Chianti Montalbano

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Chianti Montalbano
Dettagli
StatoItalia (bandiera) Italia
Resa (uva/ettaro)8,0 t/ha (3 kg/ceppo)
Resa massima dell'uva70%
Titolo alcolometrico
naturale dell'uva
11,0%
Titolo alcolometrico
minimo del vino
11,5%
Estratto secco
netto minimo
21,0 g/l
Riconoscimento
TipoDOCG
Istituito con
decreto del
30/11/2011  
Vitigni con cui è consentito produrlo
[senza fonte]

Il Chianti Montalbano è un vino a DOCG[1] prodotto nella Regione Toscana, nel Montalbano.

Zona di produzione

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Il Montalbano, o Monte Albano, è una catena montuosa che si estende per 16.000 ettari tra le province di Pistoia, Prato e Firenze, in essa è ricompresa la zona di produzione del Chianti Montalbano che abbraccia i comuni di Serravalle Pistoiese, Monsummano Terme, Larciano, Lamporecchio, Quarrata, Carmignano, Poggio a Caiano, Capraia e Limite, Vinci e Cerreto Guidi.

Vitigni con cui è consentito produrlo

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  • Sangiovese 70-100%
  • altri vitigni idonei alla coltivazione nell'ambito della regione Toscana (come sottoelencati). massimo 30%

Inoltre:

  • i vitigni a bacca bianca non potranno, singolarmente o congiuntamente, superare il limite massimo del 10%;
  • i vitigni Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon, non potranno, singolarmente o congiuntamente, superare il limite massimo del 15%.

Vitigni complementari

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  • Vitigni a bacca rossa:

Abrusco, Aleatico, Alicante, Alicante Bouschet, Ancellotta, Barbera, Barsaglina, Bonamico, Bracciola nera, Calabrese, Caloria, Canaiolo, Canina nera, Carignano, Carmenere, Cesanese d'Affile, Ciliegiolo, Colombana nera, Colorino, Foglia Tonda, Gamay, Groppello di S. Stefano, Groppello Gentile, Lambrusco Maestri, Malbech, Malvasia nera, Malvasia Nera di Brindisi, Malvasia Nera di Lecce, Mammolo, Mazzese, Merlot, Montepulciano, Petit Verdot, Pinot Nero, Polleria nera, Prugnolo Gentile, Rebo, Refosco dal Peduncolo Rosso, Sagrantino, Sanforte, Schiava Gentile, Syrah, Tempranillo, Teroldego, Vermentino Nero

  • Vitigni a bacca bianca:

Albana, Albarola, Ansonica, Biancone, Canaiolo Bianco, Chardonnay, Clairette, Durella, Fiano, Grechetto, Greco, Incrocio Bruni 54, Livornese Bianca, Malvasia Bianca di Candia, Malvasia Bianca Lunga, Malvasia Istriana, Manzoni Bianco, Marsanne, Moscato Bianco, Müller-Thurgau, Orpicchio, Petit Manseng, Pinot Bianco, Pinot Grigio, Riesling renano, Riesling Italico, Roussane, Sauvignon, Sémillon, Traminer Aromatico, Trebbiano Toscano, Verdea, Verdello, Verdicchio Bianco, Vermentino, Vernaccia di S. Gimignano, Viogner

Tecniche produttive

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Sono idonei unicamente i vigneti di giacitura collinare ed orientamento adatti, i cui terreni - situati ad un'altitudine non superiore a 700 metri s.l.m., sono costituiti in prevalenza da substrati arenacei, calcareo marnosi, da scisti argillosi, da sabbie e ciottolami.

Sono da considerarsi inadatti i vigneti situati in terreni umidi, su fondi valle e infine i terreni a predominanza di argilla pliocenica e comunque fortemente argillosi.

I nuovi impianti ed i reimpianti dovranno avere una densità non inferiore ai 4 400 ceppi/ettaro.

È vietata ogni forma di allevamento su tetto orizzontale, tipo tendone. Le forme di allevamento tradizionali sono rappresentate dal guyot, da una sua derivazione denominata "archetto toscano" e dal cordone speronato.

