Livorno: differenze tra le versioni

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===Associazioni e Società===
===Associazioni e Società===
* [[Società Medica di Livorno]]: viene fondata nel 1825 dai medici della città. Nella prima adunanza del [[20 novembre]] [[1825]] i medici Gordini e Orsini presentarono le prime "''Ricerche di statistica medica sulla Città di Livorno"'' (tipografia di Glauco Masi e C, 1826, Livorno), relative a sette anni dal 1 gennaio 1818 cioè quando la nuova legge di Ferdinando III sllo stato civile e le relative istruzioni ai parroci e ai cancellieri comunitativi poterono consentire le prime statisiche demografiche. In pochi anni la società, sotto la presidenza del dott. Dufour e poi del Palloni e del Lapi, ebbe una grande consideraione e stima, entrandone a far parte famosi medici italiani e stranieri. Gli scopi della società medica erano duplici: favorire l'avanzamento della medicina e il suo perfezionamento, favorire la pubblica assistenza agli indigenti, praticando la vaccinazione antivaiolosa gratuitamente. Il motto della società era ''Arti Tantae Nemo Seorsim Satis''.
*[[Società medica di Livorno]]: venne fondata nel [[1825]] dai medici della città e aveva lo scopo di favorire l'avanzamento della medicina e il suo perfezionamento, favorire la pubblica assistenza agli indigenti, praticando la vaccinazione antivaiolosa gratuitamente. Cessò la sua attività dopo il [[1847]].


*Gruppo di Cultura Scientifica "Diacinto Cestoni": fondato nel [[1947]], il gruppo nasce allo scopo di divulgare la ricerca scientifica della medicina, della fisica, della biologia, delle comunicazioni e dell'arte.
Il 31 luglio 1810 un decreto del Prefetto napoleonico del Dipartimento del Mediterraneo (Livorno) creava i comintati di vaccinazione antivaiolosa (Alauzet e C., 1810, Livorno). Tali vaccinazioni erano praticate in città da prima del 1755 dai negozianti inglesi ai propri figli. Nello stesso periodo, il preposto del Duomo, l'abate Filippo Venuti, si fece convinto assertore di tale utilità profilattica. Il dott. Giuseppe Cei, livornese, intanto, nel 1756 pubblicava nel "''Magazzino Toscano''" di Livorno (periodico di notizie economiche e mercantilistiche, di cognizioni scientifiche e morali) una lettera contro la diffidenza popolare, riferendo l'ottimo risultato di trentacinque vaccinati.


*[[Nido del Cuculo]]: è un'associazione culturale cinematografica, nota soprattutto per la creazione di ridoppiaggi in livornese di film hollywoodiani.
L'associazione medica era costituita da soc onorari che all'atto della fondazione erano trentasei chirurghi e farmacisti su 65.355 cittadini e da soci corrispondnti. Le prie riunioni furono fatte in Via San Francesco presso la sede del giornale medico "''Mercurio delle Scienze Mediche"'' pubblicato dal Gabinetto Scientifico Letterario fondato dal prof. G. Doveri, e dal dott. G. Gordini nel 1823, di proprietà di Gaetano Paganucci, sede tra l'altro anche dell'Osservatorio metereologico. Successivamente la sede fu poi trasferita nel Palazzo Pretorio in Piazza Grande, sull'angolo di Via del Giardino, sopra la famosa farmacia "Villoresi", ritrovo di varie personalità scientifiche e della cultura locale
Le sedute si facevano ogni domenica a mezzogiornocon grande partecipazione di tutti i soci (nelle sei sedute pubbliche annuali, intervenivano le autorità civili, militari, religiose e una grande affluenza di cittadini). L'iscrizione costava 4 lire al mese. Ma dopo il 1830 l'attività andò diminunedo, infin la grave epidemia di colera che colpì la città nel 1835 contribuì a far cessare l'attività a causa dei numerosi decessi degli stessi soci.
Solo nel 1840 con un ritorno alla normalità sociale fu pensato di ricostituire la società, tutavia con poco entusiasmo. Dopo alcuni ani di saltuaria attività, nonostante i vari tentativi intrapresi dai presidenti dottori Pensa (1842), Rossini (1843), con la relazione di Pensa del 1847 sulle "''Costituzioni epidemiche della Città di Livorno'' cessa praticamente ogni attività.
*Gruppo di Cultura Scientifica "Diacinto Cestoni" (1947)


*[[Associazione culturale take it easy]]
*[[Nido del Cuculo]]
*[[associazione culturale take it easy]]
*[[Associazione "Amici della Zizzi" ONLUS]]
*[[Associazione "Amici della Zizzi" ONLUS]]



Versione delle 22:01, 2 mar 2009

Disambiguazione – Se stai cercando per altri significati, vedi Livorno (disambigua).
Panorama di Livorno da Montenero

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«Ligurio: A Livorno vedesti voi il mare?
Nicia: Bene sai che io il vidi!
Ligurio: Quanto è egli maggiore che Arno?
Nicia: Che Arno? Egli è per quattro volte, per più di sei, per più di sette mi farai dire: e non si vede se non acqua acqua acqua..»

Livorno è una città della Toscana di 160.991 abitanti[1], capoluogo della provincia omonima.

Situata lungo la costa del Mar Ligure[2], Livorno è uno dei più importanti porti italiani, sia come scalo commerciale che turistico, centro industriale di rilevanza nazionale e, tra tutte le città toscane, è solitamente ritenuta la più giovane, sebbene nel suo territorio siano presenti testimonianze storiche di epoche remote sopravvissute ai massicci bombardamenti della seconda guerra mondiale.

La città, sviluppatasi a partire dalla fine del XVI secolo per volontà dei Medici, è celebre per aver dato i natali a personalità di prestigio come Amedeo Modigliani, Pietro Mascagni, Giovanni Fattori e Carlo Azeglio Ciampi. In passato, fino ai primi anni del Novecento, è stata inoltre una meta turistica di rilevanza internazionale per la presenza di importanti stabilimenti balneari e termali, che conferirono alla città l'appellativo di Montecatini al mare.[3]

Livorno, che alla fine del XIX secolo contava circa 100.000 abitanti ed era l'undicesima città d'Italia e la seconda della Toscana per popolazione[4], negli ultimi decenni è andata incontro ad un sensibile decremento del numero di abitanti, tanto che oggi risulta essere la terza città della Toscana dopo Firenze e Prato.

«Se fossi un livornese, di quelli veri che dicono "deh" e parlano a mano aperta, muovendo le dita, come per far vedere che nelle loro parole non c'è imbroglio, vorrei star di casa in qualche Scalo della Venezia. Non già nei quartieri, nelle piazze, nelle strade disegnate con la matita dolce, con l'aiuto di squadra e di compasso, dagli ordinati e generosi architetti dei Granduchi, ma in questo quartiere che i livornesi chiamano La Venezia, qui nel cuore della città vecchia, a due passi dalle Carceri, dal Monte Pio, dai Bottini dell'Olio. Che bella vita sarebbe, che vita semplice e felice.»

Geografia fisica

Territorio

La costa tra Livorno e Quercianella
Lo stesso argomento in dettaglio: Colline livornesi.

Il comune di Livorno ha una superficie di 104,79 km².[5] La città si trova a 3 metri s.l.m. (quota in piazza del Municipio). Non vi sono corsi d'acqua rilevanti, a parte alcuni piccoli torrenti (Rio Ardenza, Rio Cigna, Rio Maggiore, Torrente Ugione). Il terreno è generalmente pianeggiante, salvo elevarsi a sud, dove inizia il sistema della Colline livornesi (quota massima 462 metri s.l.m. presso il Poggio Lecceta).[6] Conseguentemente anche la costa, che da Marina di Carrara a Piombino è sempre bassa, si alza quasi a picco sul mare, nella zona detta del Romito.
Il comune è classificato, allo stesso modo della maggior parte dei comuni toscani, con grado di sismicità 9 (categoria 2).

Il territorio comunale di Livorno comprende anche l'isola di Gorgona e le Secche della Meloria facenti parte del Parco nazionale dell'Arcipelago Toscano. L'isola di Gorgona ha una superficie di 220 ettari e si trova a 37 chilometri dalla costa labronica.

Dal punto di vista geologico il territorio livornese ed i suoi dintorni sono caratterizzati da numerosi materiali come le arenarie ed i gabbri.[7] In particolare, le colline alle spalle della città, presentano terre dalla intensa tonalità rossa; più in basso, la panchina livornese è formata da calcarenite color ocra. La parte settentrionale del comune invece fa parte della pianura alluvionale dell'Arno.

Clima

Lo stesso argomento in dettaglio: Clima della Toscana e Stazione meteorologica di Livorno.

Il clima della città è di tipo mediterraneo, con estati mitigate dalla brezza marina (massima assoluta di +37 °C registrata dal Lamma nel luglio 1983) ed inverni non particolarmente freddi (minima storica di -7 °C registrata dal Lamma nel gennaio 1985). Le precipitazioni sono concentrate principalmente in primavera (massimo secondario) ed autunno.[8]

Nella tabella sottostante sono riportati i valori medi.

Livorno Mesi Stagioni Anno
Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic InvPriEst Aut
T. max. media (°C) 11121517212529282621161211,717,727,32119,4
T. min. media (°C) 66710141721201813876,310,319,31312,3
Precipitazioni (mm) 59646469593915297090957519819283255728

Storia

Lo stesso argomento in dettaglio: Storia di Livorno.

Dalle origini al XVIII secolo

Statua di Ferdinando I, ritenuto il fondatore della città

Le origini di Livorno sono ignote e si perdono nelle leggende e nella mitologia. Nel 904 il toponimo "Livorna" è attestato per la prima volta con riferimento ad un pugno di case posizionate sulla costa del Mar Ligure, in una cala naturale, a pochi chilometri a sud della foce dell'Arno e di Pisa.[9] Il progressivo interramento del vicino Porto Pisano, il grande sistema portuale della Repubblica di Pisa, coincise con l'affermazione del borgo labronico, che fu dotato, tra il XIII ed il XIV secolo di un sistema di fortificazioni e di un maestoso faro, noto col nome di Fanale dei Pisani.

Tramontata la Repubblica, Livorno fu venduta dapprima ai Visconti di Milano, e successivamente, nel 1407, ai genovesi, per passare, nel 1421 ai fiorentini. Nel XVI secolo i Medici, signori di Toscana, contribuirono in maniera determinante allo sviluppo di Livorno e del suo sistema portuale. Bernardo Buontalenti fu pertanto incaricato di progettare una nuova città fortificata intorno al nucleo originario dell'abitato labronico, con un imponente sistema di fossati e bastioni (si veda la voce Fosso Reale).

Il popolamento della città buontalentiana fu favorito dall'emanazione da parte dei granduchi di Toscana, tra il 1590 ed il 1603, delle cosiddette "Leggi Livornine", che istituivano il porto franco e garantivano, agli abitanti di Livorno, libertà di culto e di professione religiosa e politica a chiunque fosse stato ritenuto colpevole di qualsiasi reato (con alcune eccezioni, tra le quali l'assassinio e la "falsa moneta"). Queste leggi erano dirette soprattutto agli ebrei scacciati in quel periodo dalla penisola iberica. Arrivarono in molti, negli anni seguenti, soprattutto commercianti, e costituirono una florida ed operosa comunità ebraica di lingua spagnola e portoghese, che sarebbe poi durata per secoli. Gli ebrei vivevano liberi a Livorno, non rinchiusi in un ghetto, come invece avveniva nelle altre città d'Italia fino all'epoca dell'Unità d'Italia. Fra di essi ci furono molti cittadini illustri, tra i quali spicca sopra tutti il pittore Amedeo Modigliani. Dal punto di vista economico, l'istituzione del porto franco portò ad un proliferare di attività commerciali spesso legate alle intense attività portuali.[10] Il porto e la città furono anche soggiorno di numerose altre comunità straniere che, a fini amministrativi, furono organizzate in "Nazioni" i cui membri, a differenza degli Ebrei, non erano ritenuti sudditi toscani (Inglesi, Olandesi, Francesi, Corsi, Ragusei, Greci, Armeni, Spagnoli, Portoghesi, Sardi, Svedesi, Danesi, Austriaci, Prussiani).

Dal XVIII ai giorni nostri

Nel XVIII secolo, la fine della dinastia medicea e l'avvento dei Lorena non ostacolarono l'espansione cittadina, con la formazione di grandi sobborghi suburbani a ridosso delle fortificazioni buontalentiane. Anche dal punto di vista culturale il Settecento portò ad un proliferare delle arti in genere ed in particolare dell'editoria; qui vennero pubblicati Dei delitti e delle pene di Cesare Beccaria (nel 1764, in forma anonima) e, nel 1770, la terza edizione dell'Encyclopédie ou Dictionnaire raisonnè des Sciences, des Arts et des Métiers di Diderot e D'Alembert, in una stamperia ricavata nel vecchio Bagno dei forzati.[11]

Piazza Grande nel XIX secolo
Gli ottocenteschi palazzi lungo il Fosso Reale

Tra la fine del Settecento e l'inizio dell'Ottocento la città subì l'assedio delle truppe francesi, capeggiate da Napoleone Bonaparte, degli Spagnoli e degli Inglesi. La Restaurazione e il ritorno al potere dei Lorena con Ferdinando III e poi Leopoldo II, permise la realizzazione di grandi opere pubbliche, come il completamento dell'Acquedotto di Colognole, mentre le fortificazioni medicee furono in gran parte smantellate per far posto ad eleganti palazzi della borghesia livornese.

