Brunello di Montalcino
Brunello di Montalcino | |
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Dettagli | |
Stato | ![]() |
Resa (uva/ettaro) | 8,0 t |
Resa massima dell'uva | 68% |
Titolo alcolometrico naturale dell'uva | 12,0% |
Titolo alcolometrico minimo del vino | 12,5% |
Estratto secco netto minimo | 24,0 g/l |
Riconoscimento | |
Tipo | DOCG |
Istituito con decreto del | 30/11/11 |
Vitigni con cui è consentito produrlo | |
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Il Brunello di Montalcino è un vino rosso a Denominazione di Origine Controllata e Garantita (DOCG)[1] prodotto in Toscana, nel territorio del comune di Montalcino in provincia di Siena. Il Brunello di Montalcino può essere considerato, insieme al Barolo, il vino rosso italiano dotato di maggiore longevità.
Vitigni con cui è consentito produrlo[modifica | modifica wikitesto]
- Sangiovese 100%.
Brunello è il nome che veniva dato localmente a Montalcino a quella che si credeva fosse una varietà di uva. Nel 1879 la Commissione Ampelografica della Provincia di Siena determinò, dopo alcuni anni di esperimenti controllati, che il Sangiovese e il Brunello fossero la stessa varietà di uva.[2] A Montalcino il nome Brunello si trasformò dunque nella designazione del vino prodotto in purezza da uve Sangiovese.[2]
Disciplinare di produzione[modifica | modifica wikitesto]
Le condizioni di coltura dei vigneti devono rispondere ai seguenti requisiti:
- terreni: geocronologicamente attribuibili ad un intervallo di tempo che va dal Cretaceo al Pliocene; comunque idonei a conferire alle uve ed al vino derivato le specifiche caratteristiche qualitative;
- giacitura: collinare;
- esposizione: adatta ad assicurare un'idonea maturazione delle uve;
- densità di impianto: per i nuovi impianti ed i reimpianti a partire dal 1 gennaio 2016 la densità minima dovrà essere di 4 000 ceppi/ha, per gli impianti realizzati sino al 31.12.2015 valgono le norme vigenti al momento dell'impianto, 3.000 ceppi/ha;
- forme di allevamento e sistemi di potatura: quelli generalmente usati e/o comunque atti a non modificare le caratteristiche peculiari dell'uva e del vino;
- pratiche di forzatura: è vietata ogni pratica di forzatura.
È consentito l'uso di indicazioni toponomastiche aggiuntive che facciano riferimento alle vigne dalle quali provengono effettivamente le uve.
Il titolo alcolometrico volumico totale minimo è 12%; qualora si voglia specificare la Vigna di provenienza, le uve devono assicurare al vino un titolo alcolometrico volumico minimo di 12,50%.
Il Brunello di Montalcino deve essere sottoposto ad un periodo di invecchiamento di almeno due anni in contenitori di rovere di qualsiasi dimensione, e di almeno quattro mesi di affinamento in bottiglia, e non può essere immesso al consumo prima del 1º gennaio dell'anno successivo al termine di cinque anni calcolati considerando l'annata della vendemmia.
Il Brunello di Montalcino può portare come qualificazione la dizione "Riserva" se immesso al consumo successivamente al 1º gennaio dell'anno successivo al termine dei sei anni, calcolati considerando l'annata della vendemmia, fermo restando il minimo di due anni di invecchiamento in contenitori di rovere, ma di almeno sei mesi di affinamento in bottiglia.
Potrà essere detenuto il 6% di vino dell'annata in invecchiamento, da usarsi esclusivamente per le colmature, in contenitori di qualsiasi tipologia.
Le operazioni di vinificazione, conservazione, invecchiamento in legno, affinamento in bottiglia ed imbottigliamento devono essere effettuate esclusivamente nella zona di produzione.
Il Brunello di Montalcino deve essere immesso al consumo in bottiglie di tipo bordolese, di vetro scuro e chiuse con tappo di sughero monopezzo, di una delle seguenti capacità: litri 0,375 - 0,500 - 0,750 - 1,500 - 3,000 - 5,000 - 6,000 - 9,000 - 12,000 - 15,000 - 18,000.
