Resistenza romana

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«Roma era diventata per noi una citta` esplosiva ... Per noi era un grave problema quello della sicurezza nell'immediata retrovia del fronte. Tra l'altro ne risentiva direttamente anche il morale delle truppe combattenti, che non si potevano piu' mandare a Roma per brevi periodi di riposo e di licenza"»

Con Resistenza romana[2] si intende il periodo storico che va dall'8 settembre 1943 (mancata difesa da parte dei vertici del Regio esercito e "battaglia di Porta San Paolo") al 4 giugno 1944, data della Liberazione di Roma da parte delle truppe alleate, durante il quale un gran numero di cittadini romani si opposero, in modo palese o nascosto (talora passivamente e senza l'uso delle armi oppure auto-organizzandosi in formazioni paramilitari), all'occupazione tedesca[3] e alle varie milizie della Repubblica Sociale Italiana (RSI).

Primo bombardamento di Roma

L'occupazione tedesca

Dopo l'Armistizio di Cassibile e la fuga del re Vittorio Emanuele III, il territorio italiano venne invaso dalle truppe tedesche.

Il controllo di Roma[4] fu ottenuto con uno sforzo abbastanza limitato da parte dei tedeschi che, nel momento dell'annuncio via radio dell'armistizio, erano già pronti ad attaccare mentre le truppe italiane rimaste fedeli a Casa Savoia furono prese alla sprovvista. L'attacco tedesco si sviluppò partendo dal mare, sin dalla sera dell'8 settembre, ad opera soprattutto di una divisione paracadutisti. La prima unità italiana ad essere travolta fu la Divisione Piacenza, che all'alba del 9 era stata messa fuori gioco quasi senza combattere.

Tiger I di fronte all'Altare della Patria a Roma, nel febbraio 1944

Nonostante la mancanza di ordini precisi[5] o addirittura intimanti di evitare scontri con le truppe tedesche[6], già nella sera dell'8 settembre, alcuni reparti dell'esercito, dei Carabinieri e della polizia, affiancati da cittadini volontari spontaneamente armati, tentarono invano di opporsi all'attacco delle truppe tedesche.

La Granatieri di Sardegna reagì invece con forza al tentativo di disarmo ed ingaggiò furiosi combattimenti: gli scontri più accesi si ebbero nella giornata del 9, intorno alla zona del Ponte della Magliana, dell'E42 (l'attuale EUR) e del forte Ostiense; ed il 10, tra Porta San Paolo e la Passeggiata Archeologica. Nonostante la resistenza dei Granatieri di Sardegna, spronati dal generale Gioacchino Solinas e coadiuvati da altri reparti, primi tra tutti i Lancieri di Montebello, e da gruppi di civili, i tedeschi continuarono ad avanzare. Le divisioni italiane schierate a nord della città ricevettero ordini contraddittori e quando iniziarono a muoversi verso il teatro degli scontri principali era troppo tardi: nel pomeriggio del 10 i paracadutisti tedeschi avevano travolto ogni difesa e raggiunto il centro della città.

La battaglia di Porta San Paolo, dove si ebbero 597 caduti, di cui 414 militari e 183 civili[7], è il primo evento della Resistenza italiana.

A quel punto il comando italiano accettò la richiesta tedesca di cessare il fuoco e di trasformare Roma in una città aperta, presidiata solo da pochi soldati italiani. Subito dopo i tedeschi rinnegarono gli accordi e presero in pratica il controllo di Roma; qualche giorno dopo il primo atto della appena proclamata Repubblica Sociale Italiana (RSI) di Mussolini fu di far disarmare le ultime truppe regie rimaste a Roma ed il controllo tedesco divenne totale.

I vertici militari e politici italiani furono in seguito incolpati di gravi negligenze ed omissioni nella mancata difesa di Roma.

Oltre alle deportazioni verso i lager nazisti, la città eterna - ancora ufficialmente "città aperta" - patì l'eccidio delle Fosse Ardeatine (335 uccisioni), il martirio dei 66 patrioti fucilati a Forte Bravetta ed altre violenze.

La città fu liberata dagli Alleati il 4 giugno 1944. Durante la fuga, sulla via Cassia, nei pressi della località La Storta avvenne l'eccidio de La Storta, con il quale le truppe tedesche fucilarono 14 uomini politici e partigiani già prigionieri Via Tasso, tra cui il sindacalista Bruno Buozzi.

Gli eventi principali

Il 9 settembre alle ore 16.30, a battaglia ancora in corso, sorse a Roma, in via Carlo Poma, il CLN - Comitato di Liberazione Nazionale, con la presenza di Pietro Nenni per il PSIUP, Giorgio Amendola per il PCI, Ugo La Malfa per il Partito d'Azione, Alcide De Gasperi per la Democrazia Cristiana, Meuccio Ruini per Democrazia del Lavoro e Alessandro Casati per i liberali.

La resistenza romana fu caratterizzata dalla varietà di riferimenti ideologici cui facevano capo i gruppi che la animarono: monarchici, azionisti, socialisti, comunisti, i militari del Fronte Militare Clandestino ed altre formazioni minori antifasciste che avevano come obiettivo soprattutto quello di essere riconosciuti come combattenti contro i tedeschi al momento dell'arrivo degli alleati a Roma, che si riteneva imminente soprattutto dopo lo sbarco di Anzio nel gennaio del 1944. Solo dopo la svolta di Salerno (aprile 1944)[8] vi fu un'organizzazione vera e propria, tendente a fondare una disciplina condivisa dei partigiani che fino ad allora avevano operato isolatamente e talora in contrasto gli uni con gli altri.[9]

Il rastrellamento al Portico di Ottavia

Lo stesso argomento in dettaglio: Rastrellamento del ghetto di Roma.

Il 16 ottobre 1943, principalmente in via del Portico d'Ottavia e nelle strade adiacenti ma anche in altre differenti zone della città di Roma[10][11] le truppe tedesche della Gestapo effettuarono una retata di 1259 persone, di cui 363 uomini, 689 donne e 207 bambini appartenenti alla comunità ebraica. Dopo il rilascio di un certo numero di componenti di famiglie di sangue misto o stranieri, 1023 deportati furono avviati ad Auschwitz[12]; soltanto 16 di loro sopravvissero allo sterminio (15 uomini e una donna) [13]. 2.091 fu il numero complessivo dei deportati ebrei negli otto mesi dell'occupazione tedesca[14].

Il tenente colonnello delle SS Herbert Kappler, comandante dell'SD e della Gestapo a Roma, riferì che «l'atteggiamento della popolazione italiana è stato inequivocabilmente di resistenza passiva. Mentre la polizia tedesca irrompeva in alcune case, tentativi di nascondere gli ebrei in appartamenti vicini sono stati osservati per tutto il tempo e in molti casi si crede con successo. La parte antisemita della popolazione non è comparsa durante l'azione, ma grandi masse, in episodi isolati, hanno addirittura tentato di trattenere singoli poliziotti lontano dagli ebrei»[12]. Il prof. Giovanni Borromeo, priore dell’Ospedale San Giovanni Calibita (Fatebenefratelli) all'Isola Tiberina, ricoverò oltre un centinaio di ebrei romani per una malattia inventata di sana pianta, chiamata Morbo di K (Sindrome di Kesselring), riuscendo a salvar loro la vita[15].

Non mancarono forme di resistenza passiva da parte del clero, con l'accoglimento clandestino nei conventi e nelle strutture religiose cristiane di 4.447 ebrei censiti[16][17]. Numerosissime analoghe forme di accoglimento della popolazione ebraica furono effettuate da parte di comuni cittadini.

La liberazione di Pertini e Saragat

Nel 1943 Sandro Pertini, futuro Presidente della Repubblica

Una delle azioni più eclatanti della Resistenza romana avvenne il 25 gennaio 1944. Difatti nell'ottobre del 1943, Sandro Pertini e Giuseppe Saragat erano stati catturati dalle SS e condannati a morte per la loro attività partigiana. Tuttavia la sentenza non venne eseguita grazie all'azione delle formazioni socialiste che permise loro la fuga durante la detenzione nel carcere di Regina Coeli. L'azione, dai connotati rocamboleschi, fu organizzata da Giuliano Vassalli, che si trovava presso il tribunale militare italiano, con l'aiuto di altri partigiani delle Brigate Matteotti, tra cui Giuseppe Gracceva, Massimo Severo Giannini, Filippo Lupis, Ugo Gala[18] e il medico del carcere Alfredo Monaco[18][19].

