Strategia della tensione: differenze tra le versioni

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* Il 22 luglio [[1970]] un treno deraglia sui binari sabotati precedentemente da [[Strage di Gioia Tauro|una bomba]] nei pressi della [[stazione di Gioia Tauro]], uccidendo sei persone e ferendone una sessantina.
* Il 22 luglio [[1970]] un treno deraglia sui binari sabotati precedentemente da [[Strage di Gioia Tauro|una bomba]] nei pressi della [[stazione di Gioia Tauro]], uccidendo sei persone e ferendone una sessantina.
* Il 31 maggio [[1972]], una [[Fiat 500]] imbottita di esplosivo esplose nei pressi di [[Strage di Peteano|Peteano]], frazione di [[Sagrado]], in [[provincia di Gorizia]], uccidendo tre carabinieri e ferendone altri due.
* Il 31 maggio [[1972]], una [[Fiat 500]] imbottita di esplosivo esplose nei pressi di [[Strage di Peteano|Peteano]], frazione di [[Sagrado]], in [[provincia di Gorizia]], uccidendo tre carabinieri e ferendone altri due.
* Il 17 maggio [[1973]] l'anarchico [[Gianfranco Bertoli]] lanciò una [[bomba a mano]] sulla folla durante una cerimonia davanti la [[strage della Questura di Milano|Questura di Milano]], provocando quattro vittime e una quarantina di feriti.<ref>{{Cita web|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1995/03/21/bertoli-uomo-dei-servizi.html|titolo=Bertoli uomo dei servizi|editore=La Repubblica|data=21 marzo 1995|accesso= 24 giudno 2011}}</ref>
* Il 17 maggio [[1973]] l'anarchico [[Gianfranco Bertoli]] lanciò una [[bomba a mano]] sulla folla durante una cerimonia davanti la [[strage della Questura di Milano|Questura di Milano]], provocando quattro vittime e una quarantina di feriti.<ref>{{Cita web|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1995/03/21/bertoli-uomo-dei-servizi.html|titolo=Bertoli uomo dei servizi|editore=La Repubblica|data=21 marzo 1995|accesso= 24 giugno 2011}}</ref>
* Il 28 maggio [[1974]], durante una manifestazione sindacale in [[strage di Piazza della Loggia|Piazza della Loggia]] a [[Brescia]], una bomba nascosta in un cestino portarifiuti uccise otto persone mentre un centinaio rimasero ferite<ref name=autogenerato2 />.
* Il 28 maggio [[1974]], durante una manifestazione sindacale in [[strage di Piazza della Loggia|Piazza della Loggia]] a [[Brescia]], una bomba nascosta in un cestino portarifiuti uccise otto persone mentre un centinaio rimasero ferite<ref name=autogenerato2 />.
* Il 4 agosto [[1974]] una bomba esplose su una carrozza del [[strage dell'Italicus|treno Italicus]] all'uscita della [[Grande Galleria dell'Appennino]], nei pressi di [[San Benedetto Val di Sambro]], in [[provincia di Bologna]], provocando dodici vittime e centocinque feriti<ref name=autogenerato2 />.
* Il 4 agosto [[1974]] una bomba esplose su una carrozza del [[strage dell'Italicus|treno Italicus]] all'uscita della [[Grande Galleria dell'Appennino]], nei pressi di [[San Benedetto Val di Sambro]], in [[provincia di Bologna]], provocando dodici vittime e centocinque feriti<ref name=autogenerato2 />.

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L'ala ovest della stazione di Bologna, crollata a seguito dell'esplosione dell'ordigno che causò la morte di 85 persone ed il ferimento di oltre 200.
L'interno della Banca Nazionale dell'Agricoltura, luogo della strage di piazza Fontana, dopo l'esplosione che uccise 17 persone e ne ferì 88.

La strategia della tensione in Italia indica generalmente un periodo storico molto tormentato della storia d'Italia, in particolare negli anni settanta del XX secolo.

