Violenza
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Con il termine violenza si intende un atto volontario, esercitato da un soggetto su un altro, in modo da determinarlo ad agire contro la sua volontà[1][2]. Etimologicamente: "che vìola", ciò che oltrepassa il limite della volontà altrui.
La violenza tra gli uomini è un'azione compiuta mediante l'abuso della forza di una o più persone che provoca dolore ad altri individui, anche indirettamente, danneggiando. L'abuso della forza può essere non solo fisico (con o senza armi), ma anche espressione di violenza solo verbale, o psicologica (ricatti, intimidazioni, minacce).
Scopi e finalità[modifica | modifica wikitesto]
Col termine violenza si indica comunemente l'azione fisica o psichica esercitata da una persona su un'altra, o su un animale.
La violenza, quindi, non necessariamente implica un danno fisico. Essa può anche avere lo scopo di indurre a un certo comportamento. Alcuni esempi di violenza non fisica:
La vasta tipologia di azioni del tipo sopra indicato si esprime in un'attività chiamata coercizione o coartazione, in termini immediati, a lunga scadenza, subdolamente, con secondi fini. In tutti questi casi la violenza ha lo scopo di indurre nell'altro comportamenti che altrimenti non avrebbe, al fine di danneggiarlo.
Discipline che studiano e analizzano il fenomeno[modifica | modifica wikitesto]
Le discipline accademiche che si occupano del fenomeno della violenza sono la psicologia, la sociologia, la scienza politica e la giurisprudenza. L'approccio al fenomeno varia a seconda della disciplina.
Oggi, oltre alle discipline che classicamente si occupano del fenomeno della violenza, esiste una "giovane" scienza applicata, i peace and conflict studies, che si occupa delle varie forme, spiegazioni e approcci della violenza, cercando di adoperare un ecletticismo scientifico.
Approccio sociologico[modifica | modifica wikitesto]
La sociologia attuale analizza varie forme di violenza[3]: la violenza diretta che colpisce in modo diretto, la violenza strutturale che colpisce indirettamente e la violenza culturale che le giustifica.
Uno dei più illustri ricercatori sulle cause della violenza e delle azioni per evitarla è Johan Galtung; secondo il suo metodo Transcend la trasformazione dei conflitti con mezzi pacifici, può avvenire prendendo consapevolezza delle varie forme di violenza in atto e attraverso un dialogo mediato da persone competenti, andare alla ricerca di soluzioni alternative tra tutti i soggetti coinvolti[4].
La violenza culturale implica violenza simbolica in una cultura che promuove nei propri simboli la violenza diretta.
Approccio politologico[modifica | modifica wikitesto]
Dal punto di vista politologico viene identificato il monopolio della violenza come potestà esclusiva dell'autorità statale: la sua legittimità trasforma la violenza in monopolio della forza e la sua perdita connota progressivamente lo Stato fallito.
L'unica eccezione è la legittima difesa, che però va valutata e riconosciuta analizzando l'atto caso per caso, in sistemi dove esiste la separazione dei poteri, tipicamente in un tribunale o per lo meno in una sede del potere esecutivo.
Contrapposto a ciò vi è lo stato di natura, in cui la violenza non è prerogativa di un singolo attore, ma di tutti coloro che rivendicano il diritto di "passare all'azione"[5] per conseguire i loro obiettivi[6]. Pertanto lo stato moderno può essere percepito come razionalizzazione degli istinti e della violenza all'interno della società[7].
Violenza imitativa[modifica | modifica wikitesto]
La violenza oltre agli effetti diretti può avere effetti secondari altrettanto importanti prodotti da meccanismi psicologici cosiddetti di violenza imitativa o mimetica, in seguito alla visione di scene estremamente violente anche non reali ma solo rappresentate nei media[8][9]. Esistono numerosi studi scientifici che hanno indagato queste relazioni che seppur significative per la tendenza imitativa, non possono dimostrare una relazione di causa-effetto nei casi singolari specifici in quanto questi sono suscettibili di fattori complessi[10]. Statisticamente <<l'"ampiezza dell'effetto" relativa a violenza mediatica e aggressività eccede di gran lunga quella osservata nei casi del rapporto tra fumo e tumore ai polmoni, o tra assunzione di calcio e massa ossea, o esposizione all'amianto e tumore.>> [11][12]. È stato studiato come l'effetto imitativo possa manifestarsi anche dopo molti anni in seguito all'esposizione, in particolare nei bambini.
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ violenza - Cerca con Google, su www.google.it.
- ^ violenza in Vocabolario - Treccani, su www.treccani.it. URL consultato il 5 marzo 2017.
- ^ Étienne Balibar, Per una fenomenologia della violenza, Lettera internazionale: rivista trimestrale europea. II trimestre, 2007.
- ^ Johan Galtung, La trasformazione dei conflitti con mezzi pacifici, United Nation Disaster Management Training Programme 2000 ,Centro Studi Sereno Regis, Torino, 2006
- ^ Cinzia Rita Gaza, Morire, uccidere. L'essenza della guerra, FrancoAngeli, 2014, p. 127.
- ^ La "legittimazione (...) del ricorso alla violenza" è individuata da Mauro Canali, Il delitto Matteotti, Camerino, 1996, p. 129, in queste parole pronunciate alla Camera dei deputati da Benito Mussolini il 3 gennaio 1925: "Se io avessi fondato una Čeka, l'avrei fondata seguendo i criteri che ho sempre posto a presidio di quella violenza che non può essere espulsa dalla storia. Ho sempre detto, e qui lo ricordano quelli che mi hanno seguito in questi cinque anni di dura battaglia, che la violenza per essere risolutiva, deve essere chirurgica, intelligente, cavalleresca".
- ^ James R. Martel, Divine Violence: Walter Benjamin and the Eschatology of Sovereignty, New York, Routledge, 2012.
- ^ Threats of school violence in Pennsylvania after media coverage of the Columbine High School massacre: examining the role of imitation
- ^ Television and Aggression: A Panel Study
- ^ L. Rowell Huesmann, Leonard D. Eron, Television and the Aggressive Child: A Cross-national Comparison, 2013
- ^ Marco Iacoboni, I neuroni specchio. Come capiamo ciò che fanno gli altri, traduzione di Giuliana Olivero, Torino, Bollati Boringhieri, 2008, pag 180, ISBN 978-88-339-3178-4
- ^ . G. Comstock, Media violence and aggression, properly considered, 2005
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
- Wolfgang Sofsky, Saggio sulla violenza, Torino, Einaudi, 1996.
- Philip Dwyer e Joy Damousi (a cura di), The Cambridge World History of Violence, Cambridge, Cambridge University Press, 2020. (quattro volumi)
Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]
- Estetizzazione della violenza
- Nonviolenza
- Tortura
- Violenza psicologica
- Violenza sessuale
- Violenza domestica
- Violenza contro le donne
- Violenza contro gli uomini
Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]
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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- (EN) Violenza, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
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