Il Bayern Monaco di Louis van Gaal è approdato alla fase ad eliminazione diretta giungendo secondo nel gruppo A alle spalle del Bordeaux, in un gruppo che oltre ai francesi comprendeva la Juventus e il Maccabi Haifa. Dopo aver superato la Fiorentina negli ottavi[1] e il Manchester Utd nei quarti[2] solo grazie alla regola dei gol fuori casa (4-4 il risultato complessivo in entrambe le occasioni), i tedeschi hanno battuto nettamente l'Olympique Lione[3] con un risultato aggregato di 4-0 raggiungendo la finale della massima competizione europea per l'ottava volta.
L'Inter di José Mourinho, inserita nel gruppo F insieme ai campioni in carica del Barcellona, alla Dinamo Kiev e al Rubin, si è guadagnata la qualificazione agli ottavi di finale solo all'ultima giornata battendo in casa i russi per 2-0 e piazzandosi al secondo posto dietro al Barcellona.[4] I nerazzurri, che avevano avuto la meglio sul Chelsea negli ottavi[5] e sul CSKA Mosca nei quarti[6] (rispettivamente con il risultato complessivo di 3-1 e 2-0), hanno dovuto superare il Barcellona[7] con il risultato aggregato di 3-2 per raggiungere la quinta finale della loro storia.
Note: In ogni risultato sottostante, il punteggio della finalista è menzionato per primo. (C: Casa; T: Trasferta)
La coreografia realizzata dai tifosi dell'Inter prima del fischio di inizio della partita.
L'allenatore dei biancorossi van Gaal schiera la squadra con il 4-4-1-1, Müller agisce a supporto dell'unica punta Olić; sulle fasce a destra Robben e a sinistra Altıntop, che prende il posto dello squalificato Ribéry. Il tecnico dei nerazzurri Mourinho conferma il 4-2-3-1, Chivu gioca da terzino sinistro al posto di Zanetti, che sostituisce lo squalificato Thiago Motta accanto a Cambiasso; alle spalle del centravanti Milito il trio di trequartisti è composto da Eto'o a destra, Sneijder al centro e Pandev a sinistra.
L'inizio di partita è contrassegnato da un sostanziale equilibrio tra le due squadre in campo. La prima occasione è per il Bayern Monaco al 9°, con Robben che crossa dalla destra creando scompiglio nella difesa interista. Al 18° Sneijder impegna severamente Butt su punizione, con il portiere tedesco costretto a respingere. Dopo mezz'ora permane l'equilibrio, nonostante il possesso palla sia favorevole ai biancorossi. Al 35° calcio lungo di Júlio César, sponda di testa di Milito per Sneijder che restituisce palla all'argentino con un passaggio filtrante, Milito controlla e di destro supera Butt. La reazione del Bayern Monaco è affidata a Robben, che al 40° si accentra partendo da destra ma calcia alto. Milito e Sneijder combinano ancora, ma l'olandese calcia su Butt. Nel primo minuto di recupero, van Bommel calcia da fuori area ma la palla finisce a lato alla destra di Júlio César.
La seconda frazione di gioco vede i tedeschi partire forte alla ricerca del pareggio: Altıntop serve Müller al centro dell'area ma il tiro del tedesco viene bloccato in due tempi da Júlio César. L'Inter risponde con un'azione di Milito sulla sinistra, con l'argentino che mette palla dietro per Pandev, il cui tiro viene alzato sopra la traversa da Butt. Tra il 54° e il 55° una buona occasione per parte: prima Sneijder tira alto su punizione, poi Altıntop tira a lato alla destra di Júlio César. Al 65° Robben si rende molto pericoloso con un tiro a giro ma Júlio César si rifugia in angolo. Al 70° l'Inter raddoppia chiudendo di fatto la partita: Eto'o serve Milito fuori dall'area, l'argentino avanza, salta Van Buyten con una finta e calcia di destro mandando il pallone all'angolino basso alla sinistra di Butt.[8]
A seguito dei cambiamenti voluti dall'UEFA, per la prima volta la finale della competizione viene giocata di sabato. L'Inter diventa la prima squadra italiana a realizzare il cosiddetto "treble classico", avendo vinto nelle settimane precedenti anche il campionato e la coppa nazionale (così come, curiosamente, aveva fatto in Germania l'altra finalista, il Bayern Monaco).[10] Terzo titolo per i nerazzurri, il primo sotto la denominazione Champions League dopo le due affermazioni consecutive in Coppa dei Campioni nel 1964 e nel 1965. Inoltre, quello dell'Inter è il dodicesimo successo in totale per le compagini italiane nella storia del torneo.
A livello individuale, il tecnico nerazzurro Mourinho eguaglia il primato di Happel e Hitzfeld, capaci di conquistare il trofeo sulla panchina di due distinti club.[11]Milito è invece il quinto giocatore nell'era della Champions League a mettere a segno una doppietta nell'atto conclusivo della manifestazione.[12]