Petrolio: differenze tra le versioni

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Da un punto di vista generale (anche se esistono delle eccezioni) i petroli che contengono una quantità più elevata di frazioni leggere sono più costosi. Un altro parametro che influenza il valore del petrolio grezzo è in contenuto in zolfo. Quest'ultimo infatti deve essere allontanato durante l'operazione di raffinazione e questa operazione di purificazione è tanto più onerosa quanto più alto è il tenore in zolfo.
Da un punto di vista generale (anche se esistono delle eccezioni) i petroli che contengono una quantità più elevata di frazioni leggere sono più costosi. Un altro parametro che influenza il valore del petrolio grezzo è in contenuto in zolfo. Quest'ultimo infatti deve essere allontanato durante l'operazione di raffinazione e questa operazione di purificazione è tanto più onerosa quanto più alto è il tenore in zolfo.


Altri parametri che influenzano il valore del grezzo sono la sua [[acidità]] ed il tenore in metalli pensanti, quali il [[vanadio]]. La conoscenza di questi due ultimi parametri sono di grande importanza allorché si il grezzo è raffinato. Infatti petroli acidi o con contenuti di Vanadio elevati richiedono impianti particolarmente resistenti alla corrosione e dunque costruiti con acciai speciali.
Altri parametri che influenzano il valore del grezzo sono la sua [[acidità]] ed il tenore in metalli pesanti, quali il [[vanadio]]. La conoscenza di questi due ultimi parametri sono di grande importanza allorché si il grezzo è raffinato. Infatti petroli acidi o con contenuti di Vanadio elevati richiedono impianti particolarmente resistenti alla corrosione e dunque costruiti con acciai speciali.


Va inoltre ricordato che a livello commerciale le varie partite di petrolio non hanno lo stesso valore commerciale.
Va inoltre ricordato che a livello commerciale le varie partite di petrolio non hanno lo stesso valore commerciale.

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Disambiguazione – Se stai cercando il romanzo di Pier Paolo Pasolini, vedi Petrolio (romanzo).
Bottiglia con un campione di petrolio non raffinato

Il petrolio (dal termine tardo latino petroleum, composto di petrae, "della roccia", e oleum, "olio", cioè "olio di roccia"[1]), anche detto oro nero, è un liquido infiammabile, denso, di colore che può andare dal nero al marrone scuro, passando dal verdognolo fino all'arancione, che si trova in alcuni giacimenti entro gli strati superiori della crosta terrestre. È composto da una miscela di vari idrocarburi (in prevalenza alcani, ma con variazioni nell'aspetto, nella composizione e nelle proprietà fisico-chimiche).

Cenni storici

Il petrolio accompagna la storia dell'uomo da secoli: la parola greca naphtha fu utilizzata inizialmente per indicare il fiammeggiare tipico delle emanazioni petrolifere. I popoli dell'antichità conoscevano i giacimenti di petrolio superficiali, che utilizzavano per produrre medicinali e bitume o per alimentare le lampade.

Non mancarono anche gli usi bellici del petrolio. Già nell'Iliade, Omero narra di un "fuoco perenne" lanciato contro le navi greche. Il "fuoco greco" dei bizantini era un'arma preparata con petrolio, una miscela di olio, zolfo, resina e salnitro, che non poteva essere spenta dall'acqua; questa miscela era cosparsa sulle frecce o lanciata verso le navi nemiche per incendiarle.

Il petrolio era conosciuto anche nell'antico Medio Oriente. Marco Polo, ne Il Milione, parla del petrolio con le seguenti parole:

«Ancor vi dico che in questa Grande Erminia (Armenia) è l'arca di Noè in su una grande montagna, ne le confine di mezzodie in verso il levante, presso al reame che si chiama Mosul, che sono cristiani, che sono iacopini e nestarini (nestoriani), delli quali diremo inanzi. Di verso tramontana confina con Giorgens (l'attuale Georgia), e in queste confine è una fontana, ove surge tanto olio e in tanta abondanza che 100 navi se ne caricherebboro a la volta. Ma non è buono a mangiare, ma sí da ardere, e buono da rogna e d'altre cose; e per tutta quella contrada non s'arde altr'olio.»

Il petrolio venne introdotto in Occidente soprattutto come medicinale, in seguito all'espansionismo arabo. Le sue doti terapeutiche si diffusero con grande rapidità e alcune fonti d'olio a cielo aperto, come l'antica Blufi (santuario della "Madonna dell'olio") e Petralia in Sicilia, divennero noti centri termali dell'antichità.

Il valore del petrolio come fonte di energia trasportabile e facilmente utilizzabile, usata dalla maggioranza dei veicoli (automobili, camion, treni, navi, aeroplani) e come base di molti prodotti chimici industriali, lo rende dall'inizio del XX secolo una delle materie prime più importanti del mondo. L'accesso al petrolio è stato uno dei principali fattori scatenanti di molti conflitti militari, compresi la Seconda guerra mondiale e la guerra del Golfo. La maggior parte delle riserve facilmente accessibili è collocata nel Medio Oriente, una regione politicamente instabile.

Campo di estrazione petrolifera in California, 1938

L'industria petrolifera nacque negli anni 1850 negli Stati Uniti (nei pressi di Titusville, Pennsylvania), per l'iniziativa di Edwin Drake. Il 27 agosto 1859 venne aperto il primo pozzo petrolifero redditizio del mondo. L'industria crebbe lentamente durante il 1800 e non diventò di interesse nazionale (USA) fino agli inizi del ventesimo secolo; l'introduzione del motore a combustione interna fornì la domanda che ha poi largamente sostenuto questa industria. I primi piccoli giacimenti "locali" in Pennsylvania e in Ontario sono stati velocemente esauriti, portando ai " boom petroliferi" in Texas, Oklahoma, e California. Altre nazioni avevano considerevoli riserve petrolifere nei loro possedimenti coloniali, e incominciarono ad utilizzarli a livello industriale.

Sebbene negli anni cinquanta il carbone fosse ancora il combustibile più usato nel mondo, il petrolio cominciò a soppiantarlo. Agli inizi del ventunesimo secolo circa il 90% del fabbisogno di combustibile è coperto dal petrolio. In conseguenza della crisi energetica del 1973 e della crisi energetica del 1979 si è sollevato l'interesse nella pubblica opinione sui livelli delle scorte di petrolio, portando alla luce la preoccupazione che essendo il petrolio una risorsa limitata essa sia destinata ad esaurirsi (almeno come risorsa economicamente sfruttabile).

Il prezzo di un barile di petrolio è aumentato, dagli 11 dollari del 1998 a circa 147, per poi ripiegare (a causa della recessione globale, ma anche delle "prese di beneficio" degli speculatori), fino a 45 nel dicembre 2008. In seguito le quotazioni del greggio hanno ripreso a crescere per installarsi solidamente al di sopra dei 100 dollari nel marzo 2011. Data l'elevata volatilità del prezzo di un barile, l'OPEC ha preso in valutazione di tagliare la produzione per far aumentare i costi dell'oro nero[senza fonte] (per fare un esempio: se un barile aumenta di un dollaro, negli Emirati Arabi Uniti arrivano oltre 100 milioni di dollari di guadagni[senza fonte]). Tuttavia il re dell'Arabia Saudita ʿAbd Allāh si è detto disponibile ad aumentare l'estrazione di petrolio per riportarlo ad un prezzo ragionevole[senza fonte].

