anni, fino al gennaio 1963, per vedere un nuovo numero. Gli juventini parteciparono, durante la Grande Guerra, alla Coppa Mauro e alla Coppa Federale, nella quale, dopo la vittoria nel loro girone, arrivarono fino alle finali con Genoa, Milan, [[Associazione Sportiva Casale Calcio|Casale]] e [[Modena Football Club|Modena]].
Il calendario del campionato fu modificato nella seconda metà del [[Girone di ritorno|girone di ritorno]] come conseguenza della partecipazione della Nazionale ai [[Mondiali di calcio Italia 1934|Mondiali di calcio in Italia]], vincendo il [[Coppa Rimet (trofeo)|trofeo]] con ben [[Convocazioni_Mondiali_di_calcio_Italia_1934#Italia|nove giocatori della squadra torinese]] (cinque furono titolari durante il torneo) tra i ventidue convocati <ref name=RSSSF2>{{en}} [http://rsssf.com/tablesi/ital-intres1930.html Partite internazionali della nazionale italiana: periodo 1930-1939] - Record Sport.Soccer Statistics Foundation - ''www.rsssf.com.''</ref>. Tale gruppo di calciatori, che ecluso hanno stato l'asse portante dell'[[Nazionale di calcio dell'Italia|Italia]] di [[Vittorio Pozzo|Pozzo]] durante la seconda e la terza edizione della [[Coppa internazionale|Coppa Internazionale]] <ref name="Coppa Internazionale">Torneo per squadre nazionali antesignano dell’attuale [[Campionato europeo di calcio|Eurocoppa di nazioni]] anche conosciuta come ''Coppa Antonin Švehla''. Dopo la [[Seconda guerra mondiale|Seconda Guerra Mondiale]] il campionato ha presso il nome di ''Coppa Dr. Gerö''.</ref> (nel [[1931]] e nel [[1933]]), durante la fase di preparazione pre-mondialista <ref name=RSSSF2>{{en}} [http://rsssf.com/tablesi/ital-intres1930.html Partite internazionali della nazionale italiana: periodo 1930-1939] - Record Sport.Soccer Statistics Foundation - ''www.rsssf.com.''</ref> e anche durante il [[Mondiali di calcio Italia 1934|Mondiale del 1934]], sarà racordato come la ''Nazio-Juve'' (vedi detagli dei giocatori juventini che si [[Elenco di rose della nazionale italiana di calcio|indosanno la maglia della nazionale italiana di calcio]] nel capitolo ''[[Juventus Football Club#La_Juventus_e_la_nazionale_italiana|La Juventus e la nazionale italiana]]'').<br/>
{{vedi anche|Mondiali di calcio Italia 1934}}
Archiviata la avventura mondialista, il portiere [[Gianpiero Combi]], campione del mondo con la nazionale azzurra in qualità di [[capitano (calcio)|capitano]] e [[Lista dei calciatori plurivincitori del campionato italiano|pluricampione d'Italia]], lasciò la società juventina dopo undici anni e, dopo il trionfo nella Coppa Internazionale nel [[1935]] <ref name=RSSSF2>{{en}} [http://rsssf.com/tablesi/ital-intres1930.html Partite internazionali della nazionale italiana: periodo 1930-1939] - Record Sport.Soccer Statistics Foundation - ''www.rsssf.com.''</ref>, la ''Squadra Azzurra'' e l'attività sportiva <ref name=Combi>{{it}} [http://www.figc.it/club_italia/html/combi.htm Speciale azzurri: I più forti - Gianpiero Combi] – ''www.figc.it.''</ref>.


====Il sodalizio della Juventus con la famiglia Agnelli====
====Due giugno 1935: Juventus pentacampione d'Italia====
Nell'[[autunno]] del [[1934]] si ebbe un avvicendamento sulla panchina bianconera: al posto del allenatore [[Carlo Carcano|Carcano]] (licenziato da pesanti insinuazioni sulla la sua vita privata, all'[[fascismo|epoca]] mal tollerate) subentrò la coppia fatta dal ingegniero Benè Gola, un dirigente juventino all’epoca, ed il ex giocatore [[Carlo Bigatto|Carlo Bigatto I]], considerato da molti il archetipo del [[calciatore]]-[[allenatore]].<br/>
[[Immagine:Stadio_di_Corso_Marsiglia.jpg|thumb|left|220px|<small>Lo Stadio di Corso Marsiglia, campo juventino dal 1922 al 1933.</small>]]
Con un'età media della squadra molto elevata (33 anni di [[Luis Monti|Monti]], [[Raimundo Orsi|Orsi]] e [[Umberto Caligaris|Caligaris]]; 32 di [[Virginio Rosetta|Rosetta]]), la Juventus arruolò il giovane [[Alfredo Foni]], e prommosse dal suo [[Settore Giovanile della Juventus Football Club|vivaio]] [[Guglielmo Gabetto]] e [[Pietro Rava]]. Così, la squadra torinese, con il portiere [[Cesare Valinasso]] al posto di Combi, raggiungò il primo posto della classifica generale del [[Classifica calcio Serie A italiana 1935|sesto campionato di calcio]] a ''girone unico'', il primo a 16 squadre, una settimana dopo l’inizio del torneo con il suo trionfo casalingo per 2 reti a 1 contro il [[Società Sportiva Calcio Napoli|Napoli]], ma fu superata a fine del girone d’andata dalla [[ACF Fiorentina|Fiorentina]] con una differenza di tre punti. Il campionato diventò una lotta serrata tra i bianconeri, i viola ed i nerazzurri del Ambrosiana dalla ventesima giornata al finale del torneo. I bianconeri vinsero il suo quinto scudetto di fila all'ultima giornata grazie a un rete di [[Giovanni Ferrari]] a pochi minuti dal termine della gara contro la [[ACF Fiorentina|Fiorentina]] di [[Pedro Petrone]] (1 a 0 il [[2 giugno]] [[1935]] a [[Firenze]]) e la sconfitta della [[Società Sportiva Ambrosiana|Ambrosiana-Inter]] contro la [[Società Sportiva Lazio|Lazio]] a [[Roma]] (un risoltato identico a quello del [[Classifica calcio Serie A italiana 2002|5 maggio 2002]]). La Juventus finisce il trentacinquesimo torneo italiano con 44 punti - due in vantaggio sui milanesi e cinque rispetto ai viola -, 45 reti a favore e 22 in contro, il migliore [[Difesa|blocco difesivo]] del campionato per la seconda volta nel corso di tre anni. Da notare le 49 partite casalinghe senza soffrire sconfitte della squadra bianconera dal [[Classifica calcio Serie A italiana 1933|1933]] al [[Classifica calcio Serie A italiana 1935|1935]].<br/>
Finita la Grande Guerra, il calcio ripartì in Italia con la [[Campionato di calcio italiano 1920|stagione 1919-20]]. Al Campionato dell’Alta Italia si iscrissero 67 squadre, perciò il torneo venne diviso in gironi e campionati interregionali (come i Gironi Piemontese o Lombardo, con ogni girone diviso in gruppi). La Juventus, campione della Regione Piemonte, concluse quel campionato al secondo posto nel girone finale, grazie soprattutto al portiere Giovanni Giacone ed ai terzini Oswaldo Novo e Antonio Bruna, i primi calciatori della società bianconera a giocare in [[Nazionale di calcio dell'Italia|Nazionale]], nella partita [[Nazionale di calcio svizzera|Svizzera]]-Italia 3-0 del [[28 marzo]] [[1920]] disputatasi a [[Roma]]. Con il poeta e letterato Corrado Corradini (autore, tra l'altro, dell'Inno Ufficiale della Società utilizzato fino agli [[Anni 1960|anni sessanta]]) eletto nuovo presidente del club, nella [[Campionato di calcio italiano 1922 C.C.I.|stagione 1921-22]] i bianconeri si iscrissero al Campionato della [[Confederazione Calcistica Italiana]] (C.C.I.), un settore dissidente della Federazione Giuoco Calcio ([[FIGC]]). La scissione fu il risultato delle proteste delle squadre più rinomate che mal digerivano l'eccessivo affollamento dei tornei (al campionato 1920-21 parteciparono ben ottantotto squadre). La Juve chiuse la stagione al sesto posto nel girone A della Lega Nord.<br/>
[[Immagine:Formación_Juventus_FC_1934-35.jpg|thumb|right|250px|<small>I giocatori juventini nella [[Classifica calcio Serie A italiana 1935|stagione 1934/35]], da sinistra e dall'alto: Caligaris, Ramella, Gabetto, Gazon, Cesarini, Ferrari, Valinaso, Diena, Rosetta, Varglien I, Bertolini, Borel II; Foni, Serantoni, Depetrini, Tiberti, Varglien II e Monti.</small>]]<br/>
Il numero dei tifosi juventini, nel frattempo, crebbe: il [[19 ottobre]] [[1922]] (vittoria per 4-0 contro il Modena), con Gino Olivetti a capo della Juventus, venne inaugurato lo Stadio di Corso Marsiglia, con 15.000 posti: fu il primo stadio d’Italia costruito in cemento armato, considerato all'epoca un "gioiello dell'ingegneria".<br/>
Nelle due ultimi stagioni la Juventus ha raggiunto i semifinali della Coppa dell’Europa Centrale. Dopo indossarsi il tricolore, Orsi e Cesarini lasciarono la squadra torinese e tornarono alla sua natale [[Argentina]] nella [[primavera]] del [[1935]]. Ferrari fu adquisto dal Ambrosiana-Inter e Caligaris fu ceduto al Brescia.
[[Immagine:Formación_Juventus_FC_1925-26.jpg|thumb|left|220px|<small>La Juventus vincitrice del 2° scudetto nella [[Campionato di calcio italiano 1926|stagione 1925-26]].</small>]]
Il [[24 luglio]] [[1923]], la [[famiglia Agnelli]] entrò a far parte della Juventus con [[Edoardo Agnelli|Edoardo]], figlio del fondatore della [[FIAT]], eletto nuovo presidente in sostituzione di Olivetti. È l’inizio del famoso sodalizio tra Juventus e FIAT, ed è la nascita del cosiddetto ''Stile Juve'': "eleganza, professionalità e mentalità vincente". [[Campionato di calcio italiano 1924|In quell’anno]] la squadra fu quinta nel Girone B della Lega Nord e giunse al sesto posto del Gruppo Eliminatorio del Campionato Nazionale: fu l'anno di debutto per [[Giampiero Combi]], uno dei più grandi portieri di tutti i tempi, in una squadra che disponeva già di calciatori del calibro di [[Virginio Rosetta]], [[Federico Munerati]], [[Aldo Giuseppe Borel]] I, [[Carlo Bigatto]] I e [[Giuseppe Grabbi]]. Intanto arrivarono anche il primo vero e proprio allenatore della storia bianconera, Jeno Karoly (prima di lui era di solito chi ricopriva il ruolo di capitano a fare da coordinatore all'interno della squadra), e la mezz'ala sinistra [[Férénc Hirzer]] (capocannoniere nella stagione [[Campionato di calcio italiano 1926|1925-26]] con 35 reti in 26 partite), entrambi [[Ungheria|ungheresi]].<br/>
[[Immagine:Rosetta-Combi-Caligaris.jpg|thumb|right|180px|<small>Il trio difesivo della Juventus FC e della ''Nazionale'' negli anni trenta [[Virginio Rosetta|Rosetta]]-[[Giampiero Combi|Combi]]-[[Umberto Caligaris|Caligaris]] (nella foto nominati da sinistra a destra).</small>]]<br/>
Nel [[1926]], la ''Vecchia Signora'', rafforzata ulteriormente con il giocatore ungherese [[József Viola]], vinse il suo secondo [[scudetto]], ventuno anni dopo il primo successo. La Juventus scossa dal dolore della morte dell'allenatore Karolý morì di infarto affrontò nella finale l'[[AS Roma|Alba Roma]], vincendo largamente sia all'andata per 7-1, sia al ritorno per 5-0.<br/>
Nel [[1928]], a causa delle leggi fasciste dell’epoca, la Juve è costretta a cedere Hirzer (sostituito da Ceverini III) e gli altri giocatori straniere e chiuse la [[Campionato di calcio italiano 1929|stagione]] al terzo posto del girone finale del campionato. Dopo le [[IX Olimpiade|Olimpiadi di Amsterdam]], approdò al club torinese [[Umberto Caligaris]], che, con [[Giampiero Combi|Combi]] e [[Virginio Rosetta|Rosetta]], formò il famoso trio difensivo della Juventus e della [[Nazionale di calcio italiana]] negli anni Trenta, una delle più forti difese di tutti i tempi.<br/>
L'anno [[1929]] registrò l'istituzione del Campionato a Girone Unico, ovvero la nascita della [[Serie A (calcio)|Serie A]] a 18 squadre. Nella stagione [[Classifica calcio Serie A italiana 1930|1929-30]] la Juventus chiuse il campionato al terzo posto, segnando 78 reti. Purtroppo, così come nelle stagione del 1926 in cui morì l'allenatore Karolý precedentemente morì a 24 anni per aneurisma il mediano Monticone In quell’anno la Juventus arrivò, nella sua prima partecipazione, fino ai quarti di finale della Coppa dell'Europa Centrale.


===Il ''Quinquennio d’Oro'' (1931-1935) e la Coppa dell’Europa Centrale===
[[Immagine:Vuelta_olímpica_Juventus_FC_1931-32.jpg|thumb|right|250px|<small>Festeggiamenti per il 4° scudetto il [[Classifica calcio Serie A italiana 1932|12 giugno 1932]], dopo il pareggio 2-2 contro la [[ACF Fiorentina]] allo Stadio Comunale.</small>]]<br/>
L'anno successivo, la società bianconera si rafforzò con l'allenatore [[Carlo Carcano]] e l'interno [[Giovanni Ferrari]], entrambi provenienti dall'[[Unione Sportiva Alessandria Calcio 1912|Alessandria]], e cominciò a dimostrare di essere la nuova, vera potenza calcistica dell'epoca, dando il via ad un grande ciclo vincente che li portò a conquistare cinque titoli nazionali consecutivi dalla stagione [[Classifica calcio Serie A italiana 1931|1930-31]] alla stagione [[Classifica calcio Serie A italiana 1935|1934-35]] (record eguagliato in Italia solo dal ''Grande Torino'', nel corso degli [[anni 1940|anni quaranta]] del secolo scorso), grazie a grandi giocatori come il trio d’origine argentina [[Renato Cesarini]], [[Raimundo Orsi]] e [[Luis Monti]], oltre al mediano [[Luigi Bertolini]].<br/>
Nella stagione [[Classifica calcio Serie A italiana 1931|1930-31]], con 79 reti e 55 punti, la Juve vinse lo scudetto con quattro punti di vantaggio sulla [[AS Roma|Roma]]. Il 1931 è stato anche l'anno della cosiddetta ''[[Zona Cesarini]]'' <ref name=Quinquennio> {{it}} Documentario [http://www.youtube.com/watch?v=iZflNnPpnZE Grande Storia della Juventus: Il ''Quinquennio d'Oro''] - ''www.youtube.com''.</ref>. La [[Classifica calcio Serie A italiana 1932|stagione successiva]], con 97 reti ed un eccezionale girone di ritorno, staccò, sempre di quattro lunghezze, il [[Bologna FC|Bologna]], stabilendo il record di 10 vittorie consecutive. Nella stagione [[Classifica calcio Serie A italiana 1933|1932-33]], con 94 reti, nonostante le sconfitte contro l’[[Società Sportiva Ambrosiana|Ambrosiana]] e il Napoli di Sallustro e Vojak (ex bianconero) al inizio del campionato, vinse lo scudetto con otto punti di vantaggio rispetto all'Ambrosiana-Inter. L'incontro chiave, il [[18 dicembre]] [[1932]] contro tale squadra, a Torino, si giocò di fronte a 14 mila spettatori e un incasso di 140 mila lire. Il giovane [[Felice Borel|Felice Placido Borel II]] (detto ''Farfallino'') realizzò 29 reti in quel campionato e 32 nel campionato successivo (miglior cannoniere stagionale della storia juventina in [[Serie A]]).<br/>
[[Immagine:Stadio_Comunale.jpg|thumb|left|180px|<small>Lo Stadio Comunale "[[Vittorio Pozzo]]" (ora [[Stadio Olimpico di Torino]]), campo juventino dal [[1933]] al [[1990]].</small>]]<br/>
Precisamente nel [[1933]], la Juventus fece il suo primo ingresso allo Stadio Comunale "[[Benito Mussolini]]" (successivamente ribattezzato "[[Vittorio Pozzo]]" e, dopo i [[Torino 2006|giochi olimpici invernali del 2006]] [[Stadio Olimpico (Torino)|Stadio Olimpico]]), costruito per ospitare i ''Giochi Universitari Mondiali'' e utilizzato dalla squadra sino alla vittoria nella finale della [[Coppa Uefa 1990]].<br/>
Nella stagione [[Classifica calcio Serie A italiana 1934|1933-34]], con 98 reti e 54 punti (uno in meno della stagione precedente), la Juventus, rafforzata dall'arrivo di [[Teobaldo Depetrini]], batté nuovamente l'Ambrosiana.<br/>
Nello stesso anno, la Nazionale partecipò ai [[Campionato mondiale di calcio 1934|Mondiali di calcio in Italia]], vincendo il trofeo con 9 giocatori juventini tra i convocati (venne, infatti, soprannominata ''Nazio-Juve'' <ref name=Quinquennio> {{it}} Documentario [http://www.youtube.com/watch?v=iZflNnPpnZE Grande Storia della Juventus: Il ''Quinquennio d'Oro''] - ''www.youtube.com''.</ref>). Dopo quel mondiale, il portiere Giampiero Combi (convocato ''in extremis'' dopo che il titolare Ceresoli si era rotto un braccio) lasciò la ''Signora'' e l’attività sportiva.<br/>
I bianconeri, infine, conclusero il cossidetto ''Quinquennio d'Oro'' <ref name=Quinquennio> {{it}} Documentario [http://www.youtube.com/watch?v=iZflNnPpnZE Grande Storia della Juventus: Il ''Quinquennio d'Oro''] - ''www.youtube.com''.</ref> nella stagione [[Classifica calcio Serie A italiana 1935|1934-35]], il primo campionato a 16 squadre. Con un'età media molto elevata (33 anni di Monti, Orsi e Caligaris, 32 di Rosetta), la Juve arruolò i giovanili [[Alfredo Foni]] e [[Pietro Rava]] e promosse dal [[Settore Giovanile della Juventus Football Club|vivaio]] [[Guglielmo Gabetto]] e vinse all'ultima giornata il suo quinto scudetto di fila, a due punti dalla solita Ambrosiana. <br/>
Nonostante nel [[Febbraio]] [[1935]] venne esonerato sulla panchina bianconera Carlo Carcano, gli subentrò il dirigente Benè Gola e Carlo Bigatto I. A metà stagione, Orsi lasciò la squadra e tornò in Argentina.<br/>
Le vittorie in Italia consentirono alla Juventus di avvicinarsi alle prime esperienze in campo internazionale, partecipando alla Coppa dell'Europa Centrale (o ''[[Mitropa Cup]]'', una sorta di "antenata" della [[Coppa dei Campioni]]), approdando in quattro occasioni consecutive alle semifinali del torneo (dalla stagione 1931-32, seconda partecipazione dei torinesi alla Coppa, alla stagione 1934-35).<br/>
[[Immagine:Formación_Juventus_FC_1934-35.jpg|thumb|right|250px|<small>I giocatori juventini nella [[Classifica calcio Serie A italiana 1935|stagione 1934-35]], da sinistra e dall'alto: Caligaris, Ramella, Gabetto, Gazon, Cesarini, Ferrari, Valinaso, Diena, Rosetta, Varglien I, Bertolini, Borel II; Foni, Serantoni, Depetrini, Tiberti, Varglien II e Monti.</small>]]
Il [[14 luglio]] [[1935]] morì in un incidente aereo, davanti al porto di Genova, il presidente bianconero [[Edoardo Agnelli]]. Questo avvenimento, con la partenza di alcuni altri campioni come Cesarini e Ferrari, influì negativamente sul rendimento della squadra, che chiuse [[Classifica calcio Serie A italiana 1936|il campionato]] al 5° posto, con [[Virginio Rosetta]] come giocatore-allenatore.<br/>
Il [[14 luglio]] [[1935]] morì in un incidente aereo, davanti al porto di Genova, il presidente bianconero [[Edoardo Agnelli]]. Questo avvenimento, con la partenza di alcuni altri campioni come Cesarini e Ferrari, influì negativamente sul rendimento della squadra, che chiuse [[Classifica calcio Serie A italiana 1936|il campionato]] al 5° posto, con [[Virginio Rosetta]] come giocatore-allenatore.<br/>
Sul finire degli [[Anni 1930|anni trenta]] del secolo scorso, la società bianconera aggiunse alla sua bacheca soltanto due [[Coppa Italia (calcio)|Coppe Italia]]: la prima fu ottenuta al termine della stagione [[Coppa Italia 1937-1938 (calcio)|1937-38]], dopo la vittoria finale sul Torino (3-1 per i bianconeri all'andata e 2-1 al ritorno); la seconda arrivò nella stagione [[Coppa Italia 1941-1942 (calcio)|1941-42]] quando, nella doppia finale, la Juventus sconfisse il [[Milan]] (pareggio per 1-1 a Milano e vittoria per 4-1 a Torino, con tre reti della stella albanese [[Riza Lushta]]).<br/>
Sul finire degli [[Anni 1930|anni trenta]] del secolo scorso, la società bianconera aggiunse alla sua bacheca soltanto due [[Coppa Italia (calcio)|Coppe Italia]]: la prima fu ottenuta al termine della stagione [[Coppa Italia 1937-1938 (calcio)|1937-38]], dopo la vittoria finale sul Torino (3-1 per i bianconeri all'andata e 2-1 al ritorno); la seconda arrivò nella stagione [[Coppa Italia 1941-1942 (calcio)|1941-42]] quando, nella doppia finale, la Juventus sconfisse il [[Milan]] (pareggio per 1-1 a Milano e vittoria per 4-1 a Torino, con tre reti della stella albanese [[Riza Lushta]]).<br/>

