Partito Radicale (Italia)

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Disambiguazione – Se stai cercando il partito fondato nel 1904, vedi Partito Radicale Italiano.
Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito
Partito Radicale dei Democratici e Liberali (fino al 1958)
Partito Radicale (ufficialmente fino al 2011)
Partito Radicale Transnazionale (non ufficialmente dal 1993)
Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito (ufficialmente dal 2011)
PresidenteMicheal Giffoni
Gaia Tortora
Ettore Cannavera
SegretarioMaurizio Turco
StatoItalia Italia
Sedevia di Torre Argentina, 76, Roma
AbbreviazionePRNTT
Fondazione11 dicembre 1955[1]
Derivato daPartito Liberale Italiano
Dissoluzione1989
IdeologiaRadicalismo[2]
Liberaldemocrazia[2]
Gandhismo[2]
Socialismo liberale[2]
Antiproibizionismo[2]
Libertarianismo[2]
Liberalismo sociale[2]
Laicismo[2]
Ecologismo[2]
Antimilitarismo[2]
CollocazioneCentro-sinistra[3]
TestataLa nuova Liberazione[4]
Radio Radicale
Notizie Radicali
Il Mondo (storico)
Iscritti3168 (28 dicembre 2018[5])
Sito webpartitoradicale.it

Il Partito Radicale (PR) è un partito politico italiano a vocazione transnazionale[6]. Nasce nel 1955 dalla scissione del Partito Liberale Italiano con una forte connotazione liberale, azionista, socioliberale e una marcata visione della laicità dello Stato, si trasforma, sotto la guida di Marco Pannella, in un'organizzazione libertariana, nonviolenta, transnazionale e transpartitica diventando promotore di alcune tra le più significative lotte politiche per l'affermazione dei diritti civili e politici dei cittadini, per il rispetto della Costituzione e a favore della democrazia, non solo in Italia, ma in tutto il mondo. Partecipa in via non continuativa alle elezioni italiane dal 1955 al 1989, ottenendo fino a un massimo di 20 eletti nel 1979.

Con la mozione del congresso di Budapest nel 1989 decide di non presentare più liste in qualsiasi tipo di elezioni, rinnova il suo simbolo e lo riserva alle lotte politiche sui diritti civili con un'ottica transnazionalista e transpartitica, cambia il proprio nome, prima informalmente, in Partito Radicale Transnazionale e poi, nel 2011, statutariamente, in Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito (o Nonviolent Radical Party Transnational and Transparty, in inglese) per perseguire attraverso l'uso della nonviolenza la creazione di un corpus di leggi internazionali sui diritti degli individui e l'affermazione della democrazia e della libertà nel mondo. Nel 1995 ottiene il riconoscimento come organizzazione non governativa con stato consultivo generale di prima categoria presso l'ECOSOC dell'ONU.

Pur non presentando il proprio simbolo alle elezioni, molti suoi esponenti di spicco, in primis Marco Pannella, sono promotori di iniziative elettorali in stretta correlazione con le lotte civili promosse dal Partito, sfruttando così l'eco mediatica dei periodi elettorali. Nell'ambito del PR sono quindi nate iniziative come quelle delle liste referendarie e antiproibizioniste degli anni '90, quelle liberali-liberiste-libertarie dei Club Pannella e le successive Lista Marco Pannella, la Lista Pannella-Sgarbi, quelle della Lista Bonino, quella della Rosa nel Pugno e Amnistia Giustizia e Libertà. Gli iscritti e dirigenti del Partito hanno anche partecipato alla vita politica di molteplici altre organizzazioni politiche, sia di nuova concezione come ad esempio Verdi Arcobaleno, i Radicali di sinistra o +Europa (almeno per ciò che riguarda la componente dei Radicali Italiani), che di partiti tradizionali, come Partito Socialista Democratico Italiano, Partito Socialista Italiano e Partito Democratico.

Sintesi della storia[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Storia del Partito Radicale (Italia).

Il Partito radicale è un’organizzazione non governativa che lotta in modo nonviolento per creare un corpus di leggi nazionali o internazionali sui diritti umani e per l'affermazione della democrazia e della libertà nel mondo. A dispetto del nome Partito da oltre trent'anni non partecipa alle elezioni per creare sinergie tra tutte le forze politiche per il raggiungimento degli obiettivi delle proprie mozioni congressuali.

Origini e fondazione[modifica | modifica wikitesto]

Nasce nel 1955 in Italia da una scissione del Partito Liberale Italiano[1][7] quando 32 consiglieri nazionali lasciano il congresso del PLI, dando vita al Partito Radicale dei Liberali e dei Democratici, con l’obiettivo di dare piena attuazione alla Costituzione e l’effettiva realizzazione di uno Stato di diritto.[8] Nei primi anni, il Partito ha il suo riferimento culturale nel settimanale Il Mondo diretto da Mario Pannunzio e negli “Amici del Mondo”,[9] un gruppo di intellettuali di tradizione socialista, liberale ed azionista, tra cui Ernesto Rossi, promotori di una politica anticlericale e anti-partitocratica in contrapposizione sia alla Democrazia Cristiana che al Partito Comunista Italiano. Alle elezioni politiche in Italia del 1958 si presenta insieme al Partito Repubblicano Italiano, mentre alle elezioni amministrative del 1960 elegge alcuni consiglieri comunali nelle liste del Partito Socialista Italiano, tra cui Arnoldo Foà, Leopoldo Piccardi e Antonio Cederna.

La prima rinascita del Partito[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1962, a seguito del caso Piccardi, gran parte dei dirigenti e dei militanti radicali lasciano il Partito, confluendo nel Partito Socialista o nel Partito Repubblicano[10]; ciò che resta del Partito Radicale è preso in mano dalla componente, fino a quel momento minoritaria, chiamata Sinistra Radicale[11] che ha come leader Marco Pannella.[12] Il Partito si attiva per contestare la revisione dei Patti Lateranensi, promuove la prima raccolta di firme per un referendum abrogativo del Concordato[13] (dichiarato inammissibile dalla Corte costituzionale[14]), conduce campagne di denuncia sui finanziamenti occulti alla politica,[15] per l'affermazione dell'antimilitarismo e la difesa dei diritti civili. Per evitare le spinte partitocratiche interne, viene abbandonata la precedente struttura organizzativa di stampo socialista-liberale in favore di un modello libertario e anti-gerarchico per cui nei congressi annuali sono rinnovati gli organi statutari e decise le mozioni di indirizzo politico, prevedendo libertà di iscrizione e divieto di espulsione per chiunque, anche se iscritti ad altri partiti.[16]

Sul finire degli anni settanta il Partito è impegnato nelle campagne referendarie su divorzio e aborto (insieme alla Lega Italiana per l'Istituzione del Divorzio[17] e il Centro Informazione Sterilizzazione e Aborto[18]), così come sui fronti dell'anti-proibizionismo, anti-militarismo e obiezione di coscienza, sul femminismo e le libertà sessuali dando vita anche al primo movimento italiano per i diritti degli omosessuali (realizzando un patto federativo con il Movimento di Liberazione della Donna[19] e il Fronte Unitario Omosessuali Rivoluzionari Italiani[20]), la riforma del diritto di famiglia, l’estensione del voto ai diciottenni. Ad un panorama antagonista carico di odio e violenza che sfocia nel terrorismo rosso e nero, il Partito radicale contrappone la nonviolenza gandhiana, con i suoi mezzi atipici di azione politica, come le disobbedienze civili, le autodenunce[21], i sit-in, le maratone oratorie, le manifestazioni in fila indiana[22] e moderne forme di comunicazione politica.[23]

Una piccola pattuglia di Radicali in Parlamento[modifica | modifica wikitesto]

Le elezioni del 1976 vedono l'ingresso nel Parlamento italiano[24] di una piccola pattuglia di radicali candidati in liste autonome con il simbolo della Rosa nel Pugno[25]. Questa nuova fase vede i radicali portare nuovi metodi di lotta in Parlamento con l'uso massivo dell'ostruzionismo[26] e la promozione di iniziative legislative trasversali[27] e la «doppia tessera»[28] come attestazione di impegno comune su battaglie condivise in contrapposizione agli schieramenti prestabiliti su base ideologica. Sul fronte istituzionale i parlamentari radicali si battono per la riforma dell'ordinamento carcerario, la limitazione della carcerazione preventiva, la smilitarizzazione del Corpo degli agenti di custodia.[29] I radicali usano il seguito popolare riscosso nelle piazze per fare ampio ricorso allo strumento referendario.[30][31]

Negli anni più duri del terrorismo, i radicali da soli denunciano il compromesso storico[32] in cui al governo si ritrovano insieme democristiani e comunisti, socialisti e laici praticamente senza contestazioni e alternative, e addirittura aprono un dialogo, nella più pura tradizione gandhiana, con i violenti e i terroristi.[33][34] Viene poi alla luce, proprio grazie alle inchieste dei radicali, che ampie aree del terrorismo politico sono strettamente interrelate con la massoneria,[32] i servizi segreti e altri apparati dello Stato.[35]

La fondazione di Radio Radicale[modifica | modifica wikitesto]

L'ingresso dei radicali in Parlamento apre una nuova era anche nella comunicazione politica italiana. Il Partito radicale rifiuta di usare il finanziamento pubblico[36] per le proprie attività politiche, in quanto distorsivo del rapporto tra iscritti e dirigenti, ma non può rifiutarlo a favore dei cittadini, quindi decide di finanziare prima una serie di iniziative specifiche, come ad esempio un fondo per le vittime del terrorismo,[37] e poi un'emittente radiofonica al servizio di tutti i cittadini e di tutte le parti politiche. Nasce da qui la scelta di riversare il finanziamento pubblico[38] a Radio Radicale[39], che aveva iniziato le trasmissioni pochi mesi prima e che aveva avuto un ruolo fondamentale nel successo elettorale del Partito radicale[senza fonte]. La radio inizia quindi a trasmettere le dirette dal Parlamento (anche in forma un po' piratesca all'inizio[40]) e poi si apre alla registrazione non solo della vita politica del Partito radicale stesso ma anche di tutti gli altri partiti e organizzazioni, cercando di applicare il principio einaudiano del "conoscere per deliberare".[41][42]

Il Fronte Transnazionale[modifica | modifica wikitesto]

Fin dagli anni ‘60, e per tutti gli anni settanta e ottanta l'impegno dei militanti radicali sul fronte internazionale si rivolge al deficit democratico dei paesi dell'Est. Si organizzano manifestazioni e azioni non-violente di disobbedienza civile che si concludono con arresti e detenzioni. Il Partito radicale, e Marco Pannella personalmente, si mobilitano sulla campagna per un intervento straordinario "contro lo sterminio per fame e sottosviluppo nel mondo",[43] che darà luogo al settore della cooperazione internazionale e anticipando in modo quasi profetico le ondate migratorie degli anni recenti. Gli anni ottanta sono per i radicali un periodo di transizione in cui alla lotta contro l'autoritarismo si associa un'analisi dello Stato Italiano che vede nelle difficoltà della Giustizia uno dei principali ostacoli alla completa attuazione della Costituzione.[44] Il Partito segue il mondo della giustizia, dando attenzione all'esecuzione penale nelle carceri, allo svolgimento dei processi iniziando da quelli per terrorismo o mafia, e alla formazione delle leggi considerate «criminogene». I radicali diventano così il bastione del garantismo italiano.[45] La vasta eco della battaglia politica e giudiziaria di Enzo Tortora[46], che si dimetterà da parlamentare eletto con il Partito radicale, per farsi arrestare e processare, porta ai radicali molti consensi e li candida come una forza politica di tutto rilievo all’interno del panorama dei partiti italiani.

I radicali e le elezioni[modifica | modifica wikitesto]

Il comportamento elettorale dei radicali è sempre stato tutt'altro che lineare, non si presentano volontariamente nei primi 20 anni di vita e successivamente, in molte occasioni, non presentano liste,[47] oppure si limitano a sostenere specifici candidati di altri partiti, mentre talvolta si presentano con apparentamenti e in altre occasioni il partito si presenta con il proprio simbolo ma per fare però campagna elettorale per l'astensione.