L'arco temporale si concentrerebbe in un periodo storico che andrebbe dalla strage di piazza Fontana (12 dicembre 1969) alla strage della stazione di Bologna (2 agosto 1980), sebbene alcuni studiosi retrodatino l’inizio di tale strategia alla strage di Portella della Ginestra (1º maggio 1947) o al "Piano Solo" (1964), il fallito colpo di stato progettato dal generale dei Carabinieri Giovanni De Lorenzo.[1]

Le origini e il contesto storico

Lo stesso argomento in dettaglio: Anni di piombo.

L'origine semantica dell'espressione strategia della tensione venne ripresa dalla traduzione letterale dell'inglese strategy of tension, formulazione coniata dal settimanale inglese The Observer, in un articolo del giornalista Leslie Finer del 7 dicembre 1969[2], solo cinque giorni prima della strage di Piazza Fontana. Nello scritto, basato su alcuni documenti segreti dell'MI6, il servizio segreto britannico, sottratti all'ambasciatore greco in Italia, Finer parla di una strategia politico-militare degli Stati Uniti d'America, spalleggiata dal regime dittatoriale dei colonnelli greci, tesa ad orientare certi governi democratici di alcune nazioni dell'area mediterranea, attraverso una serie di atti terroristici e allo scopo di favorire l'instaurazione di regimi e dittature militari[3].

Nella fattispecie dell'Italia, sempre secondo il giornalista inglese, sarebbe in atto un piano con al centro l'allora presidente della Repubblica Giuseppe Saragat volto ad innalzare il livello dello scontro tra le forze sociali, già in atto a quel tempo, con l'obbiettivo di imporre una chiara svolta politica reazionaria.[4][5]

«Un gruppo di estrema destra e di ufficiali sta tramando in Italia un colpo di stato militare con l'incoraggiamento e l'appoggio del governo Greco e del suo Primo Ministro George Papadopoulos. Elezioni anticipate, liquidazione del centrosinistra, ritorno al centrismo, riforma costituzionale in senso presidenziale, definitiva emarginazione delle sinistre»

Il movente principale della strategia della tensione sarebbe stato quello di destabilizzare la situazione politica italiana. In tale ottica, tra i moventi di tale strategia, soprattutto in Italia e nel quadro della guerra fredda, sarebbe stato quello di influire sul sistema politico democratico, rendendo instabile la democrazia e bloccare il progressivo spostamento dell'asse politico e governativo verso le forze di estrema sinistra[7][8], che all'indomani del Sessantotto e dell'Autunno caldo avevano migliorato le loro condizioni e rafforzato il loro ruolo nella società italiana[9]. Vi sono molte ipotesi che portarono a sospettare un ruolo del SID in tale strategia per via di alcuni legami emersi con gruppi neofascisti[9]: infatti, secondo alcuni storici, tali attentati terroristici avevano lo scopo di seminare il terrore tra la popolazione, in modo da legittimare l'instaurazione di un governo di tipo autoritario o addirittura colpi di stato da parte di forze politiche, o comunque organizzate, generalmente gravitanti nell'area dell'estrema destra.[1][4] Sempre secondo alcuni storici, tale strategia golpistica trae origine ideologica fin dalla metà degli anni sessanta, in particolare dal cosiddetto "Piano Solo" (il fallito colpo di stato del 1964) e dal Convegno dell'Hotel Parco dei Principi organizzato dall'Istituto di studi militari Alberto Pollio nel maggio 1965 avente come tema la "guerra rivoluzionaria" anticomunista, in cui intervennero personalità del mondo imprenditoriale, alti ufficiali dell'esercito, giornalisti, politici ed esponenti neofascisti (tra cui Pino Rauti, Stefano Delle Chiaie e Mario Merlino)[9][4].

All'inizio degli anni novanta il giudice per le indagini preliminari di Savona Fiorenza Giorgi, nel decreto di archiviazione relativo ad un'indagine su alcune bombe esplose in città tra il 1974 ed il 1975, compie un'analisi degli attentati avvenuti nella prima fase della strategia della tensione, in cui, tra le altre cose, cita le coperture garantite dai servizi italiani ad alcune azioni terroristiche ed all'operato di personaggi come Junio Valerio Borghese. Secondo quanto riportato dal giudice:

«Dal 1969 al 1975 si contano 4.584 attentati, l'83 percento dei quali di chiara impronta della destra eversiva (cui si addebitano ben 113 morti, di cui 50 vittime delle stragi e 351 feriti), la protezione dei servizi segreti verso i movimenti eversivi appare sempre più plateale.»

