Pincio
Coordinate: 41°54′42″N 12°28′47″E / 41.911667°N 12.479722°E

Il Pincio (o colle Pinciano, dal latino mons Pincius) è un colle di Roma, alto 61 m s.l.m., che si trova a nord del Quirinale guardando sul Campo Marzio, con presenza di diverse ville e giardini che occupano il colle. In cima, da piazzale Napoleone I, si gode un ampio panorama sulla sottostante piazza del Popolo e sul rione Prati, che sorge su quelli che, fino alla fine dell'800, erano i Prati di Castello; la visuale spazia inoltre a nord sulla Cupola di San Pietro fino a Monte Mario, a nord-ovest il Gianicolo, a sud-ovest in fondo all'orizzonte i grattacieli dell'Eur, rendendolo dunque uno dei posti più panoramici della Capitale (in alcune città italiane sorgono parchi panoramici che portano il nome di Pincio, per ricordare quello di Roma; vedi il paragrafo Dal Pincio di Roma a quelli delle altre città italiane).
Descrizione[modifica | modifica wikitesto]
L'antico Mons Pincius[modifica | modifica wikitesto]

Era al di fuori dei confini originali della città e non fa parte dei sette colli, tuttavia si trova all'interno delle mura costruite dall'imperatore Aureliano tra il 270 ed il 273. Faceva parte della VII regio augustea.
Molte famiglie importanti dell'Antica Roma avevano dimore e giardini (horti) sul Pincio nell'ultimo periodo repubblicano: tra i personaggi noti, vi avevano proprietà Scipione Emiliano e forse Pompeo. Sicura invece la presenza di possedimenti di Lucullo, gli Horti Lucullani, dove in seguito venne uccisa Messalina, la moglie di Claudio[1], costruiti grazie al bottino realizzato con la vittoria su Mitridate nel 63 a.C. Vi si trovavano inoltre gli Horti Sallustiani, proprietà in origine dello storico Sallustio e in seguito unificati agli horti luculliani in un'unica proprietà detta in Pincis nell'era imperiale, gli Horti Pompeiani, e gli Horti Aciliorum, degli Acilii. Per la presenza di queste dimore, il colle era noto nell'antichità come il Collis Hortulorum (letteralmente "il colle dei giardini"). Il nome attuale viene da una delle famiglie che l'occupò nel IV secolo, i Pincii:[2] la loro villa, con quella degli Anicii e degli Acilii, occupava la parte settentrionale della collina e un resto delle sostruzioni di queste residenze è il cosiddetto Muro Torto.
In epoca augustea la regio subì un'intensa urbanizzazione: qui Agrippa fece edificare il Campus Agrippae (dedicato nel 7 a.C.), una villa e la sua tomba, mentre sua sorella Polla fece edificare la Porticus Vipsania. In prossimità di piazza Santi Apostoli si trovava la caserma della I coorte dei vigili e poco lontano era il mercato della carne suina, il Forum Suarium. Alle pendici del colle c'era la tomba dei Domizi, in cui vennero sepolte le ceneri di Nerone.[3] La fascia della VII regio lungo la via Lata nel corso del II secolo d.C. si trasformò in una zona intensamente edificata con abitazioni. Scavi occasionali in più punti hanno rinvenuto i resti di grandi edifici in mattoni a più piani (insulae), con porticati a pilastri lungo la strada dove si aprivano le botteghe. Tra questi edifici si doveva trovare il Catabulum, una sorta di sede delle "Poste Centrali", nei pressi della chiesa di San Marcello.
Anche nel III secolo l'attività edilizia fu intensa. Sotto Gordiano III abbiamo notizia dell'erezione di un portico lungo mille piedi (pari a circa 3 chilometri) alle pendici del Quirinale, anche se la mancanza di resti ha fatto mettere in dubbio la veridicità della fonte; qui inoltre Aureliano, a partire dal 273, innalzò il grande Tempio del Sole, tra via del Corso e piazza San Silvestro. Era circondato da portici e sotto uno di questi aveva sede la distribuzione gratuita di vino (vino fiscalia). Nei Cataloghi regionari si ricorda nella regione VII anche un portico di Costantino, forse una parte del complesso delle vicine terme di Costantino, magari facente parte del distrutto recinto.