In questa fase in cui il Partito vede continuamente crescere il proprio consenso elettorale, ma che disperderà per evitare spinte partitocratiche interne, nel XXXV Congresso del 1989,[48] tenuto per la prima volta fuori dai confini nazionali a Budapest, si consuma uno strappo tra quanti vorrebbero sfruttare il Partito nel panorama politico nazionale e chi, come il leader storico Marco Pannella, preferisce sostenere le caratteristiche innovative del partito libertario come strumento di lotta politica "non di parte", riservando gli interventi elettorali a specifici progetti locali o tematici senza usare il nome e il simbolo del Partito stesso.

Seconda rinascita, il Partito Transnazionale, Transpartito non elettorale[modifica | modifica wikitesto]

La mozione politica dell'89 esplicita le caratteristiche che nei venti anni precedenti avevano connotato l’attività del Partito secondo una concezione propriamente "pannelliana": la non-violenza gandhiana come strumento di lotta politica, la transnazionalità della visione e la dimensione inclusiva del transpartitismo. Per rafforzare quest’ultima condizione, invece della «doppia tessera», il congresso a larga maggioranza decide che il Partito non si presenti più alle elezioni sottraendosi così alla competizione con gli altri partiti per stimolarne piuttosto la cooperazione.[49] La realizzazione del nuovo simbolo in cui viene raffigurato il volto stilizzato di Gandhi composto dalle scritta "Partito radicale" in differenti grafismi e lingue inscritta in un ottagono[50] è il "punto di non ritorno" nella trasformazione del Partito da strumento elettorale, intriso da connotazioni ideologiche di stampo liberale e socialista, in uno strumento di lotta politica completamente al servizio delle campagne adottate. La decisione provoca grande polemica all'interno del Partito. Una parte dei radicali storici abbandoneranno il Partito per continuare la propria attività in altri partiti o ritirarsi a vita privata.[51][52] Molti radicali però s'impegnano ancora attivamente in politica, talvolta supportati anche dal Partito, cercando ospitalità nei partiti tradizionali o creando nuove liste elettorali spesso tematiche (ecologisti, antiproibizionisti[53], ecc. ).[54]

Il riconoscimento come organizzazione di primo livello all'ECOSOC dell'ONU[modifica | modifica wikitesto]

Il Partito vive un lungo periodo d'interesse nei confronti delle condizioni dello Stato di diritto e delle democrazie nel Mondo.[55] Pur continuando a trarre le risorse economiche e la militanza nella realtà italiana, anche per la sua commistione con le forme politiche aggregate alle iniziative di derivazione radicale, prima tra tutte quelle di Marco Pannella, il Partito potenzia la sua attività transnazionale nei paesi dell'Est.[56][57] A metà degli anni novanta il Partito fonda e usa il Sistema Telematico Multilingue,[58] un software di connessione su cui viene sviluppata Agorà Telematica,[59] che è una delle prime BBS in Italia a permettere connessioni contemporanee dai molti paesi nei quali il Partito apre punti di presenza o sedi.

Nel 1995, dopo un intenso lavoro istituzionale, il Partito, pur mantenendo il modello organizzativo di partito libertario, ma trasformatosi di fatto in una organizzazione non governativa per la promozione dei diritti umani e per l'affermazione della democrazia e della libertà nel mondo, ottiene il riconoscimento dello status consultivo di livello generale al Consiglio Economico e Sociale (ECOSOC) dell'ONU.[60]

All'ONU il Partito porta avanti battaglie di alto profilo come la moratoria della pena di morte e la proposta della sua totale abolizione,[61] l’antiproibizionismo contro le mafie mondiali,[62] la giustizia giusta,[63] la libertà di ricerca scientifica e la battaglia per l'abolizione delle mutilazioni genitali femminili.[64]

Il Partito permette l'accesso alle riunioni dell'organismo mondiale dei popoli non rappresentati, come il Tibetani,[65] gli Uiguri[66] e i Montagnard,[67] ed effettua un monitoraggio attivo dei conflitti contro i paesi dispotici, come nel caso dell'Ucraina contro la Russia[68] o dà voce alla dissidenza contro i regimi totalitari come quello cubano[69] o turco[66]. Per queste sue attività e in particolare per la proposta di un piano di pace nel conflitto ceceno[70] il Partito entrerà in rotta di collisione con la Russia, tanto da rischiare una procedura di sospensione e espulsione, da cui si difenderà con esito positivo.[71]

La «Peste Italiana» e il «Caso Italia»[modifica | modifica wikitesto]

A dispetto del loro successo le iniziative del Partito nonviolento transnazionale faticano in Italia a trovare spazio sulla stampa, che preferisce una rappresentazione del mondo radicale imperniata sui, talvolta inesistenti, conflitti interni tra le varie personalità del Partito.[72][73] L'inadeguata rappresentazione delle iniziative radicali viene minuziosamente verificata attraverso la fondazione del Centro d’Ascolto dell’Informazione Radiotelevisiva[74], e produce numerose condanne e risarcimenti da parte della Televisione di Stato.[75] Le iniziative del Partito sono confuse dalla stampa con quelle del leader storico Marco Pannella e delle sue vicissitudini elettorali. Ulteriore confusione viene dal fatto che a partire dagli anni 2000, piuttosto che rafforzare la sua espansione all'esterno dell'Italia, il Partito preferisce concentrarsi sul «caso Italia»[76] come emblematico del decadimento di un sistema politico costituzionale in una «democrazia reale», ovvero in una democrazia nella forma, ma in cui nella sostanza le stesse istituzioni agiscono in contrasto con le leggi o la Costituzione.[77] L'Italia rappresenta, secondo il Partito radicale, l'apogeo del «regime partitocratico» e come tale pronta a diffondere nel mondo «la peste» della «democrazia reale», come viene denunciato nelle sedi internazionali e con la raccolta di un «Libro Giallo de "La Peste Italiana" (Dopo la rovina del Ventennio fascista, il Sessantennio di metamorfosi del Male)».[40]

Crisi e terza rinascita[modifica | modifica wikitesto]

Nel primo decennio del nuovo millennio il Partito entra in crisi per problemi di governance interna[78]. Lo Statuto adottato nel 1993[79] disegna un'evoluzione molto ambiziosa basata su numerose associazioni tematiche e con organi che si rivelano sovradimensionati. Durante tutto il decennio il Partito supporta le associazioni radicali fornendo risorse economiche e mettendo a disposizione contatti, strumenti e relazioni perché queste svolgano al meglio le loro attività, questo comporta un cospicuo aumento di attività delle associazioni radicali e un contrazione di iniziative del Partito.

Nel 2011 viene eletto nel XXXIX Congresso, un nuovo segretario, il maliano Demba Traoré, che però abbandona il Partito senza dimettersi, richiamato da responsabilità di governo nel suo paese. Con un segretario assente il Partito radicale è all'impasse e non può praticamente condurre alcuna battaglia autonoma.

Dopo la morte del proprio leader carismatico Marco Pannella nel 2016, la prima volta nella storia del partito per superare la lunga inazione dovuta all'assenza del Segretario, gli iscritti stessi convocano un Congresso straordinario.

Il XL Congresso tenuto all'interno del carcere di Rebibbia adotta con una schiacciante maggioranza (di oltre 2/3 dei votanti) una mozione "pannelliana" che riassume le tre più recenti lotte di Marco Pannella per il biennio 2017-2018: il proseguimento della battaglia sulla "Giustizia Giusta",[80] in particolare per il mezzo della proposta di "Amnistia per la Repubblica",[81] la promozione degli Stati Uniti d’Europa[82] come strumento necessario al superamento dei localismi e dei nazionalismi che stanno spezzando il continente, ed infine l'introduzione all'interno della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo del fondamentale "Diritto alla Conoscenza" come base necessaria della transizione dei paesi verso veri Stati di Diritto.[83]

Per la prima volta nella storia del Partito viene eletta una Presidenza di 16 persone e viene definita come condizione per il proseguimento delle attività del Partito non solo il completo superamento del debito residuo ma anche la necessità di un consistente apporto di nuova militanza per cambiare completamente la composizione del partito con l'iscrizione di almeno 3000 iscritti nell'anno 2017 e nel 2018. In mancanza di queste condizioni il Congresso stabilisce che la Presidenza, senza altre formalità, debba chiudere il Partito.[84] La corrente vicina alla storica leader Emma Bonino non accetta però le decisioni del Congresso e annuncia l'intenzione di proseguire l'attività politica alleandosi con il Partito Democratico all'interno della coalizione di centro-sinistra: tale corrente (che comprende i Radicali Italiani, l'Associazione Luca Coscioni e l'Associazione Certi Diritti) viene espulsa dal Partito Radicale Transnazionale, con annesso divieto per i suoi membri di usare la storica sede di Via di Torre Argentina e di presenziare a Radio Radicale.[85]

Il 28 dicembre 2018 il Partito radicale fa sapere di aver abbondantemente superato l'obiettivo dei 3000 iscritti[86]. Si apre quindi la fase congressuale con un primo congresso nazionale da tenere il 22-23-24 Febbraio 2019 dedicato al tema della vita di Radio Radicale messa in dubbio dalla cancellazione della convenzione per la trasmissione delle sedute parlamentari operato dal Governo[87]. Il XLI congresso ordinario del partito è invece convocato per i giorni 5,6,7 luglio 2019, ed elegge Maurizio Turco segretario e Irene Testa tesoriere. Con l'elezione, dopo tre anni, dei nuovi organi il Partito radicale rientra in una condizione di normalità e legalità statutaria. A fine agosto 2019 Maurizio Turco da Radio Radicale annuncia la convocazione del Congresso degli iscritti italiani al Partito Radicale che si terrà a Napoli nei giorni 31 ottobre, 1 e 2 novembre 2019.

Le campagne in corso (2019-oggi)[modifica | modifica wikitesto]

Il rientro nella legalità statutaria, con il Congresso del 2016, e il raggiungimento dell'obiettivo del rientro del debito ottenuto con la campagna speciale di tesseramento (#Fallovivere) e il raggiungimento dell'obiettivo dei 3000+3000 iscritti nel biennio 2017-2018 hanno ripristinato la prassi politica della centralità delle decisioni congressuali e della mozione politica come guida delle attività del Partito radicale. La mozione politica del XLI Congresso fissa quindi le linee su cui il Partito radicale intende impegnarsi nel quinquennio 2019-2024 e su questo impegna la dirigenza eletta composta dal Segretario Maurizio Turco, dalla tesoriere Irene Testa e dalla Presidenza d'Onore composta da: Laura Arconti, storica militante radicale; Abdelbasset Ben Hassan, presidente dell'Istituto arabo per i diritti umani (Tunisia); l'Ambasciatore Giulio Terzi di Sant'Agata, già Ministro degli Esteri; Sam Rainsy, leader dell'opposizione democratica in esilio della Cambogia, già Ministro delle Finanze.

Contro lo sterminio per fame nel mondo[modifica | modifica wikitesto]

Rilanciare il Manifesto-Appello dei Premi Nobel contro lo sterminio per fame nel mondo e promuovere e coordinare un’azione capace di coinvolgere, quali interlocutori, soggetti istituzionali, politici, sociali, religiosi, in una lotta per lo sviluppo impedito dalle speculazioni finanziarie nel mercato dei beni alimentari, dalla concentrazione delle imprese nel settore agro-alimentare, dall'accaparramento delle terre. È la riproposizione della battaglia sostenuta all'inizio degli anni '80 da Marco Pannella.

Riconoscimento del diritto umano e civile alla conoscenza[modifica | modifica wikitesto]

Rafforzare la campagna per il riconoscimento del diritto umano e civile alla conoscenza da parte dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, conditio sine qua non per l'affermazione dello Stato di diritto democratico federalista laico, con la promozione di tutte le iniziative necessarie a tutti i livelli a partire dall’adozione di risoluzioni da parte del Parlamento europeo e dell'Assemblea Parlamentare del Consiglio d'Europa. Ciò è in continuità con la precedente mozione e con le attività svolte dal Global Committee for the Rule of Law.

