Libertarismo

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Diagramma di Venn che illustra come le ideologie "libertarie" sono relazionate tra loro.

Il libertarismo (dal francese: libertaire, "libertario"; dal latino: libertas, "libertà") è un insieme di orientamenti politici in cui la libertà è vista come il più alto fine politico.[1] Le posizioni dei libertari variano a seconda delle loro considerazioni sul diritto di proprietà e sulla natura delle persone e, sulle considerazioni delle funzioni legittime e del potere dello Stato o delle entità private, spesso chiedendo la limitazione o la dissoluzione delle istituzioni sociali considerate coercitive. Gli studiosi distinguono i punti di vista libertari in libertarismo di sinistra e libertarismo di destra, sull'asse politico socialismocapitalismo (rispettivamente sinistradestra). Questa distinzione implica che i libertari provengono da contesti culturali e ideologici diversi, che possono anche essere in contrasto tra loro.[2]

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

17 agosto 1860 edizione di Le Libertaire, Journal du mouvement social, pubblicazione comunista libertaria di New York City

Il primo uso documentato del termine "libertario" risale al 1789, quando lo storico inglese William Belsham lo utilizzò nel contesto della metafisica.[3][4] Gli anarchici di tradizione socialista adottarono il termine "libertario" per descrivere se stessi e le loro idee sin dal 1858 quando il rivoluzionario comunista anarchico Joseph Déjacque pubblicò "Le Libertaire, Journal du Mouvement sociale" (Il Libertario: Giornale del Movimento Sociale) a New York. Le Libertaire è stata la prima rivista comunista libertaria negli Stati Uniti e la prima a utilizzare il termine "libertarian" (ossia "libertario" in inglese) in un contesto politico.[5]

Verso l'inizio del XXI secolo, Benjamin Ricketson Tucker fu il primo cittadino statunitense di nascita[6] ad utilizzare il termine "libertario".[7][8] Tra gli anni '20 e '50 del secolo successivo, il termine rimase di utilizzo quasi esclusivamente socialista, con l'organizzazione socialista libertaria e anarchica, la Libertarian League (La Lega Libertaria), fondata a Los Angeles tra le due guerre mondiali. Nel 1954, a New York City, fu fondata una seconda Libertarian League come organizzazione politica basata sul Libertarian Book Club, con membri come Sam Dolgoff, Russell Blackwell, Dave Van Ronk, Enrico Arrigoni e Murray Bookchin. Questa Lega Libertaria aveva un obiettivo politico più ristretto rispetto alla prima, promuovendo l'anarchismo e il sindacalismo. Il suo principio centrale, enunciato nella rivista Views and Comments, era "uguale libertà per tutti in una società socialista libera". Filiali della Lega libertaria aprirono in diverse altre città statunitensi, tra cui Detroit e San Francisco. Alla fine degli anni Sessanta la lega si sciolse.[9]

In questo periodo negli Stati Uniti emerse una nuova interpretazione del libertarismo incentrata sul laissez-faire e sul capitalismo. Nonostante i gruppi socialisti continuano a utilizzare il termine "libertario è interessante notare che i liberali classici, specialmente nel mondo anglosassone, iniziarono a adottare il termine "libertarismo". Questa denominazione, secondo Piero Vernaglione, fu utilizzata per la prima volta nel 1946 da Leonard Read, l'economista statunitense fondatore della Foundation for Economic Education (FEE). Il libertarismo come sinonimo di alcune correnti del liberalismo fu reso popolare nel maggio 1955 dallo scrittore Dean Russell, collega di Leonard Read e lui stesso liberale classico. Russell giustificò la scelta del termine come segue[10]:

«Molti di noi si definiscono "liberali". È vero che un tempo la parola "liberale" descriveva persone che rispettavano l'individuo e temevano l'uso di coercizioni di massa. Ma le sinistre hanno ora corrotto questo termine, un tempo prezioso, per identificare se stesse e il loro programma di maggiore proprietà governativa della proprietà e di maggiori controlli sulle persone. Di conseguenza, quelli di noi che credono nella libertà devono spiegare che quando ci definiamo liberali, intendiamo liberali nel senso classico non corrotto. Nel migliore dei casi, questo è imbarazzante e soggetto a fraintendimenti. Ecco un suggerimento: Chi di noi ama la libertà, può usare la buona e onorevole parola "libertario" come marchio di fabbrica e riservarla a se stesso.»