Versione delle 20:49, 14 giu 2008

Template:Voce principale

«La Juve è storia, tradizione, è un pezzo del paese, è un’immagine dell’Italia nel mondo. Ciò comporta una grande responsabilità, perché ogni giorno devi rispettare il nome che porti. Ma la Juve è di più: è un valore ideale e morale, è quello stile che deve tantissimo alla classe degli Agnelli. Molto del consenso intorno a noi è il risultato dei successi nazionali e mondiali, nei quali inserisco anche i giocatori dati alla nazionale. Dalla nascita sulla panchina di Corso Re Umberto, la Juve è stata al centro della vita sociale, civile e culturale del Novecento. È interclassista: aristocrazia sabauda e immigrati che negli anni ’60 arrivavano a Torino. È bipartisan: i comunisti e i monarchici.»

Si riporta qui di seguito la storia della Juventus Football Club, divisa per epoche dalla sua fondazione ad oggi.

File:Juventusstemma.png

Le origini

«L'anima juventina è un complesso modo di sentire, un impasto di sentimenti, di educazione, di bohemien, di allegria e di affetto, di fede alla nostra volontà di esistere e continuamente migliorare.»

La Juventus nacque nell’autunno del 1897 a Torino come società civile «per gioco, per divertimento, per voglia di novità» su iniziativa di alcuni giovani studenti del liceo classico “Massimo D'Azeglio”.
Secondo la memoria scritta che si riferisce all’origine della società torinese, è verosimile che i soci fondatori furono:

   
  • Luigi Gibezzi.
  • Umberto Malvano.
  • Vittorio Varetti.
 
  • Umberto Savoia.
  • Domenico Donna.
  • Carlo Ferrero.
 
  • Francesco Daprà.
  • Luigi Forlano.
  • Enrico Piero Molinatti.

cui si aggiunsero successivamente Pio Crea, Carlo Favero, Gino Rocca, Guido Botto ed Eugenio Seco, tutti i nominati con un’età tra quattordici e diciassette anni. Il luogo tipico di riunione di questi liceali era una panchina non distante dalla loro scuola, verso il corso Duca di Genova (oggi gelosamente custodita nella attuale sede del club [3]). L’argomento principale era lo sport, in particolare il calcio, che dalla Gran Bretagna stava espandendosi nel resto d’Europa. Si assume per convenzione il 1° novembre del 1897 quale data di fondazione ufficiale del club.

La officina dei fratelli Eugenio ed Enrico Canfari, prima sede della Juventus FC in corso Re Umberto 42, Torino (1897).


Inizialmente i soci fondatori dovettero affrontare il problema della sede, risolto dai fratelli Canfari che offrirono la loro officina in corso Re Umberto 42, dove ebbe luogo la prima riunione. Al momento di scegliere il nome della neonata società furono lanciate svariate proposte, tra cui Società Polisportiva Augusta Taurinorum, Iris Club, Forza e Salute e Vigor e Robur (tutte scartate); rimasero in gara le denominazioni Società Via Fort, Società Sportiva Massimo D'Azeglio e Sport Club Juventus. Dopo un'opportuna votazione, i soci, sebbene la maggioranza pendesse per i primi due nomi, scelsero invece quello meno votato, Sport Club Juventus [4] (che, tra l'altro, suonava come un compromesso tra un nome anglosassone ed uno latineggiante) da favorire la diffusione del nuovo sport e la passione per la squadra anche fuori del ambito cittadino o regionale.
Nel 1898 il club vide un significativo incremento dei soci e dei giocatori, cosa che richiese lo spostamento di sede presso un locale di via Piazzi 4. Quello è il momento in cui si può iniziare a parlare di Juventus come squadra di calcio a tutti gli effetti. Il 15 marzo dello stesso anno fu fondata la F.I.F. (Federazione Italiana Foot-Ball, con Edoardo Bosio come primo presidente) in seguito divenuta Federazione Italiana Giuoco Calcio. Per ragioni sconosciute la Juventus non si iscrisse all’associazione e quindi non poté partecipare al primo campionato italiano di calcio che si svolse l’8 maggio di quello stesso anno a Torino tra quattro squadre: Foot-Ball Club Torinese, Genoa, Società Ginnastica e International Foot-Ball Club Torino.
Nel 1899 la società assunse il nome di Foot-Ball Club Juventus [4]. Gli incontri di quell'anno si svolsero in prevalenza in Piazza D'Armi, in località Crocetta. La squadra ricevette anche i primi inviti da Alessandria, Milano e Genova, e fu la prima squadra a ospitare a Torino una squadra straniera: il Montriond di Losanna. Ben presto il prestigio della società crebbe e la squadra acquisì il diritto di giocare al Velodromo Umberto I (all’epoca uno dei più prestigiosi campi sportivi di Torino).

«Da quell'epoca il nostro scopo sportivo venne più nettamente a precisarsi ed il solo Foot-ball occupò la nostra attività; ed al primitivo nome di Sport Club Juventus fu sostituito l'attuale 'Foot-ball Club Juventus' o semplicemente Juventus. Questo nome fu, come vedete ora, veramente fortunato poichè le Società Sportive nostre omonime sono moltissime, ma la vera Juventus è una sola: la nostra.»


La sua prima divisa sociale, nel 1897, prevedeva una camicia bianca e pantaloni «alla zuava», sostituita due anni dopo da una curiosa camicia rosa con papillon, colletto bianco, cravattino e berretto nero [6].

I primi trent’anni (1900-1930)

L’ingresso nel Campionato Federale (1900-1902)

La Juventus, con Enrico Canfari presidente, dopo essersi iscritta nel consiglio della FIF, partecipò per la prima volta al Campionato Federale di Prima Categoria - il terzo nella storia del calcio italiano - l'11 maggio 1900, ma non superò nemmeno le eliminatorie in Piazza D'Armi, perdendo 0-1 contro il F.C. Torinese. Nel frattempo conquistò, per la prima volta, la Coppa del Ministero della Pubblica Istruzione.

La prima formazione juventina (1900):

Nicola B.
Canfari
Armano
Varetti
Chiapirone G.
Rolandi


Barberis
Forlano
Donna (C)


Gibezzi
Nicola C.

Nel suo secondo Campionato Federale a cinque squadre, la Juventus vinse la prima eliminatoria contro la Società Ginnastica per 5-0 e giunse fino alle semifinali, battuta dal Milan Cricket. Conquistò, per la seconda volta, la Coppa del Ministero della Pubblica Istruzione e si aggiudicò il Gonfalone e la Medaglia del Municipio della Città di Torino, in un torneo tra squadre liguri e piemontesi.
Il 1902 segnò l'ingresso nella squadra juventina, composta quasi totalmente da studenti universitari, dei primi giocatori stranieri e di Carlo Favale come nuovo presidente. La Juventus disputò quella stagione con altre tre squadre torinesi (FC Torinese, Audace Torino e Società Ginnastica) il girone eliminatorio del quinto campionato de calcio ma alla fine dovette cedere il passo all'FC Torinese. Per la terza volta consecutiva gli juventini vinsero la Coppa del Ministero della Pubblica Istruzione.
Nel autunno dello stesso anno la Juventus partecipò nella Coppa Città di Torino, un torneo importante dall'epoca. Il presidente era a quel tempo Giacomo Parvopassu e in rosa si cominciavano a vedere i ragazzi che conquisteranno il primo scudetto del club. Il trofeo si disputa al Velodromo Umberto I della città ononima. Il 24 ottobre c’è la semifinale contro l’Audace; nel primo tempo la Juventus va a segno tre volte, ma, secondo le cronache giornalistiche all’epoca, la superiorità è tantonetta che gli avversari (memori anche di uno 6 a 0 subito otto mesi prima in campionato) decidono nell’intervallo di ritirarsi, dando così via libera agli juventini per la finale. Questa si gioca il 2 novembre successivo contro il Milan. Agli ordini del doriano Francesco Calì i bianconeri che scendono in campo sono: Domenico Durante, Gioacchino Armano, Hugo Muetzell, Carlo Vittorio Varetti, Giovanni Goccione, Domenico Donna, Alfredo Ferraris, Giovanni Vigo, Luigi Forlano, Enrico Canfari ed Umberto Malvano. Le due squadre si affrontano in battaglia aperta; al 90’ il punteggio è di 2-2 e nei supplementari entrambe segnano ancora una rete: 3-3. A questo punto l’arbitro decide di continuare ad oltranza, applicando una sorta di golden gol, ma i rossoneri in disaccordo decidono di non proseguire l’incontro lasciando campo libero alla Juventus, che viene così proclamata vincitrice dell'edizione.

1903: L’anno della maglia bianconera

Nel 1903 la Juventus abbandonò la maglia rosa e adottò la maglia a strisce bianche e nere come un simbolo di «semplicità, austerità, aggressività e soprattutto, potere» (vedi detagli della evoluzione della maglia rosa a bianconera nella voce Colori e simboli della Juventus Football Club: La maglia). La sede sociale juventina venne trasferita da Via Gasometro 14 a Via Pastrengo.

I giocatori juventini nel Campionato di calcio italiano 1903.


Nel campionato nazionale di quell'anno la squadra torinese arrivò, per la prima volta, alla finale, perdendo però per 0-3 contro il Genoa, una dei principali formazioni del calcio pioneristico.
La Juventus vicecampione d’Italia viene invitata a Trino, presso Vercelli, a disputare un torneo triangolare. Gli incontri si giocano nella stessa giornata, l’11 ottobre dello stesso anno. La finale del pomeriggio è stato tra una compagine novarese chiamata Forza e Costanza ed gli juventini. Quest’ultimi, con Mattioli, Carlo Vittorio Varetti, Heinrich Hess, Dalle Case, Giovanni Goccione, Fernando Nizza, Alfredo Armano, Frédéric Dick, Ugo Rolandi, lo svizzero Walter Streule ed Umberto Malvano nella formazione; vinsero per 15 reti a 0 ed il Torneo di Trino Vercellese.
I bianconeri partecipano nella Coppa Città di Torino - stavolta un quadrangolare con Audace, Doria e Milan Cricket - un mese dopo della vittoria a Trino. La Juventus lo farà suo per la seconda volta dopo avere vinto per 2-0 contro l’Audace e per 1-0 contro i rossoneri del Milan Cricket in un'altra finale.

1904: La finale del campionato e la Palla Dapples

Il 1904 è stato l'anno dove nuovi soci arrivano alla Juventus e, con questi anche nuovi soldi che rafforzano le fondamenta della società. Dalla Svizzera arrivarono i tre fratelli Ajmone Marsan e il campo di gioco ufficiale si spostò dalla Piazza D'Armi al Velodromo Umberto I, dotato finalmente di tribune. Inoltre, è stato l'anno in cui si disputarono le prime trasferte internazionali tra clubs e la Juventus viene invitata a Losanna (Svizzera), in rappresentanza del calcio italiano, per disputare un torneo. Nel campionato italiano la Juventus, vincitrice delle eliminatorie nazionali per la seconda volta consecutiva, arrivò nuovamente in finale contro il Genoa, ma perse nuovamente, sul campo di Ponte Carrega a Genova, col risultato di 0-1 combattuto fino alla fine.
Nello stesso anno si giocò la Coppa Universitaria, un torneo pioneristico di prestigio internazionale, al Velodromo Umberto I di Torino a fine stagione 1903/04 e la Juventus travolge, in partita secca, l’Olympique Lyonnais Universitarie per 9 reti a 1. Inoltre, nel 1904 la Signora vinse la Palla d’Argento Henry Dapples, un’altra prestigiosa competizione pioneristica.

1905: La conquista del Campionato Federale

«Domenica 9 ebbe luogo il nuovo incontro tra la prima squadra del Genoa Cricket Club e l'Unione Sportiva Milanese per il campionato nazionale. Le due squadre segnarono entrambe due goal. Così la squadra di Genova segna in totale cinque punti e quella di Milano un punto. Il Club Juventus di Torino vince così con sei punti per la prima volta il Campionato Nazionale.»

Nel 1905 divenne presidente della società lo svizzero Alfred Dick, proprietario di una industria tessile, che rinforzò la squadra inserendo alcuni suoi dipendenti, come gli svizzeri Frédéric Dick (il suo figlio), Paul Arnold Walty e Ludwig Weber, gli scozzesi Jack Diment e Helscot, nonché gli inglesi James Squire e Goodley. In quella stagione la società cambiò la sua sede a Via Donati 1 e il presidente firmò un lungo contratto di affitto per l'utilizzo del Velodromo Umberto I.
Il Campionato Federale dello stesso anno si giocò con una nuova formula rispetto ai campionati precedenti [7]: il campionato fu composto di tre gironi regionali istituendo un girone finale - e non una sola partita - per l’assegnazione del titolo [8] composto di tutti e tre i campioni regionali con partite d’andata e ritorno. La Juventus aveva superato il girone eliminatorio vincendo la partita per forfait 3-0 contro il F.C. Torinese - ritirato dalle eliminatorie regionali -. Nel girone finale del campionato italiano, Gli juventini battono, con reti di Donna in due occasioni e Varetti, al U.S. Milanese 3-0, pareggiano a Genova 1-1 col Genoa (reti di Pollack per i genovesi e Forlano per i torinesi) e rivincono al Milanese a Milano 4-1 (reti di Varisco per i milanesi e Donna, Forlano, Squair e Varetti per la Juventus). Un nuovo pareggio 1-1 contro il Genoa (le cronache riportano i reti di Donna per le zebre e Meyer per i griffoni e poi una grande performance del portiere juventino Durante) nella sfida decisiva [9] del girone finale, giocata a Torino il 2 aprile dello stesso anno. Fu il primo grande successo del club, il suo primo titolo di Campione d'Italia, chiudendo il girone finale nel primo posto a 6 punti, contro i 5 dei genovesi. Gli undici juventini che vinsero il campionato italiano per la prima volta, secondo i cronache all’epoca, hanno stato il pittore Domenico Durante; Gioacchino Armano ed Oreste Mazzia (studenti al Politecnico); il tedesco Arnold Walty, Giovanni Goccione (capitano) e lo scozzese Jack Diment (tutti e tre impiegati); Alberto Barberis (studente in giurisprudenza), Carlo Vittorio Varetti (studente in ingegneria) e Luigi Forlano (geometra); l’inglese James Squair (impiegato) e Domenico Donna (un studente in giurisprudenza), chi fungeva di allenatore [10] della squadra dal 1900.
In quell’anno la Juventus si aggiudicò anche il Torneo di Seconda Categoria, quello delle squadre riserve. La Juventus “B” è ammessa di diritto al girone finale, in quanto unica iscritta dell’eliminatoria piemontese, in compagnia di Genoa e Milan. I bianconeri vinsero per 1-0 al Milan in casa, 2-0 a Genova, 3-0 a Milano (con titolo matematico) e 3-0 a tavolino col Genoa per forfait. I giornali d’epoca ci tramandano gli artefici di questa vittoria: Francesco Longo, Giuseppe Servetto, Lorenzo Barberis, Fernando Nizza, Ettore Corbelli, Alessandro Ajmone Marsan, Ugo Mario, Frédéric Dick, Heinrich Hess, Marcello Bertinetti e Riccardo Ajmone Marsan.
A coronamento della stagione il clamoroso successo per 2-1 sui titolari nella partitella in famiglia al termine del campionato.

I primi juventini campioni d'Italia (1905):

File:Formación Juventus FC 1905.jpg
La Juventus Campione d'Italia 1905. Nella foto, da sinistra e dall'alto: Armano, Durante, Mazzia, Walty, Goccione, Diment, Barberis, Varetti, Forlano, Squair e Donna.

