Crisi dei missili di Cuba: differenze tra le versioni

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== Contesto ==
== Contesto ==
=== Rapporti USA-URSS ===
=== Guerra fredda ===
{{...|Storia}}
{{...|Storia}}

=== Relazioni USA-URSS ===

Quando Kennedy si candidò alla presidenza statunitense nel 1960, uno dei principali temi della sua campagna elettorale fu l'accusa riguardo al presunto "divario missilistico" rispetto ai sovietici. In realtà, a quel tempo gli Stati Uniti superavano l'Unione Sovietica con ampio margine, margine che sarebbe poi solamente aumentato nel tempo. Nel 1961, i sovietici potevano disporre di solo quattro [[missili balistici intercontinentali]] (ICBM) [[R-7 Semyorka]] mentre nell'ottobre dell'anno successivo ne potevano avere alcune dozzine.<ref name=Correll>Correll, John T. (agosto 2005). "Airpower e la crisi dei missili cubani". Rivista dell'aeronautica. 88(8). Archiviatadall'originale il 13 giugno 2013. Estratto il 4 maggio 2010.</ref>

Gli Stati Uniti, d'altra parte, potevano contare su 170 missili balistici intercontinentali già operativi mentre l'industria bellica ne stava rapidamente costruendone di altri. Inoltre, disponevano anche di otto [[sottomarino|sottomarini]] di [[classe George Washington]] e [[classe Ethan Allen|Ethan Allen]] armati con 16 [[missili Polaris]], ciascuno con una gittata di {{M|4600}} km e in grado di trasportare un testata nucleare. Il presidente sovietico Chruščëv contribuì a ampliare la percezione di un divario missilistico quando vantò pubblicamente che i sovietici stavano costruendo missili "come salsicce", ma il numero e le capacità missilistiche sovietiche non erano neanche lontanamente vicine alle sue affermazioni. L'Unione Sovietica disponeva di [[missili balistici a medio raggio]] in discreta quantità, circa 700, ma erano inaffidabili e imprecisi. Gli Stati Uniti avevano, inoltre, un notevole vantaggio sul numero totale di testate nucleari ({{M|27000}} contro {{M|3600}}) e nella tecnologia necessaria per garantire un lancio preciso. Inoltre, gli statunitensi, erano superiori anche riguardo alle capacità difensive missilistiche e sulle forze di mare e di aria; i sovietici, tuttavia, avevano un vantaggio di due a uno nelle forze di terra convenzionali, sopratutto per quanto riguardava i [[cannoni da campo]] e i [[carri armati]], in particolare nel teatro europeo.<ref name=Correll/><ref>{{cita|Campus, 2014|p. 33}}.</ref><ref>{{cita|Clementi, 2002|pp. 15-16}}.</ref><ref>{{cita|Smith, 2000|pp. 44-45}}.</ref>

D'altro canto Chruščëv si riteneva il presidente Kennedy un debole, cosa che per lui fu confermata dalla flebile risposta data durante la [[crisi di Berlino del 1961]] e, sopratuttto, in occasione della costruzione del [[muro di Berlino]] da parte della [[Germania dell'Est]], iniziata il 13 agosto dello stesso anno, per impedire ai suoi cittadini di emigrare in Occidente.<ref>{{cita|Campus, 2014|pp. 42-43, 45-46}}.</ref>


=== Rapporti URSS-Cuba ===
=== Rapporti URSS-Cuba ===

{{...|Storia}}
Alla fine del 1961, [[Fidel Castro]] inviò all'Unione Sovietica richieste per maggiori forniture di missili antiaerei SA-2. Non avendo avuto riscontri positivi, Castro iniziò a criticare i sovietici per mancanza di "audacia rivoluzionaria" e intraprese una dialogo con la Cina per ottenere un'assistenza economica. Nel marzo 1962 arrivò ad ordinare l'espulsione di [[Anibal Escalante]] e dei suoi compagni filosovietici dal [[Partito Comunista di Cuba]]. Questa vicenda, insieme alla possibilità di un'invasione statunitense dell'isola, allarmò la leadership sovietica che in aprile decise di cambiare idea fornendo ulteriori missili SA-2 oltre a inviare un reggimento di truppe regolari.<ref name="Kennedy">{{cite book |date=2002 |title=The Kennedy Tapes Inside the White House During the Cuban Missile Crisis |url=https://books.google.com/books?id=bnuvCJQnS0kC&dq=escalante+affair&pg=PA421 |publisher=Norton |page=421 |isbn=9780393322590}}</ref>

Lo storico [[Timothy Naftali]] ha affermato che l'allontanamento di Escalante è stato un fattore determinante riguardo la decisione sovietica di collocare missili nucleari a Cuba. Secondo Naftali, i responsabili della politica estera di Mosca erano preoccupati che la rottura di Castro con Escalante prefigurasse una deriva cubana verso la Cina e quindi cercarono di consolidare l'influenza sovietica attraverso la l'installazione di basi missilistiche.<ref>{{cite news|title="One Hell of a Gamble": Khrushchev, Castro and Kennedy, 1958-1964|url=https://muse.jhu.edu/login?auth=0&type=summary&url=/journals/journal_of_cold_war_studies/v004/4.1taubman.html|access-date=August 31, 2015|work=Journal of Cold War Studies|date=2002}}</ref>


=== Rapporti USA-Cuba ===
=== Rapporti USA-Cuba ===
{{...|Storia}}


Nel gennaio del 1959 il [[Movimento del 26 luglio]] guidato da [[Fidel Castro]] riuscì a scacciare dall'isola l'impopolare dittatore [[Fulgencio Batista]] che gli Stati Uniti avevano precedentemente sostenuto.<ref>{{cita|Campus, 2014|p. 35}}.</ref>
=== Azioni statunitensi antecedenti ===
Gli Stati Uniti erano preoccupati per un'espansione del [[comunismo]] a livello mondiale e il fatto che vi fosse un paese dell'[[America latina]] apertamente alleato con l'[[Unione Sovietica]] era considerato inaccettabile fin dall'inizio della [[guerra fredda]] e in applicazione della [[Dottrina Monroe]].


Gli Stati Uniti erano stati umiliati pubblicamente dalla fallita [[invasione della Baia dei Porci]] tentata nell'aprile del 1961 e attuata dal [[presidente degli Stati Uniti|presidente]] [[John F. Kennedy]] tramite la [[CIA]] sotto la spinta degli esuli cubani. In seguito, l'ex presidente [[Dwight D. Eisenhower|Dwight Eisenhower]] disse a Kennedy che "il fallimento della Baia dei Porci incoraggerà i sovietici a fare qualcosa che altrimenti non avrebbero fatto".<ref name=Absher>{{Cita pubblicazione|titolo=Mind-Sets and Missiles: A First Hand Account of the Cuban Missile Crisis|autore=Kenneth Michael Absher|editore=Strategic Studies Institute, United States Army War College|anno=2009|url=http://www.strategicstudiesinstitute.army.mil/pubs/display.cfm?pubID=935|accesso=3 agosto 2017|dataarchivio=20 aprile 2010|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20100420055113/http://www.strategicstudiesinstitute.army.mil/pubs/display.cfm?pubID=935|urlmorto=sì}}</ref> La mancata invasione convinse il premier sovietico [[Nikita Chruščёv]] e i suoi consiglieri che Kennedy fosse indeciso e, come scrisse un consigliere sovietico, "troppo giovane, intellettuale, non preparato bene per il processo decisionale in situazioni di crisi... troppo intelligente e troppo debole".<ref name=Absher />
Soltanto dieci mesi dopo [[rivoluzione cubana|la rivoluzione]], la statunitense [[Central Intelligence Agency]] (CIA) sviluppò un piano per un'azione paramilitare contro Cuba. La CIA ha reclutato agenti sull'isola per compiere atti di terrorismo e sabotaggio, uccidere civili e causare danni economici.<ref>{{cita|Campus, 2014|p. 36}}.</ref> L'[[amministrazione Kennedy]], in carica dal 20 gennaio 1961, fu pubblicamente imbarazzata dal fallimento dell'[[invasione della Baia dei Porci]] nell'aprile 1961 che prevedeva un'azione da parte di esuli cubani addestrati dalla CIA. A tal proposito l'ex presidente [[Eisenhower]] disse a Kennedy che "il fallimento della Baia dei Porci incoraggerà i sovietici a fare qualcosa che altrimenti non farebbero". Il fallimento destò nel primo segretario sovietico [[Nikita Chruščëv]] e nei suoi consiglieri l'impressione che Kennedy fosse indeciso e "troppo giovane, intellettuale, non ben preparato per prendere decisioni in situazioni di crisi... troppo intelligente e troppo debole".<ref>{{cita|Campus, 2014|pp. 38-39}}.</ref>


In seguito alla fallimento, gli Stati Uniti intensificarono le attività di destabilizzazione del governo cubano mediante azioni segrete organizzate dalla CIA nell'ambito dell'[[operazione Mongoose]].<ref>{{cita|Campus, 2014|pp. 46.47}}.</ref><ref name=Sabbatucci429/> Nel gennaio 1962, il generale dell'aeronautica statunitense [[Edward Lansdale]] descrisse i piani per rovesciare il governo di Castro in un rapporto ''[[top secret]]'' indirizzato a Kennedy. Agenti della CIA o "percettori" della ''[[Special Activities Division]]'' dovevano essere infiltrati in Cuba per effettuare sabotaggi e organizzare attività sovversive.<ref name="franklin">{{Cita libro|titolo=Cuba and the United States: A Chronological History|autore=Jane Franklin |url=http://andromeda.rutgers.edu/~hbf/missile.htm|anno=1997|editore=Ocean Press|città=Melbourne|isbn=1-875284-92-3|accesso=3 agosto 2017 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20070111225922/http://andromeda.rutgers.edu/~hbf/missile.htm|urlmorto=sì}}</ref> Nel febbraio 1962 gli Stati Uniti imposero un [[embargo contro Cuba]]<ref name=Sabbatucci429>{{cita|Sabbatucci e Vidotto, 2019|p. 429}}.</ref> e Lansdale presentò un calendario ''top-secret'' di 26 pagine per l'attuazione del rovesciamento del governo cubano, confidando in operazioni di guerriglia che sarebbero dovute incominciare tra agosto e settembre. Secondo i piani, "l'inizio della rivolta e il rovesciamento del regime comunista" sarebbero avvenuti nelle prime due settimane di ottobre.<ref name="franklin"/> In ogni caso, l'amministrazione Kennedy non pianificò mia di invadere l'isola a meno che non si fosse presentata un'oggettiva minaccia. Tuttavia l'atteggiamento statunitense, come lo stesso McNamara ammise più tardi, fece pensare il contrario ai cubani.<ref>{{cita|Campus, 2014|p. 48}}.</ref>
Inoltre, l'impressione di Chruščёv sulla debolezza di Kennedy, venne confermata dalla risposta del presidente durante la [[crisi di Berlino del 1961]] e dalla costruzione del [[muro di Berlino]]. Parlando ai funzionari sovietici dopo la crisi, Chruščёv affermò, "so per certo che Kennedy non ha un forte seguito, né, generalmente, ha il coraggio di far fronte a una sfida seria". Disse anche a suo figlio Sergej che su Cuba, Kennedy "farebbe un sorriso, farebbe anche di più un sorriso, e poi accetterebbe".<ref>{{Cita libro|autore=Frederick Kempe|titolo=Berlin 1961|anno=2011|editore=Penguin Group USA}}</ref>


Pertanto, la campagna di destabilizzazione e la paura di un'invasione, furono fattori cruciali che portarono il governo cubano a accettare il dispiegamento di missili nucleari sovietici sul proprio territorio.<ref>{{cita|Campus, 2014|pp. 47-48}}.</ref>
Nel gennaio 1962, il generale dell'[[esercito statunitense]] [[Edward Lansdale]] preparò piani per rovesciare il governo cubano in un rapporto segreto (parzialmente declassificato nel 1989) rivolto a Kennedy e ai funzionari coinvolti nell'[[operazione Mongoose]]. Agenti della CIA o "percettori" della ''[[Special Activities Division]]'' dovevano essere infiltrati in Cuba per effettuare sabotaggi e organizzare attività sovversive.<ref name="franklin">{{Cita libro|titolo=Cuba and the United States: A Chronological History|autore=Jane Franklin |url=http://andromeda.rutgers.edu/~hbf/missile.htm|anno=1997|editore=Ocean Press|città=Melbourne|isbn=1-875284-92-3|accesso=3 agosto 2017 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20070111225922/http://andromeda.rutgers.edu/~hbf/missile.htm|urlmorto=sì}}</ref> Nel febbraio del 1962, gli Stati Uniti lanciarono un [[embargo contro Cuba]]<ref>{{Cita web|url=https://www.gpo.gov/fdsys/pkg/STATUTE-76/pdf/STATUTE-76-Pg1446.pdf|titolo=Proclamation 3447 – Embargo on All Trade With Cuba|data=3 febbraio 1962|editore=U.S. Government Printing Office|lingua=en}}</ref> e Lansdale presentò un calendario ''top-secret'' di 26 pagine per l'attuazione del rovesciamento del governo cubano, confidando in operazioni di guerriglia che sarebbero dovute incominciare tra agosto e settembre. Secondo i piani, "l'inizio della rivolta e il rovesciamento del regime comunista" sarebbero avvenuti nelle prime due settimane di ottobre.<ref name="franklin"/>


== Equilibri di potere ==
== Preludio ==
=== Decisione di installare i missili ===
[[File:Polaris-a1.jpg|thumb|Un missile [[UGM-27 Polaris|Polaris A-1]] sulla rampa di lancio a [[Cape Canaveral]]]]


Nel maggio 1962, Chruščëv pensò di contrastare il crescente vantaggio statunitense nello sviluppo e nel dispiegamento di missili strategici collocando [[missili a raggio intermedio]] a Cuba, nonostante i dubbi dell'ambasciatore sovietico all'[[Avana]], [[Alexandr Ivanovich Alexeyev]], che sosteneva che Castro non avrebbe accettato il dispiegamento dei missili.<ref>{{cite web|last=Alexeyev|first=Alexandr|title=Interview|url=http://www.gwu.edu/~nsarchiv/NSAEBB/NSAEBB400/docs/Interview%20with%20Alekseev.pdf|access-date=March 30, 2013|archive-date=March 29, 2013|archive-url=https://web.archive.org/web/20130329112225/http://www.gwu.edu/~nsarchiv/NSAEBB/NSAEBB400/docs/Interview%20with%20Alekseev.pdf|url-status=live}}</ref> Chruščëv si trovava ad affrontare una difficile situazione strategica in cui gli Stati Uniti avevano un vantaggio nel "[[primo attacco]]" 3 che metteva l'Unione Sovietica in un enorme svantaggio. Nel 1962, i sovietici avevano solo 20 [[missili balistici intercontinentali]] in grado di trasportare testate nucleari sul territorio statunitense partendo dall'interno dell'Unione Sovietica. Inoltre, la scarsa precisione e affidabilità dei missili sollevava seri dubbi sulla loro efficacia.<ref>{{cita|Allison e Zelikow, 1999|p. 92}}.</ref>
Quando Kennedy nel 1960 corse per la presidenza, una delle sue principali questioni elettorali era un presunto "divario missilistico" in sfavore dei sovietici che, tuttavia, si presumeva avrebbe potuto assottigliarsi. Nel 1961, i sovietici possedevano solo quattro missili balistici intercontinentali [[R-7 (missile)|R-7 Semërka]]. Entro l'ottobre dell'anno successivo avrebbero potuto contare su di un arsenale di alcune dozzine, con alcune stime degli apparati di ''intelligence'' che parlavano di 75 missili.<ref name="afmag"/>


Migliore era la situazione sui missili balistici a medio raggio in grado di colpire dal territorio sovietico l'Europa occidentale e gran parte dell'[[Alaska]] ma non gli Stati Uniti; [[Graham Allison]], direttore del ''Belfer Center for Science and International Affairs'' dell'[[Università di Harvard]], ha evidenziato di come in quegli anni "l'Unione Sovietica non poteva correggere lo squilibrio nucleare dispiegando nuovi missili balistici intercontinentali sul proprio territorio. Per far fronte alla minaccia aveva pochissime opzioni. Spostare le armi nucleari disponibili in luoghi da cui potevano raggiungere obiettivi americani era una di queste".<ref>{{cita|Allison e Zelikow, 1999|pp. 100-101}}.</ref>
D'altro canto, gli Stati Uniti avevano 170 [[ICBM]] e stavano rapidamente costruendone altri. Vantavano altresì una flotta di otto [[Sottomarino lanciamissili balistici|sottomarini lanciamissili balistici]] [[classe George Washington]] e [[classe Ethan Allen]], con la possibilità di lanciare ciascuno fino a 16 missili [[UGM-27 Polaris]], con una portata di 2.500 [[miglia nautiche]] ({{M|4600|ul=km}}).


Una seconda ragione per cui i missili sovietici furono schierati a Cuba era perché Chruščëv era intenzionato a portare [[Berlino Ovest]], controllata da americani, britannici e francesi, all'interno della [[Germania orientale comunista]], nell'orbita sovietica. Chruščëv riteneva che se gli Stati Uniti non avessero fatto nulla per il dispiegamento di missili a Cuba, egli avrebbe potuto anche cacciarli da Berlino usando detti missili come deterrente alle eventuali contromisure occidentali. Se gli Stati Uniti avessero cercato di negoziare con i sovietici dopo essere venuti a conoscenza dei missili, avrebbe potuto scambiare i missili con Berlino Ovest. Poiché Berlino era strategicamente più importante di Cuba, lo scambio sarebbe stato una sua vittoria.<ref>{{cita|Campus, 2014|pp. 132-135}}.</ref>
{{Senza fonte|Chruščёv aumentò i timori negli statunitensi quando dichiarò che i sovietici stavano costruendo missili "come le salsicce", ma in realtà i loro numeri e le loro capacità missilistiche non erano vicine alle sue affermazioni. L'Unione Sovietica disponeva di missili balistici a media portata, circa 700, ma erano molto inaffidabili e imprecisi. Gli Stati Uniti possedevano un considerevole vantaggio nel numero totale di testate nucleari (27.000 contro 3.600) e nella tecnologia richiesta per il loro impiego.}}


In terzo luogo, l'Unione Sovietica temeva le continue minacce degli Stati Uniti su Cuba. Una possibile caduta del governo rivoluzionario dell'isola avrebbe significato una fortissima ''debacle'' per il socialismo. Quindi, il dispiegamento dei missili avrebbe rappresentato un formidabile deterrente a qualsiasi progetto di invasione statunitense.<ref>{{cita|Campus, 2014|p. 131}}.</ref>
Gli Stati Uniti vantavano anche maggiori capacità missilistiche difensive, navali e aeree, tuttavia i sovietici possedevano un vantaggio di 2:1 nelle forze terrestri convenzionali, comprese le dotazioni di cannoni e [[carro armato|carri armati]], schierati in particolare nel teatro europeo.<ref name="afmag"/>


Un altro dei principali motivi per cui Chruščëv pianificò di installare i missili su Cuba fu per "pareggiare il campo di gioco" con l'evidente minaccia nucleare americana. L'America aveva il vantaggio in quanto poteva lanciarsi dalla Turchia e distruggere l'URSS prima che avessero la possibilità di reagire. Con la collocazione di missili nucleari a Cuba, Chruščëv avrebbe stabilito la [[mutua distruzione assicurata]], il che significava che se gli Stati Uniti avessero deciso di lanciare un attacco nucleare contro l'Unione Sovietica, quest'ultima sarebbe stata in grado di rispondere con un analogo attacco nucleare di rappresaglia sul territorio statunitense.<ref>{{cita|Campus, 2014|pp. 130-131}}.</ref>
== Dispiegamento di missili sovietici a Cuba ==


Infine, posizionare missili nucleari su Cuba sarebbe stata una prova della determinazione dell'URSS a proteggere i paesi dell'[[America Latina]] e del [[Terzo Mondo]] che come Cuba avevano da poco abbracciato la strada comunista.<ref>{{cita|Campus, 2014|p. 131}}.</ref>
[[File:Soviet-R-12-nuclear-ballistic_missile.jpg|thumb|left|[[Missile balistico]] sovietico a media gittata [[R-12 (missile)|R-12]] ([[nome in codice NATO]] SS-4) in grado di trasportare [[arma nucleare|armi nucleari]] durante una parata a [[Mosca (Russia)|Mosca]]]]


=== Installazione dei missili ===
Nel maggio 1962, il premier sovietico Nikita Chruščёv era persuaso dall'idea di contrastare il crescente potere degli Stati Uniti nello sviluppo e nella diffusione di missili strategici schierando missili nucleari sovietici a [[Cuba]], nonostante i dubbi dell'ambasciatore sovietico a [[L'Avana]], Aleksandr Ivanovič Alekseev, che sosteneva che Castro non avrebbe accettato questa situazione.<ref>{{Cita web|autore=Aleksandr I. Alekseev|titolo=Interview|url=https://www.gwu.edu/~nsarchiv/NSAEBB/NSAEBB400/docs/Interview%20with%20Alekseev.pdf|accesso=30 marzo 2013|lingua=en}}</ref> Chruščёv si trova nel dover affrontare una situazione strategica in cui gli Stati Uniti erano considerati in grado di "sparare il [[primo colpo nucleare]]" mettendo così l'Unione Sovietica in un enorme svantaggio. Nel 1962, i sovietici avevano solo 20 [[ICBM]] in grado di colpire gli Stati Uniti con testate nucleari, il cui lancio doveva avvenire dall'interno dell'Unione Sovietica. La scarsa precisione e l'inaffidabilità dei missili sollevava, inoltre, seri dubbi sulla loro efficacia. Una nuova generazione più affidabile di ICBM diventerà operativa solo dopo il 1965.<ref name="Allison 1999 92">{{Cita|Allison e Zelikow 1999|p. 92}}.</ref>


All'inizio del 1962, un gruppo di specialisti militari e missilistici sovietici accompagnò una delegazione agricola all'Avana ottenendo un incontro con presidente [[Fidel Castro]]. Il governo cubano temeva che gli Stati Uniti avrebbero nuovamente tentato di invadere Cuba e quindi si dimostrarono felici dell'idea di installare missili nucleari sull'isola. Tuttavia, un'altra fonte racconta che Castro si oppose al progetto poiché temeva che lo avrebbe fatto sembrare un burattino in mani sovietiche sebbene riconoscesse la loro funzione positiva per gli interessi dell'intero movimento socialista. ​​Inoltre, la fornitura avrebbe incluso anche armi tattiche a corto raggio (con una portata di 40 km, utilizzabili solo contro navi da guerra) che avrebbe costituito un "ombrello nucleare" contro eventuali attacchi all'isola.<ref>{{cita|Campus, 2014|p. 50}}.</ref><ref name="gwu">{{cite web |url=http://www.gwu.edu/~nsarchiv/NSAEBB/NSAEBB393/ |title=The Soviet Cuban Missile Crisis: Castro, Mikoyan, Kennedy, Khrushchev, and the Missiles of November |publisher=The National Security Archive |date=October 10, 2012 |access-date=October 11, 2012 |archive-date=November 10, 2012 |archive-url=https://web.archive.org/web/20121110190118/http://www.gwu.edu/~nsarchiv/NSAEBB/NSAEBB393/ |url-status=live }}</ref><ref>{{cita|Campus, 2014|p. 139}}.</ref>
Pertanto, la capacità nucleare sovietica nel 1962 fu meno concentrata sugli ICBM rispetto ai missili balistici a media gittata ([[MRBM]] e [[IRBM]]). Questi vettori erano in grado, dopo essere lanciati dal territorio sovietico, di colpire gli alleati statunitensi e la maggior parte dell'[[Alaska]] ma non tutto il resto degli Stati Uniti. Graham Allison, direttore del ''Belfer Center for Science and International Affairs'' dell'[[Università di Harvard]], sottolinea che: "l'Unione Sovietica non poteva eliminare lo sbilanciamento nucleare mediante l'introduzione di nuovi ICBM sul proprio terreno. Per affrontare la minaccia aveva poche possibilità tra cui spostare le armi nucleari esistenti in luoghi in cui poteva raggiungere gli obiettivi statunitensi".<ref>{{Cita|Allison e Zelikow 1999|pp. 94-95}}.</ref>


La definitiva scelta di installare segretamente missili nucleari strategici a Cuba venne presa a maggio congiuntamente da Chruščëv e Castro. I sovietici mantennero la segretezza scrivendo a mano i loro piani che furono poi approvati dal [[maresciallo dell'Unione Sovietica]] [[Rodion Malinovsky]] il 4 luglio successivo e dallo stesso Chruščëv tre giorni dopo..<ref>{{cite book|last=Weldes |first=Jutta |title=Constructing National Interests: The United States and the Cuban Missile Crisis |publisher=University of Minnesota Press |year=1999|isbn=978-0-8166-3111-7}}</ref>
Un secondo motivo per cui i missili sovietici furono dispiegati a Cuba fu perché Chruščёv voleva portare [[Berlino Ovest]], in quel momento controllato da americani, inglesi e francesi, all'interno della [[Repubblica Democratica Tedesca|Germania est]] comunista, appartenente all'orbita sovietica. I tedeschi orientali e i sovietici consideravano il controllo occidentale su una porzione di Berlino una grave minaccia per la Germania orientale. Chruščёv fece quindi di Berlino Ovest il campo di battaglia centrale della guerra fredda. Chruščёv credeva che se gli Stati Uniti non avessero fatto nulla per i missili presenti a Cuba, egli poteva annettere anche Berlino ovest usando detti missili come deterrente contro eventuali reazioni occidentali. Se gli Stati Uniti avessero tentato di affrontare i sovietici dopo aver saputo dei missili, Chruščёv avrebbe potuto chiedere di negoziarli in cambio di Berlino Ovest. Poiché Berlino era considerata strategicamente più importante di Cuba, tale compromesso avrebbe significato un successo per Chruščёv.<ref>{{Cita|Allison e Zelikow 1999|p. 105}}.</ref>


Fin dall'inizio, l'operazione ha comportato una elaborata strategia di depistaggi e negazioni. Tutta la pianificazione e la preparazione per il trasporto e il dispiegamento dei missili avvennero nella massima segretezza, con solo pochissime persone che conoscevano l'esatta natura delle operazioni. Le stesse truppe incaricate della missione ricevettero indicazioni volutamente sbagliate quando gli fu detto che sarebbero state mandate verso una regione dal clima freddo e quindi equipaggiate con scarponi da sci, indumenti pesanti e altre attrezzature invernali. Il nome in codice sovietico fu [[Operazione Anadyr]]. Il [[fiume Anadyr]] sfocia nel [[Mare di Bering]] e [[Anadyr]] è anche la capitale del [[distretto di Chukotskye]] una base di [[bombardieri]] nella regione dell'estremo oriente.<ref>{{cita|Campus, 2014|pp. 49-50}}.</ref><ref name=hansen>{{cite web|url=https://www.cia.gov/library/center-for-the-study-of-intelligence/kent-csi/vol46no1/pdf/v46i1a06p.pdf |title=Soviet Deception in the Cuban Missile Crisis |last=Hansen |first=James H. |work=Learning from the Past |access-date=May 2, 2010 |archive-url=https://web.archive.org/web/20100607061839/https://www.cia.gov/library/center-for-the-study-of-intelligence/kent-csi/vol46no1/pdf/v46i1a06p.pdf |archive-date=June 7, 2010 |url-status=dead |df=mdy }}</ref>
All'inizio dello stesso anno, un gruppo di esperti sovietici di costruzioni militari e di missili ha accompagnato una delegazione agricola all'Avana ottenendo anche un incontro con il leader cubano Fidel Castro. La ''leadership'' cubana temeva fortemente che gli Stati Uniti avrebbero tentato nuovamente di invadere Cuba e quindi approvarono con entusiasmo l'idea dei missili nucleari sulla loro isola. Tuttavia, secondo un'altra fonte, Castro si oppose a tutto ciò per via del timore che lo avrebbe fatto apparire come un burattino sovietico, ma venne persuaso dal fatto che i missili a Cuba avrebbero irritato gli Stati Uniti e aiutato gli interessi di tutto il movimento socialista.<ref name="gwu">{{Cita web|url=https://www.gwu.edu/~nsarchiv/NSAEBB/NSAEBB393/|titolo=The Soviet Cuban Missile Crisis: Castro, Mikoyan, Kennedy, Khruschev, and the Missiles of November|editore=The National Security Archive|data=10 ottobre 2012|lingua=en}}</ref> Inoltre, la fornitura avrebbe incluso anche [[Tattica militare|armi tattiche]] a breve distanza (con una portata di {{M|40|u=km}}, utilizzabili solo contro mezzi navali) che gli avrebbero fornito un "ombrello nucleare" a protezione dell'isola.


