Carate Urio

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
(Reindirizzamento da Carate Lario)
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Carate Urio
comune
Carate Urio – Stemma
Carate Urio – Veduta
Carate Urio – Veduta
La località di Carate, vista dal lago
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Lombardia
Provincia Como
Amministrazione
SindacoPaola Pepe (lista civica Per Carate Urio) dal 4-10-2021
Data di istituzione1927
Territorio
Coordinate45°52′N 9°07′E / 45.866667°N 9.116667°E45.866667; 9.116667 (Carate Urio)
Altitudine199 m s.l.m.
Superficie6,94 km²
Abitanti1 128[1] (30-11-2020)
Densità162,54 ab./km²
FrazioniCavadino, Greppone, Lestresio, Olzavino, Pangino, Riva, Urio
Comuni confinantiLaglio, Faggeto Lario, Moltrasio, Schignano, Torno
Altre informazioni
Cod. postale22010
Prefisso031
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT013044
Cod. catastaleB730
TargaCO
Cl. sismicazona 4 (sismicità molto bassa)[2]
Cl. climaticazona E, 2 233 GG[3]
Nome abitanticaratesi
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Carate Urio
Carate Urio
Carate Urio – Mappa
Carate Urio – Mappa
Posizione del comune di Carate Urio nella provincia di Como
Sito istituzionale

Carate Urio (Caraa e Üri in dialetto comasco[4][N 1], AFI: /kaˈraː/ e /ˈyri/) è un comune italiano di 1 128 abitanti della provincia di Como in Lombardia.

Geografia fisica[modifica | modifica wikitesto]

Il territorio comunale di Carate Urio, localizzato sulla sponda più occidentale del Lago di Como, si estende fino alle pendici meridionali dei monti Comana e Colmegnone, caratterizzati dalla presenza di boschi in cui si trovano robinie, noccioli, castagni, faggi, ontani e betulle.[5]

Origini del nome[modifica | modifica wikitesto]

Secondo alcuni studi, il toponimo "Carate" sarebbe di origine celtica, significa "luogo della pietra" e sarebbe da attribuire alla presenza, nel territorio, delle cave di sasso di Moltrasio[6], usato fin dall'antichità per finalità edilizie[7].

Per il toponimo "Urio" sono invece state formulate due ipotesi, una legata alla popolazione degli Orobi e l'altra al termine greco ὅρος (oros), cioè "monte"[5].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La comunità cristiana si sviluppò compatta sin dal X secolo d.C., periodo al quale si possono far risalire le prime chiese sorte sul territorio. Il ritrovamento di tombe galliche e lapidi romane testimoniano un'origine antica[5].

Il comune di Carate Urio venne creato nel 1927 dalla fusione dei comuni di Carate Lario e Urio[8].

Come gran parte dei comuni limitrofi, il 27 luglio 2021 anche il paese di Carate Urio fu colpito da un'alluvione, durante la quale si registrò il crollo di un ponte presso la frazione di Cavadino[9][10].

Storia di Carate prima dell'unione comunale[modifica | modifica wikitesto]

A partire da almeno il 1510 e fino al XVII secolo Carate non era una comunità a sé stante bensì era accorpata al comune di Laglio, che faceva parte della pieve di Nesso del Ducato di Milano.[11]

Nel 1647 Carate divenne feudo della famiglia di Francesco Gallio duca D'Alvito[6], che vi manteneva i diritti feudali ancora nella seconda metà del XVIII secolo, quando il comune di Carate risutava anche comprendere i cassinaggi "Cassina Somajna" e "Cassina Restresio"[11].

Una nuova aggregazione con Laglio fu sancita da un decreto napoleonico datato 1807[12]. La decisione fu tuttavia abrogata con la Restaurazione, che comportò una ricostituzione del comune di Carate all'interno della provincia di Como del Regno lombardo-veneto da parte degli austro-ungarici[13].

Quando nel 1859 le province della Lombardia furono temporaneamente annesse al Regno di Sardegna, il comune aveva la denominazione di "Carate Lario"[14]. Fino all'unione con Urio del 1927, Carate Lario seguì le vicende del resto della provincia di Como[14].

