Dopo la tribolata stagione 1921-1922, caratterizzata in Italia dalla disputa di due diversi e concorrenti campionati di calcio a causa della lite fra grandi e piccole società relativamente al numero di partecipanti al torneo, il Compromesso Colombo, emanato il 22 giugno 1922, aveva sanato lo scisma e dettato le linee fondamentali dell'organizzazione di quello che era divenuto oramai lo sport nazionale italiano.
Secondo il dettato del compromesso, la nuova stagione fu organizzata sulla base di 36 squadre, individuate dallo stesso lodo arbitrale, suddivise in tre gironi di livello nazionale gestiti dalla Lega Nord, mentre nel Meridione continuarono a disputarsi i tradizionali campionati regionali, ora coordinati dalla Lega Sud. La struttura era però transitoria, perché le squadre del torneo settentrionale dovevano scendere a 24, secondo il modello del Progetto Pozzo, fin dalla stagione successiva, per cui si stabilì la retrocessione di ben quattro società per ciascun girone, oltre al blocco una tantum delle promozioni dalla Seconda Divisione.[1][2] A causa del numero elevato di partecipanti, la FIGC aveva dovuto organizzare un torneo di qualificazione al fine di ridurli a tre gironi composti di 12 squadre ciascuno, ricordando che dopo la fusione di U.S. Livorno e Pro Livorno si era liberato un posto in Prima Divisione, e si rese necessario riorganizzarlo, con i turni che passarono da tre a cinque.
Formula
Tre gironi interregionali da 12 squadre ciascuno, di cui la prima classificata accede alle finali, mentre le ultime quattro vengono retrocesse. Le tre finaliste si sfidano in triangolare in andata e ritorno, e la vincitrice ratifica il titolo in una finalissima con partita e contropartita.
Il campionato meridionale fu organizzato con qualificazioni gestite dai Comitati Regionali Laziale, Campano, Pugliese e Siciliano. Alle fase nazionale accedevano i campioni regionali, le seconde classificate dei gironi laziale, campano e pugliese, più l'Anconitana, unica iscritta del girone Marchigiano. Le semifinali della Lega Sud erano dunque strutturate su due gironi composti da quattro squadre, le cui vincitrici disputarono la finale per il titolo meridionale.
Avvenimenti
Finalmente riunificato, il campionato aveva nelle due finaliste della precedente stagione confederale le favorite al titolo anche per questo torneo. In particolare il Genoa si era rinforzato con l'arrivo del terzino Delfo Bellini dalla Sampierdarenese, che si andava ad aggiungere al ritorno di Aristodemo Santamaria, che aveva appena condotto al successo la Novese e sempre dal club piemontese Ettore Neri. I grifoni disputarono uno splendido campionato e raggiunsero la finale da imbattuti: solo un caparbio Legnano, secondo classificato nel girone eliminatorio, uscì indenne da entrambi i confronti coi rossoblu.
Nello stesso raggruppamento, Milan e Juventus furono sopravanzate dal Bologna, battuto in casa dopo lungo tempo solo dai liguri e capace di segnare all'Udinese quattordici gol.
Dal canto loro, i campioni in carica della Pro Vercelli gestirono abbastanza agilmente gli attacchi di un rigenerato Torino e della sorprendente Sampierdarenese.
Nel terzo raggruppamento, oggettivamente di minor tasso tecnico, si mise in mostra la vera sorpresa del campionato, il Padova, che impegnò in un concitato testa a testa i ben più quotati piemontesi dell'Alessandria, riuscendo alfine a sopravanzarli nello spareggio di Milano. Subito dietro alle due contendenti si piazzò il Livorno, che tre anni prima si era aggiudicato il torneo del Sud. Deludente, invece, fu il comportamento dei campioni federali uscenti della Novese: seppur indubbiamente indeboliti dalla partenza di alcuni uomini-chiave che l'avevano portata al titolo, il basso profilo della loro annata fu la riprova della mediocrità del torneo federale della precedente stagione, e della sensatezza della riunificazione.