I tecnici missilistici giunsero a luglio sotto copertura. Alla fine si raggiunse la presenza di {{M|43000}} truppe straniere.<ref name=WP>{{cite news|url=https://www.washingtonpost.com/wp-dyn/content/article/2008/06/20/AR2008062002595.html|title=Cool Crisis Management? It's a Myth, Ask JFK|newspaper=The Washington Post|date=June 22, 2008|last1=Dobbs|first1=Michael|access-date=August 22, 2017|archive-date=July 2, 2017|archive-url=https://web.archive.org/web/20170702131906/http://www.washingtonpost.com/wp-dyn/content/article/2008/06/20/AR2008062002595.html|url-status=live}}</ref> Il maresciallo capo dell'artiglieria [[Sergei Biryuzov]], capo delle forze missilistiche sovietiche, guidò una squadra di ricognizione che visitò Cuba e riferì a Chruščëv che i missili sarebbero stati nascosti e mimetizzati dalle palme.<ref name=Correll/>
Tutta la pianificazione e la preparazione riguardo al trasporto e alla messa in funzione dei missili venne eseguita con la massima riservatezza e solo pochi conoscevano l'esatta natura della missione. Anche al personale militare dedicato alla missione vennero date volutamente informazioni erronee per sviare i sospetti, tanto che gli venne indicata una regione fredda come obiettivo e vennero equipaggiate di scarponi da sci, pattini e altre attrezzature invernali.<ref name=hansen>{{Cita web|url=https://www.cia.gov/library/center-for-the-study-of-intelligence/kent-csi/vol46no1/pdf/v46i1a06p.pdf|titolo=Soviet Deception in the Cuban Missile Crisis|autore=James H. Hansen |sito=Learning from the Past|editore=Central Intelligence Agency|accesso=2 maggio 2010|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20100426213353/https://www.cia.gov/library/center-for-the-study-of-intelligence/kent-csi/vol46no1/pdf/v46i1a06p.pdf|urlmorto=sì|lingua=en}}</ref> Il nome in codice era [[Operazione Anadyr']] ({{russo|Операция Анадырь|Operacija Anadyr'}}): il [[fiume Anadyr']] entra nel [[Mare di Bering]] e [[Anadyr' (città)|Anadyr']] è anche la capitale della [[Čukotka]] e una base di [[bombardiere|bombardieri]] nell'[[Estremo oriente russo]]. Tutte le misure erano destinate a nascondere il programma sia al pubblico interno sia all'esterno.<ref name=hansen/>


Già nell'agosto 1962, gli Stati Uniti sospettavano che i sovietici costruissero strutture missilistiche a Cuba. Durante quel mese, i servizi di intelligence raccolsero informazioni sugli avvistamenti da parte di osservatori a terra di caccia [[MiG-21]] e bombardieri leggeri [[Il-28]] di fabbricazione sovietica mentre gli aerei spia [[U-2]] riscontrarono la presenza di installazioni di [[missili terra-aria]] [[S-75]] Dvina in otto diverse località.<ref>{{cite book|last=Allison|first=Graham and Philip Zelikow|title=Essence of Decision: Explaining the Cuban Missile Crisis|year=1999|publisher=Addison Wesley Longman|location=New York|isbn=978-0-321-01349-1|page=[https://archive.org/details/essenceofdecisio00alli_0/page/80 80]|url=https://archive.org/details/essenceofdecisio00alli_0/page/80}}</ref> Il direttore della CIA [[John A. McCone]] si insospettì in quanto l'invio di missili antiaerei a Cuba, "aveva senso solo se Mosca intendeva usarli per difendere una base per missili balistici puntati sugli Stati Uniti". Il 10 agosto scrisse un memorandum a Kennedy in cui avvertiva della possibilità che i sovietici si stessero preparando a installare missili.<ref name=Correll/><ref>{{cita|Campus, 2014|p. 51}}.</ref> Il 30 agosto 1962 [[Che Guevara]] si recò in Unione Sovietica per firmare l'accordo finale riguardante il dispiegamento di missili a Cuba; la visita fu intensamente monitorata dalla CIA. Mentre si trovava in Unione Sovietica, Guevara esortò Chruščëv a rendere pubblico l'accordo sui missili, ma Chruščëv insistette sulla totale segretezza e giurò il sostegno dell'Unione Sovietica se gli americani avessero scoperto i missili.<ref>{{cita|Campus, 2014|p. 50}}.</ref><ref>{{cite book |last= Abrams |first= Dennis |date=2013 |title=Ernesto "Che" Guevara
Il 7 settembre, l'ambasciatore sovietico negli Stati Uniti, [[Anatolij Fëdorovič Dobrynin]], assicurò l'ambasciatore statunitense alle [[Nazioni Unite]] [[Adlai Stevenson II|Adlai Stevenson]] che l'Unione Sovietica stava fornendo a Cuba solo armi difensive. L'11 settembre, l'[[ITAR-TASS|Agenzia russa di informazione telegrafica]] annunciò che l'Unione Sovietica non aveva alcuna necessità o intenzione di introdurre missili nucleari offensivi in Cuba. Il 13 ottobre Dobrynin negò che i sovietici avessero pianificato di schierare armi offensive a Cuba. Il 17 ottobre, il funzionario dell'ambasciata sovietica Georgij Bol'šakov consegnò al presidente Kennedy un messaggio personale da parte di Chruščёv di rassicurazioni in quanto si asseriva che "in nessun caso potrebbero essere inviati missili superficiali a Cuba".<ref name=blight>{{Cita libro|autore=James G. Blight|autore2=Bruce J. Allyn|autore3=David A. Welch|titolo=Cuba on the Brink: Castro, the Missile Crisis, and the Soviet Collapse; [revised for the Fortieth Anniversary]|editore=Rowman & Littlefield|città=Lanham, Maryland|anno=2002|edizione=2nd|isbn=978-0-7425-2269-5}}</ref>
|url=https://books.google.com/books?id=xsVbAgAAQBAJ&dq=che+guevara+nuclear+missiles&pg=PT83 |publisher=Infobase Learning |isbn=9781438146133}}</ref>


Con le importanti elezioni del Congresso previste per novembre, la crisi si intrecciò nella politica americana. Il 31 agosto, il senatore [[Kenneth Keating]] avvertì il [[Senato]] che l'Unione Sovietica stesse "con ogni probabilità" costruendo una base missilistica a Cuba accusando l'[[amministrazione Kennedy]] di restare inerte davanti a una grave minaccia per gli Stati Uniti.<ref>{{cite web|url=https://digitalarchive.wilsoncenter.org/assets/media_files/000/019/308/19308.pdf|title=Congressional Record|access-date=January 27, 2019|archive-date=August 11, 2017|archive-url=https://web.archive.org/web/20170811063346/http://digitalarchive.wilsoncenter.org/assets/media_files/000/019/308/19308.pdf|url-status=live}}</ref><ref>{{cita|Campus, 2014|pp. 50-51}}.</ref> Il generale dell'aeronautica statunitense [[Curtis LeMay]] presentò a Kennedy un piano di bombardamento pre-invasione a settembre mentre voli di spionaggio e schermaglie perpetrate dalle forze statunitensi alla [[base navale di Guantanamo Bay]] furono oggetto di continue denunce diplomatiche cubane al governo degli Stati Uniti.<ref name=Franklin16/>
[[File:1962_Cuba_Missiles_(30848755396).jpg|thumb|upright=1.4|Mappa realizzata dai servizi di ''intelligence'' statunitensi che mostra la dislocazione dei [[Missile terra-aria|missili terra-aria]] a [[Cuba]], 5 settembre 1962]]


La prima partita di missili sovietici [[R-12]] arrivò la notte dell'8 settembre, seguita da una seconda il 16 settembre. L'R-12 era un missile balistico a medio raggio, in grado di trasportare una [[testata termonucleare]].<ref name="R-12 Specs.">{{cite web|last=Zak |first=Anatoly |title=Rockets: R-12 |url=http://www.russianspaceweb.com/r12.html |publisher=RussianSpaceWeb.com |access-date=October 21, 2012 |archive-url=https://web.archive.org/web/20121004160729/http://www.russianspaceweb.com/r12.html |archive-date=October 4, 2012 |location=Morristown, New Jersey |year=2012 |url-status=live |df=mdy }}</ref>
Già dall'agosto del 1962, gli Stati Uniti sospettavano che i sovietici stessero schierando missili a Cuba. Durante quel mese i servizi di ''[[intelligence]]'' raccolsero informazioni sulla presenza nell'isola di aerei [[MiG-21]] costruiti in Russia e di bombardieri leggeri [[Ilyushin Il-28]]. Gli [[aereo spia|aerei spia]] [[Lockheed U-2]] dimostrarono che vi erano a Cuba otto siti equipaggiati con [[Missile terra-aria|missili terra-aria]] [[S-75|S-75 Dvina]]. Ciò fece destare i sospetti in quanto il direttore della [[CIA]] John A. McCone rilevò che tali apparati "hanno senso solo se Mosca intendesse usarli per proteggere una base per missili balistici rivolti agli Stati Uniti".<ref>{{Cita|Allison e Zelikow 1999|p. 80}}.</ref> Il 10 agosto scrisse una nota a Kennedy in cui predisse che i sovietici stavano preparandosi a schierare missili balistici a Cuba.<ref name="afmag">{{Cita pubblicazione|url=http://www.airforce-magazine.com/MagazineArchive/Pages/2005/August%202005/0805u2.aspx|titolo=Airpower and the Cuban Missile Crisis|autore=John T. Correll|data=agosto 2005|volume=88|numero=8|rivista=AirForce-Magazine.com|accesso=4 maggio 2010|dataarchivio=12 dicembre 2010|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20101212234749/http://www.airforce-magazine.com/MagazineArchive/Pages/2005/August%202005/0805u2.aspx|urlmorto=sì}}</ref>


Il 7 ottobre, il presidente cubano [[Osvaldo Dorticós Torrado]] in un discorso all'[[Assemblea Generale delle Nazioni Unite]] disse: "Se... saremo attaccati, ci difenderemo. Ripeto, abbiamo mezzi sufficienti per difenderci; abbiamo infatti le nostre inevitabili armi, le armi, che avremmo preferito non acquisire e che non desideriamo impiegare".<ref>{{cite web |title=The Cuban Missile Crisis Timeline |url=http://www.nuclearfiles.org/menu/key-issues/nuclear-weapons/history/cold-war/cuban-missile-crisis/timeline.htm |website=NuclearFiles.org |access-date=April 8, 2020 |archive-date=February 20, 2020 |archive-url=https://web.archive.org/web/20200220024319/http://www.nuclearfiles.org/menu/key-issues/nuclear-weapons/history/cold-war/cuban-missile-crisis/timeline.htm |url-status=live }}</ref> Il 10 ottobre, in un altro discorso al Senato, il senatore Keating ha ribadito il suo precedente avvertimento del 31 agosto affermando che "è iniziata la costruzione di almeno una mezza dozzina di siti di lancio per missili tattici a raggio intermedio".<ref>{{cite web|url=https://digitalarchive.wilsoncenter.org/assets/media_files/000/019/307/19307.pdf|title=Congressional Record|access-date=January 27, 2019|archive-date=August 11, 2017|archive-url=https://web.archive.org/web/20170811063247/http://digitalarchive.wilsoncenter.org/assets/media_files/000/019/307/19307.pdf|url-status=live}}</ref>
La prima fornitura di missili R-12 fece il suo arrivo sull'isola caraibica la notte dell'8 settembre, seguita da una seconda il 16 settembre. L'R-12 era un missile balistico a media portata, capace di trasportare una testa [[bomba termonucleare|termonucleare]].<ref name="R-12 Specs.">{{Cita web|autore=Anatolij Zak|titolo=Rockets: R-12|url=http://www.russianspaceweb.com/r12.html |editore=RussianSpaceWeb.com|accesso=21 ottobre 2012|lingua=en|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20121004160729/http://www.russianspaceweb.com/r12.html|città=Morristown, New Jersey|anno=2012|urlmorto=sì}}</ref> Si trattava di un missile vettore alimentato a propellenti liquidi da rifornire in una sola fase, trasportabile su strada e che poteva causare un'esplosione nucleare da un [[megatone]].<ref>{{Cita web|url=http://www.globalsecurity.org/wmd/world/russia/r-12-specs.htm|titolo=R-12 / SS-4 SANDAL|lingua=en|sito=Global Security|accesso=30 aprile 2010}}</ref> I sovietici stavano costruendo nove siti, sei per i missili a medio raggio R-12 con una gittata di 2.000 chilometri e tre per i missili balistici R-14 con una portata massima di 4.500 chilometri.<ref>{{Cita web|url=http://www.globalsecurity.org/wmd/world/russia/r-14-specs.htm|titolo=R-14 / SS-5 SKEAN|sito=Global Security|accesso=30 aprile 2010|lingua=en}}</ref>


La leadership sovietica riteneva che Kennedy, una volta venuto a conoscenza dei missili, gli avrebbe accettati come un fatto compiuto e evitato il confronto diretto.<ref>{{cita|Campus, 2014|p. 133}}.</ref> L'11 settembre, l'Unione Sovietica avvertì pubblicamente che un attacco statunitense a Cuba o alle navi sovietiche che trasportavano rifornimenti all'isola avrebbe significato una risposta militare.<ref name=Franklin16/> Contestualmente continuarono a gettare fumo su quello che stava accadendo a Cuba negando ripetutamente che le armi che portavano fossero di natura offensiva. Il 7 settembre, l'ambasciatore sovietico negli Stati Uniti [[Anatoly Dobrynin]] aveva assicurato l'ambasciatore degli Stati Uniti alle [[Nazioni Unite]] [[Adlai Stevenson]] che l'Unione Sovietica stesse fornendo a Cuba solo armi difensive. Sempre l'11 settembre, l'[[Agenzia russa di informazione telegrafica]] (TASS) dichiarò che l'URSS non avesse alcuna necessità o intenzione di introdurre missili nucleari offensivi a Cuba. Il 13 ottobre, Dobrynin negò ancora una volta che i sovietici intendessero installare armi offensive a Cuba. Cinque giorni più tardi, il funzionario dell'ambasciata sovietica [[Georgy Bolshakov]] portò al presidente Kennedy un messaggio personale di Chruščëv in cui rassicurava che non sarebbero state dispiegate armi offensive sull'isola di Cuba.<ref>{{cita|Campus, 2014|p. 51}}.</ref><ref name=blight>{{cite book|last1=Blight|first1=James G. |first2=Bruce J. |last2=Allyn |first3=David A.|last3=Welch|title=Cuba on the Brink: Castro, the Missile Crisis, and the Soviet Collapse; [revised for the Fortieth Anniversary]|publisher=Rowman & Littlefield|location=Lanham, Maryland| year=2002| edition=2nd |isbn=978-0-7425-2269-5}}</ref>
== Preludio ==


=== Strategia sovietica ===
== Crisi ==
=== Scoperta dei missili ===
[[File:Cubacrisis 17 Oct 1962.jpg|thumb|Veduta aerea del sito missilistico a [[Cuba]] nell'ottobre del [[1962]].]]


Il piano originale prevedeva l'installazione a Cuba di quaranta lanciatori; la popolazione dell'isola notò tempestivamente l'arrivo e il dispiegamento dei missili mentre centinaia di segnalazioni in proposito raggiunsero [[Miami]]. L'intelligence statunitense ricevette innumerevoli rapporti, molti di dubbia qualità o addirittura ridicoli, la maggior parte dei quali venne liquidata come descrizione di missili difensivi.<ref>{{cite web|url=https://www.khanacademy.org/humanities/us-history/postwarera/1960s-america/a/the-cuban-missile-crisis|title=The Cuban Missile Crisis|access-date=May 21, 2020|website=www.khanacademy.org|language=en|archive-date=July 27, 2020|archive-url=https://web.archive.org/web/20200727100728/https://www.khanacademy.org/humanities/us-history/postwarera/1960s-america/a/the-cuban-missile-crisis|url-status=live}}</ref><ref>{{cite web|url=https://resources.saylor.org/wwwresources/archived/site/wp-content/uploads/2011/03/Cuban-Missile-Crisis.pdf|title=Cuban Missile Crisis|access-date=May 21, 2020|website=www.resources.saylor.org|language=en|archive-date=July 27, 2020|archive-url=https://web.archive.org/web/20200727074616/https://resources.saylor.org/wwwresources/archived/site/wp-content/uploads/2011/03/Cuban-Missile-Crisis.pdf|url-status=live}}</ref><ref>{{cite web|url=https://www.nationalcoldwarexhibition.org/schools-colleges/national-curriculum/cuban-missile-crisis/deployment-of-missiles.aspx|title=Deployment of Missiles|access-date=May 21, 2020|website=www.nationalcoldwarexhibition.org|language=en|archive-date=July 27, 2020|archive-url=https://web.archive.org/web/20200727104202/https://www.nationalcoldwarexhibition.org/schools-colleges/national-curriculum/cuban-missile-crisis/deployment-of-missiles.aspx|url-status=live}}</ref>
Nel [[1959]] il governo sovietico si rese conto che un'eventuale futura guerra sarebbe stata condotta con armi nucleari cosicché nello stesso anno furono costituite le "[[Forze Missilistiche Strategiche]]"; poco tempo dopo, in risposta al programma di riarmo di [[John F. Kennedy|Kennedy]] (che aveva disposto missili nucleari a medio raggio [[PGM-19 Jupiter|Jupiter]] in Italia e Turchia), il governo sovietico, preoccupato per la chiara inferiorità delle sue forze strategiche, decise di installare alcune armi nucleari a Cuba, uno stato caraibico al largo della costa della [[Florida]] che a seguito della rivoluzione guidata da [[Fidel Castro]] aveva recentemente instaurato un governo comunista sull'isola. Il governo di Cuba, dal canto suo, cercò il supporto dell'[[Unione Sovietica]] dopo il collasso delle relazioni con gli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]] conseguente all'esproprio delle proprietà americane a Cuba e al successivo tentativo di invasione dell'isola da parte di esuli cubani e mercenari appoggiati dalla [[CIA]], conosciuto come [[Invasione della baia dei Porci]]. La strategia sovietica teneva conto di due aspetti: il primo era di difendere questo nuovo stato comunista dagli USA o da un'invasione appoggiata da questi;<ref>{{Cita web|lingua=en|url=http://fultonhistory.com/Newspaper4/Amsterdam%20NY%20Daily%20Democrat%20and%20Recorder/Amsterdam%20NY%20Daily%20Democrat%20and%20Recorder%201961%20Sep-Oct%20Grayscale/Amsterdam%20NY%20Daily%20Democrat%20and%20Recorder%201961%20Sep-Oct%20Grayscale%20-%200506.pdf|titolo=Cuban says, U.S. training troops for 2nd invasion - Amsterdam evening recorder and Daily Democrat|città=New York|data=10 ottobre 1961}}</ref><ref>{{Cita news|lingua=en|url=https://news.google.com/newspapers?nid=2209&dat=19611010&id=iaMrAAAAIBAJ&sjid=pPwFAAAAIBAJ&pg=1639,3471447|titolo=Castro charges U.S. training force at 20 bases and nine Caribbean points for another assault on Cuban shores|pubblicazione=Nashua Telegraph|data=10 ottobre 1961}}</ref> il secondo invece mirava a riequilibrare la bilancia del potere nucleare, che pendeva dalla parte degli Stati Uniti.


Solo cinque rapporti preoccuparono gli analisti in quanto descrivevano grandi camion che attraversavano le città di notte trasportando oggetti cilindrici molto lunghi ricoperti da teli e che non erano in grado di compiere alcune curve senza indietreggiare e manovrare mentre si riteneva che i trasportatori di missili difensivi potessero effettuare tali curve senza eccessive difficoltà.<ref name=GWUgraybeal>{{cite web |url=http://www.gwu.edu/~nsarchiv/coldwar/interviews/episode-21/graybeal3.html |publisher=[[George Washington University]], National Security Archive |work=Episode 21 |title=Interview with Sidney Graybeal – 29 January 1998 |date=March 14, 1999 |access-date=March 25, 2006 |archive-date=January 15, 2015 |archive-url=https://web.archive.org/web/20150115214838/http://www2.gwu.edu/~nsarchiv/coldwar/interviews/episode-21/graybeal3.html |url-status=live }}</ref>
=== Basi missilistiche statunitensi in Italia e Turchia ===
[[File:CubaSites1962.jpg|thumb|Basi militari sovietiche a Cuba]]


Sin dalla fallita invasione della Baia dei Porci gli Stati Uniti avevano iniziato una fitta sorveglianza di Cuba mediante voli dell'aereo spia U-2. [68] Tuttavia questi voli vennero fermati momentaneamente a seguito di alcuni incidente: il 30 agosto un U-2 operato dallo [[Strategic Air Command]]] dell'aeronautica statunitense si trovò a sorvolare per errore l'[[isola di Sakhalin]] nell'estremo oriente sovietico mentrenove giorni dopo un altro U-2 operato da [[Taiwan]] venne abbattuto sopra la [[Cina]] occidentale a causa di un missile terra-aria [[SA-2]] destando preoccupazione circa una sorte analoga per i voli della che avvenivano sopra Cuba.<ref>[http://taiwanairpower.org/blog/?p=135 "Project RAZOR".] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20111008222047/http://taiwanairpower.org/blog/?p=135 |date=October 8, 2011 }} ''Taiwan Air Blog'', updated April 11, 2007. Retrieved: September 14, 2009.</ref><ref>[http://taiwanairpower.org/blog/?p=136 "Project RAZOR".] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20111008222124/http://taiwanairpower.org/blog/?p=136 |date=October 8, 2011 }} ''Taiwan Air Blog'', updated April 15, 2007. Retrieved: September 14, 2009.</ref> A fronte di ciò il 10 settembre, in un incontro con i membri del Committee on Overhead Reconnaissance (COMOR), il [[segretario di Stato]] [[Dean Rusk]] e il [[consigliere per la sicurezza nazionale]] [[McGeorge Bundy]] decisero di limitare ulteriori voli dell'U-2 sullo spazio aereo cubano. La conseguente mancanza di copertura sull'isola per le successive cinque settimane divenne nota agli storici come "''Photo Gap''".<ref>Max Holland. [https://www.cia.gov/library/center-for-the-study-of-intelligence/csi-publications/csi-studies/studies/vol49no4/Photo_Gap_2.htm "The 'Photo Gap' That Delayed Discovery of Missiles."] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20150402113319/https://www.cia.gov/library/center-for-the-study-of-intelligence/csi-publications/csi-studies/studies/vol49no4/Photo_Gap_2.htm |date=April 2, 2015 }} ''Studies in Intelligence,'' Vol. 49, No. 4; published online April 15, 2007. Retrieved: March 22, 2015.</ref> Successivi tentativi di ricorrere ai [[satellite spia]] [[Corona (satelliti)|Corona]] non ebbero successo a causa delle nuvole e foschia.<ref name=Correll/>
Oltre ai siti missilistici [[PGM-19 Jupiter|Jupiter]] in [[Italia]], gli USA avevano di recente incominciato a schierare missili in [[Turchia]], che minacciavano direttamente le regioni occidentali dell'[[Unione Sovietica]]. La tecnologia sovietica era ben sviluppata nel campo dei missili balistici a medio raggio ([[MRBM]]), in confronto a quelli intercontinentali [[ICBM]]. I sovietici ritenevano che non sarebbero riusciti a raggiungere la parità negli ICBM prima del [[1970]], ma videro che un certo tipo di uguaglianza poteva essere raggiunta rapidamente, posizionando dei missili a Cuba. Gli MRBM sovietici a Cuba, con un raggio d'azione di circa 1.600 chilometri, potevano minacciare [[Washington]] e circa metà delle basi [[Strategic Air Command|SAC]] statunitensi, con un tempo di volo inferiore ai venti minuti. In aggiunta, il sistema di difesa radar statunitense era orientato verso l'URSS, e avrebbe fornito scarso preavviso in caso di un lancio da Cuba.