Si riuscì così prima a far passare Saragat e Pertini dal "braccio" tedesco a quello italiano e quindi a produrre degli ordini di scarcerazione falsi, redatti dallo stesso Vassalli, per la loro liberazione (a conferma dell'ordine arrivò anche una falsa telefonata dalla questura, fatta da Marcella Monaco, moglie di Alfredo Monaco[20]). I due furono dunque scarcerati insieme a quattro ufficiali del Fronte Militare Clandestino, prelevati da partigiani travestiti da militari.

Via Rasella

La scena principale del film Roma città aperta: l'uccisione della popolana Pina (Teresa Gullace), interpretata da Anna Magnani

Il più sanguinoso attacco paramilitare alle truppe tedesche di occupazione avvenne il 23 marzo 1944, da parte dei Gruppi di azione patriottica al comando di Carlo Salinari (Spartaco) e Franco Calamandrei (Cola) in Via Rasella, durante il transito di una compagnia in assetto di guerra del I battaglione del Polizeiregiment Bozen delle SS, composto da 156 uomini[21]. All'azione, iniziata con lo scoppio di una bomba al tritolo deposta da Rosario Bentivegna, parteciparono altri 11 gappisti[22], che effettuarono anche un fuoco di copertura con bombe da mortaio brixia[23]. L’attacco si concluse con l’annientamento della compagnia nemica, e provocò la morte immediata di 32 SS e il ferimento di altre 110 circa (un’altra vittima sarebbe morta in ospedale il giorno dopo ed alcuni altri nei giorni successivi). I gappisti non subirono perdite mentre furono uccisi casualmente almeno un ragazzo e un civile. Per rappresaglia le truppe occupanti naziste uccisero 335 prigionieri o rastrellati italiani, quasi tutti civili, nel massacro noto come Eccidio delle Fosse Ardeatine.

Oltre alle 335 vittime delle Fosse Ardeatine e ai 1.023 ebrei deportati al Portico d'Ottavia, la città contò, durante l'occupazione nazista, 947 deportati nel rastrellamento del Quadraro, 66 patrioti fucilati a Forte Bravetta, dieci fucilati a Pietralata, dieci donne uccise presso il Ponte dell'Industria per aver assaltato un forno e quattordici ex-detenuti a Via Tasso, massacrati a La Storta, proprio il giorno della Liberazione (4 giugno 1944)[24].

Icona cinematografica del presente periodo storico è il film Roma città aperta, di Roberto Rossellini, che narra in forma romanzata le vicende dell'uccisione di Teresa Gullace e della fucilazione di Don Giuseppe Morosini, interpretati, rispettivamente, da Anna Magnani e Aldo Fabrizi.

Cronologia

Luglio 1943

Lo stesso argomento in dettaglio: Operazione Husky.
  • Tra il 9 e il 10 luglio gli angloamericani sbarcati in Sicilia vengono contrastati dagli italiani e dai tedeschi che ne rallentano la marcia verso il Nord.
  • 19 luglio - Un terribile bombardamento, con numerose vittime civili colpisce Roma distruggendo quasi interamente il quartiere San Lorenzo nei pressi dello scalo ferroviario.
Lo stesso argomento in dettaglio: Ordine del giorno Grandi.
Esito della votazione nominativa e riassuntiva dell'Ordine del Giorno Grandi
Pietro Badoglio
  • 25 luglio
    • La mattina di domenica 25 luglio, dopo essersi recato regolarmente nel suo studio di Palazzo Venezia per occuparsi degli affari correnti, Mussolini chiede al sovrano di poter anticipare l'abituale colloquio del lunedì, e ottiene di presentarsi alle ore 17 a Villa Savoia (oggi Villa Ada). Vittorio Emanuele III comunica a Mussolini la sua sostituzione con Pietro Badoglio, garantendogli l'incolumità. All'uscita da Villa Savoia Mussolini viene arrestato, su ordine del re, dai carabinieri.
Lo stesso argomento in dettaglio: Arresto di Mussolini.
    • Pietro Badoglio che dà notizia del suo incarico come capo del Governo per radio alle ore 22,45 avvertendo che «la guerra continua e che l'Italia resta fedele alla parola data».
    • Immediatamente i cittadini romani manifestano nella notte e il giorno successivo la loro gioia per la caduta del fascismo. Gli operai del Poligrafico dello Stato, in via Gino Capponi, all'Alberone e quelli dello stabilimento Manzolini lasciano il lavoro e vanno nel centro città a manifestare. Vengono bruciate le tessere del PNF dagli impiegati del Ministero delle comunicazioni a Porta Pia; le sedi della GIL, specie nella periferia sono devastate. Ovunque vengono rimossi simboli del regime.
    • In via Agostino Depretis, presso il Viminale, la milizia fascista spara dalla sede della Difesa contraerea territoriale (Dicat) sui manifestanti uccidendone due e ferendone quattro. La sparatoria si conclude con l'arrivo della polizia e dell'esercito che disarma i militi.
    • Al "Palazzaccio", il Palazzo di giustizia, una manifestazione di avvocati antifascisti si trasforma in una spedizione al carcere di Regina Coeli dove con l'aiuto dei familiari di detenuti e dei trasteverini vengono messi in libertà circa 1000 uomini e 500 donne.
    • Il governo ordina la liberazione dei detenuti politici fatta eccezione per comunisti ed anarchici e vieta - perdurando la guerra - la ricostituzione dei partiti politici. Dispone che la polizia e l'esercito, a cui è affidato il mantenimento dell'ordine pubblico possano disperdere i manifestanti con l'uso delle armi; dichiara sciolto il PNF e tutte le sue organizzazioni,come auspicato dall'appena costituito "Comitato nazionale delle correnti antifasciste".[26] che ancora non ha nessun effettivo potere e tanto meno l'autorità estesa a livello nazionale.[27]
  • 31 luglio - Il Comitato nazionale delle correnti antifasciste decide di presentarsi al Maresciallo d'Italia Pietro Badoglio, capo del governo, che sino ad allora aveva messo in atto una politica repressiva nei confronti del movimento antifascista anche per non insospettire gli alleati tedeschi.[28]

Agosto 1943

  • 3 agosto - Badoglio constatata l'impossibilità di governare le manifestazioni di piazza, riceve le opposizioni antifasciste che in cambio offrono la legittimazione del suo governo.[29]
Il generale Patton a Palermo riceve il 28 luglio 1943 il gen. Montgomery all'aeroporto.L'Operazione Husky è conclusa
  • 11-12 agosto- Si riunisce nello studio di Giuseppe Spataro il Comitato nazionale delle correnti antifasciste che chiede la sostituzione del governo Badoglio accusandolo di non aver contrastato adeguatamente i fascisti e di aver permesso alle truppe tedesche l'occupazione di Roma. Mettono da parte per il momento ogni progetto di azione insurrezionale per evitare la reazione tedesca.[30]

La città è stata nuovamente bombardata dagli alleati nei quartieri Tiburtino, Prenestino, Casilino, Tuscolano.

  • 30 agosto
    • I partiti di sinistra antifascisti danno vita ad una giunta militare di cui fanno parte per il Partito d'Azione, Riccardo Bauer, per il PCI, Luigi Longo e per il PSIUP, Sandro Pertini.
    • Il programma è quello di combattere i tedeschi assieme all'esercito regio. Roma è divisa in otto zone militari con un comando di volontari ai quali vengono promesse dall'esercito le armi necessarie.

Settembre 1943

«Abbasso tutti!»

