Emilio Colombo
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Emilio Colombo | |
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Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana | |
Durata mandato | 6 agosto 1970 – 17 febbraio 1972 |
Capo di Stato | Giuseppe Saragat Giovanni Leone |
Vice presidente | Francesco De Martino |
Predecessore | Mariano Rumor |
Successore | Giulio Andreotti |
Presidente del Consiglio dell'Unione europea | |
Durata mandato | 1º luglio 1971 – 31 dicembre 1971 |
Predecessore | Georges Pompidou |
Successore | Pierre Werner |
Ministro degli affari esteri | |
Durata mandato | 4 aprile 1980 – 4 agosto 1983 |
Presidente | Arnaldo Forlani Giovanni Spadolini Amintore Fanfani |
Predecessore | Attilio Ruffini |
Successore | Giulio Andreotti |
Durata mandato | 1º agosto 1992 – 28 aprile 1993 |
Presidente | Giuliano Amato |
Predecessore | Vincenzo Scotti |
Successore | Beniamino Andreatta |
Ministro delle finanze | |
Durata mandato | 8 luglio 1973 – 15 marzo 1975 |
Presidente | Mariano Rumor |
Predecessore | Athos Valsecchi |
Successore | Mario Tanassi |
Ministro del tesoro | |
Durata mandato | 22 giugno 1963 – 6 agosto 1970 |
Presidente | Giovanni Leone Aldo Moro Mariano Rumor |
Predecessore | Roberto Tremelloni |
Successore | Mario Ferrari Aggradi |
Presidente del Parlamento europeo | |
Durata mandato | 1977 – 1979 |
Predecessore | Georges Spénale |
Successore | Simone Veil |
Presidente della Commissione per gli affari esteri del Parlamento europeo | |
Durata mandato | luglio 1979 – aprile 1980 |
Predecessore | nessuno |
Successore | Mariano Rumor |
Sindaco di Potenza | |
Durata mandato | giugno 1952 – dicembre 1954 |
Predecessore | Pietro Scognamiglio |
Successore | Vincenzo Solimena |
Deputato della Repubblica Italiana | |
Durata mandato | 16 luglio 1946 – 9 settembre 1992 |
Legislature | AC, I, II, III, IV, V, VI, VII, VIII, IX, X, XI (fino al 9/09/1992) |
Gruppo parlamentare |
Democrazia Cristiana |
Circoscrizione | Basilicata |
Collegio | Potenza |
Incarichi parlamentari | |
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Sito istituzionale | |
Europarlamentare | |
Durata mandato | 10 giugno 1979 – 14 giugno 1984 |
Legislature | I |
Gruppo parlamentare |
Gruppo Misto (2003-2008) UDC e autonomie (2008-2013) Per le Autonomie - PSI (2013) |
Sito istituzionale | |
Durata mandato | 18 giugno 1989 – 9 giugno 1994 |
Legislature | III |
Gruppo parlamentare |
PPE |
Incarichi parlamentari | |
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Senatore della Repubblica Italiana Senatore a vita | |
Durata mandato | 14 gennaio 2003 – 24 giugno 2013 (93 anni) |
Legislature | XIV, XV, XVI, XVII |
Circoscrizione | Italia meridionale |
Tipo nomina | Nomina presidenziale di Carlo Azeglio Ciampi |
Incarichi parlamentari | |
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Sito istituzionale | |
Dati generali | |
Partito politico | DC (1945-1994) PPI (1994-2001) DE (2001-2002) Indipendente (2002-2013) |
Titolo di studio | Laurea in giurisprudenza |
Professione | Giornalista |
Emilio Colombo (Potenza, 11 aprile 1920 – Roma, 24 giugno 2013) è stato un politico italiano. Esponente di spicco della Democrazia Cristiana, è stato presidente del Consiglio, più volte ministro (in particolare Ministro degli affari esteri, Ministro delle finanze, Ministro del tesoro e Ministro del bilancio) e presidente del Parlamento Europeo e presidente della Commissione per gli affari esteri del Parlamento europeo. Senatore a vita dal 2003, alla sua morte era l'ultimo membro ancora in vita dell'Assemblea Costituente.