Nel settembre 1962, gli analisti della Defense Intelligence Agency (DIA) notarono che i siti missilistici terra-aria cubani erano disposti secondo uno schema simile a quelli usati dall'Unione Sovietica per proteggere le sue basi ICBM, portando la stessa DIA a fare pressioni per la ripresa dei voli degli U-2.<ref>[http://www.dia.mil/public-affairs/testimonies/2011-08-12.html Remarks by LTG Ronald L. Burgess Jr., Director, Defense Intelligence Agency] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20130604140041/http://www.dia.mil/public-affairs/testimonies/2011-08-12.html |date=June 4, 2013}}. Association of Former Intelligence Officers, August 12, 2011</ref> Le missioni di ricognizione furono nuovamente autorizzate il 9 ottobre ma le cattive condizioni meteorologiche impedirono agli aerei di volare. La prima prova prova fotografica dell'installazione dei missili venne ottenuta il 14 ottobre grazie ad un volo U-2 pilotato dal maggiore [[Richard Heyser]] che scattò 928 immagini su un percorso selezionato dagli analisti della DIA, catturando le immagini di un sito di lancio per missili [[SS-4]] in via di costruzione presso [[San Cristóbal]], [[provincia di Pinar del Río]] (ora nella [[provincia di Artemisa]]), nella parte occidentale di Cuba.<ref>{{cite web|url=http://future.state.gov/educators/slideshow/cuba/cuba2.html|title=Cuban Missile Crisis|publisher=U.S. Department of State|access-date=May 6, 2010|url-status=dead|archive-url=https://web.archive.org/web/20100527171609/http://future.state.gov/educators/slideshow/cuba/cuba2.html|archive-date=May 27, 2010|df=mdy-all}}</ref>
[[Nikita Chruščëv]] aveva concepito il piano nel maggio [[1962]], e per la fine di luglio, oltre sessanta navi sovietiche erano in rotta verso Cuba, con alcune di esse che trasportavano materiale militare. [[John A. McCone]], il direttore della [[CIA]], avvertì Kennedy che alcune delle navi stavano probabilmente trasportando missili, ma a una riunione tra John e [[Robert Kennedy]], [[Dean Rusk]] e [[Robert McNamara]], prevalse l'idea che i sovietici non avrebbero tentato un'impresa simile.


== I voli degli U-2 ==
=== 16 ottobre: Kennedy viene informato===
[[File:Cubacrisis 01 Nov 1962.jpg|thumb|left|Novembre 1962: veduta aerea del sito missilistico di [[Cuba]]]]


Il 15 ottobre, il ''National Photographic Interpretation Center'' (NPIC) della CIA esaminò le fotografie scattate dell'U-2 identificando la presenza di missili balistici a medio raggio. Ciò fu possibile in parte grazie alle informazioni fornite da [[Oleg Vladimirovič Pen'kovskij]], un [[doppio gioco|agente doppiogiochista]] del [[GRU]] che lavora per la CIA e l'[[MI6]]. Sebbene non avesse fornito rapporti diretti sugli schieramenti missilistici sovietici a Cuba, i dettagli tecnici delle installazioni missilistici sovietiche giunte in occidente tramite lui nei mesi e negli anni precedenti alla crisi, aiutarono gli analisti dell'NPIC a identificare correttamente i missili nelle fotografie.<ref>Vladislav Zubok & Constantine Pleshkov, ''Inside the Kremlin's Cold War'', 1996, page 264, Harvard Press, Massachusetts {{ISBN|0-674-45532-0}}</ref>
Un [[Lockheed U-2|U-2]] in volo a fine agosto fotografò una nuova serie di postazioni [[missile terra-aria|SAM]] che venivano costruite, ma il 4 settembre Kennedy disse al [[Congresso degli Stati Uniti|Congresso]] che non c'erano missili "offensivi" a Cuba. Nella notte dell'8 settembre, la prima consegna di MRBM [[SS-4 Sandal]] venne scaricata a [[L'Avana]] e un secondo carico arrivò il 16 settembre. I sovietici stavano costruendo nove siti, sei per gli SS-4 e tre per gli [[SS-5 Skean]] a più lungo raggio (fino a 3.500 chilometri). L'arsenale pianificato era di quaranta rampe di lancio, con un incremento del 70% della capacità offensiva sovietica durante il primo colpo.


La sera stessa la CIA informò il [[Dipartimento di Stato]] e alle 20:30 [[EDT]] il [[consigliere per la sicurezza nazionale]] [[McGeorge Bundy]] scelse di aspettare fino al mattino successivo per comunicare l'informazione al presidente [[John Fitzgerald Kennedy]] mentre il [[ministro alla difesa]] [[Robert McNamara]] venne informato introno a mezzanotte. Così, la mattina del 16 ottobre Bundy incontrò Kennedy e gli mostrò le fotografie scattate durante il volo dell'U-2 mettendolo al corrente sull'interpretazione fornita dalla CIA.<ref>{{cita|Campus, 2014|p. 53}}.</ref> Convinto che questi missili potessero rappresentare una seria minaccia agli Stati Uniti, il presidente informò della situazione anche il fratello e [[procuratore generale]] [[Robert Kennedy]] e nel tardo pomeriggio dello stesso giorno convocò una riunione invitando nove membri del [[Consiglio di sicurezza nazionale]] e altri cinque consiglieri chiave creando un "organo decisionale" che successivamente prenderà il nome ufficiale di ''Executive Committee of the National Security Council'' ([[EXCOMM]]).<ref>{{cita|Campus, 2014|pp. 53-54}}.</ref> Senza informare i membri del comitato, il presidente Kennedy registrò tramite un microfono nascosto tutti i loro incontri; tali registrazioni vennero successivamente trascritte e rese pubbliche rappresentando una delle fonti più importanti per la ricostruzione della crisi.<ref>{{cita|Campus, 2014|pp. 25-26}}.</ref>
Un numero di problemi non legati alla vicenda fece sì che i missili non venissero scoperti fino al volo di un U-2 del 14 ottobre, che mostrava chiaramente la costruzione di una postazione per degli SS-4 vicino a [[San Cristóbal (Cuba)|San Cristóbal]]. Per il 19 ottobre, i voli degli U-2 (ora praticamente continui) mostrarono che quattro postazioni erano operative. Inizialmente, il governo statunitense tenne l'informazione segreta, rivelandola solo ai quattordici ufficiali chiave del comitato esecutivo. Il [[Regno Unito]] non venne informato fino alla sera del 21 ottobre. Il presidente Kennedy, in un appello televisivo del 22 ottobre, annunciò la scoperta delle installazioni e proclamò che ogni attacco di missili nucleari proveniente da Cuba sarebbe stato considerato come un attacco portato dall'Unione Sovietica e avrebbe ricevuto una risposta conseguente. Kennedy ordinò anche una [[quarantena]] navale su Cuba,<ref>{{Cita web|url=http://www.history.navy.mil/faqs/faq90-5.htm|titolo=The Naval Quarantine of Cuba|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110128153544/http://www.history.navy.mil/faqs/faq90-5.htm|sito=Naval History & Heritage Command|data=1962}}</ref> per prevenire ulteriori consegne sovietiche di materiale militare.


=== Analisi delle possibili opzioni ===
Il termine ''quarantena'' fu preferito a quello di [[blocco navale]] in quanto quest'ultimo, secondo le consuetudini del [[diritto internazionale]] avrebbe potuto essere considerato come un [[atto di guerra]] e avrebbe comportato un'immediata risposta militare sovietica. Per tutta la durata della crisi, i responsabili dello [[Stato maggiore]] americano insistettero perché il riluttante presidente ordinasse un'immediata azione militare per eliminare le rampe missilistiche prima che queste diventassero operative.


Dopo che furono mostrate le prove fotografiche dei lavori per l'installazione della rampe di lancio a San Cristobal la prima riunione dell'EXCOMM proseguì con la valutazione delle possibili linee d'azione. Poiché fino a poco tempo prima i servizi di ''intelligence'' avevano escluso la possibilità di un'imminente dispiegamento di missili nucleari a Cuba, gli Stati Uniti non disponevano al momento di un piano per gestire la situazione, quindi si dovettero vagliare tutte le possibilità:<ref>{{cita|Allison e Zelikow, 1999|pp. 100-101}}.</ref>
A Cuba, durante i giorni della crisi, si trovavano 140 testate nucleari di provenienza sovietica, delle quali 90 erano "tattiche". [[Robert McNamara]], [[Segretario della Difesa degli Stati Uniti|Segretario della Difesa]] durante il Governo Kennedy, dichiarò di avere appreso la notizia direttamente da Fidel Castro, anni dopo, e di come Castro avesse chiesto a Chruščëv di usare queste testate per attaccare gli Stati Uniti.<ref>''[[The Fog of War - La guerra secondo Robert McNamara]]''. Intervista-documentario a Mac Namara, Ministro della Difesa durante il Governo Kennedy.</ref>


* Non fare nulla: la vulnerabilità statunitense ai missili sovietici non era una novità.
== La risposta statunitense ==
* Diplomazia: ricorrere alla pressione diplomatica per convincere l'Unione Sovietica a rimuovere i missili.
{{vedi anche|Presidenza di John Fitzgerald Kennedy#Crisi cubana dei missili}}
* Approccio segreto: offrire a Castro la scelta di rompere i rapporti con i sovietici o di essere invaso.
[[File:Curtis LeMay 1940s.jpg|thumb|Il generale [[Curtis LeMay]]]]
* Invasione: invasione completa di Cuba e rovesciamento di Castro.
[[File:October 23, 1962- President Kennedy signs Proclamation 3504, authorizing the naval quarantine of Cuba.jpg|thumb|Il [[presidente degli Stati Uniti|presidente]] [[John Fitzgerald Kennedy|Kennedy]] autorizza la quarantena navale su [[Cuba]]]]
* Attacco aereo: utilizzo delle forze aeree statunitensi per attaccare tutti i siti missilistici conosciuti.
Il [[generale]] [[Curtis LeMay]] ([[Capo di stato maggiore]] dell'[[United States Air Force|aviazione degli Stati Uniti]]), disse: "Attacchiamo e distruggiamo completamente Cuba".
* Blocco: utilizzo delle forze di mare degli Stati Uniti per impedire a qualsiasi missile di giungere sull'isola.
Gli ufficiali discussero le varie opzioni:
* bombardamento immediato delle postazioni
* appello alle Nazioni Unite per fermare l'installazione
* blocco navale
* invasione di Cuba


Dopo i primi dibattiti sembrò prevalere l'ipotesi di un attacco aereo sulle basi in costruzione considerata un'azione legittima.<ref>{{cita|Campus, 2014|p. 56}}.</ref> Tuttavia ben presto i militari informarono l'EXCOMM della improbabilità di riuscire a distruggere tutte le basi e che agli attacchi aerei, preventivati per durare circa cinque giorni, sarebbe poi molto probabilmente necessario far seguire un'invasione di tutta l'isola comportando certamente alte perdite anche di personale sovietico. A fronte di ciò l'interrogativo si spostò sulle possibili risposte da parte di Mosca. A tal proposito McNamara mise in guardia i presenti circa possibili risposte su [[Berlino]] ma anche in qualsiasi altra parte del mondo come [[Iran]] e [[Corea]]. D'altro canto il [[segretario di Stato]] [[Dean Rusk]] paventò possibili reazioni ad un attacco da parte dei partiti comunisti dell'[[America Latina]] che potrebbero cogliere l'occasione per rovesciare alcuni governi amici. Inoltre, il rischio di azioni ostili su paesi NATO senza che questi fossero stati informati in precedenza della situazione avrebbe potuto, ragionò Rusk, mettere in seria crisi l'Alleanza Atlantica.<ref>{{cita|Campus, 2014|pp. 57-61}}.</ref>
Il bombardamento immediato venne subito scartato, così come un appello alle [[Nazioni Unite]], che avrebbe portato via molto tempo. La scelta venne ridotta a un [[blocco navale]] e un [[ultimatum]], o a una invasione su vasta scala. Venne scelto infine il blocco, anche se ci fu un numero di ''falchi'' (soprattutto [[Paul Nitze]], [[C. Douglas Dillon|Clarence Douglas Dillon]] e [[Maxwell Taylor]]) che continuarono a spingere per un'azione più dura. L'invasione venne pianificata, e le truppe vennero radunate in Florida anche se con 40.000 soldati sovietici a Cuba, completi di armi nucleari tattiche, la forza di invasione non era certa del suo successo.<ref>{{cita web|url=https://www.archives.gov/publications/prologue/2012/fall/cuban-missiles.html|titolo=One Step from Nuclear War|sito=National Archives|accesso=6 maggio 2020|lingua=en}}</ref>


Oltre che sulle possibili azioni, le discussioni compresero anche il reale significato di quei missili. La maggior parte dei membri dell'EXCOMM concordò che il dispiegamento a Cuba non avesse un valore strategico così determinate nell'equilibrio militare strategico strategico ma che questi avrebbero influenzato l'equilibrio politico.<ref>{{cita|Campus, 2014|pp. 127-128}}.</ref> Infatti, meno di un mese prima, Kennedy aveva promesso esplicitamente al popolo americano che "se Cuba avesse avuto la capacità di compiere azioni offensive contro gli Stati Uniti... gli Stati Uniti avrebbero agito".<ref>{{cite web |url=http://www.presidency.ucsb.edu/ws/?pid=8867 |title=John F. Kennedy: "378 – The President's News Conference," September 13, 1962 |author1=Peters, Gerhard |author2=Woolley, John T |publisher=University of California – Santa Barbara |work=The American Presidency Project |access-date=September 28, 2014 |archive-date=June 5, 2015 |archive-url=https://web.archive.org/web/20150605002141/http://www.presidency.ucsb.edu/ws/?pid=8867 |url-status=live|pagine=674–681}}</ref> Inoltre, la credibilità del paese tra i suoi alleati e il popolo sarebbe uscita fortemente danneggiata se l'Unione Sovietica avesse potuto dare prova di sembrare di essere in grado di correggere lo squilibrio strategico dispiegando missili a Cuba. Dopo la crisi, Kennedy spiegò che "la cosa avrebbe mutato politicamente l'equilibrio delle forze. O, per lo meno, ne avrebbe avuto l'apparenza, e le apparenze contribuiscono a formare la realtà".<ref>{{cita|Campus, 2014|p. 129}}.</ref>
Ci furono diverse questioni legate al blocco navale. C'era il problema della legalità - come fece notare [[Fidel Castro]], non c'era niente di illegale circa le installazioni dei missili; erano sicuramente una minaccia agli USA, ma missili simili, puntati verso l'URSS, erano posizionati in [[Gran Bretagna]], [[Italia]] e [[Turchia]]. Quindi se i sovietici avessero provato a forzare il blocco, il conflitto avrebbe potuto esplodere a seguito di una ''escalation'' delle rappresaglie.


Il giorno seguente l'EXCOMM tornò a riunirsi e questa volta la linea dell'attacco, prima sostenuta dallo stesso Kennedy, perse vigore per via delle considerazioni sulla probabilità di ''escalation'' che questa avrebbe portato con sé. Tra i più scettici verso l'opzione militare vi fu [[Adlai Stevenson]], già in corsa per la presidenza e in quel momento ambasciatore statunitense alle [[Nazioni Unite]], che propose di esplorare tutte le possibilità negoziali prima di ricorrere ad un attacco su Cuba. Tuttavia, anche Stevenson, riconobbe la necessità di non piegarsi a ricatti e intimidazione da parte dei sovietici. All'opposto [[Dean Achenson]], ex segretario di Stato durante la [[presidenza Truman]], insisteva sulla necessità di un'immediata incursione aerea prima che i missili diventassero completamente operativi.<ref>{{cita|Campus, 2014|pp. 62-63}}.</ref>
Kennedy parlò al popolo statunitense (e al governo sovietico), in un discorso televisivo del 22 ottobre. Egli confermò la presenza dei missili a Cuba e annunciò che era stata imposta una quarantena di 800 [[Miglio (unità di misura)|miglia]] attorno alla costa cubana, avvertendo che i militari "erano preparati per ogni eventualità", e condannando la "segretezza e l'inganno" sovietici. Il caso venne definitivamente provato il 25 ottobre, in una sessione d'emergenza dell'[[Organizzazione delle Nazioni Unite|ONU]], durante la quale l'ambasciatore statunitense [[Adlai Stevenson II|Adlai Stevenson]] mostrò le fotografie delle installazioni missilistiche sovietiche a Cuba, subito dopo che l'ambasciatore sovietico Zorin ne aveva negato l'esistenza. Chruščëv, infatti, aveva inviato delle lettere a Kennedy il 23 e 24 ottobre, sostenendo la natura [[deterrenza|deterrente]] dei missili a Cuba e le intenzioni pacifiche dell'[[Unione Sovietica]].


Il 18 ottobre Kennedy incontrò, come da tempo previsto, alla [[Casa Bianca]] il [[ministro degli Esteri sovietico]] [[Andrei Gromyko]]. Durante il colloquio Gromyko ribadì che non vi fosse alcuna intenzione da parte sovietica di installare missili a Cuba e che le armi presenti fossero solo a scopo difensivo; non volendo esporre ciò che già sapeva Kennedy, dal canto suo, non rivelò di essere già a conoscenza della presenza dei missili. Gromyko, in quel momento era pienamente consapevole dell'approntamento delle rampe missilistiche, portò invece il discorso sull'imminente viaggio di Chruščëv nel Stati Uniti, previsto per il mese successivo, occasione nella quale si sarebbe tornati a parlare della situazione di Berlino Ovest chiedendo la fine dell'occupazione occidentale. Successivamente l ministro sovietico spedì a Mosca un rapporto molto ottimistico sui risultati della riunione assicurando che difficilmente gli Stati Uniti sarebbero intervenuti a Cuba.<ref>{{cita|Campus, 2014|pp. 66-67}}.</ref>
Quando Kennedy pubblicizzò apertamente la crisi, il mondo intero entrò in uno stato di terrore. La gente incominciò a parlare e preoccuparsi apertamente di un'apocalisse nucleare, ed esercitazioni per una tale emergenza si tennero quasi quotidianamente in molte città.


Il giorno seguente, il 19 ottobre, vi fu un'importante incontro con i [[Joint Chiefs of Staff|Capi di stati maggiori riuniti]] i quali convennero all'unanimità che un attacco e un'invasione su vasta scala fossero l'unica soluzione adottabile in quanto la presenza dei missili alterava l'equilibrio strategico. Essi, inoltre, riferirono che secondo loro i sovietici non avrebbero risposto all'invasione statunitense di Cuba. Kennedy fu scettico su questa previsione asserendo che "Loro, non più di noi, possono lasciar passare queste cose senza fare qualcosa. Non possono, dopo tutte le loro dichiarazioni, permetterci di eliminare i loro missili, uccidere un sacco di russi e poi non fare nulla. Se non agiscono a Cuba, lo faranno sicuramente a Berlino". [83]<ref>{{cita|Campus, 2014|p. 68}}.</ref> Il generale [[Curtis LeMay]], in particolare, rispose facendo ulteriori pressioni per un intervento armato immediato mentre il generale [[Maxwell Taylor]] ragionò sulla sicura perdita di credibilità statunitense se non avessero risposto con vigore alla situazione cubana. Kennedy però si era convinto che un attacco aereo avrebbe fornito ai sovietici "una linea chiara" per conquistare Berlino, inoltre il presidente sottolineò di come probabilmente gli alleati avrebbero ritenuto gli Stati Uniti un "cowboy dal grilletto facile" che hanno perso Berlino perché non potevano risolvere pacificamente la situazione cubana.<ref>{{cita|Campus, 2014|pp. 68-69}}.</ref>
== Le reazioni ==


=== Decisione del blocco e discorso alla nazione del 22 ottobre ===
Il 24 ottobre [[Papa Giovanni XXIII]] inviò un messaggio all'ambasciata sovietica a Roma da trasmettere al Cremlino in cui espresse la sua preoccupazione per la pace. In questo messaggio dichiarò: "Noi chiediamo a tutti i governi di non rimanere sordi a questo grido di umanità e di fare tutto quello che è nel loro potere per salvare la pace".<ref>{{Cita news|titolo=Pope John Helped settle the Cuban missile crisis|giornale=The Telegraph|data=4 giugno 1971}}</ref>
[[File:P-2H Neptune over Soviet ship Oct 1962.jpg|thumb|Un aereo della [[US Navy|marina statunitense]] [[Lockheed P2V Neptune|P-2H Neptune]] sorvola un cargo sovietico con velivoli [[Ilyushin Il-28]] imballati sul ponte, durante la crisi di [[Cuba]].]]
La posizione del filosofo [[Bertrand Russell]], pacifista nella [[prima guerra mondiale]], non nella [[seconda guerra mondiale|seconda]], fu quella di un'azione costante e di un impegno [[militante]] a favore della pace, espletati attraverso contatti [[telegrafo|telegrafici]] diretti con gli attori principali della crisi a cominciare da Kennedy, [[Nikita Sergeevič Chruščëv|Krusciov]] e Fidel Castro, articoli e appelli, il tutto nei giorni cruciali del 24 e 25 ottobre 1962. In sostanza la posizione di Russell prese le mosse dal fatto che nell'era atomica il genere umano non può sopravvivere senza la pace per cui in una controversia tra le grandi potenze «meriti e demeriti delle due parti scompaiono di fronte alla preminente importanza della pace». Riguardo alla crisi cubana il filosofo britannico ritenne che la Russia si fosse mostrata più arrendevole, quindi, pur non amando il comunismo in quanto antidemocratico, in questo caso furono i comunisti a raccogliere le sue simpatie.<ref>Bertrand Russell, ''La vittoria disarmata'', Longanesi & C., Milano 1965 © Bertrand Russel, 1963</ref>
[[File:Bertrand Russell photo (cropped).jpg|left|thumb|Il filosofo [[Bertrand Russell]]]]
Pur non essendo stati ancora pubblicati i documenti dell'Archivio Vaticano, è probabile che il messaggio del Papa fu affiancato da iniziative della diplomazia vaticana nei confronti del cattolico Kennedy e sull'Unione Sovietica, per tramite del governo italiano<ref>All'epoca la [[Santa Sede]] non stringeva relazioni diplomatiche ufficiali con l'Unione Sovietica</ref>, presieduto dal democristiano [[Amintore Fanfani]]. I sovietici, infatti, fecero pervenire subito dopo due differenti proposte al Governo degli Stati Uniti. Il 26 ottobre offrirono di ritirare i missili da Cuba in cambio della garanzia che gli USA non avrebbero invaso Cuba, né appoggiato un'invasione. La seconda proposta venne trasmessa da una radio pubblica il 27 ottobre, chiedendo il ritiro delle testate atomiche americane dalla [[Turchia]] e dall'[[Italia]]<ref name="afmag"/> ([[36ª Brigata aerea interdizione strategica]]). Poiché in quella stessa mattinata, nella capitale degli Stati Uniti, era presente [[Ettore Bernabei]], uomo di fiducia di Fanfani, già con l'incarico di consegnare al Presidente Kennedy una nota del governo italiano con la quale si accettava il ritiro dei missili dalla base italiana,<ref>{{Cita libro|autore=Paolo Cacace|titolo=L'atomica europea: I progetti della guerra fredda, il ruolo dell'Italia, le domande del futuro|editore=Fazi editore|città=Roma|anno=2004|p=94}}</ref> non è improbabile che la mediazione diplomatica sia stata abilmente concertata tra il Vaticano e [[Palazzo Chigi]].
[[File:Pope John XXIII, 1958–1963.jpg|thumb|[[Papa Giovanni XXIII]]]]
Llewellyn E. "Tommy" Thompson Jr., ex ambasciatore a [[Mosca (Russia)|Mosca]], conosceva bene Kruscěv, riuscì a convincere Kennedy a patteggiare il ritiro dei missili russi da Cuba in cambio della promessa americana di non invadere mai più Cuba come avevano tentato con lo [[Sbarco nella Baia dei Porci]].