La Passeggiata del Pincio[modifica | modifica wikitesto]
Dalla tarda antichità alla fine del Settecento, come si vede dalla Nuova Topografia di Roma del Nolli, il colle Pincio rimase praticamente disabitato, occupato dalla grande vigna con casale degli Agostiniani di S. Maria del Popolo, dai giardini e dalla vigna di Villa Medici, e dai giardini del convento dei Minimi - francesi, come li chiama il Nolli, o Paolotti, come li chiamava il popolo - della Trinità dei Monti.
Se Giuseppe Valadier aveva proposto a Pio VI già dal 1794 un progetto di sistemazione di Piazza del Popolo (che prevedeva tra l'altro due belle caserme di cavalleria ai due lati della porta del Popolo), l'idea di fare dell'intero colle Pinciano un giardino pubblico, destinato a dare spazio e respiro al popolo romano che da secoli viveva ammassato sulle rive del Tevere, e gloria all'imperatore, era stata dei francesi che occuparono Roma dal 2 febbraio 1808 all'11 maggio 1814.[4]
La breve occupazione francese si lasciò dietro molti progetti e solo alcune attività avviate, ma il progetto Piazza del Popolo - Pincio era tra queste, e gli uomini che avevano in mano lo sviluppo urbanistico e monumentale della città restavano gli stessi, primi fra tutti Canova e Valadier. Così nel giugno 1816 fu approvato il progetto di piazza del Popolo di Valadier (rivisto "alla francese" da Louis-Martin Berthault[5]), e in otto anni costruì l'attuale piazza e il vasto giardino del colle del Pincio. Da allora il Pincio, primo giardino pubblico di Roma voluto da Napoleone, è forse la più cara ai romani tra le passeggiate storiche cittadine.
Valadier unì il colle più bello della città alla porta Flaminia e a piazza del Popolo in un unicum neoclassico, superando la pendenza tra il livello della piazza e il sommo del colle con il delicato disegno dei due tornanti che salgono convergendo a metà della collina dal lato orientale della piazza verso la vasta terrazza panoramica dedicata a Napoleone I, con un viale in falsopiano, oggi viale Gabriele d'Annunzio, che sfiora i bassorilievi, la fontana, e poi i tre alti nicchioni fino alla terrazza panoramica; ideò pure la notevole quinta botanica, formata da palme e altre essenze sempreverdi, che guardano al di sopra delle rampe da piazza del Popolo fino a un incredibile panorama della Roma rinascimentale e vaticana. L'elemento urbano della piazza fu così collegato mirabilmente dall'architetto mediante rampe e terrazze a quello paesistico dei giardini del Pincio. Valadier pose inoltre sul Pincio la sua residenza privata, la Casina Valadier, similmente al cassero della nave che Nelson comanda a Trafalgar. Purtroppo per lui morì prima di potervi alloggiare, e l'edificio diventò subito caffetteria pubblica e punto di contemplazione sulla città, come è ancora oggi.

Alla Passeggiata si può accedere dalle rampe che si dipartono da Piazza del Popolo, dal Viale di Villa Medici che la collega con la scalinata e la Chiesa di Trinità dei Monti, dal Viale delle Magnolie e dal cavalcavia sul Muro Torto che lo collega dal 1908 a Villa Borghese.