Biografia[modifica | modifica wikitesto]
Laureato in giurisprudenza, intraprese la sua attività politica come segretario generale della Gioventù di Azione Cattolica. Fu eletto per la prima volta deputato all'Assemblea Costituente nel 1946, per poi essere riconfermato in tutte le legislature fino alle dimissioni da deputato nel 1992. Membro storico della Democrazia Cristiana, fu anche parlamentare europeo dal 1976 al 1980 e dal 1989 al 1992.
Emilio Colombo fu uno dei più giovani padri costituenti, eletto nel 1946 a 26 anni con 26.000 voti; in seguito a questo successo elettorale Francesco Saverio Nitti, che in passato aveva definito il giovane Colombo un "sagrestanello"[1], sarà costretto ad ammettere: «è un colombo che volerà»[2]. Dopo aver rivestito in numerosi governi l'incarico di sottosegretario all'Agricoltura, fu ministro dell'Agricoltura nel I governo Segni e nel governo Zoli, passò quindi al Commercio con l'Estero nel secondo governo Fanfani e all'Industria, Commercio e Artigianato nei governi Segni II, Tambroni, Fanfani III e Fanfani IV.
Nel 1950, in qualità di onorevole, venne incaricato dal presidente del consiglio Alcide De Gasperi di studiare un disegno di legge finalizzato al risanamento dei Sassi di Matera.[3] La proposta di legge di Colombo venne consegnata a De Gasperi nel 1951, presentata in parlamento come disegno di legge n. 2141 “Risanamento dei Sassi di Matera”, ed infine approvata all'unanimità il 17 maggio del 1952 come la “Legge speciale per il risanamento dei Sassi” (n. 619)[3] che, in virtù del suo propositore, divenne nota anche come "Legge Colombo".[4]
Il 14 giugno 1952 fu eletto sindaco di Potenza, incarico che lascerà nel dicembre 1954.
Come ministro dell'Industria, commercio e artigianato, nel 1959 costituì una commissione di giuristi e alti funzionari, della quale fu presidente avendo come vice Francesco Santoro Passarelli, con l'incarico di redigere una proposta di riforma del diritto delle società. A questa commissione ne seguiranno altre due nominate dal ministro di Grazia e Giustizia e il cammino della riforma si concluderà quindici anni più tardi con l'emanazione della legge n. 216 del 7 giugno 1974.
Fu uno dei maggiori artefici dell'elezione alla presidenza della Repubblica di Antonio Segni, del quale era stato uno dei principali collaboratori in occasione della Riforma agraria del 1950.
Dal 21 giugno 1963 al 6 agosto 1970 fu Ministro del tesoro. In tale veste non si discostò dalla linea della Banca d'Italia e applicò una politica di ortodossia finanziaria (opposta alla linea keynesiana preconizzata da Antonio Giolitti, Ministro del bilancio dal 4 dicembre 1963 al 22 luglio 1964). Nell'estate 1963, la linea intransigente del Tesoro e della Banca d'Italia riuscì ad arginare in breve tempo l'improvvisa e vertiginosa impennata dell'inflazione, che rappresenterà un primo inquietante segnale di quello che avverrà dieci anni più tardi in occasione della prima crisi petrolifera.
Nel gennaio del 1966, Colombo presiedette la riunione del Consiglio dei Ministri delle Comunità Europee in cui venne raggiunto il compromesso di Lussemburgo che reintegrò la Francia nel mercato europeo comune, dopo il periodo detto della "sedia vuota". Fu presidente del Consiglio tra il 6 agosto 1970 e il 17 febbraio 1972 (il primo proveniente dalla Basilicata dall'avvento della Repubblica, il secondo dall'unità d'Italia dopo Francesco Saverio Nitti). Sotto il suo governo, il 1º dicembre 1970, nonostante l'opposizione della Democrazia Cristiana, del Movimento Sociale Italiano, della Südtiroler Volkspartei e dei monarchici del Partito Democratico Italiano di Unità Monarchica, e con i voti favorevoli del Partito Socialista Italiano, del Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria, del Partito Comunista Italiano, del Partito Socialista Democratico Italiano, del Partito Repubblicano Italiano, del Partito Liberale Italiano, viene approvata la legge 1º dicembre 1970, n. 898 - "Disciplina dei casi di scioglimento del matrimonio" (la cosiddetta legge Fortuna-Baslini), risultato della combinazione del progetto di legge di Loris Fortuna con un altro pdl presentato dal deputato liberale Antonio Baslini, che istituisce per la prima volta il divorzio in Italia.