Esistono e sono continuamente allo studio fonti alternative e rinnovabili di energia, sebbene la misura in cui queste possano rimpiazzare il petrolio e i loro eventuali effetti negativi sull'ambiente sono attualmente oggetto di dibattito.

Composizione

Composizione chimica del petrolio

Il petrolio è una miscela costituita principalmente da idrocarburi (cioè composti chimici le cui molecole sono formate da idrogeno e carbonio); gli idrocarburi presenti nel petrolio appartengono alle classi degli alcani (lineari e ramificati), cicloalcani e idrocarburi aromatici (mono-, bi- e poli- ciclici).[1][2] Il rapporto tra queste tre tipologie di idrocarburi varia a seconda del giacimento petrolifero da cui viene estratto il petrolio: considerando una media a livello mondiale, un petrolio tipico contiene il 30% di paraffine, il 40% di nafteni, il 25% di idrocarburi aromatici, mentre il restante 5% è rappresentato da altre sostanze;[2] nel caso di petroli ad elevato contenuto di alcani si parla di "petroli paraffinici", mentre i petroli ad elevato contenuto di cicloalcani vengono detti "petroli naftenici".[1][2] I petroli paraffinici sono più abbondanti nelle zone più profonde del sottosuolo, mentre i petroli naftenici sono più abbondanti nelle zone più vicine alla superficie.[2]

Sono presenti inoltre composti solforati (solfuri e disolfuri), azotati (chinoline e piridine) e ossigenati (acidi naftenici, terpeni e fenoli[2]), in percentuale variabile anche se la loro percentuale in massa, complessivamente, difficilmente supera il 7%.

Data l'elevata complessità di tale miscela, per definire la composizione di un particolare petrolio, anziché indicare le sostanze che lo costituiscono, si preferisce indicarne la composizione elementare, che è rappresentata principalmente da carbonio e idrogeno, essendo il petrolio una miscela costituita prevalentemente da idrocarburi.

La tabella seguente mostra gli intervalli di composizione (espressi come percentuali in peso) dei singoli elementi che costituiscono tipicamente un particolare petrolio:[2]

Elemento min (%wt) max (%wt)
C 79,5 88,5
H 10 15,5
altri elementi 0 5

Gli altri elementi presenti nel petrolio sono principalmente eteroatomi, quali ad esempio lo zolfo (0,05-8%wt), l'azoto (0,02-1,3%wt) e l'ossigeno (0,05-3%wt). Sono inoltre presenti atomi metallici in quantità modeste (quali nichel, vanadio, cobalto, cromo, cadmio, piombo, arsenico e mercurio), tuttavia per la lavorazione in raffineria bisogna tenere conto della loro presenza, in quanto molti processi usano catalizzatori che vengono inibiti da tali metalli. Inoltre i prodotti finali (generalmente i tagli più pesanti come il gasolio), risultandone più "ricchi", producono maggiori ceneri e particolato.

Caratterizzazione e classificazione del petrolio

Esistono centinaia di petroli diversi. Essi si differenziano per i differenti rendimenti, il tenore in zolfo, in metalli pesanti ed in funzione della loro acidità. Frequentemente (ma questa non è una regola) i grezzi più pesanti sono anche quelli che hanno un tenore in zolfo più elevato. È invece sistematico che per un determinato petrolio le frazioni alto-bollenti hanno un tenore in zolfo più elevato delle frazioni basso-bollenti.

Da un punto di vista generale (anche se esistono delle eccezioni) i petroli che contengono una quantità più elevata di frazioni leggere sono più costosi. Un altro parametro che influenza il valore del petrolio grezzo è in contenuto in zolfo. Quest'ultimo infatti deve essere allontanato durante l'operazione di raffinazione e questa operazione di purificazione è tanto più onerosa quanto più alto è il tenore in zolfo.

Altri parametri che influenzano il valore del grezzo sono la sua acidità ed il tenore in metalli pesanti, quali il vanadio. La conoscenza di questi due ultimi parametri sono di grande importanza allorché si il grezzo è raffinato. Infatti petroli acidi o con contenuti di Vanadio elevati richiedono impianti particolarmente resistenti alla corrosione e dunque costruiti con acciai speciali.

Va inoltre ricordato che a livello commerciale le varie partite di petrolio non hanno lo stesso valore commerciale. I seguenti criteri forniscono una linea guida su come distinguere un petrolio pregiato da uno scadente:

  • tenore di zolfo: maggiore è la presenza di zolfo o di altri eteroatomici, più spinta sarà la relativa lavorazione con maggiori costi di esercizio d'impianto. Infatti la presenza di zolfo va limitata sia per motivazioni ambientali, sia per la salvaguardia delle parti più delicate dell'impianto;
  • percentuale di benzine: a livello commerciale la benzina è il taglio più costoso e quindi più remunerativo per una azienda petrolifera; non a caso molti processi di lavorazione puntano all'aumento delle quantità e qualità delle benzine, alleggerendo i tagli pesanti (cracking) o appesantendo quelli leggeri; da questo punto di vista un petrolio ricco di benzina presenta un valore commerciale maggiore;
  • densità: un petrolio più denso contiene un maggior numero di molecole condensate, ovvero i costituenti del residuo della colonna da topping; quindi sono necessarie lavorazioni più gravose in termini di temperatura (come il visbreking), per cercare di rompere le molecole condensate e convertirle in tagli leggeri.

Grado API

Lo stesso argomento in dettaglio: Gradi API.

In ambito petrolifero si usa un'espressione particolare per esprimere la densità: il grado API.

La densità e il grado API sono correlate dalla relazione

°API = 141,5/ρ* - 131,3

dove ρ* è la densità relativa rispetto all'acqua. Da questa relazione discende che un olio della stessa densità dell'acqua presenta 10°API, se è più pesante presenta un valore minore di 10°API, mentre se è più leggero presenta un valore del grado API maggiore di 10°API. Pertanto un petrolio pregiato avrà un alto valore di grado API.

A titolo di esempio, tra i petroli pregiati figura quello di Brega (Libia) che ha 42°API con un tenore di zolfo pari allo 0,2%.

Distillazione frazionata TBP

Non esistono due petroli identici e talvolta all'interno dello stesso giacimento la composizione tende a variare nel tempo o in funzione della localizzazione del punto di estrazione. Per questo motivo per poter caratterizzare ogni tipo di petrolio si ricorre all'operazione, detta di distillazione frazionata TBP (True Boiling Point). Questa metodologia è descritta negli standard ASTM D86 e D2892, che definiscono le condizioni normalizzate per realizzare l'operazione. L'operazione è condotta prendendo una quantità predefinita di petrolio grezzo e sottoponendola a riscaldamento a pressione atmosferica.

Sotto effetto del riscaldamento il campione di petrolio comincia ad evaporare, e per prime le frazioni più leggere. I vapori di petrolio che man mano evaporano sono raffreddati, condensati e raccolti in un recipiente graduato. Le frazioni più volatili (dette basso-bollenti) sono le prime ad evaporare ed in seguito evaporano quelle meno volatili (dette alto-bollenti). Durante questa operazione di distillazione il campione di petrolio diventa progressivamente sempre meno volatile e dunque occorre riscaldare il campione a temperature sempre più elevate per poterlo distillare. L'obiettivo del test è di misurare in funzione degli intervalli di temperatura ai quali è soggetto il campione quale è il rendimento percentuale della corrispondente frazione evaporata. Il test è interrotto quando il campione raggiunge la temperatura di 550 °C, perché a questa temperatura intervengono delle reazioni di cracking che modificano la natura chimica delle molecole. Il volume che resta a 550 °C è detto residuo.