Durante
Walty
Armano
Goccione (C)
Mazzia
Diment


Barberis
Forlano
Donna


Squair
Varetti

1906: La rinuncia alla finale del campionato e la dimmisione societaria

La stagione 1905/06 iniziò con la vittoria della Juventus nella Coppa Luigi Bozino di 1905 per 2-1 sul Milan a Torino con due reti di Forlano. Nel campionato italiano di 1906, i bianconeri chiusero al primo posto del girone finale col Milan, pareggiando 1-1 nella partita finale. La FIF decise di far ripetere la partita sul campo dell’U.S. Milanese il 6 maggio, ma la Signora rinunciò allo spareggio per il titolo attraverso del seguente comunicato: «La Direzione del Foot-Ball Club Juventus rifiuta energicamente di accettare la scelta del Campo dell'Unione Sportiva Milanese come campo neutro perché il campo neutro deve essere non solo un campo di un'altra squadra ma avere altresì tutti i requisiti anche morali della neutralità, ovvero deve presentare gli stessi e precisi vantaggi e svantaggi per i due Clubs. Ora il campo dell'U.S. Milanese non si trova in queste condizioni in specie per i seguenti motivi: 1) Non è giusto che trattandosi di un match da farsi in condizioni uguali il F.C. Juventus debba esso solo sostenere la fatica del viaggio Torino-Milano. 2) Il campo dell'U.S. Milanese [sito a Via Comasina] è troppo conosciuto ai giocatori del Milan Cricket. 3) Non è giusto che il Milan Cricket debba godere dell'appoggio morale del pubblico milanese. Ciò posto la Direzione della F.C. Juventus dichiara che se la deliberazione di questa spettabile Presidenza non verrà revocata, il F.C. Juventus si ritirerà dal campionato italiano di calcio [11]
Il Milan fu dichiarato vincitore di quella partita per 2-0 grazie alla deliberazione dalla Federazione Italiana Foot-Ball e quindi del titolo del IX Campionato Federale. Nel autunno del 1906 la Juventus vinse per la seconda volta la Coppa Luigi Bozino dopo i suoi vittorie contro il F.C. Torinese (8-0) e contro il Milan (1-0) e raggiunge il terzo posto del Campionato di Seconda Categoria.
Nello stesso 1906 il presidente della società vicecampione d'Italia, Alfred Dick, che stava meditando di voler portare all'estero la squadra cambiandole perfino il nome in Jugend Fussballverein, decise, dopo alcune discussioni con i soci juventini, di rinunciare alla Juventus per fondare «per dispetto» ad alcuni giocatori importanti come Diment, Ballinger, Mazzia e Squair (tutti dipendenti dell'industria tessile di Dick), il Foot-Ball Club Torino (oggi, Torino F.C. 1906) unendosi al Torinese - una delle principali squadre dei primi anni del calcio italiano - che aveva già assorbito la Internazionale Torino (un’altra squadra prestigiosa dall’epoca) qualche anno prima. Perciò, la squadra bianconera rimase per due anni a corto di risorse finanziarie e di giocatori, senza più neanche il contratto d'affitto del Velodromo Umberto I. La presidenza della società fu assegnata a Carlo Vittorio Varetti.

Il triennio 1907-1909 e la Coppa James R. Spensley

Come conseguenza dell’andata di Alfred Dick, la squadra juventina viene privata di alcuni fra i suoi migliori elementi e ritornò al campo di Piazza D'Armi, quello dei primi anni societari. In campionato italiano i bianconeri, eliminati per opera del proprio Foot-Ball Club Torino il 13 gennaio 1907 (1-2 in andata e 1-4 in ritorno), chiusero il campionato a gironi nel secondo posto delle eliminatorie Piemontesi. Nell'ottobre dello stesso anno in una seduta straordinaria della Federazione Italiana Foot-Ball fu presa la decisione di "sdoppiare", per l'unica volta nella storia del calcio italiano, il campionato. I motivi erano da ricondursi alla sempre crescente presenza di calciatori stranieri nelle squadre italiane. L'accordo di massima sembrava coinvolgere tutte le società, ma al momento delle votazioni i delegati di Milan, Torino, Libertas, Genoa e Naples lasciarono la seduta per protesta. Si era deciso di disputare due campionati egualmente importanti: il primo, cosiddetto "Federale" (la Coppa James Spensley, che fino ad allora aveva premiato i campioni d'Italia ogni stagione) aperto anche a squadre con giocatori stranieri, il secondo è stato denominato "Campionato italiano" (o Coppa Romolo Buni), riservato solo a squadre composte interamente di calciatori di origine italiana.
Nel gennaio dell’anno successivo si giocò la gara di andata del primo torneo calcistico a Genova contro l'Andrea Doria, dove la Signora vinse per 3-0. Un mese dopo si rigiocò, a Torino, ma i doriani uscirono vincitori. Necessario dunque uno spareggio, da giocarsi a Torino per la maggior differenza reti bianconera nel doppio confronto. Si giocò a marzo e successe di tutto: bella partita e a pochi minuti dalla fine, con la Juventus in vantaggio per 2-1, il doriano Sardi colpì di testa, e il barone Mazzonis, allora giocatore bianconero, per respingere il pallone infilò Durante di testa: 2-2, ma l'incontro fu successivamente annullato per un errore tecnico arbitrale. Passarono due mesi e si potè rigiocare lo spareggio, sempre in Corso Sebastopoli - campo juventino fino a 1922 - e la Signora vinse per 5-1 con Ernesto Borel (padre di Aldo, il Borel I, e Felice, il Borel II, entrambi futuri calciatori bianconeri) mattatore dell'incontro e del Campionato Federale 1908, la Coppa Spensley.
Nello stesso anno la società juventina festeggiò il suo decimo anniversario di fondazione con un banchetto ai suoi tifosi presso il Ristorante Della Pace di Torino.
La Juventus giocò, in qualità di campione federale d'Italia, il campionato italiano, Coppa Romolo Buni, iniziato a marzo dello stesso anno, con altre tre squadre. Il 1° marzo i bianconeri pareggiano 1-1 a Vercelli contro la Pro, poi vincitrice del torneo, nella gara d’andata dell’eliminatorie regionali, ma dopo rinunciò a giocare la gara di ritorno a Torino il 8 marzo [12] per protesta contro il divieto di impiego di giocatori stranieri, che all'epoca erano l'ossatura delle squadre italiane, ancora alle prime armi.
Nel 1909, con la seconda vittoria consecutiva degli juventini nella Coppa Spensley ed il terzo posto nell'eliminatoria piemontese del campionato italiano (che segna il ritorno dei calciatori stranieri alle squadre), si chiuse il ciclo dei giocatori-pionieri come Umberto Malvano e Domenico Donna.

1910: Il terzo posto in campionato

Il campionato di calcio e la Seconda Categoria (1910-1913)

Il campionato di calcio di Promozione [13], istituito dalla Federazione Italiana Foot-Ball nel 1912 come torneo di secondo livello rispetto alla Prima Categoria (il cosiddetto Campionato Federale o campionato a gironi), venne inserito nel progetto delle retrocessioni per la prima volta nella stagione 1912/13 per l'ultima classificata di ogni girone eliminatorio e per quelle società che non davanno solide garanzie economiche alla FIF per affrontare la Prima Categoria nella stagione successiva. In precedenza solo le squadre che non davanno solide garanzie economiche alla FIF per affrontare la Prima Categoria nella stagione successiva venivano retrocesse nella Seconda Categoria. Per esempio, l'Ausonia (squadra milanese vincitrice della Seconda Categoria nella stagione 1908-09) fu ammessa nella massima serie e fu retrocessa l'anno successivo in Seconda Categoria, in quanto non riuscì a iscriversi al torneo.
Nel campionato italiano 1912/13 la Vecchia Signora si classificò all'ultimo posto del suo girone, il piemontese, con 3 punti in 10 giornate, al pari dell’Internazionale Napoli nel girone meridionale (con zero punti), dell’Alba Roma nel girone laziale (anch'essa a zero punti), del Pisa nel girone toscano (con 4 punti), del Racing Libertas nel girone lombardo-ligure (1 punto in 10 giornate) e del Modena nel girone veneto-emiliano (1 punto in 10 giornate), queste ultime squadre iscritte nel Torneo Maggiore all'inizio della stagione. Tutte queste squadre - compresi i bianconeri - sarebbero dovute retrocedere ma, in seguito alle loro proteste, venne convocata un'assemblea della FIF che decise di riformare i tornei, allargando il numero di squadre partecipanti e, di conseguenza, ripescando tutte le squadre retrocesse in quella stagione [14].
Per il campionato successivo si era tuttavia stabilito che le squadre liguri, che nella stagione precedente avevano giocato con le lombarde, sarebbero state aggregate al girone piemontese, causandone la saturazione. Di conseguenza la Juventus e il Novara furono iscritte al girone lombardo, mentre il Brescia fu iscritto al girone nord-orientale. Anche in tale stagione le squadre ultime di ciascun girone (Prato, Pro Roma, Liguria, AC Milanese e Udinese) non vennero retrocesse in Promozione, di fatto abolendo l'istituto della retrocessione, e causando l'allargamento indefinito dei tornei. La retrocessione venne reintrodotta nel 1920. Il campionato di Promozione cambiò poi nome in Seconda Divisione nel 1922, nel 1926 fu ridenominato Prima Divisione e verrà poi trasformato in Serie B nel 1929.

Nel 1910 il tredicesimo campionato italiano di calcio è stato il primo nella storia del calcio italiano in cui si hanno introdotti, ispirandosi al modello della English League britannica, i gironi d'andata e di ritorno in uno solo girone per l'assegnazione del titolo e la retrocessione in Seconda Categoria (vedi detagli nel recuadro) per l'ultimo classificato del girone unico a fine campionato. Come risoltato di tale revoluzione il torneo iniziò nell'autunno del anno precedente (un calendario vigente ad oggi) e si giocano un maggior numero di gare. Quell'anno la Juventus si classificò al terzo posto.

Gli anni difficili: 1911-1913

Il quattordicesimo campionato di calcio è stato il primo dove furono ammesse squadre della regione nord-orientale d’Italia (Veneto ed Emilia) ed anche il primo dove fu introdotto il calendario dalla Federazione di calcio [15]. La Juventus finì nona ed ultima nella classifica del Torneo Maggiore [16] a dieci squadre.
La Juventus si presentò al campionato del 1911/12, iniziato ad ottobre del anno scorso, con un organico composto da soli dieci giocatori [17], finendo terz'ultima con soli 9 punti.
Nella stagione 1912/13 il girone unico fu abortito ed il campionato nazionale viene esteso anche alla regione centro-meridionale della penisola italiana con formazioni toscane, laziali e campane in uno dei due tronconi del campionato dei cui i vincitori accedono direttamente alla finale del campionato. La società bianconera si classificò nel ultimo posto nel girone Ligure-Piemontese nel primo anno in cui vennero introdotte le retrocessioni in Promozione (i campionati regionali, in quanto l'attuale Serie B esiste solo dal 1930) come conseguenza di un periodo critico a livello economico per la grande difficoltà della società a reclutare nuovi giocatori nelle ultimi tre stagioni, ma, al pari di tutte le squadre classificate al ultimo posto nei loro gironi [14], fu ripescata e, insieme ai piemontesi del Novara, ulteriormente ammessa nel girone lombardo del campionato succesivo adducendo l'irregolarità di un numero dispari di squadre iscritte allo stesso e la saturazione del girone unico composto da squadre piemontesi e liguri come conseguenza del allargamento del torneo (vedi cuadro).

La ricostruzione della società: 1914-1916

Con la presidenza dell’avvocato Giovanni "Bino" Hess, ex giocatore juventino e poi dirigente della società bianconera, nel 1913, la Juventus (considerata ormai dopo la crisi come una squadra di secondo piano rispetto alle potenze calcistiche dell’epoca come la Pro Vercelli ed il Casale), aprì un nuovo ciclo con un tipo di mentalità manageriale, diversa con rispetto alla improvvisazione delle origini: dopo il citato "ripescaggio" la squadra torinese disputò un campionato sorprendente, piazzandosi seconda dietro l'Inter nel girone lombardo e finendo quarta nella fase finale del Campionato Alta Italia (uno dei due gruppi del campionato nazionale) dopo avere battuto il Casale 1-0, poi vincitore dello scudetto.
Nel 1914 il Campionato iniziò ad ottobre, quando la Prima Guerra Mondiale non aveva ancora coinvolto l'Italia, ma il precipitare degli eventi e la posteriore risoluzione d'ingreso a quello conflitto dal governo nel 22 maggio 1915 costrinse la Federazione alla sua sospensione; nel 1920 la vittoria venne assegnata al Genoa in qualità di squadra capolista del torneo in corso, mentre la Juventus terminò seconda nel gruppo semifinale.
Gli anni della Prima Grande Guerra portarono lutti in casa bianconera e delle altre società sportive italiane. All'inizio di quel conflitto furono 24 gli juventini sotto le armi: 6 soldati semplici e 18 tra allievi ufficiali, sottufficiali o addetti sanitari. La presidenza della società torinese fu così assegnata, provvisoriamente in primis e poi, fino a 1918, al Comitato Presidenziale di Guerra: il triumvirato composto dal “pionero” Gioacchino Armano, il dirigente Sandro Zambelli e il ex calciatore Fernando Nizza. Nel 1916 saranno ben 170 i soci e giocatori della Juventus a prendere parte al conflitto bellico, con varie mansioni che partivano dal soldato semplice fino all'ufficiale.
Allo scopo di mantenere saldi i contatti con i propri associati e con i tifosi bianconeri lontani a causa della guerra, il 10 giugno 1915, venne pubblicato per la prima volta il giornale ufficiale della società, intitolato Hurrà Juventus, il primo del suo genero in patria [18]. Il 26 dicembre di quell'anno sulla neonata rivista, verrà pubblicata la memoria autografa di Enrico Canfari, caduto nella Terza battaglia dell'Isonzo insieme a Giovanni Hess e molti altre componenti della Juventus il precedente 23 ottobre 1915. Questo testo rappresenta tutt'oggi, nella storia bianconera, l'unica testimonianza scritta delle sue origini [6].
Gli juventini parteciparono, durante la Prima Grande Guerra, alla Coppa Mauro e alla Coppa Federale di calcio. In quest'ultima competizione in particolare, dopo la vittoria nel loro girone eliminatorio, arrivarono fino alle finali con il Genoa, il Milan, il Casale (poi ritirata per gravissimi problemi finanziari) ed il Modena; dove finì nel secondo posto della classifica con 10 punti, uno di meno rispetto ai rossoneri, vincitori in quello anno del torneo.

Il triennio 1920-1922 e il debutto allo Stadio di Corso Marsiglia

Finito il primo conflitto mondiale, il calcio ripartì in Italia con la stagione 1919/20. Al Campionato dell’Alta Italia si iscrissero 67 squadre, perciò il torneo venne diviso in gironi e campionati interregionali (come i Gironi Piemontese o Lombardo, con ogni girone diviso in gruppi). La Juventus, campione della Regione Piemonte, concluse quel campionato al secondo posto nel girone finale, grazie soprattutto al portiere Giovanni Giacone ed ai terzini Oswaldo Novo e Antonio Bruna, i primi calciatori della società bianconera a giocare in Nazionale (Italia 0-3 Svizzera del 28 marzo 1920 disputatasi a Roma) e chi diedero il via alla tradizionale coppia di terzini di primo ordine che sarebbe diventata una caratteristica della Juventus.
Con il poeta e letterato Corrado Corradini (autore, tra l'altro, dell'Inno Ufficiale della Società utilizzato fino agli anni Sessanta) eletto nuovo presidente del club nel 1919, nella stagione 1921/22 i bianconeri si iscrissero al Campionato della Confederazione Calcistica Italiana (C.C.I.), un settore dissidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC), con sede a Milano. La scissione fu il risultato delle proteste delle squadre più rinomate che mal digerivano l'eccessivo affollamento dei tornei (al campionato scorso, dove la Vecchia Signora si classificò al quarto posto del Gruppo A del Girone Piemontese, parteciparono ben ottantotto squadre, un record). La squadra torinese chiuse la stagione al quarto posto del Girone A della Lega Nord e al sesto del gruppo finale del Campionato C.C.I.

File:Stadio di Corso Marsiglia.jpg
Lo Stadio di Corso Marsiglia, campo juventino dal 1922 al 1933.


Il numero dei tifosi di Madama, nel frattempo, crebbe: il 19 ottobre 1922, con Gino Olivetti a capo della Juventus dal anno scorso, venne inaugurato lo Stadio di Corso Marsiglia (situato nell'attuale Corso Tirreno a Torino), con 15.000 posti: fu il primo stadio d’Italia costruito in cemento armato, considerato all'epoca un «gioiello di ingegneria». Nella gara inaugurale dello stadio la Juventus vinse 4-0 al Modena.

1923: Il sodalizio della Juventus con la famiglia Agnelli

Il 24 luglio 1923, anno della riunificazione del campionato, la famiglia Agnelli entrò a far parte della Juve attraverso di Edoardo, figlio del fondatore dell’azienda automobilistica FIAT (Fabbrica Italiana Automobili Torino), eletto nuovo presidente del club in sostituzione di Olivetti e diede subito il via ad un'intensa campagna di rafforzamento della squadra. Quella data rappresentò sia l’inizio del famoso sodalizio tra la società torinese e quella famiglia industriale, vigente tutt'oggi, che la nascita del cosiddetto Stile Juve: «eleganza, professionalità e mentalità vincente». In quell'anno la squadra raggiungò il quinto posto del Girone B della Lega Nord.

1924: L’arrivo di Jenő Károly e l’affaire Rosetta

Nella stagione 1923/24, come conseguenza dell’introduzione del Progetto Pozzo due anni prima, il torneo fu diviso in due grande gironi coordinati uno dalla Lega Nord ed il altro dalla Lega Sud. Quella è stato, invece, la stagione dove fu introdotto per la prima volta nel calcio italiano lo scudetto come un stemma onorifico che rappresentava alle squadre vincitrici del campionato federale vigente tutt'oggi [19]. Durante il torneo, l’affaire Rosetta, sollevato dalla dirigenza genoana (campione d’Italia la stagione scorsa), rappresentò alla squadra bianconera le sconfitte a tavollino di tutte e tre partite disputate dal suo difensore Virginio Rosetta [20], il primo giocatore italiano ufficialmente ceduto dietro contropartita economica (50.000 lire di contratto e un mensile di 6.000 lire), arrivato a Torino dalla Pro Vercelli in quella stagione, ma squalificato del campionato. La Signora, come conseguenza della penalizzazione prima indicata, si classificò in quinta posizione con 26 punti, a pari merito del Alessandria, del primo raggruppamento della Lega Nord, sette punti in meno rispetto ai liguri, vincitore del gruppo e poi, del tricolore.
Quello fu l'anno di debutto in campionato per Gianpiero Combi (cresciuto nel vivaio bianconero e poi grande protagonista dei successi juventini e della Nazionale A negli anni a venire [21]) e del arrivo al capoluogo piemontese del primo allenatore [10] della storia bianconera, Jenő Károly (chi ebbe un contratto in base al quale avrebbe percepito 2.500 lire come anticipo, una settimana di vacanze pagate ed un premio di 10.000 lire in caso di vincere lo scudetto), e la mezz'ala sinistra Ferenc Hirzer, entrambi ungheresi.

1925: Il terzo posto ed i cuadri manageriali

All’inizio della stagione 1924/25 la Juventus viene rafforzata col giocatore ungherese Jószef Viola e con l'attacante Pietro Pastore, chi con quindici anni d’età è stato il debutante più giovane della storia bianconera. La squadra, nonostante la nota prestazione del ala destra Federico Munerati (cannoniere con 14 reti), raggiungò il terzo posto del secondo raggruppamento del campionato con due punti in meno sul Bologna, poi vincitore del campionato. La scomparsa del mediano Monticone da aneurisma segnò da dolore la casa bianconera in quella stagione.
A livello societario, la società torinese organizzò i quadri manageriali assegnando precisi compiti ai vari dirigenti.