Attentati e stragi ascrivibili

La strage della Questura di Milano del 17 maggio 1973
La strage dell'Italicus del 4 agosto 1974

Si inscrive nella strategia della tensione il periodico verificarsi di stragi od attentati, tendenzialmente compiuti con esplosivi in luoghi pubblici o mezzi di locomozione di massa:

Elementi probatori

«Le stragi italiane non sono un mistero e, soprattutto, non sono ideologicamente definibili come “fasciste”. Portella della Ginestra, affidata al mafioso Salvatore Giuliano, è riferibile a settori della Democrazia cristiana, Partito liberale e monarchici; quella di piazza Fontana doveva servire, insieme ai sanguinosi incidenti che sarebbero seguiti alla manifestazione indetta dal Msi a Roma il 14 dicembre 1969, a far proclamare dal governo presieduto da Mariano Rumor lo stato di emergenza; la strage compiuta dal confidente del Sid Gianfranco Bertoli il 17 maggio 1973, a Milano, aveva come obiettivo il “traditore” Mariano Rumor; quelle di Brescia (28 maggio 1974), dell’Italicus (4 agosto 1974) e di Savona (20 novembre 1974 [una tentata strage, che fece 1 vittima e alcuni feriti]) sono derivate dallo scontro durissimo e feroce all’interno dell’anticomunismo italiano ed internazionale. La strage di Ustica, impossibile da spiegare all’opinione pubblica perché un aereo civile delle dimensioni di un Dc-9 non si può confondere con un minuscolo caccia militare, era in grado di destabilizzare sia l’ordine pubblico che quello politico. (...) La strage di Bologna, spostando l’attenzione pubblica sullo “stragismo fascista”, ha consentito di guadagnare tempo, di far lavorare in relativa tranquillità i depistatori militari ed i giudici romani (...) ha avvalorato infine la tesi della bomba che, non a caso, è quella che ha retto per più tempo in contrapposizione a quella del missile.»

Le prove sono state spesso frammentarie, in parte andate perdute o distrutte (ad arte o involontariamente a seconda delle opinioni). In particolare, fu accertata:

  • l'attiva interferenza di servizi segreti italiani;[13]
  • da documenti pubblicati sul sito Wikileaks, hackerati dal 2010 al 2013 dai server del governo statunitense, sono emersi i cosiddetti "Kissinger Cables", comunicazioni diplomatiche inviate, tra gli altri, anche dall'ambasciata di Roma, e diretti al Dipartimento di Stato di Washington DC, durante l'ultima parte del segretariato di Henry Kissinger e il periodo immediatamente successivo (1973-1976): da questi cablogrammi emerge l'insofferenza della diplomazia americana per la repressione dei vari progetti eversivi dell'estrema destra neofascista da parte della magistratura italiana, che viene accusata di volere una svolta a sinistra. Emerge inoltre la richiesta fatta al governo italiano di controllare gli apparati dello stato per impedirne la politicizzazione e penetrazione da parte dei comunisti. Molte comunicazioni riguardano il ruolo dei servizi segreti italiani e del capo del SID Vito Miceli e l'avversione per il ministro democristiano Paolo Emilio Taviani, considerato troppo morbido con l'estrema sinistra, e troppo preoccupato nei confronti del neofascismo.[14]
  • altri documenti dello stesso sito riguardano un possibile coinvolgimento dell'aviazione statunitense nella strage di Ustica (cablogrammi inviati dall'ambasciatore nel 1992 e nel 2003); in uno l'ambasciatore ribadisce che sosterrebbe l'ipotesi della bomba a bordo, proposta da Carlo Giovanardi, in quanto negherebbe le responsabilità della NATO, se non ci fossero le prove del missile ormai rese pubbliche; l'ambasciatore rivela inoltre del timore americano di una nuova "fuga di notizie".[15]
  • Vincenzo Vinciguerra, terrorista neofascista di Ordine Nuovo e poi di Avanguardia Nazionale, condannato e reo confesso per la strage di Peteano, ha reso dichiarazioni spontanee ai magistrati (non motivate dall'avere sconti di pena come quelle di altri "pentiti" neofascisti sulle stragi, per questo ritenute più attendibili) sui coinvolgimenti dell'estrema destra nella strategia della tensione e, riguardo alla strage di Bologna, ha fatto riferimento alla struttura clandestina anticomunista della NATO in Italia, nota poi come Organizzazione Gladio, e ai suoi settori deviati; queste allusioni e rivelazioni furono da lui ripetute in varie interviste successive. Ha inoltre paragonato la dinamica a quella di una tentata strage, fallita, il 28 agosto 1970 alla stazione di Verona (oltre che a quella del 30 luglio 1980); ha poi affermato la colpevolezza dei due membri dei NAR Francesca Mambro e Valerio Fioravanti, nella strage del 2 agosto; a suo parere, avrebbero avuto coperture anche da parte di elementi del Movimento Sociale Italiano, e a queste pressioni politiche di persone che avrebbero poi avuto importanti ruoli governativi, attribuisce i benefici di legge a loro concessi, nonostante i numerosi ergastoli ricevuti.[16][17][18][19]