I risultati del test TBP sono di notevole interesse perché permettono di caratterizzare i diversi tipi di petrolio. Questo è essenziale per poterne definire il valore di mercato e per poter prevedere quali saranno i rendimenti quando il grezzo petrolifero arriva in raffineria per essere raffinato.

La tabella seguente mostra le composizioni di due petroli (petrolio Souedia, che ha origine in Siria e petrolio Zarzaitine, che ha origine in Algeria) ottenute tramite distillazione TBP sull'intervallo di temperatura 15-550 °C.

Zarzaitine (0,14%S) Souedia (3,91%S)
T [°C] % in peso % in volume T [°C] % in peso % in volume
15-80 6,685 8,219 15-80 4,028 5,613
80-150 15,904 17,497 80-150 7,841 9,801
150-230 15,914 16,378 150-230 9,751 11,204
230-375 27,954 26,977 230-375 20,619 21,529
375-550 21,303 19,409 375-550 25,263 24,159
>550 9,497 8,044 >550 31,193 26,179

È importante tenere presente che questi tagli petroliferi sono il risultato della sola operazione di distillazione e che in raffineria molteplici altre operazioni sono condotte per produrre prodotti di uso finale. In effetti le frazioni risultanti dall'operazione di distillazione non sono pronte per l'uso e richiedono ulteriori stadi di lavorazione.

Formazione e presenza in natura

Teoria biogenica del petrolio

Rappresentazione schematica di un reservoir di petrolio.

La teoria biogenica del petrolio indica che il petrolio deriva dalla trasformazione ad opera di batteri anaerobi di materia organica marina rimasta sepolta (quindi in assenza di ossigeno).[1]

Il primo a sostenere che petrolio e metano sono prodotti della trasformazione di materiale biologico in decomposizione fu lo scienziato russo Lomonosov nel XVIII secolo. La sua teoria fu confermata nel 1877 da Mendeleev.

Una volta generati, gli idrocarburi migrano verso l'alto attraverso i pori della roccia in virtù della loro bassa densità. Se nulla blocca la migrazione questi idrocarburi affiorano in superficie. A questo punto le frazioni più volatili evaporano e resta un accumulo di bitume, che è pressoché solido a pressione e temperatura atmosferica. Storicamente gli accumuli naturali di bitume sono usati per usi civili (impermeabilizzare il legno) o militari come il fuoco greco. Tuttavia nel percorso di migrazione, gli idrocarburi possono accumularsi in rocce porose (dette anche rocce madri) e restare bloccati da uno strato di roccia impermeabile. In questo caso si può creare una zona di accumulo, detta anche "trappola petrolifera" (o reservoir). Perché le rocce porose possano costituire un reservoir, è necessario che queste rocce siano al di sotto di rocce meno permeabili (normalmente argille o evaporiti), in maniera tale che gli idrocarburi non abbiano la possibilità di risalire sino alla superficie terrestre.

È perciò errato credere (nonostante l'idea comune possa suggerirlo) che il petrolio formi laghi o fiumi sotterranei. Il petrolio impregna rocce porose. Poiché nel giacimento vigono forti pressioni, il petrolio risale naturalmente verso la superficie in virtù del gradiente di pressione esistente nel momento in cui il giacimento è raggiunto in seguito ad una operazione di trivellazione.

Una conformazione geologica che costituisce un caso tipico di "trappola petrolifera" è la piega anticlinale. Questo tipo di configurazione costituisce di gran lunga il caso più frequente di "trappola petrolifera", anche se può accadere che il petrolio si accumuli in corrispondenza di fratture tettoniche o attorno a dei giacimenti di sale. All'interno del reservoir si viene quindi a trovare una miscela di idrocarburi liquidi e gassosi (in proporzioni variabili). Gli idrocarburi gassosi costituiscono gas naturale (metano ed etano) e riempiono le porosità superiori. Quelli liquidi (nelle condizioni di pressione esistenti nel giacimento, cioè svariate centinaia di atmosfere) occupano le zone inferiori del reservoir. In virtù dell'origine marina della materia organica all'origine del petrolio, quasi inevitabilmente gli idrocarburi sono associati ad acqua; è frequente la situazione per la quale all'interno della roccia madre si trovino tre strati: uno superiore di gas naturale, uno intermedio costituito da idrocarburi liquidi ed uno inferiore di acqua salata. Nelle operazioni di messa in produzione di un giacimento si presta notevole attenzione alla profondità alla quale si situa lo strato di acqua perché questa informazione è necessaria per calcolare il rendimento teorico del giacimento.

È frequente la situazione per la quale il giacimento di idrocarburi contiene unicamente metano ed etano. In questo caso si parlerà di giacimento di gas naturale. Se gli idrocarburi liquidi più pesanti presenti nel giacimento non superano i dodici-quindici atomi di carbonio (C12 - C15) si parlerà di giacimento di condensato, sovente associato a gas naturale. Se negli idrocarburi liquidi presenti sono rappresentate molecole più lunghe si è in presenza di un giacimento di petrolio propriamente detto.

Teorie abiogene

Secondo le teorie abiogene (o abiotiche) il petrolio si è formato attraverso processi non biologici.

Fra i teorici dell'origine abiogena c'è il professor Thomas Gold che nel 1992 pubblicò la sua teoria della profonda biosfera calda, allo scopo di spiegare il meccanismo dell'accumulo di idrocarburi nei giacimenti profondi.

Nel 2001 J. Kenney dimostrò che secondo le leggi della termodinamica non sarebbe possibile la trasformazione a basse pressioni di carboidrati o altro materiale biologico in catene idrocarburiche. Infatti il potenziale chimico dei carboidrati varia da -380 a -200 kcal/mol, mentre il potenziale chimico degli idrocarburi è maggiore di 0 kcal/mol. Siccome le trasformazioni termodinamiche evolvono verso condizioni a potenziale chimico più basso, la trasformazione citata non può avvenire. Il metano non si polimerizza a basse pressioni ad alcuna temperatura.

Talvolta, giacimenti di gas naturale e petrolio ritenuti in fase di esaurimento, si riempono di nuovo; questo processo può essere alimentato solo da depositi profondi, percorrendo la sequenza di fenomeni che portò alla formazione iniziale. La teoria abiotica sostiene che tutti gli idrocarburi naturali siano di origine abiotica, ad eccezione del metano biogenico (spesso chiamato gas di palude), che è prodotto in prossimità della superficie terrestre attraverso la degradazione batterica di materia organica sedimentata.

Una teoria dell'origine abiotica del petrolio ritiene che al momento della formazione della Terra si siano formati dei significativi depositi di carbonio, ora preservati solo nel mantello superiore. Questi depositi, trovandosi in condizioni di elevata temperatura e pressione, catalizzerebbero la polimerizzazione di molecole di metano, fino a formare lunghe catene idrocarburiche.[3]

Una variante di questa teoria prevede l'idrolisi di peridotiti del mantello, con conseguente formazione di un fluido ricco in idrogeno e con metalli catalizzatori (come nichel, cromo, cobalto o vanadio), che risalendo, dilaverebbe le rocce carbonatiche superiori, generando idrocarburi. Questa reazione chimica ipotizzata è la stessa che si avrebbe nel processo industriale della sintesi di Fischer-Tropsch.

Studi sulle riserve del petrolio

Grafico rappresentativo della produzione petrolifera, mostrante il picco di Hubbert.

Per riserve di petrolio si intende la quantità di idrocarburi liquidi che si stima potranno essere estratti in futuro dai giacimenti già scoperti.