Il 20 ottobre le opzioni al vaglio dell'EXCOMM si erano ridotte a due: un attacco aereo incentrato principalmente contro le basi missilistiche cubane o un blocco navale dell'isola per evitare l'arrivo di forniture militari. L'ipotesi di un'invasione su vasta scala fu temporaneamente accantonata mentre McNamara si dimostrò favorevole al blocco navale in quanto azione militare forte ma limitata e che avrebbe lasciato il controllo agli Stati Uniti. Tuttavia, riserve sul blocco continuarono ad essere espresse per tutta la giornata: la preoccupazione principale era che una volta che il blocco fosse entrato in vigore, i sovietici si sarebbero affrettati a completare alcuni dei missili. Di conseguenza, gli Stati Uniti potrebbero trovarsi a bombardare missili operativi se il blocco non fosse riuscito a convincere Chruščëv a rimuovere quelli già presenti sull'isola. Dopo alcune ore di discussione la maggioranza dell'EXCOMM virò verso l'ipotesi del blocco e anche lo stesso presidente ne fu convinto un quanto fosse l'unica "compatibile con i nostri principi".<ref>{{cita|Campus, 2014|p. 71}}.</ref>
La crisi raggiunse l'apice il 27 ottobre, quando un [[Lockheed U-2]] statunitense - per iniziativa di un ufficiale locale - venne abbattuto su Cuba e un altro che volava sulla [[RSFS Russa]] venne quasi intercettato. Il generale [[Thomas S. Power]], a capo del Comando Aereo Strategico USA ([[Strategic Air Command|SAC]]), mise le sue unità in stato di allerta [[DEFCON]] 2 preparandole per un'immediata azione senza consultare la Casa Bianca.


Ritenendo che il termine "blocco" potesse rappresentare un problema in quanto secondo il [[diritto internazionale]] è un atto di guerra si preferì, su suggerimento di Rusk, utilizzare il termine "quarantena". Inoltre, esperti legali del Dipartimento di Stato e del Dipartimento di Giustizia consigliarono di dare una legittimità giuridica al blocco ottenendo una risoluzione favorevole da parte dell'[[Organizzazione degli Stati americani]] (OSA) sulla base del [[Trattato di Rio]].<ref>{{cita|Allison e Zelikow, 1999|p. 119}}.</ref><ref>{{cita|Campus, 2014|pp. 71-72}}.</ref>
Allo stesso tempo, i mercantili sovietici si stavano avvicinando alla zona di quarantena; in un caso, si apprese quarant'anni dopo, su un sottomarino sovietico della loro scorta militare si valutò la possibilità di lanciare un missile con testata nucleare.<ref>{{Cita web|url=http://archiviostorico.corriere.it/2002/ottobre/15/ufficiale_russo_che_salvo_mondo_co_0_0210153848.shtml|titolo=L'ufficiale russo che salvò il mondo|sito=Corriere della sera - Archivio storico|data=15 ottobre 2002}}<br /> Un ufficiale di un sottomarino sovietico, [[Vasilij Aleksandrovič Archipov]], si rifiutò di confermare il lancio di una testata nucleare mentre era sotto attacco da una nave da battaglia americana vicino a Cuba. Per iniziare tale attacco, le procedure navali sovietiche richiedevano che il capitano e altri due ufficiali confermassero l'ordine. L'altro ufficiale in servizio e il capitano stesso approvarono il lancio, ma Arkhipov espresse un "niet" e convinse gli altri due ad attendere istruzioni da Mosca prima di procedere, si rischio di portare ad una [[escalation nucleare]] tra le due superpotenze cois portando a una [[guerra nucleare]] </ref>.


Il 21 ottobre venne trascorso in gran parte nella stesura del discorso che Kennedy si apprestava a fare alla nazione per informarla degli eventi e annunciare le azioni che da lì a poco avrebbero preso nei confronti di Cuba.<ref>{{cita|Campus, 2014|p. 73}}.</ref>
Kennedy rispose accettando pubblicamente la prima delle offerte sovietiche e inviando il fratello Robert all'ambasciata sovietica, per accettare la seconda in privato: i [[PGM-19 Jupiter|missili Jupiter]] con testata nucleare installati in Turchia ma soprattutto in Italia sarebbero stati rimossi. Le navi sovietiche tornarono indietro e il 28 ottobre Chruščëv annunciò di aver ordinato la rimozione dei missili sovietici da Cuba.


Il giorno successivo, alcune ore prima che Kennedy comparisse in televisione, l'ambasciatore statunitense a Mosca [[Foy D. Kohler]] informò Chruščëv sull'imminente blocco e sul discorso in programma per la sera stessa. Gli ambasciatori di tutto il mondo fecero lo stesso con i governi degli stati non appartenenti al blocco orientale. Delegazioni statunitensi incontrarono il [[primo ministro canadese]] [[John Diefenbaker]], il [[primo ministro britannico]] [[Harold Macmillan]], il [[cancelliere della Germania occidentale]] [[Konrad Adenauer]], il [[presidente francese]] [[Charles de Gaulle]] e il segretario generale dell'Organizzazione degli Stati americani [[José Antonio Mora]], per informarli sulle informazioni in loro possesso e risposta che intendevano intraprendere gli Stati Uniti. Tutti furono favorevoli alla posizione statunitense anche se vi furono critiche per non aver informato preventivamente i membri della [[NATO]].<ref>{{cite journal |last1=Boyle |first1=Peter G. |date=September 1996 |title=The British Government's View of the Cuban Missile Crisis |url=https://doi.org/10.1080/13619469608581403 |journal=Contemporary British History |volume=10 |issue=3 |pages=25 |doi=10.1080/13619469608581403}}</ref>
Soddisfatto dalla rimozione dei missili sovietici, il Presidente Kennedy ordinò la fine della quarantena su Cuba il 20 novembre.

Poco prima dell'inizio della diretta televisiva, Kennedy telefonò anche all'ex presidente [[Dwight Eisenhower]].<ref>{{cita|Campus, 2014|p. 73}}.</ref> La trascrizione della conversazione rivelò che i due si erano già consultati dallo scoppio della crisi. Entrambi concordarono che Chruščëv avrebbe risposto al mondo occidentale in un modo simile alla sua risposta durante la [[crisi di Suez]], e forse avrebbe finito per chiedere una scambio tra la rimozione dei missili con [[Berlino ovest]].<ref name=ovalofficetapes1>{{cite web|url=https://www.youtube.com/watch?v=RFAdinz11CM|title=JFK TALKS WITH DWIGHT EISENHOWER ABOUT THE CUBAN CRISIS (OCTOBER 22, 1962)|last=David Von Pein's JFK Channel|date=August 30, 2013|via=YouTube|access-date=September 15, 2017|archive-date=September 20, 2017|archive-url=https://web.archive.org/web/20170920194857/https://www.youtube.com/watch?v=RFAdinz11CM|url-status=live}}</ref>

Alle 19:00 EDT del 22 ottobre Kennedy pronunciò il famoso discorso televisivo nazionale trasmesso su tutte le principali reti televisive e radiofoniche in cui annunciò la scoperta dei missili. In uno dei passaggi dichiarò:<ref>{{cita|Campus, 2014|pp. 27, 76}}.</ref>

{{quote|Sarà politica di questa nazione considerare qualsiasi missile nucleare lanciato da Cuba contro qualsiasi nazione dell'emisfero occidentale come un attacco dell'Unione Sovietica agli Stati Uniti, che richiede una risposta di rappresaglia completa contro l'Unione Sovietica.}}

Inoltre descrisse le azioni pianificate dall'amministrazione:<ref>{{cita|Campus, 2014|pp. 76-78}}.</ref>

{{quote|Per fermare questo accumulo offensivo, è stata avviata una rigorosa quarantena su tutto l'equipaggiamento militare offensivo spedito a Cuba. Tutte le navi di qualsiasi tipo dirette a Cuba, da qualsiasi nazione o porto, se trovate contenere carichi di armi offensive, saranno respinte. Questa quarantena sarà estesa, se necessario, ad altri tipi di merci e vettori. In questo momento, tuttavia, non stiamo negando le necessità della vita come tentarono di fare i sovietici nel loro [[blocco di Berlino del 1948]].}}

Durante il discorso venne inviata una direttiva a tutte le forze statunitensi nel mondo ponendole sul livello di allerta [[DEFCON 3]] mentre l'[[incrociatore pesante]] ''[[USS Newport News (CA-148)|USS Newport News]]'' venne designato come [[ammiraglia]] per il blocco, con la ''[[USS Leary]]'' come scorta.<ref name="quarantine term" /> Nel 2007, l'autore del discorso di Kennedy, [[Ted Sorensen]], dichiarò che quello fu "il discorso storicamente più importante di Kennedy, in termini di impatto sul nostro pianeta".<ref name="20070422TheGuardianSorensen">{{cite news |author1=[[Ted Sorensen]] |title=Great speeches of the 20th century: The Kennedys. Ted Sorenson: JFK's inaugural address was world-changing |url=https://www.theguardian.com/theguardian/2007/apr/22/greatspeeches1 |access-date=August 15, 2021 |work=The Guardian |date=April 22, 2007 |archive-url=https://archive.today/20210815074816/https://www.theguardian.com/theguardian/2007/apr/22/greatspeeches1 |archive-date=August 15, 2021 |url-status=live }}</ref>

=== Reazioni internazionali e sovietiche ===

Appena Chruščëv seppe dell'imminente discorso di Kennedy convocò una riunione di emergenza del ''[[Presidium]]'' al [[Cremlino]]. Questa si svolse quattro ore prima che il presidente statunitese comparisse in televisione e quindi i vertici sovietici ancora non sapevano il tenore del discorso. Preoccupato che Kennedy fosse intenzionato a comunicare alla nazione la prossima invasione di Cuba, Chruščëv iniziò a valutare le possibili contro azioni e in particolare su autorizzare o meno le proprie forze sull'isola a respingere l'attacco statunitense mediate le armi nucleari tattiche in loro possesso e di cui l'esercito americano non ne conosceva con precisione l'esistenza. Dopo momenti di indecisione, il segretario generale del PCUS decise di ordinare ai militari di stanza a Cuba di difendersi con ogni mezzo ad eccezione delle armi nucleari. Quando il testo del discorso giunse a Mosca, si rese chiaro che per il momento la temuta invasione non ci sarebbe stata e quindi la riunione venne sciolta senza decidere alcuna azione di risposta alla "quarantena" di Cuba.<ref>{{cita|Campus, 2014|pp. 80-81}}.</ref>

Nelle ore e nei giorni successivi al discorso di Kennedy si susseguirono in tutto il mondo le più diverse reazioni. In [[Cina]], il [[Quotidiano del Popolo]] annunciò che "{{M|650000000}} di uomini e donne cinesi erano al fianco del popolo cubano".<ref name="brink">{{cite web |url=http://www.cubacrisis.net/angl/pages/aubordset_02.html |title=Brinkmanship |work=The Cuban Missile Crisis exhibition |publisher=The Caen Mémorial |last=Buffet |first=Cyril |author2=Touze, Vincent |access-date=May 3, 2010 |archive-url=https://web.archive.org/web/20100711144324/http://www.cubacrisis.net/angl/pages/aubordset_02.html |archive-date=July 11, 2010 |url-status=dead |df=mdy-all }}</ref> Nella Germania Ovest, i giornali sostennero la risposta degli Stati Uniti contrapponendola alla debolezza dimostrata nei mesi precedenti ma espressero anche il timore che i sovietici potessero vendicarsi su Berlino. In Francia la crisi monopolizzò la prima pagina di tutti i quotidiani. Il giorno successivo, un editoriale apparso su ''[[Le Monde]]'' esprimeva dubbi sull'autenticità delle prove fotografiche della CIA. Due giorni dopo, dopo la visita di un agente di alto rango dell'agenzia, il giornale cambiò idea. Sul numero del 29 ottobre de ''[[Le Figaro]]'', [[Raymond Aron]] si schierò a sostegno della risposta statunitense.<ref name="cubacrisis">{{cite web |url=http://www.cubacrisis.net/angl/pages/aubord_rfa11.html |title=Germany, between Cuba and Berlin |work=The Cuban Missile Crisis exhibition |publisher=The Caen Mémorial |last=Buffet |first=Cyril |author2=Touze, Vincent |access-date=May 3, 2010 |archive-url=https://web.archive.org/web/20100711174830/http://www.cubacrisis.net/angl/pages/aubord_rfa11.html |archive-date=July 11, 2010 |url-status=dead |df=mdy-all }}</ref> Il 24 ottobre, [[Papa Giovanni XXIII]] inviò un messaggio all'ambasciata sovietica a Roma indirizzato al [[Cremlino]] in cui esprimeva la sua preoccupazione per la pace. In questo messaggio affermò: "Preghiamo tutti i governi di non rimanere sordi a questo grido dell'umanità. Che facciano tutto ciò che è in loro potere per salvare la pace".<ref>{{cita|Campus, 2014|p. 93}}.</ref> Critiche alla "quarantena" vennero dai governi dei paesi comunisti del [[patto di Varsavia]], dalla [[Cina Popolare]], dalla [[Corea del Nord]], dal [[Vietnam del Nord]] e da alcuni [[paesi non allineati]]. [[Giappone]], [[Australia]] e [[Nuova Zelanda]] si dimostrarono favorevoli alla scelta di Kennedy.<ref>{{cita|Campus, 2014|p. 81}}.</ref>

Il 23 ottobre arrivò anche la notizia del benestare alla decisione statunitense da parte dell'[[Organizzazione degli Stati Americani]] con venti voti favorevoli e nessun contrario. Kennedy firmò davanti alle telecamere l'atto con cui istituiva la quarantena di Cuba a partire dal giorno successivo.<ref>{{cita|Campus, 2014|p. 81}}.</ref>

Nel frattempo giunse a Washington la risposta sovietica al discorso del presidente nella forma di una lettera privata e di un comunicato stampa, entrambi dal tenore critico ma, come fece notare l'ambasciatore statunitense a Mosca [[Foy Kohler]], che "evitavano minacce specifiche e erano moderate nel tono". In esse si annunciava l'ordine dato alle forze militari del Patto di Varsavia di alzare il livello di allerta e che avrebbero risposto con una forte rappresaglia nel caso che gli Stati Uniti avessero iniziato un conflitto. Inoltre gli statunitensi vennero accusati di "aver apertamente preso la via della grossolana violazione della Carta delle Nazioni Unite [...] delle norme internazionali della libertà di navigazione in alo mare" specificando che il materiale militare inviato a Cuba "a prescindere dalla classificazione a cui appartiene" avesse funzioni solamente difensive. Infine, la missiva si concluse ammonendo gli USA a n on compiere azioni che avrebbero potuto "portare a conseguenze catastrofiche per la pace nel mondo". La risposta di Kennedy fu immediata. Il presidente protestò con Kursciov asserendo che la responsabilità per la situazione che si era venuta a creare fosse la sua decisione di installare missili a Cuba invitandolo a dare disposizioni celeri alle sue navi affinché osservassero le disposizioni della quarantena.<ref>{{cita|Campus, 2014|p. 82}}.</ref>

Non tardarono ad arrivare anche le reazioni da Cuba dove già alcuni minuti prima del discorso di Kennedy Castro aveva ordinato il richiamo dei riservisti. Alla sera, il ''lider maximo'', comparve in televisione per circa un'ora e mezza accusando gli Stati Uniti delle aggressioni già perpetrate nei confronti di Cuba e asserendo che i cubani non fossero "sovrani a parole ma nei fatti, e in accordo alla nostra tradizione di stato sovrano, per toglierci la nostra sovranità dovranno spazzarci via dalla faccia della terra". Abilmente Castro fece passare la crisi come in confronto "tra il gigante aggressivo nordamericano e la piccola Cuba minacciata" nascondendo che in realtà il confronto fosse tra Stati Unit e Unione Sovietica e che l'isola fosse soltanto "poco più che il campo di battaglia".<ref>{{cita|Campus, 2014|pp. 85-86}}.</ref>

Il 24 ottobre, alle 11:24 EDT, un [[cablogramma]] redatto da [[George Wildman Ball]] all'Ambasciatore degli Stati Uniti in [[Turchia]] e alla [[NATO]], li informava che stavano valutando la possibilità offrire lo smantellamento dei [[missili Jupiter]] dall'[[Italia]] e dalla Turchia, in cambio del ritiro sovietico da Cuba. I funzionari turchi risposero che avrebbero "profondamente risentito" qualsiasi compromesso che avrebbe coinvolto la presenza missilistica statunitense nel loro paese. [106] Il giorno successivo il giornalista statunitense [[Walter Lippmann]] propose la stessa soluzione nel suo editoriale. Nello stesso momento, Castro raffermò il diritto di Cuba all'autodifesa e affermò che tutte le sue armi erano difensive e che Cuba non avrebbe consentito a un'ispezione.<ref>{{cita|Campus, 2014|pp. 85, 93}}.</ref>

=== Una situazione di stallo ===

Il 24 ottobre, alle ore 10.00 della mattina la quarantena entrò in vigore. Fin da subito le prime notizie che giunsero alla Casa Bianca furono che le navi dirette verso Cuba stessero tornando indietro. Tuttavia presto si venne a sapere che non tutte si erano comportate allo stesso modo: presumibilmente furono quelle che trasportavano carichi bellici a invertire la rotta mentre le altre proseguirono verso la linea di blocco. Alle 7:15 EDT del 25 ottobre, la ''[[USS Essex]]'' e la ''[[USS Gearing]]'' tentarono di intercettare la petroliera sovietica ''Bucarest'' senza riuscirci ma poiché si era abbastanza certi che non contenesse materiale militare venne lasciata passare. Alle 17:43 dello stesso giorno, al [[cacciatorpediniere]] ''[[USS Joseph P. Kennedy Jr.]]'' venne ordinato di intercettare e abbordare il mercantile libanese ''[[Marucla]]'' e questo avvenne il giorno successivo; dopo che il carico fu controllato, la nave venne liberata dal blocco.<ref>{{cita|Campus, 2014|pp. 90-91, 97-98}}.</ref>

Nonostante la volontà sovietica di non forzare la linea di quarantena, apparve sempre più chiaro ai membri dell'EXCOMM che la strategia fino a quel momento adottata non sarebbe stata sufficiente e che un intervento armato tra le due superpotenze prima o poi si sarebbe verificato. Poco prima, [[William Clements]] aveva annunciato che i sovietici stavano lavorando ancora attivamente ai missili, un rapporto successivamente confermato dalla CIA. In risposta, Kennedy emise il Security Action Memorandum 199 con il quale autorizzò il caricamento di armi nucleari sugli aerei posti sotto il comando del [[SACEUR]], che aveva il compito di effettuare i primi attacchi aerei sull'Unione Sovietica.<ref name="Goldman">{{cite web |last1=Goldman |first1=Jerry |last2=Stein |first2=Giel |title=The Cuban Missile Crisis, October 18–29, 1962 |url=http://www.hpol.org/jfk/cuban/ |work=History and Politics Out Loud |date=October 8, 1997 |archive-date=February 19, 2012 |archive-url=https://web.archive.org/web/20120219195848/http://www.hpol.org/jfk/cuban/ |url-status=live}}</ref><ref>{{cita|Campus, 2014|pp. 98-99}}.</ref>

Nel frattempo, il 24 ottobre era stato innalzato il livello di prontezza delle forze dello ''[[Strategic Air Command]]'' (SAC) a DEFCON 2, la prima e unica volta (al 2022) conosciuta. I bombardieri [[B-52]] vennero posti in [[allerta aerea]] continua e i bombardieri medi [[B-47]] vennero dispiegati in vari aeroporti militari e civili e preparati al decollo, completamente equipaggiati, con un preavviso di 15 minuti al decollo.<ref>{{cite web|url=http://www.afgsc.af.mil/news/story.asp?id=123323100|title=SAC during the 13 Days of the Cuban Missile Crisis|first=Stephanie|last=Ritter|publisher=Air Force Global Strike Command|date=October 19, 2012|url-status=dead|archive-url=https://web.archive.org/web/20130222100942/http://www.afgsc.af.mil/news/story.asp?id=123323100|archive-date=February 22, 2013|df=mdy-all}}</ref><ref>{{cita|Campus, 2014|p. 88}}.</ref> Un ottavo dei {{M|1436}} bombardieri del SAC si trovavano in allerta aerea e circa 145 [[missili balistici intercontinentali]] erano pronti ad essere lanciati, alcuni dei quali miravano a Cuba.<ref>{{cite news |last=Sowa |first=Tom |date=September 21, 2014 |title=Buried treasures |url=http://www.spokesman.com/stories/2014/sep/21/buried-treasures/ |newspaper=The Spokesman Review |location=Spokane, WA |access-date=January 26, 2017 |archive-date=February 2, 2017 |archive-url=https://web.archive.org/web/20170202044051/http://www.spokesman.com/stories/2014/sep/21/buried-treasures/ |url-status=live }}</ref>

Per il giorno successivo gli Stati Uniti avevano richiesto una riunione di emergenza del [[Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite]]. In quella sede l'ambasciatore statunitense presso le Nazioni Unite [[Adlai Stevenson]] affrontò l'ambasciatore sovietico [[Valerian Zorin]] sfidandolo ad ammettere l'esistenza dei missili quando Zorin si rifiutò di rispondere.<ref>{{cita|Campus, 2014|pp. 95-96}}.</ref>

A questo punto, la crisi era apparentemente in una situazione di stallo. I sovietici non avevano mostrato alcuna prova di voler ritirare i missili dall'isola e gli Stati Uniti si apprestavano a sferrare un'invasione e un eventuale attacco nucleare contro l'Unione Sovietica se questa avesse risposto militarmente, cosa che presumevano avrebbe fatto. Kennedy non volle mantenere segreti questi piani; con una schiera di spie cubane e sovietiche sempre presenti, Chruščëv fu rapidamente reso consapevole di questo pericolo incombente. L'implicita minaccia di attacchi aerei su Cuba seguiti dall'invasione permise agli Stati Uniti di esercitare una forte pressione sul segretario generale del PCUS spingendolo verso la ricerca di un compromesso.<ref>{{Cite book|title=The Soviet Cuban Missile Crisis|last=Mikoyan|first=Sergo|publisher=Stanford University Press|year=2012|pages=148}}</ref> Durante le ultime fasi della crisi, i messaggi del leader sovietico divennero sempre più mal formulati e ambigui facendo trasparire una certa tensione. Secondo Dean Rusk, Chruščëv iniziò a farsi prendere dal panico per le conseguenze del suo stesso piano consentendo agli Stati Uniti di dominare i negoziati.<ref>{{Cite book|title=Soviet Cuban Missile Crisis|last=Mikoyan|first=Sergo|publisher=Stanford University Press|year=2012|pages=148–155}}</ref>

=== Si aprono le prime trattative ===

Alle 13:00 EDT del 26 ottobre, [[John A. Scali]], corrispondete di [[ABC News]], pranzò con Aleksandr Fomin, il nome di copertura di [[Alexander Feklisov]] capo della sede del [[KGB]] a [[Washington]], su richiesta dello stesso Fomin. Seguendo le istruzioni del [[Politburo]] del [[PCUS]], Fomin osservò che "La guerra sembra sul punto di scoppiare". Quindi chiese al suo interlocutore di usare i suoi contatti per parlare con i suoi "amici di alto livello" al Dipartimento di Stato per vedere se gli Stati Uniti sarebbero stati interessati a una soluzione diplomatica. Suggerì, inoltre, che l'accordo avrebbe contenuto una garanzia da parte dell'Unione Sovietica di rimuovere i missili sotto la supervisione delle Nazioni Unite e che Castro avrebbe annunciato pubblicamente che non avrebbe più accettato tali armi in cambio di una dichiarazione pubblica da parte degli Stati Uniti che non avrebbero invaso Cuba.<ref name=chrono28sep26oct>{{cite web|title=Chronology 1: September 28, 1962 to October 26, 1962|url=http://www.gwu.edu/~nsarchiv/nsa/cuba_mis_cri/620928_621025%20Chronology%201.pdf|work=The Cuban Missile Crisis, 1962|publisher=The National Security Archive|access-date=April 9, 2011|archive-date=May 14, 2011|archive-url=https://web.archive.org/web/20110514035225/http://www.gwu.edu/~nsarchiv/nsa/cuba_mis_cri/620928_621025%20Chronology%201.pdf|url-status=live}}</ref>

Alle 18:00 EDT del 26 ottobre, il Dipartimento di Stato ricevette un messaggio che sembrava essere stato scritto personalmente da Chruščëv. Erano le 2:00 di sabato a Mosca. La lunga lettera impiegò diversi minuti per giungere e i traduttori impiegarono diverso tempo per tradurla e trascriverla in un contesto in cui ogni ora di ritardo poteva compromettere la situazione.<ref>{{cita|Campus, 2014|p. 99}}.</ref>