  • 3 settembre - viene siglato segretamente l'armistizio di Cassibile o armistizio "corto". Il Regno d'Italia cessa le ostilità contro le forze britanniche e statunitensi. Più che un armistizio è una vera e propria resa senza condizioni da parte di un'Italia ormai allo stremo.
  • 7 settembre - ufficiali americani giungono segretamente a Roma per organizzare (Operazione Giant 2) un lancio di paracadutisti americani a Cerveteri e Furbara per intervenire in soccorso degli italiani in occasione dell'annuncio ufficiale dell'armistizio e difendere così efficacemente Roma dai tedeschi. L'operazione fallisce vista l'impossibilità liberare gli aeroporti dai presidi tedeschi.
Lo stesso argomento in dettaglio: Proclama Badoglio dell'8 settembre 1943.
  • 8 settembre
    • alle ore 12, squadriglie di fortezze volanti americane si susseguono nel bombardamento di Frascati e in particolare di Villa Torlonia sede di Albert Kesselring. Il comandante supremo tedesco, che si trova altrove, non subirà le conseguenze del bombardamento e assieme a Rommel, che ha il comando per il Nord Italia, guiderà l'operazione Alarico, piano di occupazione del suolo italiano e di contrasto dell'esercito regio in Jugoslavia, in Grecia, Albania, Dodecanneso.
    • Alle ore 16 l'agenzia Reuters annuncia che l'Italia si è arresa senza condizioni agli alleati. Mezz'ora dopo il generale Eisenhower, comandante alleato per il Mediterraneo, conferma da Radio Algeri la resa degli italiani.
    • Alle ore 19.45 L'Eiar manda in onda una registrazione del maresciallo Pietro Badoglio che annuncia l'armistizio,[33]Il maresciallo ordina di cessare gli atti di guerra contro gli alleati ma, nello stesso tempo, di opporsi con le armi "ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza".
    • La parte conclusiva della dichiarazione genera una ambiguità di interpretazioni tale che in un primo momento viene presa per l'annuncio della fine della guerra.
    • Paracadutisti tedeschi prendono con la forza un deposito di carburante presidiato da soldati italiani a Mezzocammino sulla via Ostiense dando inizio alla battaglia per Roma.[34].
Il maresciallo Kesselring
    • Tra divisioni a ranghi ridotti e quelle ancora efficienti, gli italiani possono contare su circa 60.000 uomini mentre Kesselring può disporre di 12.000 uomini pronti ad intervenire nelle zone a sud e a nord della capitale, e di 14.000 paracadutisti che hanno occupato l'aeroporto di Pratica di Mare impedendo quanto previsto dagli accordi tra gli italiani e gli alleati che avrebbero dovuto effettuare un lancio, annullato nella notte tra il 7 e l'8 settembre, di una divisione aviotrasportata americana in aiuto degli italiani.
    • Da Viterbo sono pronti a muovere 24.000 soldati della "Panzergranadieren" con 350 carri armati.
  • 9 settembre
    • senza incontrare nessuna difficoltà Vittorio Emanuele III, la sua famiglia, Pietro Badoglio con la maggior parte dei ministri, lascia Roma per Pescara per imbarcarsi sulla nave da guerra "Baionetta" ed arrivare a Brindisi appena occupata dagli Alleati.
    • Continua la battaglia per la difesa di Roma nella città e nella zona dei castelli romani.
    • Ad Albano fascisti e tedeschi attaccano il comune difeso da soldati italiani mentre a Monterotondo soldati della divisione "Piave" e civili sbaragliano un reparto di paracadutisti tedeschi.
    • Le truppe tedesche sebbene incontrino un'inaspettata reazione sono ben coordinate e guidate tramite un sistema di comunicazioni efficace, al contrario gli italiani hanno difficoltà di comunicazioni tra il centro operazioni a Monterotondo, sotto il generale Mario Roatta, e il comando supremo di Via XX settembre. L'azione degli italiani appare priva di una visione complessiva sugli scontri in atto e lasciata a singole iniziative degli ufficiali.
Lo stesso argomento in dettaglio: Comitato Liberazione Nazionale.
Bandiera del C.L.N.
    • Si riuniscono nella mattinata i partiti del "comitato nazionale delle correnti antifasciste" dando vita sl C.L.N. (Comitato di Liberazione Nazionale) formazione interpartitica formata da movimenti di diversa estrazione culturale e ideologica, composta da rappresentanti di comunisti (PCI), cattolici (DC), azionisti (PdA), liberali (PLI), socialisti (PSIUP) e democratici-progressisti (PDL). Il CNL pone in secondo piano il problema della forma istituzionale, monarchia o repubblica, da dare all'Italia liberata, giudicando primaria l'unità antifascista per la liberazione. Bisogna dare, sostiene il CLN, «precedenza alla lotta contro il nemico esterno, spostando a dopo la vittoria il problema dell'assetto Istituzionale dello Stato»
    • Il Partito Repubblicano Italiano e alcuni gruppi di sinistra rimangono fuori dal CLN, pur partecipando alla Resistenza, per la loro pregiudiziale posizione istituzionale antimonarchica; essi non accettano infatti il compromesso della rinuncia del CNL a porre subito il problema istituzionale a vantaggio dell'unità nazionale.
    • Oltre al CLN, , nascono altri gruppi di resistenti che si raccolgono intorno a quella che sarà il movimento più numeroso, con 1183 uomini e donne, ed attivo, con 187 morti, della resistenza romana: Bandiera Rossa Roma[35] che esprime l'ideale politico repubblicano.
Lo stesso argomento in dettaglio: Bandiera Rossa Roma.
  • 10 settembre
10 settembre 1943 soldati granatieri italiani del generale Gioacchino Solinas cercano di contrastare i nazisti presso porta San Paolo
    • La resa viene firmata nel pomeriggio dal generale Caviglia e Kesselring.
    • Nella tarda serata si combatte l'ultima battaglia della difesa di Roma alla stazione Termini dove il maggiore Carlo Benedetti con 13 soldati e numerosi civili difende il treno che ospita un comando operativo. Lo scontro vede la sconfitta degli italiani con la morte di 6 militari e 41 civili, dei quali 8 sconosciuti.
    • La sera dello stesso giorno il generale conte Calvi di Bergolo viene nominato dai tedeschi governatore di Roma riconosciuta come città aperta per salvaguardarne l'aspetto culturale e storico. La città dovrà essere priva di ogni contingente militare. In realtà i tedeschi ne faranno una base per le operazioni a nord e a sud della capitale.
L'albergo in cui Mussolini era prigioniero, in una fotografia ripresa dai tedeschi il giorno della sua liberazione
  • 11 settembre
    • Scontri tra carabinieri che non vogliono farsi disarmare e tedeschi.
    • Soldati, civili,ex prigionieri alleati fuggiti dai campi di concentramento, cominciano ad organizzare le prime bande partigiane fuori Roma. In città si formano, spontaneamente, o per iniziativa dei partiti e movimenti antifascisti, gruppi di sabotaggio e di guerriglia.
    • Conseguentemente aumentano sempre più i rastrellamenti operati dai tedeschi che convogliano a Pratica di Mare, principale campo di raccolta sotto il comando delle SS, i prigionieri da avviare ai lager fuori d'Italia.
Lo stesso argomento in dettaglio: Operazione Quercia.
  • 12 settembre - Paracadutisti tedeschi liberano Mussolini prigioniero a Campo Imperatore sul Gran Sasso. Il Duce viene trasportato in aereo a Pratica di Mare e successivamente da Hitler nel quartier generale di Rastenburg (Prussia Orientale).
Stemma della Repubblica Sociale Italiana
  • 14 settembre - Viene rinvenuto morto in un albergo di Frascati per un colpo di pistola alla tempia il maresciallo d'Italia Ugo Cavallero fatto imprigionare da Badoglio dopo la caduta di Mussolini e successivamente liberato. Rimangono oscuri i motivi della morte.
Lo stesso argomento in dettaglio: Ugo Cavallero e Brigata partigiana.
  • 20 settembre
    • Via Eleonora Duse, Parioli - Primo attacco della guerriglia cittadina. Un ordigno esplosivo viene fatto esplodere dalle Squadre Partigiane del Partito d'Azione contro la caserma della ricostituita MVSN, provocando morti e feriti. Ne sono responsabili Pilo Albertelli e Giovanni Ricci.
    • Il Comando tedesco dispone di non diffondere notizia delle perdite; il giorno seguente fa affiggere in città manifesti che intimano ai civili, pena la morte, la consegna entro 24 ore dei fucili da caccia detenuti.
Lo stesso argomento in dettaglio: Hugh O'Flaherty.
  • 23 settembre
    • A Torre di Palidoro, località vicino Roma, il giorno precedente due tedeschi sono morti per una deflagrazione avvenuta mentre perquisivano delle casse contenenti esplosivi.
    • 23 civili sono condannati alla fucilazione per rappresaglia dai tedeschi. Il vicebrigadiere dei carabinieri Salvo d'Acquisto si offre in cambio della vita degli ostaggi.
Lo stesso argomento in dettaglio: Repubblica Sociale Italiana.
    • Mussolini fonda la Repubblica Sociale Italiana (nata col nome di Stato Nazionale Repubblicano, detta impropriamente anche Repubblica di Salò)
    • Il generale Calvi di Bergolo e altri ufficiali che rifiutano di giurare fedeltà alla neonata Repubblica Sociale vengono arrestati e deportati in Germania. La divisione "Piave" che aveva il compito di assicurare l'ordine a Roma sorpresa nella sede del Liceo Giulio Cesare a Corso Trieste viene sciolta con l'ordine di arruolarsi con i nazifascisti.
Lo stesso argomento in dettaglio: Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo.
Herbert Kappler in una foto scattata dagli alleati nel 1945
  • 24 settembre - Zona San Giovanni e Piazza Fiume - Nella notte, scontri tra la polizia (passata agli ordini del gerarca fascista Guido Buffarini Guidi) e gruppi di partigiani.
  • 25 settembre - 455 lavoratori sui previsti 16.400 obbediscono al bando di precettazione obbligatoria.
  • 27 settembre - Nel pomeriggio di domenica 27 settembre, Kappler convoca presso il proprio ufficio a Villa Wolkonsky il rabbino capo della Comunità israelitica di Roma, Foà, e il suo presidente Almansi, intimando loro la consegna, entro trentasei ore, di almeno 50 chilogrammi d'oro, minacciando altrimenti la deportazione di duecento ebrei romani verso la Germania. L'oro fu raccolto e consegnato con un ritardo di poche ore, comunque entro i limiti di una breve proroga accordata dallo stesso Kappler ai responsabili della Comunità ebraica romana, che contava circa 12.000 persone, per raccogliere tutto l'oro richiesto.
  • 28 settembre - Kappler penetra negli uffici della Comunità impadronendosi del denaro e degli archivi con i nomi e i recapiti degli ebrei romani.
  • 30 settembre - L'irlandese monsignor Hugh O'Flaherty[36], con l'ambasciatore inglese presso la Santa Sede Sir D'Arcy Osborne e il conte Sarsfield Salazar danno vita ad un'organizzazione chiamata "Giunta tripartita", per nascondere i soldati alleati fuggiti dai campi di concentramento o per portarli oltre le linee tedesche nelle zone occupate dagli alleati.