1926: La reconquista d’Italia

Nella stagione 1925/26 la federazione di calcio autorizzò l’apertura ai calciatori stranieri e le zebre torinese - che rappresentavano, per il rinnovamento societario per opera degli Agnelli, «il futuro del calcio piemontese [22].». In campionato la Juventus raggiungò il primo posto grazie a suoi nove vittorie consecutive [23] per un totale di 17 partite consecutivi senza soffrire sconfitte nel secondo raggruppamento della Lega Nord a 12 squadre. Da notare le nove partite dei bianconeri (934 minuti) con l’arco imbattuto [24] (record del calcio pioneristico), con noti prestazioni dal trio difesivo composto dal portiere Gianpiero Combi ed i terzini Virginio Rosetta e Luigi Allemandi. Con 17 vittorie, 3 pareggi e 2 sconfitte, la Vecchia Signora si classificò, per la prima volta in cinque anni, alla finale della Lega Nord contro il Bologna, rinnovato un anno prima da Leandro Arpinati, vicesegretario nazionale del PNF. Nella gara d’andata, giocata nel 11 luglio 1926 in campo Sterllino a Bologna, le due squadre pareggiano 2-2 (due reti di Hirzer, capocannoniere di quella stagione con 35 reti in un totale di 26 partite). La gara di ritorno, giocata in Corso Marsiglia a Torino il 25 luglio dello stesso anno, finì 0 a 0. L'allenatore juventino Károly morì di infarto il 28 luglio, appena cinque giorni prima della partita di spareggio. In tale definizione, dispotata a Milano il 1° agosto, la Signora vinse 2-1 con reti di Pietro Pastore - terzo posto della classifica finale dei marcatori in campionato durante quella stagione con 26 reti - ed Antonio Vojak I.

File:Formación Juventus FC 1925-26.jpg
La Juventus vincitrice del campionato a gironi nella stagione 1925/26.


La Juventus, in qualità di campione del Nord, affrontò la finale contro l’Alba Roma, campione del Sud, vincendo sia all'andata per 7-1 a Torino l'8 agosto, che al ritorno per 5-0 a Roma il 22 agosto 1926. Così, la Juventus, con 37 punti (per un totale di 45 punti a fine del torneo) e con il migliore attaco e difesa del torneo: 68 reti a favore (per un totale di 84 a fine del campionato) e solo 14 in contro (per un totale di 18 a fine dello stesso torneo), si aggiudicò il suo secondo titolo federale in assoluto, ventuno anni dopo il primo scudetto vinto in 1905 e si indossò sulla maglia per la prima volta il simbolo di campione d’Italia, composto all’epoca da un scudo sabaudo rosso con una croce bianca all'interno ed un fascio littorio - simbolo della Roma imperiale -, lo stesso utilizzato dalla nazionale italiana da quel incontro contro l’Ungheria del 6 gennaio 1911 [25]. La vittoria contro l’Alba diventò storica ecluso per lo impatto popolare che scatenò sopratutto alla Città di Torino.
La Carta di Viareggio del 2 agosto 1926 ha fatto possibile la fuzione della Lega Nord e la Lega Sud nella cossidetta Divisione Nazionale prima dell’inizio del ventisettesimo campionato a gironi.

1927: Il terzo posto in campionato ed il debutto in Coppa Italia

In campionato nazionale 1926/27 la Vecchia Signora, squadra campione in carica e, fino a 1930, sotto la guida tennica dal scozzese George Ajtken in sostituzione del ungherese Jenő Károly; si classificò nel primo posto del loro girone con 27 punti, 44 reti a favore e 10 in contro. Nel girone finale della Divisione Nazionale a 6 squadre, i bianconeri si classificarono nel terzo posto con 11 punti, 24 reti a favore e 13 in contro dopo vittorie storiche contro il Genoa (6-0 a Torino; 3-2 a Genova) e contro il Milan (8-2 a Torino il 10 luglio 1927) e anche un derby con un precedente polemico: un dirigente granata, il dottor Nani, secondo le cronache, avrebbe corrotto al terzino della Juventus Luigi Allemandi con 50.000 lire in due parti, affinché questi addomesticasse il derby del 5 giugno 1927. Il risoltato finale di quello derby fu - stranamente con nota prestazione di Allemandi - di 2 reti a 1 a favore del Toro di Libonatti, Baloncieri e Rossetti, squadra capolista di quel girone finale [26]. A fine del campionato, Allemandi - in primis squalificato a vita secondo sentenza della FIGC, ma poi amnistiato dopo il meritato terzo posto della Squadra Azzurra alle Olimpiadi del 1928 [27] - fu ceduto al Inter. La Juventus partecipò anche nella sua prima edizione di Coppa Italia in quella stagione e raggiungò la quarta fase eliminatoria dopo le sue vittorie in trasferta contro il Cento per 15 a 0 nel 6 gennaio - la vittoria col maggior differenza-reti della storia bianconera -, e contro il Parma per 2 a 0 il 27 febbraio dello stesso anno. La gara del quarto turno della Coppa Italia contro i rossoneri del Milan non fu dispotata, al pari di altre otto partite, per la interrozione del torneo per mancanza di date disponibili tra le formazioni classificate.

Il triennio 1928-1930 e l’avvenimento del Campionato a Girone Unico

File:Rosetta-Combi-Caligaris.jpg
Il trio difesivo della Juventus FC e della nazionale italiana ai fini della decade di 1920 e durante la decade di 1930 Combi-Rosetta-Caligaris (nella foto, nominati da sinistra a destra, il terzino destro Virginio Rosetta, il portiere Gianpiero Combi e il terzino sinistro Umberto Caligaris).


Nel 1928, le nuove leggi fasciste vietarono l’impiego di calciatori stranieri nel campionato italiano, per questo la Juventus fu costretta a cedere Hirzer, chi tornò in Ungheria e fu sostituito dal attacante Luigi Cevenini III, proveniente dall’Inter. I bianconeri chiusono il campionato 1927/28 al secondo posto nel gruppo B della Divisione Nazionale e poi, raggiungono il terzo posto nel gruppo finale del torneo. Dopo le Olimpiade di Amsterdam di quello anno, vengono acquistati due giocatori argentini di note performance durante la competizione calcistica: l'ala sinistra Raimundo Orsi ed il centromediano Luis Monti, poi membri della nazionale argentina vicecampeone del mondo in Uruguay 1930. Anche approdò al club torinese il mediano Mario Varglien I ed il terzino sinistro Umberto Caligaris, che, insieme a Combi e Rosetta, formò il mitico trio difesivo della Juventus e della nazionale di calcio italiana negli anni Trenta del secolo scorso, una delle più forti difese di tutti i tempi [28].
Il campionato 1928/29 è stato l’ultimo col format a gironi e, invece, un torneo di transizione per la Juventus. La squadra torinese giunse il secondo posto del Gruppo B a 16 squadre del campionato 1928/29 con 76 reti a favore e 25 in contro. Da notare le vittorie di Madama per 11 reti a 0, entrambe contro la Fiorentina il 7 ottobre e poi contro il Fiumana il 4 novembre 1928 e la sua serie di 12 vittorie consecutive [29].
Infine campionato, la Juventus partecipò per la prima volta in una competizione internazionale per clubs a livello professionistico: la Coppa dell'Europa Centrale. I bianconeri arrivano fino ai quarti di finale del torneo.
La seconda metà del anno 1929 registrò l'istituzione del Campionato a Girone Unico, ovvero la nascita della Serie A [30] e della Serie B [30] a 18 squadre. Gli juventini, rafforzati dal oriundo [31] argentino Renato Cesarini, chiusono il primo campionato di Serie A della stagione 1929/30 al terzo posto segnando 78 reti, con 5 punti di meno rispetto all’Ambrosiana-Inter, campione d’Italia.

Il Quinquennio d’Oro (1931-1935)

Con l’imprenditore Edoardo Agnelli ancora al fronte della società bianconera, si aprì un grande ciclo vincente che portò alla squadra a conquistare cinque titoli nazionali consecutivi (record eguagliato nel calcio italiano solo dal Torino nel corso degli anni Quaranta del secolo passato) dalla stagione 1930/31 alla stagione 1934/35 e si dimostrò una delle migliori squadre europee del suo tempo [32] avendo raggiunto durante quattro stagioni consecutive alle semifinali della Coppa dell'Europa Centrale, una sorta di “antenata” della Coppa dei Campioni (attuale Champions’League), dalla stagione 1931/32 (seconda partecipazione dei torinesi alla Coppa) alla stagione 1934/35. Per i successi della squadra già indicati, tale periodo passò alla storia come il Quinquennio d’Oro [33].

Disposizione dei calciatori sul campo secondo il schema tattico del Metodo durante gli anni 1930.


La Juventus della prima metà degli anni Trenta del ventesimo secolo utilizzò il Metodo, lo stesso schema applicato dall’Italia. Tale indirizzo di gioco fu prodotto di una derivazione delle tattiche applicate dalla Scuola Danubiana durante la terza e la quarta decade del secolo passato. Attraverso del suo modulo innovativo 2-3-2-3 o WW (vedi disposizione dei giocatori alla sinistra del presente capitolo), che è stato derivato invece del modulo tattico definito come la Piramide di Cambridge (2-3-5), ed il supporto dai attacanti interni della squadra, Cesarini e Ferrari, ai funzioni del «centromediano metodista» Monti - il pilastro tra la difesa ed il attaco - principalmente a costruire il gioco mentre che i due mediani laterali, Varglien I e Bertolini, affrontavano le ali delle squadre avversarie; il fronte difesivo, al mando dal trio Combi-Rosetta-Caligaris [33], ha adquisto maggior sicurezza ed il centrocampo, maggior superiorità numerica che nelle formazioni precedenti. Inoltre, quello schema ha fatto possibile costruire una serie di attachi e contrattacchi più veloci ed efficaci che nella decade passata. Il fronte di attaco bianconero, con calciatori notabili come le ali Sernagiotto ed Orsi ed il centravante Vecchina e poi Borel II - con il supporto dei mezz’ali prima nominati -, fu risponsabile della maggior parte dei 434 reti segnati dalla squadra in partite ufficiali durante il periodo (384 in tornei nazionali e 50 nelle coppe).

1931: L’arrivo di Carlo Carcano

Nel 1931 la Juventus si rafforzò con il ex difensore del Alessandria e della Nazionale, Carlo Carcano (chi è stato invece collaboratore in ambito della preparazione atletica ed allenatore in seconda della Squadra Azzurra), al fronte della squadra torinese in sostituzione del scozzese Ajtken, con l'interno Giovanni Ferrari, altro ex giocatore grigio, e con il difensore Luigi Bertolini ed il centravante Giovanni Vecchina.
Con l’allenatore-psicologo Carcano - il primo allenatore italiano della storia juventina -, la Signora infilò all’inizio del campionato 1930/31 otto vittorie in fila [34], guadagnando 16 punti sui 16 disponibili - un record vigente durante 74 stagioni - e, dopo un testa a testa con la Roma del attacante Rodolfo Volk dalla ventiduesima giornata e poi, la vittoria del 21 giugno per 1 a 0 a Milano contro i campioni in carica del Ambrosiana-Inter nella 33^ giornata, si laureò campione d’Italia con una grande prestazione di Raimundo Orsi (terzo maggior marcatore stagionale con 20 reti). La Juventus ha vinto il suo terzo scudetto con 55 punti (4 punti di vantaggio rispetto ai giallorossi infine torneo), 79 reti a favore e 37 in contro.
In ambito internazionale, la Signora raggiungò i quarti di finale della Coppa dell’Europa Centrale, ma fu battuta dal Athletic Club Sparta cecoslovacco degli attacanti Oldřich Nejedlý e František Kloz per 3 reti a 2 nel spareggio del 2 settembre 1931 dopo un’eliminatoria molto combattuta (2-1 all'andata del 12 luglio; 0-1 al ritorno del 22 luglio).

Il quarto scudetto e la semifinale di Coppa dell’Europa Centrale di 1932

La stagione successiva diventò una battaglia testa a testa, sopratutto nel girone di ritorno, tra la Juventus, campione in carica, e «Il Bologna che tremare il mondo fa» del argentino oriundo [31] Angelo Schiavio, squadra capolista durante la maggior parte del torneo. La vittoria bianconera in rimonta per 3 reti a 2 contro i bolognesi il 1° maggio 1932 sul campo di Corso Marsiglia a Torino è stato fondamentale per la vittoria del suo secondo scudetto consecutivo e quarto della sua storia, arrivato con il noto apporto di Luigi Bertolini e Luis Monti, dopo la vittoria per 3 reti a 0 contro il Brescia il 29 maggio dello stesso anno. Madama finì il campionato con 54 punti, uno in meno della stagione precedente (4 davanti gli emiliani e 14 sui romanisti), 89 reti a favore [35], il più forte attaco del torneo e 38 in contro. Da notare le dieci vittorie consecutive [36] della Juventus nel girone di ritorno del campionato (un record imbattuto per 74 anni nel calcio nazionale), il trionfo del 6 marzo 1932 a Corso Marsiglia per 7 reti a 1 contro la Roma, la maggior sconfitta in un campionaro per la squadra capitolina - che rappresentò, ai occhi dei tifosi juventini di quegli anni, la rivincita di quella pesante sconfitta alla Città Eterna un anno prima - e gli incontri diretti tra il argentino Monti ed il bolognese Schiavio, “nemici” sul campo ma invece, membri della nazionale calcistica patria. Nel piano societario il barone Giovanni Mazzonis diventò il «braccio destro» operativo del presidente Edoardo Agnelli.

File:Vuelta olímpica Juventus FC 1931-32.jpg
Festeggiamenti tra i tifosi e i calciatori juventini per il 4° scudetto vinto dalla società torinese il 12 giugno 1932 dopo il pareggio 2-2 contro la Fiorentina allo Stadio di Corso Marsiglia per la 34^ e ultima giornata del campionato nazionale.


La Juventus si classificò por la prima volta alle semifinali della Coppa dell’Europa Centrale in 1932 dopo sconfittare il Ferencvaros ungherese del centravante György Sárosi per 4 reti a 0 nella gara d’andata il 29 giugno a Torino (reti d’Orsi, Sernagiotto e doppietta di Cesarini) e poi, pareggiare 3 a 3 nella gara di ritorno dispotata a Budapest quattro giorni dopo. In tale partita l’arbitro austriaco Braun aveva fischiato tre calci di rigori polemici in favore dei magiari, dei cui due hanno stati segnalati in quattro minuti.
Nelle semifinali la squadra italiana ha trovato allo Slavia Praga, una squadra da molto prestigio all’epoca che, insieme allo Sparta, rappresentò il nucleo della nazionale cecoslovacca vicecampione del mondo nel 1934. Nella prima partita, giocata il 6 luglio 1932 a Praga, il pubblico cecoslovacco invase il campo di gioco come risultato di tenzioni tra lo juventino Cesarini ed il massaggiatore dello Slavia dopo un’entrata di “Viri” Rosetta sull’ala cecoslovacca Antonín Puč. L’arbitro Braun - quel della gara di ritorno tra la Juventus ed il Ferencvaros - riprese il gioco e concesse, dopo sospendere la gara per dieci minuti ed espulsare Cesarini, un rigore dubbio al 86’ allo Slavia, che rappresentò il 4 a 0 finale in favore della formazione del capoluogo centroeuropeo.
La gara di ritorno si giocò quattro giorni dopo a Corso Marsiglia (Torino). Alla fine del primo tempo, la Juventus vinceva per 2 a 0 con reti di Renato Cesarini, capocannoniere del torneo con 5 reti [37], e di “Mumo” Orsi. All’inizio della seconda parte della partita, il portiere dello Slavia František Plánička - chi fu insieme a Combi e Zamora il miglior portiere della sua epoca [38] -, si accasciò al suolo «come morto» mentre l’azione di gioco era lontana dalla sua aerea, probabilmente colpito da una pietra lanciata dai tifosi juventini, irriveriti per il gioco eccessivamente ostruzionistico dei ospiti, ma quello fu un evento mai verificato. I suoi compagni dapprima lo circondarono e poi lo trasferirono di peso negli spogliatoi, senza ritornare più in campo. Lo Slavia, infatti, si ritirò e, poi, il referee Miesz sospendò la partita. I medici della Juventus visitarono negli spogliatoi il portiere cecoslovacco ma non riscontrarono tracce di lesioni. Poteva essersi trattato di un malore, ma si sospettò subito che questo gesto antisportivo della formazione ospite non servisse ad altro che ottenere a tavolino la qualificazione per la finale. I giocatori bianconeri, convinti della loro innocenza, andarono in vacanza per riposarsi, in attesa della finale, programmata all’inizio per la fine di agosto dello stesso anno, ma non disputata mai, in quanto il Comitato Organizzatore della Coppa, con un provvedimento molto controversiale, squalificò entrambe le squadre ed assegnò di ufficio il titolo di campione all'altra squadra finalista della coppa, il Bologna.

Il campionato italiano di 1933

Nella stagione 1932/33 arrivano a Torino il vercellese Teobaldo Depetrini ed il brasiliano oriundo [31] Pietro Sernagiotto. È stato anche la stagione-debutto, a 18 anni, del giovane centravante Felice Placido Borel II, capocannoniere del campionato con ben 29 reti in 28 partite e, con il passo dei anni, uno dei più forti attacanti che la Signora, e anche la nazionale patria, abbia avuto nella sua storia.
L'inizio del campionato fu amaro per i bianconeri: due sconfitte nelle tre primi giornate in trasferte contro l’Alessandria per 3 reti a 2 e contro il Napoli d’Attila Sallustro per 1 a 0. Nonostante, la Juventus raggiungò il primo posto del campionato dopo battire al Torino nel derby nella 10^ giornata, la settima di una serie di nove vittorie consecutive [39] nella massima divisione. Con un notabile girone di ritorno (13 vittorie in 17 scontri), la squadra juventina si laureò tricampione d’Italia con due giornate d'anticipo sulla fine del torneo dopo sconfittare il Milan per 3 reti a 0 nella gara decisiva del 16 giugno 1933. I bianconeri chiusono il campionato con 54 punti [40] in campionato (otto punti in più rispetto all'Ambrosiana-Inter e quattordici sugli emiliani e partenopei, le pretendenti allo scudetto), 83 reti a favore e 23 in contro, entrambi record del torneo. Da notare il Derby d'Italia del 18 dicembre 1932 a Torino (Juventus 3-0 Ambrosiana-Inter): si giocò con presenza di 14 mila spettatori allo Stadio di Corso Marsiglia e un incasso di 140 mila lire.

«E' tanto naturale il dispetto, che è una forma di ammirazione mascherata e irosa, per il primato di una squadra che sempre sa vincere, che nell'elogio della Juventus c'è spesso una nota di rammarico.»


