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Pier Paolo Pasolini: differenze tra le versioni

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È considerato uno dei maggiori artisti e intellettuali italiani del [[XX secolo]]. Dotato di un'eccezionale versatilità culturale,<ref group=Nota>''La grande energia che l'opera di Pasolini continua a trasmettere nel mondo è dovuta alla pluralità di campi d'intervento, alle incursioni piratesche in terreni al di fuori delle sue competenze e di mostrare le incoerenze, i punti deboli del sistema, e soprattutto la sua capacità di porre dubbi, seminare interrogativi, abbattere verità accettate convenzionalmente. Pasolini era uno straordinario uomo-orchestra, un [[re Mida]] che dominava i materiali espressivi più eterogenei, trasformandoli al minimo contatto'' ([[Gian Piero Brunetta]], in ''Cent'anni cinema italiano'', Laterza, Bari 1991 - p. 494)</ref> si distinse in numerosi campi, lasciando contributi come [[Poesia|poeta]], [[Romanzo|romanziere]], [[drammaturgo]], [[linguistica|linguista]], [[giornalista]] e [[cineasta]].
È considerato uno dei maggiori artisti e intellettuali italiani del [[XX secolo]]. Dotato di un'eccezionale versatilità culturale,<ref group=Nota>''La grande energia che l'opera di Pasolini continua a trasmettere nel mondo è dovuta alla pluralità di campi d'intervento, alle incursioni piratesche in terreni al di fuori delle sue competenze e di mostrare le incoerenze, i punti deboli del sistema, e soprattutto la sua capacità di porre dubbi, seminare interrogativi, abbattere verità accettate convenzionalmente. Pasolini era uno straordinario uomo-orchestra, un [[re Mida]] che dominava i materiali espressivi più eterogenei, trasformandoli al minimo contatto'' ([[Gian Piero Brunetta]], in ''Cent'anni cinema italiano'', Laterza, Bari 1991 - p. 494)</ref> si distinse in numerosi campi, lasciando contributi come [[Poesia|poeta]], [[Romanzo|romanziere]], [[drammaturgo]], [[linguistica|linguista]], [[giornalista]] e [[cineasta]].


Attento osservatore della trasformazione della società dal dopoguerra sino alla metà degli [[anni 1970|anni settanta]], suscitò spesso forti polemiche e accesi dibattiti per la radicalità dei suoi giudizi, assai critici nei riguardi delle abitudini borghesi e della nascente [[consumismo|società dei consumi]] italiana, come anche nei confronti del [[Sessantotto]] e dei suoi protagonisti. Il suo rapporto con l'omosessualità è stato al centro del suo personaggio pubblico.<ref>[http://www.pasolini.net/narrativa_amadomio.htm Amado mio - Narrativa di Pasolini - Pagine corsare<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>
Attento osservatore della trasformazione della società dal [[secondo dopoguerra]] sino alla metà degli [[anni 1970|anni settanta]], suscitò spesso forti polemiche e accesi dibattiti per la radicalità dei suoi giudizi, assai critici nei riguardi delle abitudini borghesi e della nascente [[consumismo|società dei consumi]] italiana, come anche nei confronti del [[Sessantotto]] e dei suoi protagonisti. Il suo rapporto con l'[[omosessualità]] è stato al centro del suo personaggio pubblico.<ref>[http://www.pasolini.net/narrativa_amadomio.htm Amado mio - Narrativa di Pasolini - Pagine corsare<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>


== L'infanzia e la giovinezza ==
== L'infanzia e la giovinezza ==
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Di ritorno da Casarsa all'inizio dell'autunno scoprì di aver nel cuore la lingua friulana e tra gli ultimi mesi del 1941 e i primi del [[1942]] scrisse i versi che, raccolti in un libretto intitolato ''Poesie a Casarsa'', verranno pubblicati il 14 luglio 1942,<ref>{{cita|Siciliano|p. 66}}</ref> a spese dell'autore, e saranno subito notati da [[Gianfranco Contini]] (che gli dedicherà una recensione positiva),<ref>{{cita|Siciliano|p. 67}}</ref> da [[Alfonso Gatto]] e dal critico [[Antonio Russi]].
Di ritorno da Casarsa all'inizio dell'autunno scoprì di aver nel cuore la lingua friulana e tra gli ultimi mesi del 1941 e i primi del [[1942]] scrisse i versi che, raccolti in un libretto intitolato ''Poesie a Casarsa'', verranno pubblicati il 14 luglio 1942,<ref>{{cita|Siciliano|p. 66}}</ref> a spese dell'autore, e saranno subito notati da [[Gianfranco Contini]] (che gli dedicherà una recensione positiva),<ref>{{cita|Siciliano|p. 67}}</ref> da [[Alfonso Gatto]] e dal critico [[Antonio Russi]].
Nel luglio 1942 passa tre settimane in un campo di addestramento per allievi ufficiali presso [[Porretta Terme]].<ref>{{cita|Naldini|p. 51}}</ref>
Nel luglio 1942 passa tre settimane in un campo di addestramento per allievi ufficiali presso [[Porretta Terme]].<ref>{{cita|Naldini|p. 51}}</ref>

A Bologna intanto riprese la fervida vita culturale, che si svolse all'interno dell'università, e, anche perché incoraggiato dal giudizio positivo che [[Francesco Arcangeli]] aveva dato ai suoi quadri, chiese di svolgere una tesi di laurea sulla pittura italiana contemporanea con [[Roberto Longhi (storico dell'arte)|Roberto Longhi]], docente di [[Storia dell'arte]].<ref>{{cita|Siciliano|p. 65}}</ref> Di questa tesi, il cui manoscritto andrà perduto durante i giorni dell'[[Armistizio di Cassibile|otto settembre del 1943]], Pasolini abbozzerà solamente i primi capitoli per poi rinunciarvi e passare a una tesi più motivata sulla poesia del [[Giovanni Pascoli|Pascoli]].<ref>{{cita|Naldini|p. 326}}</ref> Scelto come relatore il suo professore di [[letteratura italiana]] [[Carlo Calcaterra]], Pasolini lavorò al progetto dell<nowiki>'</nowiki>''Antologia della poesia pascoliana (introduzione e commenti)'' tra il 1944 e il 1945, mettendo a punto, dopo un'ampia introduzione in cui sono esposte e discusse le premesse teoriche della tesi, una personale selezione di testi provenienti dalle differenti raccolte del Pascoli, analizzati e commentati con sensibilità peculiare. il 26 novembre, Pasolini discusse, ''[[magna cum laude]]'', la tesi di [[laurea]],<ref>{{cita|Siciliano|p. 104}}</ref> ma solo nel 1993 l<nowiki>'</nowiki>''Antologia'' vide la luce per i tipi della casa editrice [[Einaudi]].
A Bologna intanto riprese la fervida vita culturale, che si svolse all'interno dell'università, e, anche perché incoraggiato dal giudizio positivo che [[Francesco Arcangeli]] aveva dato ai suoi quadri, chiese di svolgere una tesi di laurea sulla pittura italiana contemporanea con [[Roberto Longhi (storico dell'arte)|Roberto Longhi]], docente di [[Storia dell'arte]].<ref>{{cita|Siciliano|p. 65}}</ref> Di questa tesi, il cui manoscritto andrà perduto durante i giorni dell'[[Armistizio di Cassibile|otto settembre del 1943]], Pasolini abbozzerà solamente i primi capitoli per poi rinunciarvi e passare a una tesi più motivata sulla poesia del [[Giovanni Pascoli|Pascoli]].<ref>{{cita|Naldini|p. 326}}</ref> Scelto come relatore il suo professore di [[letteratura italiana]] [[Carlo Calcaterra]], Pasolini lavorò al progetto dell<nowiki>'</nowiki>''Antologia della poesia pascoliana (introduzione e commenti)'' tra il 1944 e il 1945, mettendo a punto, dopo un'ampia introduzione in cui sono esposte e discusse le premesse teoriche della tesi, una personale selezione di testi provenienti dalle differenti raccolte del Pascoli, analizzati e commentati con sensibilità peculiare. il 26 novembre, Pasolini discusse, ''[[magna cum laude]]'', la tesi di [[laurea]],<ref>{{cita|Siciliano|p. 104}}</ref> ma solo nel 1993 l<nowiki>'</nowiki>''Antologia'' vide la luce per i tipi della casa editrice [[Einaudi]].


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Continuava intanto a tenersi in contatto epistolare con gli amici, ai quali questa volta non volle nascondere nulla, raccontando quanto gli stava capitando:
Continuava intanto a tenersi in contatto epistolare con gli amici, ai quali questa volta non volle nascondere nulla, raccontando quanto gli stava capitando:
{{Citazione|Ho voglia di essere al Tagliamento, a lanciare i miei gesti uno dopo l'altro nella lucente cavità del paesaggio. Il Tagliamento qui è larghissimo. Un torrente enorme, sassoso, candido come uno scheletro. Ci sono arrivato ieri in bicicletta, giovane indigeno, con un più giovane indigeno di nome Bruno…|Lettera a Luciano Serra del 22 luglio 1943.<ref>{{cita|Siciliano|p. 57}}</ref>}}
{{Citazione|Ho voglia di essere al Tagliamento, a lanciare i miei gesti uno dopo l'altro nella lucente cavità del paesaggio. Il Tagliamento qui è larghissimo. Un torrente enorme, sassoso, candido come uno scheletro. Ci sono arrivato ieri in bicicletta, giovane indigeno, con un più giovane indigeno di nome Bruno…|Lettera a Luciano Serra del 22 luglio 1943.<ref>{{cita|Siciliano|p. 57}}</ref>}}
Alla vigilia dell'[[Armistizio di Cassibile|Armistizio]], Pasolini fu chiamato alle armi. Costretto ad arruolarsi a [[Pisa]] il primo settembre [[1943]], una settimana dopo, l'8 settembre, disobbedì all'ordine di consegnare le armi ai [[Germania|tedeschi]] e riuscì a fuggire dalla deportazione travestito da contadino e a rifugiarsi a [[Casarsa della Delizia|Casarsa]].<ref>{{cita|Siciliano|p. 74}}</ref> Lì c'erano alcuni giovani appassionati di poesia (Riccardo Castellani, Cesare Bortotto, Ovidio Colussi, Rico de Rocco e il cugino [[Nico Naldini]]) con i quali fondò l'[[Academiuta di lenga furlana]] che si proponeva di rivendicare l'uso letterario del friulano casarsese contro l'egemonia di quello udinese. Il nuovo gruppo si propose di pubblicare una rivista che fosse in grado di rivolgersi al pubblico del paese e nello stesso tempo promuovere la sua poetica. Il primo numero della rivista uscì nel maggio del [[1944]] con il titolo "Stroligùt di cà da l'aga" ("Lunario [pubblicato] di qua dell'acqua [il Tagliamento]").
Alla vigilia dell'[[Armistizio di Cassibile|Armistizio]], Pasolini fu chiamato alle armi. Costretto ad arruolarsi a [[Pisa]] il primo settembre [[1943]], una settimana dopo, l'8 settembre, disobbedì all'ordine di consegnare le armi ai [[Germania|tedeschi]] e riuscì a fuggire dalla deportazione travestito da contadino e a rifugiarsi a [[Casarsa della Delizia|Casarsa]].<ref>{{cita|Siciliano|p. 74}}</ref> Lì c'erano alcuni giovani appassionati di poesia (Riccardo Castellani, Cesare Bortotto, Ovidio Colussi, Rico de Rocco e il cugino [[Nico Naldini]]) con i quali fondò l'[[Academiuta di lenga furlana]] che si proponeva di rivendicare l'uso letterario del friulano casarsese contro l'egemonia di quello udinese. Il nuovo gruppo si propose di pubblicare una rivista che fosse in grado di rivolgersi al pubblico del paese e nello stesso tempo promuovere la sua poetica. Il primo numero della rivista uscì nel maggio del [[1944]] con il titolo "Stroligùt di cà da l'aga" ("Lunario [pubblicato] di qua dell'acqua [il Tagliamento]"). Nel frattempo la tranquillità di Casarsa era compromessa dai [[Bombardamento|bombardamenti]] e dai rastrellamenti di fascisti per l'arruolamento forzato nel nuovo esercito della [[Repubblica di Salò]] e cominciavano a formarsi i primi gruppi [[Partigiano|partigiani]]. Pier Paolo cercò di astrarsi il più possibile dedicandosi agli studi e alla poesia, e intanto aprì in casa sua una piccola scuola privata per quegli studenti che a causa dei bombardamenti non potevano raggiungere le scuole di [[Pordenone]] o il ginnasio di [[Udine]].<ref>{{cita|Siciliano|p. 79}}</ref>