I busti del Pincio[modifica | modifica wikitesto]
Per i viali del Pincio sono collocati numerosi busti, voluti originariamente durante la Repubblica Romana ma la cui collocazione ebbe inizio solo nel 1851 per decisione di Pio IX. Il numero dei busti aumentò nel tempo, e alla fine degli anni sessanta i busti erano 228,[6] periodicamente afflitti da attacchi di vandalismo che ne mutilano preferibilmente i nasi; le donne ritenute meritevoli di un busto sono solo tre: Vittoria Colonna, santa Caterina da Siena e Grazia Deledda.
Uno di questi busti ha una storia interessante: nel 1860 fu collocata al Pincio, vicino alla Casina Valadier, la "mira" dell'Osservatorio astronomico del Collegio Romano per la determinazione del meridiano di Roma, su richiesta del suo direttore, l'astronomo gesuita Angelo Secchi. Era, in origine, soltanto una tavoletta di legno a scacchi poi ricostruita in marmo e incastonata su una colonna con un foro che permetteva di illuminarla di notte. Nel 1878, alla morte del Secchi, il suo busto venne posto sulla colonna e circondato da un piccolo giardino.[7] Danneggiato nel 1960, fu ripristinato nel 2001 e fornisce ancora la mira (anche se non serve più).
Monumenti e luoghi di interesse[modifica | modifica wikitesto]
Tra gli arredi del Pincio sono da citare:
- Colonne rostrate, furono progettate da Giuseppe Valadier nel 1828 e realizzate due anni più tardi. Trattasi di due colonne in granito grigio provenienti dal Tempio di Venere e Roma cui furono aggiunti dei rostri e dei trofei di armi. Il monumento, pur facendo riferimento alle glorie di Roma sembra avere dei richiami del periodo napoleonico.[8]
- Statua di Igea con il Genio della Pace ed il Genio delle Arti, le due statue laterali sono state realizzate nel 1834 da Alessandro Massimiliano Laboreur e da Filippo Gnaccarini. Sul basamento della statua di Igea vi è un'iscrizione redatta dall'abate Rezzi.[9]
- Fontana di Dioniso o Ermafrodito, è sita entro una nicchia presso una fontana di una rampa. Verosimilmente era sita in una nicchia di un ninfeo di una villa romana. La testa venne asportata nel 1970.[10]
- Prigioni, sono state realizzate dopo il 1830 da Gnaccarini, Baini, Stocchi e Laboureur e site nella balconata della prima rampa, le statue dei prigionieri daci provengono dalla zona dell'arco di Costantino con un evidente richiamo al passato di Roma.[11]
- Rilievo allegorico, è sito sulla seconda rampa del Pincio. Al centro di esso è posta la Fama con le braccia aperte con ai lati i Geni delle arti e del commercio. L'opera in stile neoclassico è stata realizzata nel 1833 da Felice Baini ed Achille Stocchi.[12]
- Vasca di granito rosso, è posta nel secondo tornante della rampa che porta al colle. È databile ad un periodo compreso tra il II ed il III secolo. Originariamente si trovava a Piazza San Marco. Fu trasportata in questo luogo per volontà di Pio IX in un'epoca antecedente al 1870 e fu sistemata nelle forme attuali in un periodo compreso tra il 1942 ed il 1951 quando si decise a trasformarla in una fontana servita da una rete idrica creata all'uopo.[13]
- Leone araldico, è sito sulla salita pedonale presso il bosco inglese presso una fontana rustica. Il leone è raffigurato in posa araldica detta "passante". La zampa destra poggia su di uno scudo con la scritta SPQR. Alcuni ipotizzano che la scultura sia moderna, mente altri la vogliono risalente al XIV o al XV secolo e trasferita in questa sede dal Campidoglio nel 1847.[14]
- Mostra dell'Acqua Vergine. Nel 1936 una loggia sita sulla terza rampa fu trasformata in mostra del nuovo acquedotto Vergine da Raffaele De Vico che prese uno spunto dagli schizzi di Valadier. Per la realizzazione della mostra fu necessario spostare la statua di Vittorio Emanuele II nel Museo storico dei Granatieri dov'è sita attualmente.[15]
- Monumento ai liberi comuni dell'Italia e della battaglia di Legnano. Il bronzo fu realizzato nel 1911 per il cinquantesimo anniversario della proclamazione di Roma come capitale, da E. Botti insieme al fonditore G. Piazza. È posto al termine della terza rampa del viale D'Annunzio e raffigura Alberto da Giussano.[16]
- Monumento ai fratelli Cairoli. È stato realizzato da Ercole Rosa e posto nel 1883 in fondo al Viale del Pincio, al centro di un piccolo slargo[17],per commemorare la morte di Enrico Cairoli e Giovanni Cairoli a seguito dello scontro di Villa Glori durante la campagna dell'Agro romano per la liberazione di Roma organizzata da Giuseppe Garibaldi.