Nel corso dei primi decenni del Novecento, coloro che si richiamavano in modo radicale al liberalismo classico furono costretti ad abbandonare il termine "liberale". Ciò fu necessario in quanto i sostenitori dell'intervento statale, come i promotori del New Deal negli Stati Uniti e dello Stato sociale nel Regno Unito, ma anche i sostenitori della concezione positiva dei diritti civili, si identificavano come liberali.

In seguito, un numero crescente di americani con convinzioni vicine al liberalismo classico ha iniziato a definirsi libertario e negli anni Sessanta, Murray Rothbard iniziò a promuovere concetti correlati alla destra politica sotto l'etichetta del libertarismo.[11] Inizialmente, il liberalismo classico e il libertarismo erano considerati sinonimi. Tuttavia, in seguito, i libertari di destra si distaccarono dalla corrente del liberalismo classico.

Rothbard descrisse questo uso della parola come una "cattura" dai suoi nemici, scrivendo che "per la prima volta a mia memoria, noi, la 'nostra parte', avevamo catturato una parola cruciale dal nemico. 'Libertari' era stata a lungo una parola educata per indicare gli anarchici di sinistra, cioè gli anarchici contrari alla proprietà privata, sia della varietà comunista che sindacalista. Ma ora l'avevamo conquistata".[12]

Nel 1970, il termine "libertarismo" rientrò in Europa grazie alle traduzioni dell'economista francese Henri Lepage, con l'intenzione di evitare fraintendimenti. Nello stesso periodo Robert Nozick diffuse il nuovo libertarismo in ambienti accademici e filosofici al di fuori degli Stati Uniti,[13] soprattutto con la pubblicazione di Anarchia, stato e utopia (1974), una risposta a Una teoria della giustizia (1971) del liberale sociale John Rawls.[14] Nel libro, Nozick propone uno Stato minimo sulla base del fatto che è un fenomeno inevitabile che può sorgere senza violare i diritti individuali.[15]

Questo percorso mostra chiaramente come il termine "libertario" abbia avuto diverse interpretazioni nel corso della storia, riflettendo l'evoluzione delle idee politiche e filosofiche associate ad esso e comportando che filosofi e politici definiti libertari sono di diverse tradizioni culturali e ideologiche.[16]

La più recente accezione liberista, il cosidetto "libertarismo di destra", si caratterizza da una forte opposizione all'intervento dello Stato in economia, escludendo qualunque intervento statale in campo di Stato sociale e l'abolizione totale o parziale della tassazione, mentre il "libertarismo di sinistra", nella sua connotazione storica socialista, si focalizza sull'autogestione dei lavoratori oppure, nelle sue iterazioni più recenti, si incentra sulla giustizia distributiva ovvero sugli sforzi per l'equa distribuzione delle risorse come promosso dalla scuola di Steiner-Vallentyne.[2]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Le idee e gli aspetti critici[modifica | modifica wikitesto]

Due sono i filoni più diffusi del libertarianismo:

  1. il miniarchismo, che raccoglie maggiori consensi tra i "libertarian", costituisce la corrente moderata, mira a ridurre lo stato ad uno Stato minimo;
  2. l'anarcocapitalismo, che costituisce la corrente radicale, avversa ai compromessi costituzionalisti del liberalismo classico, ha come obiettivo invece la totale eliminazione dello Stato.

I miniarchisti prospettano uno Stato ridotto alla minima funzione di garante delle libertà individuali, ovvero lo Stato di diritto; tale corrente costituzionalista si rifà evidentemente ai pensatori originali del liberalismo, per esempio John Locke, e, in tempi più recenti, ad intellettuali del calibro di Friedrich von Hayek e Robert Nozick. Per i sostenitori del miniarchismo, lo Stato è tenuto ad intervenire, in linea di massima, solo per garantire le libertà ed i diritti individuali, astenendosi dall'intervenire e normare qualsiasi altro aspetto della vita degli individui e della comunità, ovvero lo Stato quale guardiano notturno.

Gli anarcocapitalisti giudicano le proposte del miniarchismo incoerenti dal punto di vista teorico ed irrealizzabili sul piano concreto, in quanto lo Stato, in qualità di monopolista della forza armata e della legislazione, avrebbe nelle proprie mani tutti i poteri necessari per infrangere i limiti dello Stato "minimo" ed espandersi in ogni ambito, divenendo quindi inevitabilmente totalitario nel lungo periodo; propongono invece il superamento completo del concetto stesso di Stato e di "cosa pubblica" con la realizzazione di un sistema di privatopie, entità territoriali auto-organizzate nei limiti delle libertà individuali in grado di fornire servizi in regime di libero mercato e sviluppate secondo un sistema di adesione volontaria alle regole che ogni comunità stabilisce autonomamente. Il sistema delle privatopie esclude a priori l'esistenza di Stati nazionali e soprattutto entità sovranazionali, ammettendo unicamente la diffusione di una capillare e interattiva rete di piccole comunità private. Il principale punto di riferimento intellettuale della corrente anarcocapitalista è Murray Newton Rothbard.