Stati Uniti d'Europa[modifica | modifica wikitesto]

Proseguire, chiamando a raccolta tutte le forze autenticamente federaliste, la lotta per gli Stati Uniti d’Europa, unica alternativa sia all’assetto intergovernativo dell’Unione europea che ai nazionalismi politici ed ai protezionismi economici.

Ripristino dello Stato di diritto in Italia[modifica | modifica wikitesto]

Elaborare un documento di analisi e proposte di riforma per ripristinare valori e regole da Stato di diritto in Italia, in settori cruciali per la vita democratica, come quelli dell'informazione e dei sistemi elettorali, della amministrazione della giustizia e del carcere, e della lotta alla criminalità, che verrà sottoposta alla discussione del Congresso degli iscritti italiani del Partito Radicale.

I nomi del Partito radicale[modifica | modifica wikitesto]

Nell'arco dei suoi oltre 60 anni di storia il Partito radicale, pur senza perdere la continuità della propria azione politica, ha assunto differenti denominazioni. Nasce nel 1955 come "Partito radicale dei Liberali e Democratici Italiani" (P.R.L.D.I.)[1]. Il nome così lungo verrà, nell'uso, molto presto abbreviato in Partito radicale (P.R.)[88] e come tale si presenta alle elezioni del 1958[89]. Alla fine degli anni ottanta, a seguito di una lunga stagione di campagne politiche di respiro sovranazionale[90] in cui il P.R. si pone come soggetto promotore coinvolgendo molte differenti forze politiche e sociali, si inizia ad usare la denominazione di Partito Radicale Transnazionale e Transpartito[91] (in inglese Transnational Radical Party). Nel 1995, in sede di riconoscimento del partito come NGO presso l'ONU ECOSOC assumerà quindi la denominazione Transnational Radical Party — a Nonviolent, Transdivisional Cross-Party Organization (T.R.P.)[92] e successivamente per dar conto della scelta nonviolenta in Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (P.R.N.T.T.), in inglese Nonviolent Radical Party, Transnational and Transparty (N.R.P.T.T.)[93], nome con cui dal 2008 è registrato nella base dati delle NGO ONU.[94][95]

Tutte queste denominazioni, comunque, non sono mai state recepite nei documenti fondativi del Partito, e soprattutto non hanno trovato posto nello Statuto in vigore, presentato nel 1993, o nei suoi successivi emendamenti[96] fino al 2011, anno in cui l'organizzazione muta il nome ufficialmente in Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito.

I simboli del Partito radicale[modifica | modifica wikitesto]

Simbolo anni '60 del Partito Radicale
Il simbolo storico del Partito radicale negli anni '60 rappresentante la donna con il berretto frigio

Durante i suoi oltre 60 anni di storia il Partito radicale ha cambiato più volte il proprio emblema identificativo e la storia di ciascuno dei suoi simboli ha un valore prettamente politico legato al momento storico in cui viene adottato. Il primo simbolo è quello della donna con il berretto frigio, talvolta identificata con la Minerva, divinità romana della lealtà in lotta, delle virtù eroiche, della guerra giusta (guerra per giuste cause o per difesa), della saggezza. La donna con il berretto frigio viene comunemente chiamata la Marianna in ricordo dell'allegoria simbolo della Rivoluzione francese.

La scelta di questo simbolo, la cui rappresentazione grafica adottata dal Partito si dice essere uscita dalla matita dello stesso Mario Pannunzio[97], proviene dal legame ideale del partito appena fondato con il partito risorgimentale di Agostino Bertani e Felice Cavallotti e attraverso questo con la stessa Rivoluzione Francese, di cui la donna con il berretto frigio era la rappresentazione. Il simbolo della Marianna verrà successivamente riproposto dalla formazione politica, di ispirazione radicale, fondata da Giovanni Negri, ex-segretario de Partito radicale, denominata appunto La Marianna.

Simbolo elettorale del Partito Radicale
Il simbolo elettorale del Partito radicale in uso dal 1976 al 1989

Il secondo simbolo del partito è quello con cui il partito fu noto durante tutto il suo periodo elettorale, ovvero la "rosa nel pugno", o se si preferisce "il simbolo col pugno e la rosa" - così scriveva nel 1976 Notizie Radicali - per oltre vent'anni consecutivi è stato l'emblema grafico che più di tutti ha riassunto il credo e le battaglie del Partito radicale in Italia[98] e verrà utilizzato anche dopo il periodo elettorale dalle liste variamente riconducibili alla figura di Marco Pannella.

Abbastanza paradossalmente la Rosa nel Pugno non era un simbolo che si rifaceva alla tradizione storica radicale, ma era piuttosto un simbolo socialista.

Il simbolo della Rosa nel Pugno in una forma molto simile a quello dell'emblema delle liste radicali fu per la prima volta utilizzato in Francia nel 1969 nella campagna di affissioni del "nuovo" Partito Socialista Francese (Psf) e conquistò nel giro di un paio di anni il ruolo di simbolo ufficiale del partito profondamente rinnovato dal Congresso di Épinay che vide l'elezione di François Mitterrand come segretario. L'autore del simbolo era il grafico e illustratore Marc Bonnet.

Emblema attuale del Partito Radicale
L'attuale emblema del Partito radicale rappresentante la faccia di Gandhi stilizzata realizzata dalla scritta Partito radicale in molteplici idiomi e lingue nazionali

Una versione diversamente stilizzata della Rosa nel Pugno, ad opera dell'illustratore Piergiorgio Maoloni sarà effettivamente utilizzata in area radicale ancor prima di quella di Bonnet. A seguito di un accordo "politico" con Mitterrand, Marco Pannella ottenne la facoltà di utilizzare il simbolo (sebbene il legittimo autore contesterà quest'accordo ottenendone soddisfazione in una successiva causa del 1981). Dalle elezioni del 1976 in poi, il Partito radicale prima e le liste variamente riconducibili all'Lista Marco Pannella poi, utilizzarono sempre la grafica di Bonnet, anche se variamente ristilizzata.

Altri furono i simboli presentati del Partito radicale nelle competizioni elettorali, ma poi ricusati nel 1979, il simbolo della lotta femminista, la lambda, il simbolo della pace, quello dello Yin e yang, le semplici scritte di "nucleare? no grazie" o "referendum" con le date del 13 maggio 1974 e 11 giugno 1978 ed infine nel 1983 i simboli dell'Associazione radicale per la Costituzione contro la partitocrazia con le semplici scritte "Scheda di proposta" (ammesso) e "Scheda Bianca" e "Scheda Nulla" (non ammessi).

Di particolare importanza, per il suo fondamentale valore politico, fu quello presentato dal partito nell'anno 1983 che rappresentava il normale simbolo del partito, la Rosa nel Pugno, ma con una vistosa banda nera obliqua in basso. Era un simbolo "listato a lutto" che servì al partito per comunicare la propria intenzione da un lato di chiedere ai cittadini di non votare (campagna per lo sciopero dal voto), in parte per rivendicare il diritto politico al non voto dei cittadini, in parte per denunciare l'illegalità delle elezioni, causata dalle censure operate dall'informazione pubblica.[99]

Nel 1989 il Congresso del Partito sottolineò la svolta anti-elettoralistica riservando il simbolo della Rosa nel Pugno per le attività elettorali dell'area radicale (verrà ad esempio utilizzato di lì a poco per le liste antiprobizioniste e successivamente nel 2006 per una alleanza con i socialisti) e invece il Partito radicale adottò un nuovo simbolo, profondamente evocativo, in cui viene raffigurato il volto stilizzato di Gandhi composto dalle scritte "Partito radicale" in differenti grafismi e lingue inscritta in un ottagono.[48]

L'adozione di questo simbolo, così come la svolta anti-elettorale del Partito, non fu priva di polemiche. Il simbolo così realizzato fu opera dell'architetto urbinate Paolo Budassi, dopo che il presidente del partito, l'architetto e deputato, Bruno Zevi rifiutò decisamente tutti i precedenti bozzetti (realizzati dallo storico grafico del Partito radicale, Aurelio Candido) in cui la faccia di Gandhi era presente in forma troppo realistica.

Molti altri sono i simboli che gli esponenti del Partito radicale hanno utilizzato in iniziative collaterali di natura movimentistica o anche elettorale successivi al ritiro del Partito radicale dalla scena elettorale, di solito coagulati attorno alla figura carismatica di Marco Pannella. Per un'analisi di questi simboli si vedano le pagine sulla Lista Marco Pannella e Radicali Italiani.

I principali strumenti della politica radicale[modifica | modifica wikitesto]

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La nonviolenza è una delle caratteristiche più distintive dell’attività del partito. Seguendo gli insegnamenti di Tolstoi, di Gandhi, Martin Luther King e Karl Popper e in particolare grazie al dialogo, anche conflittuale[100], tra Marco Pannella e Aldo Capitini, fin dai primi tempi della sua rifondazione ad opera della Sinistra radicale il Partito radicale sceglie la nonviolenza in una forma estrema come quanto affermato dallo stesso Pannella:

«Se non vogliamo che la nonviolenza rappresenti una forma di violenza, occorre utilizzarne le forme estreme, come appunto lo sciopero della fame, con l’unico scopo di domandare al potere, in piena fiducia, di realizzare quel che ha promesso e quel che la legge stessa gli impone»

("La nonviolenza è attiva" Intervista di Milovan Erkic a Marco Pannella pubblicata sui quotidiani serbi Politicki Svet e Osam, novembre 1988 (riportata in "Marco Pannella il Partito Radicale, la nonviolenza" a cura di Maurizio Turco e Laura Arconti, Reality Books 2016, p. 351))

Da Gandhi i radicali riprendono il termine Satyagraha[101], che significa letteralmente "amore della verità". Nella sua applicazione politica si adottano differenti strumenti dell’azione nonviolenta come le disobbedienze civili, le autodenunce, gli scioperi della fame e l’auto-riduzione dei medicinali in caso di malati ma sempre come forma di dialogo con le autorità e per giungere alla affermazione e conoscenza della "verità". Il digiuno radicale permette l’assunzione di 300-400 calorie al giorno (i famosi "due cappuccini" quotidiani per cui Pannella è stato spesso criticato).[102] Il digiuno radicale è però profondamente differente da quello di Gandhi, che poteva restare sdraiato a letto inerte in attesa degli eventi che avvenivano a seguito della lenta propagazione della notizia della sua azione. Gandhi viveva in una società dove i media non avevano l'importanza di oggi. Gli attivisti del Partito Radicale durante il digiuno moltiplicano l'attività e, proprio attraverso la notizia, cercano di "bucare" il muro di gomma dell'informazione, spesso interessata solo agli aspetti folcloristici del digiuno che alle sue vere ragioni politiche.

La fantasia come necessità[modifica | modifica wikitesto]

Il Partito radicale non ha un manifesto politico. C'è solo un testo che tra i tanti otterrebbe un consenso diffuso tra i radicali (di tutti i tempi) ed è la prefazione che nel 1973 Andrea Valcarenghi, direttore della rivista Re Nudo e animatore del Movimento Situazionista italiano, chiese a Pannella sul libro Underground a pugno chiuso.

«La fantasia è stata una necessità, quasi una condanna piuttosto che una scelta; sembrava condannarci ad esser soli [...] Così abbiamo parlato come abbiamo potuto e dovuto, con i piedi, nelle marce, con i sederi, nei sit-in, con gli "happening" continui, con erba o con digiuni, obiezioni che sembravano "individuali" e "azioni dirette" di pochi, in carcere o in tribunale, con musica o con comizi, ogni volta rischiando tutto, controcorrente sapendo che un solo momento di sosta ci avrebbe portato indietro di ore di nuoto difficile»

(Marco Pannella prefazione in Andrea Valcarenghi "Underground a pugno chiuso")

Il Partito radicale ha quindi spesso innovato il linguaggio della politica italiana, inventando simboli, azioni dimostrative e slogan, anche grazie alla personalità istrionica dello stesso Marco Pannella che sono entrati nella storia della comunicazione italiana.