Generalmente i volumi che potranno essere estratti da giacimenti non ancora sfruttati sono denominati riserve.

La determinazione delle riserve è condizionata dalle incertezze tecniche ed economiche. Le incertezze tecniche derivano dal fatto che i volumi di idrocarburo contenuti nel giacimento sono stimati quasi esclusivamente attraverso dati ottenuti con metodi indiretti (tra i più diffusi la prospezione sismica e le misure di proprietà fisiche delle rocce nei pozzi). Le informazioni dirette sono necessariamente poche, se confrontate con l'eterogeneità delle rocce serbatoio, in quanto provengono dalla perforazione dei pozzi, che è molto costosa.

Le incertezze di tipo economico includono la difficoltà di poter prevedere l'andamento futuro dei costi di estrazione e dei prezzi di vendita dell’idrocarburo (mediamente la vita produttiva di un giacimento è di 10-20 anni). Anche la disponibilità commerciale di nuove tecnologie di estrazione è difficilmente prevedibile con totale certezza. Il livello di incertezza sulle riserve è quindi massimo quando vengono stimati potenziali nuovi giacimenti, diminuisce nel momento della loro scoperta tramite perforazioni di pozzi, e durante il periodo produttivo e diviene nullo quando le riserve producibili del giacimento sono azzerate in quanto tutti gli idrocarburi estraibili sono effettivamente stati prodotti.

Il grado di aleatorietà delle riserve è espresso attraverso la loro classificazione secondo categorie definite. Esistono diversi schemi di classificazione, quella della Society of Petroleum Engineers (SPE) è internazionalmente diffuso e distingue tra Risorse (idrocarburi non ancora scoperti o non commerciali) e Riserve (idrocarburi scoperti e commerciali). Le Riserve infine sono classificate come certe, probabili e possibili secondo un grado di incertezza crescente. Questo stesso schema è stato inserito all’interno del sistema di classificazione delle risorse naturali, esclusa l’acqua, pubblicato dalle Nazioni Unite nel 2004 sotto il nome di United Nations Framework Classification (UNFC).

L'impossibilità di calcolare esattamente la quantità di riserve e di risorse, dà spazio a diverse previsioni più o meno ottimistiche.

Nel 1972 uno studio autorevole, commissionato al MIT dal Club di Roma (il famoso Rapporto sui limiti dello sviluppo), affermò che nel 2000 sarebbero state esaurite circa il 25% delle riserve mondiali di oro nero. Il rapporto, però, fu frainteso, e i più pensarono che predicesse la fine del petrolio entro il 2000.

La situazione oggi appare più grave di quanto il MIT avesse predetto. Dai dati pubblicati annualmente dalla BP si rileva che la quantità di petrolio utilizzata dal 1965 al 2004 è di 116 miliardi di tonnellate, le riserve ancora disponibili nel 2004 sono valutate in 162 miliardi di tonnellate.

Con questi valori si può facilmente calcolare che, escludendo i nuovi giacimenti che saranno scoperti nei prossimi anni, è già stato consumato il 42% delle riserve inizialmente disponibili, in altre parole si avvicina il momento del raggiungimento del "picco" dell'estrazione. Secondo la BP, il petrolio disponibile è sufficiente per circa 40 anni a partire dal 2000, supponendo di continuarne l'estrazione al ritmo attuale, quindi senza tenere conto della continua crescita della domanda mondiale, che si colloca intorno al 2% annuo. Ma al momento dell'estrazione dell'ultima goccia di petrolio, l'umanità dovrà già da tempo aver smesso di contare su questa risorsa, in quanto man mano che i pozzi si vanno esaurendo la velocità con cui si può continuare ad estrarre decresce, costringendo a ridurre i consumi o utilizzare altre fonti energetiche.

Diversi altri studi hanno in tutto o in parte confermato queste conclusioni; in particolare sono da menzionare quelli del geologo americano Marion King Hubbert (vedi anche picco di Hubbert) e in seguito, a partire da questi, quelli di Colin Campbell e Jean Laherrère.

Secondo questi studi la quantità di petrolio estratto da una nazione segue una curva a campana e la massima estrazione di greggio per unità di tempo la si ha quando si è prelevato metà di tutto il petrolio estraibile. Questo è quanto si è verificato negli USA (i 48 stati continentali - lower 48 - esclusa l'Alaska) in cui l'estrazione di petrolio ha avuto un massimo nel 1971 (circa 9 milioni di barili al giorno) e poi è declinata come in una curva a campana secondo quanto previsto da Hubbert.

Altri studi di diversa matrice (in gran parte di economisti) sostengono che la tecnologia continuerà a rendere disponibili per l'industria idrocarburi a basso costo e che sulla Terra ci sono vaste riserve di petrolio "non convenzionale" quali le sabbie bituminose, gli scisti bituminosi consentiranno nel futuro l'uso del petrolio per un periodo di tempo ancora molto lungo.

L'Agenzia internazionale dell'energia nel 2008 ha stimato che la produzione di petrolio sia destinata a calare del 9,1% annuo, o almeno il 6,4% se aumentassero gli investimenti; le stime corrette dell'agenzia abbassano tale dato al 5%[4] e considerano più probabile il 6,7%.[5]

Paesi con le maggiori riserve di petrolio

Riserve di petrolio a livello mondiale (dati relativi al 2009).

Qui di seguito sono elencati i primi 20 paesi per riserve certe di petrolio all'anno 2011.
Per vita media residua si intende la stima della durata delle riserve ai ritmi di estrazione dell'anno 2011.[6]

Paese Milioni di barili (bbl) % sul totale Vita media residua
1 Bandiera del Venezuela Venezuela 296.500 17,9% ND
2 Bandiera dell'Arabia Saudita Arabia Saudita 265.500 16,1% 65,2
3 Bandiera del Canada Canada 175.200 10,6% ND
4 Bandiera dell'Iran Iran 151.200 9,1% 95,8
5 Bandiera dell'Iraq Iraq 143.100 9,1% ND
6 Bandiera del Kuwait Kuwait 101.500 6,1% 97,0
7 Bandiera degli Emirati Arabi Uniti Emirati Arabi Uniti 97.800 5,9% 80,7
8 Bandiera della Russia Russia 88.200 5,3% 23,5
9 Bandiera della Libia Libia 47.100 2,9% ND
10 Bandiera della Nigeria Nigeria 37.200 2,3% 41.5
11 Bandiera degli Stati Uniti Stati Uniti 30.900 1,9% 10,8
12 Bandiera del Kazakistan Kazakistan 30.000 1,8% 44,7
13 Bandiera del Qatar Qatar 24.700 1,5% 39,3
14 Bandiera del Brasile Brasile 15.100 0,9% 18,8
15 Bandiera della Cina Cina 14.700 0,9% 9,9
16 Bandiera dell'Angola Angola 13.500 0,8% 21,2
17 Bandiera dell'Algeria Algeria 12.200 0,7% 19,3
18 Bandiera del Messico Messico 11.400 0,7% 10,6
19 Bandiera dell'Azerbaigian Azerbaigian 7.000 0,4% 20,6
20 Bandiera della Norvegia Norvegia 6.900 0,4% 9,2
  Resto del mondo 81.200 6,1% *
Totale 1.652.600 100% 54,2
46 Italia 1.400 0,1% 34,3

I volumi si riferiscono alle riserve certe. Sono escluse le stime ufficiali delle sabbie bituminose canadesi (pari a circa 143.300 milioni di barili) relative ai progetti oggetto di sviluppo attivo, ai liquidi separati dal gas naturale ( "Natural Gas Liquids - NGL") e ai liquidi condensati dai gas naturali ("gas condensate").