Ai fini dell'utilizzazione della denominazione di origine controllata e garantita "Brunello di Montalcino" il vino deve essere sottoposto alle analisi chimico-fisiche ed organolettiche previste dalla normativa vigente.
Caratteristiche organolettiche[modifica | modifica wikitesto]
- colore: rosso rubino intenso tendente al granato;
- odore: caratteristico ed intenso, con richiamo ad aromi di geranio, ciliegia e spezie[3];
- sapore: asciutto, caldo, un po' tannico, robusto, armonico, persistente.
Informazioni sulla zona geografica[modifica | modifica wikitesto]
Il territorio di produzione del vino Brunello di Montalcino, si trova in provincia di Siena nella Toscana sud-orientale a 40 chilometri a sud della città di Siena. Il territorio di produzione, che ha una superficie complessiva di 243,62 chilometri quadrati, è delimitato dalle valli dei tre fiumi Orcia, Asso e Ombrone, assume una forma quasi quadrata, i cui lati misurano mediamente 15 chilometri. L'area così definita si sviluppa in altezza dal livello di circa 120 metri sul livello del mare lungo i fiumi, fino a circa 650 metri a ridosso del Poggio Civitella che è il punto più alto del territorio. La collina di Montalcino ha numerosi ambienti pedologici, essendosi formata in ere geologiche diverse, riconducibili ad arenarie, anche miste a calcari, ad alberese e a galestro, nonché a terreni con granulometrie miste talvolta tendenti al sabbioso, talvolta tendenti all'argilloso. La collina di Montalcino dista 40 km in linea d'aria dal mare ubicato ad Ovest e circa 100 km dalla catena appenninica che attraversa l'Italia Centrale, posizionata verso Est. Il clima è mediterraneo, ma comunque tendenzialmente asciutto; ha anche delle connotazioni continentali data la posizione intermedia tra il mare e le montagne dell'Appennino Centrale. Questo è dimostrato dalle medie delle precipitazioni e delle temperature rilevate. Le precipitazioni sono concentrate nei mesi primaverili e autunnali, come avviene nei climi mediterranei e la media annuale delle precipitazioni è di circa 700 millimetri. In inverno, sopra i 400 metri, sono possibili le nevicate. La fascia di media collina non è interessata da nebbie, gelate o brinate tardive, mentre la frequente presenza di vento garantisce le condizioni migliori per lo stato sanitario delle piante. Durante l'intera fase vegetativa le temperature sono prevalentemente miti e con elevato numero di giornate serene, caratteristica ideale ad assicurare una maturazione graduale e completa dei grappoli.[1]
Storia[modifica | modifica wikitesto]
Anche se il Brunello di Montalcino "moderno" è invenzione della famiglia nobiliare Biondi Santi, la vocazione del territorio di Montalcino a produrre vini di grande qualità è nota da molti secoli. Già nel Medioevo gli statuti comunali regolamentavano la data d'inizio vendemmia, mentre durante l'assedio del 1553, il vino non mancò mai e Biagio di Monluc, alla difesa delle mura montalcinesi, per dissimulare le sofferenze "si arrubinava il volto con il robusto vino". Secondo il bolognese Leandro Alberti (1550-1631), Montalcino è: "molto nominato per li buoni vini che si cavano da quelli ameni colli.". L'auditore granducale Bartolomeo Gherardini nella sua visita a Montalcino del 1676-1677 segnala la produzione di 6050 some di vino descritto come " vino gagliardo, non però in gran quantità". Charles Thompson nel 1744 dice che "Montalcino non è molto famosa eccetto che per la bontà dei suoi vini".[1]