È vietata ogni pratica di forzatura, ma consentita l'irrigazione di soccorso.

Nella vinificazione è ammessa la tradizionale pratica enologica del governo all'uso Toscano, che consiste in una lenta rifermentazione del vino appena svinato con uve dei vitigni autorizzati leggermente appassite.

Tutte le operazioni di vinificazione e imbottigliamento debbono essere effettuate nella zona DOCG, ma sono ammesse deroghe su preventiva autorizzazione.

Richiede un invecchiamento almeno fino al 1º marzo dell'anno successivo alla vendemmia.

Caratteristiche organolettiche

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  • colore: colore: rubino vivace tendente al granato con l'invecchiamento;
  • odore: intensamente vinoso, talvolta con profumo di mammola e con più pronunziato carattere di finezza nella fase di invecchiamento;
  • sapore: armonico, sapido, leggermente tannico, che si affina col tempo al morbido vellutato; il prodotto dell'annata che ha subito il «governo» presenta vivezza e rotondità;

Informazioni sulla zona geografica

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Il Chianti nasce in un'area geologicamente assai omogenea, situata a sud dell'Appennino e fra le latitudini che ricomprendono Firenze e Siena.

Una fascia inizia a nord, dalla zona del Mugello verso Rufina e Pontassieve, prosegue lungo i monti del Chianti fino ad arrivare a ricomprendere il territorio del Comune di Cetona. L'altra si origina sul Montalbano e si allaccia alla Val di Pesa con direttrici verso San Gimignano e Montalcino. Il nucleo centrale è contornato da propaggini legate ai sistemi collinari dell'Aretino e del Senese, del Pistoiese, del Pisano e del Pratese. Queste fasce estreme e periferiche sono collegate fra loro da briglie trasversali.

In particolare, il territorio del Chianti, dal punto di vista geologico, per la sua vastità, può essere suddiviso in quattro sistemi, in ordine di età di formazione decrescente: dorsali preappenniniche mio-eoceniche, le colline plioceniche, la conca intermontana del Valdarno Superiore con i depositi pleistocenici, ed i depositi alluvionali.

L'altitudine dei terreni collinari coltivati a vite è compresa mediamente fra i 200 ed i 400 m s.l.m. con giacitura ed orientamento adatti. Il disciplinare di produzione prevede comunque una altitudine massima, per i vigneti, di 700 m sul livello del mare.

Il clima dell'area si inserisce nel complesso climatico cosiddetto della collina interna della Toscana. Il clima del comprensorio può essere definito da "umido" a "subumido", con deficienza idrica in estate. La piovosità media annua è di 867 mm con un minimo di 817 mm ed un massimo di 932 mm. La piovosità massima si registra, di regola, nel mese di novembre con 121 mm e la minima in luglio con 32 mm. Il mese di agosto è quello mediamente più caldo, con temperature medie di oltre 23 °C, mentre il mese più freddo è solitamente gennaio, con temperature medie intorno ai 5 °C.[1]

Il termine Chianti rappresenta, assieme alle tradizioni culturali secolari, alla storia, alla letteratura, alla gastronomia, alla popolazione ivi residente, non solo un grande vino, ma anche un sistema socioeconomico più complesso.

Il grande sviluppo della viticoltura si è avuto con l'avvento della famiglia dei Medici. Già nella seconda metà del Quattrocento, Lorenzo dei Medici, nel Simposio e nella Canzone di Bacco, illustra un clima popolaresco, dove il vino è l'essenza di un teatro di arguzie e banalità, al limite grottesco. Fu dunque, il vino per i Medici, già mercanti e banchieri, un bene ed un dono, fu alimento, merce e simbolo.

