Barbaresco (vino)

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Barbaresco
Barbaresco del 2016
Dettagli
StatoItalia Italia
Resa (uva/ettaro)8,0 t
Resa massima dell'uva70,0%
Titolo alcolometrico
naturale dell'uva
12,0%
Titolo alcolometrico
minimo del vino
12,5%
Estratto secco
netto minimo
22,0‰
Riconoscimento
TipoDOCG
Istituito con
decreto del
30/11/2011  
Vitigni con cui è consentito produrlo
[senza fonte]
Bottiglie di Barbaresco

Il Barbaresco è un vino DOCG. La zona di origine delle uve atta a produrre i vini a denominazione di origine controllata e garantita «Barbaresco» comprendente i territori già delimitati con decreto ministeriale 31 agosto 1933, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 238, del 12 ottobre 1933, nonché quelli per i quali ricorrono le condizioni di cui al secondo comma dell'art. 1 del decreto del Presidente della Repubblica 12 luglio 1963, n. 930, include l'intero territorio dei comuni di Barbaresco, Neive, Treiso (già frazione di Barbaresco) e la parte della frazione «San Rocco» già facente parte del comune di Barbaresco ed aggregata al comune di Alba, ricadenti nella provincia di Cuneo.[1]

Vitigni con cui è consentito produrlo[modifica | modifica wikitesto]

Tecniche di produzione[modifica | modifica wikitesto]

Per i nuovi impianti e i reimpianti la densità non può essere inferiore a 3 500 ceppi/ha.

Si richiedono terreni argillosi, calcarei e loro eventuali combinazioni; giacitura: collinare; sono da escludere categoricamente i terreni di fondovalle, umidi, pianeggianti e non sufficientemente soleggiati.

L'altitudine non può superare i 550 m s.l.m. Sono da escludere i terreni esposti a nord.

Le forme di coltivazione consentite sono a controspalliera sistema di potatura Guyot. È vietata ogni pratica di forzatura.

Richiede un invecchiamento di almeno 26 mesi a decorrere dal 1º novembre dell'anno di produzione delle uve di cui almeno 9 in recipienti di legno.

Tutte le operazioni di appassimento delle uve, vinificazione, invecchiamento e imbottigliamento, debbono essere effettuate nella zona DOCG.

Caratteristiche organolettiche[modifica | modifica wikitesto]

  • colore: rosso granato;
  • odore: intenso e caratteristico;
  • sapore: asciutto, pieno, armonico;

Informazioni sulla zona geografica[modifica | modifica wikitesto]

 Bene protetto dall'UNESCO
Paesaggio vitivinicolo del Piemonte - Le Colline del Barbaresco
 Patrimonio dell'umanità
TipoCulturali
Criterio(iii) (v)
PericoloNon in pericolo
Riconosciuto dal2014
Scheda UNESCO(EN) The Vineyard Landscape of Piedmont: Langhe-Roero and Monferrato
(FR) Scheda

Il Barbaresco nasce nelle Langhe, termine che secondo alcuni studiosi deriverebbe da "Langues", che non sono altro che delle lingue di terra che si estendono in un vivace gioco di profili, modulati dal mutare delle stagioni. Dal punto di vista geologico, le Langhe hanno origine nell'Era Terziaria o Cenozoica, iniziata quasi 70 milioni di anni fa. La marna tufacea bianca caratterizza il comprensorio di produzione, sulle colline alte a dominare il fiume Tanaro. Il terreno di cui è composto il territorio nella sua massima parte appartiene a quella formazione geologica che si chiama "terreno tortoriano", uno dei 14 strati dai quali è formata la pila dei terreni sedimentari che compongono il bacino terziario del Piemonte. Il terreno tortoniano è caratterizzato da marne e sabbie straterellate. Queste marne sono di un colore grigio-bluastro, non molto resistenti e danno luogo a colline biancheggianti piuttosto basse e rotondeggianti, che sono molto favorevoli alla coltivazione della vite.[1]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il Barbaresco è una delle prime denominazioni riconosciute in Italia nel 1966 insieme al Barolo.

La coltivazione del Nebbiolo in questa zona ha origini molto antiche: secondo alcuni furono i Galli i primi ad essere attratti dal vino Barbaritium e per questo giunsero in Italia; altri sostengono che il Barbaresco derivi il suo nome dai popoli Barbari che causarono la caduta dell'impero romano.[1]

