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Lucio Battisti: differenze tra le versioni

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WP:NPOV: 'massimi musicisti italiani del Novecento' per un verso dimentica, per dire, qualcuno come Puccini, per limitarci all'ambito classico (ma possiamo citare, che ne so, Rota per le colonne sonore e molti altri in numerosissimi ambiti, non ho spazio), e per l'altro declassa lo stesso Battisti rispetto al Duemila (!). Ragazzi: se voliamo basso e ci atteniamo ai fatti non facciamo torti allo stesso biografato. Con il NNPOV rischiamo di ridicolizzarlo
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Tra i più influenti e innovativi cantautori e musicisti italiani del novecento,<ref name="Emozione italiana"/><ref>[[Enzo Gentile]], ''Guida critica ai cantautori italiani'', Gammalibri, 1979, pp. 18-19.</ref><ref>{{cita|Ceri|}}.</ref><ref>{{Cita|Neri|}}.</ref> è considerato una delle massime personalità nella storia della [[musica]] italiana sia come compositore e interprete dei suoi brani, sia come compositore per altri artisti.<ref name="Treccani">{{Cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/lucio-battisti_(Enciclopedia-Italiana)/|titolo=Battisti, Lucio|editore=Treccani.it|accesso=29 ottobre 2017}}</ref><ref name="coccodrillo nytimes">{{Cita news|url=https://query.nytimes.com/gst/fullpage.html?res=9B06E4DF1639F937A1575AC0A96E958260|lingua=en|data=24 settembre 1998|titolo=Lucio Battisti, 55, Italian Pop Performer|pubblicazione=[[The New York Times]]|accesso=23 febbraio 2009}}</ref><ref>{{Cita news|lingua=es|autore=Ramón F. Reboiras|url=https://elpais.com/diario/1998/09/10/agenda/905378401_850215.html|titolo=Lucio Battisti, cantante italiano|pubblicazione=[[El País]]|data=10 settembre 1998|accesso=23 febbraio 2009}}</ref> In tutta la sua carriera ha inciso 17 [[album in studio]] e ha venduto oltre <!-- fonte SIAE - non modificare il dato -->25 milioni di dischi.<ref>{{Cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/1998/settembre/10/Tra_album_diritti_autore_reddito_co_0_9809109376.shtml|titolo=Tra album e diritti d'autore reddito di 4 miliardi l'anno|pubblicazione=Corriere della Sera|data=10 settembre 1998|accesso=30 giugno 2010|dataarchivio=22 marzo 2012|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120322054403/http://archiviostorico.corriere.it/1998/settembre/10/Tra_album_diritti_autore_reddito_co_0_9809109376.shtml|urlmorto=sì}}</ref><ref name="boom 16-9-98">{{Cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/1998/settembre/16/Battisti_boom_arrivo_milioni_dischi_co_0_9809169743.shtml|urlarchivio=https://archive.is/20120712195513/http://archiviostorico.corriere.it/1998/settembre/16/Battisti_boom_arrivo_milioni_dischi_co_0_9809169743.shtml|dataarchivio=12 luglio 2012|autore=Andrea Laffranchi|titolo=Ecco tutti gli inediti di Battisti|pubblicazione=Corriere della Sera|data=30 agosto 2002|accesso=30 giugno 2010|p=40|urlmorto=sì}}</ref>
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Battisti fu autodidatta della [[chitarra]] e della musica in genere, e la gavetta sul campo nei primi [[anni '60]] gli conseguì un ottimo livello tecnico - forgiato anche dall'uso di strumenti economici - di chitarrista soprattutto ritmico, non virtuoso; e tuttavia efficace, nonostante i limiti, anche nel ruolo solista, come nell'introduzione strumentale di ''[[Emozioni (brano musicale Lucio Battisti)|Emozioni]]''.<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Paolo Somigli ''et al.''|data=gennaio 1999|titolo=Battisti, la chitarra e i chitarristi|rivista=Chitarre|numero=155|accesso=2022-09-04|url=https://www.luciobattisti.info/emeroteca/chitarre_1999_155.pdf}}</ref><ref name="Per voi giovani seconda parte" />
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Disambiguazione – Se stai cercando il primo album di Lucio Battisti, vedi Lucio Battisti (album).
Lucio Battisti
Lucio Battisti alla fine degli anni sessanta
NazionalitàBandiera dell'Italia Italia
GenerePop rock[1]
Soft rock[1][2][3]
Rock progressivo[3]
Rhythm and blues[4]
Musica latina[3][4]
Synth pop[3]
Elettropop[3]
Funk[3]
Disco[5]
Periodo di attività musicale1962 – 1998
Strumentovoce, chitarra, tastiera, pianoforte, batteria, mandolino, percussioni, güiro, chitarra hawaiana, basso, sintetizzatore
EtichettaDischi Ricordi, Numero Uno, CBS, Columbia
Album pubblicati111 (pubblicazioni postume incluse - album esteri non inclusi) (dettaglio)
Studio17 (album esteri non inclusi) (dettaglio)
Raccolte94 (di cui 16 cofanetti - pubblicazioni postume incluse) (dettaglio)

Lucio Battisti (Poggio Bustone, 5 marzo 1943Milano, 9 settembre 1998) è stato un cantautore, compositore, polistrumentista, arrangiatore e produttore discografico italiano.

È considerato uno dei massimi cantautori italiani,[3][4][6][7][8] come interprete e autore di musica, che compose anche per altri artisti.[9][10] Ha inciso in carriera 17 album in studio realizzando vendite per 25 milioni di dischi.[11][12]

Battisti fu autodidatta della chitarra e della musica in genere, e la gavetta sul campo nei primi anni '60 gli conseguì un ottimo livello tecnico - forgiato anche dall'uso di strumenti economici - di chitarrista soprattutto ritmico, non virtuoso; e tuttavia efficace, nonostante i limiti, anche nel ruolo solista, come nell'introduzione strumentale di Emozioni.[13][14]

Dotato nel canto di un caratteristico timbro che contribuiva a uno stile vocale imperfetto ma appassionato, benché la sua voce fosse a volte oggetto di critiche,[15][16] è noto anche per la dedizione e il perfezionismo in sala di registrazione,[17][18] data la cura quasi maniacale che dedicava agli arrangiamenti e agli accordi.[5][19][20][3] La sua produzione ha impresso una svolta decisiva al pop/rock italiano: da un punto di vista strettamente musicale, Lucio Battisti ha rivoluzionato e personalizzato la forma della canzone tradizionale e melodica,[21][15][22][23] introducendo in Italia sonorità influenzate da vari generi internazionali, angloamericani specialmente, combinando le caratteristiche di questi ultimi con quelle tipiche della musica leggera,[4] riuscendo costantemente a rinnovarsi[24] e ad addentrarsi nel rhythm and blues, prog rock, elettropop, latina, funk, per poi toccare anche la disco music, la new wave, il folk, il soul, il beat.[3][5]

Grazie all'armoniosa integrazione della sua musica con i testi di Mogol, a tratti ermetici, Battisti ha segnato un'epoca della cultura musicale e del costume italiani,[4][25] dedicandosi attivamente alla sperimentazione nel successivo periodo di collaborazione con Pasquale Panella, caratterizzato da strutture musicali atipiche e disarticolate e da un rapporto col testo spinto ai limiti del non sense.[4]

Per queste ragioni, Battisti è oggi considerato un punto di riferimento per il panorama musicale italiano,[4][26] apprezzato e in costante riscoperta anche all'estero[22][27] per merito soprattutto dell'album Anima latina (1974),[28][29] considerato uno dei migliori dischi italiani, e di alcuni album e singoli incisi in spagnolo, inglese, tedesco e francese, cantati e arrangiati da Battisti stesso.

Fu personaggio schivo e si concesse di rado al pubblico, meno ancora ai media.[4] Infine, pur continuando a incidere, abbandonò del tutto la ribalta e condusse vita privata, senza più mostrarsi fisicamente neanche nelle copertine degli album, con un'ultima apparizione ufficiale nel 1982.[30]

Biografia

I genitori portavano entrambi il cognome Battisti: il padre Alfiero (12 dicembre 1913 - 29 novembre 2008[31]) era impiegato al dazio, la madre Dea (18 aprile 1917 - 12 maggio 1983[32]) era casalinga.

Esordi

1947-1962: infanzia e adolescenza

Battisti nutriva grande ammirazione per Ray Charles, che fu tra i suoi maggiori punti di riferimento e colui che contribuì significativamente a farlo appassionare al mondo della musica[33]

Nel 1947 la sua famiglia si trasferì nella frazione Vasche del comune di Castel Sant'Angelo,[34] sempre in provincia di Rieti, e nel 1950 a Roma[34] in Piazzale Prenestino 35.[35] A seguito della promozione in terza media,[34] il giovane Battisti chiese in regalo ai genitori una chitarra che cominciò a suonare principalmente da autodidatta, aiutato sporadicamente da un amico di famiglia.[36]

Lucio Battisti (a sinistra) insieme a Paolo Ordanini, pianista dei Campioni

L'interesse per la chitarra crebbe in lui fin quando nel 1961 iniziò a dedicarcisi intensamente, suonandola giorno e notte.[37] Questa passione lo portò, di conseguenza, a trascurare gli studi,[38] suscitando la rabbia del padre Alfiero, il quale minacciò di non firmargli l'esenzione dalla leva militare (a cui aveva diritto in quanto figlio di un invalido di guerra) se non si fosse diplomato; il giovane Battisti obbedì (a condizione di potersi dedicare solo alla musica nei due anni successivi) e nel 1962 si diplomò regolarmente perito elettrotecnico.[39] Nel tempo, Battisti accrebbe e coltivò una vasta cultura musicale, traendo ispirazione, principalmente, da artisti come Ray Charles, Otis Redding (e la musica nera in generale), i Beatles, Donovan e Bob Dylan.[40][33]

1962-1966: i primi passi e l'incontro con Mogol

Il periodo di gavetta di Battisti ebbe inizio quando entrò a far parte come chitarrista nel gruppo Gli Svitati, capeggiati dal pianista e cantante Leo Sanfelice. Successivamente, nell'autunno del 1962, all'età di 19 anni, cominciò a suonare a Napoli con I Mattatori; la mancanza di soldi, sullo spirare dell'anno, lo portò tuttavia alla decisione di tornare a casa. Successivamente, fece parte de I Satiri, gruppo romano che accompagnava Enrico Pianori, e che spesso suonava a Roma nel night Cabala.[41] Nello stesso locale si esibivano I Campioni, un gruppo ben più famoso che, dopo l'abbandono di Bruno De Filippi, era alla ricerca di un chitarrista. Una prima offerta fu fatta ad Alberto Radius, che però rifiutò, così il leader della band Roby Matano decise di offrire il ruolo a Battisti, che accettò entusiasticamente. Si trasferì quindi a Milano, principale zona di attività dei Campioni, e gravitò nell'ambiente che ruotava attorno al club Santa Tecla, allora tempio del jazz e della nascente musica rock italiana.

Battisti vivrà tutto il resto della sua vita in Lombardia: inizialmente a Milano, poi nella zona di Città Studi, poi, dal 1973 fino alla sua morte, in una villa a Molteno, comune all'epoca nella provincia di Como, oggi in quella di Lecco, in Brianza.

All'inizio del 1964, I Campioni partirono per un tour in Germania e nei Paesi Bassi, dove tra l'altro ebbero la possibilità di ascoltare alla radio musica che in Italia non veniva trasmessa.

Battisti, i Dik Dik e Aldo Novelli durante un episodio di Teleset, 1966

Fu proprio Matano, che ha più volte rivendicato una sorta di "primogenitura" nella scoperta del talento di Battisti, a spronarlo a scrivere canzoni. Ne nacquero alcuni pezzi, alcuni con testi e musica di Battisti e altri con testi scritti da Matano (ma depositati a nome di Battisti, perché l'amico non era iscritto alla SIAE). Molti dei brani rimasero perlopiù sconosciuti o addirittura mai pubblicati. Alcuni di questi furono successivamente rimaneggiati da Battisti sulla base di nuovi testi di Mogol, come Non chiederò la carità, che diverrà Mi ritorni in mente.