Un partito non esclusivo e federativo[modifica | modifica wikitesto]

Già a partire dalla prima svolta della Sinistra radicale, il Partito si caratterizza per il deciso rifiuto dell'intermediazione tra elettori ed eletti. L'organizzazione viene intesa come strumento federativo[103] delle istanze provenienti direttamente dalla società civile attraverso associazioni monotematiche che gli iscritti dal Partito creano con l'intento di coinvolgere persone che non necessariamente sarebbero interessate all'iscrizione diretta al partito. D'altro canto la stessa iscrizione al partito diventa non-esclusiva e si incentiva esplicitamente l'iscrizione di personalità provenienti da partiti diversi con la prassi della doppia-tessera. Il Pr si connota sempre più, a partire dagli anni '70 in poi, come movimento monotematico centrato attorno alle decisioni assunte democraticamente all’interno dei congressi annuali e fissate nelle mozioni, che la dirigenza del partito è poi tenuta a mettere in atto. Il congresso annuale diviene quindi il luogo centrale per l'elaborazione non solo politica ma anche pratica dell'orientamento del partito che rifugge progressivamente ad una precisa determinazione ideologiche connotandosi piuttosto per una spiccata attitudine pragmatica e realizzatrice, in grado di coinvolgere indipendentemente persone provenienti dalle più differenti storie politiche o anche non particolarmente interessati alla politica in quanto tale.

L’ostruzionismo parlamentare[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Ostruzionismo.

L'ostruzionismo fu molto praticato dai parlamentari del Partito radicale, che hanno sempre studiato con molto rigore le regole istituzionali talvolta anche per piegarle a un utilizzo strumentale. Una delle più eclatanti prove ostruzionistiche avvenne nel 1980 quando il governo Cossiga propose una legge che permetteva fermi di polizia prolungati per i sospetti anche nei casi in cui non fosse provato il reato di "tentativo di delitto". I sedici deputati radicali allora in parlamento presentarono 7500 emendamenti e parlarono per oltre 94 ore in interventi ciascuno anche più lungo di otto ore. Il singolo discorso più lungo di sempre fu tenuto alla Camera dall'onorevole radicale Marco Boato, che nel 1981 opponendosi a una successiva legge sul fermo prolungato di polizia parlò ininterrottamente per 18 ore e 5 minuti. Boato e l'altro parlamentare radicale Massimo Teodori, che fece un discorso poco più breve «per prepararsi avevano trascorso settimane alla biblioteca della Camera. Stesero tracce di pagine e pagine» in quanto il regolamento impediva ai parlamentari la lettura di un discorso scritto e che oltre a rimanere in tema non potessero mai appoggiarsi al banco. Fu loro anche impedito di bere un cappuccino in quanto il regolamento prevedeva esclusivamente l'uso di acqua zuccherata.[104]

L'arma referendaria[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Referendum radicali.

Nella decisione di adottare l'arma referendaria come una delle principali forme di lotta politica paradossalmente i radicali sono debitori al mondo cattolico (il «Comitato nazionale per il referendum sul divorzio», presieduto da Gabrio Lombardi, con il sostegno dell'Azione cattolica, della CEI e di gran parte della DC) che presentano nel 1971 la richiesta di referendum per l'abolizione della legge Fortuna-Baslini sul divorzio.

L'ottimo risultato ottenuto con il referendum sul divorzio, che segnò una profonda sconfitta del fronte clericale sconfessato dalla propria stessa maggioranza di cittadini che pure si dichiaravano apertamente cattolici che invece votarono per il mantenimento della legge sul divorzio, convinse il Partito radicale, che pure all'inizio aveva espresso dubbi come strumento utile nel caso di diritti civili, a far diventare il referendum la punta di diamante del proprio arsenale di strumenti nonviolenti di lotta politica in quanto alimentava lo scontro e il confronto politico tra le diverse posizioni e coinvolgeva i cittadini nelle decisioni fondamentali della società, a partire dai diritti civili. Spiegò infatti Marco Pannella: «solo lo scontro fra il mondo cosiddetto moderato, ma che è a destino - suo malgrado - tremendamente reazionario e il mondo del progresso da riconquistare e riaggregare nella sua chiarezza ideale può provocare non il peggio, ma il meglio, sia a destra che a sinistra! Solo scontri ideali, culturali, che attengono alle speranze, alla storia, al meglio di ciascuno possono evitare i pericoli nella storia di una società civile, di un Paese; guadagnare grandi termini di confronto: sulla vita, sullo spermatozoo, sul sesso, sull'amore…»[105]

Da quel momento il Partito radicale diventa una instancabile macchina raccogli-firme che porta davanti al vaglio della Corte costituzionale, deputata alla verifica delle firme e all'accettazione dei quesiti, milioni e milioni di firme autenticate e certificate su decine di quesiti referendari praticamente su ogni aspetto delle battaglie sui diritti civili e politici degli italiani. Gran parte dei referendum radicali non viene neppure ammessa alle consultazioni grazie a interpretazioni della Corte costituzionale, considerate dai promotori fin troppo estensive dei limiti posti dalla Costituzione all'uso referendario (tanto che per quelle decisioni Pannella definirà spesso la Suprema Corte: «suprema cupola della mafiosità partitocratica»[106]), oppure grazie alle manovre dei partiti che approvando leggi sulla materia dei referendum convocati ne facevano decadere la necessità, pur di evitare il pubblico confronto e dibattito.

Per una lunga stagione politica, dalla metà degli anni '70 alla metà degli anni '90, i referendum radicali talvolta si affacciano, con tutta la loro carica antagonista, nella politica italiana sebbene spesso le speranze riformatrici dei radicali vengono disattese da leggi poco rispettose delle richieste referendarie e delle scelte dei cittadini (paradigmatica è l'abolizione del finanziamento pubblico dei partiti politici sancita dal referendum del 1993 e tuttora ancora mai veramente avvenuta).

Il No al finanziamento pubblico[modifica | modifica wikitesto]

«Questa banconota fa parte del bottino partitocratico rubato a ciascun cittadino con la legge sul finanziamento pubblico ai partiti. La Lista Pannella ha deciso di non usare questo denaro rubato e restituirlo. Fanne un buon uso.»

(Dicitura apposta da militanti radicali su varie banconote, così timbrate e messe in circolazione (1997))

Il Partito radicale si schiera da sempre contro il finanziamento pubblico perché tende ad aumentare il carattere oligarchico, burocratico, consociativo dei partiti politici italiani[107]. Le contestazioni del partito alla legge sul finanziamento pubblico dei partiti, a partire da quella del 1974, sono molte. Una prima opposizione è d'ordine costituzionale: con questa legge s'instaura una sorta di identificazione tra due entità giuridiche distinte, Gruppo parlamentare (che facendo parte della struttura legislativa dello Stato è certamente figura del diritto pubblico) e partito (che, giustamente, è regolato dal diritto privato e si configura come un'associazione di fatto) e si crea un meccanismo debitorio del Gruppo verso il partito, questo sarebbe in contrasto con il principio della indipendenza del parlamentare (art. 67 Costituzione). Tra l'altro, questo evitare il controllo della Corte dei Conti sui bilanci dei partiti, sostituito da un controllo meramente formale della Presidenza della Camera.

La legge poi, secondo i Radicali, finanziando i partiti già presenti in Parlamento, li mette in condizione di superiorità e di vantaggio rispetto a nuove formazioni politiche, pietrificando la situazione esistente e violando l'art. 49 della Costituzione, perché il diritto dei cittadini di associarsi in partiti viene a configurarsi, secondo la legge, in un diritto di serie A per i cittadini che si associano a quelli già esistenti e in un diritto di serie B per coloro che vorranno associarsi a quelli nuovi: penalizzando nuove formazioni politiche si rischia di prolungare artificialmente la vita di vecchie organizzazioni che scomparirebbero, una volta che non avessero più un sostegno adeguato di iscritti e sostenitori.

Il partito si posiziona poi contro l'equazione illegittima che si viene a creare, con questa legge, tra diritto - riconosciuto e da tutelare - all'associazione politica e partito in "senso stretto", come se non esistessero e non meritassero riconoscimento e tutela "tutte" le altre forme di associazionismo politico: leghe, comitati referendari, movimenti (anche a carattere locale).

Il tentativo di cancellare questa legge promuovendo due referendum, ricevendo milioni di voti e una netta vittoria nel 1993, è stato disatteso dal Parlamento, che anche dopo l'abrogazione ha reintrodotto nel 1996 il meccanismo del finanziamento pubblico sotto il nome di "rimborsi elettorali".

L'unico finanziamento adeguato alle attività politiche è, secondo i radicali, quello che privilegia il sostegno e l'agevolazione delle attività politiche di tutti i cittadini e la loro autonoma partecipazione alla vita pubblica piuttosto che il finanziamento diretto delle strutture burocratiche di partito. Quanto alle liste elettorali e ai candidati, fatta salva ovviamente la completa e obbligatoria pubblicità dei fondi ricevuti, secondi i radicali dovrebbe poter essere possibile solo il finanziamento "privato" da parte di lobby, fondazioni, sindacati, cooperative, e altro ancora, rilanciando così il loro ruolo di "soggetti politici finanziati" da militanti e cittadini. Il tutto regolato con norme che garantiscano la trasparenza dei bilanci e la pubblicizzazione dei soggetti che finanziano. Finanziare in questo modo il "funzionamento democratico della vita civile" con strutture "congressuali", "assembleari", nelle circoscrizioni e nei comuni, per consentire e facilitare la massima partecipazione dei cittadini.

Questo modello è quindi esplicitamente previsto per il sostegno del Partito radicale che prevede solo il finanziamento privato individuale e non accetta fondi o donazioni di provenienza pubblica (rifiutando ad esempio anche l'accesso ai fondi del 5 per mille).

I meriti della lotta dei Radicali contro il finanziamento pubblico ai partiti sono stati inoltre riconosciuti ed evidenziati dal libro best seller La casta. Così i politici italiani sono diventati intoccabili (Rizzoli 2007) di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella, nel quale vengono denunciati l'ingordigia ed i mille privilegi dei politici italiani[108]. In un'intervista[109] rilasciata da Gian Antonio Stella nell'agosto 2007 l'autore del libro dichiara:

«[...] Credo che i radicali siano stati gli unici a fare una battaglia coerente su questi temi [l'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, ndr]. Lo dimostra anche quanto ha appena detto Rita Bernardini: il fatto che sono gli unici che ci rimettono dal rimborso elettorale è un piccolo "miracolo al rovescio".
Mi inchino davanti alla scelta dei radicali di fare questa battaglia»

(Gian Antonio Stella, intervista a Radio Radicale, agosto 2007[109])

Le elezioni come strumento non come fine[modifica | modifica wikitesto]

Nell'analisi radicale il partito è uno strumento per realizzare lotte politiche, non l'unico e non necessariamente il più efficace. Allo stesso modo la partecipazione alle elezioni è uno strumento adottato spesso solo per imporre all'opinione pubblica i temi scelti, di volta in volta, nelle mozioni congressuali. Le riforme in senso democratico propugnate dai radicali non hanno confini politici e fin dagli anni '60 il Partito radicale si impegna sul fronte internazionale con una serie di azioni simboliche che rendono evidente il deficit democratico dei paesi dell'Est, che poi riverbera nella situazione dell'Europa occidentale, ed in particolare in Italia, con il confronto tra il blocco delle forze atlantiste e quelle attratte dall'area d'influenza sovietica. Vengono organizzate manifestazioni e azioni nonviolente di disobbedienza civile nelle principali capitali dell'Est che si concludono invariabilmente con arresti e detenzioni dei militanti radicali.

Negli anni '80 il Partito radicale e Marco Pannella aprono un nuovo fronte di lotta sulla contrapposizione tra i Nord e i Sud del mondo e si mobilitano sulla campagna per un intervento straordinario "contro lo sterminio per fame e sottosviluppo nel mondo" che poi porterà alla fondazione del sistema della cooperazione internazionale, anticipano così in modo quasi profetico le ondate migratorie degli anni recenti. Nella coscienza dei militanti radicali è evidente che i grandi problemi alla radice della società non possono essere affrontati in un'ottica nazionalistica e necessitano l'adozione di soluzioni globali a livello continentale o planetario.