Nei quarti di finale della Coppa dell’Europa Centrale la Juventus si incontrò con l’Ujpest Dozsa. La doppia vittoria della squadra torinese (4-2 nell’andata e 6-2 al ritorno ai fini giugno 1933) la classificò alle semifinali della Coppa dell’Europa Centrale per la seconda stagione consecutiva, ma la squadra fu battuta dall’Austria Vienna del centravante Mathias Šindelář - pilastro del Wunderteam austriaco [28] -, poi vincitore del torneo (0-3; 1-1). Da notare la prestazione di Raimundo Orsi, capocannoniere di tale competizione con 5 reti [37].

1934: Il ingresso allo Stadio Comunale e la Nazio-Juve

Lo Stadio Comunale “Vittorio Pozzo” (l’attuale Stadio Olimpico di Torino), campo di gioco della Juventus FC dal 1933 al 1990.

Combi
Varglien I
Rosetta (C)
Monti
Caligaris
Bertolini


Sernagiotto
Borel II
Orsi


Cesarini
Ferrari

Nella stagione 1933/34 la Juventus fece il suo primo ingresso al più moderno stadio costruito in Italia di quegli anni: lo Stadio Comunale (successivamente ribattezzato "Vittorio Pozzo" e, dopo i giochi olimpici invernali del 2006, Stadio Olimpico), predisposto una solida rete metallica alta due metri che divide i suoi 65.000 posti per il pubblico dal campo di gioco, inaugurato il 14 maggio 1933 con il nome di Stadio Municipale "Benito Mussolini", rappresentando così il cambio della sede sociale bianconera di Corso Marsiglia a Via Bogino 12: il primo efettuato nel corso di undici anni. Tale impianto, situato in Via Filadelfia, è stato costruito per ospitare i Giochi Universitari Mondiali e poi, la Coppa del Mondo del anno successivo. La Juventus utilizzarà il Comunale per ospitare tutti i suoi incontri casalinghe fino alla vittoria nella finale della Coppa UEFA nella stagione 1989/90.
I bianconeri chiusono il girone d’andata del quinto campionato di Serie A con cinque punti di svantaggio sull'Ambrosiana-Inter di Giuseppe Meazza, nonostante quella differenza fu ridotta a un punto a favore dei rivali lombardi fino al incontro diretto della ventisettesima giornata (Juventus 0-0 Ambrosiana-Inter il 1° aprile 1934). Nelle ultime sette partite di campionato La Fidanzata d’Italia, come fu conosciuta la squadra torinese in tutto il paese [41] (vedi detagli delle origini dei soprannomi della Juventus FC nella voce Curiosità sulla Juventus Football Club), inanellò sette vittorie, guadagnando quattordici punti sui quattordici disponibili [42], dei cui furono notabili i trionfi in trasferta del 25 aprile sul Brescia per 2 reti contro 1 - dove la squadra piemontese raggiungò la prima posizione del torneo per la prima volta nella stagione con 43 punti, uno in più rispetto all'Ambrosiana - e sulla Lazio per 2 a 0 quattro giorni dopo, dove la squadra torinese portò a quattro punti il suo vantaggio rispetto ai nerazzurri. Così, la Juventus si aggiudicò il titolo di campione d’Italia per la quarta stagione consecutiva con 53 punti, 88 reti a favore - il miglior blocco di attacanti del torneo per il terzo anno consecutivo per un totale di 100 realizzazioni nella stagione - e 31 in contro. L’centrattaccante juventino Borel II vinse la classifica marcatori del torneo per la seconda stagione consecutiva con 31 reti.

«La Juventus ha vinto il suo quarto campionato consecutivo. Cioè, e della prima volta che si riesce una squadra italiana da quando si gioca il campionato, cioè, dal [milenovecento]novantotto al oggi. Neanche ai tempi dei campionati fra tre o quattro squadre, neanche nei tempi facili del girone doppio, ciò non è mai successo.
La squadra che si discute per avere i record della vecchiaia, felix culpa, eppure è la squadra che si è saputo rinnovarsi in mezzo di tutto. In mezzo di tutte valorizzare i giovani. Bastì a dimostrarlo il nuovo primato assoluto nei cannonieri con 32 gol del ventenne Farfallino.
E sopratutto, la maestra del gioco era anche maestra per educazione sportiva. Il miglior primato raggiunto della squadra di tutti i record è, secondo noi, proprio quello di avere ottenuto tale primato e tali cifre senza un un espulso né un ammonito né un reclamo in tutta la stagione. Prova più convincente di dignità morale e tecnica. Gioia sportiva non è possibile.
Vincente e convincente, la Juventus può vantare, sopratutto, il primato di consensi, dei aplausi e di entusiasmi sole dati.»


Il calendario del campionato fu modificato nella seconda metà del girone di ritorno come conseguenza della partecipazione della Nazionale ai Mondiali di calcio in Italia, vincendo il trofeo con ben nove giocatori della squadra torinese (cinque furono titolari durante il torneo) tra i ventidue convocati [44]. Tale gruppo di calciatori, che ecluso hanno stato l'asse portante dell'Italia di Pozzo durante la seconda e la terza edizione della Coppa Internazionale [45] (nel 1931 e nel 1933), durante la fase di preparazione pre-mondialista [44] e anche durante il Mondiale del 1934, sarà racordato come la Nazio-Juve (vedi detagli dei giocatori juventini che si indosanno la maglia della nazionale italiana di calcio nel capitolo La Juventus e la nazionale italiana).

Lo stesso argomento in dettaglio: Mondiali di calcio Italia 1934.

Archiviata la avventura mondialista, il portiere Gianpiero Combi, campione del mondo con la nazionale azzurra in qualità di capitano e pluricampione d'Italia, lasciò la società juventina dopo undici anni e, dopo il trionfo nella Coppa Internazionale nel 1935 [44], la Squadra Azzurra e l'attività sportiva [21].

Due giugno 1935: Juventus pentacampione d'Italia

Nell'autunno del 1934 si ebbe un avvicendamento sulla panchina bianconera: al posto del allenatore Carcano (licenziato da pesanti insinuazioni sulla la sua vita privata, all'epoca mal tollerate) subentrò la coppia fatta dal ingegniero Benè Gola, un dirigente juventino all’epoca, ed il ex giocatore Carlo Bigatto I, considerato da molti il archetipo del calciatore-allenatore.
Con un'età media della squadra molto elevata (33 anni di Monti, Orsi e Caligaris; 32 di Rosetta), la Juventus arruolò il giovane Alfredo Foni, e prommosse dal suo vivaio Guglielmo Gabetto e Pietro Rava. Così, la squadra torinese, con il portiere Cesare Valinasso al posto di Combi, raggiungò il primo posto della classifica generale del sesto campionato di calcio a girone unico, il primo a 16 squadre, una settimana dopo l’inizio del torneo con il suo trionfo casalingo per 2 reti a 1 contro il Napoli, ma fu superata a fine del girone d’andata dalla Fiorentina con una differenza di tre punti. Il campionato diventò una lotta serrata tra i bianconeri, i viola ed i nerazzurri del Ambrosiana dalla ventesima giornata al finale del torneo. I bianconeri vinsero il suo quinto scudetto di fila all'ultima giornata grazie a un rete di Giovanni Ferrari a pochi minuti dal termine della gara contro la Fiorentina di Pedro Petrone (1 a 0 il 2 giugno 1935 a Firenze) e la sconfitta della Ambrosiana-Inter contro la Lazio a Roma (un risoltato identico a quello del 5 maggio 2002). La Juventus finisce il trentacinquesimo torneo italiano con 44 punti - due in vantaggio sui milanesi e cinque rispetto ai viola -, 45 reti a favore e 22 in contro, il migliore blocco difesivo del campionato per la seconda volta nel corso di tre anni. Da notare le 49 partite casalinghe senza soffrire sconfitte della squadra bianconera dal 1933 al 1935.

File:Formación Juventus FC 1934-35.jpg
I giocatori juventini nella stagione 1934/35, da sinistra e dall'alto: Caligaris, Ramella, Gabetto, Gazon, Cesarini, Ferrari, Valinaso, Diena, Rosetta, Varglien I, Bertolini, Borel II; Foni, Serantoni, Depetrini, Tiberti, Varglien II e Monti.


Nelle due ultimi stagioni la Juventus ha raggiunto i semifinali della Coppa dell’Europa Centrale. Dopo indossarsi il tricolore, Orsi e Cesarini lasciarono la squadra torinese e tornarono alla sua natale Argentina nella primavera del 1935. Ferrari fu adquisto dal Ambrosiana-Inter e Caligaris fu ceduto al Brescia.

Il 14 luglio 1935 morì in un incidente aereo, davanti al porto di Genova, il presidente bianconero Edoardo Agnelli. Questo avvenimento, con la partenza di alcuni altri campioni come Cesarini e Ferrari, influì negativamente sul rendimento della squadra, che chiuse il campionato al 5° posto, con Virginio Rosetta come giocatore-allenatore.
Sul finire degli anni trenta del secolo scorso, la società bianconera aggiunse alla sua bacheca soltanto due Coppe Italia: la prima fu ottenuta al termine della stagione 1937-38, dopo la vittoria finale sul Torino (3-1 per i bianconeri all'andata e 2-1 al ritorno); la seconda arrivò nella stagione 1941-42 quando, nella doppia finale, la Juventus sconfisse il Milan (pareggio per 1-1 a Milano e vittoria per 4-1 a Torino, con tre reti della stella albanese Riza Lushta).
Nel 1938, i bianconeri si classificarono secondi in campionato a due punti dall'Ambrosiana Campione d'Italia.
Dodici anni dopo la fine del Quinquennio [33], dopo la sospensione del campionato nel 1944 e nel 1945 - anni in cui la società torinese cambìò nome in Juve Cisitalia [46] -, ritornò un membro della famiglia Agnelli alla guida della Juve: nel 1947 diventò presidente Gianni Agnelli (uno degli figli di Edoardo), che sostituì Pietro Dusio, e che restò alla guida della squadra fino al 1953.

La squadra della prima stella, il Trio Magico (1958-1961) e la prima doppietta

File:Giampiero Boniperti.jpg
Giampiero Boniperti con la maglia bianconera nel 1960-61.

All'indomani della Seconda Guerra Mondiale, la società passò diverse stagioni nelle prime posizioni della Serie A. Nel 1947, Gianni Agnelli (L’Avvocato, presidente della FIAT) diventò presidente della Juventus Football Club [46]. La Signora vinse lo scudetto al termine della stagione 1949-50, a 15 anni dall'ultimo successo, con 100 reti in campionato e 62 punti, grazie al supporto dal nuovo allenatore, l'inglese Jesse Carver, e di nuovi campioni, come Carlo Parola, Ermes Muccinelli, i danesi Karl Aage Præst e John Hansen, ed in particolar modo a Giampiero Boniperti, bandiera bianconera che smise di giocare alla fine della stagione 1960-61, dopo 444 presenze nella Serie A e 182 reti che ne fanno ancora oggi il fedelissimo e attuale secondo miglior cannoniere della storia della società.

La Juventus Campione d'Italia 1949-50. Festeggiamenti dei giocatori e tifosi per l'8° scudetto dopo la vittoria 4-0 fuori casa contro la Sampdoria, il 28 maggio 1950.

Nella stagione successiva, 1950-51, la Juve arrivò terza in Serie A con 103 reti in campionato. Nel 1951-52, sotto la guida dal ex giocatore ungherese, György Sárosi, vinse ancora lo scudetto, grazie ad un grande trio d'attacco formato da Muccinelli, Boniperti e Hansen: le reti realizzate in campionato furono 98 (19 quelle di Boniperti, il cannoniere) e i punti 60. Quel nono scudetto consentì ai bianconeri di raggiungere il Genoa, che aveva da sempre dominato la classifica per numero di tornei vinti.
Nella stagione successiva, la squadra giunse seconda, dopo la storica vittoria per 8-0 sulla Fiorentina.

Nel 1955 Gianni Agnelli lasciò, per impegni di lavoro, la presidenza che, due anni più tardi, passò a suo fratello minore Umberto (Il Dottore, che a 22 anni divenne il più giovane presidente della storia della società bianconera). Con lui si aprì un nuovo trionfale ciclo di vittorie, con la società bianconera vincitrice dello scudetto nella stagione 1957-58 grazie anche a nuovi campioni come il gallese John Charles, l'argentino di origini italiane Omar Sivori (premiato con il Pallone d'Oro nel 1961), e a vecchi campioni come Boniperti. I tre saranno ricordati come Il Trio Magico, uno degli attacchi più forti di tutti i tempi: 235 reti nel competizioni ufficiali (95 di Charles, 113 di Sivori e 27 di Boniperti), di cui 201 in Serie A, dalla stagione 1957-58 alla stagione 1960-61).

Per la prima volta, una società italiana di calcio conquistò la Stella d’Oro al Merito Sportivo, attribuitagli dalla FIGC per avere vinto dieci titoli nazionali.

Nella stagione 1958-59 la Juve finì terza in campionato, ma vinse la Coppa Italia battendo in finale l'Inter per 4-1. Nel 1960 conquistò un altro scudetto (l'undicesimo) e un'altra Coppa Italia (la quarta): fu la prima "doppietta" della storia bianconera, un record eguagliato solo dal Grande Torino, dal Napoli e dalla Lazio in tutta la storia del calcio italiano. La Vecchia Signora conquistò ancora uno scudetto nel 1960-61 (con il record di Sivori, che segnò ben 6 reti nella storica vittoria per 9-1 contro l'Inter, in cui i nerazzurri schierarono per protesta la formazione Primavera), ricevendo per prima volta la Coppa campioni d'Italia.
Nella sua terza partecipazione europea, i bianconeri arrivarono ai quarti di finale della Coppa dei Campioni del 1962 contro il Real Madrid Ye-Yé di Alfredo Di Stéfano, Ferenc Puskás e Francisco Gento: vittoria madridista per 1-0 a Torino e vittoria della Juve per 1-0, con rete di Sivori, a Madrid (prima vittoria di una squadra italiana nella capitale spagnola). Lo spareggio venne giocato a Parigi e il Real vinse per 3-1.

File:Sivori-Charles-Boniperti.jpg
Il Trio Magico (da sinistra a destra): Sivori, Charles e Boniperti.


Ma i successi in casa bianconera non si limitarono agli scudetti. Nel 1962-63 i bianconeri vinsero la Coppa delle Alpi, suo primo successo internazionale, con quattro vittorie in altrettante partite (in finale batté l'Atalanta 3-2) e, nel 1964-65, la Coppa Italia battendo l'Inter in finale (1-0); tuttavia in quella stagione la Juventus perse la Coppa delle Fiere (antenata della Coppa UEFA) contro il Ferencvárosi TC (finale unica, 0-1 a Torino). Analoga conclusione si ebbe nella stagione 1970-71, ultima edizione della Coppa delle Fiere, contro il Leeds United AFC, nonostante il doppio pareggio in finale: 2-2 a Torino e 1-1 a Leeds (questa fu la prima volta che il trofeo venne assegnato sulla base dei gol segnati in trasferta).

File:Tifosi Juventus FC 1960's.jpg
I tifosi juventini e il 13° scudetto della società nella stagione 1966-67.


Nella stagione 1966-67, la Juventus, trasformata in società per azioni in quell’anno [47] conquistò il suo tredicesimo scudetto, giunto all'ultima giornata, ai danni dell'Inter. Alla vigilia dell'ultimo incontro l'Inter precedeve la Juventus di un solo punto. I nerazzurri persero per 1-0 a Mantova (con errore del portiere Giuliano Sarti), mentre i bianconeri batterono in casa la Lazio per 2-0. Il presidente della società era Vittore Catella e l'allenatore era Heriberto Herrera, predicatore e precursore paraguayano del movimiento, primo esempio di calcio totale, poi sviluppato e perfezionato negli anni settanta del secolo scorso dalla nazionale olandese di Johan Cruijff.
Nella Coppa dei Campioni della stagione successiva, la Juve, rafforzata con il tedesco Helmut Haller, arrivò ai semifinali del torneo, ma perse contro il Benfica di Eusebio (0-2 a Lisbona e 0-1 a Torino).
Nella stagione 1969-70 debuttò in prima squadra il giovanile Giuseppe Furino, che giocò fino al 1983-84, vincendo otto scudetti con la Juventus e risultando, ancora oggi assieme a Giovanni Ferrari, il calciatore italiano che ha vinto più tricolori.

Il Ciclo Leggendario (1972-1986): la seconda stella e la prima rivoluzione europea

Il 13 luglio 1971 Giampiero Boniperti, dopo il lungo periodo nelle vesti di giocatore, diventò presidente del club. Con Boniperti si aprì un lungo ciclo trionfale che coincise, come negli Anni Trenta, con i grandi successi della Nazionale di Enzo Bearzot.
In quindici anni la società vinse nove scudetti (1971-72, 1972-73, 1974-75, 1976-77, 1977-78, 1980-81, 1981-82, 1983-84 e 1985-86), due Coppe Italia (1979 e 1983) e tutte le coppe internazionali [48], europee e intercontinentali.

Il grande Blocco Juve di Boniperti (1972-1980)

La Juventus si classificò quarta nel campionato nazionale della stagione 1970-71. Il 26 maggio di quell'anno morì a soli 36 anni, per un male incurabile, Armando Picchi, allenatore dei bianconeri da appena un anno. Nella stagione successiva la Juventus, con l'arrivo dell'allenatore ceco Čestmír Vycpálek e di nuovi campioni del calibro di Dino Zoff (il più grande portiere italiano della storia, in arrivo dal Napoli), di Fabio Capello (dalla Roma), del giovane torinese Roberto Bettega (dal Varese, e che divenne in seguito vicepresidente della società dal 1994 al 2006), di Franco Causio, detto Il Barone (dal Palermo) e del libero (poi capitano bianconero) Gaetano Scirea, vinse lo scudetto con un punto di vantaggio sul Milan.
Al termine della stagione 1972-73 è ancora scudetto, con un finale da brivido. La Juventus, infatti, prima dell'ultima giornata si trovava al secondo posto, insieme alla Lazio, con un punto di svantaggio rispetto al Milan. Nell'ultima partita la Juventus vinse fuori casa contro la Roma per 2-1 (rete a 3 minuti dalla fine di Cuccureddu), mentre Milan e Lazio vennero sconfitte, ribaltando così la situazione in classifica. Il Milan si prese la rivincita in Coppa Italia battendo i bianconeri in finale ai calci di rigore. Nella stessa stagione i bianconeri, senza giocatori stranieri in rosa (per via del divieto di ingaggiare calciatori stranieri imposto dopo la sconfitta dell'Italia contro la Corea del Nord ai Mondiali inglesi del 1966), raggiunsero per la prima volta nella loro storia la finale di Coppa dei Campioni, ma persero a Belgrado contro l’Ajax per 1-0, con gol al 4' di Johnny Rep.

Festeggiamenti per il 15° scudetto allo Stadio Olimpico di Roma il 20 maggio 1973 dopo la vittoria della Juventus 2-1 contro la Roma.