Nel frattempo la tranquillità di Casarsa era compromessa dai [[Bombardamento|bombardamenti]] e dai rastrellamenti di fascisti per l'arruolamento forzato nel nuovo esercito della [[Repubblica di Salò]] e cominciavano a formarsi i primi gruppi [[Partigiano|partigiani]]. Pier Paolo cercò di astrarsi il più possibile dedicandosi agli studi e alla poesia, e intanto aprì in casa sua una piccola scuola privata per quegli studenti che a causa dei bombardamenti non potevano raggiungere le scuole di [[Pordenone]] o il ginnasio di [[Udine]].<ref>{{cita|Siciliano|p. 79}}</ref> Nell'ottobre del [[1944]] Pier Paolo e la madre – il fratello Guido si era intanto unito alle formazioni partigiane della [[Carnia]] – si trasferirono a [[Versuta]], che sembrava essere un luogo più tranquillo e lontano dagli obiettivi militari. Nel villaggio mancava la scuola e i ragazzi dovevano percorrere più di un chilometro per raggiungere la loro sede scolastica. Susanna e Pier Paolo decisero così di aprire una scuola gratuita nella loro casa. In questo periodo Pier Paolo visse il suo primo [[amore]] per un allievo tra i più grandi («In quelle membra splendevano un'ingenuità, una grazia… o l'ombra di una razza scomparsa che durante l'adolescenza riaffiora») e, al contempo, si innamorò di lui una giovane [[violinista]] [[Slovenia|slovena]], Pina Kalc (Josipina Kalc), che aveva raggiunto con la sua famiglia il rifugio di Pasolini. La vicenda del ragazzo e l'amore di Pina per lui si intrecciarono complicando dolorosamente quei lunghi mesi che mancavano alla fine della [[guerra]].<ref>{{cita|Zanzotto&Naldini|p. 39}}</ref>
Nell'ottobre del [[1944]] Pier Paolo e la madre – il fratello Guido si era intanto unito alle formazioni partigiane della [[Carnia]] – si trasferirono a [[Versuta]], che sembrava essere un luogo più tranquillo e lontano dagli obiettivi militari. Nel villaggio mancava la scuola e i ragazzi dovevano percorrere più di un chilometro per raggiungere la loro sede scolastica. Susanna e Pier Paolo decisero così di aprire una scuola gratuita nella loro casa. In questo periodo Pier Paolo visse il suo primo [[amore]] per un allievo tra i più grandi («In quelle membra splendevano un'ingenuità, una grazia… o l'ombra di una razza scomparsa che durante l'adolescenza riaffiora») e, al contempo, si innamorò di lui una giovane [[violinista]] [[Slovenia|slovena]], Pina Kalc (Josipina Kalc), che aveva raggiunto con la sua famiglia il rifugio di Pasolini. La vicenda del ragazzo e l'amore di Pina per lui si intrecciarono complicando dolorosamente quei lunghi mesi che mancavano alla fine della [[guerra]].<ref>{{cita|Zanzotto&Naldini|p. 39}}</ref>


Il 7 febbraio del [[1945]], [[Guido Pasolini|Guido]], il fratello diciannovenne di Pier Paolo fu ucciso, insieme ad altri 16 partigiani della [[Brigata Osoppo]], a [[Attimis|Porzus]], in [[Friuli]], da una milizia di partigiani [[comunismo|comunisti]] in quello che fu ricordato come l'[[Eccidio di Porzus]].<ref>{{cita|Siciliano|p. 92-93}}</ref> Questa notizia fu data a Pasolini il 2 maggio 1945 dal suo amico partigiano Cesare Bortotto gettando Pier Paolo e la madre in un terribile strazio.<ref>{{cita|Siciliano|p. 94}}</ref> Proseguirono comunque le lezioni nella piccola scuola di Versuta, dove Pier Paolo era considerato un vero maestro. Il 18 febbraio dello stesso anno venne fondata l'"[[Academiuta di lenga furlana]]"<ref name=autogenerato2>{{cita|Siciliano|p. 99}}</ref> che raccoglieva un piccolo gruppo di [[neòteroi]]<ref group=Nota>Al di là del senso stretto, che può essere approfondito consultando il link nel testo principale, l'espressione ''neòteroi'' si può usare anche a proposito «di poeta, di scuola poetica che tende ad innovare il linguaggio e i temi tradizionali» (''Grande Dizionario Garzanti Italiano 2009'', Editore GARZANTI, 2007, ISBN 88-480-0305-2, 9788848003056, voce: "neoterico")</ref> e che, sulle basi delle esperienze precedenti di Pier Paolo, fondò i principi del [[felibrismo]] regionale:
Il 7 febbraio del [[1945]], [[Guido Pasolini|Guido]], il fratello diciannovenne di Pier Paolo fu ucciso, insieme ad altri 16 partigiani della [[Brigata Osoppo]], a [[Attimis|Porzus]], in [[Friuli]], da una milizia di partigiani [[comunismo|comunisti]] in quello che fu ricordato come l'[[Eccidio di Porzus]].<ref>{{cita|Siciliano|p. 92-93}}</ref> Questa notizia fu data a Pasolini il 2 maggio 1945 dal suo amico partigiano Cesare Bortotto gettando Pier Paolo e la madre in un terribile strazio.<ref>{{cita|Siciliano|p. 94}}</ref> Proseguirono comunque le lezioni nella piccola scuola di Versuta, dove Pier Paolo era considerato un vero maestro. Il 18 febbraio dello stesso anno venne fondata l'"[[Academiuta di lenga furlana]]"<ref name=autogenerato2>{{cita|Siciliano|p. 99}}</ref> che raccoglieva un piccolo gruppo di [[neòteroi]]<ref group=Nota>Al di là del senso stretto, che può essere approfondito consultando il link nel testo principale, l'espressione ''neòteroi'' si può usare anche a proposito «di poeta, di scuola poetica che tende ad innovare il linguaggio e i temi tradizionali» (''Grande Dizionario Garzanti Italiano 2009'', Editore GARZANTI, 2007, ISBN 88-480-0305-2, 9788848003056, voce: "neoterico")</ref> e che, sulle basi delle esperienze precedenti di Pier Paolo, fondò i principi del [[felibrismo]] regionale:
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In quello stesso anno si dedicò al suo amore per il cinema scrivendo le sceneggiature de ''La giornata balorda'' di Bolognini, ''Il carro armato dell'8 settembre'' per [[Gianni Puccini]], ''[[La lunga notte del '43]]'' per [[Florestano Vancini]] tratto dal racconto di Bassani e [[Il bell'Antonio (film)|Il bell'Antonio]] tratto dal romanzo di [[Vitaliano Brancati]].
In quello stesso anno si dedicò al suo amore per il cinema scrivendo le sceneggiature de ''La giornata balorda'' di Bolognini, ''Il carro armato dell'8 settembre'' per [[Gianni Puccini]], ''[[La lunga notte del '43]]'' per [[Florestano Vancini]] tratto dal racconto di Bassani e [[Il bell'Antonio (film)|Il bell'Antonio]] tratto dal romanzo di [[Vitaliano Brancati]].


Si era intanto prospettato alla sua mente il progetto di scrivere un film in proprio con un soggetto dal titolo ''La commare secca'', ma i fatti di luglio, con i drammatici giorni del [[governo Tambroni]], gli faranno mettere da parte il progetto per scrivere il soggetto di [[Accattone]]. Pasolini provò a proporre il soggetto alla casa di produzione dell'amico Fellini, la ''Federiz''. Fellini gli chiese di girare due intere scene di prova, ma il girato non piacque alla produzione che lo rifiutò.<ref>{{cita|Murri|p. 19}}</ref> L'amico Bolognini gli trovò un [[produttore cinematografico|produttore]], [[Alfredo Bini]] (a cui si associò [[Cino del Duca]]), al quale Pier Paolo spiegò come voleva fosse girato il film: molti primi piani, prevalenza dei personaggi sul paesaggio e soprattutto grande semplicità. Protagonista sarà [[Franco Citti]], il fratello di [[Sergio Citti|Sergio]] e aiuto regista [[Bernardo Bertolucci]] al suo primo film.<ref name="Murri20">{{cita|Murri|p. 20}}</ref> le riprese del film l<nowiki>'</nowiki>''Accattone'' furono ultimate nel luglio del 1961, il film non ottenne il visto della censura per la proiezione nelle sale italiane ma verrà lo stesso presentato, il 31 agosto 1961 al [[Festival di Venezia]], fuori concorso.<ref name="Murri20"/> Non particolarmente apprezzato dalla critica italiana, a [[Parigi]], dove venne presto proiettato, ricevette invece il giudizio entusiastico di [[Marcel Carné]] e di [[André Chamson]]. Dopo la tempestosa accoglienza alla Mostra di Venezia ''Accattone'' divenne il primo film italiano a ottenere il divieto ai minori di anni 18.<ref name="Murri20"/>
Si era intanto prospettato alla sua mente il progetto di scrivere un film in proprio con un soggetto dal titolo ''La commare secca'', ma i fatti di luglio, con i drammatici giorni del [[governo Tambroni]], gli faranno mettere da parte il progetto per scrivere il soggetto di [[Accattone]]. Pasolini provò a proporre il soggetto alla casa di produzione dell'amico Fellini, la ''Federiz''. Fellini gli chiese di girare due intere scene di prova, ma il girato non piacque alla produzione che lo rifiutò.<ref>{{cita|Murri|p. 19}}</ref> L'amico Bolognini gli trovò un [[produttore cinematografico|produttore]], [[Alfredo Bini]] (a cui si associò [[Cino del Duca]]), al quale Pier Paolo spiegò come voleva fosse girato il film: molti primi piani, prevalenza dei personaggi sul paesaggio e soprattutto grande semplicità. Protagonista sarà [[Franco Citti]], il fratello di [[Sergio Citti|Sergio]] e aiuto regista [[Bernardo Bertolucci]] al suo primo film.<ref name="Murri20">{{cita|Murri|p. 20}}</ref> le riprese del film l<nowiki>'</nowiki>''Accattone'' furono ultimate nel luglio del 1961, il film non ottenne il visto della censura per la proiezione nelle sale italiane, ma verrà lo stesso presentato, il 31 agosto 1961 al [[Festival di Venezia]], fuori concorso.<ref name="Murri20"/> Non particolarmente apprezzato dalla critica italiana, a [[Parigi]], dove venne presto proiettato, ricevette invece il giudizio entusiastico di [[Marcel Carné]] e di [[André Chamson]]. Dopo la tempestosa accoglienza alla Mostra di Venezia ''Accattone'' divenne il primo film italiano a ottenere il divieto ai minori di anni 18.<ref name="Murri20"/> La prima del film a Roma, al cinema Barberini, il 23 novembre 1961, vede l'irruzione di un gruppo di neofascisti che interrompono la proiezione, aggredendo gli spettatori e vandalizzando la sala.<ref>{{cita|Siciliano|p. 344-345}}</ref>
La prima del film a Roma, al cinema Barberini, il 23 novembre 1961, vede l'irruzione di un gruppo di neofascisti che interrompono la proiezione, aggredendo gli spettatori e vandalizzando la sala.<ref>{{cita|Siciliano|p. 344-345}}</ref>
[[File:Balletti verdi - Il Borghese, 22-12-60 1 - La morale comunista.jpg|175px|right|thumb|alt= Pasolini parla a un microfono, tre ragazzi lo ascoltano. La didascalia della foto recita: La morale comunista: Pasolini predica contro la censura dinanzi ai giovani delle sezioni romane.|Pasolini presentato come corruttore della gioventù sul settimanale di destra "Il borghese" nel 1960.]]
[[File:Balletti verdi - Il Borghese, 22-12-60 1 - La morale comunista.jpg|175px|right|thumb|alt= Pasolini parla a un microfono, tre ragazzi lo ascoltano. La didascalia della foto recita: La morale comunista: Pasolini predica contro la censura dinanzi ai giovani delle sezioni romane.|Pasolini presentato come corruttore della gioventù sul settimanale di destra "Il borghese" nel 1960.]]



Versione delle 12:51, 24 feb 2014

Disambiguazione – "Pasolini" rimanda qui. Se stai cercando altri significati, vedi Pasolini (disambigua).
Pier Paolo Pasolini

Pier Paolo Pasolini (Bologna, 5 marzo 1922Lido di Ostia, 2 novembre 1975) è stato un poeta, giornalista, regista, sceneggiatore, attore, paroliere e scrittore italiano.

Firma di Pasolini

È considerato uno dei maggiori artisti e intellettuali italiani del XX secolo. Dotato di un'eccezionale versatilità culturale,[Nota 1] si distinse in numerosi campi, lasciando contributi come poeta, romanziere, drammaturgo, linguista, giornalista e cineasta.

Attento osservatore della trasformazione della società dal secondo dopoguerra sino alla metà degli anni settanta, suscitò spesso forti polemiche e accesi dibattiti per la radicalità dei suoi giudizi, assai critici nei riguardi delle abitudini borghesi e della nascente società dei consumi italiana, come anche nei confronti del Sessantotto e dei suoi protagonisti. Il suo rapporto con l'omosessualità è stato al centro del suo personaggio pubblico.[1]

L'infanzia e la giovinezza

Pier Paolo Pasolini, primogenito dell'ufficiale di fanteria bolognese Carlo Alberto Pasolini e della maestra casarsese Susanna Colussi, nacque nella zona universitaria di Bologna, il 5 marzo 1922,[2] in una foresteria militare, in Via Borgonuovo 4, dove ora c'è una targa in marmo che lo ricorda.[3] A causa dei frequenti trasferimenti del padre, la famiglia, che da Bologna si era già trasferita a Parma, nel 1923 si trasferì a Conegliano, e nel 1925 a Belluno, dove nacque il fratello Guido Alberto. A Belluno viene mandato all'asilo dalle suore, ma dopo pochi giorni si rifiuta di andarci e la famiglia acconsente.[4] Nel 1927 i Pasolini furono nuovamente a Conegliano, dove Pier Paolo prima di compiere i sei anni fu iscritto alla prima elementare.

Un bambino in piedi su di una sedia accanto alla madre.
Pier Paolo Pasolini e la madre
Pasolini a Casarsa

L'anno successivo traslocarono a Casarsa della Delizia, in Friuli, ospiti della casa materna, poiché il padre era agli arresti per alcuni debiti. La madre, per far fronte alle difficoltà economiche, riprese l'insegnamento. Terminato il periodo di detenzione del padre, ripresero i trasferimenti a un ritmo quasi annuale. Fondamentali rimasero i soggiorni estivi a Casarsa.

«… vecchio borgo… grigio e immerso nella più sorda penombra di pioggia, popolato a stento da antiquate figure di contadini e intronato dal suono senza tempo della campana[5]»

Nel 1929 i Pasolini si spostarono nella vicina Sacile, sempre in ragione del mestiere del capofamiglia, e in quell'anno Pier Paolo aggiunse alla sua passione per il disegno quella della scrittura, cimentandosi in versi ispirati ai semplici aspetti della natura che osservava a Casarsa.[6]

Dopo un breve soggiorno a Idria nella Venezia Giulia (oggi in territorio sloveno), la famiglia ritornò a Sacile, dove Pier Paolo affrontò l'esame di ammissione al ginnasio. Venne bocciato in italiano, per poi superare la prova a ottobre.[6] A Conegliano cominciò a frequentare la prima classe, ma a metà dell'anno scolastico 1932-1933 il padre fu trasferito a Cremona dove la famiglia rimase fino al 1935, quando ci fu un nuovo spostamento a Scandiano (con gli inevitabili problemi di adattamento) e cambiamento di ginnasio da Cremona a Reggio Emilia che raggiungeva in treno.[6] In Pier Paolo crebbe la passione per la poesia e la letteratura, mentre lo abbandonava il fervore religioso del periodo dell'infanzia. Al ginnasio di Reggio Emilia conobbe il primo vero amico della giovinezza, Luciano Serra, che incontrò ancora l'anno seguente al Liceo Galvani di Bologna.

