Campagna dell'Agro romano per la liberazione di Roma
Campagna dell'Agro romano per la liberazione di Roma | |
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Data | 28 settembre - 3 novembre 1867 |
Luogo | Lazio |
Esito | Vittoria franco-pontificia |
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Perdite | |
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La campagna dell'Agro romano per la liberazione di Roma fu una campagna militare volta alla conquista di Roma, condotta dai volontari di Giuseppe Garibaldi. Fu combattuta nel 1867 nel Lazio.
La campagna si concluse il 3 novembre con la battaglia di Mentana che terminò con la sconfitta di Garibaldi da parte dell'Esercito pontificio coadiuvato da un battaglione francese.
Cronologia[modifica | modifica wikitesto]
Nel 1867, approfittando della popolarità derivatagli dalla vittoria di Bezzecca, Garibaldi stava ritentando l'impresa di invadere Roma, raccogliendo un corpo di volontari ai confini con il Lazio. Il presidente del consiglio del Regno d'Italia Urbano Rattazzi agì in tempo facendo arrestare Garibaldii a Sinalunga (SI) e mandandolo all'isola di Caprera, dove fu posto sotto sorveglianza della Regia Marina. Intanto il 28 settembre un gruppo di volontari garibaldini passò il confine dello Stato Pontificio.
La situazione sfuggì nuovamente di mano alle autorità italiane[6], quando il 19 ottobre il generale fuggì da Caprera, rischiando la vita perché circondato dalla Marina militare, raggiunse rocambolescamente la Sardegna con un'imbarcazione di fortuna, un beccaccino[7].
I volontari che parteciparono alla campagna militare, che inizialmente erano circa 8.000, furono radunati tra Terni ed Orvieto. Il figlio Menotti comandò l'area confinante con Roma, il generale Giovanni Acerbi la zona di Viterbo e il barone Giovanni Nicotera la zona di Frosinone. Vi furono numerosi scontri tra garibaldini e pontifici a Viterbo, Ronciglione, Bagnoregio, Nerola, Monte San Giovanni Campano, Montelibretti, Farnese e Subiaco.
Garibaldi da Caprera sbarcò in Toscana e raggiunse i suoi volontari nell'agro romano. Da qui impartì gli ordini ed organizzò l'insurrezione di Roma. Il 22 ottobre due rivoluzionari, Giuseppe Monti e Gaetano Tognetti, fecero esplodere una mina nella caserma Serristori, causando 27 vittime. L'attentato doveva essere il segnale che faceva scattare la rivolta, ma la città non insorse.
Il 23 ottobre si ebbe il primo scontro tra garibaldini e soldati pontifici: un drappello di settantasei volontari guidati da Enrico e Giovanni Cairoli, giunti a prendere contatto con i rivoluzionari romani, non trovarono nessuno ad attenderli e vennero sopraffatti dai Carabinieri svizzeri dell'esercito pontificio. Il fatto divenne noto come scontro di villa Glori.
Negli stessi giorni la legione garibaldina si era avviata sulla strada per Roma. Il 24 ottobre i garibaldini ingaggiarono un duro scontro con i soldati pontifici nella piazzaforte di Monterotondo, che fu conquistata al termine di un assalto eseguito il 25 ottobre.
Dopo aver atteso invano l'insurrezione di Roma, mentre le diserzioni si moltiplicavano Garibaldi decise di raggiungere Tivoli per sciogliere la legione. Il 3 novembre a Mentana avvenne lo scontro, prima con i pontifici e subito dopo con i francesi. Terminati i combattimenti, 1300 garibaldini furono presi prigionieri, circa 150 furono i morti e numerosi i feriti, trasferiti all'ospedale Santo Spirito di Roma.
Le sottoscrizioni per i reduci[modifica | modifica wikitesto]
Nel 1877 la "Società reduci patrie battaglie" con una sottoscrizione nazionale realizzò l'ara-ossario, opera dell'architetto Fallani in peperino di Viterbo, dove riposano i 300 caduti dell'intera campagna del 1867. A questo si aggiunse nel 1905 l'attiguo museo (che conserva i cimeli garibaldini dal Brasile alla campagna di Grecia di Ricciotti Garibaldi), su progetto dell'architetto De Angelis.
Nel 1898 l'Italia riconobbe ufficialmente la campagna, concedendo a partire dal 1900 riconoscimenti, pensioni e medaglie a quanti vi avevano partecipato. Tra i riconoscimenti, tutti i partecipanti ebbero la medaglia dei "liberatori di Roma", analogamente ai bersaglieri che erano entrati nella capitale il 20 settembre 1870.
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ a b c Dupuy R.E. & Dupuy T.N. (1993) The Collins Encyclopedia of Military History (4th. edition) Harper Collins, NY: 1654 pp.
- ^ Rosi, Michele (1929) I Cairoli, L. Capelli Ed., Bologna
- ^ a b c d Bruce, George (1979) Harbottle's dictionary of Battles (2nd. revised edition) Granada, London: 303 pp. ISBN 0-246-11103-8
- ^ Du Picq A.C.J. (1868) Etudes sur les combats: Combat antique et moderne Translated as Battle Studies by J.N. Greeley & R.C. Cotton, 1902; BiblioBazaar, Charleston SC, 2006: 238 pp. ISBN 1-4264-2276-8
- ^ Cronologia: Leonardo.it (Storia - anno 1867)
- ^ Antonello Battaglia, L’Italia senza Roma. Manovre diplomatiche e strategie militari (1865-1870), Aracne, Roma, 2015, pp. 97-99.
- ^ L'imbarcazione fu poi donata ad Edoardo Barberini che lo aiutò nella fuga, oggi si trova a Collescipoli (frazione del comune di Terni).