Il 14 febbraio 1965, Battisti riesce ad avere un appuntamento con il discografico Franco Crepax: durante il provino, viene notato da Christine Leroux, un'editrice musicale di origine francese giunta a Milano negli anni sessanta, contitolare delle edizioni El & Chris. Ricercatrice di talenti per la casa discografica Ricordi, la Leroux rimase colpita dalle vocalità di Battisti[3] e fu lei a procurargli un appuntamento con il paroliere Giulio Rapetti, in arte Mogol. Quest'ultimo inizialmente era scettico, tuttavia rimase colpito dall'umiltà del cantante[42] e gli garantì che avrebbero qualche volta lavorato assieme «non per scrivere canzoni ma per fare degli esperimenti».[3] Superati i dubbi iniziali, i due iniziano a collaborare e nello stesso anno scrivono insieme primo brano, Hey ragazzo, che verrà inciso nel 1968 dall'Equipe 84.[3] Il sodalizio, ormai formato, continuò con alcuni brani che vennero poi affidati ad altri interpreti, fino a quando nel 1966 fu lo stesso Mogol a insistere con Battisti, scettico egli stesso circa le proprie doti vocali, perché cantasse in prima persona le sue canzoni, anziché limitarsi ad affidarle ad altri: «i tuoi provini sono sempre più belli delle versioni degli altri» gli ripeteva.[43] Mogol dovette superare non poche resistenze presso la Ricordi, la loro casa discografica (che sostenevano avesse una brutta voce[43]), ma alla fine, minacciando di dare le dimissioni, l'ebbe vinta.[44]

Battisti esordì come solista nel febbraio 1966 con il brano Adesso sì, composto e presentato al Festival di Sanremo 1966 dall'esordiente Sergio Endrigo e la cui cover è contenuta nella raccolta Sanremo '66 della Dischi Ricordi.[45] Seguì il primo 45 giri Dolce di giorno/Per una lira, con modestissimi risultati di vendite. Le due canzoni vennero poi portate al successo rispettivamente dai Dik Dik e dai Ribelli capitanati da Demetrio Stratos. Nel circuito degli "addetti ai lavori", Per una lira si fece notare come brano innovativo nel testo e nella scrittura musicale.

Nello stesso anno, durante una permanenza di una settimana a Londra con Mogol (che per l'occasione si incontra con Bob Dylan), Battisti viene avvicinato dai produttori dei Beatles attraverso Paul McCartney (che successivamente si rivelerà un estimatore della musica di Battisti[46]): erano pronti a investire su di lui per lanciarlo nel mercato americano, ma Battisti rinunciò perché gli pareva eccessivo che i produttori si tenessero il 25%.[43][47][48]

1967-1968: il successo di 29 settembre e Balla Linda

Lucio Battisti nel 1967

Nel 1967, Mogol e Battisti sono gli autori di 29 settembre, il loro primo brano importante, nel quale si distinguono già sonorità innovative tendenti alla psichedelia.[3] Interpretato dall'Equipe 84 e più volte trasmesso nel programma radiofonico Bandiera gialla, il brano si classificò al primo posto nella hit parade e divenne presto un classico della musica leggera.[49]

Sempre nel 1967, sono ancora una volta autori di un altro brano interpretato e portato al successo dall'Equipe 84, Nel cuore, nell'anima; per Riki Maiocchi (ex de I Camaleonti) poi scrissero Uno in più, considerata una canzone-manifesto della cosiddetta linea verde, con cui Mogol, lavorando con giovani cantanti e autori, come Battisti,[50] intendeva perseguire un rinnovamento della tradizione musicale italiana. Per quanto riguarda la carriera da solista, Battisti produsse il suo secondo singolo, Luisa Rossi/Era, che conteneva un rhythm and blues e una canzone dalle atmosfere quasi medioevali, ma non riscosse grande successo. Ancora nel 1967, scrisse Non prego per me per Mino Reitano e suonò la chitarra in La ballata di Pickwick, sigla iniziale e finale dello sceneggiato Il Circolo Pickwick, mai pubblicata su disco; la canzone è cantata da Gigi Proietti.

Battisti a Roma, nella seconda metà degli anni sessanta

A gennaio del 1968 viene invitato da Renzo Arbore e Gianni Boncompagni a Bandiera gialla, la sua prima apparizione radiofonica, dove canta Il vento, canzone scritta per i Dik Dik; la registrazione dell'esibizione è a tutt'oggi inedita.[51]

In seguito pubblica il singolo Prigioniero del mondo/Balla Linda. Prigioniero del mondo, una canzone scritta da Carlo Donida con testo di Mogol, che doveva essere originariamente interpretata da Gianni Morandi, fu presentata con scarso successo alla manifestazione Un disco per l'estate 1968. Di questa canzone esiste anche un videoclip, che rappresenta tra l'altro il primo filmato in cui compare il cantante, girato su pellicola in bianco e nero a Tonezza del Cimone. Di maggiore successo è il retro, Balla Linda, una canzone melodica ma anch'essa già "sperimentale" per i canoni musicali dell'epoca, nel cui testo Battisti e Mogol rifiutano la convenzione delle rime baciate.[52]

Con Balla Linda partecipò al Cantagiro 1968, classificandosi quarto[53] ed entrò, per la prima volta con una canzone da lui interpretata, in hit parade; con una versione in inglese intitolata Bella Linda ed eseguita dai The Grass Roots, otterrà un notevole esito anche negli Stati Uniti, piazzandosi al numero 28 della classifica di Billboard, per poi ottenere risonanza internazionale.[14] Il 24 ottobre[54] dello stesso anno pubblica un ulteriore singolo, composto da La mia canzone per Maria, pezzo dalle ritmiche esotiche, e da Io vivrò (senza te), brano dai ricercati arrangiamenti e denso di pathos.[3]

1969: la consacrazione come cantante e autore

«Trovo che le canzoni che ho scritto prima del mio debutto come cantante siano state ottimamente interpretate dai Dik Dik, Equipe 84, Riki Maiocchi etc... ma a un certo punto, mi sentivo di poter dire la mia anche come cantante, cioè di aggiungere qualche cosa, non di migliore ma di diverso, magari, a quella che era la mia canzone.»

Dopo due partecipazioni consecutive come autore al 17º e al 18º Festival della canzone italiana rispettivamente con Non prego per me (interpretata da Mino Reitano e gli Hollies) e La farfalla impazzita (scritta per Johnny Dorelli e Paul Anka), Battisti prese parte come interprete (per la prima e unica volta in carriera) all'edizione numero 19 della rassegna con Un'avventura, un brano dalla venatura rhythm and blues interpretato in coppia con Wilson Pickett, esponente di punta di tale genere musicale. Il brano si classificò al 9º posto finale[56] con 69 voti.[57] La partecipazione a Sanremo aumentò di molto la sua popolarità, ma lo espose anche a critiche di vario genere: Alfonso Madeo, sul Corriere della Sera, definì l'interpretazione di Battisti «impacciata»,[58] Natalia Aspesi, sul Giorno, criticò duramente la sua voce, parlando di «chiodi che gli stridono in gola»,[59] mentre Paolo Panelli, sul Messaggero, ironizzò sulla sua capigliatura anticonformista e «selvaggia», equiparandolo a Pierino Porcospino e ad Attila, re degli Unni.[60] In concomitanza con la partecipazione al Festival, il 31 gennaio 1969[54] pubblicò il singolo contenente Un'avventura e Non è Francesca (che inizialmente era stata offerta ai Nomadi[61]), canzone in cui sono presenti elementi di alcuni dei più disparati generi musicali.[62]

Il 4 marzo successivo[62] pubblica il suo primo album, intitolato Lucio Battisti, che è una raccolta di brani già pubblicati nei precedenti singoli, più sei brani già editi nelle versioni di altri gruppi e cantanti (come 29 settembre), qui reinterpretati da Battisti; tutti comunque destinati a divenire dei classici del repertorio musicale dell'autore.[3] L'album sarà il 3º più venduto in Italia nel 1969.[63]

Il 28 marzo[54] pubblica il secondo singolo dell'anno, Acqua azzurra, acqua chiara/Dieci ragazze, e in primavera, in alcune interviste, rivela il fidanzamento con Grazia Letizia Veronese,[64][65] di professione segretaria di Miki Del Prete nel Clan Celentano,[66] sua futura compagna di vita; della Veronese si era parlato poco tempo prima in alcune riviste come presunta fidanzata di Gian Pieretti[67] (relazione che Pieretti smentirà solo a distanza di più di quarant'anni, in un'intervista del 2014[68]).

Il 15 aprile partecipa per la prima volta a una trasmissione televisiva, Speciale per voi di Renzo Arbore (all'epoca in onda in seconda serata sul secondo canale della Rai): qui si esibisce con la chitarra, accennando alcune delle sue canzoni più richieste e risponde alle varie domande del pubblico; durante la puntata lancia il brano Acqua azzurra, acqua chiara, che diventerà un tormentone estivo nell'estate 1969. Con questa canzone, Battisti arriva terzo al Cantagiro 1969 con 861 voti[69] e vince il Festivalbar di quell'anno[70] con 343 984 preferenze, distaccando I Camaleonti, secondi classificati, di quasi 50 000 voti.[71] Da qui in avanti Battisti verrà invitato a numerose trasmissioni, partecipa a Gli amici della settimana, programma di improvvisazione musicale sempre di Arbore e Boncompagni, con i giornalisti Adriano Mazzoletti e Renzo Nissim; successivamente sarà ospite anche a Caccia alla voce, gara musicale condotta da Pippo Baudo e a Batto quattro.[51]

Battisti fotografato nel paese natale nel 1969

Durante l'estate, esegue il suo primo tour, composto di 21 serate.[72] Sempre durante il periodo estivo, fonda insieme a Mogol una casa discografica indipendente, la Numero Uno. In questo progetto vengono coinvolti la Formula 3, Bruno Lauzi, Edoardo Bennato, Adriano Pappalardo, Oscar Prudente e altri; tuttavia Battisti non può ancora passare all'etichetta per via degli obblighi contrattuali che lo legano alla Ricordi.

Il 14 ottobre[54] pubblica il terzo singolo dell'anno, Mi ritorni in mente/7 e 40; il lato A è presentato il 19 ottobre con una sua partecipazione nel programma radiofonico Gran varietà condotto da Walter Chiari.[73] Tra i singoli che pubblica quell'anno, questo è quello che incontra il successo maggiore: è l'11º singolo più venduto del 1969 e arriva anche al primo posto in Hit parade.[74]

Il 4 novembre va in onda sul Programma Nazionale uno speciale dal titolo Incontro con Lucio Battisti, che lo vede per la prima ed unica volta nelle vesti di conduttore affiancato da Loretta Goggi, anch'essa esordiente nei panni di conduttrice e reduce dal successo ottenuto dallo sceneggiato televisivo La freccia nera. Battisti, oltre che condurre, esegue alcuni dei suoi brani del periodo come Acqua azzurra, acqua chiara, Non è Francesca, Mi ritorni in mente e 7:40. Balla Linda funge da sigla iniziale e finale del programma. All'interno dello speciale di quaranta minuti vengono inoltre ospitati artisti per i quali Battisti ha firmato brani assieme a Mogol: I Camaleonti che eseguono Mamma mia, Patty Pravo che esegue Il paradiso e Ballerina (quest'ultima non firmata dalla coppia ma da Franco Migliacci e Ricky Gianco) e l'Equipe 84 che esegue Pomeriggio: ore 6, anch'essa non firmata da Mogol, cover in italiano di Marley Purt Drive, brano di José Feliciano scritto dai Bee Gees.[75] L'autore dei dialoghi è Bruno Lauzi.

