Libertarismo

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Il libertarismo, o libertarianismo, è un insieme di filosofie politiche tra loro correlate che considerano la libertà come il più alto fine politico.[1] Ciò generalmente include la libertà individuale[2], la libertà politica e la libertà di associazione. Il termine libertarismo fu usato dalla seconda metà del XX secolo da filosofi e politici anglosassoni che provenivano da differenti formazioni culturali ed ideologiche (talvolta anche contrapposte), ossia quelle del liberalismo, socialismo, comunismo[3][4][5][6] e dell'anarchismo.

Il primo uso documentato del termine libertario risale al 1789, quando William Belsham scrisse del libertarismo nel contesto della metafisica.[7]

I libertari condividono uno scetticismo nei confronti dell'autorità e del potere statale, ma divergono sulla portata della loro opposizione ai sistemi economici e politici esistenti:

Quando un orientamento politico viene analiticamente scomposto nelle componenti "libertà economiche e libertà individuali",il termine libertarismo è spesso inteso quale opposto di "authoritarianism" sul tema delle libertà individuali, mentre sul tema delle libertà economiche rimane aperto. Nella maggior parte delle altre lingue, ad esempio neolatine, il termine libertarismo è usato come sinonimo di anarchia, spesso associato all'anarchismo di sinistra e al socialismo libertario, mentre il libertarianismo invece in quanto trae le sue origini dal liberalismo classico, intende generalmente l'anarcocapitalismo, l'agorismo, il libertarianismo di destra e il miniarchismo.[senza fonte]

Storia del termine e disambigua[modifica | modifica wikitesto]

Origine storica e partiti contemporanei[modifica | modifica wikitesto]

Gli anarchici di tradizione socialista hanno usato il termine libertario per descrivere se stessi e le loro idee sin dal 1857. "Le Libertaire, Journal du Mouvement sociale", fu ad esempio pubblicato a New York dal 1858 al 1861 dal rivoluzionario anarcocomunista Joseph Déjacque[21]. Nella seconda metà del 1900, negli Stati Uniti d'America, fece ingresso l'accezione liberal-libertaria, in genere indicata come libertarianism, ma, a volte libertarism. Il termine libertarianism, specificamente, nel 1970 rientrerà in Europa per le traduzioni dell'economista francese Henri Lepage, con l'intenzione d'evitare evidenti fraintendimenti.

Le parole libertarismo e libertario furono quindi usate dalla seconda metà del XX secolo da filosofi e politici anglosassoni che provenivano da differenti contrapposte formazioni culturali, e quindi, principalmente in lingua inglese, tali termini attualmente indicano movimenti culturali e politici che pur definendosi in traduzione italiana libertari sono assolutamente in antitesi tra loro. Filosofi e politici definiti libertari sono quindi in diverse tradizioni culturali ossia quelle del socialismo, comunismo, liberalismo e anarchismo: queste ultime hanno poi adottato il termine libertarismo appunto per autodefinirsi[22].

Negli anni settanta del XX secolo nasce negli Usa un partito politico che raccoglie una lunga storia di antistatalismo di taglio liberale e che si dichiara libertarian, il Libertarian Party, quindi utilizzando il termine in senso proprio, senza confondersi con gli anarchici della tradizione socialista, né con i libertari intesi nel senso europeo del termine.

Il Partito Libertariano degli Stati Uniti d'America, (LP) dall'11 dicembre 1971, data della sua fondazione, è costantemente cresciuto, venendo a ricadere tra i terzi partiti ovvero tra i partiti minori che, distaccati dai primi due, sono comunque presenti. Alle presidenziali 2016 ha raccolto il 3,28% delle preferenze.

Si caratterizza per il forte antistatalismo, la volontà di escludere qualunque intervento statale in campo di Welfare State in particolare nel campo della salute pubblica (abolizione di ogni forma di assistenza sanitaria statale), e l'abolizione di ogni forma di tassazione imposta.

Da alcuni decenni, questo termine è usato soprattutto per definire, in senso più ampio, quelle teorie che danno preminenza alla scelta individuale davanti alle pretese di qualunque potere politico.