Le condanne

Lapide commemorativa delle vittime della strage di Piazza Fontana, apposta nel decimo anniversario della strage

Le condanne definitive per tali stragi e attentati sono poche, e tutte relative agli esecutori materiali, a colpevoli marginali e non ai presunti mandanti, sempre assolti o mai definiti come tali da sentenze giudiziarie:

  • Per le bombe sui treni del 1969, precedenti a piazza Fontana e che causarono feriti ma non morti, vennero condannati Franco Freda e Giovanni Ventura, esponenti della cellula veneta di Ordine Nuovo;
  • Per la strage di Piazza Fontana, Franco Freda, Giovanni Ventura e Guido Giannettini (ex agente del SID) vennero assolti per mancanza di prove dall'accusa di strage mentre gli ex ufficiali del SID Gianadelio Maletti e Antonio Labruna vennero condannati per falso ideologico in atto pubblico e favoreggiamento personale nei confronti di Guido Giannettini: tale sentenza venne confermata, nel 1987, dalla Corte di Cassazione. In un altro processo per la strage, dopo un tortuoso percorso giudiziario, vennero assolti definitivamente dall'accusa di strage anche Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi e Giancarlo Rognoni (esponenti della cellula veneziana-mestrina di Ordine Nuovo) mentre fu riconosciuto, nel primo grado di giudizio (divenuto definitivo per la rinuncia all'appello dell'imputato), il coinvolgimento di Carlo Digilio (anch'egli ex militante di Ordine Nuovo), reo confesso di aver partecipato al confezionamento della bomba, ma la cui imputazione fu prescritta grazie ai benefici della collaborazione di giustizia e la pena estinta, prima che la sentenza fosse definitiva.[20] Nel 2005 la Cassazione ha affermato che la strage di Piazza Fontana fu realizzata da «un gruppo eversivo costituito a Padova nell'alveo di Ordine Nuovo» e «capitanato da Franco Freda e Giovanni Ventura», che però non furono più processabili in quanto «irrevocabilmente assolti dalla Corte d'assise d'appello di Bari»[21][22].
  • Per la strage di Gioia Tauro, i neofascisti Vito Silverini, Vincenzo Caracciolo e Giuseppe Scarcella furono riconosciuti esecutori materiali ma tutti deceduti prima della sentenza definitiva;
  • Per la strage della Questura di Milano venne condannato l'autoproclamato individualista stirneriano Gianfranco Bertoli, arrestato in flagranza di reato e reo confesso;
  • Per la strage di Peteano vennero condannati Vincenzo Vinciguerra (reo confesso) e Carlo Cicuttini (esponenti di Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale);
  • Per la strage dell'Italicus si accertò una responsabilità del movimento Ordine Nero, ma gli imputati (i neofascisti Mario Tuti, Piero Malentacchi e Luciano Franci) furono tutti assolti, vista l'impossibilità di determinarne la colpevolezza[4].
  • Per la strage di piazza della Loggia è tuttora in corso un procedimento giudiziario: la Cassazione ha annullato nel 2014 le assoluzioni precedenti per Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte, ex membri di Ordine Nuovo, ordinando un nuovo processo d'appello (il primo accusato di essere uno dei mandanti e il secondo uno di coloro che prepararono l'attentato).[23]
Lapide dell'UNESCO alla memoria delle vittime della strage di Bologna