All'interno di questa visione radicale, gli anarcocapitalisti intendono privatizzare, o meglio porre su un mercato libero, anche quei settori come l'amministrazione della giustizia, la sicurezza e l'ordine pubblico che perfino i liberali classici considerano essere prerogative da poter o dover lasciare allo Stato; in questo senso va letta la loro idea di individualismo anarchico.

La filosofia politica ed economica dominante nel mondo contemporaneo, legata inevitabilmente all'idea che lo Stato sia un pilastro fondamentale ed ineliminabile della società e che un certo grado di socialismo sia una conquista positiva nel percorso di progresso della civiltà umana stessa, ritiene che in un assetto socioeconomico così definito, privo di qualsivoglia governo centrale, una congrega ristretta di individui molto potenti sia tentata di imporre coercitivamente la propria autorità al resto della comunità; in pratica, il sistema anarco-capitalista sarebbe non auspicabile perché tenderebbe a favorire, nel momento stesso in cui venisse implementato, quei pochissimi soggetti che già dispongono di un notevole potere finanziario (multinazionali, banche d'investimento, lobby industriali etc.); lo Stato democratico della decisione politica, invece tenderebbe a contrastare la concentrazione del potere nelle mani di esigui gruppi privilegiati, dal momento che, qualunque sia la politica economica di una comunità, la maggior parte degli individui di quella stessa comunità ha interesse a difendere le già ristrette risorse e proprietà di cui dispone a fronte della soverchiante ricchezza di pochi soggetti. Uno degli oppositori più spietati dell'anarcocapitalismo è Noam Chomsky, il quale, da socialista libertario come egli stesso si è definito, ha affermato che le idee anarcocapitaliste, qualora applicate al mondo reale della politica, produrrebbero: "tali forme di tirannia e oppressione come se ne sono viste poche nella storia dell'umanità".

I libertari, d'altro canto, rigettano totalmente le accuse che vengono loro rivolte indistintamente dagli altri schieramenti politici, sia conservatori che progressisti, argomentando che in tutta la storia della civiltà umana, se proprio vi è un colpevole di violazione dei diritti umani, questi è soprattutto lo Stato. E infatti proprio il potere astratto ed illimitato dell'autorità statale è stato il principale mezzo con cui piccoli gruppi di potere o addirittura singoli individui hanno potuto, in tutti i tempi e in tutti i luoghi, realizzare forme di governo tiranniche, soverchianti e contrarie alle più elementari regole di pacifica convivenza civile o reiterare arbitrariamente la violazione del diritto di autodeterminazione di ogni essere umano, tra cui vi sono gli interventi armati contro altre popolazioni, minoranze o addirittura nazioni, sistematicamente portate avanti in nome di uno specifico ordine sociale da raggiungere e da imporre a tutti o in nome di una generica sicurezza e stabilità nazionale, il famigerato "bene comune".

Laddove, quindi, i tradizionali sostenitori dello Stato vedono in questo un'alta e possibilmente equa autorità garante dei diritti individuali, senza il quale sarebbe impossibile contenere lo spirito egoistico umano, che in un contesto anarcocapitalista non avrebbe freni né argini per manifestarsi, i libertari pongono invece maggior fiducia nello spirito cooperativo dell'umanità, rammentando che le stesse idee di collaborazione volontaria, libertà e uguaglianza davanti alla Legge sono nate dal basso, ovvero sono sorte spontaneamente dalla creatività mentale dei singoli e dal bisogno di scambiare e condividere pacificamente per raggiungere un vantaggio reciproco, non certo imposte dall'alto per "decreto intellettuale" da una presunta autorità garante della ragione e della buona convivenza giusta e pacifica. Il libero mercato, dunque, essendo per l'appunto una manifestazione spontanea ed originale dello spirito di cooperazione umano, da intendere come la volontà organica e orizzontale di una comunità di individui di determinare, ognuno per se stesso, il corso della propria vita, vivrebbe per necessità di autoregolazione, che nella visione libertaria di destra corrisponde agli assiomi morali di autoproprietà e non aggressione.