Ottobre 1943

  • 1 ottobre - Si conclude l'operazione Avalanche con l'entrata degli angloamericani a Napoli.
  • 7 ottobre - I tedeschi disarmano i carabinieri e ne deportano 1500 in Germania.
  • 13 ottobre
    • Il governo italiano dichiara guerra alla Germania. Gli angloamericani e i russi riconoscono gli italiani non alleati ma cobelligeranti.
Lapide al ghetto di Roma con la seguente iscrizione:


IL 16 OTTOBRE 1943
           QVI EBBE INIZIO
   LA SPIETATA CACCIA AGLI EBREI
E DVEMILANOVANTVNO CITTADINI ROMANI
  VENNERO AVVIATI A FEROCE MORTE
   NEI CAMPI DI STERMINIO NAZISTI
       DOVE FVRONO RAGGIVNTI
      DA ALTRI SEIMILA ITALIANI
        VITTIME DELL'INFAME
           ODIO DI RAZZA
   I POCHI SCAMPATI ALLA STRAGE
         I MOLTI SOLIDALI
      INVOCANO DAGLI VOMINI
          AMORE E PACE
         INVOCANO DA DIO
       PERDONO E SPERANZA
       A CVRA DEL COMITATO NAZIONALE
       PER LE CELEBRAZIONI DEL VENTENNALE
       DELLA RESISTENZA
                           23 OTTOBRE 1944
Trascrizione della lapide sottostante:

       "E NON COMINCIARONO NEPPURE A VIVERE"
            IN RICORDO DEI NEONATI
         STERMINATI NEI LAGER NAZISTI
IL COMUNE POSE NELLA GIORNATA DELLA MEMORIA
                GENNAIO 2001

  • 16 ottobre
Lo stesso argomento in dettaglio: Rastrellamento del ghetto di Roma.
    • Retata della Gestapo nel ghetto nella prima mattina del sabato, giorno festivo per gli ebrei, scelto appositamente per sorprenderne il più possibile.
    • Il rastrellamento è ordinato da Kappler che aveva promesso l'incoluminità agli ebrei in cambio dell'oro. Solo 17 si salveranno dei 1022 ebrei deportati nei campi di sterminio in Germania e Polonia.[37]
    • Il Vaticano con i prelati Roberto Ronca e Pietro Palazzini e privati cittadini daranno rifugio a 4447 ebrei mentre altri li denunceranno per incassare la taglia promessa dai tedeschi per la loro cattura.
  • 17 ottobre
    • Per la prima volta - l'azione si ripeterà di frequente in seguito - i partigiani cospargono di chiodi a quattro punte le principali strade che conducono verso Cassino, al fine di squarciare gli pneumatici degli automezzi che compongono le colonne tedesche che alimentano il fronte, interrompendone la marcia.
    • I chiodi impiegati dalla Resistenza vengono prodotti innanzitutto da Enrico Ferola presso la sua officina di Trastevere, in via della Pelliccia, ma si estende poi ad altre officine anche fuori Roma.
    • A seguito di tali attacchi, i tedeschi diramano attraverso la stampa un comunicato che denuncia "i teppisti e gli incoscienti" autori del fatto, minacciando di effettuare gravi ritorsioni verso i civili che vivono lungo le strade ove avvengono gli attacchi. Ai sabotatori viene attribuita la responsabilità della fame, causata dal mancato trasporto dei viveri, che comincia a farsi sentire in città.
  • 19 ottobre - Via Salaria - Azione partigiana di fronte all'aeroporto del Littorio: viene ucciso un portaordini motociclista dell'esercito tedesco.
  • 20 ottobre
Lo stesso argomento in dettaglio: Eccidio di Pietralata.
    • Tiburtino - Un folto gruppo di partigiani del gruppo Bandiera Rossa Roma con base a Pietralata assalta il Forte Tiburtino, presidiato da soldati tedeschi, allo scopo di impadronirsi di armi, munizioni e viveri ivi abbandonati dall'Esercito Regio dopo l'8 settembre. L'attacco fallisce per l'intervento dall'esterno di un reparto di SS. Solo 3 attaccanti riescono a fuggire, mentre 22 sono catturati: 10 di essi subiscono un simulacro di processo e sono condannati a morte (saranno fucilati due giorni dopo assieme ad un passante innocente capitato per caso sul luogo dell'esecuzione, presso Rebibbia), altri 9 sono deportati in Germania. -
    • Pietro Badoglio, sette giorni dopo la dichiarazione di guerra dell'Italia alla Germania (13 ottobre), lancia un proclamo destinato agli italiani sotto occupazione tedesca, incitandoli a cagionare con ogni mezzo e dovunque danno al nemico.
  • 25 ottobre - Via Salaria - Durante un conflitto a fuoco con un gruppo di partigiani restano feriti alcuni ufficiali tedeschi.
  • 28 ottobre - Intera città - In occasione delle celebrazioni fasciste per l'anniversario della Marcia su Roma, i partigiani dei GAP attaccano con bombe a mano e colpi d'arma da fuoco un corteo fascista che sfila nei pressi di Sant'Andrea della Valle, in pieno centro, ferendo dodici fascisti. Analoga tecnica viene impiegata contro i militi della guardia della caserma di via Brenta, al quartiere Trieste. Un altro assalto viene portato contro una pattuglia fascista che transita di fronte alla scuola Gelasio Gaetani, in viale Mazzini, quartiere Della Vittoria. Altri attacchi partigiani colpiscono i fascisti in Trastevere e a Piazza Sonnino. In seguito ad analoghi attacchi un fascista resta ucciso al quartiere Flaminio, presso il ponte Littorio, attualmente dedicato a Giacomo Matteotti.
  • 31 ottobre - Centro città - I partigiani attaccano ed uccidono diversi fascisti in pieno centro: cadono un capomanipolo in corso Umberto I, un centurione in via del Plebiscito e un milite in piazza Vittorio Emanuele II.

