Simone Veil
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Simone Veil | |
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Simone Veil nel 2008 | |
Presidente del Parlamento europeo | |
Durata mandato | 17 luglio 1979 – 19 gennaio 1982 |
Predecessore | Emilio Colombo |
Successore | Piet Dankert |
Dati generali | |
Partito politico | Unione per la Democrazia Francese (UDF) (Gruppo liberale e democratico) |
Titolo di studio | licentiate |
Università | Istituto di studi politici di Parigi e Facoltà di diritto di Parigi |
Firma | ![]() |
Simone Annie Liline Jacob, coniugata Veil (Nizza, 13 luglio 1927 – Parigi, 30 giugno 2017[1]), è stata una politica francese.
Biografia[modifica | modifica wikitesto]
Infanzia[modifica | modifica wikitesto]
Il padre, André Jacob, era architetto, la madre Yvonne Steinmetz era figlia di un pellicciaio che dopo il matrimonio ha lasciato gli studi in chimica su richiesta del marito. Dopo la nascita di due figlie, Madeleine e Denise, la famiglia lascia Parigi per stabilirsi a Nizza, dove nascono Jean, l'unico figlio maschio, e Simone. A causa della crisi del 1929 il padre fatica a trovare lavoro per mantenere la famiglia.
La deportazione[modifica | modifica wikitesto]
Di religione ebraica, durante l'Occupazione nazista subì dure persecuzioni. Nonostante questo riuscì a conseguire la maturità nel marzo 1944 ma subito dopo[1] fu deportata insieme alla famiglia nel Campo di concentramento di Auschwitz.[1] Con la sorella, fu l'ultima sopravvissuta, con il numero 78651 tatuato sul braccio, ad Auschwitz, da cui fu liberata il 27 gennaio 1945,[1] attuale Giorno della Memoria in tutti gli Stati dell'Unione Europea.
Laureata in giurisprudenza, magistrato, sposò nel 1946 Antoine Veil dal quale ebbe tre figli. Fu tra i soci fondatori e Presidente onorario della Fondation pour la Mémoire de la Shoah, organizzazione no-profit che si occupa della promozione della memoria e degli studi sulla tragedia della Shoah.[2]
Carriera politica[modifica | modifica wikitesto]
Abbandonata nel 1974 la carriera di magistrato, dopo l'elezione di Valéry Giscard d'Estaing a Presidente della Repubblica francese, fu nominata ministra della salute nel governo di Jacques Chirac, confermata nell'incarico in quello successivo di Raymond Barre. Ebbe anche l'incarico della Famiglia e della Sicurezza Sociale. La nomina di Simone Veil rappresentò una novità, anche perché fu una delle prime donne ministra. In quel periodo riuscì a ottenere l'approvazione della legge sull'aborto, sia pure subendo nel corso di un lungo ed estenuante dibattito all'Assemblée Nationale violenti attacchi da parte dei deputati più oltranzisti (un parlamentare del centrodestra arrivò a deporre un feto sotto formalina sul banco dei ministri).
Nel luglio 1979, lasciò il governo Barre per guidare la lista dell'Unione per la Democrazia Francese alle prime elezioni a suffragio universale per il Parlamento Europeo. Fu la capofila dello schieramento europeista, liberale e centrista, sostenuto apertamente da Giscard d'Estaing. Alla prima riunione del Parlamento Europeo a Strasburgo nel luglio del 1979 fu eletta Presidente dell'assemblea.[3] Venne eletta al secondo turno ottenendo 192 voti, tre più della maggioranza richiesta, dal blocco comprendente liberali, democristiani, conservatori inglesi e una parte dei gollisti. Restò in carica fino al gennaio 1982. Fu rieletta al Parlamento Europeo nel 1984, stavolta con la lista unitaria di centro-destra RPR-UDF capeggiata da lei (in qualità di illustre esponente dell'UDF) e da Jacques Chirac (in qualità di leader del RPR). Alle elezioni del 1989 si ripresentò nella formazione Le Centre pour l'Europe, lista concorrente con l'Unione UDF-RPR.
Nel marzo del 1993 fu nominata ministra di Stato, ministra della Sanità, degli Affari Sociali e delle Aree Urbane nel governo di Édouard Balladur.[4] In quanto ministra di Stato, aveva una posizione protocollare che la collocava immediatamente dopo il primo ministro. Restò in carica fino al maggio 1995: avendo sostenuto la candidatura di Édouard Balladur alla presidenza della Repubblica, fu esclusa dal neoeletto presidente Chirac dal nuovo governo. Nel marzo 1998 fu nominata membro del Consiglio costituzionale dal presidente del Senato René Monory. Il suo mandato durò nove anni e terminò nel marzo del 2007.