Il Partito radicale, tra le altre cose, anticipa un modello di impegno politico g-local (global-local) e finisce per riflettere sull'inadeguatezza dello strumento-partito di natura elettorale nazionale, che da un lato limita l'azione di coordinamento delle forze laiche attorno alle campagne comuni che il Pr aveva sempre rivendicato a sé nell'ambito delle grandi battaglie sui diritti umani, e dall'altro risulta essere inadeguato per affrontare la portata globale di molti dei problemi presi in considerazione. Il modello elettorale limita, invece di aiutare, in quanto porsi in competizione nel momenti elettorali non giova la ricerca di soluzioni condivise ai principali problemi democratici e di violazione dei diritti civili e umani. D'altro canto il Partito radicale aveva anche sempre avuto un rapporto conflittuale con il momento elettorale faticando non poco per evitare un radicamento territoriale simile a quello dei grandi partiti organizzati (e foriero possibilmente anche di problemi corruttivi incontrollabili dalla risicata dirigenza nazionale).

Quindi dopo lunghe discussioni in seno ai vari organi del Partito emerge una sempre più evidente volontà di abbandonare l'ambito della politica elettoralistica e concentrarsi piuttosto sullo sviluppo di una concreta organizzazione politica non elettorale con una visione transnazionale e transpartitica. Il congresso del Partito riunito a Bologna dal 2 al 6 gennaio 1988 decide di compiere l'atto finale di trasformazione in organizzazione transnazionale, transpartitica e non elettorale a livello nazionale, escludendo il nome "Partito radicale" e il simbolo della Rosa nel Pugno dalle elezioni nazionali. L'adozione di un nuovo simbolo suggella la sofferta decisione, che non manca di generare veementi polemiche e che porterà a dure prese di posizione da parte di alcuni esponenti del Partito, anche illustri, come Bruno Zevi, Massimo Teodori ed Enzo Tortora. La trasformazione in organizzazione non elettorale però non impedisce, anzi incentiva, la partecipazione dei radicali alla politica nazionale, iconica sarà la foto scattata nel della dirigenza radicale in cui ogni esponente mostra un doppio simbolo: quello nuovo del Partito radicale con l'effige di Gandhi e quello del partito in cui ha deciso di essere candidato.

Questa scientifica disseminazione dei radicali nelle altre liste elettorali, che per la verità a livello di elezioni amministrative locali era già stata inaugurata ben prima della trasformazione transnazionale, continuerà fino ai giorni nostri.

Nonostante l'impossibilità di presentare il nome del Partito radicale, l'attività elettorale nazionale del movimento radicale, a supporto delle proprie battaglie politiche, non terminerà con la svolta transnazionale. Si pratica così una sorta di "doppio binario", in cui il Partito in quanto tale diviene sempre più un'organizzazione aperta e inclusiva che accoglie iscritti provenienti da tutti i partiti, gruppi o tradizioni politiche uniti nella realizzazione degli obiettivi comuni, e gli esponenti di punta del partito (solitamente riuniti attorno alla figura carismatica di Marco Pannella) affrontano di volta in volta il momento elettorale in modo organizzato per dare la maggiore visibilità alle battaglie del Partito stesso o presentando liste cosiddette di scopo o provando alleanze, talvolta molto ardite, con i grandi partiti organizzati sulla base di "contratti" di programma ben definiti (fa scalpore l'alleanza elettorale con Berlusconi e la Lega a metà degli anni '90, che però porterà in parlamento una pattuglia radicale ed Emma Bonino a ricoprire il ruolo di Commissario Europeo). Marco Pannella sarà quindi animatore della presenza organizzata dei radicali nelle elezioni con la presentazione di liste di scopo come quella degli Antiproibizionisti sulla Droga (dal 1989 al 1992)[110], della Lista Pannella (dal 1992 al 1999), della Lista Bonino (dal 1999 al 2009), della Lista Bonino Pannella (dal 2009 al 2013) e della Lista Amnistia Giustizia Libertà (nel 2013) tutte gestite dallo strumento, esterno al Partito radicale, denominato Associazione Lista Marco Pannella che acquisisce gli asset del Partito radicale (simboli, sede e quote di proprietà di Radio Radicale). Anche altri esponenti del Partito animeranno liste elettorali (di solito polemicamente avversate dai radicali vicini a Marco Pannella) come la recente lista +Europa nata dalla confluenza dei gruppi organizzati da Emma Bonino (Radicali Italiani), Benedetto della Vedova (Forza Europa) e dal democristiano Bruno Tabacci (Centro Democratico). Estranea invece al modus-operandi radicale, e foriera di ancora più veementi polemiche, fu invece la lista elettorale presentata dai responsabili dell'Associazione Radicali Italiani (Riccardo Magi e Marco Cappato con il sostegno esterno di Emma Bonino) alle amministrative 2016, denominata appunto "radicali", che rompeva quindi la tradizione di non utilizzare il nome "radicale" nel simbolo elettorale. La contestazione sulla lista "radicali" verteva soprattutto sul fatto che la decisione fu presa in modo autonomo dai presentatori e non condivisa con una parte importante del movimento radicale (quella che successivamente animerà la dirigenza del Partito radicale dopo il Congresso di Rebibbia). In verità il simbolo storico della Rosa nel Pugno era già stato usato (concesso dalla Lista Pannella) in precedenza e anche quanto al nome "radicali" usato sulla scheda, già nel 2008 proprio l'associazione Radicali Italiani aveva già deciso con lo Sdi la nascita della lista Rosa nel Pugno che già vedeva l'inserimento della parola "radicali" ma con il simbolo concesso in comodato dalla il simbolo non sarebbe poi finito sulla scheda elettorale grazie all'accordo con il Partito Democratico che porterà in Parlamento una piccola componente radicale. La lista "radicali" comunque non ottenne risultati apprezzabili riuscendo ad eleggere un solo consigliere al I Municipio di Roma (Nathalie Naim).

L'operatività transnazionale e transpartitica[modifica | modifica wikitesto]

Con la decisione del Congresso del 1988 il Partito radicale sceglie di non presentarsi più alle elezioni politiche italiane e incentiva le iscrizioni provenienti dall'estero. La dirigenza del nuovo Partito radicale sottolinea questa transizione usando comunemente (sebbene non formalmente) la denominazione di Partito Radicale Transnazionale. Il partito incentiva le attività estere aprendo piccole sedi operative all'estero, specialmente nelle capitali dell'Est Europa, i Congressi e i Consigli Federali sono tenuti spesso in località estere. Il 20 giugno 1995 il Partito radicale ottiene lo status di "Organizzazione non governativa di primo livello" all'interno dell'Ecosoc delle Nazioni Unite. Diventa cioè una delle 42 organizzazioni internazionali che, al pari della Croce Rossa o di Amnesty International, hanno il diritto di formulare proposte formali in sede ONU e di prospettarle direttamente al segretario generale. L'adesione viene osteggiata dal governo vietnamita, che contesterà questa decisione a causa del sostegno del Partito radicale alla minoranza Montagnard. Il Partito diviene così anche lo strumento per la presentazione di istanze da parte delle minoranze non rappresentate presso l'ONU. La nuova fase del partito si presenta come ricca di attività internazionali e ma questa fase viene bruscamente interrotta nel 2003 con le dimissioni del segretario Olivier Dupuis (si veda La crisi organizzativa della galassia radicale).

La galassia radicale e il suo superamento[modifica | modifica wikitesto]

Lo Statuto adottato nel 1989 formalizza quella che è sempre stata una caratteristica dell'azione del Partito radicale fin dagli anni '60: il forte legame con organizzazioni autonome ma allo stesso tempo legate da comuni interessi. Sono così formati quelli che verranno chiamati "soggetti radicali" e che nel complesso formano un insieme (talvolta anche un po' caotico) di organizzazioni che verrà variamente identificata come "Galassia radicale.[111]" Un "soggetto radicale" è un gruppo di persone organizzato legalmente come associazione che porta avanti e sviluppa i temi fondativi del Partito radicale, di solito circoscrivendoli a un ambito tematico o geografico. Assumono un ruolo di rilievo all'interno del Partito, a partire dalla rifondazione transnazionale e transpartitica del 1989, l'associazione esperantista Esperanto Radikala Asocio, Nessuno Tocchi Caino, Non c'è pace senza giustizia, l'associazione Radicali Italiani, l'Associazione Luca Coscioni, l'associazione Lista Marco Pannella e altre organizzazioni minori.

Lo statuto dell'89 sistematizza anche il concetto di Associazioni Radicali territoriali concepite, già dallo statuto del 1967, come l'alternativa alle "sezioni" di partito, introdotte in Italia dal Pci e dal Psi e imitate dagli altri partiti. Sono circa una cinquantina e sono sparse su tutto il territorio italiano.

Le organizzazioni tematiche affiliate al Partito radicale sono:

La rifondazione transnazionale e transpartitica del Partito è foriera di un'esplosione di attività da parte del Partito su molti differenti fronti, sia in Italia sia nelle sedi estere, ma è allo stesso tempo generatrice di molti e complessi problemi gestionali. D'altro canto con il penetrare delle istanze rinnovatrici radicali nella società, che talvolta lasciano il campo antagonista e diventano protagoniste del mainstream politico, le organizzazioni della galassia, nate per estendere l'analisi politica radicale fuori dal Partito, piuttosto che promuovere la specificità radicale si connotano sempre più nettamente come indipendenti sia dall'analisi politica, sia dal metodo radicale che peraltro prevederebbe il dissolvimento delle organizzazioni al raggiungimento dell'obiettivo politico e diventano piuttosto associazioni di tutela di specifici interessi di categoria cambiando modalità operativa, non più politica ma di tutela, e soprattutto modello di finanziamento, non più sostenute dal finanziamento privato degli iscritti votanti in congresso ma attraverso elargizioni pubbliche o private, o concorrendo per finanziamenti finalizzati a progetti, finanziamenti cioè che finiscono per irrigidire il potere delle dirigenze (che di fatto restano inamovibili per decenni). In parte a questo disegno contribuisce il Partito stesso che attribuisce alle organizzazioni esterne risorse di gran lunga più ingenti che non alla propria stessa sopravvivenza. Il Partito radicale si trova svuotato sia di un ruolo nell'elaborazione politica, sia impedito in attività pratiche non riuscendo a guidare direttamente campagne organizzate con un simbolo che spesso rimane sullo sfondo rispetto a quello delle organizzazioni della galassia.

Con le dimissioni nel 2003 del segretario, il belga Olivier Dupuis[112], dovute a sue forti incomprensioni politiche con Marco Pannella, il Partito radicale rallenta progressivamente le proprie attività dirette lasciando ulteriore spazio alle organizzazioni della galassia radicale e alle attività elettorali nazionali. Tra il luglio e l'agosto 2005 l'organizzazione viene posta sotto la direzione di un organismo statutario noto come "Senato", presieduto dallo stesso Marco Pannella, che avrebbe il compito di ripristinare la legalità statutaria e di indire entro quattro mesi un "Consiglio Generale" e quindi il XXIX Congresso del Partito radicale.[113]

Nel settembre 2005 Marco Pannella propone invece un'autoriforma del Partito radicale, con l'elezione di un nuovo "Consiglio Generale" da parte di un'assemblea internazionale di parlamentari iscritti di differenti nazionalità ed aree politiche, in vista della convocazione dello stesso "Consiglio Generale" e del congresso del partito.[114] La scadenza indicata trascorre però senza che la proposta abbia seguito o che il nuovo status del Partito radicale venga formalizzato, essendo pendente il preannunciato congresso.