Il 28 novembre di quell'anno, la Juventus (che prese il posto del rinunciatario Ajax) perse a Roma anche la Coppa Intercontinentale contro l'Independiente: 0-1 contro i "diavoli rossi" di Avellaneda, con rigore fallito da Cuccureddu quando la gara era ancora sullo 0-0. Per di più, i dirigenti bianconeri avevano l'accordo con gli argentini per disputare la finale in un'unica partita allo Stadio Olimpico di Roma.
Nel 1974, dopo il Mondiale in Germania, iniziò un nuovo ciclo di grandi risultati per la Nazionale guidata da Enzo Bearzot: quattro anni dopo, in Argentina, l'Italia arrivò quarta, avendo nelle file molti giocatori bianconeri: Dino Zoff, Antonio Cabrini, Claudio Gentile, Gaetano Scirea, Romeo Benetti, Antonello Cuccureddu, Franco Causio, Marco Tardelli e Roberto Bettega. In seguito, ai campionati mondiali in Spagna, fu costituito il cosiddetto "Blocco Juve", che contribuì fortemente alla vittoria del trofeo.
Allenata dall'ex-campione bianconero Carlo Parola, nella stagione 1973-74 la Juve si classificò seconda in Serie A e raggiunse il Girone finale di Coppa Italia. Nella stagione successiva, il club vinse lo scudetto e arrivò fino alle semifinali della Coppa UEFA. Nel 1975-76, invece, non fu sufficiente un girone di andata da record (26 punti su 30 ottenuti), poiché lo scudetto finì nelle mani del Torino. In quell’anno furono ingaggiati altri campioni come Marco Tardelli (ex membro del CdA della Vecchia Signora), Antonio Cabrini, Romeo Benetti e Roberto Boninsegna.
Nel 1976-77 fu chiamato sulla panchina bianconera Giovanni Trapattoni, il Trap, che inaugurò un vero e proprio ciclo di vittorie. La Juventus vinse, senza giocatori stranieri, lo scudetto con un finale entusiasmante: su 60 punti disponibili la Juventus si laureò campione totalizzandone 51 [49] (record storico nei tornei a sedici squadre, 24 i punti ottenuti in trasferta e 26 nel girone di ritorno), a nulla servono i 50 raccolti dal Torino. Inoltre il 18 maggio conquistò la Coppa UEFA (primo trofeo europeo per i bianconeri), vinta in finale contro l'Athletic Club grazie anche al nuovo regolamento UEFA che introdusse il doppio valore per i gol segnati in trasferta: infatti l'1-0 di Torino all'andata rese inutile al ritorno la vittoria degli spagnoli a Bilbao per 2-1.
Gli anni settanta si chiusero con altri due successi: l'ennesimo scudetto nel 1977-78 (nel frattempo i bianconeri arrivarono fino alle semifinali di Coppa dei Campioni, perdendo ai supplementari con il Club Brugge K.V.) e un'altra Coppa Italia, la sesta, nel 1978-79, battendo in finale il Palermo per 2-1 dopo i tempi supplementari, in un'indimenticabile partita disputata da Antonio Cabrini.

La vittoria del Grande Slam (1981-1986)

File:Juventus 1983-84.jpg
La Juventus campione d’Italia 1983/84. In piedi: Brio, Tacconi, Platini, Gentile, Penzo, Scirea. Accosciati: Cabrini, Bonini, Boniek, Tardelli, Rossi

Il nuovo decennio, sempre con Trapattoni in panchina, si aprì all'insegna di altri successi. Nel campionato 1980-81 venne conquistato nuovamente lo scudetto e l'anno successivo la Juventus fece il bis, arrivando a quota 20. La società ottenne così la seconda Stella d’Oro al Merito Sportivo (unica squadra italiana ad averla ottenuta finora).

In quegli anni giunsero alla corte della Juventus nuovi giocatori, come i giovani Paolo Rossi (il Pablito capocannoniere del Mundial spagnolo con 6 reti e Pallone d'Oro 1982), Domenico Marocchino e Giuseppe Galderisi.

Il trionfo della Nazionale nel campionato del mondo in Spagna fu anche il trionfo della Juventus. Della squadra che si laureò Campione del Mondo l'11 luglio 1982 a Madrid ben sei giocatori su undici titolari erano della Madama. Oltre a ciò in quei mondiali si distinsero altri due giocatori che proprio quell'estate erano arrivati alla corte della Juventus, ovvero il polacco Zbigniew Boniek ed il francese Michel Platini, che avevano portato le loro nazionali rispettivamente al terzo e quarto posto di quello mondiale e che sarebbero stati tra i principali protagonisti della Juventus negli anni successivi.

Con queste premesse i trionfi della Juventus si allungarono sempre più: nella stagione 1982-83 ottenne un sofferto successo in Coppa Italia (per la settima volta) battendo in finale l'Hellas Verona: all'andata, a Verona, gli scaligeri si aggiudicarono l'incontro per 2-0, mentre nella gara di ritorno la Juventus riuscì a ribaltare il risultato vincendo 3-0 dopo i tempi supplementari. Nella stessa stagione la Juve vinse anche il Mundialito Clubs, ma perse ancora una volta l'epilogo della Coppa dei Campioni, dopo un trionfale cammino (6 vittorie e 2 pareggi su 8 gare): ad Atene ad avere la meglio fu l'Amburgo, con un beffardo gol segnato nei minuti iniziali da Felix Magath, come contro l'Ajax 10 anni prima.

File:Gaetano Scirea.jpg
Gaetano Scirea, capitano della Juventus FC nella stagione 1983-84.

Quella finale costituì l'ultima esibizione in campo con i colori della Juventus di due giocatori che hanno fatto storia nel club: il portiere Dino Zoff e l'attacante Roberto Bettega. Il primo si ritirò dall'attività poche settimane dopo, il secondo concluse la sua carriera in Canada.
Nella stagione 1983-84 la Juve dominò in Italia e in Europa, conquistando da una parte lo scudetto e dall'altra la Coppa delle Coppe, battendo in finale il 16 maggio 1984 a Basilea il Porto per 2-1. Il 16 gennaio 1985 i bianconeri vinsero la Supercoppa Europea a Torino, battendo in una grande partita il Liverpool per 2-0 con doppietta di Zibì Boniek (soprannominato da Giovanni Agnelli Il bello di Notte, proprio perché si esprimeva al meglio nelle partite in notturna di coppa); la gara di ritorno non venne disputata in quanto il Liverpool non fu in grado di trovare una data utile per giocare.

L'anno successivo la Juventus approdò alla sua terza finale di Coppa dei Campioni contro lo stesso Liverpool, detentore del trofeo. Si giocò a Bruxelles, il 29 maggio 1985, nello stadio "Heysel" (adesso intitolato a Re Baldovino del Belgio). Circa un'ora prima dell'inizio della partita improvvisamente un gruppo di sostenitori del Liverpool scavalcò la rete che divideva il loro settore da quello limitrofo per aggredire un gruppo di tifosi della Juventus, sembra per reagire a qualche provocazione verbale. Questo suscitò il panico degli altri sostenitori juventini che occupavano il settore Z dello stadio e che cominciarono ad arretrare. La calca che ne seguì fu drammatica e, complice anche il crollo del muro che delimitava il settore, ben 39 persone persero la vita, 32 delle quali italiane. Molti tifosi vennero soccorsi sul campo, mentre altri corpi senza vita vennero sistemati a bordo campo. Le due squadre erano negli spogliatoi senza sapere cosa fosse esattamente successo e se la partita si potesse disputare o meno. Alla fine l'UEFA e le autorità locale imposero di giocare. In un'atmosfera resa surreale dalla tragedia, la Juventus vinse per 1-0 con calcio di rigore procurato da Boniek e realizzato da Platini al 57', ma quella sera ogni episodio legato al calcio giocato passò in secondo piano di fronte a quello che è ancora ricordato come uno degli episodi più neri della storia del calcio: la Strage dell'Heysel. In quell’anno la Juve concluse il campionato al sesto posto.

I bianconeri, senza Boniek, venduto alla Roma, e Rossi, ceduto al Milan, ma con nuovi giocatori come il danese Michael Laudrup, Lionello Manfredonia e Aldo Serena nella squadra, conquistarono un altro scudetto nella stagione 1985-86, grazie ad un iniziale sequenza di 8 vittorie consecutive e 26 punti su 30 ottenuti nel girone di andata, e la prima Coppa Intercontinentale, l'8 dicembre 1985, battendo a Tōkyō l'Argentinos Juniors per 6-4 dopo i calci di rigore, dopo che i tempi supplementari si erano conclusi sul 2-2 (con un gol, in posizione regolare, annullato a Platini) in una partita indimenticabile. La Juventus è ormai considerata una nuova potenza calcistica europea.

Per la prima volta nella storia del calcio europeo una società aveva conquistato le tre più grandi competizioni europee (Coppa dei Campioni, Coppa delle Coppe e Coppa UEFA) e, con la Supercoppa Europea e la Coppa Intercontinentale nella bacheca societaria, tutte le coppe [48] a livello mondiale. Pertanto la Juventus, avendo ottenuto questo tris di coppe in Europa (definito Grande Slam), ricevette la Targa UEFA nel 1987.

Al termine del campionato 1985-86 si chiuse il famoso "decennio Trapattoni", una della ere più vincenti di tutti i tempi a livello di clubs. Trapattoni ritornò poi alla guida della Juventus nel 1991-92, ma nel frattempo passò all'Inter. Il 17 maggio 1987 Le Roi Michel Platini, che in cinque stagioni con la Vecchia Signora aveva vinto due campionati nazionali, due coppe europee (una Coppa delle Coppe e una Coppa dei Campioni), una Supercoppa Europea e una Coppa Intercontinentale, tre titoli consecutivi di capocannoniere della Serie A e tre edizioni consecutive del Pallone d'Oro (dal 1983 al 1985), si ritirò dal calcio giocato, lasciando un vuoto in tutti i tifosi bianconeri.

Il rinnovamento nel periodo 1986-1990 con Marchesi e Zoff

Tra il 1987 e il 1990, la Vecchia Signora conosce quattro anni difficili. Con Rino Marchesi sulla panchina, la Juve iniziò la stagione 1986-87 e l’opera di rinnovamento della sua squadra con una vittoria 2-0 ad Udine contro l’Udinese Calcio e soffiando all'Inter, in extremis, il secondo posto, chiudendo il campionato a 39 punti, 3 in meno del capolista SSC Napoli di Diego Armando Maradona e del ritrovato Bruno Giordano.

La stagione successiva fu molto irregolare, la Juve finita sesta in classifica con 31 punti poté accedere alla Coppa Uefa dopo lo spareggio contro il Torino (0-0 dopo tempo supplementari, 4-2 ai calci di rigore).
Il 3 settembre 1989 perì in un incidente stradale a Skiernewice, in Polonia, Gaetano Scirea, per anni libero, capitano e simbolo della squadra, recordman di presenze in maglia bianconera, diventato poi osservatore per la società. La squadra bianconera, sotto la guida di Dino Zoff, finì il campionato di quell'anno al 4° posto, così come nella stagione successiva.

I primi anni novanta: il nuovo ciclo con Trapattoni

File:Delle Alpi - Notturna.JPG
Lo Stadio "delle Alpi" in notturna.


Il 5 febbraio 1990, mentre s'inaugura lo Stadio "delle Alpi", costruito per ospitare i Mondiali d'Italia '90, l'avvocato Vittorio Caissotti di Chiusano prese il posto di Giampiero Boniperti alla presidenza della società. La Juve, con Dino Zoff in panchina, conquistò l'ottava Coppa Italia battendo in finale il Milan di Sacchi, pareggiando 0-0 a Torino e vincendo poi per 1-0 a Milano. Sempre in quell'anno vinse la Coppa UEFA, dopo un'emozionante doppia finale tutta italiana contro una delle più acerrime squadre rivali dei bianconeri, la Fiorentina (3-1 a Torino e 0-0 sul campo neutro di Avellino). Questi furono i primi trofei vinti dopo quattro stagioni non molto esaltanti.
Nella stagione successiva, Zoff lasciò il posto all'emergente allenatore Gigi Maifredi, il quale, nonostante l'arrivo di nuovi campioni del calibro di Roberto Baggio (Pallone d'Oro nel 1993) Júlio César da Silva, Paolo Di Canio e Jürgen Kohler non solo non vinse nulla, ma non riuscì neanche a portare la squadra oltre il settimo posto in campionato: dopo ventinove anni, la Juve non si qualificò per nessuna competizione europea.
Nella stagione 1991-92 Trapattoni tornò ad allenare la Juve. Con lui in panchina, il club bianconero ritornò competitivo, ma le amarezze continuarono: la Juve perse la finale di Coppa Italia contro il Parma e si piazzò seconda in campionato. Nella stagione 1992-93 la squadra venne rafforzata con Andreas Möller e Gianluca Vialli, nuovo idolo della tifoseria, e vinse per la terza volta la Coppa UEFA battendo per 3-1 in Germania e per 3-0 a Torino il Borussia Dortmund. In quel torneo la squadra segnò 32 reti, per un totale di 106 nell'intera stagione. In campionato, invece, si classificò al quarto posto.

L'era vincente di Lippi (1995-1999): la seconda doppietta ed una nuova rivoluzione europea

Con l'avvento della Triade composta dal direttore generale Luciano Moggi, dall'amministratore delegato Antonio Giraudo e dal vicepresidente, ed ex giocatore juventino, Roberto Bettega alla guida della dirigenza sportiva ed economico-finanziaria dal 1994 fino al 2006, la Juve diede una scossa all'ambiente. Il primo passo della società per ritornare ai massimi livelli fu la scelta dell'allenatore, Marcello Lippi, che sedette sulla panchina bianconera a partire dalla stagione 1994-95.
La Vecchia Signora, dopo nove anni senza vittorie in campionato, tornò alla conquista del titolo. Oltre a vincere il suo 23° scudetto (con 96 reti e dieci punti di vantaggio sulla Lazio e sul Parma), ottenne la sua nona Coppa Italia (contro il Parma, vinse 1-0 a Torino e 2-0 a Parma), realizzando così la seconda "doppietta" della sua storia. L'unica nota stonata della stagione fu la sconfitta nella finale di Coppa UEFA, ad opera del Parma (1 a 0 al Tardini per gli emiliani, goal di Dino Baggio, 1 a 1 nel ritorno giocato a Milano, goal di Vialli e pareggio ancora dell'ex bianconero Dino Baggio), divenuto in quel periodo un aspro avversario per i bianconeri.

L'anno successivo la Juventus, che annoverava in squadra campioni come il proprio Vialli, Fabrizio Ravanelli, Paulo Sousa, Alessandro Del Piero, Angelo Peruzzi, Didier Deschamps, Antonio Conte, Ciro Ferrara e Gianluca Pessotto, conquistò l'ultimo trofeo mancante nella bacheca societaria: la Supercoppa Italiana, un trofeo creato dalla FIGC nel 1988 sul modello della Supercoppa Europea. Anche in questo caso si trattò di una vittoria contro il Parma, per 1-0 al "delle Alpi".
Le energie vennero poi concentrate sulla Champions League (ex Coppa dei Campioni), vinta il 22 maggio 1996, a undici anni di distanza dalla triste vittoria dell'Heysel. La Juventus affrontò nella finale di Roma l’Ajax, battendolo 5-3 ai calci di rigore dopo che i tempi supplementari si erano conclusi sul 1-1, in una partita palpitante e ricca di emozioni: Jari Litmanen rispose sul finire del primo tempo regolamentare al gol del bianconero Ravanelli e, nella lotteria dei rigori, dopo le parate di Angelo Peruzzi sui tiri di Sonny Silooy e Edgar Davids per gli olandesi, fu decisivo il rigore messo a segno da Vladimir Jugović.

Le accuse di Zeman e il giudizio sull’abuso di farmaci (1998)

Nell'estate del 1998 Zdeněk Zeman, all'epoca allenatore della Roma, lancia un allarme a proposito di un supposto eccessivo ricorso ai farmaci da parte delle società di calcio. Incalzato dalla stampa, l'allenatore boemo cita ad esempio i giocatori juventini Gianluca Vialli e Alessandro Del Piero. Sulla base di queste dichiarazioni il procuratore di Torino Raffaele Guariniello apre un'inchiesta che porterà ad un lungo procedimento processuale a carico della Juventus e che vedrà imputati Riccardo Agricola (medico sociale) ed Antonio Giraudo (amministratore delegato). Nella sentenza di primo grado si ravvisa il comportamento irregolare del medico Riccardo Agricola, che viene condannato ad 1 anno e 10 mesi, sospesi condizionalmente, per frode sportiva e somministrazione di farmaci in modo pericoloso per la salute (compresa la somministrazione di Eritropoietina) mentre non si ravvisano reati per Antonio Giraudo, che viene assolto. I legali della Juventus ricorrono contro la sentenza di primo grado, che viene ribaltata in secondo grado. Sulla base della delibera della CAS o Camera di Arbitraggio dello Sport [50], nel aprile 2005 [51] alla richiesta presentata dalla Commissione Scientifica Antidoping del Comitato Olimpico Nazionale Italiano alcuni mesi prima [51], la Corte d'Appello di Torino, infatti, assolve pienamente gli imputati «perché il fatto non costituisce reato» e argomentando che i farmaci somministrati ai calciatori della Juventus non rappresentava doping, che la somministrazione di sostanze lecite atta a migliorare le prestazioni sportive non può (in generale, e quindi a prescindere dalla Juventus ed il suo medico), essere considerata doping, sulla base della legislazione in vigore all'epoca dei fatti oggetto del giudizio e che la somministrazione di EPO non è stata provata. La procura di Torino ricorre allora in cassazione contro la sentenza di secondo grado, ritenendo erronea l'interpretazione e l'applicazione delle norme di diritto che hanno motivato la sentenza di assoluzione. Nel marzo del 2007, infine, la Corte di Cassazione conferma la sentenza di assoluzione del secondo grado di giudizio al cargo contro la società, cioè, per quel che riguarda la somministrazione di EPO (la stessa, infatti non è stata ritenuta provata. De facto, quella è stato una sostanza illegale per l'Agenzia Mondiale Antidoping solo dalla stagione 2000-01 per illecito nel ciclismo) [52], dichiarando invece l'inammissibilità del ricorso del Procuratore Generale [52], ma accoglie il ricorso della procura e annulla la sentenza di secondo grado per la somministrazione di specialità medicinali diversi dall'EPO - cargo contro il medico sociale -, non entrando nuovamente nel merito delle posizioni degli imputati perché i reati loro contestati sono nel frattempo (dal 1 aprile 2007) prescritti [52]. Si apre a questo punto, tra opinione pubblica e media, il dibattito sul reale esito e sul reale significato del processo in questione. Per alcuni la Corte di Cassazione ha di fatto sancito l'innocenza degli imputati. Per altri ne ha di fatto sancito la colpevolezza. Nelle motivazioni pubblicate nel maggio del 2007, la Corte di Cassazione non lascia però dubbi: «Questo collegio ha ritenuto che la condotta degli imputati integri il delitto di cui all'articolo 1 della legge 401/89 [53], apparendo condivisibili quanto al resto le affermazioni della Corte territoriale con riferimento all'equiparazione della posizione degli imputati».
Anche sul piano sportivo, il procedimento disciplinare a suo tempo insteaurato dalla Procura Antidoping nei confronti al dott. Agricola per la somministrazione di farmaci si è concluso con la prescrizione emessa in primo grado dalla Commisione Disciplinare, decisione confermata ulteriormente dalla Commissione di Appello Federale (CAF) e dal Giudice di Ultima Istanza in materia di doping (GUI) nel 19 gennaio 2007 [54].