In occasione del referendum per l'approvazione della Costituzione europea del 29 maggio 2005 chiese di essere sospesa temporaneamente dal Consiglio costituzionale per fare campagna per il voto favorevole dei francesi. Nel febbraio 2007 espresse il suo sostegno alla candidatura di Nicolas Sarkozy alla Presidenza della Repubblica, smarcandosi dal candidato dell'UDF François Bayrou. Il 9 aprile 2008 fu designata dal consiglio dei ministri alla presidenza del Comité de réflexion sur le préambule de la Constitution. Nell'ottobre 2012 battezzò come "madre nobile" la neonata formazione di centrodestra UDI, capeggiata da Jean-Louis Borloo.[5]
Accademica di Francia[modifica | modifica wikitesto]
Il 20 novembre 2008 fu eletta all'Académie française al primo turno dello scrutinio, con 22 voti su 29 (5 schede bianche e 2 nulle), occupando il seggio che fu di Pierre Messmer, deceduto il 29 agosto 2007.
Ultimi anni[modifica | modifica wikitesto]
Nel 2013, dopo il decesso del marito e della sorella, decise di ritirarsi dalla vita pubblica. Morì a Parigi il 30 giugno 2017 poco prima di compiere 90 anni. Diversi esponenti politici chiesero che fosse tumulata nel Pantheon, una sorta di cimitero laico delle grandi personalità francesi. Nel febbraio 2018 il presidente francese Emmanuel Macron annunciò che sia lei che il marito avrebbero riposato nel Pantheon dal 1º luglio 2018: si tratta della prima coppia di sposi e della quinta donna dopo circa 100 anni.[6]
Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]
- Il 2 dicembre 2006 ha ricevuto:
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Laurea Honoris Causa in Giurisprudenza[7] |
— Università degli studi di Cassino |
- Nel 2018 la Francia ha coniato in suo onore una moneta da 2 euro commemorativa
- Dal 2019 Simone Veil è onorata come Giusta al Giardino dei Giusti di tutto il mondo di Milano[8]
Onorificenze[9][modifica | modifica wikitesto]
Onorificenze francesi[modifica | modifica wikitesto]
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Gran Croce dell'Ordine della Legion d'Onore |
— 13 luglio 2012 |
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Cavaliere dell'Ordine Nazionale al Merito |
Onorificenze straniere[modifica | modifica wikitesto]
Dama di Commenda dell'Ordine dell'Impero Britannico (Regno Unito) | |
— 1998 |
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Premio Principe delle Asturie per la cooperazione internazionale (Spagna) |
— 2005 |
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ a b c d Ettore Livini, Morta Simone Veil: sopravvissuta alla Shoah, fu prima presidentessa del parlamento europeo, la Repubblica, 30 giugno 2017. URL consultato il 30 giugno 2017 (archiviato il 30 giugno 2017).
- ^ (FR) Discours 2002-2007 - Simone Veil, Fondation pour la Mémoire de la Shoah. URL consultato il 30 giugno 2017 (archiviato il 30 giugno 2017).
- ^ Tulli, Umberto, Un Parlamento per l'Europa. Il Parlamento Europeo e la battaglia per la sua elezione, 1948-1979, Le Monnier, 2017.
- ^ Francia, morta a 89 anni Simone Veil, Corriere della Sera, 30 giugno 2017. URL consultato il 30 giugno 2017 (archiviato il 30 giugno 2017).
- ^ (FR) UDI : Simone Veil, l'invitée-surprise de Borloo, Le Point, 21 ottobre 2012. URL consultato il 30 giugno 2017 (archiviato il 3 marzo 2016).
- ^ francetvinfo.fr, https://www.francetvinfo.fr/politique/simone-veil/simone-veil-entrera-au-pantheon-le-1er-juillet_2618984.html .
- ^ Laurea honoris causa in Giurisprudenza a Simone Veil, http://www.italianuniversitynetwork.it, 1º dicembre 2006. URL consultato il 30 giugno 2017 (archiviato dall'url originale il 7 marzo 2016).
- ^ "Quattro nuovi maestri di umanità", su it.gariwo.net.
- ^ (FR) Simone Veil, su Sito web dell'Accademia: dettaglio membro, Académie française. URL consultato il 30 giugno 2017 (archiviato il 2 agosto 2016).
Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]
Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]
Wikiquote contiene citazioni di o su Simone Veil
Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Simone Veil
Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- Simone Veil, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- Simone Veil, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- Simone Veil, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2010.
- (FR) Simone Veil, su www.academie-francaise.fr, Académie française.
- (FR) Pubblicazioni di Simone Veil, su Persée, Ministère de l'Enseignement supérieur, de la Recherche et de l'Innovation.
- Simone Veil, su europarl.europa.eu, Parlamento europeo.
- Registrazioni di Simone Veil, su RadioRadicale.it, Radio Radicale.
- (EN) Simone Veil, su Internet Movie Database, IMDb.com.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 120689047 · ISNI (EN) 0000 0001 2149 1361 · LCCN (EN) n82129023 · GND (DE) 11929642X · BNF (FR) cb11927825h (data) · BNE (ES) XX1288719 (data) · ULAN (EN) 500241182 · NLA (EN) 49863594 · NDL (EN, JA) 01234240 · WorldCat Identities (EN) lccn-n82129023 |
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