Storia di Urio prima dell'unione comunale[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Urio.

Nel 1731 Urio fu concesso in feudo alla casata dei Della Porta[6]. Sotto Napoleone Bonaparte divenne temporaneamente frazione di Moltrasio[15].

Simboli[modifica | modifica wikitesto]

Lo stemma di Carate Urio è stato concesso con regio decreto del 3 maggio 1929.[16]

«Troncato: nel primo di rosso, al leone passante sulla partizione, sormontato da tre quadrelli male ordinati, il tutto d'argento; nel secondo di argento, alla porta sostenuta da uno zoccolo scalinato di due pezzi, le ante aperte, con quattro liste fiammeggianti, poste in fascia, uscenti: due dal lato destro dello scudo e due dal sinistro, il tutto di rosso. Ornamenti esteriori da Comune.»

Lo scudo è diviso in due per rappresentare le due località che in passato furono feudo dei Gallio e dei Della Porta. Il leone della famiglia Gallio[17] è posto nella parte superiore rossa, accompagnato da tre quadrati che fanno riferimento all'ipotesi secondo cui il nome Carate deriverebbe da quadra, un'antica suddivisione amministrativo-giuridica. Nella seconda partizione, accanto al simbolo dei Della Porta[18], sono poste delle fiamme, riferimento all'origine del nome Urio dal verbo latino uro ("bruciare").[19]

Monumenti e luoghi d'interesse[modifica | modifica wikitesto]

Architetture religiose[modifica | modifica wikitesto]

Chiesa dei Santi Quirico e Giulitta a Urio[modifica | modifica wikitesto]

Chiesa dei santi Quirico e Giulitta
Lo stesso argomento in dettaglio: Chiesa dei Santi Quirico e Giulitta (Carate Urio).

La Chiesa dei Santi Quirico e Giulitta[20] fu ricostruita nel 1865[21] da un originale romanico del XII secolo[22]. Dai documenti della visita pastorale del Vescovo Ninguarda, si evince come nel 1592 la chiesa fosse orientata al contrario dell'attuale e avesse due campanili e un sagrato ombreggiato da platani. In seguito ai rifacimenti,[22] la chiesa assunse un aspetto rinascimentale[21] e fu dotata di un'abside barocca rivolta verso occidente[23]. Un campanile fu asportato dall'esondazione del torrente sottostante finendo nel lago[21]. Il superstite, ristrutturato, ha mantenuto i due ordini di bifore sormontate da arco di scarico[21]. L'interno, a navata unica e cappelle laterali, racchiude dipinti soprattutto rinascimentali e due tavole, una coi SS. Rocco e Domenico e l'altra dedicata all'Assunta[21]. Tra le tele del '500 e '600 conservate nella chiesa, si trovano inoltre una rappresentazione dell'Immacolata, di iconografia morazzoniana,[21] e una Crocefissione attribuita a Bartolomeo Montagna[5].

Chiesa dei Santi Giacomo e Filippo

Chiesa dei Santi Giacomo e Filippo a Carate[modifica | modifica wikitesto]

La chiesa dei Santi Giacomo e Filippo[24], elevata alla dignità di parrocchiale 1537, presenta un interno barocco[22] mosso da stucchi, freschi, scagliole e tele (notevole quella dedicata ai santi titolari nel presbiterio).

Chiesa di Santa Marta[modifica | modifica wikitesto]

Chiesa di Santa Marta

In località Santa Marta si trova l'omonima chiesa,[25] raggiungibile grazie ad una gradinata affiancata dalle 14 cappelle della Via Crucis[22] realizzate nel 1752[5] e restaurate attorno agli anni Duemila[21]. In principio dedicata ai Santi Nazaro e Celso,[22] originariamente la chiesa si limitava alla navata centrale e a parte del campanile. Fondata nel 1000 e consacrata nel 1095 dal papa Urbano II[6][21], nel corso del tempo la struttura subì manomissioni e ripristini che la portarono ad avere l'aspetto attuale, vale a dire, un edificio a tre navate provviste di locali accessori[21]. Della costruzione romanica originale,[26] oggi sopravvive solamente la torre campanaria[21].