Prima dell'esperienza alla guida del governo e nel periodo successivo guidò a più riprese importanti dicasteri come il Tesoro, le Finanze, il Bilancio e gli Esteri. Dal 1977 al 1979 fu Presidente del Parlamento Europeo. Nel 1979 ricevette il Premio Carlo Magno: fu il terzo italiano a ricevere questa onorificenza dopo Alcide De Gasperi e Antonio Segni.

Ministro degli affari esteri nel Governo Forlani, nel primo e nel secondo Governo Spadolini nonché nel quinto Governo Fanfani, divenne fautore di una linea di chiaro orientamento atlantista, anche se non sempre in totale accordo con l'amministrazione americana, come nel caso della cosiddetta "guerra dell'acciaio", quando l'Italia respinse le richieste statunitensi di sanzioni economiche verso l'Unione Sovietica.[5]
Colombo partecipò attivamente alla trasformazione della Democrazia Cristiana nel nuovo Partito Popolare Italiano (PPI), avvenuta nel 1994. In occasione del primo congresso del partito, nel luglio del 1994, fu tra i principali sostenitori della candidatura alla segreteria di Rocco Buttiglione. Tuttavia, nella competizione che nel 1995 divise il PPI tra i favorevoli a un'alleanza di centrodestra con Berlusconi (guidati dal segretario Rocco Buttiglione) e i favorevoli a un'alleanza di centrosinistra con Prodi (guidati da Gerardo Bianco), sostenne quest'ultima posizione, prendendo le distanze da Buttiglione. Furono quelli anche gli anni del processo per mafia a Giulio Andreotti, che rappresentò un pesante contraccolpo per la Democrazia Cristiana, favorendone la fine.
Pur senza incarichi di partito e uscito dal Parlamento dall'agosto 1992 per effetto della decisione del partito di rendere incompatibili le cariche di ministro e di parlamentare, militò nel PPI fino al 2001, quando abbandonò il partito in polemica con la dirigenza che non gli aveva riservato un collegio al Senato per le elezioni politiche del 2001.
Fu coinvolto in una vicenda di spaccio di cocaina e prostitute nel 2003.
Passò quindi a Democrazia Europea di Sergio D'Antoni che lo candidò al Senato in un collegio della Basilicata, dove tuttavia non venne eletto. Dal 1986 al 2003 fu presidente dell'Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori, ente fondatore della Università Cattolica del Sacro Cuore. Dal 1993 al 1995 fu presidente dell'Internazionale Democratico-Cristiana. Fu nominato senatore a vita nel 2003 da Carlo Azeglio Ciampi.
Dopo le elezioni politiche del 2006, Colombo sostenne con il suo voto il secondo governo Prodi. Nella XVI legislatura ha aderito al gruppo dell'UDC-SVP-Autonomie al Senato, insieme con i colleghi senatori a vita Francesco Cossiga e Giulio Andreotti. Il 7 ottobre 2011 a Losanna ricevette la medaglia d'oro della Fondazione Jean Monnet in riconoscimento dei suoi meriti nella nascita e nello sviluppo della Comunità Economica Europea e dell'Unione europea.[6]
In un articolo de L'Espresso del 27 febbraio del 2007 Eugenio Scalfari ha criticato la sua contrarietà alle unioni di fatto, considerandola incoerente con la sua omosessualità[7].
Il 15 marzo 2013, a seguito della rinuncia del senatore Giulio Andreotti, Colombo ha svolto le funzioni di presidente provvisorio del Senato della Repubblica in quanto senatore più anziano. Ha quindi diretto le votazioni che hanno portato all'elezione del senatore Pietro Grasso alla seconda carica dello Stato.