Tuttavia i moti rivoluzionari del 1849 precedettero di pochi anni la definitiva annessione del Granducato di Toscana al Regno d'Italia. Con l'unità d'Italia, nel 1868 furono abolite le franchigie doganali di Livorno, che porteranno ad un drastico calo delle attività commerciali e dei traffici marittimi, ma la successiva fondazione del Cantiere navale Orlando farà cambiar volto alla città trasformandola rapidamente in un importante centro industriale.[12] Sul finire del medesimo secolo, il prestigio della città, ormai prossima ai 100.000 abitanti, fu sancito dall'istituzione della celebre Accademia Navale. Uno dei primi cadetti dell'Accademia fu Manlio Garibaldi; per questo motivo, nel 1888, l'ultima moglie di Garibaldi e sua figlia Clelia Garibaldi presero casa all'Ardenza come il Generale stesso aveva raccomandato loro. Egli era molto legato a Livorno per diversi motivi, non ultimo la sua amicizia con i fratelli Orlando e la famiglia Sgarallino.

Livorno per il suo spirito imprenditoriale moderno che andò sempre più sviluppando nel corso del XIX secolo è stata spesso all'avanguardia rispetto alle altre città italiane nella realizzazione di nuove tecnologie. Si ricorda, al riguardo, che proprio a Livorno fu inaugurata nel 1844 una delle prime ferrovie italiane (la linea Leopolda che collegava la città a Pisa e Firenze in poco più di tre ore), nel 1847 venne installata con Pisa la prima linea telegrafica, nel 1881 vi arrivò la linea telefonica, nel 1888 fu aperta, in via Paolo Emilio Demi, la centrale elettrica (la quarta in Italia, poi di fatto sostituita dalla Centrale termoelettrica Marzocco, aperta nel 1907), nel 1889 i primi lampioni pubblici elettrici, nell'estate del 1897 si proiettò uno dei primi spettacoli cinematografici italiani all'"Eden" (attuale Terrazza Mascagni, nel 1899 entrò in funzione presso gli Spedali di Sant'Antonio il primo apparecchio a raggi X, nel 1903 l'illuminazione pubblica ad incandescenza elettrica ed infine dal 1906 la pavimentazione bituminosa per le strade.

Gli inizi del XX secolo portarono ad un fiorire di numerosi progetti architettonici ed urbanistici: dagli eleganti stabilimenti termali e balneari, che avevano fatto di Livorno una delle mete turistiche più ambite sin dalla prima metà dell'Ottocento, alla nuova stazione ferroviaria della linea Livorno - Cecina sino ai piani di risanamento del centro. Poco prima dell'avvento del Fascismo, Livorno fu teatro della fondazione del Partito Comunista Italiano (1921), a seguito della scissione della corrente di estrema sinistra dal Partito Socialista Italiano.

L'affermazione del fascismo e l'ascesa politica di Costanzo Ciano portarono alla realizzazione di grandi opere pubbliche ed industriali (nuovo Ospedale, impianti Stanic, Terrazza del lungomare, ecc.), all'ampliamento dei confini provinciali e, al contempo, all'ideazione di massicci e scellerati piani di sventramento per la città, che mutarono parte dell'antico assetto urbanistico.[13]

Lo scoppio della seconda guerra mondiale e i successivi bombardamenti causarono la distruzione di gran parte della città storica e la morte di numerosi civili: ingenti danni si registrarono anche nelle aree industriali e portuali, che furono tra i principali obbiettivi delle incursioni aeree. La città subì circa novanta incursioni aeree con conseguenti bombardamenti, tra questi quelli più gravi per danni provocati alla popolazione, edifici ed impianti industriali furono: 28 maggio 1943 (distruzioni del porto industriale e Stazione Marittima, area Stanic, quartiere Venezia, aree limitrofe al Voltone, fortezze), 28 giugno 1943 (stessi obiettivi e Stazione, lungomare ed Accademia Navale), 25 luglio 1943 (Voltone, quartiere industriale di Torretta), 14 aprile 1944 (Stazione e quartiere circostante, linea ferroviaria), 19 maggio 1944 (completa distruzione del centro storico), 7 giugno 1944 (completa distruzione dell'area industriale). Nel luglio 1944 la città fu liberata dall'ooccupazione tedesca. La ricostruzione postbellica durò molti anni: lo sminamento di alcune zone del centro cittadino terminò solo negli anni cinquanta, mentre la cinquecentesca Fortezza Nuova ospitò baracche di sfollati fino agli anni sessanta.

Livorno acquistò il volto di una città moderna e fortemente industrializzata, ma la crisi avviata dal disimpegno della partecipazione pubblica nei grandi centri industriali ha portato negli ultimi anni ad uno spostamento del baricentro economico dall'industria pesante alle piccole e medie imprese e al terziario.

Stemma

"Di rosso, alla fortezza torricellata di due, al naturale, la torre di destra [araldica] cimata da una banderuola d’argento svolazzante a sinistra con la legenda FIDES in nero, astata dello stesso; la fortezza movente da un mare d’azzurro ombrato d’argento."

Lo stemma si rifà ad uno più antico mostrante una torre in mezzo al mare e sormontato dalla lettera capitale latina "L". Nel 1605 il Gran Duca di Toscana Ferdinando I de' Medici concesse lo stemma attuale (riconosciuto poi dal Re d’Italia con decreto del 19 settembre 1929); mentre il 19 marzo 1606 la elevò al rango di città.

La "liburna" dei Romani, dalla quale potrebbe derivare il nome della città, era un’imbarcazione (brigantino o feluca): alcuni asseriscono che il primitivo stemma della città mostrava detta imbarcazione in luogo della fortezza. La parola "FIDES" pare una concessione della Repubblica Fiorentina a ricordo della fedeltà di Livorno contro l’armata che la assediò nel 1496 guidata dall'imperatore Massimiliano con Venezia e Genova alleate.

Onorificenze conferite alla città

La città di Livorno è la XIXª tra le XXVII città decorate con Medaglia d'Oro come "Benemerite del Risorgimento nazionale" per le azioni altamente patriottiche compiute dalla città nel periodo del Risorgimento. Periodo, definito dalla Casa Savoia, compreso tra i moti insurrezionali del 1848 e la fine della prima guerra mondiale nel 1918.

Medaglia alle Città Benemerite del Risorgimento Nazionale - nastrino per uniforme ordinaria
«In ricompensa del valore dimostrato dalla cittadinanza nella difesa fatta nelle giornate del 10 ed 11 maggio 1849. La coraggiosa difesa di Livorno dall'assalto austriaco del maggio 1849 costituisce l'ultimo episodio di una vicenda rivoluzionaria pressoché ininterrotta che ha caratterizzato l'intero biennio 1848-1849 e che ha fatto di Livorno il centro più importante del movimento democratico e repubblicano. Dopo la sconfitta piemontese di Novara, il 23 marzo 1849, gli Austriaci si spingevano verso sud ed entrarono il 1º maggio a Pisa, dove si prepararono all'assalto della città labronica. Dopo quarantotto ore di combattimenti furiosi, Livorno veniva espugnata.»
— 11 marzo 1906

Ricorrenze

Monumenti e luoghi d'interesse

Santuario di Montenero

Dopo le distruzioni subite nel corso della seconda guerra mondiale e le successive mutilazioni inflitte alla città con la ricostruzione, Livorno ha perso gran parte del suo retaggio storico, anche se resistono vestigia delle sue varie fasi: in particolare la struttura del centro cittadino, un pentagono fortificato costruito secondo i criteri della città ideale del Cinquecento. Numerose poi sono le chiese, i templi ed i cimiteri di diverse confessioni religiose, simbolo di un perfetto connubio di razze e popolazioni diverse, che hanno influito notevolmente nella cultura cittadina. Questo spirito di reciproca tolleranza, unito in passato alla politica illuminata dei granduchi di Toscana, creò infatti un'intensa attività culturale. Importanti librerie e prestigiosi teatri animavano la vita della città: qui ad esempio fu pubblicata la terza edizione dell'Encyclopédie, mentre numerosi letterati, come Tobias Smollett o Carlo Goldoni, soggiornarono nelle ville sorte nelle amene località intorno a Livorno. Grandi opere d'architettura di pubblica utilità sorsero poi nella prima metà dell'Ottocento, quando la città iniziò ad affermare una vocazione turistica che porterà all'apertura di molti stabilimenti balneari in cui ancor oggi si avvertono gli echi di una lontana Belle époque.

Dal punto di vista architettonico, le testimonianze d'epoche remote sono assai scarse. Resti di chiese medioevali si riscontrano soprattutto nella Cappella di Santo Stefano, nella chiesa di San Martino e nella Pieve di Limone. All'interno della cinquecentesca Fortezza Vecchia ancora sopravvivono strutture di epoca più antica, come il cosiddetto Mastio di Matilde ed i resti di fortificazioni pisane costruite su preesistenti insediamenti dell'età antica e preistorica. Non mancano alcune testimonianze dell'antico Porto Pisano, un tempo caratterizzato da numerosi torri, come quella, ormai ridotta ad un rudere, della Maltarchiata.

Il Quattrocento, che segnò l'inizio del dominio fiorentino, coincise con la costruzione della Torre del Marzocco, nella cui architettura è possibile cogliere un riferimento alla Torre dei Venti di Atene. Tuttavia, fu solo sul finire del XVI secolo che Livorno divenne una vera e propria città per volere dei Medici. Ai primi interventi tardorinascimentali, come il Palazzo Mediceo ed il Duomo, si affiancarono edifici caratterizzati dalla ricerca di un'estrema funzionalità, tutti ubicati all'interno del pentagono fortificato della città. Le fortificazioni rappresentano un altro aspetto importante dell'architettura cinquecentesca: alla citata Fortezza Vecchia, alcuni decenni dopo fece seguito la realizzazione del Fosso Reale e della Fortezza Nuova, secondo un disegno elaborato da diversi progettisti, tra i quali il più celebre fu Bernardo Buontalenti. All'esterno delle fortificazioni, dinnanzi al porto, fu quindi innalzato il Monumento dei Quattro mori, una notevole opera di Giovanni Bandini e Pietro Tacca destinata a omaggiare il granduca Ferdinando I de' Medici.

Gli schiavi liberati, di G. Baratta, nella chiesa di S. Ferdinando

I semplici modelli architettonici del XVI secolo sopravvissero anche nel Seicento. Solo nel Settecento si affermarono i gusti tardobarocchi, riscontrabili nel Santuario di Montenero e nel quartiere della Venezia Nuova, dove sorsero la chiesa a pianta longitudinale di San Ferdinando (che ospita sculture di Giovanni Baratta) e quella centralizzata di Santa Caterina (dove in seguito fu collocata una tela del Vasari); tra gli edifici residenziali sono da segnalare il Palazzo Huigens e il vicino Palazzo delle Colonne di marmo, entrambi posti lungo la caratteristica via Borra.

L'Ottocento vide l'affermazione del neoclassicismo: uno dei primi esempi fu il Teatro San Marco (1806, con pitture di Luigi Ademollo), al quale fece seguito una serie di spazi teatrali e arene per spettacoli diurni; tra questi spicca il Teatro Goldoni, dove architettura ed ingegneria si fusero per dar vita ad una caratteristica e funzionale copertura vetrata della sala. Nella prima metà del medesimo secolo architetti quali Alessandro Gherardesca, Luigi de Cambray Digny, Pasquale Poccianti, Gaetano Gherardi, Giuseppe Cappellini, Angiolo della Valle e Luigi Bettarini contribuirono all'edificazione di acquedotti, chiese, palazzi, piazze di stampo neoclassico che mutarono completamente l'aspetto dell'antica città buontalentiana e dei suoi sobborghi, portando alla formazione della cosiddetta Livorno polytéchnique.[14] L'edificio che meglio rappresenta l'Ottocento livornese è il Cisternone, che Pasquale Poccianti completò tra il 1829 ed il 1842 con chiari riferimenti all'architettura termale romana, al Pantheon e all'architettura rivoluzionaria di Étienne-Louis Boullée e Claude-Nicolas Ledoux. Tra le piazze l'intervento di maggior rilievo è la copertura del Fosso Reale con la creazione della piazza dei Granduchi (oggi piazza della Repubblica), dove furono erette le statue dei granduchi lorenersi; tra esse pregevole era il monumento a Leopoldo II, di Paolo Emilio Demi, che tuttavia fu danneggiato nel 1849 e sostituito con una seconda statua alcuni anni più tardi. Nella pittura, la seconda metà dell'Ottocento fu immortalata nelle opere dei Macchiaioli e dei post-macchiaoli (oggi conservate al Museo civico Giovanni Fattori), mentre il Novecento portò alla formazione del cosiddetto Gruppo Labronico, del quale facevano parte artisti come Alfredo Müller, Renato Natali e Gino Romiti.

In architettura, il XX secolo, aperto con le opere vagamente Liberty di Angiolo Badaloni (come lo Stabilimento termale Acque della Salute), si indirizzò, negli anni che precedettero la seconda guerra mondiale, sulla costruzione di strutture eclettiche (ad esempio il Palazzo della Galleria) e di stampo più razionalista (come il Palazzo del Governo). Gli eventi bellici causarono la quasi completa ricostruzione del centro cittadino, dove Luigi Vagnetti innalzò il suo controverso Palazzo Grande. Nei successivi anni sessanta si registra la costruzione di due importanti edifici: la nuova Sinagoga e il Grattacielo di piazza Matteotti, opera rispettivamente di Angelo Di Castro e di Giovanni Michelucci.