Entrando, ci si presentano numerose opere d'arte, per lo più affreschi del XIII[22]-XV secolo[21]. Sull'altare maggiore è riposta una pala della Madonna col bambino fra i Santi[21]. Questa chiesa è visitabile solo nei giorni 28 e 29 luglio. Dal sagrato della chiesa, vista aperta sul primo bacino del lago e sui monti.

Santuario della Santissima Trinità[modifica | modifica wikitesto]

Santuario della Santissima Trinità

L'omonima via[27] della frazione di Cavadino conduce al Santuario di Pobiano, la cui storia è legata a un affresco della Santissima Trinità ivi conservato[6]. Sul finire del XVI secolo, Cavadino fu meta di immigrazione dalle altre zone del paese che vennero temporaneamente abbandonate, probabilmente a causa della peste del 1577[6]. In questo periodo si assistette al crollo di una cappella, che cadde lasciando tuttavia integro il muro recante l’affresco[6]. Verso la metà del Seicento la popolazione decise di erigere una piccola chiesa per custodire l’affresco, ritenuto miracoloso, a cui dedicarono la chiesa stessa[6].

Chiesa della Natività

Altro[modifica | modifica wikitesto]

  • Chiesa della Natività,[28] in località Cavadino
  • Chiesa di San Giuseppe[29]
  • Oratorio di San Rocco[30]

Architetture civili[modifica | modifica wikitesto]

Castello di Urio[modifica | modifica wikitesto]

Il Castello di Urio[31][32] è un'antica residenza nobiliare realizzata a cavallo tra il Seicento e il Settecento, fatta costruire dai Della Porta forse sulle rovine di una preesistente fortificazione[22].[33] Al Settecento risale anche il giardino all'italiana che orna il terrazzamento davanti alla villa[34]. Tra gli ospiti della villa, nel 1709 ci sarebbe stato Georg Friedrich Händel[34].

Nel corso del tempo, l'edificio cambiò più volte proprietà[33].

Dopo essere passato nelle mani dei Castelbarco prima e in quelle dei Dupuy poi, agli inizi dell’Ottocento fu la volta dei Melzi d'Eril, che attribuirono alla costruzione la denominazione di "Castello",[33][35] modificandone la facciata tramite l'aggiunta di merlature e di tre strutture sopralzate con funzione di torrette.[35] Di queste strutture, sopravvive oggi solo l'alzata centrale.[35] Alla famiglia Melzi si deve anche la realizzazione, nel vasto parco, della scalinata e del cavalcavia che, dall'edificio, portano alle rive del lago.[33]

Veduta di Urio. Sulla sinistra, la scalinata del Castello di Urio

Nel corso del XIX secolo, la storia del castello s'intrecciò con alcune vicende di Casa Savoia, dapprima diventando proprietà di Maria Teresa d'Asburgo-Lorena, moglie di Carlo Alberto; quando poi la residenza passò nelle mani della famiglia Avogadro di Collobiano, i proprietari ospitarono per qualche tempo i novelli sposi Vittorio Emanuele II e Maria Adelaide d'Asburgo-Lorena per permettere un periodo di vicinanza ai genitori di lei, soggiornanti nella vicina Villa Pizzo[33].

Un ulteriore cambio di proprietà determinò una breve parentesi di trascuratezza dell'edificiò, a cui seguirono altri passaggi di mani caratterizzati da una serie di ristrutturazioni, dapprima con la famiglia Richard (1871),[34] poi con la signora Maccrery e infine con il barone Langheim.[33]

Di proprietà dell'Opus Dei[35] dal 1955,[34] il castello si compone oggi di un primo blocco a base rettangolare di tre piani, nel centro del quale se ne innesta un secondo a quattro livelli[33]. Nella facciata, scandita da lesene ioniche e dotata di un frontone a linee miste sormontato da una balaustra ornata da statue, il piano nobile è evidenziato dalla presenza di finestre provviste di timpani centinanti e spezzati alternati[33]. La vista della facciata dal giardino è ostacolata da due magnolie ultracentenarie[34].

