Vito Miceli

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Vito Miceli
Miceli nel 1976
NascitaTrapani, 6 gennaio 1916
MorteRoma, 1º dicembre 1990
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataEsercito Italiano
SpecialitàBersaglieri
Anni di servizio1936 - ?
GradoGenerale di corpo d'armata
Comandante diComandante Divisione Centauro
Comandante Divisione Ariete
Direttore del Servizio informazioni difesa
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Vito Miceli

Deputato della Repubblica Italiana
Durata mandato5 luglio 1976 –
1º luglio 1987
LegislaturaVII, VIII, IX
Gruppo
parlamentare
MSI-DN
CircoscrizioneLazio
CollegioRoma
Incarichi parlamentari
  • Componente della VII COMMISSIONE (DIFESA) (VII,VIII,IX legislatura)
  • Componente della COMMISSIONE SPECIALE INCARICATA DELL'ESAME, IN SEDE REFERENTE, DEL DISEGNO DI LEGGE N. 696 *CONCERNENTE ISTITUZIONE E ORDINAMENTO DEL SERVIZIO PER LA INFORMAZIONE E LA SICUREZZA (VII legislatura)
  • Componente della COMMISSIONE PARLAMENTARE D'INCHIESTA E DI STUDIO SULLE COMMESSE DI ARMI E MEZZI AD USO MILITARE E SUGLI APPROVVIGIONAMENTI (VIII legislatura)
Sito istituzionale

Dati generali
Partito politicoMSI-DN
Professionemilitare

Vito Miceli (Trapani, 6 gennaio 1916Roma, 1º dicembre 1990) è stato un generale e politico italiano, direttore del Servizio informazioni difesa (SID) dal 1970 al 1974.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Attività militare[modifica | modifica wikitesto]

Volontario durante la Guerra d'Etiopia nell'8º Reggimento bersaglieri. Tenente dei bersaglieri durante la seconda guerra mondiale in Africa orientale, fu catturato dagli inglesi e rimase sei anni prigioniero in India nei campi per non cooperatori. Fu insignito della medaglia d'argento al valore militare. Scalò nel dopoguerra i vertici dell'Esercito Italiano e, nominato generale, guidò le divisioni Centauro e poi Ariete.

Attività d'intelligence[modifica | modifica wikitesto]

Dopo essere stato al NATO Defense College[1], è stato capo del SIOS (Servizio di controspionaggio) dell'Esercito Italiano dal 1969 al 1970 e direttore del SID (Servizio Informazioni della Difesa) dal 18 ottobre 1970 al 30 luglio 1974. Nei primi anni settanta insieme al capo del SIOS Roberto Jucci, aveva sventato un golpe contro il Colonnello Muʿammar Gheddafi[2]. Si distinse per una linea filo-araba in politica estera, in linea con quella del presidente del consiglio Aldo Moro.

Vicende giudiziarie[modifica | modifica wikitesto]

Fu arrestato nel 1974 mentre era al vertice del SID, con l'accusa di cospirazione contro lo Stato, nell'ambito inchiesta sulla Rosa dei venti, un gruppo clandestino di cui facevano parte elementi dei servizi segreti dei quali è stato supposto un coinvolgimento in attentati, stragi e, per favoreggiamento, nel tentato Golpe Borghese del dicembre 1970, ma nel 1978 fu assolto con formula piena. L'assoluzione fu confermata in appello nel 1984 e in Cassazione l'anno seguente[3]. Arrivò al grado di Generale di Corpo d'Armata. Il suo nome è stato associato anche all'"Operazione Gladio". Comparve inoltre nel 1981 nella lista degli appartenenti alla P2 (fascicolo nº 491).

Secondo un articolo del New York Times, nel 1972 Miceli - all'epoca direttore dei servizi militari italiani - avrebbe ricevuto 800.000 dollari dall'ambasciata americana per operazioni sotto copertura[4].

Durante l'inchiesta sulla strage di Bologna venne trovato un appunto dell'ex dirigente dei Servizi Gianadelio Maletti, che raccontava di un violento litigio tra i generali Vito Miceli e Giovanbattista Palumbo, il quale gli avrebbe rimproverato la responsabilità per lo stupro di Franca Rame.[5]

Attività politica[modifica | modifica wikitesto]

Vito Miceli è stato deputato alla Camera per il Movimento Sociale Italiano per tre legislature, eletto nel collegio di Roma nel 1976[6] e rieletto nel 1979 e nel 1983, restando a Montecitorio fino al 1987, sempre nella commissione difesa. Nel 1980 fu primo degli eletti nella lista del MSI al Consiglio comunale di Trapani, dove rimase fino al 1982. Non si ricandidò al parlamento nel 1987 e fu responsabile dell'Ufficio Forze armate del MSI fino alla morte.

Sulle modalità del suo decesso, avvenuto durante un intervento chirurgico in Francia, la famiglia espresse alcuni dubbi[7].

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Tenente in s.p.e., 11º granatieri di Savoia - Aiutante di campo di battaglione coloniale»
— Amba Gheorghis, 8 ottobre 1941
Grande ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica italiana - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Repubblica
  2. ^ Comune di Siena - Le newsletters del Centro - Numero Diciassette - 09.03.2007
  3. ^ Mario Caprara e Gianluca Semprini, Neri, la storia mai raccontata della destra radicale, eversiva e terrorista, Edizioni tascabili Newton, Roma 2011, pag 278:"...assolti anche il generale Casero, l'ex capo del SID Vito Miceli, che in seguito finirà in Parlamento(...). Il 27 novembre 1984, infatti la Corte d'assise d'appello di Roma ribalta il giudizio di primo grado e assolve tutti. L'anno dopo, la Cassazione conferma quell'assoluzione e assolve tutti.."
  4. ^ (EN) Alvin Shuster Special to The New York Times, One Week Into Italian Campain, Communism Dominates Issues, in The New York Times, 23 maggio 1976. URL consultato il 18 aprile 2021.
    «The neo‐Fascist party formally the Italian Social Movement National Right Wing, introduced some of its candidates, including Gen. Vito Miceli, who received $800,000 from the United States in 1972 in covert operation backed by Graham A. Martin, the the United States ambassador here. General Miceli, who brushed aside questions about the arrangement, formerly headed Italy's military intelligence agency and was recently charged with involvement in plots to overthrow the government»
  5. ^ Giovanni Maria Bellu, I carabinieri ci dissero: stuprate Franca Rame, in la Repubblica, 10 febbraio 1998, p. 27. URL consultato il 29 maggio 2013 (archiviato il 7 giugno 2013).
  6. ^ La Camera dei Deputati
  7. ^ SiciliaInformazioni | L'indagine/4. L'ultimo giorno di Vito Miceli Né esame autoptico, né sospetti Una strana liberatoria dopo la morte improvvisa Archiviato il 31 maggio 2010 in Internet Archive.
  8. ^ Quirinale

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Direttore del SID Successore
Eugenio Henke 18 ottobre 1970 - 30 luglio 1974 Mario Casardi