Correnti[modifica | modifica wikitesto]

Esistono in seno al movimento libertariano americano ed europeo una varietà[17][18][19][20][21] di tendenze:

I libertari condividono uno scetticismo nei confronti dell'autorità e del potere statale, ma divergono sulla portata della loro opposizione ai sistemi economici e politici esistenti:

Correnti di destra[modifica | modifica wikitesto]

  • l'anarco-capitalismo (soppressione di ogni potere e funzione statale, con completa liberalizzazione di ogni settore della società, inclusi la sicurezza civile e militare e l'amministrazione della giustizia);
  • il miniarchismo (apparentato al liberalismo classico, propone una limitazione massima delle funzioni e dei poteri dello Stato, chiamato unicamente al ruolo di tutore delle fondamentali libertà);
  • il paleolibertarianismo o paleolibertarismo (una corrente nordamericana socialmente conservatrice, soprattutto in difesa dei valori morali della tradizione cristiana);
  • il neolibertarismo (altra corrente nordamericana, intrinsecamente contraddittoria rispetto ai principi libertari in quanto militarmente interventista, assimilabile all'oggettivismo e al neoconservatorismo);
  • il panarchismo (superamento del territorialismo statale attraverso il diritto degli individui ad aggregarsi liberamente, senza però trasferirsi fisicamente)
  • il libertarianismo cristiano (particolare corrente confessionale che integra principi religiosi e morali cristiani nella visione libertarian);
  • l'agorismo (una forma d'anarco-capitalismo che rifiuta di risolvere il problema della transizione da una società coercitiva ad una individualista con l'utilizzo dell'attività politica);

I libertari, sia europei che americani, giudicano contraddittoria con le premesse antistataliste la tradizionale avversione degli anarchici di tradizione socialista (es. Bakunin, Kropotkin, Malatesta, Chomsky, ecc.) ad ogni idea di un libero mercato basato sulla legittimità della proprietà privata, sullo scambio volontario e su interazioni umane liberamente scelte.

A causa dei problemi semantici sopra evidenziati, l'uso ambiguo dei termini "libertario/libertarismo" e "libertarian/libertarianismo" per identificare ora l'anarchismo di sinistra ora l'anarcocapitalismo, è praticamente diffuso ovunque tranne che nei paesi di lingua inglese. L'affinità dei due termini in ogni caso, rende frequente la necessità di disambiguazione anche nel mondo anglosassone.

Tra i movimenti che si rifanno alle ideologie libertarie ma che non viene da molti ritenuto propriamente libertarian si ritrova anche il movimento politico statunitense Libertarian National Socialist Green Party (LNSGP), una organizzazione dalla dubbia reale esistenza[35] (non legata al Libertarian Party) che coltiva elementi di libertarianismo in un retroterra culturale e ideologico nazional-conservatore e ambientalista, improntando il suo programma alla difesa dell'identità nazionale e delle "esigenze ambientali", considerando comunque una degenerazione le tendenze di supremazia razziale tipiche del white power.

Movimenti politici libertari[modifica | modifica wikitesto]

Autori ed esponenti di tradizione libertaria di destra[modifica | modifica wikitesto]

Classici[modifica | modifica wikitesto]

Scuola austriaca[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Scuola austriaca.

Corrente anarcocapitalista[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Anarcocapitalismo.

Oggettivisti[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Oggettivismo (Ayn Rand).