Fino alla seconda metà dell'Ottocento il vino più conosciuto ed apprezzato della zona era un vino bianco dolce, il Moscadello di Montalcino. Clemente Santi, un farmacista e rinomato autore nel campo delle scienze naturali, iniziò a sperimentare verso la metà dell'Ottocento la produzione di un vino rosso. Presentò alla "Esposizione dei prodotti naturali e industriali della Toscana" in Firenze due bottiglie di "vino rosso puro 1852".[2] La prima citazione scritta di un vino chiamato Brunello tuttavia avvenne nel 1869, quando Clemente Santi vinse due medaglie d'argento per il suo “vino rosso scelto (Brunello) del 1865” alla Fiera Agricola di Montepulciano.[2] Seguendo l'esempio di Santi altre famiglie locali iniziarono a produrre Brunello. Nel 1893 il Ministero dell'Agricoltura premia un vino di Raffaello Padelletti e all'inizio del Novecento il Brunello di Riccardo Paccagnini vince molti riconoscimenti sia nazionali (Esposizione Franco Italiana di Roma nel 1910), sia internazionali (Grand Prix per il Brunello 1894 e Medaille d'Or per uno del 1899). Il professor Martini della Scuola di Viticoltura e Enologia di Conegliano Veneto, nel 1885, in una conferenza su "La ricchezza avvenire della provincia senese", mette in evidenza che il Senese "è ormai conosciuto su tutti i mercati vinicoli nazionali ed anche nei principali esteri, per vari tipi di vino tra cui il Brunello di Montalcino".[1] Il nipote Ferruccio Biondi Santi ereditò da Clemente Santi la tenuta nel 1885 e la sua passione per la viticultura e l'enologia prese forma in lunghi anni di collaborazione con il nonno, dopo aver combattuto, solo diciassettenne, da Garibaldino nella battaglia di Bezzecca del 1866.[2] Il suo ruolo e la sua importanza per lo sviluppo del nuovo vino fu tale che nel 1932 il Ministero dell'Agricoltura scrisse un dettagliato rapporto sulla viticultura toscana dove dichiarò che il vino Brunello era “una recente creazione del Dott. Ferruccio Biondi Santi di Montalcino.”[2]
Tuttavia il Brunello rimase per molti anni un vino conosciuto ed apprezzato ma prodotto in quantità molto limitate. Nell'edizione del 1902 della "Guida vinicola della Toscana" di Edoardo Ottavi e Arturo Merescalchi vengono citati solo tre produttori di Brunello: Ferruccio Biondi Santi, Raffaello e Carlo Padelletti.[2]
Le vicissitudini dell'inizio del XX secolo portarono ad un decadimento della produzione vitienologica e pochissimi produttori tennero viva la produzione montalcinese fra le due guerre. Il Brunello di Montalcino fu presentato da alcune aziende alla Mostra dei Vini Tipici Senesi tenutesi a Siena nel 1932, 1933 e 1935. Dopo la seconda guerra mondiale si iniziò nuovamente a pensare alla produzione vitivinicola e alcuni ebbero la lungimiranza di proiettarsi nel futuro, accordandosi sulle regole di produzione del Brunello di Montalcino.[1] Dopo il 1950 la fama del Brunello di Montalcino si estese prima in Italia e poi all'estero grazie alla attività promozionale fatta da Francesca Cinelli Colombini della Fattoria dei Barbi[4] e dopo che il vino fu offerto alla regina Elisabetta, in un pranzo all'ambasciata italiana a Londra dal presidente Saragat in vista ufficiale[5].
Precedentemente all'attuale disciplinare questo vino è stato riconosciuto DOC con DPR 28.03.1966 (GU 132 - 30.06.1966), successivamente è stato riconosciuto DOCG con DPR 01.07.1980 (GU 314 - 15.11.1980), modificato con DPCM 04.1.1991 (GU 80 - 04.04.1992), rettificato (GU 153 -01.07.1992), di nuovo modificato con DM 24.06.1996 (GU 157 - 06.07.1996), ulteriormente modificato con DM 19.05.1998 (GU 133 - 10.06.1998) e infine modificato con DM 30.11.2011 (Pubblicato sul sito ufficiale del Mipaaf Sezione Qualità e Sicurezza - Vini DOP e IGP)[1]
Secondo il disciplinare del 1966 il "Brunello di Montalcino" risultava un vino ottenuto dalla fermentazione di uva Sangiovese in purezza con le seguenti caratteristiche:
- resa uva: 70 q
- resa vino: 68,0%
- titolo uva: 12,0%
- titolo vino: 12,5%
- estratto secco: 24,0‰
- colore: rosso rubino intenso tendente al granato;
- odore: caratteristico ed intenso;
- sapore: asciutto, caldo, un po' tannico, robusto, armonico, persistente.