Altro

Società[modifica | modifica wikitesto]

Evoluzione demografica[modifica | modifica wikitesto]

Demografia pre-unitaria
  • 1771: 351 abitanti a Carate[38] e 384 a Urio[39]
  • 1799: 381 abitanti a Carate[12] e 255 a Urio[15]
  • 1805: 366 abitanti a Carate[12] e 264 a Urio[15]
  • 1809: 312 abitanti a Carate (prima dell'aggregazione a Laglio)[12] e 287 a Urio (prima dell'aggregazione a Moltrasio)[15]
  • 1853: 554 abitanti a Carate[13] e 277 a Urio[40]

Demografia post-unitariaAbitanti censiti[41]

Note[modifica | modifica wikitesto]

Esplicative[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Per il dialetto comasco, si utilizza l'ortografia ticinese, introdotta a partire dal 1969 dall'associazione culturale Famiglia Comasca nei vocabolari, nei documenti e nella produzione letteraria.

Bibliografiche[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Dato Istat - Popolazione residente al 30 novembre 2020 (dato provvisorio).
  2. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  3. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  4. ^ AA. VV., Dizionario di toponomastica. Storia e significato dei nomi geografici italiani., Milano, Garzanti, 1996, p. 140, ISBN 88-11-30500-4.
  5. ^ a b c d e Borghese, p. 135.
  6. ^ a b c d e f g h Comune di Carate Urio (CO), su comune.carateurio.co.it. URL consultato il 26 marzo 2020.
  7. ^ Il sasso di Moltrasio, su taroni.net. URL consultato il 26 marzo 2020.
  8. ^ Regio Decreto 11 novembre 1927, n. 2201.
  9. ^ VIDEO Nuovi disastri maltempo. Carate Urio, crolla un ponte per la piena a Cavadino, su ComoZero, 27 luglio 2021. URL consultato il 28 luglio 2021.
  10. ^ Frana a Laglio e ponte crollato a Carate Urio: chiusa anche la Regina Vecchia, su QuiComo. URL consultato il 28 luglio 2021.
  11. ^ a b Comune di Carate, sec. XVII - 1757 – Istituzioni storiche – Lombardia Beni Culturali, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 29 aprile 2020.
  12. ^ a b c d Comune di Carate, 1798 - 1809 – Istituzioni storiche – Lombardia Beni Culturali, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 29 aprile 2020.
  13. ^ a b Comune di Carate, 1816 - 1859 – Istituzioni storiche – Lombardia Beni Culturali, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 29 aprile 2020.
  14. ^ a b Comune di Carate Lario, 1859 - 1927 – Istituzioni storiche – Lombardia Beni Culturali, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 29 aprile 2020.
  15. ^ a b c d Comune di Urio, 1798 - 1809 – Istituzioni storiche – Lombardia Beni Culturali, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 29 aprile 2020.
  16. ^ Carate Urio, decreto 1929-05-30 RD, concessione di stemma, su Archivio Centrale dello Stato. URL consultato il 17 agosto 2022.
  17. ^ Stemma della famiglia Gallio: troncato: nel 1° d'argento, al leone illeopardito al naturale, accostato da due rami fogliati di verde, incurvati e affrontati; nel 2° d'argento, a tre bande di rosso; il tutto abbassato sotto il capo dell'Impero.
  18. ^ Famiglia Della Porta: d'argento, alla porta aperta di due ante, di rosso, scalinata di due pezzi, dello stesso.
  19. ^ Carate Urio, su Stemmi dei Comuni della Provincia di Como.
  20. ^ Chiesa dei SS. Quirico e Giulitta - complesso, Via Regina vecchia - Carate Urio (CO) – Architetture – Lombardia Beni Culturali, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 26 marzo 2020.
  21. ^ a b c d e f g h i j k l RomaniCOMO, su romanicomo.it. URL consultato il 5 febbraio 2020 (archiviato dall'url originale il 2 aprile 2016).
  22. ^ a b c d e f g TCI, Guida d'Italia [...], p. 299.