Il movimento ha quali propri punti di forza la protezione della proprietà e della libertà di mercato ed è uso comune definire "libertarianism" (e spesso anche "propertarianism", per distinguerlo maggiormente dall'uso del termine libertarismo da parte dei movimenti di area anarchica socialista) la corrente anarco-capitalista, cioè la versione più estrema del pensiero liberale, la quale ha trovato la propria espressione più significativa in Murray N. Rothbard.

Tale "libertarianism" affonda le sue radici nella tradizione dell'individualismo americano professando l'idea di un mercato completamente sottratto ad ogni tutela statale, che lasci l'individuo padrone di sé in ogni aspetto della vita dell'individuo, inclusi i servizi di protezione, la giustizia e il diritto. La maggioranza dei suoi teorici sono fautori del giusnaturalismo lockiano, ma esiste anche una variante utilitarista (David Friedman). In Europa i massimi esponenti di tale teoria politica sono Hans-Hermann Hoppe e Anthony de Jasay. Tra i partiti europei che rappresentano quest'ideologia abbiamo il Partido Libertario (P-LIB) spagnolo, il Partei der Vernunft (Partito della Ragione) tedesco, il Libertarische Partij olandese e il Parti libéral démocrate francese (che hanno formato nel 2013 il Partito Europeo per le Libertà Individuali), il Parti Libertarien in Belgio, il Dansk Libertarisk Parti danese, il Liberaalit finlandese, il Liberala Partiet svedese, i Liberisti ticinesi in Svizzera, il Libertarian Party UK inglese, KORWiN in Polonia, che ha ottenuto 5 seggi al Parlamento nazionale alle elezioni del 2019, Svobodní in Repubblica Ceca e i Liberalistene in Norvegia. In Italia, tra i principali movimenti ed associazioni riconducibili a quest'area abbiamo il Movimento Libertario (che raccoglie principalmente le correnti di ispirazione giusnaturalista, individualista e liberale classica anglosassone, libertarian, miniarchica, agorista, volontarista e anarcocapitalista), Liberisti Italiani, l'Istituto Liberale, l'Istituto Bruno Leoni, Rete Liberale e la Fondazione Luigi Einaudi.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Le idee e gli aspetti critici[modifica | modifica wikitesto]

Due sono i filoni più diffusi del libertarianismo:

  1. il miniarchismo, che raccoglie maggiori consensi tra i "libertarian", costituisce la corrente moderata, mira a ridurre lo stato ad uno Stato minimo;
  2. l'anarcocapitalismo, che costituisce la corrente radicale, avversa ai compromessi costituzionalisti del liberalismo classico, ha come obiettivo invece la totale eliminazione dello Stato.

I miniarchisti prospettano uno Stato ridotto alla minima funzione di garante delle libertà individuali, ovvero lo Stato di diritto; tale corrente costituzionalista si rifà evidentemente ai pensatori originali del liberalismo, per esempio John Locke, e, in tempi più recenti, ad intellettuali del calibro di Friedrich von Hayek e Robert Nozick. Per i sostenitori del miniarchismo, lo Stato è tenuto ad intervenire, in linea di massima, solo per garantire le libertà ed i diritti individuali, astenendosi dall'intervenire e normare qualsiasi altro aspetto della vita degli individui e della comunità, ovvero lo Stato quale guardiano notturno.

Gli anarcocapitalisti giudicano le proposte del miniarchismo incoerenti dal punto di vista teorico ed irrealizzabili sul piano concreto, in quanto lo Stato, in qualità di monopolista della forza armata e della legislazione, avrebbe nelle proprie mani tutti i poteri necessari per infrangere i limiti dello Stato "minimo" ed espandersi in ogni ambito, divenendo quindi inevitabilmente totalitario nel lungo periodo; propongono invece il superamento completo del concetto stesso di Stato e di "cosa pubblica" con la realizzazione di un sistema di privatopie, entità territoriali auto-organizzate nei limiti delle libertà individuali in grado di fornire servizi in regime di libero mercato e sviluppate secondo un sistema di adesione volontaria alle regole che ogni comunità stabilisce autonomamente. Il sistema delle privatopie esclude a priori l'esistenza di Stati nazionali e soprattutto entità sovranazionali, ammettendo unicamente la diffusione di una capillare e interattiva rete di piccole comunità private. Il principale punto di riferimento intellettuale della corrente anarcocapitalista è Murray Newton Rothbard.