Architetture religiose

Cimiteri monumentali

Lo stesso argomento in dettaglio: Cimiteri di Livorno.
Piazzale del Famedio
Famedio
Ubicato sul colle di Montenero, dinnanzi il santuario mariano, si tratta di una sorta di Pantheon dove sono sepolti livornesi illustri quali Giovanni Fattori e Francesco Domenico Guerrazzi.
Cimiteri ebraici
Gli unici giunti fino ai giorni nostri sono il Cimitero degli Ebrei di viale Ippolito Nievo (non più utilizzato e semiabbandonato) e quello prossimo al Cimitero comunale dei Lupi, ancora utilizzato.
Cimitero degli Inglesi di via Verdi
Tra i primi luoghi di sepoltura protestanti in Italia, custodisce la tomba di Tobias Smollett. Si trova nei pressi della chiesa di San Giorgio, già luogo di culto della comunità anglicana. Intorno al 1840 fu sostituito da un secondo cimitero.
Cimitero greco-ortodosso di via Mastacchi
Aperto intorno al 1840, ospita al suo interno la cappella della Dormizione di Maria, l'attuale sede delle celebrazioni religiose ortodosse dopo la distruzione della settecentesca chiesa della Santissima Trinità.
Cimitero della Congregazione Olandese Alemanna
È adiacente a quello greco-ortodosso e fu realizzato in sostituzione del più antico cimitero protestante detto Giardino degli Olandesi. Qui si trovano le tombe delle famiglie Mayer e Kotzian.
Mausoleo di Ciano
È ciò che resta del mausoleo voluto dal regime fascista per il gerarca livornese Costanzo Ciano, deceduto nel 1939. È ubicato presso il colle di Montenero, dal quale si ha una splendida vista su Livorno, alcune isole dell'Arcipelago Toscano e la Corsica. Il marmo rosa con cui furono abbozzati i sarcofagi funebri proveniva dalla Sardegna.

Luoghi di culto

Lo stesso argomento in dettaglio: Chiese di Livorno.
Il Duomo di Livorno in piazza Grande
La settecentesca chiesa di Santa Caterina
Tempio degli Olandesi Alemanni
Duomo
Dedicato a San Francesco, fu iniziato alla fine del Cinquecento su progetto di Alessandro Pieroni. Successivamente fu ampliato con l'aggiunta di due cappelle laterali. Da segnalare il pregevole soffitto ligneo intagliato, andato perduto nel corso dell'ultima guerra mondiale, a seguito della quasi totale distruzione della chiesa.
Chiesa di San Ferdinando
Iniziata nel 1707 su progetto di Giovan Battista Foggini, fu conclusa nel 1716; in stile barocco, con una facciata incompleta, presenta una pianta a croce latina. Notevole il gruppo scultoreo conservato presso l'altare e opera di Giovanni Baratta, che rappresenta la liberazione degli schiavi. La chiesa era affidata all'ordine dei Trinitari.
Chiesa di Santa Caterina
Iniziata nel 1720 su progetto di Giovanni del Fantasia, fu consacrata nel 1755. A pianta ottagonale, la chiesa è caratterizzata da una grande cupola, alta 63 metri e ridotta all'aspetto di torrione a causa di problemi di natura statica. All'interno si può ammirare un notevole dipinto ad olio del Vasari.
Chiesa di Santa Maria del Soccorso
Fu costruita su progetto di Gaetano Gherardi a seguito della violenta epidemia di colera che nel 1835 causò oltre mille morti in città. Si tratta della più grande chiesa di Livorno (90 metri di lunghezza): la facciata è caratterizzata da tre finestre semicircolari, mentre l'interno, a croce latina, è suddiviso in tre navate, con una piccola cupola al transetto.
Santuario di Montenero
Il colle di Montenero, fin dalla prima metà del XIV secolo è meta di pellegrinaggi. L'attuale santuario risale al XVIII secolo ed al suo interno sono custoditi un numero rilevante di ex-voto. Sulla piazza antistante, sotto un loggiato, sono situate alcune tombe di livornesi illustri, come Francesco Domenico Guerrazzi e Giovanni Fattori.
Chiesa armena di San Gregorio Illuminatore
Fu costruita nei primi anni del Settecento. Danneggiata durante la seconda guerra mondiale, fu abbattuta durante la ricostruzione del centro cittadino. Oggi resta solo la facciata, mentre alcuni resti delle decorazioni interne sono abbandonati nel giardino pubblico di Villa Fabbricotti.
Chiesa di San Giorgio già anglicana
Sorta come chiesa anglicana, fu progettata da Angiolo della Valle e consacrata nel 1844. Di gusto neoclassico, presenta una facciata ornata da un portico sormontato da un frontone. Nel dopoguerra è stata restaurata e consacrata al culto cattolico.
Chiesa dei Greci Uniti
Fu costruita nei primi anni del Seicento e intitolata alla Santissima Annunziata. È stata la chiesa nazionale dei greci che prestavano il loro servizio sulle navi dell'Ordine di Santo Stefano. Semidistrutta durante la seconda guerra mondiale, è sopravvissuta pressoché intatta la facciata settecentesca. L'interno, ricostruito, ospita una preziosa iconostasi.
Chiesa greco-ortodossa della Santissima Trinità
Non più esistente, era stata inaugurata nel 1760 come la prima chiesa acattolica della Toscana. Fu demolita durante la costruzione del Palazzo del Governo, mentre i suoi arredi oggi si trovano nella cappella del Cimitero greco-ortodosso di via Mastacchi.
Chiesa valdese
In stile neogotico, fu costruita intorno alla metà dell'Ottocento e fu sede, fino ai primi anni del Novecento, della chiesa Presbiteriana Scozzese. Al fine di non turbare il clero cattolico, fu imposto al progettista di realizzare un edificio simile ad un palazzo, comprendente anche gli alloggi pastorali.
Sinagoga ebraica
L'antica sinagoga seicentesca, una della più grandi d'Europa, fu gravemente danneggiata nel corso dell'ultima guerra mondiale. Per volontà della comunità ebraica fu deciso di abbattere gli antichi resti e di costruire una nuova sinagoga, inaugurata nel 1962 e che nelle sue forme architettoniche richiama la Grande Tenda nella quale veniva custodita l'Arca dell'Alleanza.
Tempio della Congregazione Olandese Alemanna
Questa chiesa protestante, fu costruita in stile neogotico tra il 1862 e il 1864 su progetto dell'architetto Dario Giacomelli. La facciata è ornata da tre rosoni e finestre bifore, mentre l'interno presenta un'aula a pianta rettangolare aperta da finestre ogivali e una tribuna posta sopra il vestibolo d'ingresso. La chiesa è da anni in stato di completo abbandono.

Architetture civili

Acquedotti

Il Cisternone
Acquedotto Leopoldino
È un acquedotto cominciato sul finire del Settecento per alimentare la città. Le condotte, originandosi dalle sorgenti di Colognole, raggiungono Livorno dopo un percorso di diciotto chilometri incastonati tra le meravigliose colline che costituiscono il sistema dei Monti Livornesi. È gestito da ASA.
Cisternino di città
Progettato da Pasquale Poccianti per rifornire d'acqua il centro cittadino, è ubicato all'imbocco di via Grande, nell'area un tempo occupata dalle fortificazioni. In realtà questa cisterna non entrò mai in funzione e ha ospitato, dal dopoguerra la Casa della Cultura.
Cisternino di Pian di Rota
È un serbatoio neoclassico posto lungo il tracciato dell'Acquedotto Leopoldino e destinato alla depurazione e all'accumolo delle acque; il progetto si deve a Pasquale Poccianti che lo completò nel 1852. Alla fine dell'Ottocento fu distaccato dalla rete idrica cittadina.
Cisternone
È un monumentale serbatoio ancor oggi funzionante e posto ai margini della città ottocentesca, lungo il viale Carducci. Fu progettato dal Poccianti ed innalzato tra il 1829 ed il 1842. È tra i migliori esempi di architettura neoclassica realizzati in Italia.[15]

Palazzi

Lo stesso argomento in dettaglio: Palazzi di Livorno.
Palazzo delle Colonne di marmo
Piazza Cavour
Bottini dell'olio
Questo antico magazzino per la consevazione dell'olio si trova nel quartiere della Venezia Nuova e il nucleo originario risale al 1705. Oggi ospita numerose esposizioni, mentre il piano superiore è una sede, assieme ad altri edifici cittadini, della Biblioteca Labronica.
Casini d'Ardenza
Nell'Ottocento erano un'elegante struttura ricettiva suddivisa in numerosi appartamenti. Il progetto si deve a Giuseppe Cappellini, che per alcuni si ispirò al Crescent di Bath.
Complesso "A. Gherardesca"
Costruito intorno alla metà dell'Ottocento, in origine era un ricovero per poveri; fu progettato da Alessandro Gherardesca e completato da Angiolo della Valle. Oggi, proprietà della Provincia, ospita alcune istituzioni scolastiche e culturali.
Grattacielo di piazza Matteotti
Con i suoi 91 metri è l'edificio più alto di Livorno e rappresenta una delle architetture più significative del Novecento. È stato progettato negli anni cinquanta dal celebre Giovanni Michelucci su incarico del Ministero del Tesoro. Sorge a poca distanza dalla Villa Fabbricotti.
Hotel Palazzo
Si tratta di un grande e lussoso albergo ubicato davanti alla Terrazza Mascagni e caratterizzato da una imponente facciata sormontata da due caratteristiche torrette. Fu costruito nella seconda metà del XIX secolo per volontà di Bernardo Fabbricotti, già proprietario dell'omonima villa livornese. Da luglio 2008 è stato aperto nuovamente al pubblico, dopo un lungo periodo di inattivtà.
Palazzo de Larderel
È il più sontuoso palazzo cittadino. Ubicato sulla via omonima, fu residenza della importante famiglia de Larderel. In origine era costituito da alcune palazzine isolate che furono unite intorno alla metà dell'Ottocento dietro ad una monumentale facciata, caratterizzata da un raffinato timpano riccamente decorato.
Palazzo delle Colonne di marmo
È uno dei più eleganti palazzi della Venezia Nuova, caratterizzato da numerose decorazioni in marmo. Fu eretto su disegno di Giovan Battista Foggini per conto della famiglia Gamberini; successivamente, nei primi anni del Novecento fu annesso all'adiacento Palazzo del Monte di pietà.
Palazzo Grande
Si trova al centro di piazza Grande, dove fu costruito nell'immediato dopoguerra. Progettato da Luigi Vagnetti, è costituito da due corpi di fabbrica distinti, collegati tra loro per mezzo di una galleria coperta. Da molti ritenuto il simbolo della scellerata ricostruzione cittadina, il Palazzo presenta tuttavia elementi architettonici di rilievo.[16]
Palazzo Maurogordato
Edificato su progetto di Giuseppe Cappellini intorno alla metà dell'Ottocento, è ubicato lungo il Fosso Reale. Con la sua mole severa ed imponente, impostata su un basamento di bugnato, richiama l'architettura degli antichi palazzi fiorentini.

Stabilimenti termali

Il padiglione principale delle Acque della Salute
Bagnetti della Puzzolente
Si trovano nell'omonima località dove è presente una polla d'acqua solfurea. Lo stabilimento termale fu progettato da Pasquale Poccianti e completato nel 1844; l'impresa tuttavia non ebbe gli esiti sperati e i Bagnetti furono chiusi e destinati ad altri usi. Oggi necessitano di urgenti restauri.
Stabilimento termale Acque della Salute
Questo stabilimento è una pregevolissima architettura d'inizio Novecento che si inserisce a breve distanza dalla Stazione Centrale. Svolse la sua attività fino allo scoppio della seconda guerra mondiale, mentre nel 1968 fu danneggiato da un incendio: oggi versa in pessime condizioni di conservazione.

Teatri

Lo stesso argomento in dettaglio: Teatri storici di Livorno.
Teatro Goldoni
Edificato tra il 1843 ed il 1847 su progetto di Giuseppe Cappellini, è il più importante teatro della città, l'unico teatro storico di Livorno sopravvissuto agli eventi bellici e alla ricostruzione.
Teatro San Marco
Dal 1806, anno nel quale fu inaugurato, ha rappresentato uno dei principali spazi teatrali cittadini, sicuramente il più elegante della città. Fu colpito durante la seconda guerra mondiale, mai restaurato e definitivamente distrutto nel dopoguerra.

Ville

Lo stesso argomento in dettaglio: Ville di Livorno.
Villa Mimbelli
Il Castello Sonnino
Castello del Boccale
Edificio residenziale costruito alla fine dell’Ottocento, ingloba una torre quadrata di epoca precedente. È ubicato sulla costa nei pressi di Antignano. Recentemente restaurato, è stato frazionato in lussosi appartamenti.
Castello Sonnino
Fu residenza del Barone Sidney Sonnino e si erge su un promontorio a picco sul mare a pochi chilometri dalla città, presso la frazione di Quercianella. Qui, in una grotta della scogliera, fu tumulata la salma dello stesso Sonnino, da sempre particolarmente legato a questi affascinanti luoghi.
Villa Corridi
In origine apparteneva alla famiglia Corridi, ma nel 1904 fu trasformata in un sanatorio, oggi dismesso. Attualmente parte dell'edificio è adibito a struttura scolastica, mentre nell'ex camera mortuaria della struttura ospedaliera è stata ricavata la chiesa battista.
Villa Fabbricotti
L'aspetto attuale risale alla seconda metà dell'Ottocento, quando Vincenzo Micheli, su incarico di Bernardo Fabbricotti, trasformò un edificio preesistente in una sontuosa dimora signorile. È circondata da un grande parco pubblico. In estate ospita un cinema all'aperto.
Villa Maurogordato
Antica dimora posta nei dintorni di Livorno, fu acquista dalla famiglia Maurogordato nel XIX secolo; nel 1871 fu ampliata con la costruzione di una mirabile serra. Scampata alle distruzioni belliche, donata alla proprietà pubblica, oggi risulta completamente abbandonata e semidistrutta.
Villa Mimbelli
Costruita da Vincenzo Micheli per Francesco Mimbelli tra il 1865 ed il 1875, oggi ospita il Museo civico Giovanni Fattori, mentre i vicini granai sono destinati allestimento di mostre temporanee.
Villa Rodocanacchi
Situata vicino alla Villa Maurogordato è immersa in un vasto parco pubblico, oggi solo in parte accessibile. Il nucleo originario della villa risale al XVII secolo, ma nel 1846 subì delle importanti modifiche: nel dopoguerra l'impianto originario è stato completamente stravolto da considerevoli ampliamenti.