Nonostante il successo come interprete, la sua attività di autore per altri cantanti non si interrompe e, soprattutto nei primi anni della sua carriera, partecipa costantemente come musicista e/o voce tra i cori alle incisioni di brani di altri artisti (inclusi quelli di cui non è autore): sue sono canzoni di successo come Questo folle sentimento, dall'atmosfera vagamente psichedelica, affidata alla Formula 3; Mamma mia, affidata ai Camaleonti; infine Il paradiso della vita (una canzone scritta nel 1968 da Mogol e Battisti per Ambra Borelli, ma che non ottiene alcun successo) quell'anno viene ripresa dal gruppo inglese degli Amen Corner, con il titolo (If Paradise Is) Half as Nice, raggiungendo il primo posto delle classifiche di vendita britanniche.[76] Inoltre Patty Pravo, in un viaggio nel Regno Unito, rimane affascinata dal brano degli Amen Corner, ignorando che fosse stato scritto in origine dagli italiani Battisti e Mogol, e decide di farne una cover con il titolo di Il paradiso, rendendo la canzone popolare anche in Italia.[77]

Nello stesso anno viene invitato da Roberto Arnaldi a Radio Monte Carlo: qui propone l'ascolto di alcune canzoni italiane e straniere per poi parlare dei suoi gusti musicali e degli artisti che lo hanno ispirato, cantando alla chitarra alcuni dei loro pezzi, spaziando dalla musica inglese a quella americana fino alla canzone napoletana; in seguito promuove alcuni dei brani da lui composti.[51][33]

Sebbene sia abbastanza disponibile a rilasciare interviste ai mass media, già in questo periodo comincia a delinearsi il suo carattere: in un'intervista relativa al suo fidanzamento con Grazia Letizia Veronese, seppure in tono scherzoso, definisce i giornalisti dei «dannati curiosi»,[65] comincia a manifestare il desiderio di privacy e di non essere costantemente sotto i riflettori («Noi gente dello spettacolo non riusciamo mai a farci gli affari nostri senza che interveniate voi […] a togliere anche quel minimo di riservatezza della nostra vita privata»[65]) e la convinzione di dover essere giudicato solo per la sua musica e non per il gossip che si crea attorno al personaggio («Lucio Battisti deve essere giudicato per le canzoni che scrive e per le canzoni che canta»[72]).

Battisti, Mogol e la Numero Uno

«Non ci importa di cadere. Cadremmo in piedi. L'importante per noi è di essere stati sempre coerenti.»

Dal 1969 e per tutti gli anni settanta, Lucio Battisti raggiunge il culmine della popolarità e del successo. I suoi album sono costantemente tra i primi posti nelle classifiche di vendita degli anni 1969,[63] 1971,[86] 1972,[87] 1973,[88] 1975,[89] 1976,[90] 1977,[91] 1978[92] e 1980.[93] Nel 1973, caso raro nella storia discografica italiana, riesce a conquistare il primo e il secondo posto in classifica (con Il mio canto libero e Il nostro caro angelo), distanziando opere di respiro e successo internazionali come The Dark Side of the Moon dei Pink Floyd (3º) e Don't Shoot Me I'm Only the Piano Player di Elton John (4º).[88]

Durante la collaborazione con Mogol, Battisti è solito comporre la base musicale dei brani prima della stesura del testo,[25][94][43] come confermeranno più avanti sia lo stesso paroliere sia alcuni colleghi e collaboratori (come Mario Lavezzi[95] e Gaetano Ria[96]). A tal proposito Mogol ricorda: «Lucio chiedeva la musica sempre prima, poi veniva, me la cantava in inglese inventato... Ci incontravamo la mattina alle 9, mai scrittura notturna, sempre di giorno. Lui stava sul divano e suonava e io scrivevo.»[97] «Facevo sempre così: prima la sua musica e poi le mie parole.»[98]

1970: la fortuna del sodalizio con Mogol

Mogol (davanti) e Battisti durante il viaggio a cavallo dell'estate 1970

Nel 1970 compone Sole giallo, sole nero e Io ritorno solo per la Formula 3, Insieme e Io e te da soli per Mina, Per te per Patty Pravo, Mary oh Mary ed E penso a te per Bruno Lauzi, Io mamma, Uomini e Perché dovrei per Sara (una cantante da lui lanciata con discreto successo).[99]

Il 7 marzo è ospite per la seconda volta al programma radiofonico Batto quattro[51][73]. Il 2 giugno viene nuovamente invitato a Speciale per voi di Renzo Arbore, dove si esibisce al pianoforte. Durante un acceso dibattito con il pubblico in sala ribadisce di non essere un cantante politicamente impegnato[100] e vengono di nuovo criticate le sue doti vocali; Battisti, dal canto suo, sostiene che la voce non è importante e che basti, quando si canta, voler comunicare qualcosa, provocando chiaro dissenso da parte del pubblico, in particolare dal giornalista e conduttore Renzo Nissim (che considera la sua voce «non gradevole»). Battisti chiude il discorso ponendo il pubblico di fronte all'alternativa secca se le sue canzoni siano emozionanti o no, e ricevendo risposta affermativa.[101][16] Dopodiché canta in anteprima il brano blues rock[3] Il tempo di morire e la melodica dai ritmi crescenti Fiori rosa, fiori di pesco.[3] Il singolo contenente le due canzoni viene pubblicato l'8 giugno.[54]

Dal 21 giugno al 26 luglio, su iniziativa di Mogol, i due intraprendono un viaggio a cavallo da Milano a Roma, in segno di protesta ecologica; il viaggio sarà raccontato dallo stesso Battisti in tre articoli su TV Sorrisi e Canzoni.[102][103][104] Appena tornato dal viaggio iniziò i preparativi per il tour che intraprenderà quell'estate con la Formula 3: dieci date eseguite tra L'altro mondo di Rimini, La Bussola di Marina di Pietrasanta e il locale di Gino Paoli a Sestri Levante.[104] Sarà anche il suo ultimo tour.

Il 2 settembre Battisti si aggiudica per la seconda volta consecutiva (il primo interprete a farlo) la vittoria al Festivalbar, con la canzone Fiori rosa fiori di pesco.[105][106] In questa occasione annuncia di avere in mente di realizzare un concept album basato sul tema dell'amore visto con angolazioni nuove.[106]

Battisti il 13 ottobre 1970 mentre si esibisce al Palasport di Torino interpretando Anna e Fiori rosa fiori di pesco, per la trasmissione televisiva Seimilauno

Il 15 ottobre 1970[54] esce il singolo Emozioni/Anna. A novembre il concept album annunciato in occasione del Festivalbar, Amore e non amore (realizzato con i membri della PFM), è pronto:[107] essendo però un album piuttosto sperimentale e di nicchia (la metà dei brani sono strumentali e tendenti verso il prog folk[3]), la Ricordi decide di metterlo da parte e a dicembre pubblica invece un'altra raccolta,[108] intitolata Emozioni, dove si trovano in versione stereofonica i brani tratti dai singoli già pubblicati, stavolta senza neanche un inedito.[3] Dopo questa manovra commerciale da parte della Ricordi, i rapporti di Battisti con la casa discografica si cominciano a incrinare. La "compilation" ottiene comunque grande successo[109] e sarà il 4º album più venduto in Italia nel 1971, raggiungendo il primo posto nella classifica settimanale.[86]

1971: il passaggio alla Numero Uno

Durante il 1971, Battisti compone Vendo casa per i Dik Dik, Eppur mi son scordato di te, Nessuno nessuno e Mi chiamo Antonio tal dei tali e lavoro ai mercati generali per la Formula 3, Amor mio e La mente torna per Mina, Amore caro amore bello e L'aquila per Bruno Lauzi, Un papavero per i Flora Fauna Cemento e La folle corsa, interpretata da Little Tony e dalla Formula 3.

Ad aprile[54] pubblica il singolo Pensieri e parole/Insieme a te sto bene. Il produttore discografico Alessandro Colombini, prima della pubblicazione, era molto scettico riguardo al singolo ed era sicuro che Pensieri e parole avrebbe decretato la fine del sodalizio Mogol-Battisti,[110] invece il 45 giri ebbe un successo tale da essere definito da Lelio Luttazzi «regina di Hit parade».[111]

Il 21 aprile partecipa alla trasmissione Formula Uno presentata da Paolo Villaggio. Battisti è coinvolto in un dibattito con Herbert Pagani, Pippo Franco, Memo Remigi, Sergio Endrigo, Bruno Lauzi, Pino Donaggio e Fabrizio De André. Alla domanda «Preferireste passare alla storia come cantante o come autore?» Battisti risponde concisamente: «come autore, perché a tutt'oggi la mia attività più importante è quella di autore» e ironicamente aggiunge: «comunque preferisco non passare alla storia della musica».[73]

In questo periodo la stampa inizia a lamentare la calante disponibilità di Battisti a essere intervistato e fotografato,[107] così il 27 aprile si esibisce al Circolo della stampa di Milano appositamente per i giornalisti e le loro famiglie, accompagnato da Mario Lavezzi alla chitarra e Mogol, con lo scopo di far capire che non si tratta di avversione personale contro i giornalisti ma solo della sua volontà di essere valutato unicamente per la sua musica.[112][110]

Il 1º maggio partecipa alla trasmissione televisiva Teatro 10 dove canta, in playback, Pensieri e parole (in un video, per l'epoca innovativo, che mostra in sovrapposizione due immagini di Battisti che cantano le due parti distinte della canzone) e, dal vivo con la chitarra, Eppur mi son scordato di te (uno dei brani affidati al gruppo Formula 3). Sembra che Battisti, recandosi negli studi Rai a Roma, dimenticò la propria chitarra a Milano e ne acquistò all'ultimo momento una da pochi soldi alla stazione Termini;[110][113] ciononostante, la sua esibizione venne accolta con grande vivacità ed entusiasmo dal pubblico presente.

Lucio Battisti (a sinistra) insieme a Mariolina Cannuli e Mogol ospite della trasmissione radiofonica Arriva il compressore, estate 1971

Per l'estate Mogol aveva in programma di ripetere un'avventura simile a quella dell'anno precedente, scendendo a nuoto il fiume Po fino alla foce, ma a causa dei reumatismi di Battisti il medico sconsigliò l'impresa e l'idea sfumò.[114] A luglio si reca a Campione d'Italia per dirigere un'orchestra di 25 elementi nell'esecuzione di 7 agosto di pomeriggio,[115] brano proveniente dall'album Amore e non amore, che nel frattempo è "congelato" da otto mesi negli archivi della Ricordi suscitando preoccupazione in Battisti riguardo al fatto che, dopo tutto quel tempo, potesse essere già musicalmente "superato" e pertanto meno moderno delle sue composizioni più recenti.[116][107]

Sempre nel mese di luglio, la Ricordi pubblica finalmente Amore e non amore,[108] accompagnato dal singolo Dio mio no/Era;[54] il brano Dio mio no viene censurato dalla Rai, a causa della presenza di risvolti erotici considerati inaccettabili.[117] L'album si posizionerà al 10º posto tra i dischi più venduti dell'anno.[86]

Il 31 luglio[115] viene registrata negli studi della Rai Tutti insieme, una trasmissione televisiva musicale ideata da Mogol, dove si esibiscono dal vivo Battisti e altri artisti appartenenti (o comunque legati) alla Numero Uno: Alberto Radius, i Dik Dik, i Flora Fauna Cemento, la Premiata Forneria Marconi, Lally Stott, Mauro Pagani, Adriano Pappalardo, la Formula 3, Bruno Lauzi, Edoardo Bennato e una giovanissima Mia Martini agli esordi, voluta proprio da Battisti perché rimasto affascinato dalla sua vocalità.[118] La trasmissione si conclude con una esuberante cover di gruppo del brano Proud Mary dei Creedence. Andrà in onda il 23 settembre,[119] con un ottimo esito soprattutto tra il pubblico più giovane.[120]

Dal 9 luglio al 1° ottobre, Battisti e Mogol partecipano alla trasmissione Arriva il compressore, presentata da Alberto Testa. Va in onda sul secondo canale, alle 12.35, per un totale di tredici puntate (nessuna traccia della trasmissione è stata rinvenuta fino ad oggi negli archivi della Rai).[51][73] Durante la stagione autunnale concede una lunga "intervista cantata" a Paolo Giaccio per la trasmissione radiofonica Per voi giovani, realizzata in due riprese, la prima nello studio della Dischi Ricordi a Milano e successivamente a casa di Mogol a Dosso di Coroldo, comune di Molteno. L'intervista verrà trasmessa in cinque puntate dal 3 al 7 gennaio del 1972.[121][14][122]

Proprio a settembre scade il contratto che lo legava alla Ricordi, ed è quindi libero di passare alla Numero Uno.[107][123] Per ricavare il più possibile da Battisti, che in quel momento godeva di grande popolarità, la Ricordi iniziò a sfruttare al massimo il materiale inedito che, come da contratto, aveva ancora diritto a pubblicare, così il 28 ottobre[108] mette sul mercato un'altra raccolta, Lucio Battisti Vol. 4, a discapito del nome in effetti una semi-antologia, dove i brani inediti sono appena tre, e il 24 ottobre[54] pubblica il singolo Le tre verità/Supermarket. In Le tre verità si fanno più evidenti gli echi internazionali, in particolare dei Led Zeppelin (tra i principali gruppi che Battisti ascoltava[40]).