Nel 1997 la Juventus celebrò il 100° anniversario della sua fondazione con una manifestazione denominata Juvecentus. Dopo una campagna acquisti faraonica che vide arrivare campioni del calibro di Zinédine Zidane, Christian Vieri e Alen Bokšić la stagione 1996-97 fu inaugurata con una nuova vittoria, nella doppia finale di Supercoppa Europea contro i vincitori della Coppa delle Coppe del Paris Saint-Germain. Si trattò di una sfida a dir poco storica, vista la roboante vittoria per 6-1 al "Parco dei Principi" di Parigi all'andata, e il 3-1 inflitto dai bianconeri a Palermo al ritorno. Ancora più esaltante fu la conquista della seconda Coppa Intercontinentale a Tokyo, il 26 novembre 1996, grazie ad un grande gol di Alessandro Del Piero, diventato nel frattempo bandiera bianconera, all'81' contro i campioni sudamericani del River Plate. Tutte queste vittorie vennero dedicate ad un giovane campione juventino prematuramente scomparso, Andrea Fortunato, terzino sinistro morto per una grave forma di leucemia il 25 aprile 1995.
In quella stagione erano presenti giocatori come Edgar Davids (acquistato a dicembre dal Milan, dove il centrocampista si era ambientato male), Christian Vieri (ceduto l'anno dopo all'Atletico Madrid), Zinédine Zidane, e Paolo Montero. Il 24°, contestato, scudetto della storia bianconera venne conquistato con 65 punti, dopo un finale palpitante a causa della rincorsa del Parma. La Juve, reduce dallo storico 6-1 inflitto a San Siro al Milan in campionato, sconfisse l'Ajax in due grandi semifinali vinte per 2-1 all'Amsterdam ArenA, e con un perentorio 4-1 nel ritorno a Torino; perse per 1-3 in una finale di Champions League giocata a Monaco di Baviera, il 25 maggio 1997, contro il Borussia Dortmund (in cui militavano anche ex-calciatori juventini, tra cui Möller e Paulo Sousa) dove si registrarono molti errori arbitrali in favore della formazione tedesca.
L'anno successivo la squadra vinse la Supercoppa Italiana ed il 25° scudetto grazie al tandem d'attacco composto da Del Piero e Inzaghi (acquistato dall'Atalanta al posto di Vieri) con 5 punti di vantaggio sull'Inter. Nella terza finale consecutiva di Champions League, giocata ad Amsterdam il 25 maggio 1998, la Juve cedette per 0-1 al Real Madrid grazie a un gol di Predrag Mijatović in fuori gioco.

Nella stagione 1998-99, proprio quando la Juventus era in testa alla classifica, Alessandro Del Piero si infortunò nella partita di campionato contro l'Udinese, dando il via ad una serie di episodi sfortunati che accompagnarono la squadra per tutta la stagione, culminata con le dimissioni di Lippi. Al suo posto subentrò Carlo Ancelotti, che condusse la Juventus al sesto posto in campionato e alle semifinali di Champions League contro il Manchester United, che eliminò i bianconeri con un'incredibile sconfitta su rimonta al "delle Alpi" (da 2-0 a 2-3), dopo il pareggio all'"Old Trafford" per 1-1.

Il ventunesimo secolo

Il biennio di Ancelotti, il ritorno di Lippi e l'ingresso in Borsa

Nella stagione 1999-2000, sotto la guida di Ancelotti, i bianconeri vinsero la Coppa Intertoto dell'UEFA [48], che garantì il diritto alla partecipazione alla Coppa UEFA 2000 (dove la Juve non andò oltre gli ottavi, persi contro il Celta de Vigo), ma lo scudetto sfuggì all'ultima giornata, a causa di una sconfitta arrivata per mano del Perugia di Carlo Mazzone su un campo allagato da un violento nubifragio abbattutosi sul capoluogo umbro nell'intervallo tra il primo e il secondo tempo ma, nonostante questo, l'arbitro Collina volle farla disputare ad ogni costo. La Lazio si laureò, con molta polemica, campione d'Italia sorpassando inaspettatamente gli juventini. Nella stagione successiva (2000-01), la Juve non riuscì a sostenere il ritmo della Roma e concluse il campionato alle sue spalle.

Il 2001-02 fu una stagione di grossi cambiamenti in casa juventina. Nell'estate del 2001 si ebbero due importanti addii: quelli del fantasista francese Zidane, che fu ceduto al Real Madrid per l'esorbitante cifra di 70 milioni di euro (record assoluto nelle trattative di calciomercato), e di Inzaghi, ceduto al Milan. Fu sostituito Ancelotti con Marcello Lippi, che ritornò ad allenare il club bianconero, dopo uno sfortunato periodo all'Inter. La Juventus, grazie anche all'apporto dei neo-acquisti Pavel Nedvěd (Pallone d'Oro nel 2003), Lilian Thuram, David Trézéguet (giustiziere dell'Italia agli Europei del 2000) e Gianluigi Buffon, vinse il suo 26° scudetto all'ultima giornata il 5 maggio 2002 - che i tifosi bianconeri ricordano come il Cinque Maggio -, ai danni dell'Inter di Héctor Cúper, che perse all'Olimpico contro la Lazio per 4-2, facendosi in questo modo superare in classifica dai bianconeri.

Il 20 dicembre 2001 la Juventus entrò in Borsa, compiendo un nuovo importante passo nell’evoluzione da società calcistica civile a "entertainment and leisure group": nei primi anni del XXI secolo, con oltre duecento milioni di euro di fatturato, la Juventus era la terza società calcistica per ricavi in Europa, dopo Manchester United e Real Madrid. Negli anni successivi la Juventus è riuscita a realizzare in diverse occasioni utili di bilancio, anche grazie a scelte non sempre popolari verso tifosi e giornalisti, ma che hanno privilegiato la crescita dei ricavi, il contenimento dei costi e dei debiti attraverso la decisione di spendere, per l'acquisto di calciatori, solo il denaro incassato attraverso la vendita di altri giocatori. In questo modo si è potuta finanziare l'apertura di un centro sportivo a Vinovo, nei pressi di Torino, e la ristrutturazione dello Stadio delle Alpi.

File:JuventusZalayeta.jpg
Marcelo Zalayeta

Nella stagione 2002-03, dopo la vittoria della terza Supercoppa Italiana contro il Parma, disputatasi a Tripoli, i bianconeri si aggiudicarono il 27° scudetto con due giornate d'anticipo e raggiunsero la settima finale di Champions League della storia juventina eliminando avversari blasonati come il Barcellona nei quarti di finale (decisivo un gol nei tempi supplementari di Marcelo Zalayeta) e, soprattutto, i galácticos del Real Madrid in semifinale. La gara di ritorno allo Stadio delle Alpi contro le merengues, vinta per 3-1, è ricordata come una delle più grandi partite della storia bianconera. Nella finale tutta italiana contro il Milan, giocata a Manchester il 28 maggio, la Juventus, senza Nedvěd (squalificato), cedette ai calci di rigore per 2-3 dopo che la partita si era conclusa a reti bianche. A decidere la sfida fu il rigore realizzato da Andriy Shevchenko per i rossoneri, mentre per i bianconeri andarono in gol Birindelli e Del Piero, ma sia Trézéguet, sia Montero, sia Zalayeta fallirono il loro penalty, rendendo inifluenti gli errori rossoneri di Kaladze e Seedorf. La squadra bianconera non poté così dedicare la Coppa alla memoria dell'Avvocato Gianni Agnelli, scomparso a causa di un cancro alla prostata il 24 gennaio di quell'anno.

L’estate 2003 iniziò con un evento particolarmente significativo: il 15 luglio venne siglato l’accordo con il Comune di Torino per l’acquisizione del diritto di superficie per 99 anni dello Stadio delle Alpi, in modo che la società lo gestisca direttamente. In agosto la squadra si recò negli Stati Uniti d'America per giocare la Supercoppa italiana (che inaugurò la stagione 2003-04) contro il Milan. La Juventus si prese la rivincita contro i Diavoli rossoneri ai tiri di rigore, al Giants Stadium di New York, dopo un rocambolesco 1-1 maturato negli ultimi minuti dei tempi supplementari. Durante la trasferta americana, un altro lutto colpì la società: la scomparsa del presidente Vittorio Caissotti di Chiusano. Al suo posto venne nominato Franzo Grande Stevens, vicepresidente FIAT, che restò in carica per due anni.

Dopo quella vittoria, il resto della stagione si rivelò avaro di soddisfazioni per i bianconeri. Eliminati dal Deportivo La Coruña negli ottavi di finale della Champions League, perse la finale di Coppa Italia contro la Lazio di Roberto Mancini e, dopo aver tenuto la testa della classifica per la prima parte della stagione, crollò a vantaggio di Milan e della Roma, finendo terza in Serie A a due punti dai giallorossi e a tredici dai rossoneri. Alla fine dell'annata la società fu colpita da un altro lutto: il 27 maggio 2004 morì di cancro ai polmoni Umberto Agnelli, già presidente del club juventino.

Dai trionfi con Capello alla Serie B

Nell'estate 2004 avvenne un nuovo cambiamento: la squadra venne affidata, a sorpresa, a Fabio Capello. Fu un arrivo tra le polemiche: nel mese di aprile dello stesso anno infatti Capello, in quel momento allenatore della Roma, aveva dichiarato di non aver alcun interesse ad allenare i bianconeri. Arrivarono anche nuovi giocatori come il brasiliano Emerson (dalla Roma), Fabio Cannavaro (dall'Inter), Manuele Blasi (dal Parma), il francese Jonathan Zebina (dalla Roma) e una nuova punta, lo svedese Zlatan Ibrahimović (dall'Ajax).
Dopo un lungo testa a testa con il Milan nel campionato 2004-05, nello scontro diretto per lo scudetto l'8 maggio 2005, le Zebre batterono 1-0 il Milan di Ancelotti a San Siro. Il 21 maggio 2005, grazie al pareggio nell'anticipo tra Milan e Palermo, la squadra si laureò campione d'Italia, conquistando alla fine del torneo 86 punti, sette in più del Milan. La Juve venne però eliminata nei quarti di finale della Champions League ad opera del Liverpool (sconfitta per 2-1 in Inghilterra, con un gol annullato a Alessandro Del Piero in posizione regolare, e pareggio 0-0 al Delle Alpi), che poi avrebbe vinto la coppa, in finale contro il Milan.
La Signora, rafforzata con il giocatore francese Patrick Vieira (dall'Arsenal) nel campionato 2005-06 batté il record storico di vittorie consecutive: nove, dal 28 agosto 2005 con la vittoria 1-0 contro il Chievo al 26 ottobre 2005, Juventus 2-0 Sampdoria. Detto record venne successivamente migliorato dalla Roma (11 vittorie consecutive, nella medesima stagione) e dall'Inter (17 consecutive nel campionato successio).
Il 7 marzo 2006 la Juve sconfisse il Werder Brema in extremis per 2-1, nel ritorno degli ottavi di finale di Coppa dei Campioni, eliminandolo dopo il 2-3 delle Weser Stadion di Brema, ma fu eliminato nei quarti di finale dagli inglesi dell'Arsenal (0-2 all'andata e 0-0 al ritorno).
Vincendo 2-0 sul campo neutro di Bari contro la Reggina il 14 maggio la Juve conquistò lo scudetto per la seconda volta consecutiva, con 91 punti e tre di vantaggio rispetto al Milan. Per tutta l'"era Capello" (76 giornate), la Juve fu sempre capolista della Serie A.
Alla fine dello stesso anno, la società rimase invischiata in un'inchiesta nata da alcune intercettazioni telefoniche a carico dei dirigenti bianconeri Luciano Moggi e Antonio Giraudo: dalle intercettazioni stesse si trovò parziale conferma di un sospettato rapporto privilegiato con designatori arbitrali e si poté dimostrare come il loro operato sul campo fosse influenzato dai dirigenti juventini, che riuscivano così ad ottenere aiuti sul campo per la loro squadra; nonostante ciò, al termine dell'inchiesta, il solo arbitro Massimo De Santis venne condannato in relazione a una singola gara, Lecce-Parma, che nulla aveva a che vedere con la Juventus ma con la Fiorentina. Si tratta del più grande scandalo che mai abbia coinvolto il campionato italiano: le indagini portarono alla luce una rete di rapporti illeciti tra i massimi dirigenti della FIGC e diverse società partecipanti ai vari campionati professionistici, nonché conflitti d'interesse nella gestione dei contratti dei giocatori. A seguito dei fatti descritti, Moggi presentò le sue dimissioni alla Juventus subito dopo l'ultima giornata del campionato, seguito pochi giorni dopo da Giraudo e dal presidente Grande Stevens. Per porre riparo alla grave situazione creatasi, il consiglio d'amministrazione della società venne sciolto e ricomposto a fine giugno con nuovi elementi scelti dagli azionisti, tra cui l'ex calciatore bianconero Marco Tardelli e l'allenatore della Nazionale italiana di pallavolo Gian Paolo Montali; vennero nominati presidente Giovanni Cobolli Gigli e amministratore delegato Jean-Claude Blanc.
Lo scandalo, noto col nome di Calciopoli (o Moggiopoli secondo la Gazzetta), culminò in un procedimento di giustizia sportiva: a seguito di una iniziale richiesta di retrocessione della Juventus in serie C1, la sentenza di secondo grado costò la revoca dello scudetto 2004-05, la revoca dello scudetto 2005-06 (in seguito assegnato all'Inter) e la retrocessione in Serie B, con una penalizzazione di 30 punti - successivamente ridotti prima a 17 e, dopo l'arbitrato del Coni, a 9 - da scontare nel campionato 2006-2007, insieme a un'ammenda e la squalifica del campo per 3 turni, anche questa annullata dopo l'arbitrato. In aggiunta a ciò, i due dirigenti della "Triade" più coinvolti nell'inchiesta, Luciano Moggi e Antonio Giraudo, vennero condannati a cinque anni di inibizione con annessa proposta di radiazione per tentato illecito sportivo. La squadra, dopo la fallita conciliaziona al CONI, tentò di ricorrere al TAR del Lazio, ma abbandonò tale ipotesi in quanto rischiosa: dopo il Caso Catania del 2003, infatti, il codice di giustizia sportiva venne cambiato, costringendo le società a non ricorerre per fatti sportivi al TAR, causa la possibile radiazione della società stessa. A seguito del processo, molte stelle della formazione bianconera preferirono passare ad altre squadre di alto livello (è il caso di Emerson e Cannavaro ceduti al Real Madrid, Zambrotta e Thuram ingaggiati dal Barcellona, e Vieira ed Ibrahimović acquistati dall'Inter).
Queste sentenze hanno suscitato le polemiche dei tifosi bianconeri, che sostengono di essere stati gli unici veramente puniti dopo Calciopoli dopo la sentenza della Corte Federale ma a fine ottobre 2006 l'avvocato difensore del club Cesare Zaccone, davanti agli azionisti, mostrò a loro una relazione e sottolineò il fatto che eran stati commessi illeciti sportivi e che, se fossero state applicate le regole alla lettera, la società sarebbe retrocessa in Serie C2, anziché in B (questa dichiarazione venne fatta qualche mese dopo anche da Gianpiero Boniperti).

La rinascita e la stagione dominata in serie cadetta

Il 10 luglio arrivò sulla panchina bianconera Didier Deschamps, già centrocampista della Juve nella seconda metà degli anni novanta: fu il primo allenatore non italiano in 33 anni, dopo Vycpálek.
Dopo 36 partite del campionato cadetto 2006-07, la Juventus (nonostante la punizione di 9 punti) si trovò in testa alla classifica di B, trascinata dai campioni rimasti in bianconero come Del Piero, Trézéguet, Camoranesi, Buffon e Nedvěd e dai numerossimi giovani del suo vivaio lanciati dall'allenatore, come Matteo Paro, Claudio Marchisio, Sebastian Giovinco e Raffaele Palladino.
Il 15 dicembre 2006, poco prima dell'inizio della gara tra la Signora ed il Cesena, accadde un tragico incidente nel centro sportivo del club bianconero, Juventus Center, dove due ragazzi della formazione giovanile Berretti, il centrocampista Alessio Ferramosca ed il portiere Riccardo Neri, perdono la vita anneggando in un laghetto artificiale. Quella gara non venne giocata, insieme a tutte le partite della società a livello giovanile.
La Juventus fu l'unica squadra professionistica in Europa ad aver concluso l'anno solare 2006 senza alcuna sconfitta in campionato [55].
Gareggiando sempre tra le prime posizioni della serie cadetta, la Juve collezionò appena tre sconfitte [56].
Il 19 maggio 2007, dopo la vittoria per 5-1 in trasferta ad Arezzo, la Juventus raggiunse la matematica promozione in Serie A con tre giornate di anticipo rispetto alla fine del campionato. Il 26 maggio, vincendo in casa per 2-0 contro il Mantova, la Juve ottenne matematicamente il primo posto nella serie cadetta. La stessa sera l'allenatore Deschamps risolse consensualmente il contratto con la società. La panchina venne occupata fino alla fine del campionato dall'allenatore in seconda Giancarlo Corradini. Il 4 giugno venne ufficializzato il nome del nuovo allenatore, Claudio Ranieri, che ha iniziato la sua avventura sulla panchina della Juve il 1° luglio 2007.

La stagione 2007/08

Con il nuovo tecnico Claudio Ranieri la Juventus punta a tornare nel più breve tempo possibile al calcio che conta e che da sempre ha visto protagonista la società torinese. Per raggiungere quest'obiettivo il direttore sportivo Alessio Secco e l'amministratore delegato Blanc si sono assicurati le prestazioni di diversi calciatori: Vincenzo Iaquinta, Domenico Criscito, Sergio Almirón, Tiago Mendes, Jorge Andrade, Zdeněk Grygera e Hasan Salihamidžić e riscattato alcuni giovani in comproprietà con altre squadre, come Cristian Molinaro e Antonio Nocerino (quest'ultimo proveniente dal vivaio juventino).

Il ritorno della Juventus in Serie A avviene ufficialmente sabato 25 agosto 2008 contro il Livorno (partita terminata con risultato di 5-1 in favore dei bianconeri). La formazione allenata da Ranieri supera agevolmente il turno preliminare di Coppa Italia (3-1 a Parma con reti di Almirón, Molinaro e Salihamidžić). Nella seconda giornata la Juve ottiene anche il primo successo in trasferta (a Cagliari) grazie ad un goal allo scadere di Chiellini (risultato finale 3-2). Il 16 settembre alla terza giornata la prima sconfitta della stagione per bianconeri 1-0 in casa contro l' Udinese, nel turno successivo ottengono un buon pareggio (2-2) a Roma contro i giallorossi.