Si dice che dai tempi del duro e sagace Cosimo il Vecchio fino allo sfortunato Gian Gastone, il vino preferito a casa Medici fosse quello prodotto nella zona del Chianti. Oltre ai vini di provenienza da tali zone, si beveva, prima a Palazzo di Via Larga, poi a Pitti e sempre nelle Ville medicee del contado, anche vini Schiavo, Vernaccia, Moscatello, Greco, Malvasia, il Ribolla ed il vin cotto. Stretto è il legame che lega la dinastia medicea con la scienza enologica o più semplicemente con il vino. Non a caso, rifacendo nel Cinquecento il duecentesco Palazzo Vecchio, in onore dei Medici, le colonne furono adornate di pampini, tralci ed uve, che ancora, si possono ammirare nel cortile del palazzo.

I Medici furono Signori di Firenze, del contado e, dal Cinquecento, furono Granduchi di Toscana. È naturale dunque che uno dei prodotti più rinomati, della regione, diventasse cura del mondo della politica. Ma, il vino segnò anche l'allegria, il fasto, il desiderio di ebbrezza e di smemoratezza che molti Medici, e Lorenzo fra tutti, coltivarono, non senza una vena segreta di malinconia.

Molte dispute si sono accese per stabilire quanti anni abbia il Chianti. Lamberto Paronetto, in un suo libro, ne menziona l'uso in un atto di donazione del 790 appartenente alla Badia di San Bartolomeo a Ripoli. Dall'atto di donazione si passa, con un salto di molti secoli, ai documenti dell'archivio Datini (1383-1410) di Prato, dove viene anche usato, per la prima volta, il termine "Chianti" per designare un tipo speciale di vino. Comunque, una fra le remote e sicure citazioni della parola "Chianti", riferita al vino, sembra quella apparsa nella sacra rappresentazione di S. Antonio sulla fine del Quattrocento o dei primi anni del Cinquecento.

Tuttavia, nonostante le rare apparizioni quattrocentesche e cinquecentesche della parola, la denominazione corrente di questo vino resterà ancora per parecchio tempo riferita al nome di "vermiglio" o a quello di "vino di Firenze". Solo nel seicento, con l'intensificarsi dello smercio e delle esportazioni, il nome della regione verrà universalmente riconosciuto anche per il celebre prodotto di questa territorio.

Nel settembre del 1716, gli "illustrissimi signori deputati della nuova congregazione sopra il commercio del vino" fissarono i termini del commercio dentro e fuori "li Stati di Sua Altezza Reale", formulando, senza volerlo, il primo vero e proprio disciplinare del "Chianti" e degli altri vini, allora famosi, destinati in futuro a fondersi, nella sua denominazione.

Il Bando affisso "nei luoghi soliti ed insoliti" di Firenze, regolamentava oltre alla zona originaria del Chianti, anche quella del Carmignano, Pomino, e Valdarno di Sopra. L'editto granducale, tra l'altro, comminava pene severe per tutti i casi di contraffazione e di traffico clandestino, anticipando la disciplina per i luoghi di origine, preludio all'odierna denominazione controllata e garantita. Scrivevano all'epoca gli illustrissimi controllori: "tutti quei vini che non saranno prodotti e fatti nelle regioni confinate, non si possono, né devono, sotto qualsiasi pretesto o questo colore, contrattare per navigare, per vino Chianti, Pomino, Carmignano e Val d'Arno di Sopra, sotto le pene contenute nello enunciato bando".

Il bando parlava chiaro: "Premendo all'Altezza Reale del Serenissimo Granduca di Toscana, nostro signore che si mantenga l'antico credito di qualsiasi genere di mercanzie che si stacchino dai suoi felicissimi Stati, non solo per il decoro della Nazione quale ha conservato sempre un'illibata fede pubblica, che per cooperare al possibile per il sollievo dei suoi amatissimi sudditi ...." Fu deciso, quindi, di ordinare la costituzione di un'apposita congregazione, con il compito di vigilare che i vini toscani commessi per navigare, fossero muniti di una garanzia per maggiore sicurezza della qualità loro: " . criminalmente contro i vetturali, i navicellai e altri che maneggiassero detti vini per le frodi fino alla consegna nei magazzini del compratore forestiero o ai bastimenti direttamente e a seconda del danno cagionato riguardante il benefizio pubblico".