Sensatezza che fu confermata anche dalle retrocessioni: soltanto cinque delle formazioni provenienti dal precedente torneo della FIGC riuscirono a salvarsi (Sampierdarenese, Virtus Bologna, Cremonese, SPAL e Novese), contro le diciannove della disciolta CCI. Rocambolesco fu, in particolare, il cammino dello Spezia: ripescato inizialmente per la fusione delle due società livornesi, che aveva liberato un posto nella massima serie, subì una squalifica del campo per un anno, in seguito ai gravissimi incidenti che costellarono la gara al Picco contro gli acerrimi rivali genoani, con ripetuti tentativi di aggressione all'arbitro, sia allo stadio che, successivamente, alla stazione. Le numerose gare in campo neutro influirono negativamente sulle prestazioni degli aquilotti, che furono costretti allo spareggio-salvezza contro il Derthona: una prima gara si concluse con un nulla di fatto dopo ben 3 ore e 17 minuti di gioco, sospesa infine per oscurità; la ripetizione, vinta dagli spezzini di misura, sancì la retrocessione dei tortonesi.
Il perfetto meccanismo genoano non conobbe intoppi neanche nelle finali. Il primo appuntamento clou si svolse a Vercelli, dove i campioni in carica vennero raggiunti dai rossoblu nel secondo tempo con un gol di Catto su cross di Santamaria. Nella seconda giornata il Genoa sconfisse abbastanza agevolmente il Padova, salendo a quota tre punti. Ma la grande sorpresa, e la fortuna per i Grifoni, si manifestò allorché, tra lo stupore generale, l'arrembante Padova batté nettamente i bianchi Leoni. Poiché la settimana precedente gli euganei avevano perso a Marassi la partita con il Genoa, la strada per i liguri parve spianata.
Fu a questo punto che la gara di Marassi del 24 giugno tra Grifoni e bianchi Leoni assunse de facto il ruolo di ultima spiaggia per i vercellesi: una vittoria del Genoa, infatti, avrebbe estromesso la principale rivale, la Pro Vercelli, dalla corsa per il titolo. In uno stadio gremito da più di diecimila spettatori, una rete di Sardi portò il Genoa alla vittoria della partita ed escluse la Pro Vercelli dalla lotta per il titolo. Rimaneva teoricamente ancora in corsa il Padova, che tuttavia perse le rimanenti due partite, prima contro il Genoa e poi contro la Pro Vercelli, chiudendo terzo. Per la consueta passerella conclusiva l'avversaria fu la Lazio, dove militava un giovane Fulvio Bernardini. Prima della gara di ritorno, disputata al Flaminio, i genoani ebbero addirittura l'onore di essere ricevuti dal Papa e da Mussolini. I rossoblu non ebbero problemi a battere i biancocelesti in entrambe le partite (4-1 a Genova e 2-0 a Roma), riuscendo così nell'impresa di vincere il loro ottavo titolo finendo imbattuti in tutte le ventotto gare disputate.
La Pro Italia Taranto fu costretta a ritirarsi dal campionato per mancanza di giocatori, visto che 5 erano militari[21].
Il Comando Marina di Taranto impedì ai marinai di poter giocare le partite contro le squadre composte solo da giocatori civili essendo il campo di proprietà del Comando.
Verdetti
Ideale Bari e Pro Italia Taranto qualificate alla fase finale della Lega Sud.
Sporting Club Lecce sospese l'attività sportiva ufficiale a fine stagione.
Il campionato fu annullato per irregolarità negli accordi fra le società nella definizione del calendario ufficiale. La Lega Sud ne dispose la ripetizione obbligando le squadre a giocare un girone di sola andata e partite in campo neutro.
^Retrocesso dopo spareggi: a Genova, 1º luglio 1923, Spezia-Derthona 0-0 d.t.s.; a Genova, 8 luglio 1923, Spezia-Derthona 3-2.
^Dopo tempi supplementari e sospesa dopo 67' di oltranza (all'epoca le partite non terminavano dopo i tempi supplementari ma venivano prolungate fino alla segnatura di un gol, attuale sudden death, oppure sospese per sopravvenuta oscurità come in questo caso e mandata a ripetere).
^Penalizzato di 1 punto in classifica per una rinuncia. Fino al 1945 le penalizzazioni non andavano mai sotto lo zero: venivano tolti solo i punti attivi fino al loro completo azzeramento e non erano mai applicati punti negativi.