All'interno di questa visione radicale, i libertariani anarcocapitalisti intendono privatizzare, o meglio porre su un mercato libero, anche quei settori come l'amministrazione della giustizia, la sicurezza e l'ordine pubblico che perfino i liberali classici considerano essere prerogative da poter o dover lasciare allo Stato; in questo senso va letta la loro idea di anarcoindividualismo.

La filosofia politica ed economica dominante nel mondo contemporaneo, legata inevitabilmente all'idea che lo Stato sia un pilastro fondamentale ed ineliminabile della società e che un certo grado di socialismo sia una conquista positiva nel percorso di progresso della civiltà umana stessa, ritiene che in un assetto socio-economico così definito, privo di qualsivoglia governo centrale, una congrega ristretta di individui molto potenti sia tentata di imporre coercitivamente la propria autorità al resto della comunità; in pratica, il sistema anarco-capitalista sarebbe non auspicabile perché tenderebbe a favorire, nel momento stesso in cui venisse implementato, quei pochissimi soggetti che già dispongono di un notevole potere finanziario (multinazionali, banche d'investimento, lobby industriali etc.); lo Stato democratico della decisione politica, invece tenderebbe a contrastare la concentrazione del potere nelle mani di esigui gruppi privilegiati, dal momento che, qualunque sia la politica economica di una comunità, la maggior parte degli individui di quella stessa comunità ha interesse a difendere le già ristrette risorse e proprietà di cui dispone a fronte della soverchiante ricchezza di pochi soggetti. Uno degli oppositori più spietati dell'anarcocapitalismo è Noam Chomsky, il quale, da socialista libertario come egli stesso si è definito, ha affermato che le idee libertariane, qualora applicate al mondo reale della politica, produrrebbero: "tali forme di tirannia e oppressione come se ne sono viste poche nella storia dell'umanità".

I libertari, d'altro canto, rigettano totalmente le accuse che vengono loro rivolte indistintamente dagli altri schieramenti politici, sia conservatori che progressisti, argomentando che in tutta la storia della civiltà umana, se proprio vi è un colpevole di violazione dei diritti umani, questi è soprattutto lo Stato. E infatti proprio il potere astratto ed illimitato dell'autorità statale è stato il principale mezzo con cui piccoli gruppi di potere o addirittura singoli individui hanno potuto, in tutti i tempi e in tutti i luoghi, realizzare forme di governo tiranniche, soverchianti e contrarie alle più elementari regole di pacifica convivenza civile o reiterare arbitrariamente la violazione del diritto di autodeterminazione di ogni essere umano, tra cui vi sono gli interventi armati contro altre popolazioni, minoranze o addirittura nazioni, sistematicamente portate avanti in nome di uno specifico ordine sociale da raggiungere e da imporre a tutti o in nome di una generica sicurezza e stabilità nazionale, il famigerato "bene comune".

Laddove, quindi, i tradizionali sostenitori dello Stato vedono in questo un'alta e possibilmente equa autorità garante dei diritti individuali, senza il quale sarebbe impossibile contenere lo spirito egoistico umano, che in un contesto anarcocapitalista non avrebbe freni né argini per manifestarsi, i libertari pongono invece maggior fiducia nello spirito cooperativo dell'umanità, rammentando che le stesse idee di collaborazione volontaria, libertà e uguaglianza davanti alla Legge sono nate dal basso, ovvero sono sorte spontaneamente dalla creatività mentale dei singoli e dal bisogno di scambiare e condividere pacificamente per raggiungere un vantaggio reciproco, non certo imposte dall'alto per "decreto intellettuale" da una presunta autorità garante della ragione e della buona convivenza giusta e pacifica. Il libero mercato, dunque, essendo per l'appunto una manifestazione spontanea ed originale dello spirito di cooperazione umano, da intendere come la volontà organica e orizzontale di una comunità di individui di determinare, ognuno per se stesso, il corso della propria vita, vivrebbe per necessità di autoregolazione, che nella visione libertariana viene chiamata anche "proprietà di se stessi" o principio di non aggressione.