Novembre 1943

  • 8 novembre - Viale Marconi - Partigiani colpiscono una vettura militare tedesca. Nello stesso giorno viene disposta la chiusura dei negozi alle 17:30.
  • 14 novembre - Via IV Novembre - Partigiani lanciano bombe a mano in pieno centro contro un automezzo tedesco. Nella stessa giornata i nazifascisti conducono un rastrellamento nella zona di piazza Fiume.
  • 18 novembre - Piazza Cavour - I GAP riescono a porre un estintore pieno di tritolo sotto il palco del cinema "Adriano", ove il maresciallo Rodolfo Graziani e il generale tedesco Rainer Stahel, a capo del Comando tedesco di Roma presenzieranno una manifestazione fascista. Per un difetto dell'innesco la bomba non esplode e l'attentato fallisce.
  • 20 novembre
    • Aurelia - Poco fuori Roma, al XIII chilometro della via Aurelia, una formazione partigiana di Bandiera Rossa Roma guidata a da Vincenzo Guarniera organizza un'imboscata contro una colonna motorizzata tedesca. Diversi automezzi vengono distrutti e cadono due ufficiali tedeschi.
  • 30 novembre - Gianicolense - In un'operazione estremamente audace e coronata da completo successo, un gruppo di partigiani di Bandiera Rossa Roma guidato da Vincenzo Guarniera assalta un autocarro della Polizia dell'Africa Italiana che conduce un plotone d'esecuzione al Forte Bravetta[40], nel suburbio Gianicolense, per fucilare sette partigiani. Catturato il mezzo, i partigiani indossano le uniformi dei militi disarmati ed accedono al Forte in loro vece, ove hanno ragione del presidio, liberano i sette condannati a morte e fuggono insieme ad essi.

Dicembre 1943

  • 3 dicembre - Aurelia - Poco fuori Roma, al X chilometro dell'Aurelia, viene ucciso dai partigiani un milite fascista. Il giorno seguente, in Piazza di Spagna, un fascista uccide il magistrato Mario Fioretti, esponente del PSIUP.
  • 5 dicembre - Centro città - Di fronte al Teatro dell'Opera i GAP attaccano una pattuglia tedesca e danno alle fiamme due loro automezzi. In giornata viene arrestato il generale Vito Artale, del Fronte Militare Clandestino.
  • 6 dicembre - Intera città - In sessanta cinema romani vengono lanciati volantini contro i nazifascisti. L'azione è eseguita da militanti di Bandiera Rossa Roma. Due degli organizzatori ed esecutori dei lanci vengono catturati: Romolo Jacopini e Quirino Sbardella. Mentre le autorità organizzano posti di blocco permanenti ai principali accessi della capitale, arriva a Roma da Pesaro (dove era clandestinamente giunta per mezzo del sommergibile italiano Axum), una missione dell'OSS dotata di radio ricetrasmittenti, guidata dagli ufficiali del SIM, capitano Enrico Sorrentino e sottotenente Arrigo Paladini.
  • 7 dicembre - Dintorni di Roma - I partigiani realizzano sabotaggi cospargendo di chiodi a quattro punte le vie Appia, Nettunense e Ardeatina.
  • 8 dicembre
    • Appio-Latino e Pantano Borghese - I partigiani attaccano un'autorimessa occupata dall'esercito tedesco in via Albalonga (quartiere Appio-Latino), lanciando bombe a mano e incendiando i mezzi. Grazie ai collegamenti radio frattanto stabiliti con gli Alleati, i blocchi della circolazione realizzati cospargendo le strade con chiodi a quattro punte (di solito nei tratti in curva e impegnando una quarantina di metri di carreggiata) si fanno micidiali: sulle colonne tedesche bloccate, infatti, si avventano i cacciabombardieri angloamericani, avvertiti via etere.
    • Nel primo significativo episodio di questo tipo un'autocolonna tedesca viene bloccata a Pantano Borghese sulla via Casilina e sottoposta al fuoco dei partigiani che la inchiodano sul posto sino al sopraggiungere degli aerei alleati, che la distruggono.
  • 12 dicembre
    • Centro città - Il Fronte Militare Clandestino sottrae al Poligrafico dello Stato, in piazza Verdi, una notevole riserva di carta filigranata del tipo impiegato per stampare carte annonarie, quanto mai preziose per la crescente fame in città (nello stesso giorni i fornai ricevono l'ordine di panificare solo a giorni alterni, per carenza di farine). Con la carta sottratta verranno clandestinamente realizzate e distribuite mezzo milione di tessere contraffatte.
    • All'ospedale San Giovanni muore un milite fascista ferito dai partigiani alcuni giorni prima.
  • 18 dicembre - Centro città - Azione partigiana contro la trattoria "Antonelli" in via Fabio Massimo 101 (rione Prati), affollata di militari tedeschi e fascisti: il bilancio è di 10 morti e numerosi feriti. Altri otto militari tedeschi restano uccisi e numerosi feriti all'uscita dal cinema "Barberini", in piazza del Tritone, quando i GAP lanciano contro di loro una bomba.
  • 19 dicembre - Centro città - In via Veneto un gruppo di partigiani aderenti ai GAP (Maria Teresa Regard, Ernesto Borghesi e Franco Calamandrei), coadiuvati da Antonello Trombadori, depongono tre ordigni su davanzali delle finestre dell'Albergo Flora, ove ha sede il Tribunale Militare tedesco, riuscendo a dileguarsi. Due degli ordigni esplodono, causando notevoli danni al pianterreno dello stabile e un numero di vittime all'interno non precisato dai tedeschi.
  • 20 dicembre
    • Centro città e dintorni di Roma - Attacco dei GAP al comando militare tedesco in Corso d'Italia. I partigiani delle Brigate Garibaldi e del Fronte Militare Clandestino operanti ad Albano, Genzano e Marino attaccano con esplosivi (confezionati dal minatore Marcaurelio Trovaluci) le linee ferroviarie Roma-Formia e Roma-Cassino, attraverso le quali viene rifornito il fronte della Linea Gustav.
    • Tali azioni sono condotte da Salvatore Capogrossi, Pino Levi Cavaglione, Ferruccio Trombetti, Alfredo Giorgi, Enzo D'Amico, Giuseppe, Giuseppe Mannarino, Amedeo Bianchi, Dante Appetiti, Ippolito Silvagni, Neglio Lommi.
    • I danni inflitti alle forze germaniche sono imponenti: la distruzione del ponte "Setteluci" sulla linea per Cassino al passaggio di un treno provoca la morte di 400 militari che effettuavano un avvicendamento al fronte.
    • Tra Colonna e San Cesareo la mina viene invece fatta brillare contro un treno carico di munizioni e di armi diretto a sud.
    • Il giorno successivo il comandante tedesco della piazza di Roma vieta l'uso delle biciclette (normalmente impiegate dai partigiani per i loro spostamenti e per condurre attacchi in città) tra le 17 e il mattino.
  • 22 dicembre - Sempre allo scopo di individuare i partigiani, che si spostano in continuazione, viene vietato qualsiasi cambio di domicilio senza autorizzazione e per i portieri degli stabili, ritenuti responsabili dell'osservanza del divieto, viene disposta la deportazione in Germania se non ottemperano all'ordine.
File:Carla Capponi.jpg
Carla Capponi
  • 24 dicembre
    • Centro città - Scontro a fuoco tra partigiani e militari tedeschi in via di Porta Castello, (rione Prati), presso Castel Sant'Angelo e via della Conciliazione.
    • Centro città - Mario Fiorentini, partigiano dei GAP, giunto in bicicletta sul lungotevere che sovrasta via della Lungara, nel rione Trastevere, lancia un ordigno esplosivo contro l'ingresso del carcere di Regina Coeli, mentre 28 militari tedeschi sono impegnati nel cambio della guardia. Nei pressi sono pronti all'azione Carla Capponi (che poco prima gli ha affidato il tubo metallico pieno di esplosivo), Lucia Ottobrini, Franco di Lernia e Rosario Bentivegna. Otto militari tedeschi restano uccisi, molti altri feriti. Fiorentini, inforcata la bici, si dà alla fuga e riesce a sfuggire incolume al fuoco cui viene fatto segno da altri militari affacciatisi alle finestre, riuscendo a riparare in via Sant'Agostino, presso la libreria antiquaria di Fernando Bertoni.
    • A seguito di questo ennesimo attacco, il comando tedesco ordina a militari e polizia di aprire il fuoco contro ogni ciclista che non si fermi immediatamente all'alt.
    • Poco dopo viene totalmente vietato ai civili l'uso delle biciclette.
  • 30 dicembre - Centro città - Una centralina elettrica sita nel piazzale della stazione Termini viene messa fuori uso dai partigiani. Il comando militare della Resistenza segnala che durante il mese di dicembre le formazioni partigiane attive in città hanno ucciso 17 militari germanici.