A Bologna, dove trascorrerà sette anni Pier Paolo coltivò nuove passioni, come quella del calcio, e alimentò la sua passione per la lettura comprando numerosi volumetti presso le bancarelle di libri usati sotto il portico della Libreria Nanni, circa di fronte a Piazza Maggiore. Le letture spaziavano da Dostoevskij, Tolstoj e Shakespeare ai poeti romantici del periodo di Manzoni.[6]

Al Liceo Galvani di Bologna fece conoscenza con altri amici, tra i quali Ermes Parini, Franco Farolfi, Elio Melli, e con loro costituì un gruppo di discussione letteraria. Intanto la sua carriera scolastica proseguiva con eccellenti risultati e nel 1939 venne promosso alla terza liceo con una media tanto alta da indurlo a saltare un anno per presentarsi alla maturità in autunno.

Tre ragazzi sottobraccio in strada.
Pier Paolo Pasolini con gli amici a Bologna nel 1937

Si iscrisse così, a soli diciassette anni, alla Facoltà di Lettere dell'Università di Bologna, e scoprì nuove passioni culturali, come la filologia romanza e soprattutto l'estetica delle arti figurative insegnata al tempo dall'affermato critico d'arte Roberto Longhi.[7]

Frequentava intanto il Cineclub di Bologna dove si appassionò al ciclo dei film di René Clair; si dedicò allo sport e fu promosso capitano di calcio della Facoltà di Lettere;[7] faceva gite in bicicletta con gli amici e frequentava i campeggi estivi che organizzava l'Università di Bologna. Con gli amici – l'immagine da offrire ai quali era sempre quella del "noi siamo virili e guerrieri", cosicché non percepissero nulla dei suoi travagli interiori – si incontrava, oltre che nelle aule dell'Università, anche nei luoghi istituiti dal Regime fascista per la gioventù, come il GUF, i campeggi della "Milizia", le competizioni dei Littoriali della cultura.[7] Procedevano in questo periodo le letture delle Occasioni di Montale, di Ungaretti e delle traduzioni dei lirici greci di Quasimodo, mentre fuori dall'ambito poetico leggeva soprattutto Freud e ogni cosa che fosse disponibile in traduzione italiana.[7]

Nel 1941 la famiglia Pasolini trascorse come ogni anno le vacanze estive a Casarsa, e Pier Paolo scrisse poesie che allegava alle lettere per gli amici bolognesi tra i quali, oltre l'amico Serra, erano inclusi Roberto Roversi e il cosentino Francesco Leonetti, verso i quali sentiva un forte sodalizio:

«L'unità spirituale e il nostro modo unitario di sentire sono notevolissimi, formiamo già cioè un gruppo, e quasi una poetica nuova, almeno così mi pare[8]»

Il padre era stato richiamato in servizio ed era partito per l'Africa Orientale, dove verrà fatto prigioniero dagli Inglesi.[9] I quattro giovani pensarono di fondare una rivista dal titolo Eredi alla quale Pasolini volle conferire un programma sovraindividuale:

«Davanti a Eredi dovremo essere quattro, ma per purezza uno solo.[8]»

La rivista non vedrà la luce a causa delle restrizioni ministeriali sull'uso della carta, ma quell'estate del 1941 rimarrà per i quattro amici indimenticabile. Cominciarono intanto ad apparire nelle poesie di Pasolini alcuni frammenti di dialogo in friulano anche se le poesie inviate agli amici continuavano a essere composte da versi improntati alla letteratura in lingua italiana.

Le prime esperienze letterarie

Lo stesso argomento in dettaglio: Pier Paolo Pasolini (analisi delle opere).

Di ritorno da Casarsa all'inizio dell'autunno scoprì di aver nel cuore la lingua friulana e tra gli ultimi mesi del 1941 e i primi del 1942 scrisse i versi che, raccolti in un libretto intitolato Poesie a Casarsa, verranno pubblicati il 14 luglio 1942,[10] a spese dell'autore, e saranno subito notati da Gianfranco Contini (che gli dedicherà una recensione positiva),[11] da Alfonso Gatto e dal critico Antonio Russi. Nel luglio 1942 passa tre settimane in un campo di addestramento per allievi ufficiali presso Porretta Terme.[12]

A Bologna intanto riprese la fervida vita culturale, che si svolse all'interno dell'università, e, anche perché incoraggiato dal giudizio positivo che Francesco Arcangeli aveva dato ai suoi quadri, chiese di svolgere una tesi di laurea sulla pittura italiana contemporanea con Roberto Longhi, docente di Storia dell'arte.[13] Di questa tesi, il cui manoscritto andrà perduto durante i giorni dell'otto settembre del 1943, Pasolini abbozzerà solamente i primi capitoli per poi rinunciarvi e passare a una tesi più motivata sulla poesia del Pascoli.[14] Scelto come relatore il suo professore di letteratura italiana Carlo Calcaterra, Pasolini lavorò al progetto dell'Antologia della poesia pascoliana (introduzione e commenti) tra il 1944 e il 1945, mettendo a punto, dopo un'ampia introduzione in cui sono esposte e discusse le premesse teoriche della tesi, una personale selezione di testi provenienti dalle differenti raccolte del Pascoli, analizzati e commentati con sensibilità peculiare. il 26 novembre, Pasolini discusse, magna cum laude, la tesi di laurea,[15] ma solo nel 1993 l'Antologia vide la luce per i tipi della casa editrice Einaudi.

La GIL di Bologna aveva intanto in programma di pubblicare una rivista, Il Setaccio, con qualche fronda culturale. Pasolini aderì insieme e ne diventò viceredattore, ma presto entrò in contrasto con il direttore responsabile, Giovanni Falzone, che era molto ligio alla retorica del regime. La rivista cesserà le pubblicazioni dopo soli sei numeri ma rappresenterà per Pasolini un'esperienza importante, grazie alla quale comprenderà la natura regressiva e provinciale del fascismo e maturerà un atteggiamento culturale antifascista anche grazie all'incontro con Giovanna Bemporad a cui propose di tradurre per la rivista dove lei si firmava Giovanna Bembo per sfuggire alle leggi razziali.[16]

Nell'autunno del 1942 partecipò a un viaggio nella Germania nazista, organizzato come incontro della gioventù universitaria dei paesi fascisti, che gli rivelò aspetti della cultura europea sconosciuti al provincialismo italiano. Al ritorno dal viaggio pubblicò, sulla rivista del GUF, l'articolo Cultura italiana e cultura europea a Weimar (gennaio 1943), che anticipava già quello che sarà il Pasolini "corsaro", e sul "Setaccio" tracciò le linee di un programma culturale i cui principi erano quelli dello sforzo di autocoscienza, del travaglio interiore, individuale e collettivo, e della sofferta sensibilità critica, un percorso che lo poneva già al di fuori del fascismo.[16]

Il periodo della guerra

Il 1942 si concluse con la decisione della famiglia di sfollare in Friuli, a Casarsa, ritenuto un luogo più tranquillo e sicuro per attendere la fine della guerra. Nel 1943 a Casarsa il giovane Pier Paolo fu colto da quei turbamenti erotici che in passato aveva cercato di allontanare:

«Un continuo turbamento senza immagini e senza parole batte alle mie tempie e mi oscura.»

Continuava intanto a tenersi in contatto epistolare con gli amici, ai quali questa volta non volle nascondere nulla, raccontando quanto gli stava capitando:

«Ho voglia di essere al Tagliamento, a lanciare i miei gesti uno dopo l'altro nella lucente cavità del paesaggio. Il Tagliamento qui è larghissimo. Un torrente enorme, sassoso, candido come uno scheletro. Ci sono arrivato ieri in bicicletta, giovane indigeno, con un più giovane indigeno di nome Bruno…»

Alla vigilia dell'Armistizio, Pasolini fu chiamato alle armi. Costretto ad arruolarsi a Pisa il primo settembre 1943, una settimana dopo, l'8 settembre, disobbedì all'ordine di consegnare le armi ai tedeschi e riuscì a fuggire dalla deportazione travestito da contadino e a rifugiarsi a Casarsa.[19] Lì c'erano alcuni giovani appassionati di poesia (Riccardo Castellani, Cesare Bortotto, Ovidio Colussi, Rico de Rocco e il cugino Nico Naldini) con i quali fondò l'Academiuta di lenga furlana che si proponeva di rivendicare l'uso letterario del friulano casarsese contro l'egemonia di quello udinese. Il nuovo gruppo si propose di pubblicare una rivista che fosse in grado di rivolgersi al pubblico del paese e nello stesso tempo promuovere la sua poetica. Il primo numero della rivista uscì nel maggio del 1944 con il titolo "Stroligùt di cà da l'aga" ("Lunario [pubblicato] di qua dell'acqua [il Tagliamento]"). Nel frattempo la tranquillità di Casarsa era compromessa dai bombardamenti e dai rastrellamenti di fascisti per l'arruolamento forzato nel nuovo esercito della Repubblica di Salò e cominciavano a formarsi i primi gruppi partigiani. Pier Paolo cercò di astrarsi il più possibile dedicandosi agli studi e alla poesia, e intanto aprì in casa sua una piccola scuola privata per quegli studenti che a causa dei bombardamenti non potevano raggiungere le scuole di Pordenone o il ginnasio di Udine.[20]

Nell'ottobre del 1944 Pier Paolo e la madre – il fratello Guido si era intanto unito alle formazioni partigiane della Carnia – si trasferirono a Versuta, che sembrava essere un luogo più tranquillo e lontano dagli obiettivi militari. Nel villaggio mancava la scuola e i ragazzi dovevano percorrere più di un chilometro per raggiungere la loro sede scolastica. Susanna e Pier Paolo decisero così di aprire una scuola gratuita nella loro casa. In questo periodo Pier Paolo visse il suo primo amore per un allievo tra i più grandi («In quelle membra splendevano un'ingenuità, una grazia… o l'ombra di una razza scomparsa che durante l'adolescenza riaffiora») e, al contempo, si innamorò di lui una giovane violinista slovena, Pina Kalc (Josipina Kalc), che aveva raggiunto con la sua famiglia il rifugio di Pasolini. La vicenda del ragazzo e l'amore di Pina per lui si intrecciarono complicando dolorosamente quei lunghi mesi che mancavano alla fine della guerra.[21]

Il 7 febbraio del 1945, Guido, il fratello diciannovenne di Pier Paolo fu ucciso, insieme ad altri 16 partigiani della Brigata Osoppo, a Porzus, in Friuli, da una milizia di partigiani comunisti in quello che fu ricordato come l'Eccidio di Porzus.[22] Questa notizia fu data a Pasolini il 2 maggio 1945 dal suo amico partigiano Cesare Bortotto gettando Pier Paolo e la madre in un terribile strazio.[23] Proseguirono comunque le lezioni nella piccola scuola di Versuta, dove Pier Paolo era considerato un vero maestro. Il 18 febbraio dello stesso anno venne fondata l'"Academiuta di lenga furlana"[24] che raccoglieva un piccolo gruppo di neòteroi[Nota 2] e che, sulle basi delle esperienze precedenti di Pier Paolo, fondò i principi del felibrismo regionale:

«Nel nostro friulano noi troviamo una vivezza, e una nudità, e una cristianità che possono riscattarlo dalla sua sconfortante preistoria poetica.»

Una classe con il suo insegnante.
Pier Paolo Pasolini e la scolaresca della scuola media di Valvasone

In agosto fu pubblicato il primo numero de Il Stroligut, con una numerazione nuova per distinguersi dal precedente Stroligut di cà da l'aga e, nello stesso periodo, cominciò la serie dei "diarii" in versi italiani pubblicati nel 1946 in un primo volumetto a spese dell'autore sulle "Edizioni dell'Academiuta", e sulla rivista fiorentina Il Mondo, pubblicò due poesie tratte dalla raccolta e scelte dallo stesso Montale.[24] Nello stesso anno aderì a Patrie tal Friul (l'associazione per l'autonomia del Friuli creata da Tiziano Tessitori, con sede a Udine) e dopo il ritorno del padre nell'autunno del 1945, prigioniero degli inglesi in Africa poi rimpatriato, in anticipo per il lutto ricevuto, dal Kenya,[26]

Il primo dopoguerra in Friuli

Nel 1946 Pasolini lavorò a un romanzo autobiografico rimasto incompiuto intitolato dapprima Quaderni rossi perché scritti a mano su cinque quaderni scolastici dalla copertina rossa,[27] poi Pagine involontarie e infine "Il romanzo di Narciso". In queste pagine l'autore descrive per la prima volta le sue esperienze omosessuali. Scrive di queste pagine Nico Naldini: "Prima di allora Pier Paolo non aveva mai descritto, se non per simboli ed ellissi, il suo eros e il suo dolore. Lo ha fatto con una sincerità che direi "musicale" dove anche l'ombra di una falsità avrebbe stonato.".[28] Isolato a Versuta (la casa di Casarsa era stata danneggiata dai bombardamenti) Pasolini cercò di ristabilire i rapporti con il mondo letterario e scrisse a Gianfranco Contini per presentargli il progetto di trasformare lo Stroligùt da semplice foglio a rivista. In seguito alla visita fatta da Silvana Mauri, sorella di un suo amico e innamorata di Pasolini, a Versuta, si recò in agosto a Macugnaga dove risiedeva la famiglia Mauri, e approfittando dell'occasione si recò a Domodossola per incontrare Contini.