Dopo 4 anni e mezzo, il 30 settembre 2007 torna il Derby di Torino: prima della partita si registrano scontri tra le tifoserie e le forze dell'ordine, mentre la partita regala poche emozioni e viene decisa solo all'ultimo grazie ad un guizzo di Trézéguet. Il campionato della Juve prosegue (1-1 a Firenze, 1-0 con il Genoa) e sebbene l'obiettivo iniziale della stagione fosse il ritorno in Champions League e la vittoria in qualche big match, i più ottimisti non esitano a parlare di scudetto. A Napoli però la Juventus subisce una sconfitta per 3-1, ricordata soprattutto per le polemiche dovute all'arbitraggio. Il 4 novembre allo stadio Olimpico si disputa la partita più attesa da tutto l'ambiente juventino: il Derby d'Italia, Juventus-Inter. Nonostante una buona partenza gli uomini di Ranieri chiudono la prima frazione di gara in svantaggio (rete di Cruz al 41°) ma grazie ad un destro di Camoranesi trovano il pareggio.

Nella tredicesima giornata la Juventus ottiene la vittoria più rotonda della stagione: 5-0 in casa ai danni del Palermo con reti di Trezeguet, Iaquinta, Del Piero (2 volte) e Marchionni. Sei giorni dopo si disputa un altro match molto importante contro i rossoneri, ma l'incontro privo di emozioni termina a reti inviolate. Prima della sosta natalizia la formazione allenata da Ranieri ottiene altre 2 vittorie, 3-2 a Roma contro la Lazio e 2-0 in casa contro il Siena. Il 12 gennaio i bianconeri sul campo del Catania agguantano il pareggio soltanto al novantesimo con un rigore trasformato da Del Piero e tre giorni dopo trovano il pass per i quarti di finale della coppa Italia grazie ad un rocambolesco 5-3 sull' Empoli con Iaquinta trascinatore dopo che l'andata era terminata 2-1 per i toscani. Il 23 gennaio l'andata dei quarti di coppa Italia tra Juventus e Inter termina 2-2 grazie ad una rimonta nei minuti finali. Il girone di ritorno comincia con una sonora vittoria a Livorno. Il giorno seguente (28 gennaio 2008) la società ufficializza l'arrivo in prestito di Guglielmo Stendardo e l'acquisto dello svedese Mellberg (soltanto a luglio), mentre è immadiato e a titolo definitivo quello centrocampista maliano Mohamed Sissoko proveniente dal Liverpool. La Juventus viene eliminata dalla Coppa Italia: la gara di ritorno all'Olimpico infatti finisce con un 3-2 per i nerazzurri. La compagine guidata da Ranieri riesce ad ottenere due importanti successi: a Udine (2-1 in rimonta con reti di Camoranesi e l'ex Iaquinta) e contro la Roma grazie ad una punizione di Del Piero. Il 23 Febbraio arriva un'inaspettata quanto ingiusta sconfitta sul campo della Reggina: il risultato finale di 2-1 infatti è indubbiamente condizionato dall'arbitraggio di Dondarini. La Juventus manca i 3 punti anche nel derby di ritorno, 0-0, e in casa contro la Fiorentina (sconfitta nei minuti di recupero 3-2). Il momento di leggera crisi della squadra torinese si interrompe grazie a 2 successi fondamentali: 2-0 a Genova e 1-0 contro il Napoli. Alla trentesima giornata arriva la sfida di ritorno contro l'Inter a San siro e la Juventus ottiene uno storico successo per 2-1 grazie ai goal di Camoranesi e Trezeguet. Inoltre Del Piero in questa partita raggiunge un prestigioso traguardo, 552 partite con la maglia bianconera, recordman di presenze insieme a Gaetano Scirea. Otto giorni dopo all'Olimpico di Torino viene rinviato l'incontro contro il Parma a causa di un incidente avvenuto in un autogrill che si è concluso con la morte di un tifoso gialloblu. La 33esima giornata vede di scena all'Olimpico di Torino il suggestivo big match tra Juventus e Milam, i bianconeri ottengono una vittoria fondamentale in chiave Champions League (3-2 con reti di Del Piero e doppietta di Salihamidzic). La fine del campionato si avvicina, così, avendo la Juventus già ottenuto il traguardo della Champions League con discreto anticipo, inizia tra Alessandro Del Piero e David Trezeguet una sorta di "rivalità" per contendersi il titolo di capocannoniere insieme all'attaccante del Genoa, Marco Borriello. Il campionato dei bianconeri si chiude con il 3-3 contro la Sampdoria a Marassi e Del Piero (21 goal) con una doppietta si laurea capocannoniere della serie A per la prima volta nella sua carriera mentre Trezeguet pur avendo segnato in questa partita termina il campionato con un bottino di "sole" 20 reti. La stagione si conclude con un ritiro in Cina ed Australia, al quale tuttavia non partecipano i calciatori convocati dalle rispettive nazionali agli Europei 2008.

Voci correlate

Note

  1. ^ (IT) Grandi Amici della Juve: Museo - www.grandiamicidellajuve.it, agosto 2001.
  2. ^ (IT) Documentario Grande Storia della Juventus: L'inizio e i primi due Scudetti (02:37 - 06:57) - www.youtube.com.
  3. ^ (IT) Liceo Classico Massimo D'Azeglio: La nostra Storia - www.liceomassimodazeglio.it.
  4. ^ a b (IT) Magica Juventus: la storiawww.magicajuventus.com.
  5. ^ (IT) La lettera di Enrico Canfari - www.cuoribianconeri.it.
  6. ^ a b (IT) La Storia della Juventus - Stagioni. Stagioni 1897-1900: Gli origini - www.juventusstory.it.
  7. ^ Dal 1900 al 1904 il campionato italiano è stato costituito da una fase eliminatoria nazionale tra tutti le squadre campioni regionali (un club per regione). I vincitori della fase nazionale accedono direttamente alla finale - o finalissima - per il titolo.
  8. ^ Secondo le basi del Campionato Federale di calcio italiano vigente dal 1905 al 1908, la squadra col maggior numero di punti a fine del girone finale vinseva il campionato. Si giocava una finale di spareggio per il titolo di Campione d’Italia, nel caso di pareggio al primo posto nel girone finale tra due squadre.
  9. ^ La partita di retorno del girone finale del campionato italiano 1905 tra la Juventus e il Genoa fu ripetuta per ben tre volte: la prima fu annullata per invasione di campo con conseguente rissa tra spettatori e giocatori, la seconda fu sospesa perchè la Città di Torino fu sepolta da un’abbondante nevicata.
  10. ^ a b Nelle primi due decade del XX secolo non esisteva un sistema particolare di allenamento per tenersi in forma nel calcio italiano. Di facto, tutti i giocatori - studenti o lavoristi all’epoca - si ritrovavano un paio di volte alla settimana al Velodromo di Corso Re Umberto per gli allenamenti che vertevano in partitelle e corse di velocità e/o resistenza, sempre sotto la guida del capitano della squadra, chi fu invece il coordinatore.
  11. ^ (IT) Statistiche: Le partite della Juventus (tabellino) - www.juworld.net.
  12. ^ La Pro Vercelli fu dichiarata vincitrice della gara di ritorno dell’eliminatorie regionali contro la Juventus per 0-2 grazie alla deliberazione dalla FIF del 8 marzo 1908.
  13. ^ Il campionato di Seconda Categoria fu istituito nel 1904 ed era il campionato di secondo livello. Vi giocavano sia le squadre riserve dei club militanti in Massima Serie sia le squadre minori. Le squadre di Seconda Categoria per essere ammessi in Massima Serie dovevano soddisfare vari requisiti come il possesso di un campo sportivo proprio, la solidità finanziaria ma soprattutto una prova che stabilisse il livello tecnico-sportivo acquisito dalla compagine richiedente l'ammissione alla massima serie. Col passaggio della FIGC da Milano a Torino nel 1911, all'assemblea federale del luglio 1912 fu proposta la trasformazione della Seconda Categoria a campionato di Promozione istituendo i meccanismi di promozione e retrocessione. Dalla stagione 1912/13 alla stagione 1920/21 la Promozione fu introdotta in sostituzione della Seconda Categoria. La Seconda Divisione del calcio italiano fu istituita, in sostituzione della Promozione, nell'ambito della Confederazione Calcistica Italiana nel 1921 e poi passato sotto le insegne della FIGC nel 1922. Dal 1926 al 1929 il campionato di Secondo Livello si chiamava Prima Divisione. L'attuale Serie B del calcio italiano è stata istituita nella stagione 1929/30.
  14. ^ a b Esiste discordanza tra le fonti riguardo al numero di squadre che dovevano retrocedere nella stagione 1912/13. Secondo alcuni fonti, come l'Almanacco di Calcio Italiano edito da Panini, la retrocessione avrebbe dovuto colpire tutte le ultime classificate dei vari gironi; altre fonti giornalistiche, come la Gazzetta dello Sport, ritengono che la retrocessione riguardasse solo i tre gironi del Torneo Maggiore. A tal riguardo, bisogna ricordare che i gironi dell'Italia centro-meridionale, costituenti il Torneo Peninsulare, furono costituiti al solo scopo di diffondere il calcio e di poter dare al Torneo una "patente" di campionato nazionale, ma il peso sportivo delle squadre che vi giocavano era pressoché nullo. Errore nelle note: Tag <ref> non valido; il nome "fonti" è stato definito più volte con contenuti diversi
  15. ^ Le date degli incontri del Campionato Federale dal 1898 al 1910 venivano lasciate al libero accordo delle società, intervenendo gli organi federali solo in caso di inconciliabile disaccordo delle stesse.
  16. ^ Il Torneo Maggiore, conoscuto anche come Campionato dell'Italia Settentrionale o Alta Italia, è stato il principale gruppo eliminatorio del campionato italiano di calcio dal 1911 al 1915 riservato alle società della regione nordoccidentale d’Italia (Piemonte, Lombardia e Liguria) tant'è che il torneo veneto-emiliano della regione nordorientale - introdotto nel 1911 e poi inserita nel Torneo Maggiore - ed il torneo della regione centro-meridionale o Torneo Peninsolare - introdotto nel 1912 - furono, secondo la propria Federazione di calcio, tornei di secondo livello rispetto al campionato prima indicato.
  17. ^ La Juventus partecipò nei campionati 1911/12 e 1912/13 con solo dieci giocatori in organico. Vedi (IT) La Storia della Juventus - Stagioni. Stagione 1911-12: Una stagione buia - www.juventusstory.it.
  18. ^ (IT) La Storia della Juventus - Stagioni. Stagione 1914-15: Scoppia la Prima Guerra Mondiale. Nasce Hurrà Juventus - www.juventusstory.it.
  19. ^ De facto, lo scudetto, introdotto dalla FIGC in 1923 per designare alla squadra campione d’Italia, con il trascorrere degli anni fu la fonte d’ispirazione per alcuni altre campionati di calcio a livello internazionale - casi della Eredivisie olandese e della Major League Soccer degli Stati Uniti, ad esempio -. Ecluso l’UEFA ha introdotto un stemma onorífico circolare sul braccio destro alla squadra vincitrice dell’ultima edizione della Champions League dalla la sua edizione 2003/04 secondo i (EN) Regolamenti della Champions League: “Title-holder logo” (pagina 27) (archivio .PDF) - www.uefa.com, settembre 2007.
  20. ^ Nel campionato 1923/24 la Juventus ha perso, d’accordo alla sentenza del’affaire Rosetta, le gare giocate tra la ottava e la decima giornata: contro il Modena del 25 novembre 1923, contro il Genoa del 2 dicembre e contro il Padova, in trasferta, del 9 dicembre dello stesso anno.
  21. ^ a b (IT) Speciale azzurri: I più forti - Gianpiero Combiwww.figc.it.
  22. ^ Secondo le cronache all’epoca, la squadra juventina segnò sportivamente il passaggio fra il vecchio ed il nuovo calcio italiano con la vittoria 3-1 all'ultima giornata del Girone A della Lega Nord contro il Genoa, la squadra più blasonata del calcio pioneristico, il 4 luglio 1926 in Corso Marsiglia (Torino) Nei fatti storici, la Carta di Viareggio del 2 agosto 1926 rappresentò la principale basse del professionismo del calcio italiano.
  23. ^ Dal 13 dicembre 1925 (Mantova 0-5 Juventus; 9^ giornata) al 11 aprile 1926 (Alessandria 1-3 Juventus; 17^ giornata).
  24. ^ Dal 25 ottobre 1925 (Juventus 6-0 Milan; 4^ giornata) al 28 febbraio 1926 (Parma 0-3 Juventus; 12^ giornata). Vedi (IT) Tutte le partite della Juventus FC: Campionato a gironi (pagine 14 e 15) - www.juworld.net.
  25. ^ (EN) Partite internazionali della nazionale italiana: periodo 1910-1919 - Record Sport.Soccer Statistics Foundation - www.rsssf.com.
  26. ^ Il Torino vinse lo scudetto nel campionato italiano 1926/27, ma quello titolo viene revocato e poi non assegnato secondo sentenza della FIGC - guidata dal bolognese Leandro Arpinati - dal primo scandalo del calcio italiano.
  27. ^ (EN) Partite internazionali della nazionale italiana: periodo 1920-1929 - Record Sport.Soccer Statistics Foundation - www.rsssf.com.
  28. ^ a b (IT) 1934 Italia: Tre scuole a confronto (capitolo quattro) - www.storiedicalcio.altervista.org.
  29. ^ Dal 16 dicembre 1928 (Unione Sportiva Pro Vercelli Calcio|Pro Vercelli]] 3-4 Juventus; 10^ giornata) al 31 marzo 1929 (Fiumana 1-3 Juventus; 21^ giornata).
  30. ^ a b Le squadre classificate dal primo al nono posto nei Gironi A e B del ventinovesimo Campionato Federale di Calcio nella stagione 1928/29 furono ammesse al primo campionato di Serie A nella stagione 1929/30, mentre le squadre classificate dal decimo al ultimo posto nei entrambi gironi furono iscritte nel primo campionato di Serie B nella stagione prima indicata.
  31. ^ a b c L’aggettivo oriundo è stato il appellativo dato, tra le terza e quarta decade del ventesimo secolo, a calciatori stranieri - principalmente dell’America del Sud - muniti di discendenza italiana come conseguenza delle leggi restrittive del 1927 ai calciatori di origine straniero nel calcio italiano.
  32. ^ (EN) Record della Coppa dell’Europa Centrale: Classifica storica (1927-1945) - www.iffhs.de.
  33. ^ a b c (IT) Campionato di calcio italiano: La nascita del Campionato a Girone Unico - www.storiedicalcio.altervista.org. Errore nelle note: Tag <ref> non valido; il nome "Quinquennio" è stato definito più volte con contenuti diversi
  34. ^ Dal 28 settembre 1930 (Juventus 4-1 Pro Patria; 1^ giornata) al 16 novembre 1930 (Juventus 1-0 Legnano; 8^ giornata).
  35. ^ Da notare i 65 reti a favore fatti dalla Juventus nei suoi incontri casalinghe durante il campionato 1931/32, record assoluto del calcio italiano.
  36. ^ Dal 27 marzo 1932 (Alessandria 2-3 Juventus; 24^ giornata) al 5 giugno 1932 (Ambrosiana-Inter 2-4 Juventus; 33^ giornata).
  37. ^ a b (EN) Capocannonieri della Coppa dell’Europa Centrale: Periodo 1927-1940 - Record Sport.Soccer Statistics Foundation - www.rsssf.com.
  38. ^ (IT) Calcio (sport): calciatori celebri (pagina 4) - Enciclopedia Encarta online - it.encarta.msn.com.
  39. ^ Dal 9 ottobre 1932 (Juventus 4-1 Roma; 4^ giornata) al 18 dicembre 1932 (Juventus 3-0 Ambrosiana-Inter; 12^ giornata).
  40. ^ La Juventus ha vinto 16 incontri di un totale di 17 giocati (1 pareggio) in condizione di squadre locale durante il campionato 1932/33, record assoluto del calcio italiano.
  41. ^ (IT) La Juventus conquista il suo 6° scudetto - www.gazzetta.it; 30 aprile 1934.
  42. ^ Dal 8 aprile 1934 (Genova 1893 0-2 Juventus; 28^ giornata) al 26 aprile 1934 (Pro Vercelli 0-2 Juventus; 34^ giornata).
  43. ^ (IT) Documentario Grande Storia della Juventus: Il Quinquennio d'Oro (05:11 - 09:23) - www.youtube.com.
  44. ^ a b c (EN) Partite internazionali della nazionale italiana: periodo 1930-1939 - Record Sport.Soccer Statistics Foundation - www.rsssf.com.
  45. ^ Torneo per squadre nazionali antesignano dell’attuale Eurocoppa di nazioni anche conosciuta come Coppa Antonin Švehla. Dopo la Seconda Guerra Mondiale il campionato ha presso il nome di Coppa Dr. Gerö.
  46. ^ a b Nell'ultima fase della Seconda Guerra Mondiale, tra gli anni 1943 e 1945, la società juventina prese il nome di Juve Cisitalia, in abbinamento con la casa automobilistica, il cui titolare, Piero Dusio, era l'allora presidente bianconero. Curiosamente la FIAT, storicamente legata alla Juventus e allora concorrente della Cisitalia, in quel periodo si abbinò al Torino che assunse la denominazione di Torino FIAT.
  47. ^ (IT) Juventus Football Club S.p.A: Prospetto informativo (Informazioni sull'Emittente, pag.53) (archivio .PDF) - www.consob.it; 24 maggio 2007.
  48. ^ a b c Compresi tutti le competizioni internazionali per club ufficialmente riconosciuti da ciascuna delle sei confederazioni regionali di calcio affiliate alla FIFA e la Coppa Intercontinentale-Coppa del mondo per club. Vedi anche (ENFRDEESITPTRUJAKR) Competizioni per club riconosciute dall'UEFA (leggenda) - www.uefa.com.
  49. ^ (EN) Risultati, statistiche e classifica della Serie A, stagione per stagione, dal 1929 ad oggi - www.resultsfromfootball.com.
  50. ^ Organizzazione giudiziale del Comitato Olimpico Internazionale anche noto come Tribunale Arbitrale dello Sport (TAS).
  51. ^ a b (EN) Juve assolta da doping da CAS - soccernet.espn.go.com; 28 aprile 2005.
  52. ^ a b c (IT) Juventus Football Club S.p.A: Prospetto informativo (Informazioni sull'Emittente, pag.59) (archivio .PDF) - www.consob.it; 24 maggio 2007. Errore nelle note: Tag <ref> non valido; il nome "JFC doc" è stato definito più volte con contenuti diversi
  53. ^ (IT) Indice della Legge n. 401/89 - www.giustizia.it.
  54. ^ (IT) G.U.I n.15/06 (pag.9) (archivio .PDF) - www.coni.it; 19 gennaio 2007.
  55. ^ (ITENZH) Articolo La ripresa il 2 gennaio (detaglio delle partite di campionato dell’anno solare 2006 della Juventus FC) - www.juventus.com, 24 dicembre 2006.
  56. ^ La prima contro il Mantova nella trasferta del 13 gennaio (0-1), la seconda contro il Brescia su campo neutro il 10 marzo (1-3), la terza contro il Bari nella trasferta del 3 giugno (0-1) e l'ultima in casa contro lo Spezia il 10 giugno (2-3). Le ultime due sconfitte vennero subite dopo aver raggiunto matematicamente il primo posto in campionato, e l'ultima interruppe l'imbattibilità interna in campionato della Juve, che durava da oltre tre anni (Juventus-Lecce 3-4 del 25 aprile 2004.