Altre architetture civili

Torre della Meloria
Fanale dei Pisani
È il faro del porto di Livorno e fu costruito dalla Repubblica di Pisa nei primi anni del Trecento. Distrutto durante la seconda guerra mondiale, è stato ricostruito fedelmente impiegando anche il materiale recuperato tra le macerie.
Mercato delle vettovaglie
È un maestoso edificio ubicato lungo il Fosso Reale. Progettato dall'ingegnere comunale Angiolo Badaloni, fu inaugurato, dopo circa quattro anni di lavoro, nel 1894. All'epoca il mercato labronico costituiva uno dei più grandi mercati coperti d'Europa, tanto che i livornesi lo avevano soprannominato il Louvre.
Spedali Riuniti
Questo complesso, costruito nei primi anni trenta del Novecento su disegno di Ghino Venturi, rappresenta il principale nosocomio livornese. È costituito da numerosi padiglioni collegati tra loro mediante gallerie coperte; l'architettura dell'ospedale si richiama alla tradizione italiana, semplificando il lessico ornamentale secondo lo stile di Marcello Piacentini.
Stadio Comunale "Armando Picchi"
Intitolato al grande ed indimenticato campione labronico Armando Picchi. è lo stadio del Livorno Calcio. Fu costruito tra il 1933 ed il 1935 su disegno di Raffaello Brizzi e, fino alla seconda guerra mondiale era dedicato a Edda Ciano Mussolini.
Stazione Centrale
La sua costruzione è legata al completamento della linea ferroviaria Livorno-Cecina, sulla tratta Pisa-Roma. Risale ai primi anni del Novecento e presenta un'elegante facciata alleggerita da una grande vetrata semicircolare.
Stazione di Livorno San Marco
Rappresenta la più antica stazione ferroviaria del Granducato di Toscana. Entrò in servizio nel 1844 sulla linea tra Livorno e Pisa. Oggi è solo parzialmente utilizzata e bisognosa di accurati restauri.
Torre della Meloria
È una costruzione settecentesca innalzata a largo della costa labronica, nello specchio di mare che nel 1284 fu teatro della celebre battaglia tra genovesi e pisani.

Architetture militari

La Fortezza Nuova
Veduta della Fortezza Vecchia
Castello di Antignano
È situato nell'omonima località e venne realizzato per volontà di Cosimo I de' Medici nel XVI secolo. Successivamente fu dismesso ed in parte trasformato in albergo e ora in condominio. All'interno si trova la chiesa di Santa Lucia.
Mura Leopoldine
Rappresentano l'antica cinta daziaria della città e non avevano scopo difensivo. Furono costruite a partire dagli anni trenta del XIX secolo su progetto di Alessandro Manetti e Carlo Reishammer. Sul finire del medesimo secolo la cinta fu ampliata; demolita nei primi decenni del Novecento, si conservano ancora alcune barriere (Porta San Marco, Barriera Fiorentina, Barriera Margherita, ruderi della Dogana d'acqua) e parte del tracciato, costituito da un elegante muraglione rivestito in pietra.
Forte San Pietro
È un baluardo realizzato sul finire del Seicento e situato nei pressi della Venezia Nuova e in adiacenza al Rivellino di San Marco. Dopo aver ospitato, nel XIX secolo, i pubblici macelli, nel Novecento le aree intorno alla struttura sono state impropriamente utilizzate per la costruzione del depuratore cittadino.
Fortezza Nuova
Fu costruita su progetto di Bernardo Buontalenti e Giovanni de' Medici, alla fine del Cinquecento, per essere poi modificata successivamente per far posto all'accrescimento del quartiere della Venezia Nuova. Oggi la Fortezza è adibita a spazio verde pubblico oltre che sede di eventi e manifestazioni.
Fortezza Vecchia
In questo fortilizio si sovrappongono tutti i secoli della storia cittadina, partendo dai primi insediamenti romani, fino ad arrivare alle devastazioni belliche del Novecento. L'aspetto attuale si deve comunque ad Antonio da Sangallo il Vecchio, che, nei primi anni del XVI secolo, ebbe incarico di trasformare una fortificazione d'origine pisana in una imponente macchina bellica.
Fosso Reale
È l'antico fossato posto a difesa della città medicea e modificato nel corso dei secoli, con una sostanziale rettifica intorno al 1840 e la creazione di piazza della Repubblica. I lavori del Fosso furono iniziati contestualmente alla fondazione della città buontalentiana, nel 1577.
Torre del Marzocco
Attribuita dapprima a Lorenzo Ghiberti e successivamente a Leon Battista Alberti, questa torre, di forma ottagonale, fu edificata nella prima metà del Quattrocento dai fiorentini padroni del castello di Livorno. È alta ben 54 metri ed è rivestita interamente in marmo. A breve distanza si trovava la storica Torre del Magnale, distrutta nel 1944.
Torre di Calafuria
È una torre costiera a pianta quadrata costruita nel XVI secolo per volontà dei Medici. Si trova all'ingresso meridionale della città, sulla costa del Romito. Fu restaurata all'inizio del Novecento con l'aggiunta di un ballatoio superiore.

Altro

Monumenti scultorei

Lo stesso argomento in dettaglio: Monumenti scultorei di Livorno.
I Quattro mori
Piazza della Repubblica
File:Terrazza-gazebo.JPG
Il Gazebo della Terrazza Mascagni
Monumento a Ferdinando I detto dei Quattro mori
È uno dei simboli della città. È composto da un piedistallo sul quale si erge la statua marmorea del granduca Ferdinando I de' Medici (Giovanni Bandini, 1595) e, alla base, da quattro statue in bronzo (Pietro Tacca, 1623-1626) che raffigurano dei pirati in catene. Si innalza in prossimità della Fortezza Vecchia e avrebbe dovuto essere ornato con due fontane con mostri marini che oggi si trovano in piazza della Santissima Annunziata a Firenze.

Piazze e strade principali

Lo stesso argomento in dettaglio: Stradario di Livorno.
Lungomare
La passeggiata a mare labronica fu realizzata a partire dagli anni trenta dell'Ottocento, quando importanti palazzi e stabilimenti balneari sorsero lungo la costa compresa tra il porto e l'allora borgo di Ardenza. Col nuovo secolo il viale a mare fu prolungato fino ad Antignano; negli anni venti occorre ricordare la costruzione della Terrazza Mascagni, un vasto belvedere sul mare.
Piazza Attias
Si apre nel centro della città ottocentesca, nei pressi della chiesa di Santa Maria del Soccorso e del Teatro Goldoni; è una piazza di realizzazione recente, sorta negli anni settanta del XX secolo nell'area un tempo occupata dalla Villa Attias.
Piazza Cavour
Fu realizzata nei pressi del Fosso Reale nella prima metà dell'Ottocento, a seguito del piano di urbanizzazione proposto da Luigi de Cambray Digny. Qui, nel 1871, venne innalzato il monumento a Camillo Benso Conte di Cavour, opera dello scultore labronico Vincenzo Cerri.
Piazza della Repubblica
Questa vasta piazza funge da collegamento tra la città pentagonale del Buontalenti e quelli che furono i sobborghi ottocenteschi della città di Livorno. Fu realizzata intorno al 1840 convogliando il Fosso Reale all'interno di una galleria lunga oltre 200 metri, caratteristica che per alcuni pone la piazza come il ponte più largo d'Europa. Al livello del piano stradale si trovano le statue dei granduchi lorenesi Ferdinando III e di Leopoldo II.
Piazza Grande
Ubicata nel cuore della città pentagonale, in origine era una vasta piazza sulla quale si affacciavano i più importanti edifici della vita cittadina, quali il Duomo e il Palazzo Comunale. Distrutta durante la seconda guerra mondiale, è stata completamente stravolta durante la successiva ricostruzione.
Piazza Guerrazzi
Posta lungo la via Grande, è una piazza le cui origini sono antecedenti alla costruzione della città fortificata del Buontalenti. Peraltro, ai margini della piazza si trovava la chiesa di Santa Barbara che inglobava una cappella, dedicata a Santa Giulia, costruita in epoca medioevale.
Terrazza Mascagni
È il cuore della passeggiata a mare labronica e sorge nell'area un tempo occupata dal Forte dei Cavalleggeri. Si tratta di un belvedere di circa 8.500 mq delimitato verso il mare da una sinuosa balaustra composta da 4.100 eleganti colonnine. La sua costruzione è stata effettuata in due tempi: la prima parte, lato sud, fu portata a termine nel 1928 dopo tre anni di lavori ed intitolata a Costanzo Ciano; la seconda parte risale al 1948 quando fu anche modificata l'intestazione della terrazza a Pietro Mascagni.
Via Cairoli
Posta alle spalle del Duomo, deve la sua importanza alla presenza di numerosi edifici che, costruiti nei primi decenni del Novecento, le hanno conferito un aspetto austero e solenne. La strada è un esempio degli sventramenti subiti dalla città negli anni compresi tra le due guerre mondiali.

Aree naturali

Parco provinciale dei Monti Livornesi
Si estende sulle colline alle spalle della città, interessando anche i comuni limitrofi di Collesalvetti e Rosignano Marittimo. Contigua al parco, lungo la costa, si trova la "Riserva naturale di Calafuria".
Parco nazionale Arcipelago Toscano
L'ambito livornese del parco è costituito essenzialmente dall'isola di Gorgona, compresa nel comune di Livorno e distante 37 km dalla costa.
Parco Pertini
Realizzato nel XIX secolo nei pressi del Cisternone, fu ideato da Pasquale Poccianti a completamento del viale degli Acquedotti. È popolarmente noto con il vecchio nome di "Parterre". In anni recenti è stato ampliato occupando delle aree industriali dismesse da decenni.

Altri luoghi d'interesse

Venezia Nuova
È il più caratteristico quartiere di Livorno. Iniziato nei primi decenni del Seicento in un'area attraversata da numerosi canali, contiene al suo interno alcune delle più significative architetture livornesi, come la chiesa di Santa Caterina.

Società

Evoluzione demografica

Abitanti censiti[17]

Vernacolo

Il vernacolo livornese è fondamentalmente una variante del toscano nord-occidentale (parlato anche nelle province di Pisa e Lucca), ma se ne discosta per certi tratti tipici della pronuncia, i più appariscenti dei quali sono alcune vocali molto aperte e la /k/ singola intervocalica che viene completamente elisa (e non soltanto aspirata, come accade nella maggior parte delle parlate toscane), mentre quella doppia rimane tale. Per esempio la frase "la mia casa" diviene la mi' 'asa, mentre invece la frase "vado a casa" rimane tale perché nella pronuncia italiana la "c" è raddoppiata (vado a ccasa); anche in una frase come "Il cane abbaia" la "c" rimane integra perché non è intervocalica.

Del tutto peculiare è anche la frequente interiezione "dé", da non confondere col "deh" esortativo italiano, ormai desueto. Al contrario, il "dé" livornese è praticamente onnipresente, e può assumere un vasto spettro di significati, spesso decodificabili solo mediante l'intonazione. Assieme al "dé" spesso troviamo il termine "boia", che viene usato come esclamazione ("Boiadé").

Inoltre, il lessico contiene tracce (vocaboli e locuzioni) di alcune delle numerose lingue parlate dalle comunità ospitate da Livorno attraverso i secoli: ad esempio talvolta i piedi vengono detti "le fétte" parafrasando alla buona il vocabolo inglese "feet", tale interpretazione deriva dal periodo della seconda guerra mondiale, in quanto i soldati americani presenti a Livorno utilizzavano l'inglese per parlare con i livornesi, conoscendo solo poche parole di italiano. Ad esempio, per dire "Hai i piedi grandi" si può sentir dire "Ciai dù fètte paiono zattere". E a tal proposito, la grafìa livornese corretta "ci hai" e "ci hanno" sarà sempre "ciai" (pron. ciài) e "cianno" (pron. ciànno), mai "c'hai", che equivale foneticamente a "kai". Altro esempio di storpiatura postbellica rimasta nel livornese è quella dei cartelli con su scritto "don't trespassing" (non oltrepassare) ad argine delle zone minate del centro. Ancora ai giorni nostri si usa la locuzione "lèvati da tre passi" per invitare qualcuno ad andare a quel paese o più semplicemente a spostarsi. Va anche notata la presenza, in seno alla numerosa presenza ebraica, del bagitto, ormai però relegato ai pochi che ne conservano ricordo.

Altra particolarità, stavolta retorica, è l'uso di una forma di ironia che consiste nell'uso di locuzioni iperboliche con una determinata intonazione, per significare l'esatto opposto: ad esempio, "e sei parigino!", per intendere che l'interlocutore è tutt'altro che proveniente da Parigi (città dell'eleganza e del buon gusto per antonomasia).

Grande rappresentanza del vernacolo livornese viene data anche dal Vernacoliere, mensile di satira politica/sociale diretto da Mario Cardinali, che include varie rubriche di attualità, vignette, fumetti, posta dei lettori tutte (o quasi) rigorosamente in vernacolo livornese. Il mensile non solo è apprezzato e diffuso a livello locale, ma è seguito da appassionati del genere in tutta Italia.

Etnie e religioni

L'antica Sinagoga

Storicamente, il cosmopolitismo rappresenta un aspetto importante della società livornese. Infatti, la Costituizione Livornina del 1593 favorì l'afflusso in città di "Levantini, Ponentini, Spagnuoli, Portoghesi, Greci, Todeschi, ed Italiani, Hebrei, Turchi, Mori, Armeni, Persiani, et altri Stati".[18] Nel 1601 gli ebrei erano 114; mezzo secolo dopo ammontavano già a 3300 e nel 1808 erano quasi 5000, tanto che Johann Caspar, padre del celebre Johann Wolfgang von Goethe, definì Livorno il Paradiso degli ebrei.[19] La comunità, che oggi si attesta su 700 persone, lasciò segni importanti della propria presenza a partire dalla grande Sinagoga; disponevano inoltre di numerosi cimiteri e istituirono il primo monte di pietà.