Teorie del complotto

Licio Gelli

«Giulio Andreotti sarebbe stato il vero “padrone” della Loggia P2? Per carità… io avevo la P2, Cossiga la Gladio e Andreotti l’Anello

Dopo la strage di Piazza Fontana alcuni movimenti radicali, in particolare dell'estrema sinistra, adottarono gli slogan "strage di stato" o "terrorismo di stato"[28] per indicare la loro convinzione che vi fosse la partecipazione nascosta (o il benestare) di settori dello Stato in azioni terroristiche ai danni del proprio popolo: tale teoria sarebbe consistita nella divisione, manipolazione e controllo dell'opinione pubblica mediante l'uso di paura, propaganda, disinformazione, manovre psicologiche, agenti provocatori e attentati terroristici compiuti mediante l'utilizzo della tecnica del False flag (cioè congegnati in modo tale da farli apparire ideati ed eseguiti da membri di organizzazioni dell'estrema sinistra o gruppi anarchici)[29][30][31], nei quali era coinvolto un coacervo di forze e soggetti tra loro differenti (gruppi terroristici della destra neofascista, logge coperte della massoneria, parti deviate dei servizi segreti, nonché strutture e organizzazioni segrete, come ad esempio Rosa dei venti, e, talvolta, formazioni paramilitari, finanziate e addestrate direttamente dalla CIA[32] come Gladio, un'organizzazione stay behind nata inizialmente per contrastare le azioni di spionaggio ed un eventuale attacco delle forze del Patto di Varsavia e dell'Unione Sovietica ai paesi della NATO).[33][34]

Il 14 novembre del 1974, il Corriere della Sera pubblicò l'articolo Cos'è questo golpe? Io so, scritto dall'intellettuale e scrittore Pier Paolo Pasolini, in cui accusava la Democrazia Cristiana e gli altri partiti suoi alleati nel governo di essere i veri mandanti delle stragi, a partire da piazza Fontana:

«Io so. Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato "golpe" (e che in realtà è una serie di "golpe" istituitasi a sistema di protezione del potere). Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969. Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974. Io so i nomi del "vertice" che ha manovrato, dunque, sia i vecchi fascisti ideatori di "golpe", sia i neo-fascisti autori materiali delle prime stragi, sia infine, gli "ignoti" autori materiali delle stragi più recenti. Io so i nomi che hanno gestito le due differenti, anzi, opposte, fasi della tensione: una prima fase anticomunista (Milano 1969) e una seconda fase antifascista (Brescia e Bologna 1974). Io so i nomi del gruppo di potenti, che, con l'aiuto della Cia (e in second'ordine dei colonnelli greci della mafia), hanno prima creato (del resto miseramente fallendo) una crociata anticomunista, a tamponare il '68, e in seguito, sempre con l'aiuto e per ispirazione della Cia, si sono ricostituiti una verginità antifascista, a tamponare il disastro del "referendum".Io so i nomi di coloro che, tra una Messa e l'altra, hanno dato le disposizioni e assicurato la protezione politica a vecchi generali (per tenere in piedi, di riserva, l'organizzazione di un potenziale colpo di Stato), a giovani neo-fascisti, anzi neo-nazisti (per creare in concreto la tensione anticomunista) e infine criminali comuni, fino a questo momento, e forse per sempre, senza nome (per creare la successiva tensione antifascista). Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro a dei personaggi comici come quel generale della Forestale che operava, alquanto operettisticamente, a Città Ducale (mentre i boschi italiani bruciavano), o a dei personaggio grigi e puramente organizzativi come il generale Miceli. Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro ai tragici ragazzi che hanno scelto le suicide atrocità fasciste e ai malfattori comuni, siciliani o no, che si sono messi a disposizione, come killer e sicari. Io so tutti questi nomi e so tutti i fatti (attentati alle istituzioni e stragi) di cui si sono resi colpevoli. Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi. Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l'arbitrarietà, la follia e il mistero»