- Colonna commemorativa a Galileo Galilei, fu posta sul viale di Trinità dei Monti nel 1887.[18]
- Fontana secca, è sita in una nicchia del Viale Belvedere. La nicchia è a finta grotta con stalatiti. Sopra la balconata vi sono quattro colonne con capitelli ionici. Alcune fonti storiche vogliono che sia stata realizzata nell'Ottocento.[19]
- Fontana dell'Anfora, è sita nello spiazzale retrostante a Villa Medici e alla Casina Valadier. Al centro della fontana vi è una statua raffigurante un nudo di donna con un'anfora in stile liberty. La statua è stata realizzata nel 1912 da Amleto Cataldi.[20]
- Abbondanza e Polimnia, risalgono al II secolo. Furono trovate presso l'ingresso sul retro di Villa Medici. Furono esposte al Palazzo dei Conservatori e da lì tolte dopo il 1848.[21]
- Il Serbatoio. La sua struttura risale tra il 1812 ed il 1814, all'epoca della realizzazione dell'Acqua Marcia, mentre il mascheramento della sua lamiera con delle losanghe ed a riquadri pseudolignei è dovuto a Gioacchino Ersoch. Fu per lungo tempo una xiloteca. Il suo aspetto ricorda l'architettura medievale elvetica.[22]

- Edificio degli ascensori. Fu realizzato tra il 1925 ed il 1926 su progetto dell'architetto Galli. La zona inferiore è posta come un bastione al muraglione del Pincio, e la zona superiore è sita in Viale dell'Orologio ed è in forma che ricorda il Cinquecento toscano. Due ascensori al suo interno permettevano di salire al Pincio dalla fermata del tram su Viale del Muro Torto.[23][24]
- Monumento ad Enrico Toti, è sito all'incrocio di Viale dell'Orologio col Viale Valadier. Fu realizzato da Arturo Dazzi nel 1922. La statua è a volumi squadrati secondo la moda dell'epoca.[25]
- Cibele. La statua risale al II secolo ed è posta su Viale Valadier. Fu posta al Palazzo dei Conservatori dal quale venne asportata nel 1848.[26]
- Statua di Esculapio, è posta sul Viale Valadier. Risale all'ultimo quarantennio del IV secolo. Secondo un documento iconografico la statua è posta nel luogo già negli anni trenta del 1800.[27]
- Fontana del Mosè. È di forma circolare, posta in un'esedra arborea. È di gusto accademico della moda dell'epoca a Roma. È stata eretta da Ascanio Brazzà ed inaugurata nel 1868. All'interno della fontana vi è il gruppo di Mosè bambino posto nelle acque del Nilo dalla madre.[28]
- Monumento a Raffaello Sanzio. È stato realizzato nel 1838 da Stocchi, posto in un'esedra immersa nel verde presso il belvedere. Il pittore è stato raffigurato in abiti da trovatore. La statua è in stile ottocentesco.[29]
- Teatro San Carlino - il teatro dei burattini a Roma. Presente sulla terrazza dal 1993 ed inaugurato in sede stabile nel 2004. Il nuovo Teatro dei burattini con una struttura al chiuso realizzata interamente in legno rappresenta spettacoli di burattini, attori e musica dal vivo. Raffigura una delle Importante strutture per l'infanzia a Roma e dell'Italia.