Correnti[modifica | modifica wikitesto]

Esistono in seno al movimento libertariano americano ed europeo una varietà[23][24][25][26][27] di tendenze:

  • l'anarco-capitalismo (soppressione di ogni potere e funzione statale, con completa liberalizzazione di ogni settore della società, inclusi la sicurezza civile e militare e l'amministrazione della giustizia);
  • il miniarchismo (apparentato al liberalismo classico, propone una limitazione massima delle funzioni e dei poteri dello Stato, chiamato unicamente al ruolo di tutore delle fondamentali libertà);
  • il paleolibertarianismo o paleolibertarismo (una corrente nordamericana socialmente conservatrice, soprattutto in difesa dei valori morali della tradizione cristiana);
  • il neolibertarismo (altra corrente nordamericana, intrinsecamente contraddittoria rispetto ai principi libertari in quanto militarmente interventista, assimilabile all'oggettivismo e al neoconservatorismo);
  • il panarchismo (superamento del territorialismo statale attraverso il diritto degli individui ad aggregarsi liberamente, senza però trasferirsi fisicamente)
  • il libertarianismo cristiano (particolare corrente confessionale che integra principi religiosi e morali cristiani nella visione libertarian);
  • l'agorismo (una forma d'anarco-capitalismo che rifiuta di risolvere il problema della transizione da una società coercitiva ad una individualista con l'utilizzo dell'attività politica);

I libertari, sia europei che americani, giudicano contraddittoria con le premesse antistataliste la tradizionale avversione degli anarchici di tradizione socialista (es. Bakunin, Kropotkin, Malatesta, Chomsky, ecc.) ad ogni idea di un libero mercato basato sulla legittimità della proprietà privata, sullo scambio volontario e su interazioni umane liberamente scelte.

A causa dei problemi semantici sopra evidenziati, l'uso ambiguo dei termini "libertario/libertarismo" e "libertarian/libertarianismo" per identificare ora l'anarchismo di sinistra ora l'anarcocapitalismo, è praticamente diffuso ovunque tranne che nei paesi di lingua inglese. L'affinità dei due termini in ogni caso, rende frequente la necessità di disambiguazione anche nel mondo anglosassone.

Tra i movimenti che si rifanno alle ideologie libertarie ma che non viene da molti ritenuto propriamente libertarian si ritrova anche il movimento politico statunitense Libertarian National Socialist Green Party (LNSGP), una organizzazione dalla dubbia reale esistenza[28] (non legata al Libertarian Party) che coltiva elementi di libertarianismo in un retroterra culturale e ideologico nazional-conservatore e ambientalista, improntando il suo programma alla difesa dell'identità nazionale e delle "esigenze ambientali", considerando comunque una degenerazione le tendenze di supremazia razziale tipiche del white power.

Movimenti politici libertariani[modifica | modifica wikitesto]

Autori ed esponenti di tradizione libertariana[modifica | modifica wikitesto]

Classici[modifica | modifica wikitesto]

Scuola austriaca[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Scuola austriaca.

Corrente anarcocapitalista[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Anarcocapitalismo.

Oggettivisti[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Oggettivismo (Ayn Rand).