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Bas van der Vossen, Libertarianism, Spring 2019, Metaphysics Research Lab, Stanford University, 2019. URL consultato il 9 settembre 2022.
  2. ^ a b (EN) Libertarianism | Internet Encyclopedia of Philosophy, su iep.utm.edu. URL consultato il 27 luglio 2023.
  3. ^ William Belsham, Essays, C. Dilly, 26 ottobre 2020, p. 11 (archiviato dall'url originale l'11 aprile 2021).
  4. ^ William Belsham, su www.informationphilosopher.com. URL consultato l'8 ottobre 2023.
  5. ^ Max Nettlau, A Short History of Anarchism, p. 75
  6. ^ Si intende natural-born citizen.
  7. ^ (EN) Paul Avrich, Anarchist Voices: An Oral History of Anarchism in America., Edimburgo, Scozia; Oakland, West Virginia, AK Press, 2006 [1995], p. 6, ISBN 978-1904859277.
  8. ^ www.libertarianism.org, https://www.libertarianism.org/columns/libertarianism-then-now. URL consultato l'8 ottobre 2023.
  9. ^ (EN) amNY, The Left-Libertarians — the last of an ancient breed | amNewYork, su www.amny.com, 25 gennaio 2012. URL consultato l'8 ottobre 2023.
  10. ^ Who Is A Libertarian? | The Freeman | Ideas On Liberty, su web.archive.org, 26 giugno 2010. URL consultato il 21 gennaio 2024 (archiviato dall'url originale il 26 giugno 2010).
  11. ^ Paul Cantor, The Invisible Hand in Popular Culture: Liberty Vs. Authority in American Film and TV, University Press of Kentucky, 2012, p. 353, n. 2.
  12. ^ (EN) Murray Rothbard, The Betrayal of the American Right (PDF), 2009, p. 83.
  13. ^ J. C. Lester, Eleutheric-Conjectural Libertarianism: a Concise Philosophical Explanation, in MEST Journal, 2022.
  14. ^ National Book Awards - 1975, su nationalbook.org (archiviato dall'url originale il 9 settembre 2011).
  15. ^ (EN) David Lewis Schaefer, Robert Nozick and the Coast of Utopia, su nysun.com, 30 aprile 2008 (archiviato dall'url originale il 21 agosto 2014).
  16. ^ George Woodcock, L'anarchia: storia delle idee e dei movimenti libertari, Feltrinelli Editore, 1966.
  17. ^ D.B. Rasmussen, , D. Den Uyl, Liberty and Nature. An Aristotelian Defense of Liberal Order Chicago: Open Court, 1991
  18. ^ C. Murray, What It Means to Be a Libertarian New York: Broadway Books, 1997
  19. ^ D. BoazLibertarianism: a Primer, New York Free Press, 1997
  20. ^ Paolo Zanotto, Il Movimento Libertario americano dagli anni sessanta ad oggi: radici storico-dottrinali e discriminanti ideologico-politiche, Siena, Università degli Studi di Siena, 2001
  21. ^ Guglielmo Piombini, Murray N. Rothbard e il movimento paleolibertario, Etica & Politica, 2003, 2
  22. ^ a b Kymlicka, Will (2005). "libertarianism, left-". In Honderich, Ted. The Oxford Companion to Philosophy. New York City: Oxford University Press. p. 516. ISBN 978-0199264797.
  23. ^ a b (EN) David Goodway, Anarchist Seeds Beneath the Snow: Left-libertarian Thought and British Writers from William Morris to Colin Ward, Liverpool University Press, 2006, ISBN 978-1-84631-025-6. URL consultato il 12 aprile 2020.
  24. ^ (EN) Peter Marshall, Demanding the Impossible: A History of Anarchism, PM Press, 1º dicembre 2009, ISBN 978-1-60486-270-6. URL consultato il 12 aprile 2020.
  25. ^ a b Left-wing libertarianism: equality based on self-ownership, su cairn-int.info.
  26. ^ a b (EN) Saul Newman, The Politics of Postanarchism, Edinburgh University Press, 2010, ISBN 978-0-7486-3495-8. URL consultato il 12 aprile 2020.
  27. ^ "Anarchism". In Gaus, Gerald F.; D'Agostino, Fred, eds. (2012). The Routledge Companion to Social and Political Philosophy. p. 227
  28. ^ (EN) Peter Vallentyne, Libertarianism, su plato.stanford.edu. URL consultato il 12 aprile 2020.
  29. ^ (EN) Kevin Carson, What is Left-Libertarianism?, su Center for a Stateless Society. URL consultato il 12 aprile 2020.
  30. ^ Marshall, Peter (2008). Demanding the Impossible: A History of Anarchism. London: Harper Perennial. p. 565
  31. ^ (EN) Wilbur R. Miller, The Social History of Crime and Punishment in America: A-De, SAGE, 10 agosto 2012, ISBN 978-1-4129-8876-6. URL consultato il 12 aprile 2020.
  32. ^ Rothbard, Murray (2009) [2007]. The Betrayal of the American Right (PDF). Mises Institute. p. 83
  33. ^ Fernandez, Frank (2001). Cuban Anarchism. The History of a Movement. Sharp Press. p. 9 [collegamento interrotto], su books.google.com.
  34. ^ La teoria politica dei libertari, su movimentolibertario.it (archiviato dall'url originale il 16 aprile 2009).
  35. ^ Esoteric Fringe Group or Esoteric Joke?, su reason.com (archiviato dall'url originale il 25 ottobre 2006).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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