Sul finire del XVI secolo anche i greci fondarono un primo nucleo nei pressi della chiesa di San Jacopo in Acquaviva. Erano specializzati nella marineria e tra il 1601 ed il 1606 costruirono la loro chiesa di rito unito. Nel Settecento giunsero a Livorno numerosi greci dell'Epiro, che però si differenziarono dai loro connazionali edificando una chiesa di rito greco-scismatico. Gli ortodossi, circa 200 persone, esclusero dalla comunità tutti coloro che avevano mogli o figli non ortodossi, ma la misura non impedì una lenta integrazione con gli italiani.

Sin dal XVII secolo, con l'affermazione di Livorno (Leghorn) quale emporio del Mediterraneo, notevole fu l'affluenza britannica. Un secolo più tardi, intorno al 1750, la comunità contava circa 500 persone. Nell'Ottocento gli inglesi avevano due cimiteri (il vecchio Cimitero inglese di via Verdi ed il nuovo di via Pera) ed una chiesa anglicana, mentre gli scozzesi innalzarono la loro chiesa presbiteriana (ora dei valdesi). Anche alcune ville suburbane appertennerò a famiglie inglesi: è il caso di Villa Gower, situata nella frazione di Castellaccio, e di Villa Henderson.

Al Seicento risale anche il primo statuto della nazione olandese, i cui membri erano presenti a Livorno soprattutto per il fiorente dinamismo commerciale della città. La comunità era inizialmente cattolica, ma nel tempo la componente protestante aumentò sensibilmente. Nel 1832 la "nazione olandese-alemanna" contava 25 membri, con due soli olandesi, mentre il resto era formato soprattutto da svizzeri e bavaresi. I principali segni della loro presenza sono il cimitero di via Mastacchi, costruito in sostituzione di una precedente area cimiteriale oggi scomparsa, e il Tempio della Congregazione Olandese Alemanna, oggi in completa rovina.

Non mancavano poi i francesi, la cui presenza però era meno avvertita in quanto essi erano di religione cattolica, e gli armeni, che nel 1689 erano circa 70.[20] La maggior parte degli armeni, che nel Seicento vestivano con caratteristici turbanti, era cattolica; nel 1701 ebbero il permesso di edificare la propria chiesa nazionale, oggi trasformata in un centro interculturale dopo le distruzioni subite nel corso della seconda guerra mondiale. Disponevano anche di un cimitero, del quale restano poche tracce.

Altre presenze importanti furono quelle dei maroniti, che dal 1888 ebbero una cappella in via Mangini, e dei turchi. In particolare, gli ottomani, catturati durante le battaglie navali, erano detenuti nel Bagno dei forzati. Nel 1689 erano 845 e avevano diritto ad un vestito nuovo all'anno, "tre pani al giorno con sue minestre", e, in caso di gravi malattie, di essere curati all'ospedale cittadino. Avevano inoltre una serie di botteghe fuori dal Bagno e potevano vendere l'acqua o prestare la loro attività in qualità di facchini. Successivamente affluirono a Livorno numerosi mercanti ottomani e la loro presenza è attestata da alcune lapidi sepolcrali sormontate da una mezzaluna nel Cimitero comunale dei Lupi.

Presenza straniera a Livorno

Al 31 dicembre 2007 gli stranieri regolari residenti a Livorno ammontano a 7.116 unità[21], pari a circa il 4,5% della popolazione livornese. Le comunità più numerose risultano quella rumena e quella albanese con circa 1200 residenti ciascuna.


Cultura

Istruzione

Biblioteche

Bottini dell'olio

Livorno, città di antiche tradizioni nell'ambito della stampa e dell'editoria, ospita una grande biblioteca pubblica in cui sono conservati volumi di notevole importanza, come l'edizione livornese dell'Encyclopédie e alcuni manoscritti di Ugo Foscolo; inoltre, presso il fondo Bastogi, sono conservati 60.000 autografi di personalità di rilievo, quali Giacomo Leopardi e Galileo Galilei.[22] La Biblioteca Labronica è suddivisa in diverse sedi:

Sono inoltre presenti biblioteche presso le strutture museali (ad esempio nel Museo di storia naturale del Mediterraneo), nella sede della fondazione L.E.M. (Livorno Euro Mediterranea), nel Seminario Gavi, in alcune circoscrizioni cittadine (in particolare la Biblioteca Igiene e Sanità pubblica della Circoscrizione IV), nell'Archivio di Stato ed in alcuni istituti scolastici.[23]

Scuole Superiori e Licei

  • Liceo Scientifico Statale "Federigo Enriques"
  • Liceo Scientifico Statale Sperimentale "Francesco Cecioni"
  • Istituto Tecnico Industriale "Galileo Galilei"
  • Istituto Statale di Istruzione Superiore "Niccolini - Palli"
  • Istituto Tecnico per Geometri "Bernardo Buontalenti"
  • Istituto Tecnico Commerciale "Amerigo Vespucci"
  • Istituto Cattolico "Sacro Cuore"
  • Istituto Tecnico Nautico "Alfredo Cappellini"
  • Istituto Professionale Serv. Comm. e Turistici "Cristoforo Colombo"
  • Istituto Professionale Industria e Artigianato "Luigi Orlando"
L'Accademia Navale

Università

La principale istituzione universitaria presente a Livorno è l'Accademia Navale, un ente universitario militare, aperto ad entrambi i sessi, che si occupa della formazione tecnica e della preparazione militare degli Ufficiali della Marina Militare. I laureati presso l'Accademia Navale, oltre ad avere i medesimi riconoscimenti e sbocchi dei laureati presso i normali atenei, possono avere sbocchi professionali specifici, tra i quali:

  • impiego a bordo di unità navali militari con incarichi di responsabilità nel settore dei sistemi di combattimento;
  • impieghi presso enti e stabilimenti tecnici;
  • impieghi presso istituti di formazione;
  • impieghi presso enti dell'area operativa delle forze armate.

Inoltre l'Università di Pisa organizza nella sede distaccata di Livorno il corso di laurea triennale in "Economia e legistazione dei sistemi logistici".

Musei e gallerie

G. Fattori, Campagna romana, Museo Civico "G. Fattori"
Museo civico "Giovanni Fattori"
Allestito intorno alla metà degli anni novanta del Novecento nella suggestiva cornice di Villa Mimbelli (via San Jacopo in Acquaviva), ospita un'importante raccolta di opere dei Macchiaioli e dei Postmacchiaioli, movimenti che si svilupparono a Livorno ed in altre località della costa labronica.
Museo ebraico "Yeshivà Marini"
Situato in (via Micali 21), oltre ad una collezione di arredi e paramenti sacri del culto ebraico (in gran parte portati qui dalla vecchia Sinagoga che fu distrutta a seguito dei bombardamenti della seconda guerra mondiale), si possono qui trovare raccolte di libri dal XVII al XX secolo ed un Hekhàl del Cinquecento che contiene i rotoli della Torah.
Museo Mascagnano
Raccoglie i cimeli appartenuti al musicista livornese Pietro Mascagni. Il percorso museale è stato recentemente allestito presso il Teatro Goldoni.
Museo di storia naturale del Mediterraneo
Ubicato in via Roma, fu fondato nel 1929. Si tratta di un museo ritenuto all'avanguardia sia dal punto di vista del contenuto esposto, che delle strutture.
Museo diocesano Leonello Barsotti
Inaugurato il 22 dicembre 2008, occupa alcuni locali attigui al Seminario Girolamo Gavi e raccoglie suppelletili e opere sacre della Diocesi di Livorno. In particolare, qui sono collocate due tavole di scuola giottesca collocate in precedenza nella chiesa di San Jacopo in Acquaviva.
Museo di Santa Giulia
È situato presso l'omonima chiesa, in (Largo Duomo). Contiene arredi sacri, paramenti liturgici e l'antica tavola di scuola giottesca raffigurante Santa Giulia con scene della sua vita e del martirio.
Galleria degli ex voto
La galleria occupa un'ala del Santuario di Montenero, in piazza di Montenero 9. Espone una tra le più grandi raccolte di ex voto d'Italia, donati dai primi anni dell'Ottocento sino ad oggi.
Acquario comunale Diacinto Cestoni
L'Acquario, situato nei pressi del viale Italia, adiacente alla Terrazza Mascagni, è intitolato al naturalista che tra il XVII ed il XVIII secolo abitò a Livorno. Fu prima costruito nel 1937 e di nuovo riedificato nel 1950 a causa dei danni subiti dai bombardamenti del 1943. L'acquario comunale è attualmente chiuso per un completo restauro, che ha portato all'ampliamento della struttura originaria mediante un emiciclo sul lato settentrionale. Dopo anni di abbandono, i lavori saranno ripresi nel 2008.
Casa natale di Amedeo Modigliani
La casa, situata in via Roma 38, contiene una ricca documentazione sulla vita artistica e sull'opera del noto pittore labronico. Sono presenti molti documenti autografi, documentazione fotografica sui dipinti più importanti oltre a numerose e varie opere originali (studi, schizzi, ecc.). L'esposizione ripercorre la vicenda artistica e umana di questo grande artista livornese, protagonista delle avanguardie artistiche del primo Novecento. Sono inoltre organizzate, periodicamente, conferenze su argomenti artistici vari, eventi musicali, proiezioni (video o diapositive), ecc. con l'intento di favorire gli studi su Amedeo Modigliani e sugli artisti con i quali lo stesso fu a più stretto contatto, con il fine di diffondere la conoscenza della sua opera.

Media

Teatri e cinema

Lo stesso argomento in dettaglio: Teatri storici di Livorno.
Il Teatro Goldoni
Resti del Teatro San Marco

Prima delle distruzioni belliche del 1943, Livorno ha ospitato una decina di teatri ed arene, nonché una serie di spazi teatrali minori.[24] La seconda guerra mondiale ha cancellato gran parte di questo patrimonio: infatti, i bombardamenti colpirono inesorabilmente il Teatro San Marco, il Rossini e il Teatro degli Avvalorati, mentre nei decenni successivi fu raso al suolo il grande Politeama. Oggi, dell'antico patrimonio teatrale resta solo il Goldoni, riportato agli antichi splendori dopo un lungo restauro conclusosi nel 2004.

Nel secondo dopoguerra furono tuttavia innalzate nuove strutture, come il Cinema Teatro Grande, la Gran Guardia e il Cinema Odeon, delle quali solo la prima risulta ancora in attività, sebbene sia stata riconvertita in una multisala.

Elenco dei cinema e dei teatri di Livorno:

Cinema storici recentemente chiusi:

Radio

Stampa

Televisione

Associazioni e Società

  • Società medica di Livorno: venne fondata nel 1825 dai medici della città e aveva lo scopo di favorire l'avanzamento della medicina e il suo perfezionamento, favorire la pubblica assistenza agli indigenti, praticando la vaccinazione antivaiolosa gratuitamente. Cessò la sua attività dopo il 1847.
  • Gruppo di Cultura Scientifica "Diacinto Cestoni": fondato nel 1947, il gruppo nasce allo scopo di divulgare la ricerca scientifica della medicina, della fisica, della biologia, delle comunicazioni e dell'arte.
  • Nido del Cuculo: è un'associazione culturale cinematografica, nota soprattutto per la creazione di ridoppiaggi in livornese di film hollywoodiani.

Arte

Affreschi in Santa Caterina

Livorno e la pittura

«Il libeccio soffia impetuoso travolgendo tutto ciò che incontra; il mare azzurro in tempesta, gli esili tronchi degli arbusti impotenti davanti a cotanta potenza della natura e là, tra le fredde tonalità che saltano dall’azzurro al giallo chiaro, la tamerice resiste impavida, piegata, quasi spezzata dalle raffiche di vento.»

Con questa immagine, drammatica, spaventosa per certi versi, ma incredibilmente reale e sublime, Livorno è conosciuta in tutto il mondo attraverso l’opera di uno dei più grandi pittori dell’Ottocento italiano: Giovanni Fattori, maestro della corrente “verista” dei Macchiaioli nata a Firenze intorno agli anni sessanta dell’Ottocento e sviluppatasi sulla costa labronica proprio nel periodo in cui nacque un altro livornese, fuggito poi a Parigi, destinato a sconvolgere l’arte europea: Amedeo Modigliani. Ne La libecciata (1880-85), ma già ne La Rotonda dei bagni Palmieri (1866), così come in molti altri dipinti macchiaioli, Livorno è ritratta con la sua luce accecante resa visivamente, secondo le teorie della macchia, con un contrasto di macchie di colore e chiaroscuro ottenute attraverso la cosiddetta “tecnica dello specchio nero”.

Ma la Livorno artistica non è soltanto Ottocento, Macchiaioli e Modigliani. Essendo una città portuale, ricca a partire dal XVI secolo sia di scambi commerciali che culturali, è stata per centinaia di anni il crocevia di opere d’arte e il luogo dove molti artisti, non soltanto labronici, hanno operato chiamati a corte prima dai Medici e poi dai Lorena. Le più antiche tracce di arte pittorica ancora esistenti appartengono al Basso medioevo e in particolare agli inizi del XIV secolo, periodo al quale risalgono sia i due santi agostiniani della chiesa di San Jacopo in Acquaviva (attribuiti, se non a Giotto stesso, quasi sicuramente alla sua bottega), sia la Pala di Santa Giulia presente in un'antica pieve di Livorno e oggi collocata nella Confraternita omonima.

Del secolo successivo troviamo invece il Cristo coronato di spine del Beato Angelico (proprietà della parrocchia di Santa Maria del Soccorso e oggi esposto nel Duomo), la Madonna Dantesca del Maestro della Natività di Castello (scuola di Filippo Lippi), oggi al Museo civico Giovanni Fattori, e la Pala con Santa Lucia collocata in San Giovanni.