Poi rincarò la dose, e fece i nomi di importanti politici, circa due mesi prima il suo omicidio:

«Andreotti, Fanfani, Rumor, e almeno una dozzina di altri potenti democristiani, dovrebbero essere trascinati sul banco degli imputati. E quivi accusati di una quantità sterminata di reati: indegnità, disprezzo per i cittadini, manipolazione del denaro pubblico, intrallazzo con i petrolieri, con gli industriali, con i banchieri, collaborazione con la Cia, uso illegale di enti come il Sid, responsabilità nelle stragi di Milano, Brescia e Bologna[36] (almeno in quanto colpevole incapacità di colpirne gli esecutori), distruzione paesaggistica e urbanistica dell'Italia, responsabilità della degradazione antropologica degli italiani, responsabilità dell'esplosione "selvaggia" della cultura di massa e dei mass-media, corresponsabilità della stupidità delittuosa della televisione. Senza un simile processo penale, è inutile sperare che ci sia qualcosa da fare per il nostro paese. E' chiaro infatti che la rispettabilità di alcuni democristiani (Moro, Zaccagnini) o la moralità dei comunisti non servono a nulla»

Il giornalista Roberto Scardova, assieme a Paolo Bolognesi (presidente dell'Associazione Familiari delle Vittime della Strage di Bologna del 1980 e deputato del Partito Democratico[37], ipotizza un'unica strategia anticomunista internazionale, attuata in Grecia con la dittatura dei colonnelli, in Italia con la strategia della tensione, comprendente falsi golpe di avvertimento, omicidi, guerra psicologica e reali stragi, di cui Bologna fu il culmine, e in America latina con i colpi di stato (Cile, dittatura argentina appoggiata dalla P2, ecc.) dell'Operazione Condor (della quale l'Operazione Gladio fu l'equivalente europea), con mandanti originari uomini dei servizi segreti anglo-americani, importanti politici stranieri e, localmente, italiani. La strategia della tensione sarebbe partita da prima della fine della seconda guerra mondiale con la costituzione, in ambito fascista, della struttura parastatale denominata Noto Servizio o "Anello", il cui capo durante la Repubblica, secondo quanto detto anche da Licio Gelli, sarebbe stato Giulio Andreotti. Lo stragismo avrebbe quindi da sempre usato manovalanza neofascista, neonazista, criminali comuni e mafiosi e avrebbe goduto di finanziamenti esterni provenienti dall'estero, sia dalla NATO, sia dal petrolio della Libia di Gheddafi, in affari segreti con i governi di Andreotti, con l'ENI di Eugenio Cefis e altre imprese in buoni rapporti con i libici, e da faccendieri italiani. Bolognesi e Scardova aggiungono all'elenco dei fatti anche gli omicidi di Pier Paolo Pasolini, Mauro De Mauro, Enrico Mattei e Giangiacomo Feltrinelli (quest'ultimo ufficialmente deceduto mentre preparava un attentato a un traliccio), aspetti misteriosi del caso Moro e le bombe mafiose del 1992-93.[38]