A novembre[54] pubblica il suo primo singolo per la Numero Uno, contenente la drammatica Anche per te e La canzone del sole. Quest'ultima, divenuta presto un classico del repertorio battistiano, è considerata, per la semplicità degli accordi e l'ispirazione artistica, un brano ideale per chi si accinge a imparare a suonare la chitarra.

Il 31 dicembre partecipa alla trasmissione televisiva Cento di queste notti, dove prima di cantare La canzone del sole accenna con la chitarra l'introduzione strumentale di Dio mio no, come chiara ripicca verso la censura del brano.

1972-1974: la crescita artistica e il progressivo distacco dai mass media

Evidentemente turbata dal successo di La canzone del sole/Anche per te, la Ricordi nel marzo del 1972[54] compie un ulteriore tentativo commerciale pubblicando il singolo Elena no/Una. È l'ultimo brano inedito che la Ricordi ha diritto a pubblicare.

Durante il 1972 compone Il mio bambino per Iva Zanicchi, Io mamma per Sara, È ancora giorno e Segui lui per Adriano Pappalardo, Mondo blu per i Flora Fauna Cemento, Aeternum (di cui scrive il testo), Sognando e risognando e Storia di un uomo e di una donna per la Formula 3 e Prima e dopo la scatola per Alberto Radius. Non comporrà più per altri cantanti, ad eccezione di due brani nel 1976.

Duetto Battisti-Mina a Teatro 10, 23 aprile 1972
Mina e Battisti prima dell'esibizione

Il 23 aprile partecipa alla trasmissione televisiva Teatro 10. Presentato da Alberto Lupo, canta in anteprima I giardini di marzo (in playback) e si esibisce dal vivo in un duetto con Mina, interpretando un medley composto da Insieme, Mi ritorni in mente, Il tempo di morire, E penso a te, Io e te da soli, Eppur mi son scordato di te ed Emozioni, accompagnati da Massimo Luca alla chitarra acustica, Angel Salvador al basso, Gianni Dall'Aglio alla batteria, Gabriele Lorenzi alle tastiere e Eugenio Guarraia alla chitarra elettrica. Il duetto è ritenuto una delle esibizioni più importanti della musica pop italiana[146][147] e sarà l'ultima apparizione televisiva di Battisti in Italia.

Il 24 aprile pubblica il suo primo album per la Numero Uno, Umanamente uomo: il sogno. Registrato tra gennaio e febbraio,[108] si tratta di un disco a due facce: di stampo "classico" ma al tempo stesso ardito e innovativo,[148] ora melodico e suggestivo, ora cupo e inquieto.[3] L'album è il 2º più venduto del 1972,[87] accompagnato dal singolo I giardini di marzo/Comunque bella,[54] che Battisti decide di cantare anche in lingua francese, affidando la traduzione dei testi a Eddie Marnay; il singolo verrà inciso a Parigi[149][150] e rappresenta la prima di una lunga serie di esperimenti esteri da parte del musicista.

In questo periodo inizia a rifiutarsi di posare per fotografie e rilasciare interviste e, rifiutandone una per il settimanale Sogno, dichiara di preferire l'olio di ricino alla televisione;[151] la stampa, in risposta, inasprisce i toni: Sogno lo accusa di essere incoerente alle sue dichiarazioni (avendo appena partecipato a Teatro 10) e di aver scelto di non farsi più intervistare solo per attirare l'attenzione e farsi pubblicità;[151] Oggi pubblica un dibattito tra musicisti e critici sul tema «Battisti è davvero un fenomeno?» in cui Riz Ortolani lo accusa di «scopiazzare», Augusto Martelli dichiara che «Battisti è un dilettante spaventoso» e «un pallone gonfiato», mentre Aldo Buonocore dichiara che «la sua voce è una lagna, uno strazio».[152]

A settembre del 1972 avvia le sessioni di registrazione del suo nuovo album, Il mio canto libero, che viene pubblicato a novembre,[108] contemporaneamente ai singoli Io vorrei... non vorrei... ma se vuoi/Confusione, Io vorrei... non vorrei... ma se vuoi/vento nel vento (mai distribuiti) e Il mio canto libero/Confusione.[54] L'album è il più venduto del 1973, solo nel giro iniziale di distribuzione vende 450 000 copie.[153] Il mio canto libero è un'opera spartiacque nella carriera del cantautore e uno tra i suoi dischi più importanti[154][3] nei cui testi, oltre al tema della libertà, si trovano accenni all'ecologia e all'inquinamento,[155] argomenti a cui Mogol teneva molto e che aveva già introdotto nei titoli di tre brani strumentali di Amore e non amore. Dal punto di vista musicale Il mio canto libero rappresenta, insieme a Umanamente uomo: il sogno, entrambi contenenti vari brani divenuti dei classici, un autentico punto di svolta nell'evoluzione della musica popolare italiana.[156][3] La title track viene incisa da Battisti anche in versione francese e spagnola, quest'ultima con i testi riadattati da Carlos Ramòn-Amàrt, ottenendo un buon riscontro.[157]

Appena dopo l'uscita de il Il mio canto libero viene ospitato per la seconda volta al programma radiofonico Gran varietà, allo scopo di promuovere il disco, e dove a condurre stavolta è Raffaella Carrà. Anche in questa occasione, il botta e risposta viene palesemente manipolato: viene difatti replicata a mo' di tormentone la risposta "seccata" di Battisti «magari passerei subito alla canzone» alle varie domande poste dalla conduttrice, travisando di conseguenza la natura del dialogo e screditando la reputazione del cantautore.[51][73]

Battisti alla chitarra durante la trasmissione radiofonica Supersonic, nel dicembre 1972

Di lì a poco, il 12 dicembre, avviene un'ulteriore partecipazione ad una trasmissione radiofonica, Supersonic, nella quale interpreta Comunque bella, Innocenti evasioni, La canzone del sole e Sognando e risognando[158]; Fabrizio Zampa su Il Messaggero lo stronca scrivendo che «la sua esibizione è stata una sagra della stonatura e dell'approssimazione».[159] Con l'ultima partecipazione televisiva italiana avvenuta ad aprile dello stesso anno e l'ultimo concerto risalente all'estate del 1970, questo evento costituisce l'ultima esibizione pubblica di Battisti in Italia.

Il 25 marzo 1973 nasce l'unico figlio di Battisti e Grazia Letizia Veronese, di nome Luca Filippo Carlo. Le reazioni della stampa a questo evento causeranno la definitiva rottura tra Battisti e i giornalisti: il 26 marzo Sogno pubblica un articolo su un fantomatico e improbabile flirt tra Battisti e l'attrice di cinema erotico Zeudi Araya,[160] il 27 marzo due fotografi irrompono violentemente nella stanza della clinica dove si trovava insieme alla compagna ed al bambino, iniziando a scattare fotografie all'impazzata e costringendo Battisti a cacciarli via in malo modo;[161] in risposta a questo isolamento, Novella 2000 scrive che il cantante «ha paura anche delle ombre», descrivendo un Battisti tirchio, burbero e apatico.[162] Nel periodo successivo la stampa non allenta la presa, anzi la ricerca dello scoop assume sempre di più l'aspetto di una caccia: il 14 maggio Novella 2000 documenta con un lungo articolo l'affissione della notifica di una grossa multa sulla porta della casa milanese di Battisti,[163] mentre il 10 giugno TV Sorrisi e Canzoni titola in prima pagina «abbiamo stanato col teleobiettivo Lucio, figlio e moglie in un misterioso rifugio in Brianza pieno di provviste»,[164] dove Battisti stava facendo costruire una villa accanto a quella di Mogol (a Dosso di Coroldo),[165] dove vivrà per il resto della sua vita.

Il suo distacco dalla stampa italiana e dalle esibizioni dal vivo diventa, a questo punto, totale: arriva infatti a rifiutare un'intervista per Enzo Biagi e una richiesta di Gianni Agnelli, che gli propone di esibirsi al Teatro Regio di Torino in uno spettacolo sponsorizzato dalla FIAT, per un compenso di 2 miliardi di lire.[166] Inizia invece a scrivere le musiche per un nuovo album, che incide successivamente tra luglio e agosto del 1973.[108] Parallelamente, avendo un vivo interesse per la lingua tedesca,[167] decide di cimentarsi anche nella lavorazione di un album completamente in tedesco, servendosi della collaborazione del cantante Udo Lindenberg per la pronuncia e la traduzione dei testi originali. Il disco, dal titolo Unser freies Lied, viene registrato in autunno ad Amburgo e verrà pubblicato nel 1974.[150] Successivamente nel 1979 Battisti stesso definirà l'album, comunque rivalutato dal pubblico negli anni,[168] come «un tentativo confuso».[169]

L'album in italiano, Il nostro caro angelo, viene pubblicato a settembre del 1973,[108] in contemporanea al singolo La collina dei ciliegi/Il nostro caro angelo.[54] Con questo disco, Battisti imprime alla sua musica una svolta piuttosto marcata verso le atmosfere progressive e jazz-rock, con uno stile più contenuto[3] e a tratti "quasi tribale":[148] rispetto ai due album precedenti, negli "arrangiamenti percussivi" compaiono con una certa importanza gli strumenti elettronici, tra cui il sintetizzatore, mentre si riduce il peso del pianoforte, archi e fiati (punto fermo dei lavori passati); i testi di Mogol risultano più "maturi" e orientati, oltre che sul ricorrente tema dell'amore, anche sul sociale,[170] e anche qui vi si trovano richiami ecologici.[3] L'album vende 500 000 copie[171][172] e si colloca al 2º posto tra i dischi più venduti del 1973, preceduto da Il mio canto libero.[88] Deciso a seguitare la sua esperienza con il mercato discografico straniero, incide il brano La collina dei ciliegi anche in spagnolo.