Ma, come detto, è a partire dal finire del Cinquecento, con la nascita medicea di Livorno città-porto del Granducato di Toscana, che l’arte labronica comincia a muoversi e ad animarsi. Il Seicento vede operare importanti pittori fiorentini e toscani come Matteo Rosselli, Domenico Cresti detto Il Passignano (alla cui scuola è attribuito il dipinto della Sacra Famiglia, oggi nella chiesa di Santa Caterina, e di parte delle tele sul soffitto del Duomo insieme a Jacopo Chimenti) e il pisano Pietro Ciafferi, autore con Filippo Franchini (probabilmente livornese) e il perugino Agostino Tassi di alcuni degli affreschi che ornavano le facciate dei palazzi dell’attuale via Grande.

Nel secolo successivo la Livorno dell’Illuminismo annovera la presenza non soltanto di molti importanti artisti europei come Alessandro e Tommaso Gherardini ed il belga François Riviere attivo nella chiesa degli Armeni, ma anche di alcuni celebri scultori e architetti nati in città o trapiantati a Livorno, tra cui Giovanni del Fantasia (autore ad esempio della chiesa del Luogo Pio), Giovanni Baratta (scultore in varie chiese della città tra cui San Ferdinando), e Antonio Corazzi (architetto in Polonia, ricordato per alcuni edifici pubblici).

Un discorso a parte va fatto per Giuseppe Maria Terreni, nato a Livorno nel 1739, celebre pittore attivo principalmente in Toscana e autore di molte vedute di città del Granducato e di alcuni affreschi nel Santuario di Montenero e in altre chiese cittadine. Un dipinto a lui attribuito, Festa al Santuario di Montenero (1770), si trova oggi alla Albright-Knox Art Gallery di Buffalo probabilmente esportato nel Nuovo Mondo attraverso uno dei tanti scambi commerciali che il porto di Livorno intraprendeva tra Sette e Ottocento con gli Stati Uniti d'America.

I nomi citati sono soltanto alcuni dei molti artisti che hanno avuto contatti, diretti o indiretti, con la città labronica e la cui storia serve per dimostrare che l’arte livornese ha una tradizione radicata sin dal Cinquecento ed un’eredità importante che prosegue per tutto il Novecento e va oltre i Macchiaioli, con i Postmacchiaioli, tra cui Giovanni Bartolena e Ulvi Liegi (quest’ultimo vicino all'espressionismo Fauves), il Divisionismo di Plinio Nomellini, e molti altri artisti come Renato Natali e Mario Madiai che fanno della luce e dell’ispirazione labronica uno strumento di raffinatezza pittorica. Grande importanza hanno avuto le avanguardie artistiche, che sorsero numerose nel secondo dopoguerra, tra cui si cita l'Eaismo, ideato da Voltolino Fontani.

Livorno nel Cinema

Scena finale de Il sorpasso a Calafuria

In pochi conoscono l’intenso rapporto che Livorno ha avuto nella storia del Cinema, un rapporto fatto di film, studi cinematografici e prime nazionali.

Livorno ha dato tanto alla Settima Arte e viceversa, in una città che fu scelta dai fratelli Lumière durante la loro prima tourné transalpina grazie alla sua fama turistica e culturale. Il 30 giugno 1896 il biglietto costava 50 centesimi e la coda all’ingresso del parco dell’Eden (attuale Terrazza Mascagni) sarebbe aumentata giorno dopo giorno; bambini, mamme, letterati, curiosi, politici, tutti in fila per assistere ad una delle magiche proiezioni ancora ignari del potenziale che il Cinema avrebbe acquisito molto velocemente. Livorno viene ammaliata dal futuristico marchingegno che riesce a proiettare immagini in movimento, immagini che nei primi filmati Lumière erano esclusivamente documentaristiche e riprendevano la vita di tutti i giorni.

Ai primi decenni del Novecento risalgono i primi generi cinematografici narrativi e Livorno fu scelta quale sede dell’anteprima del primo film di finzione italiano: La presa di Roma, di Filoteo Alberini (1905). Per un evento così importante fu scelta ancora una volta la città labronica perché in quegli anni, dopo l’avvento delle prime sale stabili di proiezione, era all’avanguardia sia per qualità che per numero di sale cinematografiche in Italia: al 1907 se ne contavano infatti ben 15 con una media di una sala ogni 7.163 abitanti.[25]

Ma torniamo alla Livorno location cinematografica. Una storia che, dopo il filmato che documentava il varo della Corazzata Varese (1897), cominciò nel 1926, quando Fred Niblo ambientò alcune scene del suo Ben-Hur alla Meloria e a largo del Molo Novo. La città, con il mare, la sua luce, l’alto numero di giorni di sole, era perfetta per i set cinematografici ed inoltre, nella vicina Tirrenia, nel 1934 (tre anni prima di Cinecittà) vennero fondati i primi studi cinematografici italiani detti della Pisorno, rimasti attivi fino al 1969 con oltre 150 film all'attivo.

Successivamente, nel 1936 Mervyn LeRoy ricostruì lo skyline di Livorno ad Hollywood per il film Avorio nero, così come farà Luchino Visconti nel 1957 per Le notti bianche, pellicola ambientata nei surreali scenari di una suggestiva Venezia Nuova. Livorno divenne il set per film come Il pirata sono io di Mario Mattoli (1940), Tombolo, paradiso nero di Giorgio Ferroni (1947) con Aldo Fabrizi, Senza pietà di Alberto Lattuada (1948), Imbarco a mezzanotte (1952) di Joseph Losey; il mare labronico fu scenario ideale per Calafuria (1942), Cuori sul mare (1949) e Ragazze al mare (1954) di Giuliano Biagetti.

Notevoli furono le pellicoli girate a partire dagli anni sessanta, che coincisero con gli anni di Castiglioncello, a sud di Livorno, capitale balneare del cinema italiano, allegro centro estivo dove si ritrovavano i più grandi divi del cinema. A Livorno vennero girati Tutti a casa (1960), Il sorpasso (1962), Mare matto (1962) e molti altri. Questo intenso rapporto continuò nei decenni successivi con film d’autore come Viaggio con Anita di Mario Monicelli (1978) e film più commerciali come ad esempio Ricchi, ricchissimi, praticamente in mutande (1981), fino ad arrivare al pluripremiato Ovosodo di Paolo Virzì (che nel 1997 vinse il Gran Premio della Giuria alla Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia), e ai più recenti L'amore ritrovato di Carlo Mazzacurati e 13dici a tavola di Enrico Oldoini (2004).

Segue l'elenco dei film girati, anche solo parzialmente, a Livorno e nei dintorni.

Cucina

Il cacciucco

La cucina tradizionale di Livorno è stata definita da Aldo Santini come rissosa e popolaresca in quanto riflette il carattere originario della popolazione povera della città nei secoli XVII e XVIII, proveniente da varie parti del Mediterraneo in fuga dalla legge o dalle persecuzioni religiose. La tradizione culinaria cittadina si è mantenuta relativamente intatta fino alla seconda guerra mondiale, ma in seguito, con le mutate condizioni socio-economiche, molti piatti sono scomparsi e molti altri sono stati banalizzati.

I piatti principali sono naturalmente a base di pesce e vedono un uso notevole del pomodoro, introdotto a Livorno dagli ebrei sefarditi; esempi tipici sono il baccalà alla livornese, le triglie alla livornese e il cacciucco, il piatto più famoso della città. Sempre a base di pesce numerosi altri piatti "minori": oltre a vari altri modi di cucinare baccalà, stoccafisso e triglie, si ricordano piatti a base di cee (lo stadio larvale delle anguille), acciughe, sarde, tonno, palombo, bivalvi, crostacei, cefalopodi e pesci vari.

Di derivazione ebraica sono anche molti piatti tradizionali della vecchia cucina livornese, come il cuscussù, il pollo in galantina, le triglie alla mosaica, l'impannata di pesce, i carciofi ripieni, oltre a dolci come la cotognata, le roschette e le uova filate.

Ancora più caratteristici sono i piatti "poveri", tanto che costituiscono una sorta di sottogenere della cucina livornese, e che un tempo venivano consumati dallo strato più indigente della popolazione. Appartengono a questo sottogenere il bordatino, l'inno di Garibaldi, il picchiante con le patate, la francesina, il cavolo strascicato, la favetta, i fagioli con le cotenne, le boghe al pomodoro, gli zerri sotto il pesto, la minestra sulla palla, le acciughe alla povera, la salvia fritta, le patate rifatte e infine la minestra sui discorsi e il brodo di sassi[26], due piatti che si possono classificare come i più "poveri" di tutti.

All'estremo opposto si trovavano i piatti della cucina "ricca" dell'aristocrazia mercantile cittadina: il ragno alla Larderel, le ostriche alla livornese, il timballo di murena alla Pancaldi, le orate fredde all'Ardenza, il minestrone alla livornese.

Vi sono però anche piatti che ricorrono a elementi di "terra" (carne e verdure) e che naturalmente risentono della tradizione gastronomica di altre parti della Toscana: la torta di ceci, il castagnaccio, i batuffoli, pasta e ceci, la zuppa di verdure e fagioli, la panzanella, i carciofi ritti, l'agnello in fricassea, il riso con i fagioli rossi, la peperonata, le polpette alla livornese, la ricotta briaa.

Fra i dolci si ricordano anche la stiacciata alla livornese, la ciambella all'anice, le frittelle di farina dolce, il bollo, i frati e i chicchi di menta. Alcuni di questi purtroppo sono in disuso come ad esempio i "chicchi di menta" o i "panini al ramerino".

Molto spesso le specialità gastronomiche erano legate a festività religiose o laiche; infatti ogni piatto o dolce veniva preparato tradizionalmente per una particolare occasione. Ad esempio per le feste di Santa Caterina e di San Nicola veniva offerto il castagnaccio, per San Giuseppe le frittelle dolci di riso, per Santa Giulia le fragole, e dal 1690 circa è invalso l'uso della schiacciata di Pasqua. A giugno per la fiera di Salviano si offrono i baccelli e in settembre, per la festa dalla Madonna, semi salati e lupini.

Infine due bevande tipiche, di forte grado alcolico: la persiana (a base di anice e estratto di menta, quasi scomparsa) e il ponce.[27] Quest'ultimo in particolare si dice sia stato conosciuto tramite la comunità anglosassone ed adattato al gusto locale. A base di caffè caldo viene servito corretto con rhum o limone con largo uso della fantasia popolare fino ad arrivare ad aggiungervi il pepe di Caienna; le numerose varianti conosciute sono al mandarino, corretto, testa di moro, torpedine, frustato, amabile, sottozucchero.

Personalità legate a Livorno

Lo stesso argomento in dettaglio: (usare il Template:Vedi categoria).

Eventi

Livorno ospita un gran numero di eventi e manifestazioni, alcune delle quali hanno rilevanza nazionale, come il "Premio Ciampi", un concorso musicale indetto in ricordo del cantautore labronico Piero Ciampi; esso è riservato alle nuove generazioni di musicisti, ma in qualità di ospiti hanno partecipato artisti quali Carmen Consoli, Nada, Luciano Ligabue ed altri. Inoltre, a partire dall'estate 2008, la città ha ospitato l'"Italia Wave Love Festival", una manifestazione incentrata principalmente sulla musica rock e alla quale hanno partecipato diversi gruppi musicali come i The Chemical Brothers.

Di grande richiamo sono anche gli eventi sportivi legati al Trofeo "Accademia Navale", un punto d'incontro per appassionati di vela che si svolge a Livorno dal 1981 (dal 1984 con cadenza annuale, nel periodo di aprile-maggio); parallelamente alle regate, alle quali partecipano equipaggi internazionali, la manifestazione è collegata ad una serie di eventi che si tengono nelle aree del Porto Mediceo.

Molto sentite, a livello dei rioni cittadini, sono invece le gare che vedono contrapporsi le varie cantine remiere livornesi, ognuna con il proprio gozzo. Ogni estate si svolgono tre competizioni tra i rioni della città:

Sempre in estate si tiene una manifestazione folkoristica, "Effetto Venezia", che anima uno dei quartieri più antichi e caratteristici della città, quello della Venezia Nuova, con spettacoli, iniziative culturali e mercatini che si snodano lungo i fossi ed i canali del rione.

Feste e fiere

Effetto Venezia

Geografia antropica

Urbanistica

Lo stesso argomento in dettaglio: Stradario di Livorno.
Copia del progetto di Bernardo Buontalenti
Quartiere della Venezia Nuova
Piazza Grande all'inizio del Novecento

L'avvio dello sviluppo urbanistico di Livorno coincise con il piano redatto da Bernardo Buontalenti nella seconda metà del XVI secolo: fino ad allora infatti il piccolo borgo labronico era costituito da un pugno di case poste attorno ad una piccola insenatura lungo l'asse viario della via San Giovanni; borgo poi fortificato nel 1392 con mura di pietra e rafforzate nel XVI secolo tra tre bastioni angolari. Il progetto buontalentiano per la nuova città voluta dai Medici era caratterizzato da una serie di possenti fortificazioni circondate da un fossato, che conferiva alla città una forma pentagonale. In fase realizzativa il disegno fu però mutato dal Cogorano per dare maggiore importanza alla Fortezza Nuova e con l'inserimento di ulteriori manufatti militari. Al centro dell'abitato fu innalzato il Duomo, aperto su una vasta piazza d'armi (attuale piazza Grande).

All'inizio del Seicento le Leggi Livornine richiamarono in città numerosi abitanti, tanto che si rese necessario costruire, dal 1629, un nuovo quartiere posto a nord, nelle aree comprese tra le fortezze Nuova e Vecchia; la zona, attraversata da molti canali e dal fossato difensivo della città pentagonale, assunse pertanto il nome di Venezia Nuova. Un secondo ampliamento del medesimo quartiere venne messo in atto pochi decenni dopo, intorno al XVIII secolo; lungo i canali della Venezia, posti in diretta comunicazione col porto, sorsero pertanto numerosi magazzini, ubicati al di sotto del piano stradale.