Fino poi ad arrivare, all'intuizione del Barone Bettino Ricasoli, con la definizione della base ampelografica del vino Chianti e dell'introduzione di speciali tecniche di vinificazione, quali quella del "governo", utilizzando uve "colorino", preventivamente appassite su stuoie di canne (cannicci). La pratica del "governo", conferisce al vino un più elevato tenore di glicerina e ne risulta una maggiore rotondità di "beva", che lo rende adatto ad accompagnarsi ai piatti tipici toscani, quali salumi, arrosti, carne alla griglia, ecc.

Nel 1870, Ricasoli, scriveva al professor Studiati dell'Università di Pisa: "il vino riceve dal Sangioveto (nome locale del Sangiovese) la dose principale del suo profumo e una certa vigoria di sensazione; dal Canaiolo l'amabilità che tempra la durezza del primo senza togliergli nulla del suo profumo, per esserne pur esso dotato; la Malvasia tende a diluire il prodotto delle prime due uve, ne accresce il sapore e lo rende più leggero e più prontamente adoprabile all'uso della tavola quotidiana".[1]

Specificatamente per il Montalbano, il ritrovamento di vasi di vino all'interno di alcune tombe etrusche e l'assegnazione da parte di Cesare ai suoi veterani, tra il 50 e il 60 a.C., di talune terre tra l'Arno e l'Ombrone coltivate fin da allora a vite, ci riporta un bel po' indietro nel tempo. Uno dei primi documenti sulla produzione vinicola ed olearia di queste colline giunge invece qualche secolo più tardi, sotto il dominio, dei Franchi, nell'804 d.C. Fonte: Sito del Montalbano

La produzione di vino sulle pendici del Montalbano è testimoniata fin dal duecento, quando veniva portato come tributo alla mensa dei vescovi di Pistoia. Tra gli estimatori di questo vino si annoverano Francesco Redi ed Edmondo De Amicis che, pur astemio, faceva uno strappo alla regola per gustarlo.

Disciplinari Chianti comparati nei loro dati principali (Fonte: Mipaaf - Disciplinari di produzione)
normale Classico Colli Aretini Colli Fiorentini Colli Senesi Colline Pisane Montalbano Montespertoli Rùfina Superiore
Max. prod. uva (t/ha) 9,0 7,5 8,0 8,0 8,0 8,0 8,0 8,0 8,0 7,5
Max. prod. uva (kg/ceppo) 3,0 2,0 3,0 3,0 3,0 3,0 3,0 3,0 3,0 3,0
Numero minimo ceppi/ha 4 000 4 400 4 000 4 000 4 000 4 000 4 000 4 000 4 000 4 000
Età minima del vigneto (anni) 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3
Resa uva/vino (%) 70 70 70 70 70 70 70 70 70 70
Titolo alcolometrico naturale minimo (%) 10,5 11,5 11,0 11,0 11,5 11,0 11,0 11,0 11,0 11,5
Estratto non riduttore minimo (g/l) 20 23 21 21 21 21 21 21 21 22
Titolo alcolometrico totale minimo (%) 11,5 12,0 11,5 12,0 12,0 11,5 11,5 12,0 12,0 12,0
Acidità totale minima (g/l) 4,5 4,5 4,5 4,5 4,5 4,5 4,5 4,5 4,5 4,5
Invecchiamento minimo vino (mesi dal 1º gennaio) 3 10 3 9 3 3 3 6 9 9

Precedentemente all'attuale disciplinare questa DOCG era stata:

  • Approvata DOC con DPR 09.08.1967 (G.U. 217 - 30.08.1967)
  • Approvato con DPR 02.07.1984 (G.U. 290 - 20.10.1984)
  • Modificato con DM 08.01.1996 (G.U. 25 - 31.01.1996)
  • Modificato con DM 05.08.1996 (G.U. 219 - 18.09.1996)
  • Modificato con DM 29.10.1996 (G.U. 269 - 16.11.1996)
  • Modificato con DM 08.09.1997 (G.U. 231 - 03.10.1997)
  • Modificato con DM 22.11.1997 (G.U. 284 - 05.12.1997)
  • Modificato con DM 15.03.1999 (G.U. 65 - 19.03.1999)
  • Modificato con DM 10.03.2003 (G.U. 73 - 28.03.2003)
  • Modificato con DM 26.04.2004 (G.U. 103 - 04.05.2004)
  • Modificato con DM 19.06.2009 (G.U. 152 - 03.07.2009)
  • Modificato con DM 19.01.2010 (G.U. 29 - 05.02.2010)
  • Modificata con DM 30.11.2011 (Pubblicato sul sito ufficiale del Mipaaf Sezione Qualità e Sicurezza - Vini DOP e IGP)

Il disciplinare del 1967 prevedeva:

  • Resa in uva: 80 q/ha
  • Resa dell'uva in vino: 70,0%
  • Titolo alcolometrico dell'uva: 10,5%
  • Titolo alcolometrico del vino: 11,5%
  • Estratto secco: 22,0‰
  • Vitigno:
  • colore: rubino vivace tendente al granatocon l'invecchiamento
  • odore: intensamente vinoso, talvolta con profumo di mammola e con più pronunziato carattere di finezza nella fase di invecchiamento
  • sapore: armonico, asciutto, sapido, leggermente tannico che si affina col tempo al morbido vellutato.

Per i vini Chianti è consentita l'immissione al consumo soltanto in bottiglie di vetro di tipo bordolese o in fiaschi tradizionali all'uso toscano. Inoltre deve essere usato esclusivamente il tappo di sughero raso bocca della bottiglia; fanno eccezione i recipienti con tappi a corona o capsule a strappo per le capacità fino a 0,250 litri.

Abbinamenti consigliati

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Salumi toscani, Sugo di coniglio. sugo di cinghiale, carni rosse, selvaggina.

Provincia, stagione, volume in ettolitri

  • Firenze (1990/91) 4921,7
  • Firenze (1991/92) 3732,71
  • Firenze (1992/93) 5856,98
  • Firenze (1993/94) 4548,15
  • Firenze (1994/95) 4839,07
  • Firenze (1996/97) 4811,97
  • Pistoia (1990/91) 9063,71
  • Pistoia (1991/92) 8096,0
  • Pistoia (1992/93) 10755,86
  • Pistoia (1993/94) 6939,83
  • Pistoia (1994/95) 6735,65
  • Pistoia (1995/96) 7254,11
  • Pistoia (1996/97) 7735,0
  • Prato (1996/97) 1867,4
Produzione 2004 (Fonte: Unione Italiana Vini)
Montalbano totale Chianti Montalbano / totale Chianti
Superficie iscritta in ha 103,50 22 395,03 0,46 %
Produzione vino in hl 5 146,21 1 055 262,42 0,49 %

Chianti Montalbano riserva

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Caratteristiche per ottenere la menzione riserva

  • resa in uva non superiore a 7,5 t/ha
  • invecchiamento di almeno due anni
  • titolo alcolometrico volumico totale minimo del 12,5 %
  • estratto non riduttore minimo: 22,0 g/l.

Il periodo di invecchiamento viene calcolato a decorrere dal 1º gennaio successivo all'annata di raccolta delle uve.

Il disciplinare del 1984 prevedeva invece: I vini Chianti prodotti nelle sottozone Colli Aretini, Colli Senesi', Colline Pisane, Montalbano, Montespertoli per aver diritto alla qualifica Riserva, dovranno essere sottoposti ad un invecchiamento di almeno due anni, di cui almeno tre mesi di affinamento in bottiglia, e dovranno avere un titolo alcolometrico volumico totale minimo del 12,5%.

  • Antonio Saltini, Vino, conti e contadini. Cinquant'anni di scontri per le denominazioni del Chianti, Firenze, Nuova Terra Antica, 2009, ISBN 978-88-96459-05-8, pp. 124

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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