Collegamenti[modifica | modifica wikitesto]
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È raggiungibile dalle stazioni Flaminio e Spagna. |
Dal Pincio di Roma a quelli delle altre città italiane[modifica | modifica wikitesto]
Dall'anno 1870, data in cui Roma diviene capitale del Regno d'Italia, in alcune città italiane sorgono parchi pubblici che richiamano nel nome il Pincio di Roma e ne ricordano le caratteristiche principali (panoramicità, abbondanza di sempreverdi, impianto geometrico dei sentieri). Caratteristica comune a tutti i parchi chiamati Pincio è la presenza di una terrazza panoramica per ricordare quella celebre di Roma, alla quale a volte si accede, come nella capitale, per mezzo di una scalinata monumentale. La realizzazione di parchi chiamati Pincio nelle varie città italiane servì a festeggiare un evento lungamente atteso: quello di Roma che finalmente diventa capitale. Nella tabella sottostante si ricordano in ordine alfabetico alcune città che ospitano un "Pincio":
città | denominazione | localizzazione | panorama | monumenti presenti |
---|---|---|---|---|
Ancona | Pincio[30] o Pincetto | Colle di Santo Stefano | Ad ovest il porto, a nord la cattedrale e i rioni centrali, ad est il mare del Passetto | Monumento alla Resistenza, di Pericle Fazzini[31], con scalinata commemorativa, mura napoleoniche della Lunetta |
Assisi | Pincio o Parco Regina Margherita | Tra Viale Umberto Primo e Porta Cappuccini | - | - |
Bologna | Scalinata del Pincio[32] | Nei pressi di porta Galliera | Verso la zona della Stazione ferroviaria | Scalinata del Pincio e fontana della moglie del gigante[33] |
Cagli | Pincio o Parco della Rimembranza | - | - | - |
Castelfidardo | Pincetto | Parte del giardino del Monumento nazionale delle Marche | - | - |
Civitanova Marche | Pincio | Civitanova alta | Sulle colline marchigiane e sui Monti Sibillini | - |
Civitavecchia | Pincio | Intorno al Palazzo Municipale (Palazzo del Pincio) | - | - |
Fano | Pincio o Giardini Roma[34] | Nei pressi dell'Arco di Augusto | Veduta sulle mura romane, su Porta Maggiore e sull'Arco di Augusto | Copia moderna (1933) della statua dell'imperatore Augusto di Prima Porta |
Imola | Pincio | Nei pressi di Viale Marconi | - | - |
Narni | Pincio | Nei pressi di Porta Romana | - | fontana del Pincio |
Numana | Pincio[35] | Nello sperone meridionale della collina su cui sorge il centro storico, ultima propaggine del promontorio del Conero | Veduta sulla costa marchigiana e sul porto | Torre del Pincio |
Perugia | Pincio o Pincetto | Nel pendio verde sotto Piazza Matteotti | Veduta sulla Valle Umbra | - |
Potenza Picena | Pincio[36] | Belvedere Donatori di sangue | Veduta sulle colline marchigiane e la valle del Potenza | fontana[37] |
Rieti | Pincetto[38] | Piazza Oberdan | - | - |
Sassocorvaro | Pincio[39] | sulla sommità della collina della Rocca | Veduta sull'Appennino | - |
Talamello | Pincio[40] | poco fuori dal paese | Veduta sulla valle del Marecchia | - |
Urbino | Pincio[41] | Sotto la facciata dei Torricini del Palazzo Ducale | Veduta verso la Fortezza Albornoz e il Mercatale | - |
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ Tacito, Annales 11, 1; 32; 37.
- ^ Cassiodoro, Variae 3, 10.
- ^ Svetonio, Nero 50.