Usciva nel frattempo a Lugano il bando del premio "Libera Stampa" e Contini, che era membro della giuria, sollecitò il giovane amico a inviare il dattiloscritto che gli aveva mostrato, L'usignolo della Chiesa Cattolica, con la seconda parte de Il pianto della rosa. L'operetta riceverà solamente una segnalazione ma intanto Pasolini uscì dal suo isolamento e, grazie anche al clima più sereno del dopoguerra, ricominciò a frequentare la compagnia dei ragazzi più grandi di Versuta.[29] Il 29 marzo 1947 vince a Venezia il premio Angelo (presieduto da Giuseppe Marchiori) per poesie in friulano e veneto.[29] In ottobre Pasolini si recò a Roma dove fece la conoscenza di alcuni letterati che lo invitarono a collaborare alla "Fiera Letteraria". Completò inoltre il dramma in italiano in tre atti intitolato Il Cappellano e pubblicò, nelle Edizioni dell'Academiuta, la raccolta poetica, sempre in italiano, I Pianti.[30] Nel corso del 1947 si iscrisse al PCI di San Giovanni di Casarsa, di cui divenne segretario nel 1949.[31]

Un edificio, in stile gotico, a due piani con un loggiato a tre archi.
La loggia di San Giovanni, dove Pasolini affiggeva i suoi manifesti politici giovanili, prima d'essere espulso dal partito

Il 26 gennaio del 1947 Pasolini scrisse sul quotidiano "Libertà" di Udine: «Noi, da parte nostra, siamo convinti che solo il comunismo attualmente sia in grado di fornire una nuova cultura "vera", (...) una cultura che sia moralità, interpretazione intera dell'esistenza».[32] Dopo la guerra Pasolini, che era stato a lungo indeciso sul campo in cui scendere, osservò le nuove esigenze di giustizia che erano nate nel rapporto tra il padrone e le varie categorie di diseredati e non ebbe dubbi sulla parte da cui voleva schierarsi. Cercò così di consolidare una prima infarinatura dottrinaria con la lettura di Karl Marx e soprattutto con i primi libri di Antonio Gramsci. Scriverà all'amica poetessa Giovanna Bemporad:

«L'altro è sempre infinitamente meno importante dell'io ma sono gli altri che fanno la storia.»

Ed è pensando all'altro che nacque la decisione importante di aderire al comunismo.

Progettò intanto di allargare la collaborazione della rivista dell'Academiuta alle altre letterature neolatine e fu messo in contatto, da Contini, con il poeta catalano in esilio Carles Cardó.[34] Sempre a Contini inviò la raccolta completa delle sue poesie in friulano che per ora si intitolava Cjants di un muàrt, titolo che verrà cambiato in seguito in La meglio gioventù. Non riuscì però a ottenere l'aiuto di nessun editore per pubblicare i versi.

Un uomo in contemplazione davanti a una lapide di un cimitero.
Pasolini rende omaggio alla tomba di Antonio Gramsci

Alla fine dell'anno ottenne l'incarico, per due anni 1947-1948 e 1948-1949, di insegnare materie letterarie alla prima media della scuola di Valvasone, che raggiungeva ogni mattina in bicicletta.[35] Continuò con grande convinzione la sua adesione al PCI e in gennaio partecipò alla manifestazione, che si tenne nel centro di San Vito, il 7 gennaio 1948, organizzata dalla Camera del lavoro per ottenere l'applicazione del Lodo De Gasperi e fu in questa occasione che, osservando le varie fasi degli scontri con la polizia e parlando con i giovani contadini, si delineò il progetto di scrivere un romanzo su quel mondo in fermento, pubblicato solo nel 1962 con il titolo Il sogno di una cosa.[36] Il primo titolo del romanzo è La meglio gioventù.[37] Sempre impegnato nel PCI partecipò nel febbraio del 1949 al primo congresso della Federazione comunista di Pordenone e in maggio si recò a Parigi per il Congresso mondiale della pace.[31] Il 15 ottobre dello stesso anno, Pier Paolo venne però denunciato per corruzione di minorenni e atti osceni in luogo pubblico[38][Nota 3] mentre i dirigenti del PCI di Udine, il 26 ottobre, decisero di espellerlo dal partito.[39] Gli venne anche tolto l'incarico dall'insegnamento, suo unico mezzo di sostentamento.[40]

A questo punto aveva ormai maturato la consapevolezza di essere una sorta di “poeta maledetto".

«La mia vita futura non sarà certo quella di un professore universitario: ormai su di me c’è il segno di Rimbaud o di Campana o anche di Wilde, ch’io lo voglia o no, che altri lo accettino o no.[41]»

Gli anni cinquanta a Roma

Pasolini nel gennaio del 1950 si rifugiò con la sola madre, che dovette prendere servizio come cameriera, a Roma.[42] I primi tempi a Roma furono difficili, a piazza Costaguti dove viveva in una stanza in affitto, per il giovane che sentiva il dovere di trovare un lavoro.[43] Mentre cercava senza successo di dare lezioni private, si iscrisse al sindacato comparse di cinecittà,[44] si offrì come correttore di bozze presso un giornale, riuscì a pubblicare qualche articolo su alcuni quotidiani cattolici e continuò a scrivere i romanzi che aveva cominciato in Friuli: Atti impuri, Amado mio, La meglio gioventù. Comincia a scrivere Ragazzi di vita e alcune pagine romane, come Squarci di notti romane, Gas e Giubileo, che saranno in seguito riprese in Alì dagli occhi azzurri.[45] Dopo l'amicizia con Sandro Penna, che diventò l'amico inseparabile delle passeggiate notturne sul lungotevere, conobbe nel '51 un giovane imbianchino, Sergio Citti, che lo aiuterà ad apprendere il gergo e il dialetto romanesco costituendo, come scriverà lo stesso Pasolini, il suo "dizionario vivente". Compose in questo periodo le poesie che verranno raccolte in Roma 1950 – Diario pubblicate nel 1960 da Scheiwiller e finalmente riuscì a ottenere un posto di insegnante presso una scuola media di Ciampino, dove insegnò dal 1951 al 1953, cosa che gli permise di far smettere la madre di lavorare e di affittare una casa in via Tagliere, dove li raggiunge il padre.[46] Durante l'estate pubblicò sulla rivista Paragone il racconto Il Ferrobedò, che diventerà in seguito un capitolo di Ragazzi di vita, scrisse il poemetto L'Appennino che farà da apertura a Le ceneri di Gramsci e altri racconti romani.

Partecipò al premio di poesia dialettale Cattolica (nella giuria anche Eduardo De Filippo) vincendo il secondo premio (50.000 lire) con Il testamento di Coran (ora compreso ne La meglio Gioventù).[47] Riuscirà a vincere un premio anche i due anni successivi, (premio Sette Stelle di Sinalunga e Le Quattro arti di Napoli).[44] In questo periodo strinse amicizia con Giorgio Caproni, Carlo Emilio Gadda e Attilio Bertolucci grazie al quale firmerà il primo contratto editoriale per una Antologia della poesia dialettale del Novecento che uscirà nel dicembre del '52 con una recensione di Eugenio Montale.[48]

Nel 1953 prese a lavorare a un'antologia della poesia popolare, per la collana dell'editore Guanda diretta dall'amico Bertolucci, che uscirà con il titolo Canzoniere italiano nel 1955 e nel frattempo pubblicò il primo volumetto di versi friulani Tal còur di un frut.[49] Nell'ottobre dello stesso anno uscì su "Paragone" un'altra anticipazione del futuro Ragazzi di vita e Bertolucci lo presentò a Livio Garzanti perché si impegnasse a pubblicare il romanzo.[50]

Nel 1954, in situazione di ristrettezze economiche, riesce a far pubblicare La meglio gioventù, presso l'editore Sansoni, una raccolta di poesie in friulano con una dedica a Gianfranco Contini, con cui Pasolini vinse il Premio Giosuè Carducci ex aequo con Paolo Volponi, premio storico, ancora oggi vigente, della città di Pietrasanta.[51] Come scrive in una lettera indirizzata a Vittorio Sereni, datata 7 agosto 1954, Pasolini si trova ad accettare il Premio soprattutto "per l'urgente, odioso bisogno delle 150mila".

Risale al marzo del 1954 il suo primo lavoro cinematografico che consisteva nella collaborazione con l'amico Giorgio Bassani alla sceneggiatura del film di Mario Soldati La donna del fiume.[50] Il lavoro con il cinema gli permette di lasciare l'insegnamento e trasferirsi nell'aprile del 1954 in un appartamento in via Fonteiana.[50] Intanto Vittorio Sereni gli propone di pubblicare una raccolta di poesie nella collana per La Meridiana che curava insieme a Sergio Solmi che uscirà nel gennaio del 1954 con il titolo Il canto popolare e che confluirà in seguito nell'opera "Le ceneri di Gramsci".[49]

Il Romanzo Ragazzi di vita

Lo stesso argomento in dettaglio: Ragazzi di vita.

Il 13 aprile del 1955 Pasolini spedì all'editore Garzanti il dattiloscritto completo di Ragazzi di vita che viene dato alle bozze. Il romanzo uscirà quello stesso anno ma il tema scabroso che trattava, quello della prostituzione omosessuale maschile, causa all'autore accuse di oscenità.[52] Nonostante l'intervento feroce della critica (tra questi Emilio Cecchi, Asor Rosa e Carlo Salinari) e l'esclusione dal premio Strega e dal premio Viareggio, il libro ottenne un grande successo da parte del pubblico, venne festeggiato a Parma da una giuria presieduta da Giuseppe De Robertis e vinse il "Premio letterario Mario Colombi Guidotti".[53] Nel frattempo la magistratura di Milano aveva accolto la segnalazione della presidenza del consiglio dei ministri, rappresentata da Antonio Segni, di "carattere pornografico" del libro.[54]

Il vecchio amico cosentino Francesco Leonetti gli aveva scritto dicendo che era giunto il momento di fare una nuova rivista, annunciando in questo modo quella che diventerà Officina (maggio 1955-giugno 1959), rivista che ritrova i suoi precedenti nella rivista giovanile Eredi. Il progetto della rivista, lanciato appunto da Leonetti e da Roberto Roversi, procedette in quello stesso anno con numerosi incontri per la stesura del programma al quale Pasolini aderì attivamente.[55]

Sempre nel 1955 uscì l'antologia della poesia popolare, Canzoniere italiano con una dedica al fratello Guido e in luglio Pasolini si recherà a Ortisei con Giorgio Bassani per lavorare alla sceneggiatura del film di Luis Trenker Il prigioniero della montagna.[56] Questo è il periodo in cui cinema e letteratura cominciano a procedere su due binari paralleli come scrive Pasolini stesso a Contini:

«Procedo parallelo per due binari speriamo verso nuove stazioni. Non ne inorridisca come fanno i letterati mediocri qui a Roma: ci senta un po' di eroismo.[57]»

Continuava nel frattempo la polemica della critica marxista a Ragazzi di vita e Pasolini pubblicò sul numero di aprile della nuova rivista Officina un articolo contro Carlo Salinari e Antonello Trombadori che scrivevano sul Contemporaneo.[58] A luglio si tenne a Milano il processo contro Ragazzi di vita che terminerà con una sentenza di assoluzione con "formula piena", grazie anche alle testimonianze di Carlo Bo, che aveva dichiarato il libro essere ricco di valori religiosi "perché spinge alla pietà verso i poveri e i diseredati" e non contenente oscenità perché "i dialoghi sono dialoghi di ragazzi e l'autore ha sentito la necessità di rappresentarli così come in realtà", e di Giuseppe Ungaretti, che inviò una lettera firmata ai magistrati che si occupavano del caso Ragazzi di vita dicendo loro che si trattava di un abbaglio clamoroso perché il romanzo di Pasolini era semplicemente la cosa più bella che si poteva leggere in quegli anni.[54][Nota 4] Pasolini si dichiarava razionalmente ateo e anticlericale ma «..io so che in me ci sono duemila anni di cristianesimo: io con i miei avi ho costruito le chiese romaniche, e poi le chiese gotiche, e poi le chiese barocche: esse sono nel mio patrimonio, nel contenuto e nello stile.».[59][60]

Cineasta e letterato

Nel mese di agosto scrisse la sceneggiatura per il film di Mauro Bolognini, Marisa la civetta, e contemporaneamente collaborò con Fellini alle Notti di Cabiria.[61] Alternando il suo impegno di cineasta con quella di letterato, scrisse, in questo periodo, articoli di critica sul settimanale "Il Punto" (la prima recensione sarà per "La Bufera" di Montale) e assistette i nuovi giovani scrittori di "Officina", come Arbasino, Sanguineti e Alfredo Giuliani, che emergeranno in seguito nel Gruppo '63. Fece nuove amicizie tra le quali si annovera quella con Laura Betti, Adriana Asti, Enzo Siciliano, Ottiero Ottieri.