Robert Kennedy descrisse la lettera come "molto lunga ed emozionante". Chruščëv ribadì lo schema di base per l'accordo che era stato inizialmente riportato a Scali all'inizio della giornata ovvero il ritiro dei missili in cambio dell'assicurazione statunitense a non invadere Cuba. La missiva del leader sovietico suscitò reazioni contrastanti tra chi la considerava un passo verso la soluzione della crisi e chi invece continuava a suggerire l'attacco militare non fidandosi della parola di Chruščëv. Poche decine di minuti dopo giunse nello Studio Ovale Scali con la notizia dell'offerta che venne ascoltata e interpretata come una "preparazione" per l'arrivo della lettera di Chruščëv. La lettera fu quindi considerata ufficiale e accurata, anche se in seguito si è appreso che Fomin stesse quasi certamente operando di propria iniziativa senza il sostegno ufficiale.<ref>{{cita|Campus, 2014|pp. 100-102}}.</ref> Alla luce di queste novità Kennedy diede disposizioni perché la lettere venisse analizzata nel dettaglio poiché, salvo imprevisti, era intenzionato ad accettarne i termini il giorno successivo.<ref>{{cita|Campus, 2014|p. 102}}.</ref>

=== 27 ottobre ''Black Saturday'': escalation e nuova proposta di Chruščëv ===

Le aspettative positive maturate con la lettera di Chruščëv naufragarono fragorosamente soltanto poche ore dopo. Come in seguito ricorderà Ted Sorensen, sabato 27 ottobre fu la giornata più buia di tutta la crisi tanto che verrà ricordata come il ''Black Saturday''.<ref>{{cita|Campus, 2014|pp. 127-128}}.</ref> D'altronde già nelle prime ore della mattia a Robert Kenendy era arrivata un'informativa da parte dell'ufficio dell'[[FBI]] di New York che lo avvisava che alcuni funzionari sovietici stessero dando alle fiamme dei documenti come se si stessero preparando per una guerra.<ref>{{cita|Campus, 2014|p. 103}}.</ref>

Nel frattempo, [[Fidel Castro]], fortemente convinto che un'invasione dell'isola sarebbe stata imminente, aveva inviato un telegramma, oggi conosciuto come la ''Lettera di Armageddon'', al leader sovietico con il quale sembrò richiedere un attacco nucleare preventivo contro gli Stati Uniti in caso di inizio delle operazioni contro Cuba. Tra le righe si poté leggere: "Credo che l'aggressività degli imperialisti sia estremamente pericolosa e se effettivamente compissero l'atto brutale di invadere Cuba in violazione del diritto internazionale e della morale, quello sarebbe il momento di eliminare per sempre tale pericolo attraverso un atto di chiara legittima difesa, per quanto dura e terribile sarebbe la soluzione". Il tenore di tale richiesta finì per scioccare lo stesso Chruščëv come ricordò nelle sue memorie.<ref>{{cita|Campus, 2014|pp. 102-103}}.</ref>

Alle 9:00 EDT dei quel "Sabato Nero", [[Radio Mosca]] iniziò a trasmettere un nuovo messaggio di Chruščëv che contrariamente alla lettera della sera prima, proponeva uno scambio diverso e più vantaggioso per i sovietici: i missili di Cuba sarebbero stati rimossi non solo a seguito di una assicurazione sulla inviolabilità di Cuba ma anche in cambio della rimozione dei missili Jupiter dalla Turchia:

{{Quote|Sei inquieto su Cuba. Dici che questo ti inquieta perché è a novantanove miglia di mare dalla costa degli Stati Uniti d'America. Ma... hai piazzato armi missilistiche distruttive, che tu chiami offensive, in Italia e la Turchia, letteralmente accanto a noi.... Faccio quindi questa proposta: Siamo disposti a rimuovere da Cuba i mezzi che tu consideri offensivi.... I tuoi rappresentanti faranno una dichiarazione secondo cui gli Stati Uniti... . rimuoverà i suoi mezzi analoghi dalla Turchia... e successivamente, le persone incaricate dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite potrebbero verificare sul posto l'adempimento degli impegni presi.}}

Un'ora dopo l'EXCOMM si riunì per discutere la situazione giungendo alla conclusione che il cambiamento nelle trattative fosse dovuto al dibattito interno tra Chruščëv e altri funzionari del Cremlino più intransigenti.  Kennedy si rese conto che si erano trovati in una posizione difficile. I missili in Turchia non erano considerati più militarmente utili ed era già stata programmata la loro rimozione a a breve. Pertanto, osservò il presidente, "per qualsiasi uomo alle Nazioni Unite o per qualsiasi altro uomo razionale, sarebbe sembrato uno scambio molto equo". Tuttavia, per tutta la durata della crisi la Turchia si era detta contraria alla rimozione dei missili e accettare questo scambio avrebbe significato scendere alle condizioni imposte da Mosca andando contro un membro della NATO, quale era la Turchia. Tale soluzione avrebbe minato la credibilità degli Stati Uniti e messo a rischio l'Alleanza Atlantica.<ref>{{cita|Campus, 2014|pp. 105-106}}.</ref>

Alcune ore più tardi la situazione precipitò ulteriormente. Un U-2 pilotato dal maggiore dell'aeronautica [[Rudolf Anderson]], partì dalla sua posizione operativa avanzata presso la [[McCoy AFB]], in [[Florida]]. Intorno alle 12:00 EDT, il suo aereo venne colpito da un missile terra-aria [[SA-2]] lanciato da Cuba causandone lo schianto e la morte del pilota. Lo tensione tra sovietici e statunitense giunse al culmine; solo in seguito si è potuto ipotizzare che la decisione di lanciare il missile fosse stata presa localmente da un indeterminato comandante sovietico, che agì di propria iniziativa.<ref>{{cita|Campus, 2014|pp. 109}}.</ref>

La notizia dell'abbattimento giunse ai membri dell'EXCOMM durante una riunione per voce del generale [[Maxwell Taylor]]. In precedenza Kennedy aveva affermato che avrebbe ordinato un attacco contro la contraerea cubana se avesse sparato, ma decise di non agire a meno che non fosse stato effettuato un altro attacco.<ref>{{cita|Campus, 2014|pp. 109-110}}.</ref> Quarant'anni dopo, McNamara disse:

{{quote|Abbiamo dovuto inviare un U-2 per ottenere informazioni di ricognizione sull'eventuale operatività dei missili sovietici. Credevamo che se l'U-2 fosse stato abbattuto - i cubani non avevano la capacità di abbatterlo, i sovietici sì - credevamo che se fosse stato abbattuto, sarebbe stato abbattuto da un missile terra-aria sovietico - rappresentando una decisione dei sovietici per intensificare il conflitto. E quindi, prima di inviare l'U-2, abbiamo concordato che se fosse stato abbattuto non ci saremmo incontrati, avremmo semplicemente attaccato. È stato abbattuto venerdì [sabato]... Fortunatamente, abbiamo cambiato idea, abbiamo pensato "Beh, potrebbe essere stato un incidente, non attaccheremo".<ref>{{cite video |people=Robert McNamara |title=Interview included as special feature on [[Dr. Strangelove|Dr. Strangelove or: How I Learned to Stop Worrying and Love the Bomb]]| medium=DVD |publisher=Columbia Tristar Home Entertainment |year=2004 |orig-year=1964}}</ref>}}

=== Risposta statunitense ===

La situazione a Washington si era fatta molto tesa: Kennedy era propenso ad accettare l'offerta di Chruščëv di scambiare i missili cubani con quelli turchi ma molti membri dell'EXCOMM si dichiararono contrari a questa soluzione per le possibili conseguenze sull'unità della NATO. Con il progredire delle discussioni, emerse una nuova strategia proposta da Ted Sorensen, Robert Kennedy e [[Llewellyn Thompson]] che prevedeva che ignorare l'ultimo messaggio di Chruščëv e di accettare quello precedente in cui non erano stati menzionati i missili turchi. Inizialmente Kennedy si dimostrò titubante ma poi si convinse che fosse una strada percorribile. Il consigliere speciale [Sorensen e Robert Kennedy lasciarono riunione e tornarono 45 minuti dopo, con una bozza di una lettera. Il presidente apportò diverse modifiche e la fece battere a macchina.<ref>{{cita|Campus, 2014|pp. 108, 110}}.</ref>

Su consiglio di McNamara si decise di chiedere all'[[Italia]] che fossero eliminati anche i missili Jupiter dislocati in [[Puglia]] in modo da fare pressione sulla Turchia. Già alcuni mesi primi il [[ministro della difesa]] italiano [[Giulio Andreotti]] aveva comunicato il proprio assenso alla rimozione dei missili e quindi non si intravedevano ostacoli.<ref>{{cita|Campus, 2014|pp. 108-109}}.</ref>

Terminata la riunione EXCOMM ne seguì una più ristretta nello [[Studio Ovale]]. Qui si decise che la risposta pubblica con cui veniva accettata la prima proposta di Chruščëv sarebbe stata accompagnata da un messaggio orale segreto all'ambasciatore Dobrynin in cui si sarebbe messo in chiaro che entro poche ore, se i missili a Cuba non fossero stati ritirati, sarebbe stata intrapresa un'azione militare per rimuoverli. Rusk fece aggiungere la condizione che nessuna parte dell'accordo avrebbe menzionato le basi in Turchia, ma che si sarebbe compreso che i missili sarebbero stati rimossi "volontariamente" subito dopo, entro alcuni mesi dalla fine della crisi. Il presidente acconsentì e inviò il fratello Robert a riferire tutto ciò a Dobrynin.<ref>{{cita|Campus, 2014|pp. 110-111}}.</ref>

Agli statunitensi fu ben chiaro che ignorare la seconda offerta e tornare alla prima avrebbe messo Chruščëv in una posizione difficile da accettare. I preparativi militari proseguirono e tutto il personale dell'aeronautica militare in servizio attivo venne richiamato alle proprie basi per un'eventuale azione. Robert Kennedy in seguito ricordò il suo stato d'animo: "Non avevamo abbandonato ogni speranza, ma quella speranza che c'era ora dipendeva dalla revisione del suo corso da parte di Chruščëv nelle successive ore. Era una speranza, non un'aspettativa. L'aspettativa era quella di un confronto militare entro martedì (30 ottobre), e possibilmente anche domani (29 ottobre) ...".<ref>{{cita|Campus, 2014|p. 111}}.</ref><ref name=":0">{{Cite web|url=http://www.nuclearfiles.org/menu/key-issues/nuclear-weapons/history/cold-war/cuban-missile-crisis/timeline_print.htm|title=Nuclear Files: Key Issues: Nuclear Weapons: Cold War: Cuban Missile Crisis: Timeline|website=www.nuclearfiles.org|access-date=February 6, 2018|archive-url=https://web.archive.org/web/20171223020900/http://www.nuclearfiles.org/menu/key-issues/nuclear-weapons/history/cold-war/cuban-missile-crisis/timeline_print.htm|archive-date=December 23, 2017|url-status=dead|df=mdy-all}}</ref>

Alle 12:12 EDT gli Stati Uniti informarono i propri alleati della NATO che "la situazione si sta accorciando... l'emisfero occidentale a intraprendere qualsiasi azione militare possa essere necessaria". Nel frattempo la CIA aveva riferito che tutti i missili a Cuba erano pronti per l'azione. Alle 20:05 EDT la risposta per Chruščëv venne inviata direttamente alla stampa per garantire che il destinatario ne venisse a conoscenza senza ritardi. Un'ora dopo l'EXCOMM si riunì di nuovo per rivedere le azioni per i giorni successivi. Vennero elaborati piani per attacchi aerei sui siti missilistici cubani e altri obiettivi economici, in particolare quelli per lo stoccaggio del petrolio. McNamara affermò che dovevano "avere due cose pronte: un governo per Cuba, perché ne avremo bisogno; e in secondo luogo, i piani su come rispondere all'Unione Sovietica in Europa, perché sicuramente faranno qualcosa lì".<ref>{{cite web|url=http://nsarchive.gwu.edu/nsa/cuba_mis_cri/audio.htm|title=The Cuban Missile Crisis, 1962: Audio Clips|first=Michael|last=Evans|access-date=March 16, 2016|archive-date=March 30, 2016|archive-url=https://web.archive.org/web/20160330233206/http://nsarchive.gwu.edu/nsa/cuba_mis_cri/audio.htm|url-status=live}}</ref><ref>{{cita|Campus, 2014|p. 111}}.</ref>

=== Lancio nucleare scongiurato ===

Più tardi nello stesso giorno, quello che la Casa Bianca chiamò in seguito "sabato nero", la Marina degli Stati Uniti sganciò una serie di [[bomba di profondità|bombe di profondità]] di "segnalazione" nei riguardi di un [[sottomarino]] sovietico ([[Soviet submarine B-59|B-59]]) nei pressi della linea di quarantena, ignorando che questo fosse disponesse di un [[siluro]] armato con una [[testata nucleare]] e con ordini che ne avrebbero consentito il lancio se questo fosse stato attaccato. Poiché il sottomarino si trovava troppo in profondità per monitorare qualsiasi traffico radio, il capitano del B-59, Valentin Grigoryevich Savitsky, ritenne che una guerra potesse essere già essere iniziata e volle lanciare il siluro. La decisione normalmente avrebbe richiesto solo l'accordo dei due ufficiali in comando a bordo, il Capitano e l'[[Ufficiale Politico]]. Tuttavia, il comandante della flottiglia di sottomarini, [[Vasily Arkhipov]], si trovava in quel momento a bordo del B-59 e quindi era necessario anche il suo assenso. Arkhipov si oppose e così il lancio nucleare venne scongiurato per poco.<ref>{{cita|Campus, 2014|pp. 112-114}}.</ref>

Lo stesso giorno un aereo spia U-2 sorvolò senza autorizzazione per novanta minuti la costa orientale dell'Unione Sovietica. I sovietici risposero facendo decollare i caccia MiG dall'[[isola di Wrangel]]; a loro volta, gli americani mandarono i loro caccia [[F-102]] armati di missili aria-aria nucleari sul [[Mare di Bering]].<ref>{{cite web|url=http://history.sandiego.edu/gen/filmnotes/thirteendays4.html|title=The Thirteen Days, October&nbsp;16–28, 1962 |last=Schoenherr|first=Steven |date=April 10, 2006|access-date=May 3, 2010|archive-url = https://web.archive.org/web/20080515075927/http://history.sandiego.edu/gen/filmnotes/thirteendays4.html |archive-date = May 15, 2008|url-status=dead}}</ref><ref>{{cita|Campus, 2014|pp. 106-107}}.</ref>

=== 28 ottobre: la crisi risolve ===

Kursciov si trovava presso la sua Dacia di [[Nogo-Pgaryevo]] quando ricevette le notizie che giungevano da Washinton. La proposta statunitense gli fu chiara: pubblicamente avrebbero accettato la sua prima lettera assicurando di non invadere cuba mentre, segretamente, avrebbero anche da lì a qualche mese smantellato i missili in Turchia. In cambio, l'Unione Sovietica doveva ritirare i propri missili sa Cuba altrimenti entro 24-48 ore sarebbero stati gli statunitensi a rimuoverli ''[[manu militari]]'' come Robert Kennedy aveva annunciato all'ambasciatore Dobrynin. D'altro canto c'era la minacciosa lettere di Castro che lo invitava a sferrare lui per primo l'attacco nucleare e la notizia dell'abbattimento non voluto dell'U-2 che sicuramente aveva dato voce in capitolo a chi, tra i vertici degli Stati Uniti, voleva l'azione militare. A fronte di tutto ciò Chruščëv fu consapevole di essere vicino a perdere il controllo della situazione.<ref>{{cita|Campus, 2014|pp. 114-115}}.</ref>

Sentendo che non c'era più tempo, arrivò anche la notizia di un imminente nuovo discorso di Kennedy alla nazione poi rivelatosi non vera, Kursciov decise di accettare la proposta statunitese facendola trasmettere immediatamente da Radio Mosca. Questo avvenne alle 9:00 del 28 ottobre ora di Washington. Chruščëv dichiarò che "il governo sovietico, oltre alle istruzioni precedentemente impartite sulla cessazione di ulteriori lavori nei cantieri per le armi, ha emesso un nuovo ordine sullo smantellamento delle armi che lei descrive come "offensive" e il loro imballaggio e ritorno in Unione Sovietica".<ref>{{cita|Campus, 2014|pp. 115-116}}.</ref><ref>{{cita|Smith, 2000|pp. 64-65}}.</ref>

Kennedy rispose immediatamente al leader sovietico rilasciando una dichiarazione con cui definì il messaggio del leader sovietico come una "decisione di un grande statista" e "un contributo importante e costruttivo alla pace".<ref>{{cita|Campus, 2014|p. 117}}.</ref> Proseguì poi con una lettera solenne:

{{quote|Considero la mia lettera a voi del 27 ottobre e la vostra risposta di oggi come impegni fermi da parte di entrambi i nostri governi che dovrebbero essere prontamente eseguiti... Gli Stati Uniti rilasceranno una dichiarazione nel quadro del Consiglio di Sicurezza in riferimento a Cuba come segue: dichiarerà che gli Stati Uniti d'America rispetteranno l'inviolabilità dei confini cubani, la sua sovranità, che si impegneranno a non interferire negli affari interni, a non intromettersi e a non permettere che il nostro territorio sia utilizzato come testa di ponte per l'invasione di Cuba, e fermerà coloro che intendono condurre un'aggressione contro Cuba, sia dal territorio degli Stati Uniti che dal territorio di altri paesi vicini a Cuba.<ref>{{cita|Campus, 2014|p. 117}}.</ref><ref name=AFPCD1962pp443-446 /><ref name=Faria>{{cite book|last=Faria |first=Miguel A.|title=Cuba in Revolution: Escape from a Lost Paradise|year=2002 |publisher=Hacienda Pub|location=Macon, GA| isbn=978-0-9641077-3-1|page=103}}</ref>}}

== Dopo la crisi ==

Il blocco di Cuba non venne tolto immediatamente; nei giorni successivi, ricognizioni aeree dimostrarono che i sovietici stavano compiendo progressi nella rimozione dei sistemi missilistici. I 42 missili e il loro equipaggiamento di supporto furono caricati su otto navi sovietiche. Il 2 novembre 1962, Kennedy si rivolse agli Stati Uniti per mezzo di trasmissioni radiofoniche e televisive informando la popolazione circa il processo di smantellamento delle basi missilistiche sovietiche a Cuba.<ref>{{cite web |url=http://www.jfklibrary.org/Asset-Viewer/Archives/JFKPOF-041-023.aspx |title=Radio and television remarks on dismantling of Soviet missile bases in Cuba, 2 November 1962 |publisher=John F. Kennedy Presidential Library and Museum |access-date=December 13, 2014 |archive-date=December 14, 2014 |archive-url=https://web.archive.org/web/20141214023101/http://www.jfklibrary.org/Asset-Viewer/Archives/JFKPOF-041-023.aspx |url-status=live }}</ref>

Sebbene l'amministrazione Kennedy pensasse che la crisi dei missili cubani fosse risolta, alcuni missili tattici nucleari rimasero a Cuba poiché non facevano parte delle intese Kennedy-Chruščëv e gli statunitensi non ne erano a conoscenza. I sovietici tuttavia cambiarono idea, temendo possibili future azioni da parte di militanti cubani, e il 22 novembre 1962 il vice presidente sovietico [[Anastas Mikoyan]] comunicò a Castro che anche i missili tattici sarebbero stati rimossi.<ref name="gwu"/>

La crisi dei missili cubani venne risolta in gran parte grazie all'accordo segreto tra John Kennedy e Nikita Chruščëv. Al tempo solo 9 funzionari statunitensi ne erano a conoscenze e venne riconosciuto ufficialmente per la prima volta in una conferenza a Mosca soltanto nel gennaio 1989 dall'ambasciatore sovietico Dobrynin e dal consigliere Theodore Sorensen.<ref>{{cite web |author1=William Burr |author2=Leopoldo Nuti |title=The Jupiter Missiles and the Endgame of the Cuban Missile Crisis: A Matter of “Great Secrecy” - Part I: Demarches to Italy and Turkey and Their Reactions |url=https://www.wilsoncenter.org/blog-post/jupiter-missiles-and-endgame-cuban-missile-crisis-matter-great-secrecy |website=wilsoncenter.org |publisher=Woodrow Wilson International Center for Scholars |access-date=May 20, 2023 |archive-url=https://web.archive.org/web/20230520062820/https://www.wilsoncenter.org/blog-post/jupiter-missiles-and-endgame-cuban-missile-crisis-matter-great-secrecy |archive-date=May 20, 2023|date=February 16, 2023}}</ref><ref>{{cite web |author1=William Burr |author2=Leopoldo Nuti |title=The Jupiter Missiles and the Endgame of the Cuban Missile Crisis, 60 Years Ago - Part I: U.S. Demarches to Italy and Turkey and Their Reactions |url=https://nsarchive.gwu.edu/briefing-book/cuban-missile-crisis-nuclear-vault/2023-02-16/jupiter-missiles-and-endgame-cuban |website=nsarchive.gwu.edu |publisher=The [[National Security Archive]] at [[George Washington University]] |access-date=May 20, 2023 |archive-url=https://web.archive.org/web/20230520071706/https://nsarchive.gwu.edu/briefing-book/cuban-missile-crisis-nuclear-vault/2023-02-16/jupiter-missiles-and-endgame-cuban |archive-date=May 20, 2023 |date=February 16, 2023}}</ref> La rimozione dei missili Jupiter dall'Italia e dalla Turchia iniziò il 1 aprile del 1963 e fu completata entro il 24 aprile successivo. I piani iniziali furono quelli di riutilizzare i missili per altri programmi, ma né la [[NASA]] né l'[[USAF]] furono interessate. Pertanto i missili vennero distrutti sul posto mentre le testate, i sistemi di guida e le attrezzature di lancio vennero riportate negli Stati Uniti. Le operazioni di smantellamento furono denominate ''Pot Pie I'' per l'Italia e ''Pot Pie II'' per la Turchia.<ref name="20230216WilsonCenterPotPie2" /><ref name="20230420NationalSecurityArchivePotPie2" /><ref>{{cite book |last=Schlesinger |first=Arthur |title=Robert Kennedy and his times |url=https://books.google.com/books?id=0xqrU5lnD7AC&q=robert+kennedy+ambassador++cuban+missile&pg=PA528 |access-date=July 2, 2009 |year=2002 |publisher=Houghton Mifflin Harcourt |isbn=978-0-618-21928-5 |page=1088 |archive-date=July 27, 2020 |archive-url=https://web.archive.org/web/20200727181306/https://books.google.com/books?id=0xqrU5lnD7AC&pg=PA528&dq=robert+kennedy+ambassador++cuban+missile |url-status=live }}</ref>

Poiché il ritiro dei missili Jupiter dalle basi NATO in Italia e in Turchia non erano stati resi pubblici all'epoca, sembrò che Kennedy avesse vinto il confronto tra le superpotenze e che Chruščëv fosse stato umiliato. In realtà entrambi fecero ogni passo necessario per evitare un conflitto pieno, nonostante le pressioni dei rispettivi governi che spingevano verso soluzioni più drastiche. Chruščëv mantenne il potere in Unione Sovietica per altri due anni per poi essere destituito forse anche in parte a causa dei fatti inerenti alla crisi cubana.<ref>{{cita|Gaddis, 2005|pp. 119-120}}.</ref><ref>{{cita|Campus, 2014|pp. 121, 125-126}}.</ref>  Come conseguenza diretta della crisi, gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica stabilirono una linea di comunicazione diretta, la "[[linea rossa]]", per facilitare le comunicazioni tra le due massime cariche in caso che si fosse ripetuta una crisi simile.<ref>{{cita|Campus, 2014|pp. 127-128}}.</ref><ref name=Sabbatucci429/>


== Conseguenze ==
== Conseguenze ==


=== Cuba ===
{{Senza fonte|La crisi per i sovietici fu una vittoria tattica, ma una sconfitta strategica. Vennero visti indietreggiare e il tentativo di ottenere la parità strategica fallì, per la rabbia dei comandanti militari sovietici. La caduta dal potere di Chruščëv, pochi anni più tardi, può essere parzialmente collegata all'imbarazzo del [[Politburo del Comitato Centrale del PCUS|Politburo]], dovuto sia al passo indietro compiuto da Chruščëv davanti agli americani, sia anche alla sua decisione di installare i missili a Cuba in primo luogo.}}

Cuba percepì la fine della crisi come un tradimento da parte dei sovietici poiché le decisioni su come risolverla vennero prese esclusivamente da Kennedy e Chruščëv. Castro fu particolarmente contrariato dal fatto che alcune questioni di fondamentale interesse per il suo paese, come lo status della [[base navale statunitense a Guantánamo]], non fossero state affrontate. Ciò causò un deterioramento delle relazioni cubano-sovietiche per gli anni a venire.

Anche secondo lo storico [[Arthur Schlesinger]] Castro si arrabbiò più con Chruščëv che con Kennedy quando seppe della rimozione dei missili poiché non era stato consultato.