Successivamente, il 16 dicembre 1776, il granduca Pietro Leopoldo abolì il divieto di costruire nelle immediate vicinanze delle fortificazioni (le cosiddette Spianate). L'iniziativa granducale portò ad uno sviluppo dei quartieri esterni alla città pentagonale con la costituzione dei primi sobborghi extraurbani lungo le direttrici delle strade maggiori (Borgo Reale, l'Origine, Borgo dei Cappuccini, Borgo San Jacopo). I primi importanti piani per l'assetto urbanistico dei sobborghi risalgono agli anni venti dell'Ottocento, quando Luigi de Cambray Digny stese i progetti per il quartiere del Casone, nella zona dell'attuale piazza Cavour. La realizzazione della cinta daziaria, decisa nel 1834, chiuse insieme la città e sobborghi; parallelamente Luigi Bettarini lavorò allo smantellamento dei baluardi medicei lungo il Fosso Reale e realizzò la grande piazza oggi nota come piazza della Repubblica che insieme alla coeva piazza del Casone, (oggi piazza Cavour), fungevano da cerniera tra la città vecchia e nuova. Frattanto, intorno alla metà del secolo, lo sviluppo delle attività legate alla villeggiatura e agli stabilimenti balneari diedero avvio alla formazione una elegante passeggiata a mare, che dal primo tratto fino a San Jacopo, raggiunse dapprima l'antico borgo di Ardenza e, successivamente, a fine secolo,Antignano. L'ultimo periodo del granducato lorenese fu caratterizzato anche da un potenziamento delle infrastrutture portuali ed industriali, nelle aree a nord della città (Porto Nuovo, Diga Curvilinea).

All'inizio del Novecento, le precarie condizioni igieniche di alcuni isolati del centro furono motivo del loro abbattimento (quartieri Sant'Antonio, Venezia Nuova, dietro il Duomo) e la successiva edificazione di un nuovo quartiere popolare nei pressi della nuova Stazione Centrale. L'avvento del Fascismo coincise con l'affermazione industriale della città, mentre nuovi quartieri per gli operai, costituiti da alloggi supereconomici, sorsero nelle aree a ridosso degli stessi stabilimenti industriali (Torretta, Shangay). Questi infelici modelli urbanistici e architettonici furono ripresi nell'immediato dopoguerra, quando, nell'emergenza dovuta alla carenza di abitazioni, si innalzarono i quartieri delle Sorgenti e Corea.[28] Frattanto il centro storico, duramente colpito dai bombardamenti del 1943, fu quasi interamente ricostruito con scarso rispetto per le strutture preesistenti e per gli antichi allineamenti stradali.

Torre del quartiere La Rosa

In periferia, un primo intervento urbanistico di un certo rilievo, nel quale si osserva un superamento degli schemi di derivazione prebellica, è da ricercare in quello promosso dall'INA-Casa nel citato quartiere Sorgenti, a margine del primo insediamento precedentemente costruito dal Comune.[29] Un ulteriore miglioramento degli standard edilizi ed urbanistici si concretizzò nel quartiere Coteto, realizzato a partire dal 1956 ad opera di un gruppo di progettisti guidati da Raffaello Fagnoni. Nel 1958, malgrado che il Piano Regolatore Generale elaborato in quegli anni da Edoardo Detti prevedesse il mantenimento di una fascia verde tra la città e il borgo di Ardenza, sulle anzidette aree fu approvata, su pressione del Ministero dei Lavori Pubblici[30], la costruzione del quartiere denominato "La Rosa" , la cui progettazione fu coordinata da Luigi Moretti; l'abitato, posto a cavallo della via Aurelia, venne caratterizzato dalla presenza di due torri di tredici piani ciascuna e da lunghi edifici su pilotis disposti lungo le vie laterali. Ancora un piano di espansione, teso a saldare la città alle località suburbane, fu avviato negli anni settanta del medesimo secolo, quando cominciarono i lavori per l'urbanizzazione delle aree attorno a Salviano. Più recenti invece i quartieri di La Leccia e La Scopaia, sorti nella fascia situata tra Livorno e le colline. Di fatto, tutti questi ampliamenti hanno saldato definitavamente la città a quelli che un tempo erano i borghi esterni di Ardenza, Antignano, Montenero, Salviano e Collinaia.

Successivamente, sul finire degli novanta l'amministrazione comunale ha avviato i lavori per il nuovo comparto di "Porta a Terra", una vasta cittadella commerciale che è andata ad inserirsi tra la Stazione Centrale e il nuovo palazzetto dello sport fino a saturare la zona tra la ferrovia e la tangenziale Variante Aurelia. I cantieri relativi alle principali strutture (centro commerciale, cinema multisala e alcune torri di oltre dieci piani, in una delle quali è situato un albergo) sono stati portati a termine nei primi anni del nuovo millennio; ciò nonostante il progetto per la realizzazione di un sottopassaggio stradale sulla vicina linea ferroviaria, atto a collegare direttamente Porta a Terra con il viale Carducci, non ha ancora avuto seguito.

Infine, al 2007[31] risale l'avvio della costruzione, nelle aree in parte dismesse dell'ex Cantiere navale Fratelli Orlando (ora Cantieri Benetti), della "Porta a Mare", un quartiere residenziale e commerciale che sorgerà a margine del nuovo porto turistico.

Ad oggi, il territorio comunale è diviso in cinque circoscrizioni, indicate con un numero.

I borghi suburbani

I borghi suburbani rappresentano gli antichi villaggi sviluppatisi nel tempo all'esterno della città fortificata di Livorno; nel corso del Novecento questi centri, già parte integrante del territorio comunale labronico, furono definitivamente saldati alla città con la costruzione di nuovi quartieri intermedi, ultimo tra tutti quello del cosiddetto "Nuovo Centro" (o quartiere San Martino), un insediamento commerciale e residenziale di prossima realizzazione.[32]

Ardenza
Di origini remote, l'abitato si è sviluppato soprattutto nell'Ottocento, quando fu ampliata la strada litoranea proveniente dal centro di Livorno. Qui sono situati i Casini, un palazzo di forme neoclassiche la cui costruzione è legata allo sviluppo delle infrastrutture balneari.
Antignano
Sede di un antico fortilizio mediceo, il borgo rappresenta il quartiere più meridionale della città, alla quale è legato dall'urbanizzazione avviata tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo lungo la passeggiata a mare. Negli ultimi decenni è divenuto un centro balneare molto frequentato.
Salviano
Toponimo d'origine romana, è situato nell'entroterra livornese; nel corso del XIX secolo fu inglobato nella città labronica. Qui si trova una chiesa in cui sono riconoscibili i resti di un'antica pieve romanica.
Montenero
È un borgo collinare, celebre per la presenza del Santuario mariano. Nei primi del Novecento fu presentato un piano di sviluppo della frazione che prevedeva la realizzazione di un grande stabilimento termale, ma non fu realizzato se non in minima parte con la costruzione di alcune ville. Dispone di una funicolare.

Le frazioni

Isola di Gorgona
Quercianella
È una frazione posta a pochi chilometri da Livorno, separata da Antignano da un tratto di costa roccioso dove si ergono alcune torri d'avvistamento. Immersa nella macchia mediterranea, rappresenta l'estremo meridionale del comune labronico.
Castellaccio
In epoca medioevale qui si innalzava il cosiddetto Castello delle Formiche, menzionato già nel 1284. Sui resti di questa fortificazione fu edificata una grande villa che ancora oggi è l'elemento più caratterizzante del borgo.
Limoncino
È una piccola frazione costituita da meno di 200 abitanti che si trova sulla strada per la Valle Benedetta. Lo sviluppo è recente, ma nelle vicinanze si innalza una villa la cui presenza è attestata sin dal 949.
Valle Benedetta
Località posta sui Monti Livornesi, lungo la strada che da Salviano conduce a Colognole, fino alla fine del XVII secolo era un luogo selvaggio e inospitale. Qui, nel 1692, venne fondata una chiesa con un monastero.
Isola di Gorgona
È una piccola isola facente parte del territorio comunale di Livorno. Dista dalla costa 37 chilometri e fu abitata sin dai tempi antichi. Dopo il 1860 fu destinata ad ospitare una colonia penale.

Economia

Il commercio

Il Mercato delle vettovaglie

Storicamente, il commercio, legato allo sviluppo portuale e alla presenza di mercanti d'origine straniera, ha sempre rappresentato una delle principali vocazioni della città. Dal periodo mediceo sino a tutto l'Ottocento, emblema di questo dinamismo è stata la via Grande, già via Ferdinanda, da sempre descritta come il centro pulsante del commercio cittadino.[33] Successivamente, la crisi legata all'abolizione del porto franco, il venir meno dell'apporto economico delle numerose comunità straniere e la conseguente riconversione industriale hanno portato, tra l'inizio del Novecento e la seconda guerra mondiale ad un rapido mutamento degli scenari. Ciò nonostante molti esercizi storici hanno continuato la loro attività fino ai giorni nostri; un caso del tutto particolare è quello, ad esempio, del mercato di piazza Cavallotti, l'antica piazza delle Erbe, da sempre frequentatissimo luogo di commercio e che ha mantenuto inalterata la sua funzione nonostante la totale ricostruzione della zona a seguito degli eventi bellici. Nei pressi della medesima piazza sorge inoltre il Mercato delle vettovaglie, imponente struttura realizzata sul finire del XIX secolo per migliorare le condizioni del commercio alimentare.

Negli ultimi anni invece si è registrato un notevole sviluppo delle medie e delle grandi strutture di vendita (supermercati, ipermercati e grandi magazzini), che hanno determinato una densità, stimata sulla base dell'intera provincia, di ben 1,30 grandi esercizi ogni 10.000 abitanti, dato che al gennaio 2002 poneva Livorno e il suo territorio ai vertici delle classifiche nazionali; la densità si è ulteriormente rafforzata in tempi ancora più recenti grazie all'apertura del nuovo centro commerciale Fonti del Corallo, ubicato nella nuova urbanizzazione di Porta a Terra, alle spalle della stazione ferroviaria labronica.[34]

Il commercio su aree pubbliche

  • Mercato di piazza Cavallotti: è lo storico mercato di generi alimentari del centro cittadino;
  • mercato di via Buontalenti: di genere extra-alimentare, è ormai divenuto stabile e si trova in pieno centro cittadino, sul retro del Mercato Centrale;
  • mercato di piazza Garibaldi: è un piccolo mercato che si tiene non distante dal centro cittadino, a pochi metri dalla grande piazza della Repubblica;
  • "Mercatino del Venerdì": è un mercato extra-alimentare che si tiene nei pressi di Ardenza ogni venerdì;
  • "Mercatino Americano": istituito nel secondo dopoguerra, si tiene in piazza XX Settembre e tratta principalmente merci d'importazione statunitense.

I principali mercati periodici legati a manifestazioni, esposizioni e fiere sono:

  • "Mercatino del passato": coinvolge un centinaio di operatori e solitamente viene allestito in piazza Cavour la prima domenica del mese, in concomitanza con l'apertura degli altri esercizi commerciali;
  • "Magenta in strada": si effettua in ottobre, nell'area antistante la chiesa del Soccorso;
  • "Alle Sorgenti della città": è un mercatino posto a margine dell'omonima manifestazione nel quartiere delle Sorgenti;
  • "Fiera di Sant'Antonino": è il più grande mercatino legato a manifestazioni di questo genere e vede la partecipazione di circa 200 operatori;
  • "Effetto Venezia": durante la manifestazione estiva che coinvolge il quartiere della Venezia Nuova sono presenti circa 60 operatori del settore dell'artigianato e dell'antiquariato.
Ciminiere della ex vetreria Borma

L'industria

L'ascesa di Livorno ai vertici dell'industria italiana risale alla metà dell'Ottocento, quando le prime fabbriche sorsero nelle aree a nord della città, poste nelle vicinanza del porto e della prima linea ferroviaria della Toscana. Alla fondazione del Cantiere navale Fratelli Orlando (1866), fecero seguito alcune industrie legate al settore navale, come la Società Metallurgica Italiana (1885), dove erano occupati circa 600 operai. Importante fu anche il settore vetrario, con la Società Italiana Balzaretti Modigliani e C., che nei primi anni del Novecento contava oltre 400 dipendenti.[35]

L'avvento del Fascismo e le agevolazioni introdotte dopo la crisi del 1929 portarono alla fondazione di nuove fabbriche, tra le quali si ricordano la Motofides, per la produzione di siluri, e la grande raffineria ANIC (in seguito nota come STANIC), posta al confine tra i comuni di Livorno e Collesalvetti. I bombardamenti della seconda guerra mondiale causarono danni ingentissimi anche agli impianti industriali, tanto che nel dopoguerra molti stabilimenti non ripresero più l'attività. Anche il Cantiere navale Orlando attraversò un periodo di forte crisi e circa 1000 dei suoi operai furono pertanto assorbiti da un nuovo stabilimento di carpenteria metallica, la C.M.F., nell'abitato di Guasticce, frazione di Collesalvetti.

Oggi, con la chiusura della maggior parte dei grandi impianti (ad eccezione di quello petrolchimico), l'attività industriale è caratterizzata soprattutto dalle piccole e medie imprese. Il Cantiere Orlando, passato sotto il controllo del gruppo Azimut Benetti, è stato invece riconvertito alla produzione di lussuosi yacht. Sul territorio, alle spalle del porto, è inoltre presente la grande Centrale termoelettrica Marzocco.

