La presa di Roma

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La presa di Roma (Bandiera Bianca - La breccia di Porta Pia)
Lingua originaleItaliano
Paese di produzioneItalia
Anno1905
Durata10 min. circa (di cui restano 4 min.)
Dati tecniciB/N (ultimo quadro colorato)
film muto
Generestorico
RegiaFiloteo Alberini
SoggettoGualtiero Fabbri
SceneggiaturaGualtiero Fabbri
Produttore esecutivoNunzio Morini
Casa di produzioneAlberini & Santoni
FotografiaAmedeo Turello
MontaggioDiego Bonelli
ScenografiaAugusto Cicognani
CostumiLuigi Perego
TruccoGiuseppe Leanza
Interpreti e personaggi

La presa di Roma, conosciuto anche come Bandiera bianca e La Breccia di Porta Pia, è un cortometraggio di Filoteo Alberini, che, nel 1905, fu la prima pellicola a essere proiettata in pubblico in Italia[senza fonte].

Lo storico del cinema italiano Aldo Bernardini attesta la prima proiezione a Roma, il 20 settembre 1905, giorno della ricorrenza della presa di Porta Pia; ulteriori ricerche hanno dimostrato, invece, l'esistenza di una precedente proiezione tenutasi al "Cinematografo Artistico" di Livorno già il 16 settembre.[1]

Lungo 250 metri (una decina di minuti), contro i 40/60 tradizionali, costò ben 500 lire. Oggi si conservano solamente 75 metri della pellicola, ovvero quattro minuti di proiezione. Per la presentazione ufficiale, Filoteo Alberini ottiene l'autorizzazione a effettuare la proiezione all'aperto su un grosso schermo piazzato proprio dinanzi a Porta Pia. A Roma vi assistono migliaia di persone richiamate da una breve, ma intensa campagna pubblicitaria effettuata mediante la diffusione di volantini.

Come indicato nel bollettino della Alberini & Santoni, La presa di Roma è una "grande ricostruzione storica in sette quadri", di cui l'ultimo a colori, dell'assalto di Porta Pia condotto dai bersaglieri italiani dopo i vani tentativi di mediazione con le truppe pontificie. Alberini sviluppa l'idea di fondo dividendola in una serie di quadri, ognuno costituente una unità narrativa autonoma, che in virtù del montaggio ricostruiscono fatti e personaggi della storia italiana recente.

A tal fine, egli coinvolge Augusto Cicognani nella realizzazione delle scenografie di cartapesta utilizzate per i tre quadri ripresi in teatro di posa che si alternano a quelli girati in esterni dal vero che conferiscono un'inedita autenticità alle scene di massa. In definitiva La presa di Roma unisce il realismo della ricostruzione storica alla spettacolarità delle scene aprendo la strada, dal punto di vista sia formale che tematico, ai kolossal degli anni successivi in cui eccelle l'industria cinematografica italiana.

Restauro[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2005, per i cent'anni della pellicola, il film è stato ricostruito e restaurato dal Centro Sperimentale di Cinematografia della Cineteca Nazionale grazie ai duplicati negativi degli anni '30 dell'Istituto Luce confrontati con le copie dei fotogrammi della Cineteca Nazionale di Roma, della Cineteca Italiana di Milano, della Cineteca Argentina di Buenos Aires, del MOMA di New York e del National Film and Television Archive di Londra. Il fotogramma de "L'ultima cannonata" è stato fornito da Aldo Bernardini, storico collaboratore di Vittorio Martinelli sulla storia del cinema muto.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ R. Bovari, R. Del Porro, La Macchina delle Meraviglie. Gli albori del cinema a Livorno (1895-1915), Felici Editore, San Giuliano Terme 2005, pp. 159-163.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • M. Canosa, H. C. Doyle, M. Vecchietti - 1905, La presa di Roma: alle origini del cinema italiano - Bologna, ed. Cineteca Bologna, 2006, ISBN 8880123521.
  • Sergio Toffetti e Mario Musumeci, Da La presa di Roma a Il piccolo garibaldino, Gangemi Editore, Roma, 2007

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