Sebbene Barbaresco fosse conosciuta per la qualità delle sue uve Nebbiolo, spesso vendute a produttori di Barolo, la data riconosciuta di nascita del vino Barbaresco è il 1894, quando la Cantina Sociale di Barbaresco fu fondata.[2] Un ruolo fondamentale fu quello del generale Paolo Francesco Staglieno, responsabile della prima versione del vino da uve Nebbiolo secco attorno al 1830, che assunse progressivamente il nome del luogo della sua prima origine: Barolo.[2] Domizio Cavazza, un giovane e brillante agronomo nato a Modena, venne nominato come primo Direttore della Scuola Enologica Reale di Alba nel 1881 e si appassionò subito di Barbaresco, dove comprò una tenuta nel 1886.[2] Coltivò Nebbiolo e con un gruppo di nove viticultori fondò la Cantina Sociale, che venne dotata di botti e equipaggiamento enologico per produrre quello che viene considerato il primo vino ufficialmente chiamato Barbaresco. Dopo un buon inizio Barbaresco affrontò un periodo difficile con la seconda guerra mondiale e la prematura morte di Cavazza nel 1915.[2]

Nel comune di Neive, al servizio del conte di Castelborgo, operò l'enologo e mercante Louis Oudart che attrezzò la cantina e che produsse con le uve Nebbiolo un vino secco, stabile e quindi commerciabile, che con il nome "Neive" ottenne una medaglia d'oro all'Esposizione di Londra del 1862. Con le stesse tecniche utilizzate dall'Oudart per il "Neive", trent'anni più tardi fu prodotto nel castello di Barbaresco il primo vino Barbaresco.

Non fu fino alla fine degli anni '50 che Barbaresco riguadagnò la propria fama grazie soprattutto ad una nuova generazione di giovani produttori, tra cui Bruno Giacosa e Angelo Gaja.[2] Inoltre, il parrocco di Barbaresco, Don Fiorino Marengo, fondò la cantina cooperativa Produttori del Barbaresco, continuatrice della originale visione di Cavazza di creare una cooperativa che facesse vini eccellenti e consentisse di fermare l'esodo di giovani agricoltori che abbandonavano la campagna.[2]

Precedentemente all'attuale disciplinare questo vino era stato riconosciuto DOC con DPR 23.04.1966 (G.U.145-14.06.1966) che prevedeva:

  • denominazione: Barbaresco
  • resa uva: 80 q
  • resa vino: 65,0%
  • titolo uva: 12,0%
  • titolo vino: 12,5%
  • estratto secco: 23,0‰
  • vitigno: Nebbiolo 100.0%
  • colore: granato con riflessi aranciati.
  • odore: profumo caratteristico, etereo, con note di pepe verde, spezie e mandorla amara.
  • sapore: elegante fine, di corpo, speziato.

Successivamente è stato approvato DOCG con DPR 03.10.1980 (G.U. 242 - 03.09.1981). Il disciplinare è stato modificato una prima volta con DM 21.02.2007 (G.U. 51 - 02.03.2007), una seconda volta con DM 16.04.2010 (G.U. 95 - 24.04.2010) ed una terza volta con DM 30.11.2011 (pubblicato sul sito ufficiale del Mipaaf Sezione Qualità e Sicurezza Vini DOP e IGP)[1]

Abbinamenti consigliati[modifica | modifica wikitesto]

Arrosti, bollito misto, selvaggina e formaggi stagionati.

Menzioni geografiche aggiuntive[modifica | modifica wikitesto]

La DOCG "Barbaresco" e "Barbaresco riserva" può essere seguita da una delle seguenti menzioni geografiche aggiuntive: Albesani, Asili, Ausario, Balluri, Basarin, Bernadot, Bordini, Bricco di Neive, Bricco di Treiso, Bric Micca, Ca' Grossa, Canova, Cars, Casot, Castellizzano, Cavanna, Cole, Cottà, Currà, Faset, Fausoni, Ferrere, Gaia-Principe, Gallina, Garassino, Giacone, Giacosa, Manzola, Marcarini, Marcolino, Martinenga, Meruzzano, Montaribaldi, Montefico, Montersino, Montestefano, Muncagota, Nervo, Ovello, Paje', Pajore', Pora, Rabaja', Rabaja-Bas, Rio Sordo, Rivetti, Rizzi, Roccalini, Rocche Massalupo, Rombone, Roncaglie, Roncagliette, Ronchi, San Cristoforo, San Giuliano, San Stunet, Secondine, Serraboella, Serracapelli, Serragrilli, Starderi, Tre Stelle, Trifolera, Valeirano, Vallegrande e Vicenziana.[1]

Produzione[modifica | modifica wikitesto]

Provincia, stagione, volume in ettolitri

  • Cuneo (1990/91) 18848,12
  • Cuneo (1991/92) 18064,0
  • Cuneo (1992/93) 16219,0
  • Cuneo (1993/94) 16349,0
  • Cuneo (1994/95) 14155,88
  • Cuneo (1995/96) 14915,0
  • Cuneo (1996/97) 19439,45

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e Disciplinare di produzione
  2. ^ a b c d e f Kerin O'Keefe, Barolo and Barbaresco: the King and Queen of Italian Wine, California University Press, 2014, ISBN 9780520273269

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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