In particolare, secondo alcuni, Michele Sindona avrebbe finanziato la strategia della tensione dal 1969 al 1974 (il periodo di maggior interesse degli Stati Uniti), mentre tra i successivi finanziatori, tra gli altri, ci sarebbero stati, in un doppio gioco internazionale dell'Italia tra NATO e paesi non allineati, tra CIA e FPLP, lo stesso Mu'ammar Gheddafi[39][40][41][42] (anche azionista di minoranza della FIAT per via del petrolio, e forse coinvolto in un traffico d'armi tra la Libia e la penisola[42] di cui faceva parte anche l'anticomunista Organizzazione Gladio[43], e la cui ascesa venne favorita di nascosto anche dai servizi segreti italiani[44]) ma anche il citato Licio Gelli.[45] Il raìs libico avrebbe anche, con Gelli, finanziato indirettamente le varie "leghe" indipendentiste e alcuni movimenti di estrema destra[44] dal tono apparentemente anti-imperialista (come Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale[44], i principali gruppi coinvolti, con i NAR, nelle bombe stragiste dirette dai servizi deviati), presso cui godeva di grande rispetto[46], così come aveva fatto anche con l'IRA e Settembre Nero.[47]

Alex Boschetti e Anna Ciammitti nel loro libro La strage di Bologna[48] che analizza la strage del 2 agosto 1980 e tutti i riscontri delle indagini, compresi i depistaggi attuati da Licio Gelli, considerano i NAR un punto di snodo nella strategia della tensione insieme con la P2 e la CIA per attuare uno spostamento dell'Italia verso destra con un golpe strisciante aiutato da gran parte dei rappresentanti di governo e servizi segreti (in buona parte iscritti alla loggia coperta P2).

Fu ipotizzato il coinvolgimento della P2 nella Strage dell'Italicus.[49] Alla detta loggia viene inoltre attribuita impronta "atlantica".[50] Destabilizzare per stabilizzare, quindi una presa violenta del Paese così come era teorizzato dal manuale trovato nella valigetta di Gelli[51] "Field Manual" di provenienza CIA che forse finanziò e favorì tale situazione per non permettere l'accesso al governo dei comunisti in Italia, sarebbe stato cioè un coinvolgimento dei servizi segreti italiani, uno dei cui direttori, Vito Miceli, fu arrestato nel 1974.

Secondo il cosiddetto "Memoriale Moro", scritto dall'On. Aldo Moro durante la sua prigionia presso le Brigate Rosse:

«La cosiddetta strategia della tensione ebbe la finalità, anche se fortunatamente non conseguì il suo obiettivo, di rimettere l'Italia nei binari della "normalità" dopo le vicende del '68 ed il cosiddetto Autunno caldo. Si può presumere che Paesi associati a vario titolo alla nostra politica e quindi interessati a un certo indirizzo vi fossero in qualche modo impegnati attraverso i loro servizi d'informazioni. Su significative presenze della Grecia e della Spagna fascista non può esservi dubbio e lo stesso servizio italiano per avvenimenti venuti poi largamente in luce e per altri precedenti [...] può essere considerato uno di quegli apparati italiani sui quali grava maggiormente il sospetto di complicità, del resto accennato in una sentenza incidentale del Processo di Catanzaro ed in via di accertamento, finalmente serio, a Catanzaro stessa ed a Milano.
Fautori ne erano in generale coloro che nella nostra storia si trovano periodicamente, e cioè ad ogni buona occasione che si presenti, dalla parte di [chi] respinge le novità scomode e vorrebbe tornare all'antico.
Tra essi erano anche elettori e simpatizzanti della D.C.[...] non soli, ma certo con altri, lamentavano l'insostenibilità economica dell'autunno caldo, la necessità di arretrare nella via delle riforme e magari di dare un giro di vite anche sul terreno politico.»

Gian Adelio Maletti, l'ex capo dell'ufficio D del SID (dal 1971 al 1975), ora cittadino sudafricano e con diverse condanne pendenti in Italia (tra cui quelle relative ai depistaggi dei servizi nelle indagini sulla strage di piazza Fontana) il 4 agosto 2000 rilascia un'intervista[53] al quotidiano La Repubblica in cui parla del coinvolgimento della CIA nelle stragi compiute dai gruppi di destra: secondo Maletti non sarebbe stata determinante nella scelta dei tempi e degli obbiettivi, ma avrebbe fornito ad Ordine Nuovo e ad altri gruppi di destra attrezzature ed esplosivo (tra cui, in base a quanto riferisce Maletti sulle indagini effettuate allora dal SID, anche quello impiegato nella strage di piazza Fontana) con lo scopo di creare un clima favorevole ad un colpo di stato simile a quello avvenuto nel 1967 in Grecia e del fatto che al SID, nonostante questo servizio informasse il governo di quanto scoperto, non fu mai chiesto di intervenire.