Produzione del petrolio

Suddivisione principale dell'industria petrolifera, del gas naturale e dei prodotti derivati dal petrolio.

Il ciclo produttivo del petrolio e dei prodotti derivati dal petrolio attraversa differenti fasi produttive, raggruppate tradizionalmente in tre insiemi di processi:

  • upstream: comprende l'insieme delle procedure da svolgere allo scopo di ricavare il petrolio greggio dal sottosuolo; le principali procedure di upstream sono: la ricerca del giacimento (esplorazione), la predisposizione di pozzi per il sollevamento del petrolio (perforazione) e il processo di sollevamento del petrolio dal sottosuolo (estrazione);
  • midstream: comprende le procedure relative al trasporto del petrolio dal sito di estrazione al sito di raffinazione e lo stoccaggio del petrolio;
  • downstream: comprende i processi di trasformazione del petrolio (raffinazione) allo scopo di ottenere i prodotti derivati dal petrolio destinati al commercio e la loro distribuzione e vendita.

Siccome assieme al petrolio dai giacimenti viene prelevato anche gas naturale, le tre fasi sono riferite al ciclo produttivo del gas naturale. In particolare i processi di upstream sono finalizzati all'ottenimento di entrambe le materie prime (petrolio e gas naturale), mentre i processi di midstream e downstream sono diversificati a seconda che siano riferiti al petrolio o al gas naturale.

Esplorazione

Mappa delle spedizioni inviate tra il 1947 e il 1950 dalla Iraq Petroleum Company per la ricerca del petrolio nell'Arabia meridionale.

La fase di esplorazione rappresenta la fase di ricerca dei giacimenti di petrolio, finalizzata alla sua estrazione. Tale ricerca viene svolta in genere attraverso prospezione geofisica, che consiste in un'indagine delle proprietà fisiche del sottosuolo da cui è possibile determinare la presenza di particolari disomogeneità delle proprietà del terreno, associate alla presenza di trappole strutturali o altre strutture di accumulo di idrocarburi.

Estrazione

Lo stesso argomento in dettaglio: Estrazione del petrolio.

Alla fase di esplorazione segue la fase di estrazione del petrolio. L'estrazione avviene attraverso la costruzione di apposite torri di perforazione (dette derrick), che nel caso di impianti off-shore (cioè in corrispondenza delle aree marine[1]) sono posizionate su una piattaforma petrolifera.

In genere il deposito di petrolio si trova ad elevata pressione, per cui risale spontaneamente attraverso il pozzo petrolifero, mentre negli altri casi è necessario utilizzare delle pompe petrolifere per sollevarlo;[1] tali pompe possono essere utilizzate anche quando il petrolio risale spontaneamente, in modo da velocizzarne ulteriormente la risalita.[1]

Trasporto

Successivamente all'estrazione, il petrolio viene trasportato per mezzo di oleodotti o petroliere fino al sito in cui verrà svolta la raffinazione.[1]

Trasformazione

Lo stesso argomento in dettaglio: Raffineria di petrolio.

Dopo il processo di estrazione, eseguito mediante trivellazione, il petrolio greggio viene trasportato verso stabilimenti (raffinerie di petrolio), dove avvengono le operazioni di trasformazione che permettono di produrre a partire dal grezzo petrolifero una serie di prodotti di uso comune. I prodotti finali includono: GPL, benzina, cherosene, gasolio, oli lubrificanti, bitumi, cere e paraffine. Le operazioni attraverso le quali il grezzo petrolifero viene trasformato sono molteplici e di diversa natura.

Raffineria di petrolio di Baton Rouge

Procedendo in ordine, le principali lavorazioni sono:

  • decantazione, e separazione dell'acqua;
  • dissalazione;
  • distillazione atmosferica (detta anche topping);
  • distillazione sotto vuoto (detta anche vacuum);
  • reforming;
  • desolforazione;
  • cracking, alchilazione, isomerizzazione.

La tabella seguente indica, orientativamente, gli intervalli di temperature di ebollizione delle frazioni di distillazione del petrolio (a pressione atmosferica, in gradi Celsius), detti anche tagli petroliferi:[7]

Prodotto petrolifero Temperatura di ebollizione (°C) Utilizzi
metano e altri gas combustibili -160 ÷ -40 combustibili di raffineria
propano -40 Gas di petrolio liquefatti (combustibile per autotrazione o per riscaldamento)
butano -12 ÷ 1 utilizzato per aumentare la volatilità della benzina
etere di petrolio 0 ÷ 70 solvente
nafta leggera -1 ÷ 150 componente di combustibile per automobili
nafta pesante 150 ÷ 205 materia prima per il reforming, combustibile per jet
benzina -1 ÷ 180 combustibile per motori
cherosene 205 ÷ 260 combustibile
gasolio leggero 260 ÷ 315 carburante per motori Diesel / riscaldamento
gasolio pesante 315 ÷ 425 materia prima per cracking catalitico
olio lubrificante > 400 olio per motori
bitume, asfalto frazioni rimanenti pavimentazione stradale

Ogni taglio petrolifero è costituito da molecole di lunghezza comparabile. Poiché l'operazione di distillazione non può essere perfetta, ogni taglio petrolifero contiene un po' del taglio più leggero ed un po' del taglio più pesante. Per questo motivo gli intervalli di ebollizione di un taglio "ricoprono" parzialmente quelli del taglio immediatamente più leggero ed immediatamente più pesante.

I gas che si formano nelle varie parti di impianto (metano, etano, propano e butano) vengono raccolti ed usati per produrre energia per il funzionamento della raffineria o valorizzati come prodotti finiti.

Il taglio che costituisce la benzina dovrà subire varie lavorazioni, in quanto la benzina da topping presenta uno scarso numero di ottano, pertanto si ricorre ai processi di isomerizzazione, reforming.

La parte pesante viene inviata al vacuum per recuperare i combustibili liquidi rimasti nel fondo della colonna da topping:

  • cracking catalitico, hydrocracking e visbreaking per aumentare ulteriormente la resa in combustibili liquidi;
  • alchilazione (per convertire parte dei gas in benzina);
  • delay coking (produzione di coke).

Vi sono poi altre lavorazioni per recuperare le paraffine e le cere (vasellina) , usate anche nella cosmetica. Lo scarto finale costituisce il bitume usato, una volta miscelato con pietrisco fine e sabbia, per la pavimentazione stradale. Nel novero dei prodotti di raffineria rientra anche lo zolfo ottenuto dal processo di desolforazione. Va infine ricordato che il petrolio (nel taglio della virgin nafta) è anche materia prima per l'industria petrolchimica per la produzione di plastiche.

Prodotti derivati dal petrolio

Lo stesso argomento in dettaglio: Prodotti derivati dal petrolio.

Le catene molecolari nell'intervallo di C5-7 sono nafte leggere ed evaporano facilmente. Vengono usate come solventi, fluidi per pulizia a secco, e altri prodotti ad asciugatura rapida.

Le benzine sono composte da catene ramificate nell'intervallo da C6 a C9

Il cherosene è composto da catene nell'intervallo da C10 a C15, seguito dal combustibile per i motori diesel e per riscaldamento (da C10 a C20) e da combustibili più pesanti, come quelli usati nei motori delle navi. Questi prodotti derivati del petrolio sono liquidi a temperatura ambiente.