Dal 6 maggio 2013 (giorno della scomparsa di Giulio Andreotti) fino alla morte fu l'unico padre costituente ancora in vita.[8]
Viene sepolto nel cimitero comunale di Potenza.
Uffici di governo[modifica | modifica wikitesto]

- Sottosegretario di Stato all'Agricoltura e Foreste nel quinto e sesto Governo De Gasperi
- Sottosegretario di Stato ai Lavori Pubblici nell'ottavo Governo De Gasperi, nel Governo Pella, nel I Governo Fanfani, nel Governo Scelba
- Ministro dell'Agricoltura e Foreste ed Alto Commissario per l'alimentazione nel primo Governo Segni e nel Governo Zoli.
- Ministro del Commercio con l'Estero nel secondo Governo Fanfani.
- Ministro dell'Industria e Commercio nel secondo Governo Segni, nel Governo Tambroni, nel terzo e quarto Governo Fanfani
- Ministro del Tesoro nel primo Governo Leone, nel primo, secondo e terzo Governo Moro, nel secondo Governo Leone, nel primo, secondo e terzo Governo Rumor, e nel primo Governo Andreotti, nel quinto Governo Rumor, nel quarto e quinto Governo Moro
- Ministro del Bilancio e Programmazione Economica nel secondo Governo Leone e nel Governo Goria
- Presidente del Consiglio dei ministri dal 6 agosto 1970 al 17 febbraio 1972
- Ministro della Giustizia ad interim nel Governo Colombo 1 al 17 febbraio 1972
- Ministro senza portafoglio con delega per i compiti politici particolari e di coordinamento, con speciale riguardo alla Presidenza della delegazione italiana all'ONU nel secondo Governo Andreotti
- Ministro delle Finanze nel quarto Governo Rumor e nel Governo De Mita
- Ministro degli Affari Esteri nel secondo Governo Cossiga, nel Governo Forlani, nel primo e secondo Governo Spadolini, nel quinto Governo Fanfani (nell'assumere questi incarichi si dimise dal Parlamento europeo), nel I Governo Amato (nell'assumere questo incarico si dimise dal Parlamento italiano).
Inchieste giudiziarie[modifica | modifica wikitesto]
Il 24 novembre 2003 Emilio Colombo fu coinvolto nell'inchiesta sul giro di cocaina e prostituzione detta "operazione Cleopatra", sostenendo che il suo consumo avveniva per fini terapeutici[9]; il politico porgerà, in seguito, le sue scuse alla Nazione.[1]
Nella cultura di massa[modifica | modifica wikitesto]
- Nel 1972 Lucio Fulci diresse il film Nonostante le apparenze... e purché la nazione non lo sappia... All'onorevole piacciono le donne, commedia satirica in cui vi sono dei chiari riferimenti a Colombo, allora presidente del Consiglio.[10] Lando Buzzanca fu infatti truccato appositamente per somigliare al politico,[11][12] anche se Fulci ha sempre dichiarato che la somiglianza era del tutto casuale.[10]
Nelle canzoni popolari[modifica | modifica wikitesto]
Il gruppo di canto popolare Terracanto spiega così come il Ministro Colombo sia stato un personaggio spesso citato da Giuseppe Miriello nei testi delle canzoni che ha scritto:
«Secondo il racconto di Giovanna Marini, che registrò il canto durante le sue ricerche in Basilicata, Giuseppe Miriello era solito cantare le sue composizioni davanti alla chiesa, all’uscita dalla messa, per denunciare la disonestà della classe politica e lo scandalo dello sfruttamento. Spesso le sue invettive erano indirizzate al suo conterraneo Emilio Colombo, che aveva fatto carriera in politica fino a diventare Ministro nel Governo della Democrazia Cristiana, cosa che lo rendeva, agli occhi di Miriello e dell’immaginario popolare, responsabile di ogni nefandezza compiuta dal Governo.» |
Una canzone di Miriello porta come titolo proprio Lu menestre Colombe. È stata interpretata, fra gli altri, da Giovanni Marini[13].
Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]
Onorificenze italiane[modifica | modifica wikitesto]
![]() |
Cavaliere di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana |
— 6 maggio 1993[14] |
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Grande ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica italiana |
— 6 aprile 1961[15] |
Onorificenze straniere[modifica | modifica wikitesto]
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Cavaliere di Gran Croce del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio (Napoli) |
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Grand'ufficiale dell'ordine della Legion d'onore (Francia) |
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Medaglia commemorativa per il 2500º anniversario dell'impero persiano (Impero d'Iran) |
— 14 ottobre 1971[16] |
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ a b Colombo e la coca: chiedo scusa al Paese, in Corriere della Sera, 9 aprile 2010. URL consultato il 25 settembre 2013.
- ^ L'espresso, Volume 47, Edizioni 6-10, p. 21
- ^ a b Michele Valente, Evoluzione socio-economica dei Sassi di Matera nel XX Secolo - Capitolo IV - La legge speciale per il risanamento dei Sassi. (PDF), in Le pubblicazioni del Consiglio Regionale della Basilicata (archiviato dall'url originale il 3 maggio 2020).
- ^ Franco Martina, UNA MESSA, UN RICORDO E UN IMPEGNO PER EMILIO COLOMBO, in www.giornalemio.it, 5 luglio 2018 (archiviato dall'url originale il 3 maggio 2020).
- ^ Giuseppe Mammarella, Paolo Cacace, La politica estera dell'Italia. Dallo stato unitario ai giorni nostri, Bari, Laterza, 2008.
- ^ Les Présidents Colombo et Solana reçoivent la Médaille d’or de la Fondation, su jean-monnet.ch. URL consultato il 27 ottobre 2011 (archiviato dall'url originale il 30 agosto 2011).
- ^ Eugenio Scalfari, Casini dica Dico, L'Espresso, 27 febbraio 2007. URL consultato il 20 luglio 2007 (archiviato dall'url originale il 16 giugno 2010).
- ^ È morto Emilio Colombo: aveva 93 anni. L'Italia dice addio all'ultimo padre costituente, in Repubblica, 24 giugno 2013. URL consultato il 24 giugno 2013.
- ^ Colombo, diffusi i verbali "La cocaina era per me", Repubblica.it. URL consultato il 19 febbraio 2009.
- ^ a b Paolo Albiero & Giacomo Cacciatore, Agli onorevoli non piacque il film, ovvero Nonostante le apparenze... e purché la nazione non lo sappia... All'onorevole piacciono le donne, in Il terrorista dei generi. Tutto il cinema di Lucio Fulci, Roma, Un mondo a parte, 2004, p. 116, ISBN 88-900629-6-7.
- ^ Intervista a Lando Buzzanca presente nei contenuti speciali del DVD inglese, edito dalla Severin.
- ^ Paolo Albiero & Giacomo Cacciatore, Intervista al truccatore del film Giannetto De Rossi presente in Il terrorista dei generi. Tutto il cinema di Lucio Fulci, Roma, Un mondo a parte, 2004, pp. 355, ISBN 88-900629-6-7.
- ^ GIOVANNA MARINI - LU MNESTRE COLOMBE, su youtube.com.
- ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.
- ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.
- ^ Badraie Archiviato il 5 marzo 2016 in Internet Archive.
Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]
Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]
Wikiquote contiene citazioni di o su Emilio Colombo
Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Emilio Colombo
Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- Sito ufficiale, su emiliocolombo.it.
- Emilio Colombo, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- Emilio Colombo / Emilio Colombo (altra versione), in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- Emilio Colombo, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2010.
- (EN) Emilio Colombo, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- Emilio Colombo, su europarl.europa.eu, Parlamento europeo.
- Emilio Colombo, su storia.camera.it, Camera dei deputati.
- Emilio Colombo, su senato.it, Senato della Repubblica.
- Emilio Colombo, su Openpolis, Associazione Openpolis.
- Registrazioni di Emilio Colombo, su RadioRadicale.it, Radio Radicale.
- Centro Studi Politici e Sociali "F. M. Malfatti", su centrostudimalfatti.org.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 118028207 · ISNI (EN) 0000 0001 1085 8279 · SBN IT\ICCU\CFIV\044676 · LCCN (EN) n83049460 · GND (DE) 140601457 · BNF (FR) cb12208820j (data) · WorldCat Identities (EN) lccn-n83049460 |
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