Battisti e Grazia Letizia Veronese nel marzo del 1974

La notorietà di Battisti nel frattempo si espande ulteriormente, tanto che anche David Bowie (per il quale Mogol ha riadattato tre anni prima i testi in italiano di Space Oddity) e Mick Ronson si dichiarano suoi estimatori, realizzando una cover di Io vorrei... non vorrei... ma se vuoi, tra i brani più noti e di successo del cantautore italiano. La nuova canzone, dal titolo Music Is Lethal, viene poi inserita nel disco di debutto di Ronson, Slaughter on 10th Avenue.[173]

Nello stesso anno, inoltre, il nome di Battisti appare per la prima e unica volta nella locandina di un film, per la colonna sonora di La circostanza di Ermanno Olmi, nella quale compaiono canzoni da lui precedentemente scritte per la Formula 3.[174]

Tra la primavera e l'estate del 1974 compie, insieme a Mogol, un viaggio in Sudamerica, tra Argentina e Brasile, per prendere parte ad alcuni spettacoli televisivi.[175] La lunga permanenza ispira fortemente Battisti, che si affaccia a una nuova esperienza culturale e a «un'altra dimensione della musica»;[176] cosicché, non appena rientrato in Italia, ampliando e perfezionando il percorso musicale già intrapreso con Il nostro caro angelo, inizia a lavorare al nuovo album.

Il disco, che viene pubblicato a dicembre,[108] è Anima latina, probabilmente la sua opera più ambiziosa, complessa e sfaccettata:[177] originale fusione delle sonorità latine con alcune delle modalità espressive tipiche del progressive (brani lunghi, dall'orchestrazione e strumentazione estremamente composita e stratificata, ampio uso di sintetizzatori), con elementi che rimandano alla musica psichedelica, pop, folk, jazz e classica.[148][3] È un disco, come dirà lo stesso Battisti, votato alla valorizzazione del ritmo, reso a tratti ossessivo nelle sezioni per fiati, cori e percussioni; in buona parte dei brani il canto è soffuso e volutamente tenuto a volume basso nel missaggio (scelta che Mogol considerò «infelice»[178]), alla pari con gli altri strumenti, tanto da essere talvolta quasi impercettibile. I testi sono più criptici, quasi esoterici, in controtendenza col modo di scrivere di Mogol, e non mancano anche qui alcuni riferimenti all'ambiente e al sociale.[N 1] Tra i pezzi che ottengono maggior riscontro, la stessa Anima latina, con un testo che Mogol ritenne essere il migliore da lui mai scritto,[179] e Due mondi, in cui Battisti duetta con la cantante Mara Cubeddu; tuttavia, nessuno dei brani presenti nel disco è davvero rimasto nella memoria collettiva. Dall'album viene estratto, ma non distribuito, il singolo Due mondi/Abbracciala abbracciali abbracciati.[54] Mentre Battisti completa il mix dell'album, concede al giornalista di Ciao 2001 Renato Marengo una lunga intervista, nonostante fosse da tempo in silenzio stampa.[79][N 2] Fredda l'accoglienza della critica, modesta quella del pubblico: il disco vende 250 000 copie (la metà del precedente),[180][172] risultando essere l'8º album più venduto in Italia nel 1975,[181] ciononostante rimane in classifica per ben 65 settimane, di cui 13 al primo posto[5] (a tutt'oggi il record per un disco di Battisti[182]).

Anima latina ha rappresentato allora l'apice della maturazione nella ricerca musicale di Battisti oltreché una svolta nel modo di fare musica in Italia, ed è stato nel tempo ampiamente rivalutato, tanto da venir oggi riconosciuto come il massimo capolavoro di Battisti e uno dei migliori album italiani mai incisi.[183][184][185][180]

1975-1980: il nuovo percorso musicale e gli ultimi successi

Battisti insieme a Mogol negli anni settanta

Tra maggio e giugno del 1975 parte per un viaggio negli Stati Uniti visitando New York, San Francisco e Los Angeles. Durante questo periodo Battisti assorbe le novità musicali nello stile e nella tecnica di registrazione, in particolare le sonorità della disco music. La RCA gli propone di realizzare un album con i suoi maggiori successi cantati in inglese per conquistare il mercato statunitense, ma Battisti, contrario a utilizzare brani già pubblicati, dichiara che «è sciocco continuare a guardarsi indietro» pur confessando di essere «eccitato dall'idea di incidere un album qui». Inoltre risale a questo soggiorno la bozza di una canzone, ispirata dall'autostrada americana Interstate 5 e provvisoriamente intitolata San Diego Freeway, che sarebbe poi diventata Ancora tu.[186][187]

A settembre realizza due filmati con la regia di Ruggero Miti e Cesare Montalbetti in cui canta Ancora tu e La compagnia: secondo il giornalista e autore televisivo Michele Bovi si tratta del primo videoclip italiano, che anticipa di circa 2 mesi anche quello di Bohemian Rhapsody dei Queen.[188]

Nel gennaio 1976, quando i brani del nuovo album sono pronti, cede Un uomo che ti ama a Bruno Lauzi e Io ti venderei a Patty Pravo; Ancora tu fu offerta a Mina, ma la cantante la rifiutò.[189] Il nuovo disco, intitolato Lucio Battisti, la batteria, il contrabbasso, eccetera, viene pubblicato a febbraio,[189] insieme al singolo Ancora tu/Dove arriva quel cespuglio.[54] Dopo il precedente Anima latina, Battisti cambia nettamente direzione realizzando un album funk con evidenti influenze della disco music; ritenuto all'avanguardia per l'armoniosità tra ritmo, melodia e parole,[148] l'album riposiziona Battisti ai vertici delle classifiche: vende alla sua uscita circa 500 000 copie[190] (il doppio di Anima latina) ed è il 3º disco più venduto del 1976.[90] Il brano Ancora tu viene perfino proposto nelle discoteche italiane, rimanendo costantemente al primo posto delle hit parade.[3] È l'ultimo album che Battisti incise interamente in Italia, e viene oggi generalmente annoverato tra i migliori lavori concepiti dal musicista;[178] da segnalare, durante la registrazione, la presenza di Ivan Graziani alla chitarra.[191][192] La versione in spagnolo, Lucio Battisti, la bateria, el contrabajo, etc, ottenne un ottimo esito presso il mercato discografico iberico e sud americano.[178][150]

Lucio Battisti nella seconda metà degli anni settanta

In un'intervista nello stesso anno a Radio Monte Carlo, ai microfoni di Max Onorari, Battisti si spinge in un lungo discorso in merito alla manipolazione, al non riconoscersi negli articoli che parlano di lui e che si basano sulle sue dichiarazioni. Affermando anche che nel lungo periodo di silenzio le cose scritte su di lui sono sempre le stesse: quelle non autentiche. Concludendo di non essere mai stato complice di questa manipolazione.[51]

Il 3 settembre 1976[193] si sposa in matrimonio civile con Grazia Letizia Veronese.

In questo periodo accoglie la proposta fattagli dalla RCA l'anno precedente e inizia a lavorare ad un album in lingua inglese sulla base dei nuovi brani che stava componendo per il suo prossimo album. Alla traduzione dei testi lavora Marva Jan Marrow, una cantautrice statunitense immigrata in Italia dove faceva parte già da tempo della Numero Uno. Realizzati i provini, si reca con la Marrow in California per la realizzazione del disco e il 4 ottobre[194] iniziano le sessioni di registrazione. Alla fine del lavoro, dopo circa nove mesi, Mogol, non entusiasta del fatto che il significato originale venisse perso, e secondo Marva Jan Marrow invidioso del risultato raggiunto,[195][196] decise di far riscrivere i testi da capo affidando l'incarico a Peter Powell, chiedendogli di tradurli in maniera più letterale.

L'album in italiano, realizzato sempre in California (con alcune parti registrate in Italia), viene pubblicato nel marzo 1977[108] con il titolo di Io tu noi tutti, da cui viene estratto il singolo Amarsi un po'/Sì, viaggiare,[54] entrambi brani di punta della seconda fase musicale di Battisti. L'album, che risulta essere il 2º più venduto dell'anno,[91] compie un passo in avanti verso le sonorità e le ritmiche funk-disco,[3] risultandone un efficace connubio "di stampo americano" musicalmente fluido e molto affine al precedente, in cui Battisti dimostra di avere pieno controllo del pop contemporaneo.[109][148] Da questo disco in poi, Battisti si avvarrà solo ed esclusivamente della collaborazione di musicisti stranieri.[3]

L'album in inglese, intitolato Images, invece viene pubblicato ad agosto[108] sul mercato statunitense e inglese. Contiene alcuni dei brani presenti su Io tu noi tutti con l'aggiunta di La canzone del sole e Il mio canto libero, con nuovi arrangiamenti. L'album, però, ottiene scarsissimo successo: tra le cause del fiasco ci furono i difetti nella pronuncia inglese di Battisti, i testi tradotti male e in maniera troppo letterale per conservare un senso in una lingua diversa[196] e la scarsa pubblicizzazione del disco da parte della RCA.[197] Per alleggerire le perdite, la RCA Italiana a settembre commercializza l'album anche in Italia, dove ottiene comunque scarso successo e si piazza al 59º posto nella classifica degli album più venduti.[91] Per il mercato iberico e latinoamericano invece,[157] Battisti pubblica l'album Emociones, che contiene tutti i brani di Io tu noi tutti, ad eccezione di Questione di cellule che viene sostituito da La canzone del sole, con lo stesso arrangiamento usato per la versione in inglese.

Battisti sulla copertina della rivista Ciao 2001, dedicata all'uscita di Una giornata uggiosa

In autunno, lavora nuovamente all'incisione di un disco in italiano e uno in inglese: il primo, pubblicato nell'ottobre del 1978,[108] è Una donna per amico, accompagnato dal singolo Una donna per amico/Nessun dolore,[54] inciso anche in spagnolo. Il secondo avrebbe dovuto essere un altro tentativo di sfondare nel mondo anglofono e si sarebbe dovuto chiamare Friends o A Woman As A Friend;[198] avrebbe dovuto contenere gran parte dei brani pubblicati su Una donna per amico con l'aggiunta di E penso a te e Ancora tu, ma a seguito di pareri negativi e scoraggianti da parte di discografici e collaboratori, Battisti decise di non pubblicare il disco. Solo Baby It's You (Ancora tu) e Lady (Donna selvaggia donna) saranno pubblicate in un singolo nel 1979, con assai scarsi risultati di vendite[157] (le registrazioni delle tracce dell'album, alcune con nuovi arrangiamenti, sono a oggi inedite - sebbene circolino da tempo su Internet).

Al contrario, il disco in italiano, Una donna per amico, si rivela un successo: risulta essere il 4º album più venduto del 1978[92] e le sue vendite sono stimate, a secondo delle fonti, tra le 600 000 e 1 000 000 di copie,[12][199][200][201] affermandosi come il più fruttuoso successo commerciale della carriera di Lucio Battisti. È probabilmente il suo album più raffinato,[148] caratterizzato, anch'esso, da ritmi ispirati alla disco music (ritmi «imperativi» a detta dello stesso Battisti[169]) ma nel contempo eleganti e melodici; e la title track, dal ritmo e suono memorabili, rimane tra i suoi brani più famosi.[3][148] Una donna per amico è anche l'ultimo album in cui il cantautore appare in copertina; è questo, di fatto, l’ultimo servizio fotografico a cui si concede.[202]

Il 18 maggio del 1979, mentre si trova a Zurigo,[203] rilascia ai microfoni di Giorgio Fieschi della Radio Svizzera quella che resterà ufficialmente la sua ultima intervista: dove espone le cause del suo allontanamento dalla scena pubblica, parlando poi della sua concezione della musica,[204] dei risultati raggiunti e dei motivi che l'hanno spinto a incidere un album in inglese (mostrandosi perfettamente consapevole dell'insuccesso[205]); conclude parlando del suo rapporto con Mogol e dando alcuni accenni sulle musiche del nuovo disco in lavorazione.[169] Si tratta dell’unica intervista a Battisti che sia mai stata trasferita su un supporto audio per essere commercializzata.[73]

«Tutto mi spinge verso una totale ridefinizione della mia attività professionale. In breve tempo ho conseguito un successo di pubblico ragguardevole. Per continuare la mia strada ho bisogno di nuove mete artistiche, di nuovi stimoli professionali: devo distruggere l'immagine squallida e consumistica che mi hanno cucito addosso. Non parlerò mai più, perché un artista deve comunicare solo per mezzo del suo lavoro. L'artista non esiste, esiste la sua arte.»