Il Consiglio generale straordinario del Partito radicale che si tiene a Bruxelles nei giorni 7-9 dicembre 2006 dà mandato al Senato del partito di convocare il "Congresso ordinario" del Partito radicale "entro la primavera 2007, in modo da ricostituirne a pieno la legalità e le capacità politica di operare"; la tenuta del congresso è subordinata al raggiungimento di almeno 5000 iscritti, 300 parlamentari non italiani e 100 italiani entro il febbraio 2007[115]. Dal 2007 il nuovo nome ufficiale del movimento è "Partito Radicale Nonviolento Transnazionale Transpartito"[116]. Tra difficoltà economiche e di coordinamento si riuscirà a convocare il XXIX congresso solo nel 2011. Il congresso però non risolse i problemi organizzativi del partito, anzi se possibile li aggravò con l'elezione come segretario di un avvocato maliano Demba Traoré, che però abbandonò ben presto il Partito senza dimettersi, richiamato da responsabilità di governo nel suo paese. Con un segretario assente il Partito radicale è completamente bloccato, non può praticamente condurre alcuna battaglia autonoma e si dibatte in un consistente debito pregresso che ne fanno presagire la chiusura definitiva. L'unica attività che il Partito porta avanti, grazie a Matteo Angioli e Laura Harth, è la prosecuzione della battaglia di verità iniziata da Marco Pannella all'indomani della guerra in Iraq denominata: Stato di Diritto contro Ragion di Stato.

La mozione assembleare del 2016 annulla (per essere precisi sospende) il legame statutario con queste associazioni (costituendo di fatto una separazione di natura chiaramente non consensuale che verrà impropriamente indicata come "scissione"). Alcune di queste organizzazioni continueranno a supportare gli obiettivi del partito (specificamente Nessuno tocchi Caino, che smetterà di raccogliere iscrizioni per privilegiare quelle necessarie al raggiungimento degli obiettivi della mozione di Rebibbia), mentre le altre si porranno in posizione variamente opposta e conflittuale con la mozione stessa contestando la decisione congressuale e verranno pertanto considerate non più funzionali al raggiungimento degli scopi del Partito e richieste di liberare le risorse ad essere assegnate (principalmente la sede di via di Torre Argentina), cosa che avverrà, una dopo l'altra negli anni seguenti il congresso di Rebibbia.

Nella statuto votato dal XLI congresso, come ampiamente previsto, i "soggetti radicali" spariscono e questo stabilizza formalmente la chiusura dell'esperienza della cosiddetta "Galassia radicale"

Campagne storiche[modifica | modifica wikitesto]

Le campagne politiche portate avanti dal Partito radicale sono numerose e riguardano principalmente la diffusione e la promozione dei diritti umani e politici nel mondo.

Pena di morte[modifica | modifica wikitesto]

Immagine commemorativa della vittoria per la moratoria universale sulla pena di morte, raffigurante Mariateresa Di Lascia, fondatrice di Nessuno Tocchi Caino

Tra le iniziative più importanti e di maggior successo, vi è sicuramente la battaglia per la moratoria universale della pena di morte, portata avanti principalmente da Sergio D'Elia e l'associazione Nessuno Tocchi Caino, che ha portato il 18 dicembre 2007 alla storica risoluzione dell'ONU per una sospensione internazionale delle pene capitali.

Lo stesso argomento in dettaglio: Moratoria universale della pena di morte.

Antiproibizionismo[modifica | modifica wikitesto]

Ilona Staller alla manifestazione antiproibizionista del Partito Radicale, Roma 1989

Sin dalla sua fondazione, il Partito radicale ha sostenuto iniziative e proposte antiproibizioniste per la legalizzazione delle droghe leggere e per l'arginazione della diffusione delle droghe pesanti, ad esempio attraverso la somministrazione controllata d'eroina tramite le narcosale.

In particolare, nel 2007, su iniziativa dell'allora deputato europeo Marco Cappato (Lista Emma Bonino), il Partito radicale ha ottenuto l'approvazione da parte della Commissione Esteri del Parlamento europeo alla proposta di spingere la conversione di parte delle coltivazioni di papavero in Afghanistan in campi per la produzione di analgesici legali a base di oppio.

Lo stesso argomento in dettaglio: Antiproibizionismo.

Libertà di cura e di ricerca scientifica[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Luca Coscioni e Piergiorgio Welby.

Dal 2001, in seguito all'avvicinamento al partito di Luca Coscioni, ex professore di economia ambientale di Orvieto, malato di sclerosi laterale amiotrofica, il movimento radicale pone al centro della propria agenda politica il tema della libertà di cura e della libertà di ricerca scientifica, proiettando in questo modo con gran forza la scena politica verso nuovi temi moderni di bioetica e laicità.

Il Partito radicale affianca così l'Associazione Luca Coscioni nell'organizzazione e nella promozione del Congresso Mondiale per la libertà di ricerca scientifica, tenuto per la prima volta a Roma nel febbraio 2006[117] e successivamente a Bruxelles nel marzo 2009.

Mutilazioni genitali femminili[modifica | modifica wikitesto]

Una campagna per l'abbandono delle mutilazioni genitali femminili[118] è stata lanciata negli anni novanta dalla leader politica Emma Bonino, che, a fianco dell'organizzazione Non c'è pace senza giustizia e del Partito radicale, ha organizzato eventi, iniziative, conferenza e meeting su questo argomento con politici europei ed africani[119].

Lo stesso argomento in dettaglio: Mutilazioni genitali femminili.

Difesa delle minoranze etniche[modifica | modifica wikitesto]

Da molti anni i Radicali hanno promosso iniziative e manifestazioni in solidarietà e in appoggio di minoranze etniche oppresse, in particolare verso:

Laicità[modifica | modifica wikitesto]

Il Partito radicale si batte, sia in appoggio delle minoranze etniche appena citate sia a livello europeo, per la libertà religiosa di tutti i popoli, condizione raggiungibile secondo i Radicali solo attraverso una forte connotazione di laicità della società civile.

Questa visione ha quindi portato i Radicali a battersi nel contesto italiano per l'abolizione del concordato tra Stato italiano e Vaticano, contro l'impunità di cui godono i membri della Chiesa cattolica di fronte a reati di pedofilia e violenza sessuale[121], ed in generale contro i privilegi della Chiesa cattolica in Italia (come l'8 per mille[122]), e nel contesto internazionale in appoggio e solidarietà verso le minoranze religiose oppresse nel mondo[123].

Eutanasia e testamento biologico[modifica | modifica wikitesto]

Riforma americana delle istituzioni[modifica | modifica wikitesto]

Trasparenza ed anagrafe pubblica degli eletti[modifica | modifica wikitesto]

Libertà sessuale e legalizzazione della prostituzione[modifica | modifica wikitesto]

Allargamento dell'Unione Europea[modifica | modifica wikitesto]

Una delle iniziative internazionali del Partito radicale più conosciute a livello europeo è quella per l'allargamento dell'Unione europea verso l'Europa orientale, ma soprattutto per l'inclusione di Turchia,[124] Israele[125] e Marocco.[126]

Stati Uniti d'Europa[modifica | modifica wikitesto]

Il PRT ha sempre sostenuto la creazione di un'Europa Federale, comunitaria, ambientalista e multiculturale, simile agli USA, tanto da far prendere l'ipotetica denominazione "Stati Uniti d'Europa".

Antimilitarismo e nonviolenza[modifica | modifica wikitesto]

Altro[modifica | modifica wikitesto]

Le iniziative seguenti sono state condivise con i Radicali Italiani, tra cui spiccano il ritorno della battaglia antiproibizionista, l'eutanasia con la battaglia di Piergiorgio Welby, il divorzio breve con la Lega Italiana Divorzio Breve, la moratoria della pena di morte, le iniziative di finanziamento, l'amnistia e le carceri.

I radicali sono favorevoli al libero mercato e alla libera impresa con influenze socialdemocratiche, non disdegnando un sistema di welfare che sia universalistico ma leggero, da garantire con una bassa e progressiva tassazione.

Hanno una visione liberale e garantista della giustizia, appoggiando la responsabilità civile dei magistrati, la separazione delle carriere dei magistrati, la riforma in direzione uninominale del Consiglio Superiore della Magistratura, la limitazione del carcere e della custodia cautelare, l'abolizione dell'obbligatorietà dell'azione penale e l'abolizione dei cosiddetti "reati di opinione". I Radicali sostengono inoltre una grande riforma carceraria, che parta dall'amnistia, e si battono per una progressiva depenalizzazione di diversi reati e contro gli abusi giuridici e di autorità.

Sono contrari alla pena di morte, all'ergastolo e all'articolo 41 bis e si battono per il fine rieducativo delle pene e per la loro umanità, in accordo con l'articolo 27 della Costituzione della Repubblica Italiana.

I radicali sono favorevoli al riconoscimento dei "diritti civili" di coppie conviventi, comprese coppie omosessuali, attraverso l'istituzione di accordi sul modello dei Pacs, al "matrimonio" civile tra persone dello stesso sesso ("matrimonio omosessuale"), alle adozioni anche per i single e al divorzio breve.

Nel campo della bioetica sostengono l'uso delle cellule staminali anche embrionali per fini di ricerca e terapia, il testamento biologico col diritto all'eutanasia, il diritto all'aborto, l'accesso ai contraccettivi e l'adozione di leggi permissive nel campo della fecondazione in vitro.

Sono inoltre favorevoli alla legalizzazione della prostituzione e delle cosiddette "droghe leggere". La legalizzazione delle cosiddette "droghe leggere" si prefigge di privare il narcotraffico di una fonte di guadagno, di garantire il rispetto di "inalienabili diritti e libertà" del cittadino e di "ridurre il danno e il rischio" associato al consumo di tali sostanze (per esempio, regolamentandone la vendita allo scopo di ridurre la probabilità che i minorenni ne facciano uso). Allo stesso tempo, i radicali si propongono di arginare la diffusione delle "droghe pesanti", attraverso le politiche di "riduzione del danno", quali ad esempio la somministrazione controllata di eroina in apposite strutture per i tossicodipendenti che rinunciano a disintossicarsi con il metadone e la distribuzione gratuita di siringhe monouso. Tali strutture (narcosale) sarebbero gestite da personale medico e infermieristico.

I radicali propongono inoltre l'assistenza sanitaria universale (cioè garantita a tutti i residenti), finanziata dalla fiscalità generale, con libertà di scelta tra il servizio sanitario o, in alternativa, un'assicurazione (privata, pubblica, professionale) che garantisca la copertura almeno di livelli minimi di assistenza definiti dallo Stato.

Oltre a ciò, propongono il diritto di voto agli immigrati regolari e la cittadinanza in breve tempo.

Struttura[modifica | modifica wikitesto]

Segretari[modifica | modifica wikitesto]

Presidenti[modifica | modifica wikitesto]

Vicesegretari[modifica | modifica wikitesto]

Congressi[modifica | modifica wikitesto]

Congressi nazionali (come Partito radicale)

  • I Congresso - Roma, 27-28 febbraio 1959
  • II Congresso - Roma, 26-28 maggio 1961
  • III Congresso - Bologna, 12 maggio 1967
  • IV Congresso - Firenze, 4-5 novembre 1967
  • V Congresso - Ravenna, 2-4 novembre 1968
  • VI Congresso - Milano, 1-3 novembre 1969
  • VII Congresso - Roma, 9-10 maggio 1970
  • VIII Congresso - Napoli, 1-3 novembre 1970
  • IX Congresso - Milano, 14 febbraio 1971
  • X Congresso - Roma, 31 ottobre-2 novembre 1971
  • XI Congresso - Torino, 1-3 novembre 1972
  • XII Congresso - Roma, 7-8 luglio 1973
  • XIII Congresso - Verona, 1-3 novembre 1973
  • XIV Congresso - Milano, 1-4 novembre 1974
  • XV Congresso - Firenze, 4 novembre 1975
  • XVI Congresso - Roma, 16-18 luglio 1976
  • XVII Congresso - Napoli, 1-4 novembre 1976
  • XVIII Congresso - Roma, 7-8 maggio 1977
  • XIX Congresso - Bologna, 29 ottobre-1º novembre 1977
  • XX Congresso - Bari, 15 novembre 1978
  • XXI Congresso - Roma, 29 marzo-3 aprile 1979
  • XXII Congresso - Genova, 31 ottobre-4 novembre 1979
  • XXIII Congresso - Roma, 7-9 marzo 1980
  • XXIV Congresso - Roma, 31 ottobre-4 novembre 1980
  • XXV Congresso - Roma, 5-7 giugno 1981
  • XXVI Congresso - Firenze, 28 ottobre-1º novembre 1981
  • XXVII Congresso - Bologna, 28 ottobre-1º novembre 1982
  • XXVIII Congresso - Roma, 13-15 maggio 1983
  • XXIX Congresso - Rimini, 28 ottobre-1º novembre 1983
  • XXX Congresso - Roma, 31 ottobre-4 novembre 1984
  • XXXI Congresso - Firenze, 30 ottobre-3 novembre 1985
  • XXXII Congresso - Roma, 29 ottobre-2 novembre 1986; 26 febbraio-1º marzo 1987 ( mozione. )
  • XXXIII Congresso - Roma, 25-26 aprile 1987
  • XXXIV Congresso - Bologna, 2-6 gennaio 1988
  • XXXV Congresso - Budapest, 22-26 aprile 1989
  • XXXVI Congresso - Roma, 29 febbraio-3 marzo 1992; 4-7 febbraio 1993
  • XXXVII Congresso - Roma, 7-8 aprile 1995 ( mozione. )
  • XXXVIII Congresso - Ginevra, 4-7 aprile 2002 ( mozione. ); Tirana, 31 ottobre-3 novembre 2002
  • XXXIX Congresso - Chianciano, 17-20 febbraio 2011 ( mozione. )
  • XL Congresso - Roma (Carcere di Rebibbia), 1-3 settembre 2016 ( mozione. )
  • XLI Congresso - Roma, 5-6-7 luglio 2019 ( mozione. )