- ^ Per alcuni anni in effetti, sotto il governo del prefetto del dipartimento di Roma, Camille de Tournon, fiorirono progetti di modernizzazione dell'Urbe e di valorizzazione del suo patrimonio archeologico, e si immaginò seriamente di poter fare di Roma "la seconda città dell'Impero", una capitale europea sul modello di Parigi, ma con in più le sue formidabili ricchezze antichistiche. I poli del progetto urbanistico francese erano due vasti spazi di verde pubblico collocati ai due capi di via del Corso (idea fin allora del tutto estranea al pubblico romano, abituato a pensare i parchi e i giardini come dipendenze private di palazzi nobiliari): a nord si immaginava dunque un Giardino del grande Cesare, costituito dalla piazza del Popolo ristrutturata ed estesa al colle Pincio, e a sud una Passeggiata archeologica tra il Campidoglio e il Colosseo (che si andava liberando in quegli anni dalle costruzioni che vi si erano incistate), trasformando in parco pubblico quello che per i romani non era altro che un Campo vaccino.
- ^ architetto e paesaggista dell'imperatrice.
- ^ Romaspqr.it
- ^ Roberto Buonanno, Il cielo sopra Roma. I luoghi dell'astronomia, Springer-Verlag Italia, Milano, 2008, pp. 137. ISBN 978-88-470-0671-3
- ^ Autori Vari, Colonne rostrate, in Il Pincio, Roma, Edizioni De Luca, 2000, pp. 26-27, ISBN 88-8016-400-7.
- ^ Autori Vari, Statua di Igea tra il Genio della pace e quello delle Arti, in Il Pincio, Roma, Edizioni De Luca, 2000, p. 27, ISBN 88-8016-400-7.
- ^ Autori Vari, Fontana detta di Dioniso o Ermafrodito, in Il Pincio, Roma, Edizioni De Luca, 2000, p. 27, ISBN 88-8016-400-7.
- ^ Autori Vari, Prigioni, in Il Pincio, Roma, Edizioni De Luca, 2000, p. 27, ISBN 88-8016-400-7.
- ^ Autori Vari, Rilievo allegorico, in Il Pincio, Roma, Edizioni De Luca, 2000, p. 28, ISBN 88-8016-400-7.
- ^ Autori Vari, Vasca di granito rosso, in Il Pincio, Roma, Edizioni De Luca, 2000, p. 28, ISBN 88-8016-400-7.
- ^ Autori Vari, Leone araldico, in Il Pincio, Roma, Edizioni De Luca, 2000, pp. 28-9, ISBN 88-8016-400-7.
- ^ Autori Vari, Mostra dell'Acqua Vergine, in Il Pincio, Roma, Edizioni De Luca, 2000, p. 29, ISBN 88-8016-400-7.
- ^ Autori Vari, Monumento ai Liberi Comuni d'Italia, in Il Pincio, Roma, Edizioni De Luca, 2000, p. 29, ISBN 88-8016-400-7.
- ^ Autori Vari, Monumento ai fratelli Cairoli, in Il Pincio, Roma, Edizioni De Luca, 2000, p. 29, ISBN 88-8016-400-7.
- ^ Autori Vari, Colonna commemorativa a Galileo Galilei, in Il Pincio, Roma, Edizioni De Luca, 2000, p. 30, ISBN 88-8016-400-7.
- ^ Autori Vari, Fontana secca, in Il Pincio, Roma, Edizioni De Luca, 2000, pp. 30-31, ISBN 88-8016-400-7.
- ^ Autori Vari, Fontana dell'Anfora, in Il Pincio, Roma, Edizioni De Luca, 2000, p. 31, ISBN 88-8016-400-7.
- ^ Autori Vari, "Abbondanza" e "Polimnia", in Il Pincio, Roma, Edizioni De Luca, 2000, p. 31, ISBN 88-8016-400-7.