Il nuovo album, inciso tra giugno e dicembre all'estero e pubblicato nel febbraio del 1980,[108] è Una giornata uggiosa. Qui Battisti, appassionatosi agli effetti dei suoni elettronici, cambia decisamente rotta orientandosi verso il synth pop e assegnando, nella maggior parte dei brani, una funzione importante alle tastiere[203][206] (preludendo la svolta dell'album successivo[3]); ad ogni modo il disco mantiene «inevitabilmente molti punti in contatto con i lavori precedenti», come affermò Battisti nell'intervista.[169] L'album è ricordato soprattutto per l'incalzante brano omonimo, per la canzone Con il nastro rosa e per essere stato l'ultimo realizzato insieme a Mogol, rappresentando simbolicamente l'epilogo di un'epoca musicale in Italia. Una giornata uggiosa fu il 5º album più venduto del 1980[93] e il singolo estratto, Una giornata uggiosa/Con il nastro rosa,[54] venne anch'esso riadattato in in spagnolo;[150] tutti i brani eseguiti in spagnolo hanno ottenuto un considerevole successo in Spagna e Sudamerica, e nel corso degli anni sono usciti svariati album del cantautore, sia in versione originale, sia con i brani cantati in italiano ma con i titoli in spagnolo, sia con le tracce riadattate in lingua spagnola.[157]

Il 4 luglio 1980 avviene la sua ultima apparizione televisiva, nella trasmissione Musik & Gäste della televisione svizzera di lingua tedesca, nella quale canta in playback Amore mio di provincia.[207] Da questo momento il silenzio di Battisti sarà totale.

La fine della collaborazione con Mogol

«Il nostro rapporto è il rapporto di due persone di questo tempo che dopo tanti anni di lavoro assieme […] improvvisamente, per divergenze di interessi, si sono messi ognuno su una sua rotaia, su una sua strada, per cui adesso da quattro o cinque anni a questa parte ci vediamo al massimo un mese all'anno. […] È l'esperienza di due persone che stanno diventando completamente diverse.»

Lo scioglimento, avvenuto silenziosamente e senza litigi,[208][209] fu dovuto principalmente alla divergenza artistica tra i due, con un Mogol ancorato a un universo poetico dai ben saldi punti fermi e un Battisti perennemente impegnato a rinnovarsi. La causa secondaria fu la discrepanza nata sulla ripartizione dei diritti d'autore: gli introiti infatti andavano per un quarto a Battisti e un quarto a Mogol mentre il rimanente spettava alla società editoriale, la edizioni Acqua azzurra; all'interno di essa, però, Battisti aveva una quota del 40% mentre Mogol controllava appena il 10%. Mogol non era d'accordo con tale ripartizione (più che per questioni economiche, per questione di principio[210]) e voleva cambiare le quote azionarie della società, ma da Battisti ricevette solo il silenzio.[211] Mogol, pur evitando per scelta di parlare dell'argomento (in un'occasione dichiarò: «Delle persone io dico bene, oppure taccio. […] In questo caso taccio»), ha fatto capire che la moglie di Battisti avrebbe più volte interferito nel rapporto tra lui e il marito, spingendo Battisti a non assecondarlo nella questione dei diritti d'autore.[212][213]

Mentre Mogol inizierà una collaborazione con Riccardo Cocciante, per il quale continuerà a scrivere testi simili a quelli ideati per Battisti, secondo il suo consueto stile, Battisti continuerà la sua strada con Velezia (pseudonimo di Grazia Letizia Veronese) prima e con Pasquale Panella poi, soddisfacendo così il suo costante bisogno di sperimentare e di misurarsi in nuove esperienze musicali.

Dopo Mogol

1981-1985: E già e l'incontro con Panella

Lucio Battisti nel 1982 a Milano

Il 14 settembre[108] 1982 pubblica l'album E già, registrato tra maggio e luglio negli studi di Roma e Londra, un disco che rappresenta un vero e proprio rinnovamento musicale,[109] in cui l'autore si cimenta nel new wave: l'album è composto da canzoni più brevi (solo un brano su 12 supera i quattro minuti di durata) e su arrangiamenti completamente elettronici dove gli unici strumenti usati sono le tastiere, i sintetizzatori e la batteria elettronica. I testi sono scritti dalla moglie sotto lo pseudonimo Velezia; tuttavia, i numerosi spunti autobiografici presenti nei testi fanno ritenere da parte della critica che autore o almeno coautore dei medesimi sia lo stesso Battisti.[214] Il disco, pur conquistando il primo posto in classifica,[182] non ebbe il riscontro di vendita dei precedenti. L'album, da cui viene estratto il 22º e ultimo singolo del cantautore, E già/Straniero,[54] si posizionerà al 14º posto dei dischi più venduti del 1982.[215]

Tra il 1982 e il 1983 collabora con Adriano Pappalardo alla realizzazione degli album Immersione e Oh! Era ora. Nel primo i testi sono scritti da Franca Evangelisti, mentre per Oh! Era ora Battisti decide di coinvolgere Pasquale Panella,[216] collaboratore stretto del cantautore Enzo Carella, entrambi molto stimati da Battisti.[217] Successivamente, nel 1984, Battisti si incontra con Lucio Dalla, che gli propone una collaborazione, ma rifiuta. A tal proposito, Dalla dichiarò: «lui ascoltava senza darmi importanza... disse che non si poteva fare, che si sentiva molto cambiato e che si stava muovendo in tutt'altra ricerca musicale».[218]

1986-1994: la collaborazione con Pasquale Panella

«Un artista non può camminare dietro al suo pubblico, un artista deve camminare davanti. È un rischio che deve prendersi, è il suo dovere.»

Battisti definì «incredibili» i testi di Panella[3], in cui vi si trovano le principali caratteristiche che il musicista cercava, avendo negli anni maturato idea al riguardo, dato che aveva precedentemente considerato l'ermetismo come un «fattore di fuga»[169]

Nella seconda metà degli anni ottanta comincia la collaborazione diretta tra Lucio Battisti e Pasquale Panella, proseguendo sullo stile che avevano inaugurato con il precedente album di Pappalardo. In quest'ultima fase della sua carriera, Battisti pubblica cinque album che continuano l'esplorazione musicale iniziata con E già trattando generi all'epoca emergenti nella scena musicale italiana; i testi di Panella sono completamente diversi da quelli scritti in precedenza da Mogol: di difficile comprensione, sono densi di giochi di parole e doppi sensi.[219] Per volere di Battisti gli album non vengono pubblicizzati in alcun modo nei mass media,[220] saranno accolti dal pubblico con un apprezzamento via via calante e dalla critica con pareri estremamente discordi, per poi essere notevolmente riscoperti solo a distanza di anni.[221]

Nel marzo del 1986[108] torna sul mercato discografico con il primo album realizzato con Panella, Don Giovanni, anch'esso inciso fra Roma e Londra, tra l'estate e inizio autunno 1985. Gli arrangiamenti risultano meno elettronici rispetto a E già, ne deriva una fusione tra le nuove sonorità elettroniche e quelle più tradizionali con le melodie ben definite che ben distinguevano il primo periodo del musicista: infatti Battisti reintroduce chitarre, pianoforte, violino, ottoni e inserisce perfino l'arpa, e lo stesso Panella rivelerà di aver scritto le liriche su melodie ancora canoniche nella forma, con tanto di strofa e inciso.[3] La critica accoglie l'album con pareri contrastanti: per Francesco De Gregori «Don Giovanni è una pietra miliare. D'ora in poi dovremo tutti fare i conti con un nuovo modo di scrivere la musica», Michele Serra scrive che «Don Giovanni ridimensiona gran parte della musica leggera degli ultimi dieci anni»[222], mentre Gianfranco Manfredi dichiara senza mezzi termini che «il disco è una palla».[222] Ottiene comunque un buon successo commerciale: vende 350 000 copie[223] e risulta essere il 3º album più venduto dell'anno;[224] da qui in avanti, Battisti registrerà solamente negli studi del Regno Unito e il numero dei musicisti partecipanti sarà più ridotto. Don Giovanni nasce come opera di transizione e viene oggi considerato uno dei migliori album di Battisti e il capolavoro tra quelli realizzati con Panella.[148][3][225][109]

Il 7 ottobre 1988[108] esce l'album L'apparenza. Battisti era da sempre abituato, fin dagli anni sessanta, a comporre prima la musica con il susseguente apporto dei testi, ma a partire da questo album, su richiesta di Panella stesso, la tecnica di scrittura dei brani viene invertita: con Panella che stende i testi e Battisti che successivamente si ispira ad essi per scrivere la musica.[226] Anche per questo motivo, in questo disco, la struttura tradizionale della canzone prende notevolmente le distanze: all'interno dei brani le tipiche melodie si interrompono, appaiono e scompaiono quasi disarticolando il rapporto musica-testo.[109][148][3] Con L'apparenza le vendite registrano un calo rispetto al precedente Don Giovanni: è il 17º disco più venduto dell'anno,[227] con poco più di 200 000 copie vendute.[223]

Il 10 ottobre 1990[108] esce La sposa occidentale, pubblicato dalla CBS. In questo album Battisti si rinnova ancora, addentrandosi maggiormente nelle sonorità elettroniche e spingendosi anche nella musica techno,[148] affidando un ruolo predominante alle tastiere e alla batteria.[3] Nonostante le 400 000 copie vendute[228] l'album si piazza solo al 34º posto nella classifica.[229]

La copertina dell'album Hegel (1994). A causa del colore di sfondo di quasi tutte le copertine degli album con Panella e del loro stile minimalistico, l'ultimo periodo di Battisti viene spesso chiamato "periodo bianco"[230]

In questo periodo tra il grande pubblico comincia a farsi strada un sentimento di nostalgia verso il duo Battisti-Mogol ed un rifiuto della sua produzione recente.[109] Sull'onda di questo sentimento ottengono grande successo gli Audio 2, un duo che fece dell'imitazione del Battisti prima maniera il proprio marchio. Inoltre l'ormai lunga assenza di Battisti dalle scene contribuisce a creare una vera e propria mitizzazione del personaggio, uno stato di cose ben fotografato dal singolo Battisti dei B-nario.

Il 6 ottobre 1992[108] pubblica Cosa succederà alla ragazza, stavolta sotto l'etichetta Columbia, nel quale combina insieme funk, dance, hip hop, techno,[3] arrivando a sfiorare persino il rap.[148] Dal punto di vista commerciale rappresentò un ulteriore passo indietro, piazzandosi al 57º posto nella classifica degli album più venduti, dove invece ottiene più successo una raccolta di vecchi brani scritti con Mogol, Le origini (al 26º posto).[231] Per quanto riguarda la critica Mario Luzzatto Fegiz scrisse che «Cosa succederà alla ragazza è un disco senza amore, un incubo»;[232] Alfredo Saitto parlò di «insulto al suo pubblico e alla sua stessa musica»; al contrario, Marco Mangiarotti scrisse che «Cosa succederà alla ragazza è un altro capolavoro».[232]

Nel gennaio 1994, quando il suo nuovo disco è quasi pronto, decide di non rinnovare il contratto con la Sony.[233] L'album, intitolato Hegel, viene pubblicato il 29 settembre di quell'anno[108] per la Numero Uno; i testi, complessi ed ermetici, contengono numerosi riferimenti al filosofo tedesco Georg Wilhelm Friedrich Hegel e, musicalmente, l'album rappresenta uno dei punti massimi della ricerca e della sperimentazione battistiana.[109][148] Si posizionò al 68º posto della classifica degli album più venduti.[234] La critica, come al solito, fu estremamente discorde nel giudicare l'album: Sandro Veronesi dichiarò che «di Hegel si può anche guardare solo le figure […] e poi dire in coro che "Mogol-Battisti però era un'altra cosa", ma esaminato poco più attentamente […] finisce di farci vedere quanto è piccina, in confronto, l'attuale musica italiana», mentre Gigio Rancilio parlò della nuova musica di Battisti come di «uno scandalo non più accettabile».[235]

Nel periodo della pubblicazione di Hegel, Panella dichiara di non voler più scrivere testi per Battisti, «perché si rischiava la ripetizione».[236]

Gli ultimi anni e la morte

Lo stesso argomento in dettaglio: Postumo (Lucio Battisti).