Politici ed iscritti[modifica | modifica wikitesto]

Presidenza (2016-2018)[131][modifica | modifica wikitesto]

Dirigenti politici del passato[modifica | modifica wikitesto]

Personaggi famosi iscritti e simpatizzanti (in passato o attuali)[modifica | modifica wikitesto]

Consiglio generale[modifica | modifica wikitesto]

Il XLI Congresso ha eletto al Consiglio Generale i primi 25 dei 75 membri: Rita Bernardini, Sergio D'Elia, Valter Vecellio, Carla Rossi, Giuseppe Rossodivita, Marco Beltrandi, Deborah Cianfanelli, Mariano Giustino, Ettore Cannavera, Giampaolo Catanzariti e Athos De Luca (per la lista "Alzare tutte le bandiere"), Maurizio Turco, Laura Arconti, Elisabetta Zamparutti, Maria Antonietta Farina Coscioni, Matteo Angioli, Makarar Thai, Roberto Deriu, Irene Testa, Antonio Cerrone poiché Turco e Testa sono stati eletti rispettivamente Segretario e Tesoriere dovrebbero subentrare Laura Harth e Antonella Casu (per la lista "Rilanciare tutte le lotte"), Michele Capano, Giuseppe Candido, Ilari Valbonesi, Giulia Simi e Gianni Rubagotti (per la lista "Bandiere Radicali per il Consiglio Generale del Partito Radicale")

Il IX Congresso italiano del Partito Radicale ha eletto nel Consiglio Generale venticinque membri con scadenza all'anno successivo: Mario Barbaro, Guido Biancardi, Maurizio Bolognetti, Anna Briganti, Marco Cerrone, Gianmarco Ciccarelli, Leda Colamartino, Donatella Corleo, Marco Costantini, Silvia De Pasquale, Federico Fischer, Angela Furlan, Ivan Innocenti, Bruno Lago, Monica Mischiatti, Francesco Pasquariello, Carlo Pontesilli, Angelica Russomando, Sergio Rovasio, Gino Ruggeri, Diego Sabatinelli, Ilaria Saltarelli, Emiliano Silvestri, Maria Laura Turco, Giovanni Zezza.

Il 30 maggio 2020 il Segretario, di concerto con la Tesoriera, nomina i mancanti venticinque membri che vanno a completare il plenum: Chiara Ardito, Ernesto Caccavale, Carlo Carletti, Angelo Chiavarini, Andrea Consonni, Stefania Craxi, Francesco De Leo, Franco Debenedetti, Fabrizio Fabi, Franco Fucilli, André Gattolin, Marco Gentili, Roberto Giachetti, Sandro Gozi, Mario Landolfi, Vito Laruccia, Luca Leone, Simona Malpezzi, Guido Mesiti, Luca Ponchiroli, Roberto Rampi, Michele Rana, Niccolò Rinaldi, Carlo Romeo, Enrico Sbriglia.

Risultati nel periodo elettorale[modifica | modifica wikitesto]

Elezione Lista Voti % Seggi
Politiche 1958 Camera PRI-Partito radicale[135] 405.574 1,37
6 / 596
[136]
Senato - - - -
Politiche 1968 Camera Partito radicale[137] 1.540[138] 0,00 -
Senato - - - -
Politiche 1976 Camera Partito radicale 394.212 1,07
4 / 630
Senato Partito radicale 265.947 0,85 -
Politiche 1979 Camera Partito radicale 1.264.870 3,45
18 / 630
Senato Partito radicale 413.478 1,32
2 / 315
Europee 1979 Partito radicale 1.283.512 3,67
3 / 81
Politiche 1983 Camera Partito radicale 809.810 2,19
11 / 630
Senato Partito radicale 548.863 1,77
1 / 315
Europee 1984 Partito radicale 1.197.490 3,41
3 / 81
Politiche 1987 Camera Partito radicale 988.180 2,56
13 / 630
Senato Partito radicale 572.461 1,77
5 / 315

