Terrazza Mascagni

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Coordinate: 43°32′02.95″N 10°18′01.17″E / 43.534153°N 10.300326°E43.534153; 10.300326
La Terrazza Mascagni
Veduta della terrazza: sullo sfondo il Fanale del porto labronico
Veduta della Terrazza Mascagni dall'Hotel Palazzo
Terrazza Mascagni

La Terrazza Mascagni delimita l'estremità occidentale del piazzale Mascagni, a Livorno, rappresentando uno degli scenari più significativi del lungomare cittadino.

Costruita a partire dagli anni venti del Novecento, deve l'attuale aspetto essenzialmente al notevole ampliamento realizzato nel secondo dopoguerra e all'importante restauro attuato alla fine del secolo scorso.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Lungomare di Livorno.

Nell'area occupata da questo belvedere, un tempo sorgeva un fortilizio facente parte del sistema difensivo della costa. Noto come Forte dei Cavalleggeri, era composto da una torre e da un vasto complesso edilizio; occupava un'area di 30 x 60 metri e la torre, posta all'estremità ovest, era formata da tre piani fuori terra. Nel forte alloggiava un distaccamento dei cavalleggeri per il pattugliamento della costa finalizzato soprattutto ad impedire il contrabbando e a garantire la sicurezza sanitaria degli sbarchi. Dopo l'Unità d'Italia, la costruzione fu ceduta al Comune e fu smantellata nel 1872,[1] compresa la torre.[2]

Nell'ultimo decennio dell'Ottocento qui si registra la costruzione di un parco di divertimenti, l'Eden, che rimase in funzione fino ai primi anni del secolo successivo; in questa struttura, sin dal 1896, si tennero alcuni dei primi spettacoli cinematografici italiani.

La trasformazione della spianata in una grande piazza sul mare avvenne solo a partire dal 1925 su progetto dell'ingegner Enrico Salvais con la collaborazione di Luigi Pastore. I lavori furono ultimati rapidamente e, poco più tardi, fu innalzato un gazebo per la musica a forma di tempietto neoclassico, con una cupola circolare su colonne; l'opera, progettata da Ghino Venturi e donata alla città dal console Pedro Bossio, fu inaugurata il 27 settembre 1931 con l'intervento della banda musicale della città di La Spezia, ma andò comunque distrutta durante la seconda guerra mondiale.

La terrazza fu quindi intitolata a Costanzo Ciano, livornese e figura di spicco del Partito Fascista, nonché padre di Galeazzo. Il fatto deve leggersi nel quadro della retorica del regime; infatti, malgrado non possa ritenersi artefice o finanziatore dell'opera, con grande abilità Ciano fece sì che il proprio nome fosse accostato a quello di questa ed altre strutture pubbliche.[3]

Nel secondo dopoguerra fu notevolmente ampliata verso nord utilizzando le macerie del centro cittadino distrutto dai bombardamenti, assumendo quella configurazione sinuosa che la caratterizza ancora oggi; nell'occasione venne dedicata al compositore livornese Pietro Mascagni.

Gravemente danneggiata nel corso degli anni dalle violente mareggiate e dall'incuria, sul finire degli anni novanta la terrazza è stata completamente restaurata, con il ripristino inoltre delle aree verdi circostanti e con la fedele ricostruzione del gazebo per la musica.

Architettura[modifica | modifica wikitesto]

La Terrazza Mascagni è una grande piazza delimitata verso il mare da una sinuosa balaustra formata da 4.100 eleganti colonnine in conglomerato cementizio; il pavimento è costituito da una scacchiera di 8.700 metri quadrati formata da 34.800 piastrelle bianche e nere.

Dal punto di vista architettonico non risente dei dettami dello stile razionalista tipico del regime sotto cui fu progettato il nucleo originario, ma presenta un sobrio e delicato gusto accademico. Per la vastità delle superfici e l'apparente infinità delle colonnine è stato osservato un parallelismo con l'arte metafisica.[4]

Luoghi d'interesse nelle vicinanze[modifica | modifica wikitesto]

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ G. Piombanti, Guida storica ed artistica della città e dei dintorni di Livorno, Livorno 1903, p. 120.
  2. ^ Alcuni ritengono che la torre sia stata abbattuta solo intorno al 1930 o durante la seconda guerra mondiale e che coincida con quella visibile, nelle vecchie foto, sul lato nord della terrazza. Si veda Tra storia e leggenda. La cripta di San Jacopo in Acquaviva, Livorno 2010, p. 72. In realtà non è così: una carta conservata nell'Archivio Storico del Comune di Livorno (f. 249, 1872) mostra la cosiddetta Spianata dei Cavalleggeri ormai libera da qualsiasi edificio prima delle successive trasformazioni.
  3. ^ F. Cagianelli, D. Matteoni, Livorno, la costruzione di un'immagine. Tradizione e modernità nel Novecento, Cinisello Balsamo 2003, p. 35.
  4. ^ F. Cagianelli, D. Matteoni, Livorno, la costruzione di un'immagine. Le smanie della villeggiatura, Cinisello Balsamo 2001, p. 153.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • F. Cagianelli, D. Matteoni, Livorno, la costruzione di un'immagine. Le smanie della villeggiatura, Cinisello Balsamo 2001.
  • F. Cagianelli, D. Matteoni, Livono, la costruzione di un'immagine. Tradizione e modernità nel Novecento, Cinisello Balsamo 2003, p. 35.
  • G. Piombanti, Guida storica ed artistica della città e dei dintorni di Livorno, Livorno 1903.

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