Poche settimane dopo la crisi, durante un'intervista rilasciata al quotidiano comunista britannico ''[[The Daily Worker]]'', Che Guevara si dimostrò ancora furioso per il presunto tradimento sovietico e disse al corrispondente Sam Russell che, se i missili fossero stati sotto il controllo cubano, li avrebbero lanciati.<ref name="Anderson 1997 p 545">[[#refAnderson1997|Anderson 1997]], p. 545.</ref> Successivamente, Guevara ribadì che la causa della liberazione socialista contro l'"aggressione imperialista" globale valeva la possibilità di "milioni di vittime della guerra atomica".<ref>[[#refGuevaraDeutschmann1997|Guevara 1997]], p 304</ref> La crisi dei missili convinse ulteriormente i leader rivoluzionario che le due superpotenze mondiali (Stati Uniti e Unione Sovietica) usassero Cuba come una pedina nelle proprie strategie globali. In seguito, mosse accuse ai sovietici quasi con la stessa frequenza con cui le muoveva agli statunitense.<ref>[[#refKellner1989|Kellner 1989]], p. 73.</ref>

=== Unione Sovietica ===

La consapevolezza di quanto il mondo fosse stato vicino alla guerra termonucleare spinse Chruščëv a proporre un allentamento delle tensioni con gli Stati Uniti. [187] In una lettera inviata al presidente Kennedy e datata 30 ottobre 1962, il leader sovietico delineò una serie di audaci iniziative per prevenire la possibilità di un'ulteriore crisi nucleare, inclusa la proposta di un trattato di non aggressione tra la [[NATO]] il [[Patto di Varsavia]] o addirittura lo scioglimento di questi blocchi militari. Altre proposte furono quelle di un trattato per cessare tutti i test sulle armi nucleari e persino l'eliminazione degli arsenali nucleari e la risoluzione della questione della divisione della Germania con l'accettazione definitiva della situazione di fatto. La lettera invitava il presidente statunitense a formulare controproposte e svolgere successivi valutazioni attraverso negoziati pacifici. Chruščëv invitò [[Norman Cousins]]​​, editore di un importante periodico statunitense e [[Movimento anti-nucleare|attivista contro le armi nucleari]], a fungere da collegamento con il presidente Kennedy; Cousins ​​​​incontrò Chruščëv per quattro ore nel dicembre 1962.<ref>Stone, Oliver and Peter Kuznick, "The Untold History of the United States" (Gallery Books, 2012), page 313-14, ''citing'' Message from Chairman Khrushchev to President Kennedy, October 30, 1962, in ''Foreign Relations of the United States, 1961–1963'', vol. 11, (Washington, DC, US Government Printing Office, 1997), pages 309–317</ref>

La risposta di Kennedy fu tiepida ma poi confidò a Cousins ​​che la sua reticenza era in gran parte causata delle pressioni degli ambienti più intransigenti nell'apparato di sicurezza nazionale statunitense. Tuttavia, poco dopo, Stati Uniti e Unione Sovietica raggiunsero un accordo che portò al "[[Trattato sulla messa al bando parziale degli esperimenti nucleari]]" che vietava i test atomici in atmosfera. [189]

Il compromesso che aveva messo fine alla crisi dei missile aveva creato imbarazzo a Chruščëv e all'Unione Sovietica poiché sembravano usciti sconfitti in quanto il ritiro dei missili statunitensi dall'Italia e dalla Turchia rimaneva un accordo segreto. Chruščëv aveva accettato la proposta statunitense perché certo che la situazione stesse ad entrambi sfuggendo di mano, ma la percezione comune fu quella che i sovietici si stessero ritirando dalle circostanze a cui essi stessi avevano dato inizio.

La caduta dal potere di Chruščëv due anni dopo fu molto probabilmente in parte dovuta a tutto questo. Secondo l'ambasciatore sovietico a Washington [[Anatolij Dobrynin]], il ''[[Politburo]]'' interpretò l'esito della crisi cubana come "un colpo al prestigio sovietico al limite dell'umiliazione".<ref name="auto"/>

=== Stati Uniti ===

Lo stato di allerta [[DEFCON]] 3 delle [[forze armate statunitensi]] in tutto il mondo venne riportato a DEFCON 4 il 20 novembre 1962. Il generale [[Curtis LeMay]] disse al presidente che la risoluzione della crisi è stata la "più grande sconfitta della nostra storia" sebbene la sua posizione fosse condivisa da pochi. LeMay era stato da subito un convinto sostenitore dell'invasione e lo fu anche dopo il ritiro dei missili da parte dei sovietici.<ref>{{cita|Campus, 2014|pp. 121-122}}.</ref>

In molti hanno sottolineato di come la crisi cubana finì per influenzare fortemente le successive decisioni della politica statunitense anche nei successori di Kennedy. A tal proposito [[Lorraine Bayard de Volo]] evidenziò di come le scelte di Kennedy durante la crisi serviranno come "pietra di paragone della durezza con cui vengono misurati i presidenti".<ref>{{cite journal|url=https://doi.org/10.1093/ia/iiac121 |author=Lorraine Bayard de Volo|title= Masculinity and the Cuban Missile Crisis: gender as pre-emptive deterren|journal= International Affairs|volume= 98|issue= 4|date= July 5, 2022|<!-- pages=1211–1229 | -->page=1227}}</ref> Allo stesso modo gli scrittori [[Seymour Melman]] e [[Seymour Hersh]] hanno concluso che l'esito della crisi avesse incoraggiato l'uso dei mezzi militari da parte degli Stati Uniti nelle decisioni di politica estera, spesso con esiti controproducenti o addirittura catastrofici, come avvenne nel caso dell'escalation nella [[guerra del Vietnam]] tre anni dopo i fatti di Cuba durante la presidenza di [[Lyndon Johnson]].<ref>{{cite book|first=Seymour|last=Hersh |title=The Dark Side of Camelot |year=1978|author-link=Seymour Hersh}}</ref><ref>{{cite book |first=Seymour |last=Melman |title=The Demilitarized Society: Disarmament and Conversion |url=https://archive.org/details/demilitarizedsoc0000melm |url-access=registration |publisher=Harvest House |year=1988|author-link=Seymour Melman |location=Montreal}}</ref>

== Rivelazioni successive ==

== Nella cultura popolare e nei media ==

Negli Stati Uniti i [[mass media]], e in particolare la televisioni, hanno spesso fatto riferimento agli eventi della crisi cubana sia in forma fittizia che documentaria.<ref>{{cite book|first=Priscilla|last=Roberts|title=Cuban Missile Crisis: The Essential Reference Guide|url=https://books.google.com/books?id=3-WoO0V6rRMC&pg=PA267|year=2012|publisher=ABC-CLIO|page=267|isbn=9781610690669|access-date=October 26, 2015|archive-date=April 24, 2016|archive-url=https://web.archive.org/web/20160424204723/https://books.google.com/books?id=3-WoO0V6rRMC&pg=PA267|url-status=live}}</ref> Lo scrittore Jim Willis ha incluso la crisi come uno dei 100 "momenti mediatici che hanno cambiato l'America".<ref>{{cite book|first=Jim|last=Willis|title=100 Media Moments that Changed America|year=2010|publisher=ABC-CLIO|pages=97–99}}</ref> Lo storico dell'[[università di Harvard]] Sheldon Stern ha sottolineato di come mezzo secolo dopo vi siano ancora molte "idee sbagliate, mezze verità e vere e proprie bugie" che hanno plasmato le versioni mediatiche di ciò che è accaduto alla Casa Bianca durante quelle due settimane critiche.<ref>{{cite book|first=Sheldon|last=Stern|title=The Cuban Missile Crisis in American Memory: Myths versus Reality|year=2012|publisher=Stanford University Press|page=viii}}</ref>

Secondo lo storico della Guerra Fredda Andrei Kozovoi, i mezzi di comunicazione sovietici si dimostrarono alquanto disorganizzati nel raccontare gli eventi poiché non furono in grado di generare una storia coerente per il pubblico in quanto non vi erano molte contraddizioni tra la retorica pacifista sovietica che enfatizzava gli orrori della guerra nucleare e la necessità di preparare il popolo alla guerra di aggressione contro gli Stati Uniti. Inoltre, per la propaganda fu difficile non mettere in correlazione la destituzione di Krusciov pochi anni dopo con la negazione di una sconfitta politica.<ref>{{cite journal|first=Andrei|last=Kozovoi|s2cid=57567035|title=Dissonant Voices|journal=Journal of Cold War Studies|year=2014|volume=16|issue=3|pages=29–61|doi=10.1162/JCWS_a_00470}}</ref>

Negli Stati Uniti [[Robert Kennedy]] scrisse un libro di memorie sugli eventi, pubblicato postumo nel 1969, che successivamente diverrà la base per numerosi film e documentari.<ref>Haruya Anami, "'Thirteen Days' Thirty Years After: Robert Kennedy and the Cuban Missile Crisis Revisited," ''Journal of American & Canadian Studies'' (1994) Issue 12, pp 69–88.</ref> La crisi di Cuba venne ampiamente descritta nel 1974 in [[docudrama]] televisivo ''The Missiles of October''<ref>Albert Auster, "The Missiles of October: A Case Study of Television Docudrama and Modern Memory." ''Journal of Popular Film and Television'' 17.4 (1990): 164–172.</ref> e nel documentario ''[[The Fog of War - La guerra secondo Robert McNamara|The Fog of War]]'' del 2003 che si aggiudicò anche l'[[Oscar al miglior documentario]] l'anno successivo.

La crisi è spesso apparsa anche al cinema. Il film del 1969 ''[[Topaz]]'' diretto da [[Alfred Hitchcock]] è ambientato durante il periodo precedete precedente agli eventi,<ref>Michael Walker, "'Topaz' and Cold War Politics." ''Hitchcock Annual'' 13 (2004): 127–153.</ref> mentre ''[[Matinee (film)|Matinee]]'' del 1993 racconta di come un regista indipendente decide di cogliere l'opportunità data dalla crisi per debuttare con un film a tema atomico.<ref>Ronald Briley, "Reel history and the cold war." ''OAH Magazine of History'' 8.2 (1994): 19–22.</ref> Nel 2000 è uscito nelle sale ''[[Thirteen Days]]'', un film diretto da [[Roger Donaldson]] incentrato sulla prospettiva dei dirigenti politici statunitensi basandosi sulle trascrizioni dei dialoghi delle varie riunioni che si sono susseguite in quei giorni.<ref>Aoki Inoue, Cristina Yumie, and Matthew Krain. "One World, Two Classrooms, 'Thirteen Days': Film as an Active-teaching and Learning Tool in Cross-national Perspective." ''Journal of Political Science Education'' 10.4 (2014): 424–442.</ref> ''[[L'ombra delle spie]]'' è un fil del 2020 che racconta la "storia vera dell'uomo d'affari britannico [[Greville Wynne]] che insieme alla sua fonte russa, [[Oleg Penkovsky]], fornì all'[[MI6]] informazioni cruciali che misero fine alla crisi".<ref name="Announcement">{{cite web|last1=Wiseman|first1=Andreas|title=Benedict Cumberbatch To Star As Cold War Spy Greville Wynne In FilmNation Thriller 'Ironbark' — Hot Cannes Pic|url=https://deadline.com/2018/05/benedict-cumberbatch-to-star-as-cold-war-spy-greville-wynne-in-filmnation-thriller-ironbark-hot-cannes-pic-1202381812/|website=[[Deadline Hollywood]]|access-date=May 3, 2018|date=May 3, 2018}}</ref>

== Note ==
<references/>


== Bibliografia ==
Anche i comandanti militari statunitensi non furono contenti del risultato. [[Curtis LeMay]] disse al presidente che fu "la più grande sconfitta della nostra storia" e che avrebbero dovuto invadere Cuba quello stesso giorno. Alcuni dei sostenitori della tesi secondo cui il presidente Kennedy, [[Assassinio di John Fitzgerald Kennedy|assassinato]] a [[Dallas]] nel novembre dell'anno successivo, fu vittima di un complotto sostengono, pur in assenza di prove in tal senso, che il contrasto con i vertici militari emerso in occasione della crisi dei missili e proseguito in occasione della gestione della [[guerra del Vietnam]] da poco incominciata, ne fu una delle cause, e che in un certo senso l'assassinio di Kennedy fu un [[colpo di Stato]] mascherato.<ref>{{Cita web|url=http://www.siporcuba.it/cnstken.htm|titolo=A 45 anni dall'assassinio di John F. Kennedy. La CIA nostra|sito=Cuba News|autore=Gabriel Molina}}</ref>


* {{Cita libro|autore=Graham Allison|autore2=Philip Zelikow|titolo=Essence of Decision: Explaining the Cuban Missile Crisis|url=https://archive.org/details/essenceofdecisio00alli_0|anno=1999|editore=Addison Wesley Longman|città=New York|isbn=0-321-01349-2|p=[https://archive.org/details/essenceofdecisio00alli_0/page/92 92]|cid=Allison e Zelikow, 1999|lingua=en}}
Decenni dopo si apprese che Cuba aveva missili nucleari tattici disponibili,<ref>{{Cita web|lingua=en|url=https://www.armscontrol.org/act/2002_11/cubanmissile.asp|titolo=The Cuban Missile Crisis|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20040218031020/http://www.armscontrol.org/act/2002_11/cubanmissile.asp|sito=Arms Control Association}}</ref> anche se il generale [[Anatolij Ivanovič Gribkov|Anatolij Gribkov]], parte dello staff sovietico responsabile dell'operazione, dichiarò che al locale comandante sovietico, generale Issa Pliev, era proibito usarli anche se gli USA avessero messo in piedi una invasione su larga scala di Cuba.<ref>{{Cita web|lingua=en|url=http://www2.gwu.edu/~nsarchiv/nsa/cuba_mis_cri/dobbs/warheads.htm|titolo=One Minute To Midnight - Kennedy, Khrushchev and Castro on the Brink of Nuclear War|autore=Michael Dobbs|data=18 giugno 2008}}</ref>


== Note ==
== Note ==

Versione delle 11:57, 26 giu 2023

Crisi dei missili di Cuba
parte della guerra fredda
Carta strategica con indicazione del raggio d'azione potenziale dei missili sovietici a Cuba
Data14 - 28 ottobre 1962
LuogoCuba
CausaInstallazione da parte dell'Unione Sovietica di missili MRBM e IRBM a Cuba, e scoperta dell'allestimento delle basi da parte di aerei Lockheed U-2 degli Stati Uniti.
EsitoCrisi risolta dopo trattative, scongiurando il pericolo di guerra nucleare tra le due superpotenze
Modifiche territorialiRitiro dei missili sovietici da Cuba
Ritiro dei missili statunitensi dalla Turchia, dall'Italia e dal Regno Unito
Promessa statunitense di non invadere l'isola
Schieramenti
Bandiera degli Stati Uniti Stati Uniti
Bandiera della Turchia Turchia
Bandiera dell'Italia Italia
Bandiera del Regno Unito Regno Unito

Supporto da:

Bandiera della NATO NATO (eccetto Francia)
Bandiera dell'Unione Sovietica Unione Sovietica
Bandiera di Cuba Cuba

Supporto da:

Patto di Varsavia (eccetto Albania e Romania[1])
Comandanti
Perdite
1 aereo spia distrutto
1 morto
nessuno
Voci di crisi presenti su Wikipedia

La crisi dei missili di Cuba, meno nota come crisi di ottobre (in spagnolo Crisis de Octubre) o crisi dei Caraibi (in russo Карибский кризис?, Karibskij krizis), fu un confronto tra gli Stati Uniti d'America e l'Unione Sovietica in merito al dispiegamento di missili balistici sovietici a Cuba in risposta a quelli statunitensi schierati in Italia[2], Turchia e Regno Unito, in vicinanza della frontiera con l'URSS.[3] L'episodio, avvenuto durante la presidenza di John Fitzgerald Kennedy è stato considerato uno dei momenti più critici della guerra fredda in cui si è arrivati più vicino a una guerra nucleare.[4]

Come reazione alla fallita invasione della Baia dei Porci del 1961 e alla presenza di missili balistici statunitensi Jupiter nelle dieci basi in Italia e nelle cinque basi in Turchia[5], il leader sovietico Nikita Chruščёv decise di accettare la richiesta di Cuba di posizionare missili nucleari sull'isola al fine di scoraggiare una possibile futura invasione. L'accordo venne raggiunto durante un incontro segreto tra Chruščёv e Fidel Castro nel luglio 1962, e la realizzazione delle strutture di lancio dei missili venne avviata poco più tardi.

Anche se il Cremlino aveva negato la presenza di pericolosi missili sovietici a 90 miglia dalla Florida, i sospetti vennero confermati quando un aereo spia Lockheed U-2 dell'United States Air Force produsse evidenti prove fotografiche della presenza di missili balistici a medio raggio (R-12) e intermedi (R-14). Gli Stati Uniti allestirono un blocco militare per impedire che ulteriori missili potessero giungere a Cuba, annunciando che non avrebbero consentito nuove consegne di armi offensive a Cuba e chiedendo che i missili già presenti sull'isola fossero smantellati e restituiti all'Unione Sovietica.

Dopo un lungo periodo di stretti negoziati venne raggiunto un accordo tra il presidente statunitense John F. Kennedy e il presidente sovietico Nikita Chruščёv. Pubblicamente, i sovietici avrebbero smantellato le loro armi offensive a Cuba e le avrebbero riportate in patria, sotto verifica da parte delle Nazioni Unite e in cambio di una dichiarazione pubblica da parte statunitense di non tentare di invadere nuovamente Cuba. In segreto, gli Stati Uniti avrebbero anche acconsentito a smantellare tutti i PGM-19 Jupiter, di loro fabbricazione, schierati in Italia (nelle Murge, tra Basilicata e Puglia), Turchia e Regno Unito.[6][5][7][8]

Quando tutti i missili offensivi e i bombardieri leggeri Ilyushin Il-28 vennero ritirati da Cuba, il blocco venne formalmente concluso il 21 novembre 1962. I negoziati tra gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica misero in evidenza la necessità di una rapida, chiara e diretta linea di comunicazione riservata e dedicata tra Washington e Mosca. Di conseguenza, venne realizzata la cosiddetta linea rossa Mosca-Washington. Una serie di ulteriori accordi ridusse le tensioni tra gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica per diversi anni.

Contesto

Guerra fredda

Relazioni USA-URSS

Quando Kennedy si candidò alla presidenza statunitense nel 1960, uno dei principali temi della sua campagna elettorale fu l'accusa riguardo al presunto "divario missilistico" rispetto ai sovietici. In realtà, a quel tempo gli Stati Uniti superavano l'Unione Sovietica con ampio margine, margine che sarebbe poi solamente aumentato nel tempo. Nel 1961, i sovietici potevano disporre di solo quattro missili balistici intercontinentali (ICBM) R-7 Semyorka mentre nell'ottobre dell'anno successivo ne potevano avere alcune dozzine.[9]

Gli Stati Uniti, d'altra parte, potevano contare su 170 missili balistici intercontinentali già operativi mentre l'industria bellica ne stava rapidamente costruendone di altri. Inoltre, disponevano anche di otto sottomarini di classe George Washington e Ethan Allen armati con 16 missili Polaris, ciascuno con una gittata di 4600 km e in grado di trasportare un testata nucleare. Il presidente sovietico Chruščëv contribuì a ampliare la percezione di un divario missilistico quando vantò pubblicamente che i sovietici stavano costruendo missili "come salsicce", ma il numero e le capacità missilistiche sovietiche non erano neanche lontanamente vicine alle sue affermazioni. L'Unione Sovietica disponeva di missili balistici a medio raggio in discreta quantità, circa 700, ma erano inaffidabili e imprecisi. Gli Stati Uniti avevano, inoltre, un notevole vantaggio sul numero totale di testate nucleari (27000 contro 3600) e nella tecnologia necessaria per garantire un lancio preciso. Inoltre, gli statunitensi, erano superiori anche riguardo alle capacità difensive missilistiche e sulle forze di mare e di aria; i sovietici, tuttavia, avevano un vantaggio di due a uno nelle forze di terra convenzionali, sopratutto per quanto riguardava i cannoni da campo e i carri armati, in particolare nel teatro europeo.[9][10][11][12]

D'altro canto Chruščëv si riteneva il presidente Kennedy un debole, cosa che per lui fu confermata dalla flebile risposta data durante la crisi di Berlino del 1961 e, sopratuttto, in occasione della costruzione del muro di Berlino da parte della Germania dell'Est, iniziata il 13 agosto dello stesso anno, per impedire ai suoi cittadini di emigrare in Occidente.[13]

Rapporti URSS-Cuba

Alla fine del 1961, Fidel Castro inviò all'Unione Sovietica richieste per maggiori forniture di missili antiaerei SA-2. Non avendo avuto riscontri positivi, Castro iniziò a criticare i sovietici per mancanza di "audacia rivoluzionaria" e intraprese una dialogo con la Cina per ottenere un'assistenza economica. Nel marzo 1962 arrivò ad ordinare l'espulsione di Anibal Escalante e dei suoi compagni filosovietici dal Partito Comunista di Cuba. Questa vicenda, insieme alla possibilità di un'invasione statunitense dell'isola, allarmò la leadership sovietica che in aprile decise di cambiare idea fornendo ulteriori missili SA-2 oltre a inviare un reggimento di truppe regolari.[14]

Lo storico Timothy Naftali ha affermato che l'allontanamento di Escalante è stato un fattore determinante riguardo la decisione sovietica di collocare missili nucleari a Cuba. Secondo Naftali, i responsabili della politica estera di Mosca erano preoccupati che la rottura di Castro con Escalante prefigurasse una deriva cubana verso la Cina e quindi cercarono di consolidare l'influenza sovietica attraverso la l'installazione di basi missilistiche.[15]

Rapporti USA-Cuba

Nel gennaio del 1959 il Movimento del 26 luglio guidato da Fidel Castro riuscì a scacciare dall'isola l'impopolare dittatore Fulgencio Batista che gli Stati Uniti avevano precedentemente sostenuto.[16]

Soltanto dieci mesi dopo la rivoluzione, la statunitense Central Intelligence Agency (CIA) sviluppò un piano per un'azione paramilitare contro Cuba. La CIA ha reclutato agenti sull'isola per compiere atti di terrorismo e sabotaggio, uccidere civili e causare danni economici.[17] L'amministrazione Kennedy, in carica dal 20 gennaio 1961, fu pubblicamente imbarazzata dal fallimento dell'invasione della Baia dei Porci nell'aprile 1961 che prevedeva un'azione da parte di esuli cubani addestrati dalla CIA. A tal proposito l'ex presidente Eisenhower disse a Kennedy che "il fallimento della Baia dei Porci incoraggerà i sovietici a fare qualcosa che altrimenti non farebbero". Il fallimento destò nel primo segretario sovietico Nikita Chruščëv e nei suoi consiglieri l'impressione che Kennedy fosse indeciso e "troppo giovane, intellettuale, non ben preparato per prendere decisioni in situazioni di crisi... troppo intelligente e troppo debole".[18]

In seguito alla fallimento, gli Stati Uniti intensificarono le attività di destabilizzazione del governo cubano mediante azioni segrete organizzate dalla CIA nell'ambito dell'operazione Mongoose.[19][20] Nel gennaio 1962, il generale dell'aeronautica statunitense Edward Lansdale descrisse i piani per rovesciare il governo di Castro in un rapporto top secret indirizzato a Kennedy. Agenti della CIA o "percettori" della Special Activities Division dovevano essere infiltrati in Cuba per effettuare sabotaggi e organizzare attività sovversive.[21] Nel febbraio 1962 gli Stati Uniti imposero un embargo contro Cuba[20] e Lansdale presentò un calendario top-secret di 26 pagine per l'attuazione del rovesciamento del governo cubano, confidando in operazioni di guerriglia che sarebbero dovute incominciare tra agosto e settembre. Secondo i piani, "l'inizio della rivolta e il rovesciamento del regime comunista" sarebbero avvenuti nelle prime due settimane di ottobre.[21] In ogni caso, l'amministrazione Kennedy non pianificò mia di invadere l'isola a meno che non si fosse presentata un'oggettiva minaccia. Tuttavia l'atteggiamento statunitense, come lo stesso McNamara ammise più tardi, fece pensare il contrario ai cubani.[22]

Pertanto, la campagna di destabilizzazione e la paura di un'invasione, furono fattori cruciali che portarono il governo cubano a accettare il dispiegamento di missili nucleari sovietici sul proprio territorio.[23]

Preludio

Decisione di installare i missili

Nel maggio 1962, Chruščëv pensò di contrastare il crescente vantaggio statunitense nello sviluppo e nel dispiegamento di missili strategici collocando missili a raggio intermedio a Cuba, nonostante i dubbi dell'ambasciatore sovietico all'Avana, Alexandr Ivanovich Alexeyev, che sosteneva che Castro non avrebbe accettato il dispiegamento dei missili.[24] Chruščëv si trovava ad affrontare una difficile situazione strategica in cui gli Stati Uniti avevano un vantaggio nel "primo attacco" 3 che metteva l'Unione Sovietica in un enorme svantaggio. Nel 1962, i sovietici avevano solo 20 missili balistici intercontinentali in grado di trasportare testate nucleari sul territorio statunitense partendo dall'interno dell'Unione Sovietica. Inoltre, la scarsa precisione e affidabilità dei missili sollevava seri dubbi sulla loro efficacia.[25]