- ^ Autori Vari, Il Serbatoio, in Il Pincio, Roma, Edizioni De Luca, 2000, p. 32, ISBN 88-8016-400-7.
- ^ Autori Vari, Edificio degli ascensori, in Il Pincio, Roma, Edizioni De Luca, 2000, p. 32, ISBN 88-8016-400-7.
- ^ Per gli ascensori, realizzati e gestiti dall'ATAC, si può vedere qui una foto della costruzione.
- ^ Autori Vari, Monumento ad Enrico Toti, in Il Pincio, Roma, Edizioni De Luca, 2000, p. 32, ISBN 88-8016-400-7.
- ^ Autori Vari, "Cibele", in Il Pincio, Roma, Edizioni De Luca, 2000, p. 33, ISBN 88-8016-400-7.
- ^ Autori Vari, Statua di Esculapio, in Il Pincio, Roma, Edizioni De Luca, 2000, p. 33, ISBN 88-8016-400-7.
- ^ Autori Vari, Fontana del Mosè, in Il Pincio, Roma, Edizioni De Luca, 2000, p. 33, ISBN 88-8016-400-7.
- ^ Autori Vari, Monumento a Raffaello, in Il Pincio, Roma, Edizioni De Luca, 2000, pp. 33-34, ISBN 88-8016-400-7.
- ^ Autori vari, Marche, Touring editore, 1979 ISBN 978-88-365-0013-0 (pag. 114)
- ^ Dal Sito dell'Università di Urbino; Bruno Mohr, Fazzini. La vita, le opere, la fortuna critica, Sadea, 1969 (pag. 27)
- ^ Margherita Bianchini, 101 cose da fare a Bologna almeno una volta nella vita, Newton Compton Editori, 2011, ISBN 978-88-541-2546-9
- ^ Giuliano Zanotti, Ritorna la Montagnola. Si riveste a nuovo il Pincio di Bologna, in "Bologna incontri. Mensile dell'Ente provinciale per il turismo di Bologna", 7-8 (1975), p. 21
- ^ dal sito del comune di Fano, su oldsite.comune.fano.ps.it. URL consultato il 12 ottobre 2013 (archiviato dall'url originale il 15 ottobre 2013).
- ^ Dal sito della regione Marche; Autori vari, Marche: Ancona, Ascoli Piceno, Macerata, Pesaro-Urbino Touring Editore, 1998 (pag. 46)
- ^ Autori vari, Marche, Touring editore, 1979 ISBN 978-88-365-0013-0 (pag. 390)
- ^ Potenza Picena “belvedere delle Marche” – il Pincio (cenni storici) « I Santesi Weblog
- ^ Nessun parco, nome riferito solo alla rampa.
- ^ Autori vari, Marche, Touring editore, 1979 ISBN 978-88-365-0013-0 (pag. 194)
- ^ Autori vari, Marche, Touring editore, 1979 ISBN 978-88-365-0013-0 (pag. 202)
- ^ Autori vari, Marche: Ancona, Ascoli Piceno, Macerata, Pesaro-Urbino Touring Editore, 1998 (pag. 83)
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
- Autori vari, Il Pincio, Edizioni De Luca, Roma, 2000. ISBN 88-8016-400-7
Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]
- Basilica di Santa Maria del Popolo
- Muro Torto
- Piazza del Popolo
- Porta Pinciana
- Regio VII Via Lata
- Trinità dei Monti
- Via Margutta
- Villa Medici (Roma)
Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]
Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Pincio
Wikinotizie contiene l'articolo Dopo Pompei, anche Roma fa la sua parte: crolla un muro al Pincio
Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- Passeggiata del Pincio, su Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali. URL consultato l'11 dicembre 2019.
- Hills and walls of Ancient Rome, su mmdtkw.org.
- Pincius Mons, su penelope.uchicago.edu.
- Orologio del Pincio, su orologiodelpincio.it. URL consultato il 20 giugno 2007 (archiviato dall'url originale il 30 aprile 2007).
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