Ispirato dalla crisi ideologica e politica in atto (il rapporto Kruscev al "XX Congresso" del Partito comunista sovietico aveva segnato il rovesciamento dell'epoca staliniana mettendo in evidenza il contrasto con quanto era successo in Polonia e in UngheriaRivolta di Poznań - ) il 1956 sarà l'anno della stesura definitiva delle "Ceneri di Gramsci" e della prima bozza del romanzo Una vita violenta.[62]

Il dattiloscritto de Le ceneri di Gramsci, composto da undici poemetti scritti tra il 1951 e il 1956, venne spedito da Pasolini a Garzanti nell'agosto del 1957. L'opera, come già era successo per Ragazzi di vita, accese un contrastato dibattito critico ma ebbe un forte impatto sul pubblico che in quindici giorni esaurì la prima edizione. Al premio Viareggio, che si tenne nell'agosto di quell'anno, il libro venne premiato insieme al volume Poesie di Sandro Penna, e Quasi una vicenda, di Alberto Mondadori.[63] Italo Calvino aveva già espresso, con dure parole, il suo giudizio nei confronti del disinteresse di alcuni critici marxisti sostenendo che per la prima volta "in un vasto componimento poetico viene espresso con una straordinaria riuscita nell'invenzione e nell'impiego dei mezzi formali, un conflitto di idee, una problematica culturale e morale di fronte a una concezione del mondo socialista".[64]

Nel settembre 1958, in veste di inviato speciale, si recò a Mosca al Festival della gioventù mentre presso l'editore Longanesi uscirono i versi de L'usignolo della Chiesa cattolica.[65] Lavorò anche alacremente a "Una vita violenta", scrisse la sua prima autonoma sceneggiatura, "La notte brava", e collaborò con Bolognini a "Giovani mariti".[66]

Il 19 dicembre 1958 muore suo padre, Carlo Alberto.[54]

Il Romanzo Una vita violenta

Lo stesso argomento in dettaglio: Una vita violenta.
Bernardo Bertolucci e Pier Paolo Pasolini

Nel dicembre del 1958 terminò Una vita violenta che consegnerà all'editore Garzanti nel marzo del 1959 e, alla fine di un lungo lavoro di "autocensura" reso necessario soprattutto per un episodio considerato dall'editore pericoloso dal punto di vista politico, il libro uscirà a maggio dello stesso anno ma, come già successo per Ragazzi di vita, non otterrà né il premio Viareggio né quello Strega. Apprezzato e stimato comunque da una consistente gruppo di letterati otterrà il "premio Crotone" da una giuria composta da Ungaretti, Debenedetti, Moravia, Gadda e Bassani.[67]

Il lavoro di sceneggiatore gli permette di cambiare appartamento, nel giugno 1959, da via Fonteiana a via Giacinto Carini, dove abitava anche Bernardo Bertolucci.[68]

Durante l'estate Pasolini fece un viaggio giornalistico lungo le coste italiane come inviato del mensile Successo e scrisse tre puntate dal titolo La lunga strada di sabbia. Il sindaco democristiano di Cutro querelò Pasolini per diffamazione a mezzo stampa a causa della descrizione del suo paese nel servizio, cinque giorni dopo la consegna del Premio Crotone, città governata allora dal partito comunista, la querela venne archiviata.[69] Tradusse l'Orestiade di Eschilo per la compagnia teatrale di Vittorio Gassman e riordinò i versi che compongono La religione del mio tempo.[70] L'Azione cattolica nel frattempo aveva provveduto a sporgere denuncia "per oscenità" alla magistratura per "Una vita violenta", denuncia che verrà però subito archiviata.[71] Nell'anno 1960 Pasolini cominciò a collaborare a "Vie nuove", a scrivere le bozze del libro di saggi Passione e ideologia, e raccolse i versi de La religione del mio tempo.

Gli anni sessanta

Lo stesso argomento in dettaglio: Accattone.
Pasolini guarda attraverso l'obiettivo di una cinepresa.
Pasolini durante le riprese di Accattone

Nel 1960 uscirono due volumi di vecchi versi, Roma 1950 – Diario e Sonetto primaverile. Prima del Capodanno del 1961 partì per l'India con Alberto Moravia e Elsa Morante e il viaggio gli fornirà il materiale per scrivere una serie di articoli per Il Giorno che andranno a formare il volume L'odore dell'India.[72] A maggio venne pubblicata la raccolta La religione del mio tempo molto apprezzata dall'amico Franco Fortini che gli scriverà: "Vorrei che fossi qui per abbracciarti". Dal 4 giugno 1960 fino al 30 settembre 1965 tenne, su invito di Antonello Trombadori, una rubrica Dialogo con i lettori sul popolare settimanale comunista "Vie Nuove".[73]

In quello stesso anno si dedicò al suo amore per il cinema scrivendo le sceneggiature de La giornata balorda di Bolognini, Il carro armato dell'8 settembre per Gianni Puccini, La lunga notte del '43 per Florestano Vancini tratto dal racconto di Bassani e Il bell'Antonio tratto dal romanzo di Vitaliano Brancati.

Si era intanto prospettato alla sua mente il progetto di scrivere un film in proprio con un soggetto dal titolo La commare secca, ma i fatti di luglio, con i drammatici giorni del governo Tambroni, gli faranno mettere da parte il progetto per scrivere il soggetto di Accattone. Pasolini provò a proporre il soggetto alla casa di produzione dell'amico Fellini, la Federiz. Fellini gli chiese di girare due intere scene di prova, ma il girato non piacque alla produzione che lo rifiutò.[74] L'amico Bolognini gli trovò un produttore, Alfredo Bini (a cui si associò Cino del Duca), al quale Pier Paolo spiegò come voleva fosse girato il film: molti primi piani, prevalenza dei personaggi sul paesaggio e soprattutto grande semplicità. Protagonista sarà Franco Citti, il fratello di Sergio e aiuto regista Bernardo Bertolucci al suo primo film.[75] le riprese del film l'Accattone furono ultimate nel luglio del 1961, il film non ottenne il visto della censura per la proiezione nelle sale italiane, ma verrà lo stesso presentato, il 31 agosto 1961 al Festival di Venezia, fuori concorso.[75] Non particolarmente apprezzato dalla critica italiana, a Parigi, dove venne presto proiettato, ricevette invece il giudizio entusiastico di Marcel Carné e di André Chamson. Dopo la tempestosa accoglienza alla Mostra di Venezia Accattone divenne il primo film italiano a ottenere il divieto ai minori di anni 18.[75] La prima del film a Roma, al cinema Barberini, il 23 novembre 1961, vede l'irruzione di un gruppo di neofascisti che interrompono la proiezione, aggredendo gli spettatori e vandalizzando la sala.[76]

Pasolini parla a un microfono, tre ragazzi lo ascoltano. La didascalia della foto recita: La morale comunista: Pasolini predica contro la censura dinanzi ai giovani delle sezioni romane.
Pasolini presentato come corruttore della gioventù sul settimanale di destra "Il borghese" nel 1960.

Nell'autunno del 1961 si recò al Circeo nella villa di un'amica per scrivere insieme a Sergio Citti la sceneggiatura del film Mamma Roma la cui lavorazione verrà programmata per la primavera del 1962, annoverando fra gli interpreti Anna Magnani.

Denunce e processi

Nel corso della sua vita Pasolini ricevette 24 denunce e/o querele.[77]

Il 30 del giugno 1960 Pasolini venne convocato in commissariato per ricevere una denuncia della polizia per favoreggiamento personale perché aveva dato un passaggio a due ragazzi di Trastevere che erano stati coinvolti in una rissa.[78] Ne risulterà innocente.[Nota 5]

Il 22 novembre 1961 la polizia perquisisce, senza risultato, il suo appartamento in cerca di una pistola con cui Pasolini avrebbe rapinato, il 18 sera, un distributore di benzina di San Felice Circeo. Il 30 novembre Il Tempo esce a tutta pagina con un articolo Denunciato per tentata rapina Pier Paolo Pasolini con una foto di scena che lo ritrae con un mitra in mano.[79] Il processo che ne segue, basato solo sulle dichiarazioni di un ragazzo di 19 anni, si svolge il 3 luglio a Latina e condanna Pasolini per minaccia con arma.[80][Nota 6]

Il Romanzo Il sogno di una cosa

Lo stesso argomento in dettaglio: Il sogno di una cosa.

Terminò nel frattempo il romanzo del periodo friulano, Il sogno di una cosa, che verrà pubblicato in maggio e tra aprile e giugno lavorò alle riprese di Mamma Roma che verrà presentato alla Mostra del cinema di Venezia il 31 agosto 1961 ottenendo un grande successo e una denuncia per oscenità poi archiviata.[81] Alla prima di Mamma Roma, il 22 settembre 1962, al cinema Le quattro fontane di Roma, viene aggredito da un gruppo di neofascisti e interviene la polizia.[82]

Pasolini seduto, alle sue spalle un carabiniere e un cancelliere del tribunale.
Pier Paolo Pasolini durante il processo

Durante il settembre di quello stesso anno Pasolini partecipò a un convegno che si tenne alla Cittadella di Assisi ed ebbe occasione di leggere il Vangelo di San Matteo.[83] Da questa lettura nacque l'idea di produrre un film. Nel frattempo partecipò, con il produttore Bini, al film a episodi Rogopag insieme a Roberto Rossellini, Jean-Luc Godard e Ugo Gregoretti e in quell'occasione pensò di ricavare un mediometraggio, girato nell'autunno del 1962, su una ricostruzione cinematografica della Passione di Cristo scritta durante la lavorazione di Mamma Roma dal titolo La ricotta che uscirà il primo marzo del 1963 accolto da un pubblico poco partecipe e che verrà sequestrato lo stesso giorno della sua uscita con l'accusa di "vilipendio alla religione di stato".[84] Il processo, che verrà tenuto a Roma tra il 6 e il 7 marzo, condannò Pasolini a quattro mesi di reclusione per essere "colpevole del delitto ascrittogli" e il film venne sequestrato fino al dicembre dello stesso anno.[Nota 7]

Come scriverà Alberto Moravia su L'espresso:

«L'accusa era quella di vilipendio alla religione. Molto più giusto sarebbe stato incolpare il regista di aver vilipeso i valori della piccola e media borghesia italiana.[85]»

Nel marzo del 1963 acquistò una casa in via Eufrate, all'EUR, dove si trasferì con la madre, in maggio.[86] Quasi contemporaneamente a La Ricotta, Pasolini gira la prima parte del film, formato dal montaggio di pezzi di cinegiornali commentati da testi di Pasolini, La rabbia (1963), la seconda è per la regia di Giovannino Guareschi. Pasolini, visionato il film, ritirò la firma e cercò di impedirne la distribuzione ritenendosi vittima di una manovra del produttore Gastone Ferrante. il film, uscito in poche sale nell'aprile 1963, ebbe scarso successo e fu ritirato quasi subito.[87][88] Continuò intanto a tenere i contatti con la Cittadella di Assisi e nel febbraio cominciò le ricerche filologiche e storiche per poter realizzare il progetto di girare un film che avesse come soggetto il Vangelo. Insieme al biblista Andrea Carraro e un troupe di tecnici compì viaggi in Israele e Giordania per trovare i luoghi e le persone adatte per la realizzazione del film.[89] Il personaggio più difficile da trovare fu il Cristo che Pasolini volle dai lineamenti forti e decisi. Dopo averlo cercato nel poeta Evtusenko, trovò per caso, poco prima delle riprese, uno studente spagnolo, Enrique Irazoqui, dal volto fiero e distaccato simile ai Cristi dipinti dal Goya o da El Greco, e comprese di aver trovato la persona giusta.[83][89]

Contemporaneamente alla preparazione dei film, tra marzo e novembre 1963, Pasolini realizzò un film-inchiesta sulla sessualità degli italiani dal titolo Comizi d'amore.[89] Cominciò a scrivere La Divina Mimesis tentativo incompiuto di rifacimento critico della Divina Commedia di Dante, il rifacimento in romanesco del Miles gloriosus di Plauto che intitolerà Il Vantone e su richiesta di Vittorini presentò alcune poesie sulla rivista Il Menabò e la Notizia su Amelia Rosselli.[90]

Nel maggio del 1964 pubblicò la quarta raccolta di versi italiani Poesia in forma di rosa e il 24 aprile cominciarono le riprese del Vangelo secondo Matteo che verranno concluse all'inizio dell'estate. L'opera è stata girata nei paesaggi rupestri di Matera e Massafra utilizzando moltissime comparse locali. Il film, presentato il 4 settembre 1964 a Venezia. Ma il film, presentato in tutti i paesi europei, ottenne un grande successo di pubblico e partecipò alla prima edizione della Mostra internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro. In quella occasione Pasolini conobbe Roland Barthes.[91]

Sandro Penna con Pier Paolo Pasolini

Nel mese di ottobre del 1965 cominciarono le riprese del nuovo film Uccellacci e uccellini che trattava il tema della crisi politica del PCI e del marxismo in chiave "ideocomica". Tra gli attori compariranno Totò e il giovane Ninetto Davoli. Totò era stato scelto perché il film, che si svolgeva tra il reale e il surreale, aveva bisogno di un attore che fosse un po' clown.[92] I titoli di testa e di coda del film sono cantati da Domenico Modugno.[93]

Nel novembre del 1965 uscì anche la raccolta narrativa con il titolo suggerito da Sartre Alì dagli occhi azzurri che conteneva nella parte centrale le sceneggiature de La notte brava, Accattone, Mamma Roma, La ricotta, mentre la prima e l'ultima parte era costituita da racconti che risalivano agli anni cinquanta e dagli abbozzi dei romanzi Il Rio della grana e La Mortaccia.

In quell'anno fu invitato da Alberto Moravia e Alberto Carocci, che era stato direttore di Solaria, a dirigere con loro la nuova serie della rivista Nuovi Argomenti e, alla fine dell'anno, dopo aver progettato l'uscita di un nuovo film con Totò e la regia di un'opera lirica alla Piccola Scala, partirà per un viaggio in Nordafrica.

Già sofferente di ulcera, nel marzo del 1966, Pasolini, venne colpito da una forte emorragia che lo costrinse a letto per quasi un mese.[94] Sarà l'occasione di rileggere con calma i Dialoghi di Platone che lo stimoleranno a scrivere un teatro simile alla prosa,[95] nella convalescenza scriverà l'impianto delle sei tragedie che compongono la sua opera teatrale: Calderón, Pilade, Affabulazione, Porcile, Orgia e Bestia di Stile.[94] Terminata la convalescenza lavorò a Bestemmia, un romanzo sotto forma di sceneggiatura in versi, e abbozzò Orgia e Bestia da stile e tra maggio e giugno lavorò ad alcuni drammi che voleva rappresentare all'estero. Per l'estate del 1966 si comprò una Maserati 3500 GT di seconda mano, con cui trascorse le vacanze estive in Carnia con la madre Susanna.[96]

Intanto, al Festival di Cannes che si tenne il 3 maggio, il film Uccellacci e uccellini ebbe grande successo e l'intervento positivo di Roberto Rossellini durante la conferenza stampa suscitò grande interesse. Tra la primavera e l'estate del 1966 scrisse la bozza dei film Teorema e l'Edipo re oltre a elaborare altri drammi: Pilade, Porcile e Calderón. Nell'ottobre del 1966 si recò a New York per la presentazione di Uccellacci uccellini a un festival cinematografico. Conobbe in quell'occasione Allen Ginsberg.[97]

All'inizio di ottobre si recò in Marocco per studiare l'ambientazione dell'Edipo re e a novembre girò un episodio del film Le streghe, dal titolo La Terra vista dalla Luna con Silvana Mangano, Totò e Ninetto Davoli. Di ritorno da un secondo viaggio in Marocco realizzò, in una sola settimana, le riprese dell'episodio Che cosa sono le nuvole? del film Capriccio all'italiana, ancora con Totò, Ninetto Davoli, Franco Franchi, Ciccio Ingrassia e Domenico Modugno.