Gennaio 1944

  • 2 gennaio - In Via delle Terme una colonna motorizzata tedesca viene attaccata con spezzoni incendiari.
  • 3 gennaio- Ordigni esplosivi collocati da partigiani fanno saltare alcuni vagoni ferroviari nello scalo di San Lorenzo.
  • 4 gennaio
    • Il sacerdote trentunenne Don Giuseppe Morosini viene arrestato con il tenente Marcello Bucchi. L'arresto è avvenuto su delazione di Dante Bruna, infiltrato della Gestapo tra i partigiani di Monte Mario, che ha finto, per comprometterli, di voler vendere un mitragliatore ai due. Don Morosini, trovato in possesso di una pistola e di esplosivi, è accusato di aver fatto giungere agli alleati una mappa, avuta da un ufficiale austriaco, delle postazioni tedesche a Cassino. Morosini e Bucchi torturati perché rivelino nomi di partigiani non parleranno e ognuno dei due tenterà di salvare il compagno accollandosi ogni responsabilità.
    • Bucchi sarà ucciso insieme agli altri prigionieri alle fosse Ardeatine il 24 marzo del '44 mentre, nonostante l'intervento diretto del papa, Don Morosini sarà fucilato il 3 aprile del 1944.[41]
File:Bundesarchiv Bild 101I-476-2094-17A, Italien, Rom, zerstörtes Gebäude BIS.jpg
Scritta di propaganda fascista su una casa di Roma distrutta dalle bombe alleate nel 1944
  • 10 gennaio. Un appartenente a Bandiera Rossa, Carlo Anzaloni, infiltrato dei fascisti, conduce per suo conto trattative, che non approderanno a niente di concreto, con Kappler che si dichiara disposto a lasciare Roma purché cessino le azioni partigiane.
  • 15 gennaio - Aerei alleati bombardano i quartieri di Centocelle, Cinecittà, Quadraro
  • 17 gennaio - Sabato Martelli e Roberto Lordi, generali preposti a dirigere il Polverificio Stacchini di Colleferro si recano a Via Tasso in qualità di collaboratore della Wehrmacht per chiedere la liberazione del proprietario della fabbrica, sospettato di rifornire i partigiani. Saranno arrestati e fucilati alle fosse Ardeatine.
  • 19 gennaio- Il quartiere Quadraro è colpito da un nuovo, violento, bombardamennto aereo.
  • 20 gennaio - Franco Sabelli, collaboratore infiltrato dalla Gestapo, arresta il diciassettenne Luigi Selva del Partito d'Azione che mentre viene condotto a Via Tasso salta dall'auto ma sarà colpito a morte.
  • 21 gennaio
Lo stesso argomento in dettaglio: Sbarco di Anzio.
  • 22 gennaio - Sbarco di alleati ad Anzio e Nettuno. I tedeschi sorpresi dall'attacco si accingono a lasciare Roma ma il generale Lukas si attarda per organizzare in forze l'avanzata. Perde così il vantaggio della sorpresa permettendo a Kesselring di far arrivare truppe di rincalzo per opporsi agli alleati. Anche i partigiani romani che si preparavano all'insurrezione desistono vista la resistenza organizzata dei tedeschi che sembrano in grado di ributtare in mare gli alleati.
  • 24 gennaio
    • In via del Tritone, via Francesco Crispi e in via Barberini autocolonne di camion tedeschi vengono attaccati da brigate partigiane.
    • Maria Teresa Regard dei GAP Centrali, mette una bomba nel posto di ristoro tedesco alla stazione Termini. L'esplosione causa 20 morti e diversi feriti.
    • Con falsi documenti di scarcerazione evadono da Regina coeli Sandro Pertini, Giuseppe Saragat con altri appartenenti alla Resistenza.
  • 28 gennaio - In piazza dei Mirti è ucciso un milite fascista della polizia ferroviaria.
  • 29 gennaio
    • Il sacerdote Don Pietro Pappagallo e il ten. col. Roberto Rendina denunciati dal collaborazionista Gino Crescentini, vengono arrestati dalla Gestapo con l'accusa di favorire la fuga dei prigionieri italiani ed alleati e di proteggere gli ebrei fornendo loro documenti falsi. Saranno entrambi uccisi alle fosse Ardeatine.
    • Arrestato e ucciso alle Ardeatine il redattore del giornale clandestino L'Unità, Gioacchino Gesmundo che forniva armi e i chiodi a quattro punte per sabotare gli automezzi tedeschi.
    • In una manifestazione antifascista di universitari e liceali, lo studente Massimo Gizzio viene aggredito e ucciso da fascisti del gruppo "Onore e Combattimento".
  • 30 gennaio. In un'azione dei GAP viene ucciso a Torpignattara il capo rionale fascista Amedeo Di Giacomo.
  • 31 gennaio
    • In una retata a via Nazionale vengono rastrellati 2000 uomini da avviare alla costruzione di difese sul fronte di Anzio e al lavoro coatto in Germania.
    • Una colonna tedesca viene assalita in via dell'Impero da gappisti.
    • Il coprifuoco in Roma inizia alle 18 ma alle ore 16 tutti i negozi devono chiudere.

Febbraio 1944

  • 1 febbraio - Il deposito d'armi ed esplosivi dei GAP Centrali in via Giulia viene scoperto dalla Gestapo. Sono arrestati e detenuti in via Tasso gli artificieri: il gappista Giorgio Labò che sarà fucilato a Forte Bravetta e Gianfranco Mattei, ventisettenne docente universitario di fisica, che s'impiccherà in una cella nella notte tra il 6 e il 7 febbraio.
  • 2 febbraio - In via Giulia viene arrestato Antonello Trombadori, comandante dei GAP centrali, che si salva dalla fucilazione perché i suoi compagni non ne rivelano l'identità.
Lo stesso argomento in dettaglio: Pietro Koch.
  • 3 febbraio
  • 5 febbraio - Leone Ginzburg per le torture subite muore a Regina Coeli.
  • 7 febbraio - Un camion tedesco viene fatto esplodere in via Carlo Alberto.

La sala ristoro dei soldati tedeschi della Stazione Termini viene fatta segno a un secondo attentato che causa morti e feriti.

  • 10 febbraio - Bombardamento alleato a Castel Gandolfo. Viene danneggiata anche la residenza del Papa.
  • 12-14 febbraio - Massicci bombardamenti alleati sul centro e la periferia romana.
  • 15 febbraio
  • 16 e 17 febbraio - Continuano i bombardamenti alleati sulla periferia romana e sul centro a Trastevere.
  • 18 febbraio
    • Attentato dei GAP a Giuseppe Pizzirani segretario dei fascisti romani che riesce a salvarsi.
    • Alla stazione Ostiense un vagone di munizioni del convoglio diretto a Cassino viene fatto saltare dai partigiani.
    • Pena di morte prevista per i renitenti alla leva della RSI.
  • 23 febbraio- Armando Stampacchia, capo della polizia fascista del Quadraro si salva da un primo attentato. Non sfuggirà alla morte in un nuovo attentato il 25 febbraio.
  • 24 febbraio- Ferdinando Agnini, capo dell'organizzazione giovanile USI-Unione Studenti italiani dalla prigione cerca di avvertire il padre affinché faccia fuggire i membri del suo gruppo. Il biglietto intercettato dalla polizia costituirà una prova d'accusa per Ferdinando che morirà alle fosse Ardeatine.
  • 27 febbraio - I partigiani fanno saltare un autocarro carico di munizioni a viale Africa.