Gli oli lubrificanti e i grassi semi-solidi (come la vaselina) sono posizionati nell'intervallo da C16 fino a C20.

Le catene da C20 in avanti sono solidi a temperatura ambiente e comprendono la paraffina, poi il catrame e il bitume per asfalto.

Mercato del petrolio

I due mercati principali per lo scambio di petrolio sono il NYMEX di New York e l'IntercontinentalExchange di Atlanta. Attualmente entrambi sono di proprietà statunitense. In precedenza il Brent era quotato all'International Petroleum Exchange di Londra (IPE). Su questi due mercati sono quotati rispettivamente contratti (l'unità di scambio è costituita da lotti indivisibili di 1000 barili) per petrolio di qualità WTI (West Texas Intermediate) e Brent Blend per consegna immediata (spot) o future rispettivamente a Cushing (Oklahoma, USA) e Sullom Voe (Gran Bretagna). In entrambi, il prezzo del petrolio e la quotazione avvengono in dollari. I contratti di scambio di questi due petroli in realtà agiscono solo come benchmark (oil marker) per la totalità delle altre transazioni. In realtà, le transazioni di petrolio WTI e Brent Blend costituiscono solo una piccola parte del totale degli scambi, ma i prezzi di questi scambi sono utilizzati come prezzo di riferimento per gli altri. Il Brent Blend è costituito da un paniere di 15 petroli estratti nel Mar del Nord. In passato si utilizzava il petrolio estratto da un solo campo petrolifero (Blend appunto). Verso la fine degli anni 90, il numero di transazioni riguardante questo petrolio era diventato insufficiente per garantire che gli scambi di petrolio Brent fossero rappresentativi del prezzo di scambio e dunque si è deciso di utilizzare un numero più ampio di transazioni e dunque di includere gli scambi riguardanti altri grezzi petroliferi.

Il WTI è utilizzato principalmente per quotare petroli prodotti in Nord e Sud America; il Brent Blend è utilizzato per quelli prodotti in Europa (inclusa la Russia), Africa e Medio Oriente. Più del 60% delle transazioni sono fatte utilizzando come benchmark il Brent Blend. Altri benchmark esistono (come il Dubai, Tapis e Isthmus) ma sono largamente meno utilizzati che il WTI ed il Brent Blend.

Nella pratica commerciale, ogni petrolio è quotato rispetto al benchmark di riferimento più una differenza (detta premium), che può essere negativa o positiva. La differenza esistente tra il petrolio in questione ed il benchmark di riferimento è funzione essenzialmente della qualità. Petroli più leggeri o con un contenuto in zolfo minore del loro benchmark di riferimento saranno scambiati con un premium positivo; l'inverso se sono più pesanti o hanno un contenuto in zolfo più elevato.

Il Brent ha toccato il suo minimo storico il 10 dicembre 1998 quando fu quotato a 9,55 $ al barile[8][9]. Il massimo storico è dell'11 luglio 2008 quando le quotazioni registrarono i 147,25 $ al barile[10]. Da allora il corso ha raggiunto un minimo di circa 40 $ nel 2009 per ritornare nel 2011 solidamente al di sopra dei 90 $.

Andamento del prezzo del petrolio (in dollari al barile) dal 1861 al 2007.

Principali paesi produttori

Paesi produttori di petrolio.

Qui di seguito vengono elencati i primi 20 paesi produttori di petrolio nel mondo nell'anno 2011[6]:

Paese Milioni di barili (bbl) % sul totale
1 Bandiera dell'Arabia Saudita Arabia Saudita 4.073 13,2%
2 Bandiera della Russia Russia 3.752 12,8%
3 Bandiera degli Stati Uniti Stati Uniti 2.861 8,8%
4 Bandiera dell'Iran Iran 1.577 5,2%
5 Bandiera della Cina Cina 1.492 5,1%
6 Bandiera del Canada Canada 1.285 4,3%
7 Bandiera degli Emirati Arabi Uniti Emirati Arabi Uniti 1.212 3,8%
8 Bandiera del Messico Messico 1.072 3,6%
9 Bandiera del Kuwait Kuwait 1.045 3,5%
10 Bandiera dell'Iraq Iraq 1.021 3,4%
11 Bandiera del Venezuela Venezuela 993 3,5%
12 Bandiera della Nigeria Nigeria 896 2,9%
13 Bandiera del Brasile Brasile 800 2,9%
14 Bandiera della Norvegia Norvegia 744 2,3%
15 Bandiera del Kazakistan Kazakistan 672 2,2%
16 Bandiera dell'Angola Angola 637 2,1%
17 Bandiera dell'Algeria Algeria 631 1,9%
18 Bandiera del Qatar Qatar 628 1,8%
19 Bandiera del Regno Unito Regno Unito 401 1,3%
20 Bandiera dell'Indonesia Indonesia 344 1,1%
  Resto del mondo 4.620 15,8%
Totale 30.505 100%
49 Italia 40,2 0,1%

Fonte: BP Statistical Review of World Energy - June 2012
Sono inclusi i volumi di petrolio estratti da sabbie bituminose e scisti bituminosi oltre che ai liquidi separati dal gas naturale ( “Natural Gas Liquids - NGL”). Sono esclusi i carburanti (liquid fuels) prodotti da altre fonti (es. carbone).

Principali paesi consumatori

Consumo di petrolio nel mondo indicato in barili di petrolio pro capite giornalieri.

Qui di seguito vengono elencati i primi 20 paesi consumatori di petrolio nel mondo nell'anno 2011:

Paese Milioni di barili (bbl) % sul totale
1 Bandiera degli Stati Uniti Stati Uniti 6875 20,5%
2 Bandiera della Cina Cina 3562 11,4%
3 Bandiera del Giappone Giappone 1612 5,0%
4 Bandiera dell'India India 1267 4,0%
5 Bandiera della Russia Russia 1080 3,4%
6 Bandiera dell'Arabia Saudita Arabia Saudita 1042 3,1%
7 Bandiera del Brasile Brasile 968 3,0%
8 Bandiera della Corea del Sud Corea del Sud 875 2,7%
9 Bandiera della Germania Germania 862 2,6%
10 Bandiera del Canada Canada 837 2,5%
11 Bandiera del Messico Messico 740 2,2%
12 Bandiera dell'Iran Iran 666 2,0%
13 Bandiera dei Paesi Bassi Paesi Bassi 632 2,0%
14 Bandiera della Francia Francia 629 2,0%
15 Bandiera del Regno Unito Regno Unito 563 1,8%
16 Bandiera dell'Italia Italia 542 1,8%
17 Bandiera dell'Indonesia Indonesia 522 1,7%
18 Bandiera della Spagna Spagna 508 1,7%
19 Bandiera di Singapore Singapore 435 1,2%
20 Bandiera della Thailandia Thailandia 394 1,2%
  Resto del mondo 6985 24,0%
Totale 32132 100%

Fonte: BP Statistical Review of World Energy - June 2012

Principali paesi esportatori

Questa fonte è una statistica realizzata dalle Nazioni Unite in riferimento agli anni riportati sotto nella tabella (2009/10/11/12).