Migliore era la situazione sui missili balistici a medio raggio in grado di colpire dal territorio sovietico l'Europa occidentale e gran parte dell'Alaska ma non gli Stati Uniti; Graham Allison, direttore del Belfer Center for Science and International Affairs dell'Università di Harvard, ha evidenziato di come in quegli anni "l'Unione Sovietica non poteva correggere lo squilibrio nucleare dispiegando nuovi missili balistici intercontinentali sul proprio territorio. Per far fronte alla minaccia aveva pochissime opzioni. Spostare le armi nucleari disponibili in luoghi da cui potevano raggiungere obiettivi americani era una di queste".[26]

Una seconda ragione per cui i missili sovietici furono schierati a Cuba era perché Chruščëv era intenzionato a portare Berlino Ovest, controllata da americani, britannici e francesi, all'interno della Germania orientale comunista, nell'orbita sovietica. Chruščëv riteneva che se gli Stati Uniti non avessero fatto nulla per il dispiegamento di missili a Cuba, egli avrebbe potuto anche cacciarli da Berlino usando detti missili come deterrente alle eventuali contromisure occidentali. Se gli Stati Uniti avessero cercato di negoziare con i sovietici dopo essere venuti a conoscenza dei missili, avrebbe potuto scambiare i missili con Berlino Ovest. Poiché Berlino era strategicamente più importante di Cuba, lo scambio sarebbe stato una sua vittoria.[27]

In terzo luogo, l'Unione Sovietica temeva le continue minacce degli Stati Uniti su Cuba. Una possibile caduta del governo rivoluzionario dell'isola avrebbe significato una fortissima debacle per il socialismo. Quindi, il dispiegamento dei missili avrebbe rappresentato un formidabile deterrente a qualsiasi progetto di invasione statunitense.[28]

Un altro dei principali motivi per cui Chruščëv pianificò di installare i missili su Cuba fu per "pareggiare il campo di gioco" con l'evidente minaccia nucleare americana. L'America aveva il vantaggio in quanto poteva lanciarsi dalla Turchia e distruggere l'URSS prima che avessero la possibilità di reagire. Con la collocazione di missili nucleari a Cuba, Chruščëv avrebbe stabilito la mutua distruzione assicurata, il che significava che se gli Stati Uniti avessero deciso di lanciare un attacco nucleare contro l'Unione Sovietica, quest'ultima sarebbe stata in grado di rispondere con un analogo attacco nucleare di rappresaglia sul territorio statunitense.[29]

Infine, posizionare missili nucleari su Cuba sarebbe stata una prova della determinazione dell'URSS a proteggere i paesi dell'America Latina e del Terzo Mondo che come Cuba avevano da poco abbracciato la strada comunista.[30]

Installazione dei missili

All'inizio del 1962, un gruppo di specialisti militari e missilistici sovietici accompagnò una delegazione agricola all'Avana ottenendo un incontro con presidente Fidel Castro. Il governo cubano temeva che gli Stati Uniti avrebbero nuovamente tentato di invadere Cuba e quindi si dimostrarono felici dell'idea di installare missili nucleari sull'isola. Tuttavia, un'altra fonte racconta che Castro si oppose al progetto poiché temeva che lo avrebbe fatto sembrare un burattino in mani sovietiche sebbene riconoscesse la loro funzione positiva per gli interessi dell'intero movimento socialista. ​​Inoltre, la fornitura avrebbe incluso anche armi tattiche a corto raggio (con una portata di 40 km, utilizzabili solo contro navi da guerra) che avrebbe costituito un "ombrello nucleare" contro eventuali attacchi all'isola.[31][32][33]

La definitiva scelta di installare segretamente missili nucleari strategici a Cuba venne presa a maggio congiuntamente da Chruščëv e Castro. I sovietici mantennero la segretezza scrivendo a mano i loro piani che furono poi approvati dal maresciallo dell'Unione Sovietica Rodion Malinovsky il 4 luglio successivo e dallo stesso Chruščëv tre giorni dopo..[34]

Fin dall'inizio, l'operazione ha comportato una elaborata strategia di depistaggi e negazioni. Tutta la pianificazione e la preparazione per il trasporto e il dispiegamento dei missili avvennero nella massima segretezza, con solo pochissime persone che conoscevano l'esatta natura delle operazioni. Le stesse truppe incaricate della missione ricevettero indicazioni volutamente sbagliate quando gli fu detto che sarebbero state mandate verso una regione dal clima freddo e quindi equipaggiate con scarponi da sci, indumenti pesanti e altre attrezzature invernali. Il nome in codice sovietico fu Operazione Anadyr. Il fiume Anadyr sfocia nel Mare di Bering e Anadyr è anche la capitale del distretto di Chukotskye una base di bombardieri nella regione dell'estremo oriente.[35][36]

I tecnici missilistici giunsero a luglio sotto copertura. Alla fine si raggiunse la presenza di 43000 truppe straniere.[37] Il maresciallo capo dell'artiglieria Sergei Biryuzov, capo delle forze missilistiche sovietiche, guidò una squadra di ricognizione che visitò Cuba e riferì a Chruščëv che i missili sarebbero stati nascosti e mimetizzati dalle palme.[9]

Già nell'agosto 1962, gli Stati Uniti sospettavano che i sovietici costruissero strutture missilistiche a Cuba. Durante quel mese, i servizi di intelligence raccolsero informazioni sugli avvistamenti da parte di osservatori a terra di caccia MiG-21 e bombardieri leggeri Il-28 di fabbricazione sovietica mentre gli aerei spia U-2 riscontrarono la presenza di installazioni di missili terra-aria S-75 Dvina in otto diverse località.[38] Il direttore della CIA John A. McCone si insospettì in quanto l'invio di missili antiaerei a Cuba, "aveva senso solo se Mosca intendeva usarli per difendere una base per missili balistici puntati sugli Stati Uniti". Il 10 agosto scrisse un memorandum a Kennedy in cui avvertiva della possibilità che i sovietici si stessero preparando a installare missili.[9][39] Il 30 agosto 1962 Che Guevara si recò in Unione Sovietica per firmare l'accordo finale riguardante il dispiegamento di missili a Cuba; la visita fu intensamente monitorata dalla CIA. Mentre si trovava in Unione Sovietica, Guevara esortò Chruščëv a rendere pubblico l'accordo sui missili, ma Chruščëv insistette sulla totale segretezza e giurò il sostegno dell'Unione Sovietica se gli americani avessero scoperto i missili.[40][41]

Con le importanti elezioni del Congresso previste per novembre, la crisi si intrecciò nella politica americana. Il 31 agosto, il senatore Kenneth Keating avvertì il Senato che l'Unione Sovietica stesse "con ogni probabilità" costruendo una base missilistica a Cuba accusando l'amministrazione Kennedy di restare inerte davanti a una grave minaccia per gli Stati Uniti.[42][43] Il generale dell'aeronautica statunitense Curtis LeMay presentò a Kennedy un piano di bombardamento pre-invasione a settembre mentre voli di spionaggio e schermaglie perpetrate dalle forze statunitensi alla base navale di Guantanamo Bay furono oggetto di continue denunce diplomatiche cubane al governo degli Stati Uniti.[44]

La prima partita di missili sovietici R-12 arrivò la notte dell'8 settembre, seguita da una seconda il 16 settembre. L'R-12 era un missile balistico a medio raggio, in grado di trasportare una testata termonucleare.[45]

Il 7 ottobre, il presidente cubano Osvaldo Dorticós Torrado in un discorso all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite disse: "Se... saremo attaccati, ci difenderemo. Ripeto, abbiamo mezzi sufficienti per difenderci; abbiamo infatti le nostre inevitabili armi, le armi, che avremmo preferito non acquisire e che non desideriamo impiegare".[46] Il 10 ottobre, in un altro discorso al Senato, il senatore Keating ha ribadito il suo precedente avvertimento del 31 agosto affermando che "è iniziata la costruzione di almeno una mezza dozzina di siti di lancio per missili tattici a raggio intermedio".[47]

La leadership sovietica riteneva che Kennedy, una volta venuto a conoscenza dei missili, gli avrebbe accettati come un fatto compiuto e evitato il confronto diretto.[48] L'11 settembre, l'Unione Sovietica avvertì pubblicamente che un attacco statunitense a Cuba o alle navi sovietiche che trasportavano rifornimenti all'isola avrebbe significato una risposta militare.[44] Contestualmente continuarono a gettare fumo su quello che stava accadendo a Cuba negando ripetutamente che le armi che portavano fossero di natura offensiva. Il 7 settembre, l'ambasciatore sovietico negli Stati Uniti Anatoly Dobrynin aveva assicurato l'ambasciatore degli Stati Uniti alle Nazioni Unite Adlai Stevenson che l'Unione Sovietica stesse fornendo a Cuba solo armi difensive. Sempre l'11 settembre, l'Agenzia russa di informazione telegrafica (TASS) dichiarò che l'URSS non avesse alcuna necessità o intenzione di introdurre missili nucleari offensivi a Cuba. Il 13 ottobre, Dobrynin negò ancora una volta che i sovietici intendessero installare armi offensive a Cuba. Cinque giorni più tardi, il funzionario dell'ambasciata sovietica Georgy Bolshakov portò al presidente Kennedy un messaggio personale di Chruščëv in cui rassicurava che non sarebbero state dispiegate armi offensive sull'isola di Cuba.[49][50]

Crisi

Scoperta dei missili

Il piano originale prevedeva l'installazione a Cuba di quaranta lanciatori; la popolazione dell'isola notò tempestivamente l'arrivo e il dispiegamento dei missili mentre centinaia di segnalazioni in proposito raggiunsero Miami. L'intelligence statunitense ricevette innumerevoli rapporti, molti di dubbia qualità o addirittura ridicoli, la maggior parte dei quali venne liquidata come descrizione di missili difensivi.[51][52][53]

Solo cinque rapporti preoccuparono gli analisti in quanto descrivevano grandi camion che attraversavano le città di notte trasportando oggetti cilindrici molto lunghi ricoperti da teli e che non erano in grado di compiere alcune curve senza indietreggiare e manovrare mentre si riteneva che i trasportatori di missili difensivi potessero effettuare tali curve senza eccessive difficoltà.[54]

Sin dalla fallita invasione della Baia dei Porci gli Stati Uniti avevano iniziato una fitta sorveglianza di Cuba mediante voli dell'aereo spia U-2. [68] Tuttavia questi voli vennero fermati momentaneamente a seguito di alcuni incidente: il 30 agosto un U-2 operato dallo Strategic Air Command] dell'aeronautica statunitense si trovò a sorvolare per errore l'isola di Sakhalin nell'estremo oriente sovietico mentrenove giorni dopo un altro U-2 operato da Taiwan venne abbattuto sopra la Cina occidentale a causa di un missile terra-aria SA-2 destando preoccupazione circa una sorte analoga per i voli della che avvenivano sopra Cuba.[55][56] A fronte di ciò il 10 settembre, in un incontro con i membri del Committee on Overhead Reconnaissance (COMOR), il segretario di Stato Dean Rusk e il consigliere per la sicurezza nazionale McGeorge Bundy decisero di limitare ulteriori voli dell'U-2 sullo spazio aereo cubano. La conseguente mancanza di copertura sull'isola per le successive cinque settimane divenne nota agli storici come "Photo Gap".[57] Successivi tentativi di ricorrere ai satellite spia Corona non ebbero successo a causa delle nuvole e foschia.[9]

Nel settembre 1962, gli analisti della Defense Intelligence Agency (DIA) notarono che i siti missilistici terra-aria cubani erano disposti secondo uno schema simile a quelli usati dall'Unione Sovietica per proteggere le sue basi ICBM, portando la stessa DIA a fare pressioni per la ripresa dei voli degli U-2.[58] Le missioni di ricognizione furono nuovamente autorizzate il 9 ottobre ma le cattive condizioni meteorologiche impedirono agli aerei di volare. La prima prova prova fotografica dell'installazione dei missili venne ottenuta il 14 ottobre grazie ad un volo U-2 pilotato dal maggiore Richard Heyser che scattò 928 immagini su un percorso selezionato dagli analisti della DIA, catturando le immagini di un sito di lancio per missili SS-4 in via di costruzione presso San Cristóbal, provincia di Pinar del Río (ora nella provincia di Artemisa), nella parte occidentale di Cuba.[59]

16 ottobre: Kennedy viene informato

Il 15 ottobre, il National Photographic Interpretation Center (NPIC) della CIA esaminò le fotografie scattate dell'U-2 identificando la presenza di missili balistici a medio raggio. Ciò fu possibile in parte grazie alle informazioni fornite da Oleg Vladimirovič Pen'kovskij, un agente doppiogiochista del GRU che lavora per la CIA e l'MI6. Sebbene non avesse fornito rapporti diretti sugli schieramenti missilistici sovietici a Cuba, i dettagli tecnici delle installazioni missilistici sovietiche giunte in occidente tramite lui nei mesi e negli anni precedenti alla crisi, aiutarono gli analisti dell'NPIC a identificare correttamente i missili nelle fotografie.[60]

La sera stessa la CIA informò il Dipartimento di Stato e alle 20:30 EDT il consigliere per la sicurezza nazionale McGeorge Bundy scelse di aspettare fino al mattino successivo per comunicare l'informazione al presidente John Fitzgerald Kennedy mentre il ministro alla difesa Robert McNamara venne informato introno a mezzanotte. Così, la mattina del 16 ottobre Bundy incontrò Kennedy e gli mostrò le fotografie scattate durante il volo dell'U-2 mettendolo al corrente sull'interpretazione fornita dalla CIA.[61] Convinto che questi missili potessero rappresentare una seria minaccia agli Stati Uniti, il presidente informò della situazione anche il fratello e procuratore generale Robert Kennedy e nel tardo pomeriggio dello stesso giorno convocò una riunione invitando nove membri del Consiglio di sicurezza nazionale e altri cinque consiglieri chiave creando un "organo decisionale" che successivamente prenderà il nome ufficiale di Executive Committee of the National Security Council (EXCOMM).[62] Senza informare i membri del comitato, il presidente Kennedy registrò tramite un microfono nascosto tutti i loro incontri; tali registrazioni vennero successivamente trascritte e rese pubbliche rappresentando una delle fonti più importanti per la ricostruzione della crisi.[63]

Analisi delle possibili opzioni

Dopo che furono mostrate le prove fotografiche dei lavori per l'installazione della rampe di lancio a San Cristobal la prima riunione dell'EXCOMM proseguì con la valutazione delle possibili linee d'azione. Poiché fino a poco tempo prima i servizi di intelligence avevano escluso la possibilità di un'imminente dispiegamento di missili nucleari a Cuba, gli Stati Uniti non disponevano al momento di un piano per gestire la situazione, quindi si dovettero vagliare tutte le possibilità:[64]

  • Non fare nulla: la vulnerabilità statunitense ai missili sovietici non era una novità.
  • Diplomazia: ricorrere alla pressione diplomatica per convincere l'Unione Sovietica a rimuovere i missili.
  • Approccio segreto: offrire a Castro la scelta di rompere i rapporti con i sovietici o di essere invaso.
  • Invasione: invasione completa di Cuba e rovesciamento di Castro.
  • Attacco aereo: utilizzo delle forze aeree statunitensi per attaccare tutti i siti missilistici conosciuti.
  • Blocco: utilizzo delle forze di mare degli Stati Uniti per impedire a qualsiasi missile di giungere sull'isola.

Dopo i primi dibattiti sembrò prevalere l'ipotesi di un attacco aereo sulle basi in costruzione considerata un'azione legittima.[65] Tuttavia ben presto i militari informarono l'EXCOMM della improbabilità di riuscire a distruggere tutte le basi e che agli attacchi aerei, preventivati per durare circa cinque giorni, sarebbe poi molto probabilmente necessario far seguire un'invasione di tutta l'isola comportando certamente alte perdite anche di personale sovietico. A fronte di ciò l'interrogativo si spostò sulle possibili risposte da parte di Mosca. A tal proposito McNamara mise in guardia i presenti circa possibili risposte su Berlino ma anche in qualsiasi altra parte del mondo come Iran e Corea. D'altro canto il segretario di Stato Dean Rusk paventò possibili reazioni ad un attacco da parte dei partiti comunisti dell'America Latina che potrebbero cogliere l'occasione per rovesciare alcuni governi amici. Inoltre, il rischio di azioni ostili su paesi NATO senza che questi fossero stati informati in precedenza della situazione avrebbe potuto, ragionò Rusk, mettere in seria crisi l'Alleanza Atlantica.[66]

Oltre che sulle possibili azioni, le discussioni compresero anche il reale significato di quei missili. La maggior parte dei membri dell'EXCOMM concordò che il dispiegamento a Cuba non avesse un valore strategico così determinate nell'equilibrio militare strategico strategico ma che questi avrebbero influenzato l'equilibrio politico.[67] Infatti, meno di un mese prima, Kennedy aveva promesso esplicitamente al popolo americano che "se Cuba avesse avuto la capacità di compiere azioni offensive contro gli Stati Uniti... gli Stati Uniti avrebbero agito".[68] Inoltre, la credibilità del paese tra i suoi alleati e il popolo sarebbe uscita fortemente danneggiata se l'Unione Sovietica avesse potuto dare prova di sembrare di essere in grado di correggere lo squilibrio strategico dispiegando missili a Cuba. Dopo la crisi, Kennedy spiegò che "la cosa avrebbe mutato politicamente l'equilibrio delle forze. O, per lo meno, ne avrebbe avuto l'apparenza, e le apparenze contribuiscono a formare la realtà".[69]

Il giorno seguente l'EXCOMM tornò a riunirsi e questa volta la linea dell'attacco, prima sostenuta dallo stesso Kennedy, perse vigore per via delle considerazioni sulla probabilità di escalation che questa avrebbe portato con sé. Tra i più scettici verso l'opzione militare vi fu Adlai Stevenson, già in corsa per la presidenza e in quel momento ambasciatore statunitense alle Nazioni Unite, che propose di esplorare tutte le possibilità negoziali prima di ricorrere ad un attacco su Cuba. Tuttavia, anche Stevenson, riconobbe la necessità di non piegarsi a ricatti e intimidazione da parte dei sovietici. All'opposto Dean Achenson, ex segretario di Stato durante la presidenza Truman, insisteva sulla necessità di un'immediata incursione aerea prima che i missili diventassero completamente operativi.[70]

Il 18 ottobre Kennedy incontrò, come da tempo previsto, alla Casa Bianca il ministro degli Esteri sovietico Andrei Gromyko. Durante il colloquio Gromyko ribadì che non vi fosse alcuna intenzione da parte sovietica di installare missili a Cuba e che le armi presenti fossero solo a scopo difensivo; non volendo esporre ciò che già sapeva Kennedy, dal canto suo, non rivelò di essere già a conoscenza della presenza dei missili. Gromyko, in quel momento era pienamente consapevole dell'approntamento delle rampe missilistiche, portò invece il discorso sull'imminente viaggio di Chruščëv nel Stati Uniti, previsto per il mese successivo, occasione nella quale si sarebbe tornati a parlare della situazione di Berlino Ovest chiedendo la fine dell'occupazione occidentale. Successivamente l ministro sovietico spedì a Mosca un rapporto molto ottimistico sui risultati della riunione assicurando che difficilmente gli Stati Uniti sarebbero intervenuti a Cuba.[71]

Il giorno seguente, il 19 ottobre, vi fu un'importante incontro con i Capi di stati maggiori riuniti i quali convennero all'unanimità che un attacco e un'invasione su vasta scala fossero l'unica soluzione adottabile in quanto la presenza dei missili alterava l'equilibrio strategico. Essi, inoltre, riferirono che secondo loro i sovietici non avrebbero risposto all'invasione statunitense di Cuba. Kennedy fu scettico su questa previsione asserendo che "Loro, non più di noi, possono lasciar passare queste cose senza fare qualcosa. Non possono, dopo tutte le loro dichiarazioni, permetterci di eliminare i loro missili, uccidere un sacco di russi e poi non fare nulla. Se non agiscono a Cuba, lo faranno sicuramente a Berlino". [83][72] Il generale Curtis LeMay, in particolare, rispose facendo ulteriori pressioni per un intervento armato immediato mentre il generale Maxwell Taylor ragionò sulla sicura perdita di credibilità statunitense se non avessero risposto con vigore alla situazione cubana. Kennedy però si era convinto che un attacco aereo avrebbe fornito ai sovietici "una linea chiara" per conquistare Berlino, inoltre il presidente sottolineò di come probabilmente gli alleati avrebbero ritenuto gli Stati Uniti un "cowboy dal grilletto facile" che hanno perso Berlino perché non potevano risolvere pacificamente la situazione cubana.[73]

Decisione del blocco e discorso alla nazione del 22 ottobre

Il 20 ottobre le opzioni al vaglio dell'EXCOMM si erano ridotte a due: un attacco aereo incentrato principalmente contro le basi missilistiche cubane o un blocco navale dell'isola per evitare l'arrivo di forniture militari. L'ipotesi di un'invasione su vasta scala fu temporaneamente accantonata mentre McNamara si dimostrò favorevole al blocco navale in quanto azione militare forte ma limitata e che avrebbe lasciato il controllo agli Stati Uniti. Tuttavia, riserve sul blocco continuarono ad essere espresse per tutta la giornata: la preoccupazione principale era che una volta che il blocco fosse entrato in vigore, i sovietici si sarebbero affrettati a completare alcuni dei missili. Di conseguenza, gli Stati Uniti potrebbero trovarsi a bombardare missili operativi se il blocco non fosse riuscito a convincere Chruščëv a rimuovere quelli già presenti sull'isola. Dopo alcune ore di discussione la maggioranza dell'EXCOMM virò verso l'ipotesi del blocco e anche lo stesso presidente ne fu convinto un quanto fosse l'unica "compatibile con i nostri principi".[74]

Ritenendo che il termine "blocco" potesse rappresentare un problema in quanto secondo il diritto internazionale è un atto di guerra si preferì, su suggerimento di Rusk, utilizzare il termine "quarantena". Inoltre, esperti legali del Dipartimento di Stato e del Dipartimento di Giustizia consigliarono di dare una legittimità giuridica al blocco ottenendo una risoluzione favorevole da parte dell'Organizzazione degli Stati americani (OSA) sulla base del Trattato di Rio.[75][76]

Il 21 ottobre venne trascorso in gran parte nella stesura del discorso che Kennedy si apprestava a fare alla nazione per informarla degli eventi e annunciare le azioni che da lì a poco avrebbero preso nei confronti di Cuba.[77]

Il giorno successivo, alcune ore prima che Kennedy comparisse in televisione, l'ambasciatore statunitense a Mosca Foy D. Kohler informò Chruščëv sull'imminente blocco e sul discorso in programma per la sera stessa. Gli ambasciatori di tutto il mondo fecero lo stesso con i governi degli stati non appartenenti al blocco orientale. Delegazioni statunitensi incontrarono il primo ministro canadese John Diefenbaker, il primo ministro britannico Harold Macmillan, il cancelliere della Germania occidentale Konrad Adenauer, il presidente francese Charles de Gaulle e il segretario generale dell'Organizzazione degli Stati americani José Antonio Mora, per informarli sulle informazioni in loro possesso e risposta che intendevano intraprendere gli Stati Uniti. Tutti furono favorevoli alla posizione statunitense anche se vi furono critiche per non aver informato preventivamente i membri della NATO.[78]

Poco prima dell'inizio della diretta televisiva, Kennedy telefonò anche all'ex presidente Dwight Eisenhower.[79] La trascrizione della conversazione rivelò che i due si erano già consultati dallo scoppio della crisi. Entrambi concordarono che Chruščëv avrebbe risposto al mondo occidentale in un modo simile alla sua risposta durante la crisi di Suez, e forse avrebbe finito per chiedere una scambio tra la rimozione dei missili con Berlino ovest.[80]

Alle 19:00 EDT del 22 ottobre Kennedy pronunciò il famoso discorso televisivo nazionale trasmesso su tutte le principali reti televisive e radiofoniche in cui annunciò la scoperta dei missili. In uno dei passaggi dichiarò:[81]

«Sarà politica di questa nazione considerare qualsiasi missile nucleare lanciato da Cuba contro qualsiasi nazione dell'emisfero occidentale come un attacco dell'Unione Sovietica agli Stati Uniti, che richiede una risposta di rappresaglia completa contro l'Unione Sovietica.»