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Cinegiornale (Mondo Libero M227) del 16/12/1955. (Astra Cinematografica)
  2. ^ a b c d e f g h i j https://www.partitoradicale.it/chi-siamo/
  3. ^ https://www.treccani.it/enciclopedia/partito-radicale_%28Dizionario-di-Storia%29/
  4. ^ https://www.facebook.com/Partito.Radicale/?hc_ref=ARSplgJCKi5eTsCS4Q9CahkEHiHLv8es-wxvrakJAWCRrTKHBuFAeYZBXfjsdmOE0Hs&fref=nf
  5. ^ Raggiunta Quota 3001 iscritti al PRNTT: dichiarazioni di Antonella Casu, su radioradicale.it, 28 dicembre 2018. URL consultato il 3 febbraio 2019.
  6. ^ Ha assunto la denominazione completa di Partito Radicale Nonviolento Trasnazionale e Transpartito
  7. ^ La nascita del Partito Radicale, in Il Post, 5 febbraio 2016. URL consultato il 25 febbraio 2017.
  8. ^ Fondazione del partito radicale, in Aggiornamenti Sociali, 28 febbraio 1956. URL consultato il 25 febbraio 2017 (archiviato dall'url originale l'11 febbraio 2017).
  9. ^ Eugenio Scalfari, Breve storia degli "Amici del Mondo", in Il radicale, n. 1, 2 marzo 1957. URL consultato il 25 febbraio 2017 (archiviato dall'url originale il 14 aprile 2017).
  10. ^ Mario Pannunzio, Il "Caso Piccardi"[collegamento interrotto], 23 marzo 1962. URL consultato il 27 febbraio 2017.
  11. ^ Rolando Parachini, Storia della Sinistra Radicale. URL consultato il 25 febbraio 2017 (archiviato dall'url originale il 6 dicembre 2017).
  12. ^ Filmato audio Marco Pannella si racconta, Rai Storia, 2003.
  13. ^ Campagna nazionale per un referendum popolare sulla proposta di abrogazione del concordato, in Notizie Radicali, n. 71, 5 maggio 1969. URL consultato il 25 febbraio 2017 (archiviato dall'url originale il 6 dicembre 2017).
  14. ^ L'abrogazione del concordato, in Notizie Radicali, 27 marzo 1971. URL consultato il 25 febbraio 2017 (archiviato dall'url originale il 6 dicembre 2017).
  15. ^ Agenzia Radicale, Il vero scandalo della assistenza pubblica [collegamento interrotto], in AGENZIA RADICALE, n. 113, 12 giugno 1965.
  16. ^ Silvio Pergameno e Sergio Stanzani, Il modello del partito libertario e federativo nello statuto radicale[collegamento interrotto], "L'ANTAGONISTA RADICALE" - La teoria e la prassi del partito nuovo, socialista e libertario; e lo statuto e l’esperienza del PR nella società e nelle istituzioni - Convegno del consiglio federativo del Partito Radicale, Roma, Partito Radicale, aprile 1978. URL consultato il 25 febbraio 2017.
  17. ^ IL DOCUMENTO ISTITUTIVO DELLA LID - LEGA ITALIANA PER L’ISTITUZIONE DEL DIVORZIO E GLI ORGANI, 4 aprile 1966. URL consultato il 15 dicembre 2017 (archiviato dall'url originale l'11 febbraio 2017).
  18. ^ Gianfranco Spadaccia, Ci assumiamo la responsabilità politica della clinica Cisa [collegamento interrotto] (abstract), in Notizie Radicali, n. 625, 18 gennaio 1975. URL consultato il 20 marzo 2017.
  19. ^ MLD, Come nasce il Movimento di Liberazione della Donna federato al P.R. - Temi e obiettivi di lotta (ottobre 1970) (abstract), in SOCIALISMO '70, 15 gennaio 1972. URL consultato il 20 marzo 2017 (archiviato dall'url originale il 6 dicembre 2017).
  20. ^ Marco Pannella, Contro la (omo)sessualità di classe, in Notizie Radicali, luglio 1972.
  21. ^ Ad esempio nel 1971 avvenne il caso dell'Autodenuncia di solidarietà a Lotta Continua in cui i radicali, tra cui Marco Pannella e Marcello Baraghini prestarono il loro nome firmando il giornale come direttore responsabile per consentirne la pubblicazione e finirono inquisiti per "reati a mezzo stampa" come vilipendio all'esercito, istigazione alla diserzione ed a delinquere ed altri reati d'opinione
  22. ^ Angiolo Bandinelli, Olivier Dupuis, Luca Frassineti, Silvia Manzi, I radicali e la non-violenza, 23 aprile 1994. URL consultato il 25 febbraio 2017 (archiviato dall'url originale il 30 giugno 2016).
  23. ^ Gianni Melega, Condannati a comunicare, in Il quotidiano radicale, 11 novembre 1993. URL consultato il 25 febbraio 2017 (archiviato dall'url originale il 6 dicembre 2017).
  24. ^ Natura e ruolo del partito radicale: alcune ipotesi interpretative, in ARGOMENTI RADICALI, BIMESTRALE POLITICO PER L’ALTERNATIVA, n. 3-4, agosto-novembre 1977. URL consultato il 26 febbraio 2017 (archiviato dall'url originale il 6 dicembre 2017).
  25. ^ Marco Pannella acquisirà il simbolo dai socialisti francesi di François Mitterrand cfr. Gabriele Maestri, La vera storia della Rosa nel Pugno, 13 luglio 2015. URL consultato il 26 febbraio 2017.
  26. ^ Luca Misculin, Breve storia dell’ostruzionismo, in IlPost.it, 26 luglio 2013. URL consultato il 26 febbraio 2017.
  27. ^ Aniello Coppola, L'imbevibile cocktail radicale, su radioradicale.it, 4 maggio 1979. URL consultato il 27 febbraio 2017 (archiviato dall'url originale il 6 dicembre 2017).
  28. ^ Massimo Teodori, Fenoaltea Giorgio, Bugno Federico, Calderisi Giuseppe, Canestrini Sandro, et al., Nuove tessere e doppie tessere: perché aderiamo al PR, 6 luglio 1972. URL consultato il 26 febbraio 2017 (archiviato dall'url originale il 6 dicembre 2017).
  29. ^ CARCERI: 37 GIORNI DI DIGIUNO (abstract), in Notizie Radicali, n. 86, 6 aprile 1977. URL consultato il 20 marzo 2017.
  30. ^ Radicali Italiani, Referendum radicali — L’unico programma politico sottoposto al voto dei cittadini., 5 luglio 2010. URL consultato il 26 febbraio 2017.
  31. ^ Marco Pannella, I referendum sono espressione dello Stato di diritto, in AVANTI!, 19 marzo 1987.
  32. ^ a b Marco Pannella, Compromesso storico e compromesso massonico, in Abc, 27 marzo 1975. URL consultato il 20 marzo 2017 (archiviato dall'url originale il 6 dicembre 2017).
  33. ^ Marco Pannella, Una inutile strage, 15 giugno 1982. URL consultato il 26 febbraio 2017 (archiviato dall'url originale il 6 dicembre 2017).
  34. ^ Adriano Sofri, Paradosso radicale, 31 gennaio 1993. URL consultato il 26 febbraio 2017 (archiviato dall'url originale il 6 dicembre 2017).
  35. ^ Massimo Teodori e Gianfranco Spadaccia, Il coperchio della P2 sul regime dei partiti, in Notizie Radicali, n. 66, 14 marzo 1984. URL consultato il 27 aprile 2018 (archiviato dall'url originale il 6 dicembre 2017).
  36. ^ Marco Pannella, Le armi del Partito Radicale, in Lotta Continua, 8-9 maggio 1977. URL consultato il 15 dicembre 2017 (archiviato dall'url originale il 7 febbraio 2012).
  37. ^ Marco Pannella, Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi — Audizione dell'on. Marco Pannella, Seduta n. 3 di Lunedì 15 luglio 2013. URL consultato il 26 febbraio 2017.
  38. ^ Rosanna Sabatino, Il finanziamento pubblico dei partiti nell'Italia repubblicana (TESI DI LAUREA IN STORIA DELLE ISTITUZIONI PARLAMENTARI), 3 marzo 1994. URL consultato il 26 febbraio 2017 (archiviato dall'url originale il 6 dicembre 2017).
  39. ^ Filmato audio Massimo Bordin, Massimo Bordin intervista Paolo Vigevano sulla storia di Radio Radicale, 16 maggio 2006. URL consultato il 26 febbraio 2017.
  40. ^ a b c Gruppo di Iniziativa di Satyagraha 2009 per lo Stato di diritto e la Democrazia cancellati in Italia, La Peste Italiana (PDF). URL consultato il 26 febbraio 2017.
    «Solo nel 1976 l'emittente "Radio Radicale" inizia a trasmettere in diretta, senza autorizzazione e rubando il segnale dal circuito interno, i dibattiti delle assemblee di Camera e Senato, inaugurando anche il processo di archiviazione delle "voci" di deputati e senatori, con una sistematica catalogazione.»
  41. ^ Conoscere per deliberare, in Prediche inutili, Torino, Einaudi, 1964, pp. 3-14.
  42. ^ Adriano Softi, La galleria dei ritratti di marco pannella, in FINE SECOLO, 2 novembre 1985. URL consultato il 26 febbraio 2017 (archiviato dall'url originale il 6 dicembre 2017).
  43. ^ Gianfranco Dell'Alba, Lo sterminio per fame e sottosviluppo nel mondo - Tre anni di politica radicale (1979 - 1982), su radioradicale.it, 1º gennaio 1983. URL consultato il 15 dicembre 2017 (archiviato dall'url originale il 6 dicembre 2017).
  44. ^ Massimo Teodori, La certezza del diritto in Italia: Una straordinaria conferma, in Notizie Radicali, n. 156, 5 giugno 1986. URL consultato il 26 febbraio 2017 (archiviato dall'url originale il 6 dicembre 2017).
  45. ^ Il vero scandalo è l'ingiustizia, in Notizie Radicali, n. 62, 24 marzo 1984. URL consultato il 26 febbraio 2017 (archiviato dall'url originale il 6 dicembre 2017).
  46. ^ Leonardo Sciascia, A futura Memoria, Bompiani editore, dicembre 1989, ISBN 978-88-459-3149-9. URL consultato il 26 febbraio 2017 (archiviato dall'url originale il 6 dicembre 2017).
  47. ^ Nè liste nè candidati radicali alle prossime elezioni, in NOTIZIE RADICALI, n. 22, 3 aprile 1968. URL consultato il 15 dicembre 2017 (archiviato dall'url originale il 6 dicembre 2017).
  48. ^ Roberto Cicciomessere, Budapest: il Congresso del Partito radicale, in Notizie Radicali, n. 55, 13 marzo 1989.
  49. ^ Sergio Stanzani, Un programma politico, in Notizie Radicali, n. 51, 11 marzo 1988. URL consultato il 26 febbraio 2017 (archiviato dall'url originale il 6 dicembre 2017).
  50. ^ Gianfranco Spadaccia, Il simbolo di Gandhi fa la differenza [collegamento interrotto], in Atti del convegno "I radicali e la nonviolenza: un metodo, una speranza", Roma, 29-30 aprile 1988. URL consultato il 26 febbraio 2016.
  51. ^ Lettera aperta di Mauro Mellini al Primo segretario del Partito Radicale Sergio Stanzani [collegamento interrotto], in Notizie Radicali, n. 262, 30 novembre 1988. URL consultato il 26 febbraio 2017.
  52. ^ Massimo Teodori, L'illusione transnazionale e transpartitica, in Marco Pannella — un eretico liberale nella crisi della repubblica, Venezia, Casa editrice Marsilio, 1996. URL consultato il 26 febbraio 2017.
  53. ^ L'organizzazione politica dell'antiproibizionismo, 1º luglio 1991. URL consultato il 26 febbraio 2016.
  54. ^ Gabriele Maestri, In memoria di Marco Pannella: una storia, tanti simboli, 19 maggio 2016. URL consultato il 26 febbraio 2017.
  55. ^ Massimo Lensi, Oltre Chiasso, Firenze, Nardini Editore, 2016, ISBN 978-88-404-0058-7.
  56. ^ Lorenzo Strik-Lievers e Olivier Dupuis, Appunti sulle prospettive del partito radicale nell'europa comunista, in Documento preparatorio per il Consiglio Federale di Roma, 1-5 settembre 1989.
  57. ^ IL PARTITO TRANSNAZIONALE: DEMOCRAZIA E DIRITTO ALL'INFORMAZIONE - LE DIMISSIONI DA DEPUTATO DI MARCO PANNELLA - LE MANIFESTAZIONI DI MOSCA, VARSAVIA, PRAGA, BUDAPEST PER IL DIRITTO ALL’INFORMAZIONE NEI PAESI OCCIDENTALI - LO SCIOPERO DELLA FAME AD OLTRANZA DI MARCO PANNELLA, GIOVANNI NEGRI E LUIGI DEL GATTO - L'ACCETTAZIONE DELLE DIMISSIONI DI MARCO PANNELLA, 31 ottobre 1989. URL consultato il 26 febbraio 2016 (archiviato dall'url originale il 6 dicembre 2017).
  58. ^ Cicciomessere Roberto, Descrizione del Sistema Telematico Multilingue - STM, in Seminario del Partito radicale, Sabaudia, 4 settembre 1992. URL consultato il 15 dicembre 2017 (archiviato dall'url originale il 6 dicembre 2017).
  59. ^ Caravita Giuseppe, Agorà, rete non solo politica, in Il Sole 24 Ore, 26 novembre 1993. URL consultato il 26 febbraio 2017 (archiviato dall'url originale il 25 marzo 2017).
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  69. ^ Luca Frassineti, DEMOCRATIE POUR CUBA, 20 agosto 1992.
  70. ^ MOSCA: L’ADOZIONE DEL MEMORANDUM COLLETTIVO SULLA CECENIA; IL PARTITO RADICALE ADERISCE A QUESTO MEMORANDUM, 4 maggio 1995. URL consultato il 20 marzo 2017 (archiviato dall'url originale il 6 dicembre 2017).
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  74. ^ Centro d’Ascolto dell’Informazione Radiotelevisiva, su centrodiascolto.it. URL consultato il 20 marzo 2017 (archiviato dall'url originale il 21 giugno 2008).
  75. ^ Nel maggio 1998, il Presidente della Commissione di vigilanza, Francesco Storace, denuncia il comportamento della Rai nei confronti dei Radicali in una lettera indirizzata all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni da poco istituita con il compito di garantire il rispetto delle norme sull'informazione politica, parlando di "un'operazione che non esito a definire di autentico genocidio politico-culturale." Dal 1998 al 2009, l'AGCOM accerta, praticamente in maniera sistematica, squilibri editoriali e violazioni di legge dalle tre emittenti Rai a danno dei Radicali, per un totale di 40 provvedimenti aventi ad oggetto 47 diversi programmi. Altre decine di provvedimenti riguardano le emittenti Mediaset. Questi comportamenti si verificano sia nei telegiornali che nei programmi di approfondimento e nelle tribune politiche, nei momenti decisivi dei periodi elettorali e con lunghe assenze nei periodi non elettorali. Nel triennio 2006-2008, il Tg1 è condannato cinque volte, il Tg2 e il Tg3 quattro volte. Porta a Porta subisce sette condanne; Ballarò cinque; Primo Piano e Telecamere tre; i programmi di Santoro due. Matrix, principale trasmissione di Mediaset, cinque. Infine, l'intera programmazione informativa della Rai è oggetto di richiamo per squilibri nei confronti dei Radicali da parte dell'Autorità nel 1999, nel 2001 e nel 2006, da parte della Commissione parlamentare di vigilanza nel 1997, nel 1998, nel 2001, nel 2002 e nel 2007.
  76. ^ IL CASO ITALIA: (1) Introduzione - LO STATO DELLA GIUSTIZIA IN EUROPA - I· CONVEGNO | RadioRadicale.it [collegamento interrotto], su radioradicale.it. URL consultato il 20 marzo 2017.
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  82. ^ La battaglia sugli Stati Uniti d'Europa data indietro al 1994 come in Bandinelli Angiolo, Cicciomessere Roberto, Dell'Alba Gianfranco, Dupuis Olivier, Frassineti Luca et al., STATI UNITI D'EUROPA subito!, in Atti del convegno "I radicali e la nonviolenza: un metodo, una speranza", Roma, 29-30 aprile 1988. URL consultato il 26 febbraio 2017 (archiviato dall'url originale il 6 dicembre 2017).
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  88. ^ da "Fondazione del Partito Radicale" (archiviato dall'url originale l'11 febbraio 2017). in Aggiornamenti Sociali del 28/02/1956
  89. ^ Il nome e il simbolo sono visibili per la prima volta nelle elezioni del 1958 su questa pagina. del Ministero degli Interni. Il partito è indicato con la sigla P.RAD. e si presenta insieme al Partito Repubblicano Italiano (P.R.I.)
  90. ^ Si vedano ad esempio questi due riferimenti relativi agli arresti dei radicali a Belgrado e ad Ankara. nell'ambito di una manifestazione transnazionale in molte capitali dell'Est nel 1985 e questa interrogazione parlamentare presentata da Emma Bonino nel 1982 per altri arresti di radicali nelle capitali dell'Est europeo
  91. ^ Si veda ad esempio la lettera di accompagnamento (archiviato dall'url originale l'11 febbraio 2017). alla tessera datata 16 aprile 1996 disponibile nell'archivio radicale
  92. ^ si veda il report per gli organi dirigenti (archiviato dall'url originale il 30 agosto 2017). del partito compilato da Marino Busdachin, responsabile del Partito all'ONU il 21 giugno 1995]
  93. ^ Il motivo di questa inversione nella denominazione inglese è dovuto, probabilmente, alla volontà di rendere più accettabile il nome del partito in quanto nei paesi anglosassoni la dizione "Radical" ha un valore essenzialmente negativo e violento
  94. ^ Senato del Partito Radicale, Delibera, in Senato del Partito Radicale, Roma, 9 agosto 2007.
  95. ^ È possibile prendere visione della scheda del Partito nel database NGO Branch dello United Nations Department of Economic and Social Affairs. ricercando il nome "Radical Party"
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    «Un simbolo "molto bello, che ricorda storia radicale e secolo dei lumi", come ha detto ancora Negri a Radio Radicale: non a caso, la "testa di donna con berretto frigio" nota anche come "dea della Libertà", disegnata forse da Mario Pannunzio (così scriveva Fabio Morabito nel 1977), fu emblema del primo partito radicale - già dal 1956 - e nel 1967, in occasione del 3º congresso straordinario che trasformò il Pd in un soggetto politico completamente diverso, fu addirittura inserita all'interno dello statuto.»
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Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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