Negli anni trascorsi dall'uscita del suo ultimo disco, si parlerà con insistenza di un riavvicinamento artistico tra Battisti e Mogol,[237] ma tali voci non troveranno mai conferma e non si concretizzeranno.

Nel frattempo la stampa italiana non dà tregua tanto che ormai il cantautore è diventato il bersaglio preferito delle riviste di Gossip: numerose sono le foto scattate dai paparazzi che lo immortalano impegnato nelle più comuni attività giornaliere, sia in strada che nel giardino della sua villa.[21] Eva Tremila, dopo averlo sorpreso in bicicletta, scrive: «Lucio Battisti sei certamente ancora tu, senza i riccioloni ma con ancora tanto "peso" musicale»; «Nei venticinque anni di volontario esilio dalle scene, il cantautore si è appesantito e ha dovuto rinunciare alla chioma stile "hippy" ma non ha perduto il suo carisma»; «Pedala per smaltire»; «Che voglia imitare Marlon Brando?»,[238] mentre Novella 2000 riporta: «Battisti: anche quando non canto rimango un "grosso" personaggio».

Nell'autunno del 1996, data la regolarità biennale seguita dalle pubblicazioni di Battisti a partire da Don Giovanni, molti si aspettavano l'uscita di un nuovo disco. Da quel momento cominciarono a circolare voci sull'esistenza di un fantomatico nuovo album, che non sarebbe stato mai pubblicato a causa delle difficoltà da parte di Battisti nel trovare un accordo con le case discografiche, che non avrebbero accettato le sue richieste, troppo alte in rapporto al calo delle vendite degli ultimi album.

Il 27 febbraio 1997 viene scoperto l'asteroide "9115 Battisti", intitolato in onore del musicista.[239]

Durante l'estate del 1997 su Rai 1 la trasmissione televisiva Va ora in onda lancia la moda degli "abbattistamenti", aprendo l'omonima rubrica nel programma, nella quale vengono segnalati dai fan presunti "avvistamenti" dell'artista reatino in tutta Italia, trasmettendone anche fotografie e video.[240]

Tra il 29 e il 30 agosto 1998 si diffonde la notizia del ricovero di Battisti in gravi condizioni cliniche in un ospedale milanese, dove avrebbe affrontato un intervento chirurgico d'urgenza.[241][242] Durante gli 11 giorni di ricovero, per volere della stessa famiglia, non viene diffuso alcun bollettino medico.[243] Saputo del ricovero, Mogol scrive una lettera all'amico e la fa recapitare alla clinica, soltanto anni più tardi venne a sapere che Battisti si commosse leggendola.[43][83] Il 6 settembre le sue condizioni si aggravano ulteriormente e l'8 viene spostato nel reparto di terapia intensiva dell'Ospedale San Paolo di Milano.[244] Lucio Battisti muore la mattina del 9 settembre 1998, all'età di 55 anni; le cause della morte non sono mai state comunicate ufficialmente e l'unico bollettino medico reso disponibile riporta solamente che «il paziente, nonostante tutte le cure dei sanitari che lo hanno assistito, è deceduto per intervenute complicanze in un quadro clinico severo sin dall'esordio».[245] Secondo alcune voci non confermate il musicista sarebbe morto per un linfoma maligno che aveva colpito il fegato;[246][247] altre voci affermarono che avesse sofferto di glomerulonefrite.[247] Ai funerali, celebratisi in forma privata a Molteno, furono ammesse appena 20 persone, tra le quali Mogol, e il cantante venne sepolto nel cimitero del comune brianzolo.[246]

Il monumento a Lucio Battisti a Poggio Bustone

Dal 1998 in poi

La vedova Grazia Letizia Veronese ha deciso di adottare una politica fortemente protezionistica nei riguardi dell'eredità artistica del marito, bloccando manifestazioni in tributo (come accadde nel 2006 per il festival Un'avventura, le emozioni di Molteno, ai cui organizzatori fu intentato un ricorso[248]) e impedendo la pubblicazione o la riedizione di singoli, album e video, come nel caso del videoclip per la versione dei Delta V di Prendila così (2004),[249] di un DVD dei Dik Dik (2005).[250] Venne finanche negata l'autorizzazione per l'apparizione di immagini di Battisti nella scenografia per il brano Buonanotte all'Italia in un concerto di Luciano Ligabue (2008).[251]

Il 6 settembre 2013, pochi giorni dopo la sentenza della Corte d'appello di Milano che aveva dato ragione al comune di Molteno, condannando gli eredi dell'artista a versare al comune brianzolo circa 50.000 euro a titolo di risarcimento, la salma di Battisti venne riesumata dal cimitero del piccolo comune lecchese e traslata in quello di San Benedetto del Tronto (residenza della vedova), dove tre giorni dopo, a quindici anni esatti dalla morte, venne cremata; le ceneri sono state quindi ritirate dalla famiglia e conservate privatamente.[252]

Per celebrare i vent'anni dalla scomparsa, il 14 settembre 2018 Sony Music pubblicò per la prima volta tutti gli album rimasterizzati dai nastri originali, in edizione limitata, numerata e in formato vinyl replica.[253]

Al termine di una lunga battaglia legale, a partire dal 29 settembre 2019 tutti i brani firmati da Mogol-Battisti sono stati resi disponibili sulle principali piattaforme di streaming musicale.[254]

Nella cultura di massa

Il profilo di Lucio Battisti, con la folta chioma entrata nell'immaginario collettivo, come compare nella copertina dell'album Emozioni

Dopo la morte di Battisti, il New York Times pubblicò un breve profilo su di lui scrivendo: «il più famoso cantante pop italiano, paragonato a volte a Bob Dylan, non per il contenuto politico delle sue canzoni ma per aver definito un'era».[9] Il giornale definì Battisti "la voce degli italiani diventati adulti alla fine degli anni '60 e all'inizio degli anni '70". Il quotidiano ricordò inoltre che Battisti agli albori della sua carriera aveva scritto canzoni di successo non solo per cantanti italiani ma anche "per americani come Gene Pitney e gli Hollies".[255]

Alla sua scomparsa, Battisti ha lasciato 20 album ufficiali, i suoi brani sono stati e vengono tuttora interpretati da altri artisti in tributi e manifestazioni in suo onore, e album o raccolte di suoi brani sono tornati nelle classifiche dei dischi più venduti nel 1999,[256] 2004,[257] 2005,[258] 2006,[259] 2007,[260] 2008,[261] 2009,[262] 2010[263] e 2011;[264] secondo il 75% dei giovani, nell'estate 2009 Battisti è stato l'artista più cantato nelle spiagge italiane.[265]

I brani scritti con Mogol sono rimasti nella memoria collettiva, al punto che alcune frasi dei testi sono entrate nel linguaggio comune alla pari dei proverbi: tra queste, «lo scopriremo solo vivendo»,[266] tratta da Con il nastro rosa, usata in riferimento a qualcosa di cui non si sa ancora nulla di certo, e la frase «una donna per amico» con i suoi derivati[267] (es. «un cane per amico»), tratta dal brano Una donna per amico, o anche «come può uno scoglio arginare il mare», tratta da Io vorrei... non vorrei... ma se vuoi. Un'ulteriore dimostrazione è che all'inizio degli anni ottanta, la frase «le discese ardite e le risalite», presa anch'essa da Io vorrei... non vorrei... ma se vuoi, fu scelta dalle Brigate Rosse come titolo per un loro documento programmatico;[268] inoltre, quando il primo ottobre del 1978 i carabinieri fecero irruzione nel covo delle Brigate Rosse a Milano, trovarono tutti i suoi dischi, perfettamente in ordine su uno scaffale.[269][98]

David Bowie è tra gli artisti stranieri che hanno maggiormente apprezzato la musica di Battisti

L'influenza di Battisti nell'attuale produzione musicale è testimoniata, oltre che dalle numerose cover realizzate da vari artisti italiani e internazionali, anche da alcuni autori stranieri che lo hanno scoperto e apprezzato da poco tempo (come i Daft Punk[22]) e dal gran numero di cantanti e musicisti, contemporanei e non, che hanno dichiarato la loro stima e ammirazione verso di lui: tra i molti Rino Gaetano,[270] Ivano Fossati,[271] Francesco De Gregori,[272] Claudio Baglioni,[232] Cesare Cremonini,[273] Zucchero Fornaciari,[274] Gianluca Grignani,[275] Luciano Ligabue,[276] Fiorella Mannoia,[277] Franco Simone, Mia Martini,[278] Ennio Morricone,[279] Gianna Nannini,[280] Max Pezzali,[281] Eros Ramazzotti,[282] Eugenio Finardi,[283] Vasco Rossi, Tricarico,[284] Laura Pausini, Mina, Adriano Celentano, Marcella Bella, Bugo,[285] Renato Zero,[286] Colapesce,[287] Dente,[288] i Verdena,[289] i Blonde Redhead,[290] José Feliciano, Pete Townshend,[48][291] Róisín Murphy,[292] Sébastien Tellier,[22] Ricardo Villalobos,[22] Paul McCartney,[47][46] Mick Ronson[293] e David Bowie; quest'ultimo, che ha reinterpretato i testi di Io vorrei... non vorrei... ma se vuoi per la cover di Ronson (tra l'altro non apprezzata da Mogol),[294] negli anni '70 ha citato Battisti come il suo italiano preferito[22] e nel 1997, dimostrandosi anche interessato a una collaborazione, lo ha definito il miglior cantante del mondo insieme a Lou Reed.[173][149][295]

Innovazioni introdotte da Battisti

Oltre alla sua produzione, Lucio Battisti ha lasciato in eredità alla musica italiana un consistente numero di innovazioni tecniche e stilistiche, derivate dalla fusione della tradizione melodica italiana con le sonorità nuove della musica rock, pop e altri generi internazionali. L'opera battistiana risulta essere stata particolarmente efficace nell'aver continuato a traghettare la musica "leggera" italiana verso la modernità e la molteplicità dei linguaggi musicali, offrendo in ogni fase dell'esperienza artistica un interessante sovrapporsi di tonalità e testo lirico.[3][5]

Dal punto di vista stilistico, Battisti fu sperimentatore[17] e spesso anticipatore di generi e mode che sarebbero esplose di lì a poco: da citare l'album La batteria, il contrabbasso, eccetera (1976), di stampo disco music e con una ritmica che sembra preludere perfino il drum and bass,[3] inoltre secondo alcuni pareri il brano Il veliero anticipò quella che sarebbe stata la musica house;[296][297] l'album E già (1982), in cui sono presenti introduzioni al synthwave; o anche Cosa succederà alla ragazza (1992), di stile techno e tendente al rap. Le originali sonorità degli ultimi dischi di Battisti, in particolare da La sposa occidentale in poi, sono divenute, sia pure in contesti spesso più melodici e tradizionali, patrimonio comune degli arrangiamenti delle canzoni di moltissimi artisti italiani; così come le ritmiche e i suoni innovativi e sperimentali di Anima latina, che è stato e continua ad essere un album fonte di ispirazione per numerosi artisti della scena indie, e in generale del nuovo panorama musicale italiano.[298][289]

Apprezzato anche come tecnico in sala d'incisione, dove svolgeva sempre un lavoro meticoloso,[5] fu il primo musicista in Italia a usare la tecnica del backmasking, ampiamente impiegata nella musica psichedelica d'oltremanica e che Battisti aveva già utilizzato nel 1967 all'interno del brano Era e poi di nuovo in Io vivrò (senza te) e Non è Francesca.[299] La tecnica consisteva nel registrare un suono in una bobina che veniva poi montata in posizione capovolta, in modo tale che si sentisse al contrario.[299]

Filmografia

La lista dei film, telefilm e serie TV che contengono brani interpretati e/o scritti da Lucio Battisti.[300]

Discografia

  • Quella che segue è la discografia ufficiale di Lucio Battisti in Italia, non vengono pertanto considerati i tre album e i vari singoli interpretati in altre lingue e pubblicati esclusivamente per il mercato discografico straniero. Per approfondire, si vedano le due voci sopraindicate.