- periodo di invecchiamento di almeno due anni in contenitori di rovere di qualsiasi dimensione, e di almeno quattro mesi di affinamento in bottiglia
- commercializzazione non prima del 1º gennaio dell'anno successivo al termine di cinque anni calcolati considerando l'annata della vendemmia.
- Con dicitura Riserva se immesso al consumo successivamente al 1º gennaio dell'anno successivo al termine di sei anni, calcolati considerando l'annata della vendemmia, fermo restando il minimo di due anni di invecchiamento in contenitori di rovere, e di almeno sei mesi di affinamento in bottiglia.
Abbinamenti consigliati[modifica | modifica wikitesto]
L'eleganza e il corpo armonico del vino permettono abbinamenti con piatti molto strutturati e compositi quali le carni rosse, la selvaggina da penna e da pelo, eventualmente accompagnate da funghi e tartufi. Trova abbinamento ottimale anche con piatti della cucina internazionale a base di carni o con salse. Il Brunello è anche vino da abbinamento ottimale con formaggi: tome stagionate e formaggi strutturati. Inoltre, per le sue caratteristiche, è godibile anche quale vino da meditazione. Il vino Brunello di Montalcino deve essere servito in bicchieri dalla forma ampia, al fine di poterne cogliere l'aroma composito ed armonioso. Dovrà essere servito ad una temperatura di circa 18 °C - 20 °C.[1]
Molto interessante anche l'abbinamento con il pecorino toscano.
Produzione[modifica | modifica wikitesto]
Provincia | Stagione | Volume (hl) |
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Siena | 1990/91 | 40249,6 |
Siena | 1991/92 | 41411,62 |
Siena | 1992/93 | 43773,82 |
Siena | 1993/94 | 53192,11 |
Siena | 1994/95 | 47185 |
Siena | 1995/96 | 35035,3 |
Siena | 1996/97 | 57948,52 |
Valutazione delle annate[modifica | modifica wikitesto]

La qualità del vino, la sua longevità e le sue caratteristiche possono variare, anche sensibilmente, nelle singole annate.
Risulta fondamentale, a tal proposito, l'andamento climatico durante la fase vegetativa (aprile-settembre), con le precipitazioni, le temperature e le escursioni termiche giornaliere che incidono profondamente sulle caratteristiche finali del prodotto di ogni singolo anno.
Tra le annate eccezionali sono da ricordare il 1945, 1955, 1961, 1964, 1970, 1975, 1985, 1982, 1988, 1990, 1995, 1997, 2004, il 2006 e il 2010. Di seguito è riportata la tabella con la valutazione delle annate dal 1945 in poi, con la previsione delle annate in affinamento.[6]
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Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ a b c d e f g Decreto ministeriale 30 novembre 2011, n. 24457, in materia di "Disciplinare di produzione"
- ^ a b c d e f g Kerin O'Keefe, Brunello di Montalcino. Understanding and Appreciating One of Italy's Greatest Wines, University of California Press, 2012, ISBN 0-520-26564-5.
- ^ Panorama, 12 febbraio 2014, p. 105.
- ^ Micaela Cappellini, Addio a Francesca Cinelli Colombini, la signora del Brunello, su Il Sole24ore, 30 dicembre 2022. URL consultato il 1º gennaio 2023.
- ^ Antonio Saltini, Scene di storia di un grande vino. Visita alle cantine di Franco Biondi Santi, Previdenza agricola, ago-sett. 2000
- ^ Valutazione in stelle delle annate dal 1945 ad oggi, su consorziobrunellodimontalcino.it. URL consultato il 9 aprile 2019.
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
- Emanuele Pellucci, Brunello di Montalcino. Un vino, una storia, Firenze, Stabilimento Poligrafico Fiorentino, 1986.
- (EN) Kerin O'Keefe, Brunello di Montalcino. Understanding and Appreciating One of Italy's Greatest Wines, University of California Press, 2012, ISBN 0-520-26564-5.
Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]
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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- Consorzio del vino Brunello di Montalcino, su consorziobrunellodimontalcino.it.