Gian Adelio Maletti venne ascoltato il 21 marzo 2001 dal tribunale di Milano, relativamente ai processi su Piazza Fontana (evento per cui era stato condannato nel 1981 per depistaggo). Sulla forma della sua deposizione vi fu uno scontro tra difesa e accusa. La difesa sosteneva che dovesse deporre come teste, quindi sotto giuramento e quindi obbligato a dire la verità. L'accusa sostenne invece che dovesse deporre come imputato e quindi senza giuramento e senza il conseguente obbligo di dire la verità. La corte sentenziò a favore delle tesi dell'accusa. Il Maletti depose quindi come imputato e quindi senza obbligo di attenersi al vero nella sua deposizione.[54] Maletti dichiarò che esisteva una "regia internazionale" delle stragi relative alla strategia della tensione. Su domanda della difesa dichiarò tuttavia di non avere prove da poter mostrare[54]. In un'intervista rilasciata dopo la deposizione Maletti confermerà la sua convinzione che gli Stati Uniti avrebbero fatto di tutto per evitare uno spostamento a sinistra dell'Italia e che simili azioni avrebbero potuto essere state attuate anche in altri paesi.[55] La CIA alcuni mesi dopo respingerà esplicitamente le accuse. Franco Freda ha smentito le tesi di Maletti, affermando l'autonomia ideologica ed operativa di Ordine Nuovo[56]

Altri, senza rinnegare queste ricostruzioni, legano la strategia della tensione alle direttive atlantiche dei servizi segreti, che lasciavano agire, entro certi limiti, i gruppi neofascisti per evitare una crescita eccessiva di quelli comunisti (teoria degli opposti estremismi), ma i neofascisti avrebbero pianificato e agito secondo le loro ideologie eversive, scegliendo obiettivi e modi autonomamente, pur godendo di protezioni e talvolta essendo reclutati. L'ideologia dei gruppi eversivi avrebbe dettato la metodologia stragista o comunque la loro lotta armata, ed essa non fu ordinata dai mandanti occulti in maniera esplicita e diretta.[56]

Cinema e teatro

Note

  1. ^ a b Strategia della tensione in Dizionario di storia Treccani
  2. ^ (EN) Leslie Finer, 480 held in terrorist bomb hunt, in The Observer, 12 dicembre 1969. cit. in Anna Cento Bull, Italian neofascism: the strategy of tension and the politics of nonreconciliation, Berghanh Books, 2007; ISBN 978-1-84545-335-0
  3. ^ (EN) Leslie Finer, Greek premier plots army coup in Italy, in The Observer, 6 dicembre 1969. (EN) Leslie Finer, 480 held in terrorist bomb hunt, in The Observer, 12 dicembre 1969. cit. in Francesco Biscione, L'Italia repubblicana nella crisi degli anni Settanta, Rubbettino Editore, 2001, pag. 242 e Anna Cento Bull, Italian neofascism: the strategy of tension and the politics of nonreconciliation, Berghahn Books, 2007; ISBN 978-1-84545-335-0
  4. ^ a b c d e f g Relazione della Commissione Parlamentare d'Inchiesta sul fenomeno del terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi - XIII LEGISLATURA (PDF).
  5. ^ Semprini, 2011, p. 231
  6. ^ Semprini, 2011, p.232
  7. ^ Stragismo: il documento dei Democratici di Sinistra
  8. ^ David Arbel, Ran Edelist, Western Intelligence and the Collapse of the Soviet Union, 1980-1990 : Ten Years that Did Not Shake the World, Routledge, 2003, pp. 137-139.
  9. ^ a b c d I tre anni che sconvolsero l'Italia Corriere della Sera, 16 novembre 2009
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Bibliografia

Voci correlate

Collegamenti esterni