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Libertà negativa

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Voce principale: Libertà.

Nella terminologia politica, la libertà negativa, o libertà "da", o ancora libertà come assenza d'impedimento (o di costrizione), è la libertà di un individuo di agire senza che nessuno intervenga a ostacolarlo, o anche la libertà di rimanere passivo senza che nessuno lo costringa a agire.[1]

La distinzione teorica, sulle orme di Immanuel Kant, tra libertà "di" (positiva) e libertà "da" (negativa) è stata introdotta dal filosofo liberale Isaiah Berlin[2] (1909-1997), professore di teoria sociale e politica. «L'essenza della libertà è sempre consistita nella capacità di scegliere come si vuole scegliere e perché così si vuole, senza costrizioni o intimidazioni, senza che un sistema immenso ci inghiotta; e nel diritto di resistere, di essere impopolare, di schierarti per le tue convinzioni per il solo fatto che sono tue. La vera libertà è questa, e senza di essa non c'è mai libertà, di nessun genere, e nemmeno l'illusione di averla»[3]

Thomas Hobbes

Thomas Hobbes paragona la libertà negativa alla condizione di un fiume di poter seguire il proprio corso quando non ne è impedito da sbarramenti o dighe.[4][1]

La libertà positiva

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Nella storia della filosofia la "libertà positiva" invece coinciderebbe teoricamente con il libero arbitrio, inteso come libertà formale astrattamente goduta nel momento di ponderare la scelta, che una volta messa in atto, si trova a esercitare quella reale libertà (negativa) che si oppone e nega concretamente tutto ciò che voglia impedire la sua libera azione.[5]

Nello Stato di diritto o Stato sociale è la libertà di, o libertà positiva quella che regola la società. Il concetto di libertà positiva, ascrivibile a Jean Jacques Rousseau, è quella che valuta la libertà nell'ottica della partecipazione degli individui alla produzione diretta delle leggi che essi stessi quindi coerentemente devono positivamente rispettare:

«L'obbedienza alla legge che ci siamo prescritti è la libertà.[6]»

Sulla stessa linea di pensiero Immanuel Kant per il quale la libertà giuridica è «la facoltà di non obbedire ad altra legge che non sia quella a cui i cittadini hanno dato il loro consenso»[7]

La libertà positiva si attuerebbe secondo Norberto Bobbio solo se «il mio volere è libero non determinato dal volere altrui»[8]

La libertà e la legge

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«La libertà è il diritto di fare tutto ciò che le leggi permettono[9]»

La presenza della legge o, tanto più, l'assenza, favorisce la libertà negativa di chi, per esempio, può scrivere di qualsiasi argomento poiché manca l'istituzione della censura o di chi può liberamente disobbedire a una legge dello Stato che imponga il servizio militare poiché egli rappresenta l'eccezione a una norma generale come l'esenzione per motivi di coscienza. In ambedue i casi l'elemento determinante è rappresentato dall'assenza ma anche dalla presenza della legge da cui deriva il principio che si è liberi di operare tutto ciò che non è espressamente proibito dalla legge. Si presenta in questo ultimo caso il principio evidenziato da Hobbes della libertas silentium legis (la libertà per il silenzio della legge);

«[...] poiché non tutti i movimenti e le azioni dei cittadini sono regolati dalle leggi, né, per la loro varietà, potrebbero esserlo, vi saranno necessariamente infinite attività che non risulteranno né comandate né proibite, e che ciascuno potrà svolgere o non svolgere a suo arbitrio. Qui si può dire che ogni cittadino goda di una certa libertà, intendendo per libertà quella parte del diritto naturale che viene rilasciata ai cittadini in quanto non è limitata dalle leggi civili[10]»

Definizione questa di libertà negativa fatta propria anche da John Locke: «[...] la libertà degli uomini sotto un governo consiste [...] nella libertà di seguire la mia propria volontà in tutto ciò in cui la norma non dà precetti, senza esser soggetto alla volontà incostante, incerta, sconosciuta e arbitraria di un altro[11]».

Lo Stato liberale

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John Locke

La libertà negativa è il fondamento dello Stato liberale che non deve interferire nelle libere iniziative personali dei cittadini che tanto più sono liberi quanto più lo stato non intervenga a moderare o a regolare le loro azioni ed anzi il potere politico deve proteggere con l'iniziativa pubblica la libertà dei singoli che mira anche alla formazione della proprietà privata che è un bene che si estende a tutti i cittadini:

«Lo stato mi sembra la società degli uomini costituita soltanto per conservare e accrescere i beni civili. Chiamo beni civili la vita, la libertà, l'integrità del corpo e la sua immunità dal dolore, e il possesso delle cose esterne, come la terra, il denaro, le suppellettili ecc....[12]»

Tutelando la libertà dei singoli lo Stato garantisce lo sviluppo sociale ed economico di un sistema basato sull'utile tale da procurare il miglior vantaggio per tutti.

  1. ^ a b Norberto Bobbio, Libertà, in Enciclopedia del Novecento, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1978.
  2. ^ Isaiah Berlin, Two Concepts of Liberty, in Four Essays on Liberty, Oxford University Press, 1982.
  3. ^ Isaiah Berlin, Four Essays on Liberty, Oxford UP, Oxford, 1982, tr. it. Quattro saggi sulla libertà, Feltrinelli, Milano, 1989
  4. ^ Thomas Hobbes, Libertà e necessità, traduzione di Andrea Longega, Bompiani, 2000.
  5. ^ I filosofi contemporanei che, come era per Thomas Hobbes, negano il libero arbitrio perché le azioni umane sono sempre determinate dal timore o dal desiderio, concordano che si possa parlare solo di "libertà negativa" (in Guido Tonietto, La libertà in questione. Uno studio su e oltre Aristotele, Mimesis Edizioni, 2008 p.15 e sgg.)
  6. ^ J.J. Rousseau, Contrat social, I, 8
  7. ^ I.Kant, Metafisica dei costumi, II, 46
  8. ^ N. Bobbio, Eguaglianza e libertà, Einaudi, Torino 1995, p.50
  9. ^ Montesquieu, De l'esprit des lois, XII, 2
  10. ^ Hobbes, De cive, XIII, 15
  11. ^ J.Locke, Secondo trattato sul governo, IV, 22
  12. ^ John Locke, Lettera sulla tolleranza