Paese Esportazione (barili al giorno) Anno
Bandiera dell'Arabia Saudita Arabia Saudita 7,635,000 2009
Bandiera della Russia Russia 5,010,000 2010
Bandiera dell'Iran Iran 2,523,000 2009
Bandiera degli Emirati Arabi Uniti Emirati Arabi Uniti 2,395,000 2009
Bandiera della Norvegia Norvegia 2,184,000 2009
Bandiera dell'Iraq Iraq 2,170,000 2011
Bandiera del Kuwait Kuwait 2,127,000 2009
Bandiera della Nigeria Nigeria 2,102,000 2009
Bandiera del Canada Canada 1,929,000 2009
Bandiera degli Stati Uniti Stati Uniti 1,920,000 2009
Bandiera del Venezuela Venezuela 1,871,000 2009
Bandiera dei Paesi Bassi Paesi Bassi 1,871,000 2009
Bandiera dell'Angola Angola 1,851,000 2009
Bandiera dell'Algeria Algeria 1,694,000 2009
Bandiera della Libia Libia 1,580,000 2010
Bandiera del Messico Messico 1,511,000 2009
Bandiera del Kazakistan Kazakistan 1,390,000 2011
Bandiera di Singapore Singapore 1,374,000 2009
Bandiera del Regno Unito Gran Bretagna 1,311,000 2009
Bandiera della Corea del Sud Corea del Sud 1,100,000 2012
Bandiera del Qatar Qatar 1,038,000 2009
Bandiera dell'India India 825,600 2009
Bandiera del Brasile Brasile 801,200 2012
Bandiera dell'Azerbaigian Azerbaigian 651,700 2009
Bandiera della Malaysia Malesia 644,900 2009
Bandiera dell'Oman Oman 592,300 2009
Bandiera dell'Italia Italia 529,100 2009
Bandiera della Cina Cina 506,500 2010
Bandiera della Francia Francia 487,200 2010
Bandiera della Germania Germania 470,200 2010
Bandiera dell'Indonesia Indonesia 404,100 2010
Bandiera della Colombia Colombia 400,700 2010
Bandiera della Guinea Equatoriale Kuwait 395,000 2010
Bandiera del Sudan Sudan 383,900 2010
Bandiera del Giappone Giappone 366,800 2010
Bandiera del Belgio Belgio 353,000 2009
Bandiera dell'Ecuador Ecuador 333,400 2011
Bandiera dell'Australia Australia 312,600 2009
Bandiera della Bielorussia Angola 310,500 2009
Bandiera di Taiwan Taiwan 303,000 2010
Bandiera della Thailandia Thailandia 269,100 2009
Bandiera della Siria Siria 263,000 2009
Bandiera della Danimarca Danimarca 249,600 2010
Bandiera della Svezia Svezia 243,200 2009
Bandiera di Trinidad e Tobago Trinidad e Tobago 242,600 2009
Bandiera della Spagna Spagna 240,700 2009
Bandiera del Bahrein Bahrein 239,900 2009
Bandiera dell'Argentina Argentina 238,100 2009
Bandiera del Gabon Gabon 213,500 2009
Congo 211,800 2009
Bandiera del Vietnam Vietnam 210,500 2011
Bandiera dello Yemen Yemen 207,700 2009
Bandiera della Grecia Grecia 181,600 2009
Bandiera dell'Egitto Egitto 163,000 2009
Bandiera del Brunei Brunei 153,000 2009
Bandiera della Finlandia Finlandia 133,600 2009
Bandiera del Ciad Ciad 115,000 2009
Bandiera dell'Ucraina Ucraina 114,000 2009
Bandiera del Camerun Camerun 101,300 2009
Bandiera del Turkmenistan Turkmenistan 97,430 2009
Bandiera della Tunisia Tunisia 91,200 2009
Bandiera d'Israele Israele 86,010 2009
Bandiera di Timor Est Timor Est 86,000 2009
Bandiera della Slovacchia Slovacchia 78,940 2009
Bandiera della Lituania Lituania 76,510 2009
Bandiera della Bulgaria Bulgaria 75,840 2009
Bandiera della Romania Romania 74,080 2010
Bandiera del Perù Perù 73,280 2009
Bandiera della Costa d'Avorio Costa d'Avorio 70,800 2009
Bandiera della Turchia Turchia 68,450 2009
Bandiera delle Filippine Filippine 60,460 2009
Bandiera del Sudafrica Sudafrica 54,930 2009
Bandiera del Cile Cile 52,390 2009
Bandiera della Polonia Polonia 50,400 2009
Bandiera del Portogallo Portogallo 49,650 2009
Bandiera della Nuova Zelanda Nuova Zelanda 47,200 2009
Bandiera dell'Austria Austria 46,020 2009
Bandiera delle Bahamas Bahamas 41,610 2010
Bandiera della Croazia Croazia 36,080 2010
Bandiera del Pakistan Pakistan 29,840 2009
Bandiera della Rep. Ceca Repubblica Ceca 25,480 2009
Bandiera del Marocco Marocco 25,090 2009
Bandiera dell'Irlanda Irlanda 21,590 2010
Bandiera di Porto Rico Porto Rico 19,230 2010
Bandiera di Hong Kong Hong Kong 18,750 2011
Bandiera del Guatemala Guatemala 15,300 2009
ex Zaire 11,090 2009
Bandiera della Serbia Serbia 11,000 2011
Bandiera del Benin Benin 10,840 2009
Bandiera della Mauritania Mauritania 10,000 2009
Bandiera della Svizzera Svizzera 9,851 2009
Bandiera della Slovenia Slovenia 8,958 2009
Bandiera della Macedonia del Nord Macedonia 8,594 2010
Bandiera del Kenya Kenya 8,061 2009
Bandiera della Papua Nuova Guinea Papua Nuova Guinea 8,029 2009
Bandiera di Cuba Cuba 6,882 2009
Bandiera della Mongolia Mongolia 5,834 2010
Bandiera del Ghana Ghana 5,752 2009
Bandiera della Bolivia Bolivia 5,621 2010
Bandiera della Lettonia Lettonia 5,160 2010
Bandiera dell'Honduras Honduras 5,114 2009
Bandiera del Senegal Senegal 4,550 2009
Bandiera del Suriname Suriname 3,058 2009
Bandiera del Bangladesh Bangladesh 2,770 2009
Bandiera di El Salvador El Salvador 2,315 2010
Bandiera della Costa Rica Costa Rica 2,087 2009
Bandiera dell'Uzbekistan Uzbekistan 2,078 2009
Bandiera del Kirghizistan Kirghizistan 2,042 2009
Bandiera delle Figi Figi 1,857 2009
Bandiera dell'Uruguay Uruguay 1,395 2011
Bandiera dell'Islanda Islanda 1,209 2009
Bandiera della Somalia Somalia 1,109 2009
Bandiera della Groenlandia Groenlandia 1,050 2009
Bandiera della Georgia Georgia 1,008 2011
Bandiera dell'Albania Albania 1,004 2009
Bandiera del Nicaragua Nicaragua 742 2009
Bandiera della Moldavia Moldavia 741 2009
Bandiera del Lussemburgo Lussemburgo 686 2009
Bandiera della Nuova Caledonia Nuova Caledonia 648 2009
Bandiera della Sierra Leone Sierra Leone 500 2009
Bandiera del Tagikistan Tagikistan 405 2009
Bandiera dello Zambia Zambia 360 2009
Bandiera della Bosnia ed Erzegovina Bosnia-Erzegovina 96 2009
Bandiera del Gambia Gambia 42 2009
Bandiera della Liberia Liberia 23 2009
Bandiera di Gibuti Gibuti 19 2009

Principali paesi importatori

La statistica è stata realizzata dalle Nazioni Unite in riferimento agli anni (2009/10/11/12).