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Bas van der Vossen, Libertarianism, Spring 2019, Metaphysics Research Lab, Stanford University, 2019. URL consultato il 9 settembre 2022.
  2. ^ Encyclopædia Britannica. "Libertarianism,"
  3. ^ Otsuka, Michael, Libertarianism Without Inequality, Oxford University Press, USA. 2005 ISBN 978-0-19-928018-6.
  4. ^ Vallentyne, Peter; Steiner, Hillel, The Origins of Left-Libertarianism. Basingstoke: Palgrave 2000. ISBN 978-0-312-23591-8.
  5. ^ William T. Armaline, D. Shannon. Toward a more unified libertarian left Theory in Action, Vol. 3, No.4, October 2010 DOI:10.3798/tia. 1937-0237.1002. Qui Rosa Luxemburg, Anton Pannekoek, Paul Mattick e Cornelius Castoriadis, comunisti di scuola marxista, vengono definiti left libertarians.
  6. ^ Ruth Kinna, Alex Prichard, Dave Berry, Saku Pinta, Libertarian Socialism: Politics in Black and Red Palgrave Macmillan, 24/dic/2012 parr 11, pag 210, Socialisme ou Barbarie or the partial encounters between critical marxism and libertarianism
  7. ^ William Belsham, Essays, C. Dilly, 26 ottobre 2020, p. 11 (archiviato dall'url originale l'11 aprile 2021).
  8. ^ a b Kymlicka, Will (2005). "libertarianism, left-". In Honderich, Ted. The Oxford Companion to Philosophy. New York City: Oxford University Press. p. 516. ISBN 978-0199264797.
  9. ^ a b (EN) David Goodway, Anarchist Seeds Beneath the Snow: Left-libertarian Thought and British Writers from William Morris to Colin Ward, Liverpool University Press, 2006, ISBN 978-1-84631-025-6. URL consultato il 12 aprile 2020.
  10. ^ (EN) Peter Marshall, Demanding the Impossible: A History of Anarchism, PM Press, 1º dicembre 2009, ISBN 978-1-60486-270-6. URL consultato il 12 aprile 2020.
  11. ^ a b Left-wing libertarianism: equality based on self-ownership, su cairn-int.info.
  12. ^ a b (EN) Saul Newman, The Politics of Postanarchism, Edinburgh University Press, 2010, ISBN 978-0-7486-3495-8. URL consultato il 12 aprile 2020.
  13. ^ "Anarchism". In Gaus, Gerald F.; D'Agostino, Fred, eds. (2012). The Routledge Companion to Social and Political Philosophy. p. 227
  14. ^ (EN) Peter Vallentyne, Libertarianism, su plato.stanford.edu. URL consultato il 12 aprile 2020.
  15. ^ (EN) Kevin Carson, What is Left-Libertarianism?, su Center for a Stateless Society. URL consultato il 12 aprile 2020.
  16. ^ Marshall, Peter (2008). Demanding the Impossible: A History of Anarchism. London: Harper Perennial. p. 565
  17. ^ (EN) Wilbur R. Miller, The Social History of Crime and Punishment in America: A-De, SAGE, 10 agosto 2012, ISBN 978-1-4129-8876-6. URL consultato il 12 aprile 2020.
  18. ^ Rothbard, Murray (2009) [2007]. The Betrayal of the American Right (PDF). Mises Institute. p. 83
  19. ^ Fernandez, Frank (2001). Cuban Anarchism. The History of a Movement. Sharp Press. p. 9, su books.google.com.
  20. ^ La teoria politica dei libertari, su movimentolibertario.it (archiviato dall'url originale il 16 aprile 2009).
  21. ^ Max Nettlau, A Short History of Anarchism, p. 75
  22. ^ George Woodcock, L'anarchia: storia delle idee e dei movimenti libertari, Feltrinelli Editore, 1966.
  23. ^ D.B. Rasmussen, , D. Den Uyl, Liberty and Nature. An Aristotelian Defense of Liberal Order Chicago: Open Court, 1991
  24. ^ C. Murray, What It Means to Be a Libertarian New York: Broadway Books, 1997
  25. ^ D. BoazLibertarianism: a Primer, New York Free Press, 1997
  26. ^ Paolo Zanotto, Il Movimento Libertario americano dagli anni sessanta ad oggi: radici storico-dottrinali e discriminanti ideologico-politiche, Siena, Università degli Studi di Siena, 2001
  27. ^ Guglielmo Piombini, Murray N. Rothbard e il movimento paleolibertario, Etica & Politica, 2003, 2
  28. ^ Esoteric Fringe Group or Esoteric Joke?, su reason.com (archiviato dall'url originale il 25 ottobre 2006).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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