  23. ^ Chiesa dei Santi Quirico e Giulitta - Carate Urio, su myLakeComo.co. URL consultato il 26 marzo 2020.
  24. ^ Chiesa dei SS. Giacomo e Filippo - complesso, Piazza Luigi Minoletti - Carate Urio (CO) – Architetture – Lombardia Beni Culturali, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 26 marzo 2020.
  25. ^ Santuario di S. Marta - complesso, Via Santa Marta - Carate Urio (CO) – Architetture – Lombardia Beni Culturali, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 26 marzo 2020.
  26. ^ Belloni et al., p. 138.
  27. ^ Santuario della Ss. Trinità, Via al Santuario - Carate Urio (CO) – Architetture – Lombardia Beni Culturali, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 26 marzo 2020.
  28. ^ Chiesa della Natività, Via Cavadino - Carate Urio (CO) – Architetture – Lombardia Beni Culturali, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 26 marzo 2020.
  29. ^ Chiesa di S. Giuseppe, Via Regina vecchia - Carate Urio (CO) – Architetture – Lombardia Beni Culturali, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 26 marzo 2020.
  30. ^ Oratorio di S. Rocco, Via San Rocco - Carate Urio (CO) – Architetture – Lombardia Beni Culturali, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 26 marzo 2020.
  31. ^ Castello di Urio - complesso, Via Pangino, 1 - Carate Urio (CO) – Architetture – Lombardia Beni Culturali, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 26 marzo 2020.
  32. ^ Tutte le fortificazioni della provincia di Como in sintesi, Castelli della Lombardia, su mondimedievali.net. URL consultato il 17 aprile 2020.
  33. ^ a b c d e f g h Comune di Carate Urio (CO), su comune.carateurio.co.it. URL consultato il 17 aprile 2020.
  34. ^ a b c d e Trabella, cap. 14.
  35. ^ a b c d Belloni et al., p. 188.
  36. ^ Villa ai Cedri, Via Regina - Carate Urio (CO) – Architetture – Lombardia Beni Culturali, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 26 marzo 2020.
  37. ^ Villa Italia - complesso, Via Regina vecchia, 94 (P),96 - Carate Urio (CO) – Architetture – Lombardia Beni Culturali, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 26 marzo 2020.
  38. ^ Comune di Carate, 1757 - 1797 – Istituzioni storiche – Lombardia Beni Culturali, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 29 aprile 2020.
  39. ^ Comune di Urio, 1757 - 1797 – Istituzioni storiche – Lombardia Beni Culturali, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 29 aprile 2020.
  40. ^ Comune di Urio, 1816 - 1859 – Istituzioni storiche – Lombardia Beni Culturali, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 29 aprile 2020.
  41. ^ Statistiche I.Stat ISTAT  URL consultato in data 28-12-2012.
    Nota bene: il dato del 2021 si riferisce al dato del censimento permanente al 31 dicembre di quell'anno. Fonte: Popolazione residente per territorio - serie storica, su esploradati.censimentopopolazione.istat.it.


Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Luigi Mario Belloni, Renato Besana e Oleg Zastrow, Castelli basiliche e ville - Tesori architettonici lariani nel tempo, a cura di Alberto Longatti, Como - Lecco, La Provincia S.p.A. Editoriale, 1991.
  • Annalisa Borghese, Carate Urio, in Il territorio lariano e i suoi comuni, Milano, Editoriale del Drago, 1992, p. 135.
  • Touring Club Italiano (a cura di), Guida d'Italia - Lombardia (esclusa Milano), Milano, Touring Editore, 1999, ISBN 88-365-1325-5.
  • Francesca Trabella, 50 Ville del Lago di Como, Lipomo, Dominioni Editore, 2020, ISBN 978-88-87867-38-1.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN248343830 · GND (DE7722319-6
  Portale Lombardia: accedi alle voci di Wikipedia che parlano della Lombardia