PaesePetrolio - importazioni (barili/giorno)Anno
Stati Uniti10.270.0002009
Cina5.080.0002011
Giappone4.394.0002009
India3.060.0002009
Germania2.671.0002009
Paesi Bassi2.577.0002009
Corea del Sud2.500.0002011
Francia2.220.0002009
Singapore2.052.0002009
Italia1.800.0002009
Spagna1.584.0002009
Gran Bretagna1.450.0002009
Canada1.088.0002009
Belgio1.007.0002009
Taiwan876.3002010
Thailandia807.1002009
Indonesia767.4002009
Australia731.4002009
Turchia581.0002009
Svezia546.5002009
Polonia531.3002009
Sudafrica521.4002009
Grecia496.6002009
Messico496.0002009
Bielorussia471.4002009
Hong Kong375.0002011
Malesia355.3002009
Pakistan346.4002009
Filippine338.4002012
Finlandia318.1002009
Cile305.1002009
Ucraina301.9002009
Iran297.1002009
Portogallo294.6002009
Israele282.2002009
Austria282.2002009
Svizzera272.7002009
Brasile255.8002012
Emirati Arabi Uniti235.3002009
Iraq231.2002009
Vietnam227.0002011
Marocco221.0002009
Bahrein213.0002009
Repubblica Ceca208.8002009
Bulgaria201.4002009
Nigeria187.7002009
Lituania183.1002009
Danimarca177.7002010
Egitto177.2002009
Ungheria171.6002010
Irlanda166.0002010
Portorico164.0002009
Romania163.0002010
Slovacchia139.2002009
Nuova Zelanda138.0002009
Norvegia118.2002009
Giordania111.7002009
Cuba109.5002009
Repubblica Dominicana107.3002009
Ecuador102.5002011
Trinidad e Tobago95.2402009
Kazakistan94.4302011
Giamaica90.5202009
Perù88.0802010
Costa d'Avorio85.1902009
Sri Lanka84.7302009
Arabia Saudita83.1502009
Kenya80.1602009
Libano78.7602009
Guatemala78.5502009
Tunisia78.4602009
Panama77.9102009
Bangladesh77.3402010
Bahamas70.9902009
Ghana68.8302009
Croazia67.6602010
Yemen64.6102009
Slovenia60.2702009
Siria55.2802009
Honduras53.6302009
Lussemburgo51.9302009
Uruguay47.2602011
Armenia46.6802009
Camerun46.4902009
El Salvador45.0602010
Costa Rica44.1102009
Russia42.7502009
Tagikistan39.4002009
Bosnia-Erzegovina38.8902009
Angola38.2802009
Senegal36.2902009
Lettonia33.3702010
Etiopia33.4802009
Benin33.4102009
Cambogia33.2002009
Nicaragua30.2902009
Tanzania30.0402009
Estonia28.5202009
Oman27.9702009
Serbia27.3302011
Paraguay23.8102009
Albania22.8802009
Macedonia21.5302009
Maurizius20.7502009
Namibia19.8902009
Myanmar19.7002009
Argentina19.3802009
Figi18.8502009
Georgia18.5002011
Malta18.4202009
Algeria18.1802009
Mauritania17.7502009
Zambia17.5702009
Bolivia17.3302010
Madagascar16.3902009
Kirghizistan15.9402009
Togo15.9002009
Corea del Nord15.8102009
Mongolia15.7302010
Botswana15.5902009
Islanda15.5302009
Macao15.4002009
Papua Nuova Guinea14.7702009
Moldavia14.7302009
Mozambico14.5402009
Nuova Caledonia14.3302009
Uganda13.7702009
Nepal13.7402009
Haiti13.4802009
Zimbabwe13.1402009
Congo (ex Zaire)13.1002009
Sudan11.8202009
Gibuti11.2302009
Guyana10.4802009
Uzbekistan9.0132009
Barbados8.6842009
Burkina Faso8.5602009
Guinea8.5592009
Belize7.3262009
Malawi7.1242009
Seicelle6.2032009
Colombia6.0452009
Suriname5.6682009
Niger5.4432009
Ruanda5.1052009
Sierra Leone4.9452009
Gabon4.8222009
Liberia4.5522009
Antigua e Barbuda4.5482009
Afghanistan4.5122009
Mali4.5072009
Swaziland4.4642009
Groenlandia4.3302009
Qatar4.1082009
Eritrea3.8642009
Somalia3.8272009
Isole Cayman3.7002009
Montenegro3.1492009
Congo2.8322009
Gambia2.8072009
Saint Lucia2.6922009
Guinea Bissau2.5652009
Burundi2.4502009
Repubblica Centrafricana2,4182009
Capo Verde2.3362009
Laos1.9182010
Grenada1.9132009
Ciad1.8372009
Sahara occidentale1.8022009
Guinea Equatoriale1.7292009
Saint Christopher e Nevis1.6992009
Lesotho1.6902009
Bhutan1.5492009
Isole Salomone1.4852009
Azerbaigian1.4392009
Saint Vincent e Grenadine1.2522009
Tonga1.2022009
Samoa1.1252009
Nauru1.0442009
Comore9672009
São Tomé e Príncipe8892009
Dominica8592009
Vanuatu7612009
Libia5752009
Isole Falkland3132009
Kiribati2842009
Brunei1382009
Kuwait02009
Turkmenistan02009
Venezuela02009

Lista di alcune compagnie petrolifere

Impatti ambientali del petrolio

Lo stesso argomento in dettaglio: Disastro petrolifero.
Effetti sull'ambiente di un incidente ad una nave petroliera

La presenza dell'industria petrolifera ha significativi impatti sociali e ambientali, da incidenti e da attività di routine come l'esplorazione sismica, perforazioni e scarti inquinanti.

L'estrazione petrolifera è costosa e spesso danneggia l'ambiente. La ricerca e l'estrazione di petrolio offshore disturbano l'ambiente marino circostante. L'estrazione può essere preceduta dal dragaggio, che danneggia il fondo marino e le alghe, fondamentali nella catena alimentare marina. Il greggio e il petrolio raffinato che fuoriescono da navi petroliere incidentate, hanno danneggiato fragili ecosistemi in Alaska, nelle Isole Galapagos, in Spagna e in molti altri posti.

Infine, la combustione, su tutto il pianeta, di enormi quantità di petrolio (centrali elettriche, mezzi di trasporto) risulta essere tra i maggiori responsabili dell'incremento riscontrato delle percentuali di anidride carbonica e di altri gas nell'atmosfera, incidendo sull'aumento dell'effetto serra.

Note

  1. ^ a b c d e f g h Petrolio, su treccani.it. URL consultato il 26 settembre 2012.
  2. ^ a b c d e f Ullmann's, cap. 1
  3. ^ Questa teoria non è in contraddizione col secondo principio della termodinamica.
  4. ^ La notizia è stata data inizialmente dal Financial Times del 28 ottobre 2008 (che cita come fonte una bozza del World Energy Outlook) e ripresa dal Guardian due giorni dopo. Fonte: Sergio Ferraris, Nessuno parli del picco, QualEnergia, novembre/dicembre 2008, p. 91.
  5. ^ George Monbiot, When will the oil run out?, The Guardian, 15 dicembre 2008.
  6. ^ a b Fonte : BP Statistical Review of World Energy - June 2012.
  7. ^ McGraw-Hill Concise Encyclopedia of Science and Technology
  8. ^ 10 anni fa il petrolio sotto i 10 dollari
  9. ^ Cala d 5 mila miliardi la bolletta petrolifera
  10. ^ Petrolio sopra 147 dollari, Borse a picco

Bibliografia

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

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