In aprile ebbero inizio le riprese dell'Edipo re nei deserti rossi del Marocco del sud che continueranno, per alcune scene, nella pianura di Lodi e per il finale nella città di Bologna. Il film, che verrà presentato alla Mostra di Venezia nel settembre 1967,[96] non ebbe successo in Italia, mentre ottenne il favore del pubblico e della critica in Francia e in Giappone. Nello stesso anno scrisse saggi di teoria e tecnica cinematografica che verranno raccolti nel 1972 in Empirismo eretico.

Il Sessantotto

Lo stesso argomento in dettaglio: Teorema (film).
Pasolini interviene a una trasmissione televisiva

Nel marzo del 1968 venne dato alle stampe il romanzo Teorema che sarà trasformato successivamente nel soggetto di un film, girato nella primavera dello stesso anno, che verrà presentato alla Mostra di Venezia il 4 settembre, alla critica, e che vincerà il secondo premio della carriera di Pasolini, il "Premio OCIC" (Office Catholique International du Cinèma, organizzazione cattolica che si occupa di cinema).[98] Gli autori, tra cui Pasolini, Francesco Maselli e Cesare Zavattini, contestarono la Mostra del Cinema evidenziando come fosse una rassegna di produttori e non di autori e occuparono la Sala Volpi, solo l'intervento della polizia, il 26 agosto, permise la ripresa del festival.[99][Nota 8] Jean Renoir, che assistette alla prima, dirà a un giornalista: "A chaque image, à chaque plan, on sent le trouble d'un artiste" (In ogni immagine, in ogni scena si sente il turbamento di un artista). Il 13 settembre la Procura di Roma ordinò il sequestro del film per oscenità.[100][101][Nota 9]

In seguito ai celebri scontri di Valle Giulia, scoppiati tra i reparti della polizia che avevano occupato preventivamente la facoltà romana di Architettura e giovani studenti, Pasolini scrisse la poesia Il P.C.I. ai giovani!![102] che, destinata alla rivista "Nuovi Argomenti" uscì senza preavviso su l'Espresso scatenando una forte polemica. Nella poesia Pasolini si rivolge ai giovani dicendo che la loro è una falsa rivoluzione e che essi sono solamente dei borghesi conformisti, strumenti nelle mani della nuova borghesia.[103]

«Ho passato la vita a odiare i vecchi borghesi moralisti, e adesso, precocemente devo odiare anche i loro figli… La borghesia si schiera sulle barricate contro sé stessa, i "figli di papà" si rivoltano contro i "papà". La meta degli studenti non è più la Rivoluzione ma la guerra civile. Sono dei borghesi rimasti tali e quali come i loro padri, hanno un senso legalitario della vita, sono profondamente conformisti. Per noi nati con l'idea della Rivoluzione sarebbe dignitoso rimanere attaccati a questo ideale.»

Autore di canzoni

A partire dagli anni sessanta Pier Paolo Pasolini fu anche autore di canzoni, cercando un collegamento tra la poesia e la canzone d'autore. Le prime canzoni furono scritte su musiche di Piero Umiliani, Franco Nebbia e Piero Piccioni, e vennero incise da Laura Betti nel 1961, si tratta di Macrì Teresa detta Pazzia, Il valzer della toppa, Cocco di mamma e Cristo al Mandrione. Il valzer della toppa venne in seguito reincisa da Gabriella Ferri, che la inserì nel 1973 nel suo album Sempre, mentre Cristo al Mandrione fu reinterpretata da Grazia De Marchi e, nel 1997, dalla Ferri nel suo album Ritorno al futuro.

Nel 1963 collaborò con Sergio Endrigo, per cui preparò un testo utilizzando alcuni versi tratti dalla raccolta La meglio gioventù; la canzone che nasce è Il soldato di Napoleone, contenuta nel primo 33 giri del cantautore istriano.

Nel 1967 collaborò con Domenico Modugno, scrivendo il testo di Che cosa sono le nuvole:

«Recitai nell'episodio Cosa sono le nuvole, e dal titolo del film nacque anche una canzone, che scrivemmo insieme. È una canzone strana: mi ricordo che Pasolini realizzò il testo estrapolando una serie di parole o piccole frasi dell'Otello di Shakespeare e poi unificando il tutto.[105]»

Pier Paolo Pasolini

La canzone è poi stata reinterpretata nel 1997 dagli Avion Travel nell'album Vivo di canzoni, nel 2006 da Stefano Bollani nell'album I visionari e nel 2007 da Paolo Benvegnù. Modugno aveva già lavorato con Pasolini l'anno precedente, cantando i titoli di testa e coda del film Uccellacci e uccellini, che il regista aveva scritto in forma letteraria su musica di Ennio Morricone.

Nel 1968 collaborò con il gruppo di rock psichedelico Chetro & Co., per cui scrisse il testo della canzone Danze della sera (suite in modo psichedelico), adattandolo da una sua poesia intitolata Notturno.

Fine anni sessanta, tra teatro e cinema

Nell'estate 1968 Pasolini girò La sequenza del fiore di carta con Ninetto Davoli tratto dalla parabola evangelica del fico infruttuoso che uscirà nel 1969, come terzo episodio del film "Amore e rabbia". Pubblicò intanto su Nuovi Argomenti un saggio dal titolo Manifesto per un nuovo teatro in cui dichiarava il suo completo rifiuto del teatro italiano.[106] Il 27 novembre 1968 rappresentò, al Deposito del Teatro Stabile di Torino, Orgia[107] che venne accolta malamente dal pubblico e dai critici e, nel novembre del 1968, ebbero inizio le riprese di Porcile. Porcile ha come sfondo, per il suo episodio "metastorico", l'Etna ed era stato pensato da Pasolini già nel 1965 quando aveva visto il film di Buñuel, Intolleranza: Simon del deserto. In seguito, per girare l'episodio moderno, la troupe si sposterà per le riprese a Villa Pisani a Stra. Dopo Porcile, che l'autore ritenne "il più riuscito dei miei film, almeno esteriormente",[108] realizzò Medea e chiamò per interpretarlo Maria Callas.[109] Le riprese del film vennero girate in Cappadocia, a Grado, a Pisa.[110] Durante la lavorazione del film compì un viaggio in Uganda, Tanzania e Tanganica per cercare i luoghi dell'ambientazione del film che pensava di girare subito dopo Porcile: Appunti per un'Orestiade africana.

Gli anni settanta

Una alta e stretta torre di pietra.
La Torre di Chia

Nell'autunno del 1970, acquistò la Torre di Chia, a Chia, nei pressi di Soriano nel Cimino, dove fece costruire un appartamento-rifugio per due. Il luogo era stato scoperto da Pasolini nella primavera del 1964, dopo aver visionato molti luoghi, per ricostruire la scena del Battesimo di Gesù nel fiume Giordano nel film Il Vangelo secondo Matteo. [111][112][81]

Scrisse una recensione molto critica su Nuovi Argomenti a "Satura" di Montale, che gli rispose in versi nella Lettera a Malvolio e in aprile uscì la sua ultima raccolta di poesie Trasumanar e organizzar accolta da lettori e critici distratti.[113][114]

All'inizio del 1971 realizzò un documentario, dal titolo 12 dicembre, con la collaborazione di alcuni militanti di "Lotta Continua" sul tema della strage alla Banca dell'Agricoltura di Milano e a marzo presta il suo nome come direttore responsabile dello stesso quotidiano. Ad aprile venne denunciato per "istigazione a delinquere e apologia del reato" per un supplemento sulle forze armate di Lotta Continua, Proletari in divisa.[115][Nota 10]

Sempre nel giugno 1971 fu tra i firmatari della lettera aperta pubblicata sul settimanale L'Espresso sul caso Pinelli in cui definiva il commissario Luigi Calabresi un torturatore.[116]

La Trilogia della Vita

Durante l'estate del 1970 scrisse la sceneggiatura di dieci novelle tratte, tra quelle tragico-comiche, dal Decamerone che ambienterà nel mondo napoletano.

Il Decameron voleva essere il primo del trittico che Pasolini "dedicava alla vita". Seguiranno infatti I racconti di Canterbury e Il fiore delle Mille e una notte, i veri successi di pubblico di Pasolini.[117]

Nel settembre dello stesso anno cominciò a girare a Casertavecchia le prime riprese per proseguire, con Ser Ciappelletto, a Napoli e a Bressanone.

Si accinse poi a scrivere la sceneggiatura dei Racconti di Canterbury tratti da Chaucer e il 28 giugno al Festival di Berlino, "Il Decameron" ottenne l'Orso d'Argento e più di 30 denunce in tutta italia.[118][119][Nota 11]

Nove settimane, dal settembre al novembre 1971, furono impegnate per le riprese in Inghilterra di "Canterbury". Nel 1972 cominciò durante l'estate, senza attendere che il film uscisse nelle sale, a lavorare alla terza parte della trilogia tratta dalle novelle delle Mille e una notte e fece diversi sopralluoghi in Egitto, in Giordania, in Guinea, in India e in Ghana.[120] I Racconti di Canterbury vinse l'Orso d'oro al festival di Berlino, ma venne stroncato dalla critica internazionale e ripetutamente sequestrato in Italia.[121][Nota 12]

Nel 1973 cominciarono nel frattempo le riprese del Fiore delle mille e una notte a Isfahan, in Iran. Il lavoro procedette con precisione e velocità tanto che l'autore riuscì a girare nel frattempo un documentario, Le mura di Sana'a, che voleva essere un appello all'Unesco perché salvaguardasse l'antica città yemenita.[122]

Il fiore delle Mille e una notte uscì nelle sale all'inizio del 1974, vincendo il Grand Prix Spécial du Jury, al Festival di Cannes,[123] e ottenne un gran successo, anche se il giudizio della critica non soddisfece l'autore.[Nota 13]

Le sceneggiature della Trilogia della vita vennero pubblicate nel 1975 con alcune pagine di introduzione titolate Abiura dalla Trilogia della vita dove prese le distanze dalle sue opere precedenti

Il romanzo Petrolio e gli scritti tra il 1972 e il 1975

Lo stesso argomento in dettaglio: Petrolio (romanzo).

Nel 1972, accolto da indifferenza da parte della critica, pubblicò la raccolta di saggi Empirismo eretico e continuò a lavorare, rifugiandosi nella torre Chia, al romanzo Petrolio, pubblicato postumo nel 1992, del quale, in tre anni, aveva compilato più di 500 pagine dattiloscritte e che pensò dovesse impegnarlo: "forse per il resto della mia vita".[124]

Nel 1973 interruppe i rapporti con l'editore Garzanti e accettò le offerte di Giulio Einaudi.[125]

Nel settembre dello stesso anno uscirono due testi per il teatro, Orgia e Affabulazione.[126]

Alla fine del 1973 lo scrittore aveva già in mente il progetto, di cui rimangono solo qualche decina di pagine, per un nuovo film dal titolo provvisorio Porno-Teo-Kolossal al quale avrebbe dovuto partecipare tra i protagonisti Eduardo De Filippo. Il progetto venne rinviato.[127]

Durante l'estate del 1974 scrisse una lunga appendice al dramma in versi Bestia da stile.

«L'Italia è un paese che diventa sempre più stupido e ignorante. Vi si coltivano retoriche sempre più insopportabili. Non c'è del resto conformismo peggiore di quello di sinistra, soprattutto naturalmente quando viene fatto proprio anche dalla destra[128]»

Nel maggio 1975 vide le stampe La nuova gioventù, che era una riproduzione dell'opera La meglio gioventù, e durante l'estate Pasolini lavorò al montaggio di Salò,[129] che fu presentato, dopo la sua morte, il 22 novembre del 1975 al festival di Parigi.[130][Nota 14]

A ottobre consegnò a Einaudi La Divina Mimesis.[131] Si recò quindi a Stoccolma per un incontro all'Istituto italiano di cultura e al ritorno si fermò a Parigi per rivedere l'edizione francese di Salò: il 31 ottobre ritornò a Roma.[132]

Pasolini scrisse quindi quello che diverrà il suo ultimo documento pubblico. Si tratta del testo dell'intervento che avrebbe dovuto tenere in quei giorni al 15º Congresso del Partito Radicale:

«Contro tutto questo voi non dovete fare altro (io credo) che continuare semplicemente a essere voi stessi: il che significa essere continuamente irriconoscibili. Dimenticare subito i grandi successi: e continuare imperterriti, ostinati, eternamente contrari, a pretendere, a volere, a identificarvi col diverso; a scandalizzare; a bestemmiare.»

Gli Scritti corsari

Lo stesso argomento in dettaglio: Scritti corsari.