Marzo 1944

  • 1 marzo - Pilo Albertelli arrestato tenterà più volte il suicidio. Morirà alle fosse Ardeatine.
  • 3 marzo
    • I quartieri Tiburtino e Ostiense contano 600 morti e un migliaio di feriti a seguito di un bombardamento aereo.
    • Davanti alla caserma in viale Giulio Cesare famigliari dei rastrellati per la deportazione chiedono la loro liberazione. Un prigioniero tenta di fuggire da una finestra ma viene ucciso. Teresa Gullace, incinta del sesto figlio cerca di gettare un pacchetto con del cibo al marito ma mentre si fa largo tra la folla viene uccisa da un soldato tedesco. Nel pomeriggio dello stesso giorno gappisti tenteranno un attacco alla caserma.
  • 7-10 marzo - Si intensificano le azioni partigiane che portano alla distruzione di automezzi tedeschi e convogli ferroviari. Numerosi morti per un'azione gappista in un corteo di fascisti.
  • 12 marzo - Dopo un discorso di papa Pio XII giovani cattolici manifestano in piazza San Pietro contro la guerra e i nazifascisti. I giovani vengono incitati alla Resistenza dal comizio improvvisato del sacerdote Don Paolo Pecoraro che verrà arrestato.
  • 13 - 18 marzo - Si intensificano i bombardamenti aerei alleati su Roma.
  • 17 marzo - Un tenente di polizia, Maurizio Giglio, in realtà agente dell'OSS, viene scoperto ed arrestato dalla banda di Pietro Koch e torturato a via Tasso. Morirà alle fosse Ardeatine.
Lo stesso argomento in dettaglio: Via Rasella ed Eccidio delle Fosse Ardeatine .
Foto dei momenti successivi all'attentato di Via Rasella
  • 23 marzo - I GAP Centrali al comando di Carlo Salinari (Spartaco) e Franco Calamandrei (Cola) compiono un attentato in Via Rasella durante il transito di una compagnia in assetto di guerra del I battaglione del Reggimento Polizei SS Bozen, composta da 156 uomini. L'azione si concluse con la morte di 32 SS uccise e 110 ferite (una sarebbe morta in ospedale il giorno dopo). I gappisti non subirono perdite mentre furono uccisi casualmente un ragazzo e due civili.
  • 24 marzo - Kappler per vendicare l'attacco di via Rasella su ordine diretto di Hitler comanda l'uccisione degli ostaggi che avverrà nelle cave di pozzolana alle Fosse Ardeatine. Vi trovano la morte 335 italiani, tra partigiani e civili rastrellati per caso e 75 ebrei detenuti per odio razziale.
  • 25-31 marzo - Sparatorie con vittime tra i partigiani e fascisti in piazza Santa Maria Maggiore, in via Orvieto e al Quarticciolo.

Aprile 1944

  • 1 aprile
    • La diminuzione della razione del pane da un etto e mezzo a un etto causa una serie di manifestazioni di protesta di madri di famiglia nel quartiere Appio. Il giorno 6 aprile un camion carico di pane scortato da militi fascisti è preso d'assalto a Borgo Pio da una folla affamata che uccide un milite.
La lapide per le donne di Portuense al Ponte dell'Industria (1997)
    • Il giorno 7 aprile presso il quartiere Portuense un gruppo di donne cercano di entrare nel forno Tesei per prendere il pane riservato ai tedeschi che intervenuti fucileranno sul posto dieci donne.
    • Azioni gappiste al Circo Massimo dove vengono distrutti automezzi tedeschi, alla Torretta dove vengono uccisi tre paracadutisti tedeschi, al Quarto Miglio bloccata e distrutta un'autocolonna tedesca.
    • La sede del fascio a San Lorenzo viene assaltata e devastata.
Lo stesso argomento in dettaglio: Giuseppe Albano.
  • 10 aprile - Il "gobbo del Quarticciolo", Giuseppe Albano uccide in un'osteria di Cinecittà tre soldati tedeschi.
  • 13 aprile - Il sindacalista socialista Bruno Buozzi viene arrestato e imprigionato a Via Tasso. Il 4 giugno sarà ucciso, con altri prigionieri, a La Storta dalla Gestapo che avrebbe dovuto condurlo a Nord.
  • 16 aprile
    • Manifestazione di studenti presso la basilica di Santa Maria Maggiore dopo una messa di commemorazione per tre loro professori probabilmente uccisi: Pilo Albertelli, Salvatore Canalis, Gioacchino Gesmundo. Un paracadutista della Nembo che vuole arrestare uno di loro viene ucciso da un gappista che operava per la protezione degli studenti.
    • Membri del gruppo partigiano "Castelli Romani" sono arrestati a Roma dopo un incontro per il coordinamento con la Resistenza romana tenutosi nelle cantine della scuola elementare Giosuè Carducci in via La Spezia.
Lo stesso argomento in dettaglio: Rastrellamento del Quadraro.
  • 17 aprile- Verso le 4 del mattino Kappler dà il via all' "Unternehmen Walfisch" (Operazione Balena), bloccando da Porta Furba tutte le vie di accesso al quartiere del Quadraro centro operativo di bande partigiane e di gruppi isolati. Duemila persone rastrellate vengono riunite a Cinecittà e deportate nei campi di lavoro forzato.

Maggio 1944

  • 1 maggio - Numerosi palazzi in Roma espongono bandiere rosse. I comitati dei partiti antifascisti proclamano uno sciopero generale che però fallisce.
  • 5 maggio - Bonomi è riconfermato presidente del CLN centrale che decide di collaborare con il secondo governo Badoglio insediatosi a Salerno il 24 aprile. La questione istituzionale, monarchia o repubblica, è rinviata alla fine della guerra.
Rovine di Montecassino dopo la battaglia
  • 10 maggio
    • Il generale Karl Wolff, capo delle SS in Italia, chiede ed ottiene di incontrarsi in segreto con Papa Pio XII.
    • Il motivo ufficiale è quello di evitare che una volta giunti a Roma gli alleati la città subisca vittime e distruzioni per una guerriglia casa per casa come ordinato da Hitler e Mussolini.
    • Kesselring sarà disposto a desistere dal difendere Roma se il CLN, tramite il Papa, garantirà che non vi sarà un'insurrezione popolare.
    • Il vero motivo della richiesta d'incontro di Wolff con il papa è invece quello di avviare trattative di pace in Svizzera con gli americani. Wolff riuscirà ad essere ricevuto dal papa ottenendo quanto si proponeva.
    • Al seguito di queste trattative sarà liberato il socialista Giuliano Vassalli rinchiuso e torturato a Via Tasso.
Lo stesso argomento in dettaglio: Battaglia di Montecassino.
  • 25 maggio - Violenti bombardamenti alleati su Roma sino al 29 dello stesso mese.

Giugno 1944

Lo stesso argomento in dettaglio: Eccidio de La Storta e Ugo Forno.
  • 3 giugno - I tedeschi lasciano Roma rinunciando a resistere all'avanzata alleata che ha già preso la zona de Castelli Romani ma non senza aver eseguito le ultime fucilazioni di partigiani a Forte Bravetta. Il CLN ritiene inutile ogni tentativo di insurrezione popolare.
  • 4 giugno
    • Primi nuclei dell'esercito alleato composti da canadesi a cui si sono affiancati gli uomini di Bandiera Rossa avanzano su Roma dalla via Casilina.
    • Un autocarro tedesco proveniente da via Tasso e carico di 14 prigionieri non può proseguire la sua fuga verso il Nord per un guasto. Tutti i prigionieri saranno fucilati sul posto all'altezza de La Storta, sulla via Cassia.
  • 5 giugno
    • Il dodicenne Ugo Forno, alla guida di sei partigiani, impedisce con le armi alle retroguardie tedesche di far saltare il Ponte Salario sull'Aniene, ma viene ucciso insieme a un compagno di lotta.
    • Il generale Roberto Bencivenga, rifugiato con i membri del CLN in Vaticano durante l'occupazione viene incaricato dal CLN come comandante militare e civile di Roma.
    • Umberto II di Savoia, nominato dal re Vittorio Emanuele III, luogotenente del Regno accoglie le dimissioni del governo Badoglio. Il nuovo governo tornato a Roma sarà presieduto da Ivanoe Bonomi, presidente del CLN con la partecipazione dei sei partiti che fanno parte del Comitato di Liberazione.

Onorificenze

Medaglia d'oro al valor civile - nastrino per uniforme ordinaria
«Per aver sempre operato con spirito altruistico e di solidarietà, nell’opera di conservazione della memoria della tragica deportazione dei 2.091 ebrei catturati all’alba del 16 ottobre 1943 e dello sterminio nei lager; mirabile esempio di virtù civili, di espressione dei sentimenti di fratellanza umana, di dedizione alla Patria italiana. 16 ottobre 2003»
— Comunità Ebraica Romana
Medaglia d'oro al valor civile - nastrino per uniforme ordinaria
«Centro dei più attivi e organizzati dell'antifascismo, il quartiere Quadraro fu teatro del più feroce rastrellamento da parte delle truppe naziste. L'operazione, scattata all'alba del 17 aprile 1944 e diretta personalmente dal maggiore Kappler, si concluse con la deportazione in Germania di circa un migliaio di uomini, tra i 18 e i 60 anni, costretti a lavorare nelle fabbriche in condizioni disumane. Molti di essi vennero uccisi nei campi di sterminio, altri, fuggiti per unirsi alle formazioni partigiane, caddero in combattimento. Fulgida testimonianza di resistenza all'oppressore ed ammirevole esempio di coraggio, di solidarietà e di amor patrio. 17 aprile 1944/Quartiere Quadraro – Roma, 17 aprile 2004»
— Municipio Roma X