Album in studio

Battisti in sala d'incisione il 30 dicembre 1968, durante la registrazione di Non è Francesca

Raccolte ufficiali

Singoli

Battisti insieme a Mina

Brani affidati ad altri interpreti

Gli inediti

File:Lucio Battisti brinda con l'Equipe 84, che festeggia il suo settimo compleanno (7 dicembre 1969).jpg
Lucio Battisti con l'Equipe 84, nel dicembre 1969

A partire dalla seconda metà degli anni novanta furono rinvenuti e quindi divulgati al pubblico, sia attraverso la radio e la televisione sia (in modo non sempre regolare) attraverso la distribuzione peer-to-peer (Napster, WinMX, eMule, ecc.), numerosi brani inediti o versioni alternative che l'artista aveva accumulato durante la sua carriera scartandoli, modificandoli o riscrivendone ora il testo, ora l'arrangiamento.[303]

Si possono dividere i brani inediti in quattro gruppi:

  • brani scritti con Roberto Matano tra il 1964 e il 1965, alcuni dei quali furono ripresi e riadattati in seguito con Mogol (come Se non sai cos'è un bacio del 1964 e Sei ancora mia / Sei stata mia del 1965[303]), di cui rimane la registrazione su nastro magnetico;[304]
  • canzoni scritte originariamente per altri cantanti a cui Battisti lasciò la registrazione di una sua versione da usare come linea guida (come La folle corsa della Formula 3 e Oh! Era ora del 1983[N 3] di Adriano Pappalardo);[303]
  • prove di registrazione e versioni alternative di brani pubblicati (come quella de Il nostro caro angelo, completamente diversa da quella poi inserita nell'album e dalla durata di quasi otto minuti);[303]
  • composizioni del tutto inedite, che non furono pubblicate in alcun modo e di cui non esiste alcuna versione edita, come Il paradiso non è qui del 1979 (che Mogol ha ritenuto essere «l'inedito più importante tra quelli scritti con Battisti»[98]) o Il gabbianone del 1985.[303]

Tournée

  • Tour 1969 - 1969
  • Tour 1970 - 1970

Partecipazioni a manifestazioni canore

Cantagiro

Festival di Sanremo

Festivalbar

Altre attività

La Nazionale cantanti

Battisti (il terzo in piedi da destra) nella sua unica partita giocata nella nazionale italiana cantanti, Mogol è il primo da sinistra

Lucio Battisti giocò una sola partita con la nazionale italiana cantanti, la prima in assoluto, disputata contro la nazionale attori il 2 ottobre 1975. L'iniziativa della squadra non venne istituzionalizzata fino al 1981, tuttavia Battisti non vi partecipò più.[305]

La pittura

L'interesse di Battisti per il disegno e la pittura, sin dalla fine degli anni sessanta, è ben documentato e può essere compreso nella lunga intervista-autobiografia concessa a Sogno nel dicembre 1970, nella quale cita il disegno come uno dei suoi hobby.[34]

Battisti sul finire degli anni sessanta

L'impegno di Battisti nelle arti figurative, tuttavia, è sempre rimasto nella dimensione dell'hobby, e nel corso della sua vita il cantautore non ha mai divulgato o esposto in pubblico alcuna sua opera. Le uniche eccezioni sono un bozzetto autografato disegnato all'epoca della partecipazione a Sanremo 1969[306] e intitolato «Occhi sulla sabbia» e, soprattutto, le cinque copertine degli album scritti con Pasquale Panella. Un dipinto riportante la firma di Battisti è inquadrato per pochi secondi nel documentario Pensieri e parole trasmesso nel 2004 da Rete 4, nel momento in cui viene citata questa passione di Battisti.[307]

Note

Annotazioni
  1. ^ Tematiche che Mogol non riprenderà più nei successivi album con Battisti, concentrandosi esclusivamente (salvo in qualche brano) sugli eventi quotidiani e sulla passione amorosa.
  2. ^ Marengo racconterà questa vicenda nel libro La vera storia dell'intervista esclusiva a Battisti.
  3. ^ L'album, completamente registrato.
Fonti
  1. ^ a b (EN) Lucio Battisti, su AllMusic, All Media Network. Modifica su Wikidata
  2. ^ Lucio Battisti, su rockit.it. URL consultato il 25 luglio 2009.
  3. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z aa ab ac ad ae af ag ah ai aj ak al am Lucio Battisti. Un'emozione italiana, su ondarock. URL consultato il 7 agosto 2022.
  4. ^ a b c d e f g h Battisti, Lucio, su treccani.it. URL consultato il 29 ottobre 2017.
  5. ^ a b c d e f Mazzi.
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  94. ^ «Io non compongo su ordinazione, non sono capace. Mi viene l’ispirazione e mi attacco alla chitarra. Eliminiamo l'idea romantica delle canzoni composte durante notti insonni in preda a delirio creativo. Tutto nella realtà è molto più semplice. In qualunque momento della giornata l’ispirazione può venire, a me viene soprattutto quando me ne sto solo in casa, in pieno silenzio, al mattino dopo aver fatto equitazione, o comunque del movimento fisico. Se mi frulla la frase musicale buona la trascrivo e la metto da parte. A distanza di qualche giorno la riprovo, la sviluppo. Finora ho utilizzato soltanto un quinto dei motivi messi nel cassetto.» Lucio Battisti raccontato da sé stesso (nel 1970): «Non ho amici, leggo Topolino e credo nel divorzio», in corriere.it. URL consultato il 13 agosto 2022.
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  96. ^ «Mogol non entrava mai in studio a lavorare insieme a Battisti, almeno nel periodo della Numero Uno. Lucio lavorava per conto suo con i musicisti. Cantava in un finto inglese inserendo alcune parole italiane che in un certo qual modo "chiedeva" di inserire a Mogol. Giulio dopo avere ascoltato i nastri, basandosi sulla melodia scriveva i testi, tenendo conto degli input di Battisti su alcune parole.» Gaetano Ria, tecnico del suono. Ospite a "Popular" Gaetano Ria, storico tecnico del suono di Lucio Battisti, in tgcom24.mediaset.it. URL consultato il 10 agosto 2022.
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  100. ^ «Cioè, se tu ti consideri un cantante impegnato o meno.» «No, macché impegnato, io sono disimpegnato, disi-tutto! Tranquillo proprio.» Risposta di Battisti alla domanda di uno spettatore, in Renzo Arbore, Speciale per voi, Secondo canale, 2 giugno 1970. La trascrizione è consultabile su Mirenzi, p. 85
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  116. ^ «Quel long playing (Amore e non amore) è stato pensato e registrato esattamente un anno prima di Pensieri e parole. Per i soliti "scherzi" e lavori strani che io non capirò mai delle case discografiche è stato tenuto un anno nel cassetto... logicamente quando è uscito era già in parte superato da Pensieri e parole.» Lucio Battisti. Paolo Giaccio, Per voi giovani, Radio Rai, 3/7 gennaio 1972, a 0 h 59 min 06 s.
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  123. ^ Ceri, p. 178.
  124. ^ «Guarda che io non mi interesso assolutamente di politica, non me ne sono interessato mai. È proprio fuori dal mio mondo. […] anche volendo non troverei il tempo per comprendere che cosa vogliano la sinistra e la destra.» Frase pronunciata da Battisti a Renato Marengo nel novembre del 1974, come riportato su Marengo, p. 98; riferimenti a tale dichiarazione sono reperibili anche nei seguenti articoli di presentazione del libro di Marengo:
  125. ^ Intervista a Walter Calloni, su Marchetti, p. 121: «Lucio Battisti non voleva parlare assolutamente di politica. Lavorava sulle emozioni. Desiderava dare emozioni alla gente a prescindere dal fatto che fosse politicamente di destra o di sinistra»
  126. ^ Emanuela Grigliè, Il viaggio è un sogno che ho realizzato, in City, 11 maggio 2010. URL consultato il 16 maggio 2010 (archiviato dall'url originale il 16 maggio 2010).
  127. ^ Sabelli Fioretti e Lauro, p. 85 «Noi pensavamo a un discorso artistico indipendente dai dogmi politici, ideologici e partitici»
  128. ^ «Il "Battisti politico" non è mai esistito perché zio Lucio non votava neanche, lasciava a casa di nonno le cartoline elettorali» Andrea Barbacane, nipote di Battisti. La società: Italia allo specchio, il DNA degli italiani, anno 2019, di Antonio Giangrande, p. 307
  129. ^ a b Salvatore (2000), pp. 168-169.
  130. ^ «Io finanziare Ordine Nuovo? Chi mi conosce sa che faccio fatica anche a pagare il biglietto del tram». Frase pronunciata da Battisti a Gianfranco Manfredi, come riportato su Lauro e Turrini, p. 155
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  139. ^ Oltre che da alcuni equivoci, come racconta Mogol: «Lucio stava dando uno stacco musicale, ma venne interpretato come un saluto romano. Oppure la copertina dell'album Il nostro caro angelo (...) Su quella copertina c'erano fotografate persone che invocavano il cielo. Ma anche in quel caso vennero interpretate come saluti fascisti. Eppure (...) nel covo di via Gradoli delle Brigate Rosse venne trovata un'intera collezione di dischi di Battisti. Vorrà dire qualcosa, no? Soprattutto perché i brigatisti non avevano i maglioncini di cachemire».(da Alessandra Arachi, Mogol: sinistra addio, non farai più danni)
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  142. ^ Turrini, p. 63: «Che Battisti e Mogol, ragionando sulle immagini che dovevano introdurre Il mio canto libero, pensassero a Freda e Ventura, gli imputati «neri» per la strage di piazza Fontana, non era una forzatura. Era un delirio, punto e basta.»
  143. ^ Casamassima, p. 135.
  144. ^ a b Sabelli Fioretti e Lauro, p. 97 D: «Perché dicevano che eravate di destra?»
    R: «A causa di una fotografia che fu messa sulla copertina di un album. C'erano molte braccia levate in alto.»
    D: «Il saluto fascista?»
    R: «Ma quale saluto fascista. Era un'invocazione a due mani.»
  145. ^ Turrini, p. 62: «... dobbiamo accennare alla copertina del Mio canto libero. Quella con le braccia tese. E dai. Non fosse bastata la storiella del saluto romano, ecco la cover di un 33 giri destinato a dominare le classifiche del 1973. Cos'era, una provocazione? Un messaggio in codice?»
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    «Ti racconto una storia: quando c'è stato questo allontanamento, dopo ci siamo visti un paio di volte. Una volta eravamo in giardino e si avvicinò la moglie, Grazia, che ci abbracciò tutti e due e disse: «Ma perché avete litigato?» Io le risposi: «Ma io non ho mai litigato». E Lucio anche disse: «Nemmeno io ho mai litigato con lui». »
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Bibliografia

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