A novembre del 1972 cominciò a collaborare con il settimanale Tempo occupandosi di recensioni letterarie che usciranno nel volume postumo, Descrizioni di descrizioni.
All'inizio del 1973 passò al Corriere della Sera, allora diretto da Piero Ottone, e il 7 gennaio uscì il primo articolo, Contro i capelli lunghi, che avviò un'ininterrotta serie di interventi riguardo l'ambito politico, il costume, il comportamento pubblico e privato. Questi articoli saranno raccolti nel volume Scritti corsari.[134][135] In seguito al referendum sul divorzio, pubblicò il 10 giugno 1974, sul Corriere, l'articolo Gli italiani non sono più quelli che scatenò dure polemiche con Maurizio Ferrara e Italo Calvino.[136] Pasolini dedicò all'operato politico dei Radicali una certa attenzione. Pur mantenendo inalterata la sua posizione contraria al divorzio ma soprattutto all'aborto, propugnati con forza, invece, proprio dal Partito Radicale, tra il 1974 e il 1975 scrisse alcuni pezzi, sul Corriere della Sera e su altri quotidiani, dedicati alle battaglie Radicali e agli scioperi della fame di Marco Pannella, tra cui il famoso articolo "Il fascismo degli antifascisti"[137] (uscito sul Corriere del 16 luglio 1974).

Il 14 novembre del 1974, pubblicò sul Corriere della Sera l'articolo Cos'è questo golpe? Io so, in cui accusava la Democrazia Cristiana e gli altri partiti suoi alleati nel governo di essere i veri mandanti delle stragi, a partire da piazza Fontana.[138][139]

Il 19 gennaio del 1975 uscì sul Corriere della Sera il suo articolo "Sono contro l'aborto" che suscitò altre polemiche.[140] Scrisse alcuni articoli sul settimanale Il Mondo che andranno a far parte del volume postumo Lettere luterane, tra cui l'ultimo suo scritto pubblicato in vita, il 30 ottobre 1975.[141]

Nel mese di maggio uscì il volume Scritti corsari che raccoglieva tutti gli articoli scritti per i quotidiani Corriere della Sera, Tempo illustrato, Il Mondo, Nuova generazione e Paese Sera, tra il 1973 ed il 1975, e che comprendeva una sezione di documenti allegati, redatti da vari autori e alcuni scritti di critica che erano apparsi sul settimanale Tempo dal 10 giugno al 22 ottobre 1974.

Il film Salò o le 120 giornate di Sodoma

Lo stesso argomento in dettaglio: Salò o le 120 giornate di Sodoma.

Interessato al progetto del film tratto da Sade si mise a studiare intensamente il kantiano "male radicale" che riduce l'umanità nella schiavitù del consumismo e che corrompe, manipolandole, le anime insieme ai corpi (precedente definiti "una terra ancora non colonizzata dal potere"[142][143][144]).

Ai primi di febbraio del 1975 terminò la sceneggiatura del film che non sarà mai realizzato, Il padre selvaggio e a metà dello stesso mese cominciarono nel mantovano le riprese di Salò o le centoventi giornate di Sodoma,[145] ultimo film scritto e diretto da Pasolini, che verrà presentato al pubblico quando l'autore sarà già morto da tre settimane.

La morte

«La sua fine è stata al tempo stesso simile alla sua opera e dissimile da lui. Simile perché egli ne aveva già descritto, nella sua opera, le modalità squallide e atroci, dissimile perché egli non era uno dei suoi personaggi, bensì una figura centrale della nostra cultura, un poeta che aveva segnato un'epoca, un regista geniale, un saggista inesauribile.»

Il monumento a Pasolini a Ostia

Nella notte tra il 1º novembre e il 2 novembre 1975 Pasolini venne ucciso in maniera brutale: percosso e travolto dalla sua stessa auto sulla spiaggia dell'idroscalo di Ostia, località del Comune di Roma.

Il cadavere massacrato venne ritrovato da una donna alle 6 e 30 circa. Sarà l'amico Ninetto Davoli a riconoscerlo.[147]

L'omicidio fu commesso da un "ragazzo di vita", Pino Pelosi di Guidonia, di diciassette anni, che si dichiarò colpevole.[148] Pelosi affermò di essere stato avvicinato da Pasolini nelle vicinanze della Stazione Termini, e precisamente presso il Bar Gambrinus di Piazza dei Cinquecento, e da questi invitato, dietro la promessa di un compenso in denaro[149], a salire sulla sua vettura, un'Alfa Romeo 2000 GT Veloce. Dopo una cena offerta dallo scrittore, nella trattoria Biondo Tevere[150] nei pressi della Basilica di San Paolo, i due si diressero alla periferia di Ostia. La tragedia scaturì per delle pretese sessuali di Pasolini alle quali Pelosi era riluttante, sfociando in un alterco degenerato fuori dalla vettura. Lo scrittore minacciò Pelosi con un bastone del quale il giovane si impadronì per percuotere Pasolini che cadde al suolo.[151] Quindi Pelosi salì sull'auto dello scrittore e passò più volte con le ruote sopra il suo corpo sfondandogli la cassa toracica.[152]

Pelosi venne condannato in primo grado per omicidio volontario in concorso con ignoti e il 4 dicembre del 1976 con la sentenza della Corte d'Appello, pur confermando la condanna dell'unico imputato, riformava parzialmente la sentenza di primo grado escludendo ogni riferimento al concorso di altre persone nell’omicidio.[153]

Pasolini era consapevole del fatto che il suo stile di vita lo esponeva alla possibilità di una fine del genere:

«Oggi un omosessuale in Italia è ricattato e ricattabile, e arriva a rischiare la vita tutte le notti.[154][155]»

File:Funerali di Pier Paolo Pasolini - Franco Citti+Enrico Berlinguer.jpg
Funerali di Pasolini. Accanto al feretro, Franco Citti; sullo sfondo, Enrico Berlinguer.

Teorie del complotto

Numerose persone ritengono che le circostanze della morte di Pasolini non siano a oggi ancora state chiarite. Contraddizioni nelle deposizioni rese dall'omicida, un "chiacchierato" intervento dei servizi segreti durante le indagini e alcuni passaggi a vuoto o poco coerenti riscontrati negli atti processuali, sono fattori che – secondo alcuni tra gli amici più intimi di Pasolini (particolarmente Laura Betti) e altri – lasciano aperte le porte a dubbi.

Due settimane dopo il delitto apparve un'inchiesta su L'Europeo con un articolo di Oriana Fallaci,[156] dove si ipotizzava una premeditazione e un concorso di altre due persone.[157]

Enzo Siciliano, amico dello scrittore, scrisse una sua biografia, nella quale sosteneva che il racconto dell'imputato presentava delle falle perché il bastone di legno a suo avviso era troppo marcio per essere l'arma contundente che aveva causato le ferite di grave entità riscontrate sul corpo di Pasolini. Inoltre egli escludeva una colluttazione fra i due a causa dell'assenza sul corpo di Pelosi di ematomi e simili nonché di alcuna macchia di sangue della vittima.[158]

Il film Pasolini, un delitto italiano, di Marco Tullio Giordana, uscito nel ventennale del delitto, sviluppò la storia come un'inchiesta che sosteneva che Pelosi non fosse solo, anche se lo stesso Giordana, come spiegato in un'intervista al Corriere della sera, non voleva creare uno scenario fantastico e non voleva vedere a tutti i costi la matrice politica nel delitto Pasolini. E precisò che non escludeva la possibilità di una pratica sadomasochistica di gruppo finita male.[159][160]

A queste ipotesi si aggiunse il fatto che Pelosi, dopo aver mantenuto invariata la sua assunzione di colpevolezza per trent'anni, fino al maggio 2005, a sorpresa, nel corso di un'intervista televisiva,[161] affermò di non essere stato l'autore del delitto di Pier Paolo Pasolini, e sostenne che l'omicidio era stato commesso da altre tre persone. Fece i nomi dei suoi presunti complici solo in un'intervista del 12 settembre 2008 pubblicata sul saggio d'inchiesta di Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza "Profondo Nero" (Chiarelettere 2009). Aggiunse inoltre di aver celato questa sua verità, un fatto che gli era costato anni di carcere, per timore di mettere a rischio l'incolumità della propria famiglia.

A trent'anni dalla morte, assieme alla ritrattazione del Pelosi emerse la testimonianza di Sergio Citti, amico e collega di Pasolini, su una sparizione di copie dell'ultimo film Salò e su un eventuale incontro con dei malavitosi per trattare la restituzione. Sergio Citti morì per cause naturali alcune settimane dopo.[162][163]

Pier Paolo Pasolini tra Ferdinando Adornato e Walter Veltroni probabilmente durante una manifestazione del P.C.I., il 24 settembre 1975, presso il Pincio.[164]

Un'ipotesi molto più inquietante lo collega invece alla "lotta di potere" che prendeva forma in quegli anni nel settore petrolchimico, tra Eni e Montedison, tra Enrico Mattei e Eugenio Cefis. Pasolini, infatti, si interessò al ruolo svolto da Cefis nella storia e nella politica italiana: facendone uno dei due personaggi "chiave", assieme a Mattei, di Petrolio, il romanzo-inchiesta (uscito postumo nel 1992) al quale stava lavorando poco prima della morte. Pasolini ipotizzò, basandosi su varie fonti, che Cefis alias Troya (l'alias romanzesco di Petrolio) avesse avuto un qualche ruolo nello stragismo italiano legato al petrolio e alle trame internazionali. Secondo autori recenti[165] e secondo alcune ipotesi suffragate da vari elementi, fu proprio per questa indagine che Pasolini fu ucciso.[166]

Altri collegano la morte di Pasolini alle sue accuse a importanti politici di governo di collusione con le stragi della strategia della tensione.[167]

Chi ha portato le teorie del complotto al più alto livello politico è indubbiamente Walter Veltroni che il 22 marzo 2010 ha scritto al Ministro della Giustizia Alfano una lettera aperta, pubblicata sul Corriere della sera, chiedendogli la riapertura del caso sottolineando che Pasolini è morto negli anni '70, "anni cui si facevano stragi e si ordivano trame".[168]

Il 1° aprile del del 2010, l'avvocato Stefano Maccioni e la criminologa Simona Ruffini hanno raccolto la dichiarazione di un nuovo testimone che potrebbe aprire nuove piste investigative.[169]

Contro le teorie del complotto

«Il complotto ci fa delirare. Ci libera da tutto il peso di confrontarci da soli con la verità. Che bello se mentre siamo qui a parlare qualcuno in cantina sta facendo i piani per farci fuori. È facile, è semplice, è la resistenza.»

Numerosi scrittori e amici di Pasolini non credono per nulla alle teorie del complotto e ritengono del tutto inattendibile, per molti motivi, la ritrattazione di Pelosi a distanza di trent'anni. In linea generale, sono gli stessi che rifiutano la lettura politica militante delle opere di Pasolini e l’immagine edulcorata del personaggio che porta a farne "un santo e un martire".[171] Essi privilegiano, invece, una chiave interpretativa dell’uomo e dell'opera legata alla sua particolare omosessualità, vissuta senza fermarsi di fronte a pratiche estreme e violente, anche con i minori.[171][172][173][160]

Sono le basi da cui partono Edoardo Sanguineti (che parla di “suicidio per delega), Franco Fortini e il curatore dell’opera omnia Walter Siti per sostenere che in generale la sua scrittura presenta un forte contenuto autobiografico e che in particolare alcune opere sono una sorta di autobiografia originata da una tendenza sadomasochista votata all’autodistruzione.[174][172][175]

Sono le stesse basi che utilizzano Nico Naldini, cugino di Pasolini, anch’egli omosessuale, poeta e scrittore, nonché collaboratore di Pasolini in tutti i suoi film, e Marco Belpoliti per dire che con le teorie del complotto si manifesta la resistenza della sinistra e di alcuni amici ad accettare la particolare omosessualità dello scrittore riducendola a una sorta di vizietto, una pratica privata di cui non si deve parlare, mentre invece costituisce la sostanza su cui egli ha fondato la sua opera e la sua critica della società.[176][177] Naldini, che definisce le teorie del complotto "bufale che si inseguono e che si divorano l'un l'altra",[178] e "delirio che continua da molti anni e non è ancora del tutto passato",[179] nel suo libro "Breve vita di Pasolini", scrive che l'attrazione per quel tipo di ragazzi gli faceva perdere il senso del pericolo.[180] Per diversi motivi, tra cui il fatto che lo scrittore, da tempo, aveva adottato il sadomasochismo, anche con rituali feticistici (le corde per farsi legare e cosi' immobilizzato in una sorta di scena sacrificale farsi percuotere fino alla svenimento),[160] ritiene che abbiano purtroppo ragione coloro che dicono che, suo cugino, in fondo, se la sia cercata.[178] La sua morte è spiegata dal fatto che viveva una vita violenta: per questo Naldini pensa che sia allo stesso tempo tragico e ridicolo volerlo trasformare in una specie di santo laico.[160]

La tomba di Pier Paolo Pasolini disegnata dall'architetto Gino Valle, a Casarsa della Delizia. La lapide a fianco è della madre Susanna. Il padre giace in un'altra tomba.

Anche per il critico Giancarlo Vigorelli, scopritore di Pier Paolo Pasolini sin da quand’'era un poeta adolescente, si tratta di omicidio omosessuale. Egli considerava Pasolini un uomo pieno di contraddizioni “per il modo bestiale in cui si consumava durante nottate di violenza che non comprendevo. Fino alle sette di sera era una persona, dopo era tutt'altra… a me gelava il sangue quando lo vedevo il giorno dopo le sue avventure notturne pieno di graffi e lividi”. E sottolinea come non cercasse tanto il sesso occasionale ma la violenza.[181]

Sulle stesse posizioni, contro le teorie del complotto, si trova Guido Santato, considerato il maggior studioso di Pasolini.[182] L'italianista Bruno Pischedda aggiunge che queste teorie sono anche un tentativo di preservarne la statura di vate, un modo per custodire un'immagine mitica, consacrata, ponendola fuori e al di sopra di qualsiasi giudizio.[183] Pierluigi Battista sostiene che la tendenza a credere in questi complotti derivi dal fatto che "i gialli sono sempre più avvincenti della piattezza delle trame realistiche".[184] Ferdinando Camon, la cui prefazione dei primi libri è stata scritta da Pasolini, afferma che lo scrittore è morto come ha rischiato tante volte di morire. Egli sostiene che le teorie del complotto rispondono al desiderio di alcuni amici di Pasolini di mondarlo dalla morte per omosessualità, vissuta anche comprando minorenni, per consegnarlo alla storia come morto per antifascismo.[185]

A prescindere dai fatti e dalle reali responsabilità che hanno condotto alla sua morte, la fine di Pasolini sembra essere emblematica, al punto che la sua morte è stata paragonata a quella di Caravaggio:

«Secondo me c'è una forte affinità fra la fine di Pasolini e la fine di Caravaggio, perché in tutt'e due mi sembra che questa fine sia stata inventata, sceneggiata, diretta e interpretata da loro stessi.»