Note

  1. ^ Atti del processo. Tribunale militare britannico di Trieste, 1946-47.
  2. ^ - Cronologia Resistenza romana
  3. ^ La renitenza alla leva della RSI fu a Roma circa il 15-20% superiore alla media. Secondo i dati dei Servizi segreti USA, solo il 2% dei cittadini romani si presentava spontaneamente alle chiamate al lavoro o alle armi imposte dai comandi del Reich (Cfr.Umberto Gentiloni Silveri, Maddalena Carli, "Bombardare Roma - Gli Alleati e la «città aperta» (1940-1944) - Il Mulino - Biblioteca storica, Bologna, 2007, ISBN 978-88-15-11546-1, pag. 13).
  4. ^ Cfr. Anthony Majanlahti, Amedeo Osti Guerrazzi, Roma occupata 1943-1944. Itinerari, storia, immagini, Il Saggiatore 2010
  5. ^ La Memoria OP 44, a firma del generale Mario Roatta, posta a conoscenza dei Comandanti di armata tra il 2 e il 5 settembre 1943, ordinava “di interrompere a qualunque costo, anche con attacchi in forze ai reparti armati di protezione, le ferrovie e le principali rotabili alpine” e di “agire con grandi unità o raggruppamenti mobili contro le truppe tedesche”, ma era condizionata ad ordini successivi, che non vennero mai. Cfr.: Ruggero Zangrandi,1943:25 luglio-8 settembre, Feltrinelli, Milano, 1964, pagg. 486-7.
  6. ^ Alle ore 0.20 del 9 settembre, il Comandante generale delle Forze Armate, generale Vittorio Ambrosio diramò un dispaccio radio nel quale si prescriveva alle forze armate di non aprire il fuoco sulle truppe tedesche, se non in caso di attacco di quest'ultime e di permettere comunque il loro transito inoffensivo. Cfr. Ruggero Zangrandi,cit., pagg. 480 e succ.ve
  7. ^ Prospetto statistico riassuntivo pubblicato in: Albo d'oro dei caduti nella difesa di Roma del settembre 1943, a cura dell'Associazione fra i Romani, Roma, 1968, pag. 79
  8. ^ La "Svolta di Salerno" di Secchia
  9. ^ Alberto Berzoni, Attentato e rappresaglia. Il PCI e via Rasella
  10. ^ Marisa Musu, Ennio Polito, Roma ribelle. La resistenza nella capitale. 1943-1944, Teti Editore, Milano, 1999, pag. 91
  11. ^ Robert Katz, Roma Città Aperta. Settembre 1943-Giugno 1944, Il Saggiatore, Milano, 2004, pag. 130.
  12. ^ a b Robert Katz, cit., pag. 140
  13. ^ Robert Katz, cit., pag. 429
  14. ^ Cfr. la lapide commemorativa in Largo 16 ottobre 1943 (Portico d'Ottavia)
  15. ^ Adriano Ossicini, Un’isola sul Tevere, Editori Riuniti, Roma, 1999, pag. 203
  16. ^ Ebrei rifugiati nelle case religiose maschili di Roma
  17. ^ Ebrei rifugiati nelle case religiose femminili di Roma
  18. ^ a b Giuliano Vassalli e Massimo Severo Giannini, Quando liberammo Pertini e Saragat dal carcere nazista, Patria Indipendente, Pubblicazione ANPI
  19. ^ Davide Conti (cur.), Le brigate Matteotti a Roma e nel Lazio, Roma, Edizioni Odradek, 2006, ISBN 88-86973-75-6. - Vedi anche Recensione dell'ANPI
  20. ^ Marcella Monaco - I protagonisti della Resistenza a Roma
  21. ^ Le modalità dell'attacco di Via Rasella
  22. ^ Oltre a Bentivegna: Franco Calamandrei all’ angolo di via del Boccaccio, Carlo Salinari nei pressi del Traforo, poco distante Silvio Serra; in Via Rasella: Carla Capponi, Raul Falcioni, Fernando Vitagliano, Pasquale Balsamo, Francesco Curreli, Guglielmo Blasi, Mario Fiorentini e Marisa Musu. Non parteciparono Lucia Ottobrini, malata, e Maria Teresa Regard, perché contraria alla scelta del luogo dell'attentato.
  23. ^ Parla Mario Fiorentini
  24. ^ Alessandro Portelli, L'ordine è già stato eseguito, Donzelli editore, Roma, 2005, pag. 13
  25. ^ La seduta era iniziata alle 17,15 del 24 luglio, la votazione avvenne alle 2,30 del 25 luglio. Non esiste alcun verbale della seduta
  26. ^ «Nel pomeriggio del 26 luglio 1943 s'incontrano a casa Bonomi i rappresentanti di sei partiti antifascisti. Vi partecipano De Gasperi, Gronchi, , Spataro, Brosio, Casati, Giorgio Amendola, Lombardo Radice, Cevolotto, La Malfa, Bauer, Romita, Vernocchi, Lizzadri e altri ...»; «27 luglio 1943. I rappresentanti dei partiti antifascisti si costituiscono in "comitato nazionale delle correnti antifasciste" ne è presidente Bonomi. Il comitato chiede a Badoglio lo scioglimento del PNF, la liberazione dei detenuti politici, l'abolizione del tribunale speciale e la libertà di stampa » (in Il biennio cruciale (luglio 1943-giugno 1945): l'Italia di Charles Poletti,Di Giovanni Di Capua Pubblicato da Rubbettino Editore srl, 2005 ISBN 88-498-1202-7
  27. ^ in Oneri e onori: le verità militari e politiche della guerra di liberazione in Italia di Roberto Roggero, Greco & Greco Editori, 2006 pag 380 ISBN 88-7980-417-0
  28. ^ in Giorgio Amendola: un comunista nazionale : dall'infanzia alla guerra partigiana, 1907- 1945, di Giovanni Cerchia, Rubbettino Editore , 2004 ISBN 88-498-0904-2, pag.381
  29. ^ G.Cerchia, op.cit. pag.381
  30. ^ Giovanni Di Capua, op.cit. pag.416
  31. ^ Ci si riferisce ad una città ceduta, per accordo esplicito o tacito tra le parti belligeranti, alle forze nemiche senza combattimenti con lo scopo di evitarne la distruzione.Lo statuto di città aperta viene attribuito tenendo conto del particolare interesse storico o culturale della città, oppure in virtù del consistente numero di civili presenti nella popolazione. La città dichiarata "aperta" non deve tuttavia presentare alcun interesse strategico nel conflitto in corso in modo che la sua liberazione non determini l'esito finale della guerra.
  32. ^ R. De Felice, Il Rosso e il Nero, Baldini & Castoldi, 1995. p. 31
  33. ^ Ruggero Zangrandi, ne L'Italia tradita, Mursia, 1971, riprendendo il ricordo dello speaker Giovan Battista Arista, racconta i dettagli dell'annuncio, trasmesso dall'auditorio "O"; preparata la diretta, fu interrotta la canzone "Una strada nel bosco" e dopo una breve introduzione di Arista, Badoglio lesse il suo comunicato, subito registrato per poter essere successivamente ritrasmesso. Zangrandi, che dedica questo libro ad una feroce critica nei confronti di Badoglio, sapidamente precisa che Badoglio lo pronunciò "quasi in italiano".
  34. ^ Cenni Storici sull'8 settembre a Roma dal sito ufficiale del comune di Roma
  35. ^ Dal nome del giornale del Movimento Comunista d'Italia che raggruppa socialisti, comunisti, cattolici, repubblicani e apolitici.
  36. ^ Per la sua attività clandestina monsignor O'Flaherty fu soprannominato "the Pimpernel of the Vatican", vale a dire "La primula rossa del Vaticano
  37. ^ Italo Tibaldi, Compagni di viaggio. Dall'Italia ai lager Nazisti i trasporti dei deportati 1943-1945. Milano, Consiglio regionale del Piemonte, ANED, Franco Angeli, 1995, pp. 36-37.
  38. ^ Figlio di Piero Calamandrei
  39. ^ Cfr. "Italia libera"
  40. ^ Un monumento posto accanto l'ingresso del Forte ricorda oggi i 77 patrioti ivi fucilati durante l'occupazione nazifascista, tra il 1943 e il 1944. La lista dei nomi dei condannati è disponibile presso il sito dell'A.N.F.I.M..
  41. ^ Cfr. Virgilio Reali, Vicende di guerra. Don Giuseppe Morosini e la resistenzaAnpi, Roma 1999

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