Infrastrutture e trasporti

Strade principali

Il territorio comunale livornese è raccordato all'Autostrada A12 (Genova - Rosignano Marittimo) tramite una tangenziale a quattro corsie, la Variante Aurelia, che si snoda ad est della città, da Stagno (Collesalvetti) sino al quartiere di Antignano; qui, in località Maroccone, la tangenziale si immette nella via Aurelia, raggiungendo quindi la frazione di Quercianella, da dove poi, in località Chioma, prosegue per Rosignano Marittimo come superstrada a quattro corsie. Da anni è allo studio il progetto di completamento della Variante Aurelia nella tratta Chioma - Maroccone, il cosiddetto Lotto Zero, ma i lavori non sono mai stati cominciati, causando così notevoli congestionamenti del traffico soprattutto in estate, quando sulla costa si riversano numerosi bagnanti.

Planimetria indicativa della città

Altro importante asse è la Strada di grande comunicazione Firenze-Pisa-Livorno, che collega la città labronica, ed in particolare il suo porto, con l'entroterra: è una strada a quattro corsie, che si snoda a nord del territorio comunale, lambendo poi l'abitato di Stagno.

Infine, Livorno è attraversata dalla via Aurelia (Strada Statale 1), che nel tratto urbano, dopo aver superato a sud i quartieri di Ardenza e Antignano, segue il percorso dei viali di circonvallazione, portati a quattro corsie fino alla zona industriale a nord della città, al confine col territorio comunale di Collesalvetti.

Distanza dalle principali città italiane

Bari 765 km
Bologna 185 km
Firenze 95 km
Genova 185 km
Milano 300 km
Napoli 535 km
Palermo 1240 km
Roma 312 km
Torino 345 km
Venezia 340 km

Linee ferroviarie

Evoluzione della linea ferroviaria (1848-1863)
Evoluzione della linea ferroviaria (1873-1911)

Livorno è percorsa dalla Linea Tirrenica Pisa-Roma, attiva sin dalla prima metà dell'Ottocento nella tratta tra le stazioni di Livorno San Marco e la Stazione Leopolda di Pisa. Tuttavia, nel 1867 Roma veniva unita a Livorno mediante un tracciato interno, che dopo Cecina proseguiva verso Collesalvetti, da dove si ricollegava così a Livorno; pochi anni dopo, quando Collesalvetti fu unita direttamente a Pisa, la città labronica si trovò di fatto esclusa dalla linea principale. Solo nel 1910 fu inaugurata la linea costiera Livorno-Vada-Cecina e con essa la nuova Stazione Centrale (attualmente frequentata annualmente da 5.300.000 passeggeri)[36] , che relegò quella storica di San Marco a ruoli sempre meno importanti.

Oltre altre citate stazioni, nel territorio comunale livornese insistono altri scali, alcuni dei quali ad uso esclusivo delle merci attorno al porto e altri, nei quartieri di Ardenza, Antignano e nella frazione di Quercianella adibiti ai passeggeri; importante scalo merci è la stazione di Livorno Calambrone, situata a ridosso delle aree portuali e dalla quale parte il raccordo con l'Interporto toscano Amerigo Vespucci di Guasticce, ricavato dall'antica tratta Livorno - Collesalvetti.

Infine, un caso particolare era costituito dalla Ferrovia Pisa - Tirrenia - Livorno, inaugurata nel 1932 a seguito dell'espansione del litorale pisano. A Livorno, il capolinea era posto presso l'ex Barriera Margherita, nei pressi dell'Accademia Navale e da qui si portava verso Stagno seguendo il percorso dei viali di circonvallazione. L'avanzata del trasporto su gomma portò ad una chiusura della linea nel 1960, anche se molte sono state le ipotesi per una sua riapertura.

Stazioni ferroviarie

La Stazione Centrale

In città:

Nei borghi suburbani:

Nelle frazioni:

Il porto

Uno scorcio del porto di Livorno
Lo stesso argomento in dettaglio: Porto di Livorno.

Il porto di Livorno è, sin dalle sue origini, uno dei più importanti del Mediterraneo: può movimentare qualsiasi tipo di merce, da quella liquida a quella solida in rinfusa, alle automobili,ai prodotti congelati, alla frutta, agli impianti destinati alle imprese industriali, ma soprattutto movimenta migliaia di containers in arrivo ed in partenza per tutto il mondo.

Inoltre il porto labronico è anche un frequentato scalo passeggeri, capace di ospitare anche i più grandi transatlantici del mondo, come il "Queen Mary 2", che ha fatto di Livorno una rotta abituale. Al consueto traffico passeggeri, interessato ai traghetti, si è aggiunto, negli ultimi anni, quello crocieristico, con circa 350 navi l'anno e più di 250.000 croceristi in transito; si calcola che in totale il porto abbia circa due milioni di utenti annui.

La città dispone anche di porticcioli per imbarcazioni da diporto: oltre al porto "Nazario Sauro", situato nei pressi dello scalo maggiore, altri approdi si trovano nei quartieri di Ardenza, Antignano e nella frazione di Quercianella. I fossi medicei ospitano pure un gran numero di imbarcazioni di modeste dimensioni.

Trasporto aereo

Livorno, pur non ospitando alcun aeroporto all'interno del proprio territorio comunale, si trova a circa venti chilometri dall'Aeroporto Galileo Galilei di Pisa, il più importante della Toscana e tra i principali dell'Italia centrale. L'Azienda Trasporti Livornese mette a disposizione un servizio navetta di pullman (a pagamento) dalla Stazione FS di Livorno C.le all'Aeroporto di Pisa con fermata intermedia a Stagno, frazione di Collesalvetti.

Mobilità urbana

Lo stesso argomento in dettaglio: ATL (Livorno).

Il servizio di trasporto pubblico è affidato all'Azienda Trasporti Livornese, che, oltre ad assicurare i servizi urbani, collega direttamente Livorno a Pisa e alle altre località della Provincia. Le linee tranviarie e quelle del filobus, attive rispettivamente sino alla seconda guerra mondiale e fino ai primi anni settanta anni del Novecento, sono state sostituite con i tradizionali autobus. La stessa ATL ha in gestione la Funicolare di Montenero, attiva sin dal 1908 per collegare la parte bassa dell'abitato con il santuario mariano. Nel territorio comunale sussistono inoltre un servizio taxi, autonoleggi e noleggio di biciclette e motorini.

È all'attenzione del Consiglio Comunale l'attuazione di una linea metropolitana di superficie che collegherebbe (tramite mezzi su rotaia, con la collaborazione anche di Trenitalia) la Stazione Centrale con la Stazione Marittima, restaurando la vecchia linea ferroviaria. La tratta prevede le seguenti fermate intermedie: Stazione di Livorno Centrale (capolinea); Livorno Calambrone, Livorno San Marco, Stazione Marittima (capolinea). Il progetto è stato inserito nel Piano Regolatore della mobilità nel giugno 2008.[38]

Amministrazione comunale

Lo stesso argomento in dettaglio: Autorità cittadine di Livorno.

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Gemellaggi

Livorno è gemellata con le seguenti città:

Sport

Lo Stadio "A. Picchi"

Principali impianti sportivi

Inizialmente, i principali impianti sportivi sorsero nella zona di Ardenza. Qui, nel 1894, fu inaugurato l'Ippodromo "Federico Caprilli", immerso nel parco di Villa Letizia. Successivamente, proprio nell'area compresa tra l'ippodromo e l'Accademia Navale, fu costruito lo Stadio comunale "A. Picchi" (1933-1935): nel medesimo periodo, l'Unione Sportiva Livorno sfiorò la vittoria nel campionato di calcio di Serie A, giungendo seconda alle spalle del Torino. Inoltre, questi erano gli anni in cui i principali piloti automobilistici del tempo si sfidavano sull'impegnativo Circuito di Montenero, un tracciato ricavato dalla normale viabilità stradale che da Ardenza saliva fino al colle di Montenero.

Nel secondo dopoguerra, l'area intorno allo stadio fu ancora interessata dalla costruzione di impianti sportivi: agli anni settanta risale il Palasport "Bruno Macchia", teatro, nel decennio sucessivo, della fortunata stagione del basket a Livorno. Ben presto la struttura si rivelò insoddisfacente, tanto che sul finire degli anni ottanta fu intrapresa la realizzazione di un palazzetto più grande nella zona alle spalle della Stazione Centrale (l'opera, polifunzionale, è stata completata solo nel 2004).

Segue l'elenco dei principali impianti sportivi:

Principali società sportive

Galleria fotografica

Note

  1. ^ Bilancio demografico anno 2008, dati ISTAT.
  2. ^ Mari d'Italia, su mareinitaly.it. URL consultato il 16-10-2008.
  3. ^ G. Targioni Tozzetti, A. Borsi (a cura di), Liburni Civitas, rist. anast. 1906, San Giovanni in Persiceto (Bologna), Editrice Nuova Fortezza, 1984, p. 136.
  4. ^ L. Bortolotti, Livorno dal 1748 al 1958, Firenze 1970, p. 301.
  5. ^ P. Innocenti, Il turismo in Provincia di Livorno. Dinamica recente e prospettive, Livorno 2004, p. 12.
  6. ^ Ibidem.
  7. ^ M. Pozzana (a cura di), Livorno, la costruzione di un'immagine. Paesaggi e giardini, Cinisello Balsamo 2002, p. 128.
  8. ^ Dati climatologici del Lamma
  9. ^ G. Dal Canto, Livorno per amore. Storia di Livorno dalle origini ai giorni nostri, Città di Castello 1996, p. 31.
  10. ^ V. Marchi, Un porto europeo ed intercontinentale in Toscana, San Giovanni in Persiceto 1984, pp. 77-82.
  11. ^ La terza edizione settecentesca dell'Encyclopédie seguiva quella di Parigi (1751-1772) e Lucca (1758-1776). Si veda G. Benucci, La terza edizione settecentesca dell'Encyclopédie di Diderot e d'Alambert, in Comune Notizie, 12-13, ottobre 1994 - marzo 1995, pp. 31-46.
  12. ^ V. Marchi, U. Canessa, Duecento anni della Camera di Commercio nella storia di Livorno, Livorno 2001, volume 2, p. 725.
  13. ^ Si vedano ad esempio i giudizi negativi espressi da L. Bortolotti, Livorno dal 1748 al 1958, cit..
  14. ^ A. d'Aniello, Livorno, la Val di Cornia e l'Arcipelago, collana I Luoghi della Fede, Calenzano 2000, p. 52.
  15. ^ R. Middleton, D. Watkin, Architettura. Ottocento, Martellago (Venezia) 2001, p. 291.
  16. ^ Un'analisi del Palazzo Grande viene fornita da F. Cagianelli, D. Matteoni, Livorno, la costruzione di un'immagine. Tradizione e modernità nel Novecento, Cinisello Balsamo (Milano) 2003, p. 161.
  17. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT;  URL consultato in data 31-12-2021.
  18. ^ Da G. Panessa, O. Vaccari, Livorno. Il primato dell'immagine, Ospedaletto (Pisa), 1992, p. 58.
  19. ^ Ibidem, pp. 58-64.
  20. ^ Ibidem, p. 70.
  21. ^ ISTAT, La presenza straniera a Livorno al 31 dicembre 2007, su demo.istat.it. URL consultato il 01-03-2009.
  22. ^ Comune di Livorno, Biblioteca di Villa Fabbricotti, su comune.livorno.it. URL consultato l'08-05-2008.
  23. ^ Comune di Livorno, Informazioni sui cataloghi provinciali, su pegaso.comune.livorno.it. URL consultato l'08-05-2008.
  24. ^ E. Porta, Contributi per la "memoria" musicale livornese: fonti inedite presso l'Archivio di Stato, in CN Comune Notizie, n. 2, marzo 1992, p. 58.
  25. ^ Marco Sisi, Livorno nel Cinema, su geocities.com. URL consultato il 09-12-2007.
  26. ^ Sebastiano Vassalli, Evviva lo slow food con i sassi da brodo, in Corriere della Sera, 20 settembre 2000. URL consultato il 06/5/2008.
  27. ^ Aldo Santini. La cucina livornese. Padova, Franco Muzio editore, 1988. ISBN 8870213978.
  28. ^ Ibidem, pp. 370-376.
  29. ^ F. Cagianelli, D. Matteoni, Livorno, la costruzione di un'immagine. Tradizione e modernità nel Novecento, cit., p. 112.
  30. ^ Ibidem, p. 116.
  31. ^ Si veda I lavori? Sono già cominciati. Demoliti i capannoni dove nascerà il primo edificio, da Il Tirreno del 9 novembre 2007.
  32. ^ Livorno 1993. Lineamenti per il Nuovo Piano Regolatore Generale. Indirizzi Programmatici della Amministrazione e Proposte dei Progettisti, supplemento a CN Comune Notizie, n.4, giugno 1993.
  33. ^ P. Volpi, Guida del Forestiere per la città e contorni di Livorno, utile ancora al livornese che brama di essere istruito dei particolari della sua patria, Livorno 1846, p. 97.
  34. ^ P. Innocenti, Il turismo in Provincia di Livorno. Dinamica recente e prospettive, cit., p. 376.
  35. ^ D. Matteoni, Le città nella storia d'Italia. Livorno, Roma - Bari 1985, p. 180.
  36. ^ www.centostazioni.it, Centostazioni, su centostazioni.it. URL consultato il 30-05-2007.
  37. ^ La particolarità della Stazione di Livorno Calambrone sta nel fatto che Calambrone è ufficialmente il nome di una frazione litoranea del comune di Pisa, ma comunemente il termine è utilizzato per identificare anche la non lontana area portuale di Livorno, compresa tra la Torre del Marzocco e lo Scolmatore dell'Arno, proprio dove sorge la stazione.
  38. ^ www.corrieredilivorno.it, Ecco il trenino che taglia la città, su corrieredilivorno.it. URL consultato il 07-07-2008.

Bibliografia generale

Lo stesso argomento in dettaglio: Livorno/Bibliografia.

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