Opere

Per l'importanza della sua poesia il critico statunitense Harold Bloom ha inserito Pasolini tra gli scrittori che compongono il Canone Occidentale.[187]

Poesia

Traduzioni poetiche

Dal latino

Dal francese

In friulano

Dal greco al friulano

  • Tre frammenti di Saffo, in Massimo Fusillo, La Grecia secondo Pasolini. Mito e cinema, La Nuova Italia, Firenze 1996, pp. 243–244.

Narrativa

  • Ragazzi di vita, Garzanti, Milano 1955 (nuova edizione: Einaudi, Torino 1979, con un'appendice contenente Il metodo di lavoro e I parlanti).
  • Una vita violenta, Garzanti, Milano 1959 (nuova edizione: Einaudi, Torino 1979).
  • L'odore dell'India, Longanesi, Milano 1962 (nuova edizione Guanda, Parma 1990, con un'intervista di Renzo Paris ad Alberto Moravia).
  • Il sogno di una cosa, Garzanti, Milano 1962.
  • Alì dagli occhi azzurri, Garzanti, Milano 1965.
  • Teorema , Garzanti, Milano 1968.
  • La Divina Mimesis, Einaudi, Torino 1975 (nuova edizione 1993, con una nota introduttiva di Walter Siti).
  • Amado mio preceduto da Atti impuri, con uno scritto di A. Bertolucci, edizione a cura di Concetta D'Angeli, Garzanti, Milano 1982.
  • Petrolio, a cura di Maria Careri e Graziella Chiarcossi, con una nota filologica di Aurelio Roncaglia, Einaudi, Torino 1992.
  • Un paese di temporali e di primule, a cura di Nico Naldini, Guanda, Parma 1993 (oltre a racconti, contiene saggi di argomento friulano).
  • Romàns, seguito da Un articolo per il «Progresso» e Operetta marina, a cura di Nico Naldini, Guanda, Parma 1994.
  • Storie della città di Dio. Racconti e cronache romane (1950-1966), a cura di Walter Siti, Einaudi, Torino 1995.
  • Romanzi e racconti, 2 voll., a cura di Walter Siti e Silvia De Laude, con due saggi di W. Siti, Mondadori, Milano 1998.
  • Petrolio, a cura di Silvia De Laude, con una nota filologica di Aurelio Roncaglia, Mondadori, Milano 2005.

Sceneggiature e testi per il cinema

Teatro

Traduzioni teatrali

Saggi

  • "Paolo Weiss" testo di Pasolini, con 34 tavole del pittore, Edizioni della Piccola Galleria Roma 1946
  • Passione e ideologia (1948-1958), Garzanti, Milano 1960 (nuove edizioni Einaudi, Torino 1985, con un saggio introduttivo di C. Segre, e Garzanti, Milano 1994, con prefazione di A. Asor Rosa).
  • "I parlanti" (1948) estratto da "Botteghe Oscure", Roma 1951, ripubblicato in appendice all'edizione Einaudi di "Ragazzi di vita", 1979
  • "Donne di Roma" con introduzione di Alberto Moravia, Milano, Il Saggiatore, 1960
  • Empirismo eretico, Garzanti, Milano 1972.
  • Scritti corsari, Garzanti, Milano 1975 (nuova edizione 1990, con prefazione di A. Berardinelli).
  • Volgar'eloquio, a cura di Antonio Piromalli e Domenico Scafoglio, Athena, Napoli, 1976
  • Lettere luterane, Einaudi, Torino, 1976; con un'introduzione di Alfonso Berardinelli, 2003.
  • Descrizioni di descrizioni, a cura di Graziella Chiarcossi, Einaudi, Torino 1979 (nuova edizione Garzanti, Milano 1996, con una prefazione di Giampaolo Dossena).
  • Il Portico della Morte, a cura di Cesare Segre, «Associazione Fondo Pier Paolo Pasolini», Garzanti Milano 1988.
  • Antologia della lirica pascoliana. Introduzione e commenti, a cura di Marco Antonio Bazzocchi, saggio introduttivo di M. A. Bazzocchi ed Ezio Raimondi, Einaudi, Torino 1993.
  • I film degli altri, a cura di Tullio Kezich, Guanda, Parma 1996.
  • Poesia dialettale del Novecento, a cura di Mario dell'Arco e Pier Paolo Pasolini, introduzione di Pasolini, Guanda, Parma 1952 (nuova edizione Einaudi, Torino 1995, con prefazione di Giovanni Tesio).
  • Canzoniere italiano. Antologia della poesia popolare, a cura di Pier Paolo Pasolini, Guanda, Parma 1955 (nuova edizione Garzanti, Milano 1972 e 1992).
  • Pier Paolo Pasolini e il setaccio 1942-1943, a cura di Mario Ricci, Cappelli, Bologna 1977, con scritti di Roberto Roversi e Gianni Scalia (contiene i seguenti saggi pasoliniani: «Umori» di Bartolini; Cultura italiana e cultura europea a Weimar; I giovani, l'attesa; Noterelle per una polemica; Mostre e città; Per una morale pura in Ungaretti; Ragionamento sul dolore civile; Fuoco lento.Collezioni letterarie; Filologia e morale; Personalità di Gentilini; «Dino» e «Biografia ad Ebe»; Ultimo discorso sugli intellettuali; Commento a un'antologia di «lirici nuovi»; Giustificazione per De Angelis; Commento allo scritto del Bresson; Una mostra a Udine).
  • Stroligut di cà da l'aga (1944) - Il Stroligut (1945-1946) - Quaderno romanzo (1947), riproduzione anastatica delle riviste dell'Academiuta friulana, a cura del Circolo filologico linguistico padovano, Padova, 1983 (contiene i seguenti saggi pasoliniani: Dialet, lenga e stil; Academiuta di Lenga Furlana; Alcune regole empiriche d'ortografia; Volontà poetica ed evoluzione della lingua).
  • Saggi sulla letteratura e sull'arte, 2 voll., in cofanetto, a cura di Walter Siti e Silvia De Laude, con un saggio di Cesare Segre, Mondadori, Milano, 1999.
  • Saggi sulla politica e sulla società, a cura di Walter Siti e Silvia De Laude, con un saggio di Piergiorgio Bellocchio, Mondadori, Milano 1999.

Programmi radiofonici

  • Paesaggi e scrittori: Il Friuli, a cura di Pier Paolo Pasolini, sabato 17 agosto 1956, RAI programma nazionale.

Dialoghi con i lettori

  • Le belle bandiere. Dialoghi 1960-65, a cura di Gian Carlo Ferretti, Editori Riuniti, Roma 1977 (contiene una scelta dei dialoghi apparsi sul settimanale «Vie Nuove» tra il 4 giugno e il 30 settembre 1965).
  • Il caos, a cura di Gian Carlo Ferretti, Editori Riuniti, Roma 1979 (contiene una scelta dei dialoghi apparsi sul settimanale «Tempo», dal 6 agosto 1968 al 24 gennaio 1970).
  • I dialoghi, a cura di Giovanni Falaschi, prefazione di Gian Carlo Ferretti, Editori Riuniti 1992 (comprende tutti i dialoghi apparsi su «Vie Nuove» e su «Tempo»).

Filmografia

Lo stesso argomento in dettaglio: Opere cinematografiche di Pier Paolo Pasolini.

Note

  1. ^ La grande energia che l'opera di Pasolini continua a trasmettere nel mondo è dovuta alla pluralità di campi d'intervento, alle incursioni piratesche in terreni al di fuori delle sue competenze e di mostrare le incoerenze, i punti deboli del sistema, e soprattutto la sua capacità di porre dubbi, seminare interrogativi, abbattere verità accettate convenzionalmente. Pasolini era uno straordinario uomo-orchestra, un re Mida che dominava i materiali espressivi più eterogenei, trasformandoli al minimo contatto (Gian Piero Brunetta, in Cent'anni cinema italiano, Laterza, Bari 1991 - p. 494)
  2. ^ Al di là del senso stretto, che può essere approfondito consultando il link nel testo principale, l'espressione neòteroi si può usare anche a proposito «di poeta, di scuola poetica che tende ad innovare il linguaggio e i temi tradizionali» (Grande Dizionario Garzanti Italiano 2009, Editore GARZANTI, 2007, ISBN 88-480-0305-2, 9788848003056, voce: "neoterico")
  3. ^ . Il 28 dicembre 1950 venne prosciolto dall'accusa di corruzione di minori ma condannato per atti osceni in luogo pubblico. Fu assolto per insufficienza di prove dal tribunale di Pordenone l'otto aprile 1952. Si veda Siciliano, p. 142.
  4. ^ Il processo contro Pasolini e l'editore Garzanti di tenne il 4 luglio 1956, il pubblico ministero chiese l'assoluzione perché il fatto non costituiva reato e si procedette all'archiviazione. Si veda Siciliano op. cit. p. 185-186.
  5. ^ Il processo si tenne il 15 novembre 1961 per l'imputazione di favoreggiamento, il 16 il tribunale lo assolve per insufficienza di prove, l'appello del 5 luglio 1963 lo assolve con formula piena. Si veda Siciliano, op. cit. p. 243.
  6. ^ Seguirono un giudizio in appello del 13 luglio 1963 e due ricorsi in cassazione che lo assolvono per insufficienza di prove. Si veda Siciliano, op. cit. p. 249.
  7. ^ La condanna, dopo l'assoluzione conseguita nel secondo grado di giudizio, fu confermata dalla sentenza della Corte di Cassazione del 24 febbraio 1967, che tuttavia annullava gli effetti senza rinvio, perché il reato risultava estinto dall'amnistia del 1966. Si veda Siciliano, op. cit. p.255.
  8. ^ Per l'occupazione alla Mostra del Cinema di Venezia venne processato, l'11 ottobre 1969, insieme a Cesare Zavattini, Lionello Massobrio, Marco Ferreri, Alfredo Angeli, Francesco Maselli e Filippo De Luigi. Il processo si concluse con l'assoluzione degli imputati. Si veda Siciliano, op. cit. p. 340.
  9. ^ Il processo si tenne a Venezia nel novembre 1968, Pasolini fu assolto. Si veda Siciliano, op. cit. p. 314.
  10. ^ Il processo fu rinviato, e non fu mai celebrato. Si veda Siciliano, op. cit. p. 341.
  11. ^ "Il Decameron" fu sequestrato per ordine delle procure di Ancona e Sulmona. Si veda Siciliano, op. cit. p. 411.
  12. ^ I Racconti di Canterbury fu sequestrato il 7 ottobre 1972, dissequestrato il 9 gennaio 1973, sequestrato ancora il 19 marzo, decreto annullato dalla Cassazione il 2 aprile, due giorni dopo veniva di nuovo sequestrato, la Cassazione deliberò, infine, il 27 marzo 1975. Si veda Siciliano, op. cit. p. 411.
  13. ^ "Il fiore delle Mille e una notte" fu denunciato il 27 giugno 1974 e la denuncia venne archiviata il 5 agosto 1974 poiché il sostituto procuratore riconobbe il valore artistico dell'opera. Si veda Siciliano, op. cit. p. 411 e Murri, op. cit. p. 143.
  14. ^ Il film andò in contro a diverse azioni giudiziarie, per oscenità e per corruzione di minori che si protrassero fino al 1978. Si veda Murri, op. cit. p. 155.

Riferimenti

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Bibliografia

Lo stesso argomento in dettaglio: Bibliografia su Pier Paolo Pasolini.
  • Elio Filippo Accrocca (a cura di), Ritratti su misura di scrittori italiani : notizie biografiche, confessioni, bibliografie di poeti, narratori e critici, Venezia, Sodalizio del Libro, 1960, ISBN non esistente.
  • Dario Bellezza, Morte di Pasolini, Milano, Mondadori, 1995, ISBN 88-04-39449-8.
  • Marco Antonio Bazzocchi, Pier Paolo Pasolini, Bruno Mondadori, 1º gennaio 1998, ISBN 88-424-9460-7. URL consultato il 21 luglio 2013.
  • Laura Betti e Fernando Bandini (a cura di), Pasolini: cronaca giudiziaria, persecuzione, morte, Garzanti, 1978.
  • Franca Faldini, Goffredo Fofi (a cura di), L'avventurosa storia del cinema italiano, volume 2, 1960-1969, vol. 2, Milano, Feltrinelli, 2011 [1981], ISBN 978-88-95862-48-4.
  • Serafino Murri, Pier Paolo Pasolini, Milano, Il Castoro, 1995, ISBN 88-8033-025-X.
  • Nico Naldini (a cura di), Lettere : 1940-1954 / Pier Paolo Pasolini, Torino, Einaudi, 1986, ISBN 88-06-59331-5.
  • Nico Naldini (a cura di), Lettere : 1955-1975 / Pier Paolo Pasolini, Torino, Einaudi, 1986, ISBN 88-06-59953-4.
  • Nico Naldini (a cura di), Vita attraverso le lettere, Torino, Einaudi, 1994, ISBN 88-06-13580-5.
  • Enzo Siciliano, Vita di Pasolini, 2ª edizione, Milano, Rizzoli, 1978, ISBN non esistente.
  • Piero Spila, Pier Paolo Pasolini, Gremese Editore, 1999, ISBN 88-7742-195-9. URL consultato il 26 luglio 2013.
  • Andrea Zanzotto e Nico Naldini (a cura di), Pasolini, Poesie e pagine ritrovate, Lato Side, 1980.

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