Inoltre descrisse le azioni pianificate dall'amministrazione:[82]

«Per fermare questo accumulo offensivo, è stata avviata una rigorosa quarantena su tutto l'equipaggiamento militare offensivo spedito a Cuba. Tutte le navi di qualsiasi tipo dirette a Cuba, da qualsiasi nazione o porto, se trovate contenere carichi di armi offensive, saranno respinte. Questa quarantena sarà estesa, se necessario, ad altri tipi di merci e vettori. In questo momento, tuttavia, non stiamo negando le necessità della vita come tentarono di fare i sovietici nel loro blocco di Berlino del 1948

Durante il discorso venne inviata una direttiva a tutte le forze statunitensi nel mondo ponendole sul livello di allerta DEFCON 3 mentre l'incrociatore pesante USS Newport News venne designato come ammiraglia per il blocco, con la USS Leary come scorta.[83] Nel 2007, l'autore del discorso di Kennedy, Ted Sorensen, dichiarò che quello fu "il discorso storicamente più importante di Kennedy, in termini di impatto sul nostro pianeta".[84]

Reazioni internazionali e sovietiche

Appena Chruščëv seppe dell'imminente discorso di Kennedy convocò una riunione di emergenza del Presidium al Cremlino. Questa si svolse quattro ore prima che il presidente statunitese comparisse in televisione e quindi i vertici sovietici ancora non sapevano il tenore del discorso. Preoccupato che Kennedy fosse intenzionato a comunicare alla nazione la prossima invasione di Cuba, Chruščëv iniziò a valutare le possibili contro azioni e in particolare su autorizzare o meno le proprie forze sull'isola a respingere l'attacco statunitense mediate le armi nucleari tattiche in loro possesso e di cui l'esercito americano non ne conosceva con precisione l'esistenza. Dopo momenti di indecisione, il segretario generale del PCUS decise di ordinare ai militari di stanza a Cuba di difendersi con ogni mezzo ad eccezione delle armi nucleari. Quando il testo del discorso giunse a Mosca, si rese chiaro che per il momento la temuta invasione non ci sarebbe stata e quindi la riunione venne sciolta senza decidere alcuna azione di risposta alla "quarantena" di Cuba.[85]

Nelle ore e nei giorni successivi al discorso di Kennedy si susseguirono in tutto il mondo le più diverse reazioni. In Cina, il Quotidiano del Popolo annunciò che "650000000 di uomini e donne cinesi erano al fianco del popolo cubano".[86] Nella Germania Ovest, i giornali sostennero la risposta degli Stati Uniti contrapponendola alla debolezza dimostrata nei mesi precedenti ma espressero anche il timore che i sovietici potessero vendicarsi su Berlino. In Francia la crisi monopolizzò la prima pagina di tutti i quotidiani. Il giorno successivo, un editoriale apparso su Le Monde esprimeva dubbi sull'autenticità delle prove fotografiche della CIA. Due giorni dopo, dopo la visita di un agente di alto rango dell'agenzia, il giornale cambiò idea. Sul numero del 29 ottobre de Le Figaro, Raymond Aron si schierò a sostegno della risposta statunitense.[87] Il 24 ottobre, Papa Giovanni XXIII inviò un messaggio all'ambasciata sovietica a Roma indirizzato al Cremlino in cui esprimeva la sua preoccupazione per la pace. In questo messaggio affermò: "Preghiamo tutti i governi di non rimanere sordi a questo grido dell'umanità. Che facciano tutto ciò che è in loro potere per salvare la pace".[88] Critiche alla "quarantena" vennero dai governi dei paesi comunisti del patto di Varsavia, dalla Cina Popolare, dalla Corea del Nord, dal Vietnam del Nord e da alcuni paesi non allineati. Giappone, Australia e Nuova Zelanda si dimostrarono favorevoli alla scelta di Kennedy.[89]

Il 23 ottobre arrivò anche la notizia del benestare alla decisione statunitense da parte dell'Organizzazione degli Stati Americani con venti voti favorevoli e nessun contrario. Kennedy firmò davanti alle telecamere l'atto con cui istituiva la quarantena di Cuba a partire dal giorno successivo.[90]

Nel frattempo giunse a Washington la risposta sovietica al discorso del presidente nella forma di una lettera privata e di un comunicato stampa, entrambi dal tenore critico ma, come fece notare l'ambasciatore statunitense a Mosca Foy Kohler, che "evitavano minacce specifiche e erano moderate nel tono". In esse si annunciava l'ordine dato alle forze militari del Patto di Varsavia di alzare il livello di allerta e che avrebbero risposto con una forte rappresaglia nel caso che gli Stati Uniti avessero iniziato un conflitto. Inoltre gli statunitensi vennero accusati di "aver apertamente preso la via della grossolana violazione della Carta delle Nazioni Unite [...] delle norme internazionali della libertà di navigazione in alo mare" specificando che il materiale militare inviato a Cuba "a prescindere dalla classificazione a cui appartiene" avesse funzioni solamente difensive. Infine, la missiva si concluse ammonendo gli USA a n on compiere azioni che avrebbero potuto "portare a conseguenze catastrofiche per la pace nel mondo". La risposta di Kennedy fu immediata. Il presidente protestò con Kursciov asserendo che la responsabilità per la situazione che si era venuta a creare fosse la sua decisione di installare missili a Cuba invitandolo a dare disposizioni celeri alle sue navi affinché osservassero le disposizioni della quarantena.[91]

Non tardarono ad arrivare anche le reazioni da Cuba dove già alcuni minuti prima del discorso di Kennedy Castro aveva ordinato il richiamo dei riservisti. Alla sera, il lider maximo, comparve in televisione per circa un'ora e mezza accusando gli Stati Uniti delle aggressioni già perpetrate nei confronti di Cuba e asserendo che i cubani non fossero "sovrani a parole ma nei fatti, e in accordo alla nostra tradizione di stato sovrano, per toglierci la nostra sovranità dovranno spazzarci via dalla faccia della terra". Abilmente Castro fece passare la crisi come in confronto "tra il gigante aggressivo nordamericano e la piccola Cuba minacciata" nascondendo che in realtà il confronto fosse tra Stati Unit e Unione Sovietica e che l'isola fosse soltanto "poco più che il campo di battaglia".[92]

Il 24 ottobre, alle 11:24 EDT, un cablogramma redatto da George Wildman Ball all'Ambasciatore degli Stati Uniti in Turchia e alla NATO, li informava che stavano valutando la possibilità offrire lo smantellamento dei missili Jupiter dall'Italia e dalla Turchia, in cambio del ritiro sovietico da Cuba. I funzionari turchi risposero che avrebbero "profondamente risentito" qualsiasi compromesso che avrebbe coinvolto la presenza missilistica statunitense nel loro paese. [106] Il giorno successivo il giornalista statunitense Walter Lippmann propose la stessa soluzione nel suo editoriale. Nello stesso momento, Castro raffermò il diritto di Cuba all'autodifesa e affermò che tutte le sue armi erano difensive e che Cuba non avrebbe consentito a un'ispezione.[93]

Una situazione di stallo

Il 24 ottobre, alle ore 10.00 della mattina la quarantena entrò in vigore. Fin da subito le prime notizie che giunsero alla Casa Bianca furono che le navi dirette verso Cuba stessero tornando indietro. Tuttavia presto si venne a sapere che non tutte si erano comportate allo stesso modo: presumibilmente furono quelle che trasportavano carichi bellici a invertire la rotta mentre le altre proseguirono verso la linea di blocco. Alle 7:15 EDT del 25 ottobre, la USS Essex e la USS Gearing tentarono di intercettare la petroliera sovietica Bucarest senza riuscirci ma poiché si era abbastanza certi che non contenesse materiale militare venne lasciata passare. Alle 17:43 dello stesso giorno, al cacciatorpediniere USS Joseph P. Kennedy Jr. venne ordinato di intercettare e abbordare il mercantile libanese Marucla e questo avvenne il giorno successivo; dopo che il carico fu controllato, la nave venne liberata dal blocco.[94]

Nonostante la volontà sovietica di non forzare la linea di quarantena, apparve sempre più chiaro ai membri dell'EXCOMM che la strategia fino a quel momento adottata non sarebbe stata sufficiente e che un intervento armato tra le due superpotenze prima o poi si sarebbe verificato. Poco prima, William Clements aveva annunciato che i sovietici stavano lavorando ancora attivamente ai missili, un rapporto successivamente confermato dalla CIA. In risposta, Kennedy emise il Security Action Memorandum 199 con il quale autorizzò il caricamento di armi nucleari sugli aerei posti sotto il comando del SACEUR, che aveva il compito di effettuare i primi attacchi aerei sull'Unione Sovietica.[95][96]

Nel frattempo, il 24 ottobre era stato innalzato il livello di prontezza delle forze dello Strategic Air Command (SAC) a DEFCON 2, la prima e unica volta (al 2022) conosciuta. I bombardieri B-52 vennero posti in allerta aerea continua e i bombardieri medi B-47 vennero dispiegati in vari aeroporti militari e civili e preparati al decollo, completamente equipaggiati, con un preavviso di 15 minuti al decollo.[97][98] Un ottavo dei 1436 bombardieri del SAC si trovavano in allerta aerea e circa 145 missili balistici intercontinentali erano pronti ad essere lanciati, alcuni dei quali miravano a Cuba.[99]

Per il giorno successivo gli Stati Uniti avevano richiesto una riunione di emergenza del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. In quella sede l'ambasciatore statunitense presso le Nazioni Unite Adlai Stevenson affrontò l'ambasciatore sovietico Valerian Zorin sfidandolo ad ammettere l'esistenza dei missili quando Zorin si rifiutò di rispondere.[100]

A questo punto, la crisi era apparentemente in una situazione di stallo. I sovietici non avevano mostrato alcuna prova di voler ritirare i missili dall'isola e gli Stati Uniti si apprestavano a sferrare un'invasione e un eventuale attacco nucleare contro l'Unione Sovietica se questa avesse risposto militarmente, cosa che presumevano avrebbe fatto. Kennedy non volle mantenere segreti questi piani; con una schiera di spie cubane e sovietiche sempre presenti, Chruščëv fu rapidamente reso consapevole di questo pericolo incombente. L'implicita minaccia di attacchi aerei su Cuba seguiti dall'invasione permise agli Stati Uniti di esercitare una forte pressione sul segretario generale del PCUS spingendolo verso la ricerca di un compromesso.[101] Durante le ultime fasi della crisi, i messaggi del leader sovietico divennero sempre più mal formulati e ambigui facendo trasparire una certa tensione. Secondo Dean Rusk, Chruščëv iniziò a farsi prendere dal panico per le conseguenze del suo stesso piano consentendo agli Stati Uniti di dominare i negoziati.[102]

Si aprono le prime trattative

Alle 13:00 EDT del 26 ottobre, John A. Scali, corrispondete di ABC News, pranzò con Aleksandr Fomin, il nome di copertura di Alexander Feklisov capo della sede del KGB a Washington, su richiesta dello stesso Fomin. Seguendo le istruzioni del Politburo del PCUS, Fomin osservò che "La guerra sembra sul punto di scoppiare". Quindi chiese al suo interlocutore di usare i suoi contatti per parlare con i suoi "amici di alto livello" al Dipartimento di Stato per vedere se gli Stati Uniti sarebbero stati interessati a una soluzione diplomatica. Suggerì, inoltre, che l'accordo avrebbe contenuto una garanzia da parte dell'Unione Sovietica di rimuovere i missili sotto la supervisione delle Nazioni Unite e che Castro avrebbe annunciato pubblicamente che non avrebbe più accettato tali armi in cambio di una dichiarazione pubblica da parte degli Stati Uniti che non avrebbero invaso Cuba.[103]

Alle 18:00 EDT del 26 ottobre, il Dipartimento di Stato ricevette un messaggio che sembrava essere stato scritto personalmente da Chruščëv. Erano le 2:00 di sabato a Mosca. La lunga lettera impiegò diversi minuti per giungere e i traduttori impiegarono diverso tempo per tradurla e trascriverla in un contesto in cui ogni ora di ritardo poteva compromettere la situazione.[104]

Robert Kennedy descrisse la lettera come "molto lunga ed emozionante". Chruščëv ribadì lo schema di base per l'accordo che era stato inizialmente riportato a Scali all'inizio della giornata ovvero il ritiro dei missili in cambio dell'assicurazione statunitense a non invadere Cuba. La missiva del leader sovietico suscitò reazioni contrastanti tra chi la considerava un passo verso la soluzione della crisi e chi invece continuava a suggerire l'attacco militare non fidandosi della parola di Chruščëv. Poche decine di minuti dopo giunse nello Studio Ovale Scali con la notizia dell'offerta che venne ascoltata e interpretata come una "preparazione" per l'arrivo della lettera di Chruščëv. La lettera fu quindi considerata ufficiale e accurata, anche se in seguito si è appreso che Fomin stesse quasi certamente operando di propria iniziativa senza il sostegno ufficiale.[105] Alla luce di queste novità Kennedy diede disposizioni perché la lettere venisse analizzata nel dettaglio poiché, salvo imprevisti, era intenzionato ad accettarne i termini il giorno successivo.[106]

27 ottobre Black Saturday: escalation e nuova proposta di Chruščëv

Le aspettative positive maturate con la lettera di Chruščëv naufragarono fragorosamente soltanto poche ore dopo. Come in seguito ricorderà Ted Sorensen, sabato 27 ottobre fu la giornata più buia di tutta la crisi tanto che verrà ricordata come il Black Saturday.[107] D'altronde già nelle prime ore della mattia a Robert Kenendy era arrivata un'informativa da parte dell'ufficio dell'FBI di New York che lo avvisava che alcuni funzionari sovietici stessero dando alle fiamme dei documenti come se si stessero preparando per una guerra.[108]

Nel frattempo, Fidel Castro, fortemente convinto che un'invasione dell'isola sarebbe stata imminente, aveva inviato un telegramma, oggi conosciuto come la Lettera di Armageddon, al leader sovietico con il quale sembrò richiedere un attacco nucleare preventivo contro gli Stati Uniti in caso di inizio delle operazioni contro Cuba. Tra le righe si poté leggere: "Credo che l'aggressività degli imperialisti sia estremamente pericolosa e se effettivamente compissero l'atto brutale di invadere Cuba in violazione del diritto internazionale e della morale, quello sarebbe il momento di eliminare per sempre tale pericolo attraverso un atto di chiara legittima difesa, per quanto dura e terribile sarebbe la soluzione". Il tenore di tale richiesta finì per scioccare lo stesso Chruščëv come ricordò nelle sue memorie.[109]

Alle 9:00 EDT dei quel "Sabato Nero", Radio Mosca iniziò a trasmettere un nuovo messaggio di Chruščëv che contrariamente alla lettera della sera prima, proponeva uno scambio diverso e più vantaggioso per i sovietici: i missili di Cuba sarebbero stati rimossi non solo a seguito di una assicurazione sulla inviolabilità di Cuba ma anche in cambio della rimozione dei missili Jupiter dalla Turchia:

«Sei inquieto su Cuba. Dici che questo ti inquieta perché è a novantanove miglia di mare dalla costa degli Stati Uniti d'America. Ma... hai piazzato armi missilistiche distruttive, che tu chiami offensive, in Italia e la Turchia, letteralmente accanto a noi.... Faccio quindi questa proposta: Siamo disposti a rimuovere da Cuba i mezzi che tu consideri offensivi.... I tuoi rappresentanti faranno una dichiarazione secondo cui gli Stati Uniti... . rimuoverà i suoi mezzi analoghi dalla Turchia... e successivamente, le persone incaricate dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite potrebbero verificare sul posto l'adempimento degli impegni presi.»

Un'ora dopo l'EXCOMM si riunì per discutere la situazione giungendo alla conclusione che il cambiamento nelle trattative fosse dovuto al dibattito interno tra Chruščëv e altri funzionari del Cremlino più intransigenti.  Kennedy si rese conto che si erano trovati in una posizione difficile. I missili in Turchia non erano considerati più militarmente utili ed era già stata programmata la loro rimozione a a breve. Pertanto, osservò il presidente, "per qualsiasi uomo alle Nazioni Unite o per qualsiasi altro uomo razionale, sarebbe sembrato uno scambio molto equo". Tuttavia, per tutta la durata della crisi la Turchia si era detta contraria alla rimozione dei missili e accettare questo scambio avrebbe significato scendere alle condizioni imposte da Mosca andando contro un membro della NATO, quale era la Turchia. Tale soluzione avrebbe minato la credibilità degli Stati Uniti e messo a rischio l'Alleanza Atlantica.[110]

Alcune ore più tardi la situazione precipitò ulteriormente. Un U-2 pilotato dal maggiore dell'aeronautica Rudolf Anderson, partì dalla sua posizione operativa avanzata presso la McCoy AFB, in Florida. Intorno alle 12:00 EDT, il suo aereo venne colpito da un missile terra-aria SA-2 lanciato da Cuba causandone lo schianto e la morte del pilota. Lo tensione tra sovietici e statunitense giunse al culmine; solo in seguito si è potuto ipotizzare che la decisione di lanciare il missile fosse stata presa localmente da un indeterminato comandante sovietico, che agì di propria iniziativa.[111]

La notizia dell'abbattimento giunse ai membri dell'EXCOMM durante una riunione per voce del generale Maxwell Taylor. In precedenza Kennedy aveva affermato che avrebbe ordinato un attacco contro la contraerea cubana se avesse sparato, ma decise di non agire a meno che non fosse stato effettuato un altro attacco.[112] Quarant'anni dopo, McNamara disse:

«Abbiamo dovuto inviare un U-2 per ottenere informazioni di ricognizione sull'eventuale operatività dei missili sovietici. Credevamo che se l'U-2 fosse stato abbattuto - i cubani non avevano la capacità di abbatterlo, i sovietici sì - credevamo che se fosse stato abbattuto, sarebbe stato abbattuto da un missile terra-aria sovietico - rappresentando una decisione dei sovietici per intensificare il conflitto. E quindi, prima di inviare l'U-2, abbiamo concordato che se fosse stato abbattuto non ci saremmo incontrati, avremmo semplicemente attaccato. È stato abbattuto venerdì [sabato]... Fortunatamente, abbiamo cambiato idea, abbiamo pensato "Beh, potrebbe essere stato un incidente, non attaccheremo".[113]»

Risposta statunitense

La situazione a Washington si era fatta molto tesa: Kennedy era propenso ad accettare l'offerta di Chruščëv di scambiare i missili cubani con quelli turchi ma molti membri dell'EXCOMM si dichiararono contrari a questa soluzione per le possibili conseguenze sull'unità della NATO. Con il progredire delle discussioni, emerse una nuova strategia proposta da Ted Sorensen, Robert Kennedy e Llewellyn Thompson che prevedeva che ignorare l'ultimo messaggio di Chruščëv e di accettare quello precedente in cui non erano stati menzionati i missili turchi. Inizialmente Kennedy si dimostrò titubante ma poi si convinse che fosse una strada percorribile. Il consigliere speciale [Sorensen e Robert Kennedy lasciarono riunione e tornarono 45 minuti dopo, con una bozza di una lettera. Il presidente apportò diverse modifiche e la fece battere a macchina.[114]

Su consiglio di McNamara si decise di chiedere all'Italia che fossero eliminati anche i missili Jupiter dislocati in Puglia in modo da fare pressione sulla Turchia. Già alcuni mesi primi il ministro della difesa italiano Giulio Andreotti aveva comunicato il proprio assenso alla rimozione dei missili e quindi non si intravedevano ostacoli.[115]

Terminata la riunione EXCOMM ne seguì una più ristretta nello Studio Ovale. Qui si decise che la risposta pubblica con cui veniva accettata la prima proposta di Chruščëv sarebbe stata accompagnata da un messaggio orale segreto all'ambasciatore Dobrynin in cui si sarebbe messo in chiaro che entro poche ore, se i missili a Cuba non fossero stati ritirati, sarebbe stata intrapresa un'azione militare per rimuoverli. Rusk fece aggiungere la condizione che nessuna parte dell'accordo avrebbe menzionato le basi in Turchia, ma che si sarebbe compreso che i missili sarebbero stati rimossi "volontariamente" subito dopo, entro alcuni mesi dalla fine della crisi. Il presidente acconsentì e inviò il fratello Robert a riferire tutto ciò a Dobrynin.[116]

Agli statunitensi fu ben chiaro che ignorare la seconda offerta e tornare alla prima avrebbe messo Chruščëv in una posizione difficile da accettare. I preparativi militari proseguirono e tutto il personale dell'aeronautica militare in servizio attivo venne richiamato alle proprie basi per un'eventuale azione. Robert Kennedy in seguito ricordò il suo stato d'animo: "Non avevamo abbandonato ogni speranza, ma quella speranza che c'era ora dipendeva dalla revisione del suo corso da parte di Chruščëv nelle successive ore. Era una speranza, non un'aspettativa. L'aspettativa era quella di un confronto militare entro martedì (30 ottobre), e possibilmente anche domani (29 ottobre) ...".[117][5]

Alle 12:12 EDT gli Stati Uniti informarono i propri alleati della NATO che "la situazione si sta accorciando... l'emisfero occidentale a intraprendere qualsiasi azione militare possa essere necessaria". Nel frattempo la CIA aveva riferito che tutti i missili a Cuba erano pronti per l'azione. Alle 20:05 EDT la risposta per Chruščëv venne inviata direttamente alla stampa per garantire che il destinatario ne venisse a conoscenza senza ritardi. Un'ora dopo l'EXCOMM si riunì di nuovo per rivedere le azioni per i giorni successivi. Vennero elaborati piani per attacchi aerei sui siti missilistici cubani e altri obiettivi economici, in particolare quelli per lo stoccaggio del petrolio. McNamara affermò che dovevano "avere due cose pronte: un governo per Cuba, perché ne avremo bisogno; e in secondo luogo, i piani su come rispondere all'Unione Sovietica in Europa, perché sicuramente faranno qualcosa lì".[118][119]

Lancio nucleare scongiurato

Più tardi nello stesso giorno, quello che la Casa Bianca chiamò in seguito "sabato nero", la Marina degli Stati Uniti sganciò una serie di bombe di profondità di "segnalazione" nei riguardi di un sottomarino sovietico (B-59) nei pressi della linea di quarantena, ignorando che questo fosse disponesse di un siluro armato con una testata nucleare e con ordini che ne avrebbero consentito il lancio se questo fosse stato attaccato. Poiché il sottomarino si trovava troppo in profondità per monitorare qualsiasi traffico radio, il capitano del B-59, Valentin Grigoryevich Savitsky, ritenne che una guerra potesse essere già essere iniziata e volle lanciare il siluro. La decisione normalmente avrebbe richiesto solo l'accordo dei due ufficiali in comando a bordo, il Capitano e l'Ufficiale Politico. Tuttavia, il comandante della flottiglia di sottomarini, Vasily Arkhipov, si trovava in quel momento a bordo del B-59 e quindi era necessario anche il suo assenso. Arkhipov si oppose e così il lancio nucleare venne scongiurato per poco.[120]

Lo stesso giorno un aereo spia U-2 sorvolò senza autorizzazione per novanta minuti la costa orientale dell'Unione Sovietica. I sovietici risposero facendo decollare i caccia MiG dall'isola di Wrangel; a loro volta, gli americani mandarono i loro caccia F-102 armati di missili aria-aria nucleari sul Mare di Bering.[121][122]

28 ottobre: la crisi risolve

Kursciov si trovava presso la sua Dacia di Nogo-Pgaryevo quando ricevette le notizie che giungevano da Washinton. La proposta statunitense gli fu chiara: pubblicamente avrebbero accettato la sua prima lettera assicurando di non invadere cuba mentre, segretamente, avrebbero anche da lì a qualche mese smantellato i missili in Turchia. In cambio, l'Unione Sovietica doveva ritirare i propri missili sa Cuba altrimenti entro 24-48 ore sarebbero stati gli statunitensi a rimuoverli manu militari come Robert Kennedy aveva annunciato all'ambasciatore Dobrynin. D'altro canto c'era la minacciosa lettere di Castro che lo invitava a sferrare lui per primo l'attacco nucleare e la notizia dell'abbattimento non voluto dell'U-2 che sicuramente aveva dato voce in capitolo a chi, tra i vertici degli Stati Uniti, voleva l'azione militare. A fronte di tutto ciò Chruščëv fu consapevole di essere vicino a perdere il controllo della situazione.[123]

Sentendo che non c'era più tempo, arrivò anche la notizia di un imminente nuovo discorso di Kennedy alla nazione poi rivelatosi non vera, Kursciov decise di accettare la proposta statunitese facendola trasmettere immediatamente da Radio Mosca. Questo avvenne alle 9:00 del 28 ottobre ora di Washington. Chruščëv dichiarò che "il governo sovietico, oltre alle istruzioni precedentemente impartite sulla cessazione di ulteriori lavori nei cantieri per le armi, ha emesso un nuovo ordine sullo smantellamento delle armi che lei descrive come "offensive" e il loro imballaggio e ritorno in Unione Sovietica".[124][125]

Kennedy rispose immediatamente al leader sovietico rilasciando una dichiarazione con cui definì il messaggio del leader sovietico come una "decisione di un grande statista" e "un contributo importante e costruttivo alla pace".[126] Proseguì poi con una lettera solenne:

«Considero la mia lettera a voi del 27 ottobre e la vostra risposta di oggi come impegni fermi da parte di entrambi i nostri governi che dovrebbero essere prontamente eseguiti... Gli Stati Uniti rilasceranno una dichiarazione nel quadro del Consiglio di Sicurezza in riferimento a Cuba come segue: dichiarerà che gli Stati Uniti d'America rispetteranno l'inviolabilità dei confini cubani, la sua sovranità, che si impegneranno a non interferire negli affari interni, a non intromettersi e a non permettere che il nostro territorio sia utilizzato come testa di ponte per l'invasione di Cuba, e fermerà coloro che intendono condurre un'aggressione contro Cuba, sia dal territorio degli Stati Uniti che dal territorio di altri paesi vicini a Cuba.[127][128][129]»

Dopo la crisi

Il blocco di Cuba non venne tolto immediatamente; nei giorni successivi, ricognizioni aeree dimostrarono che i sovietici stavano compiendo progressi nella rimozione dei sistemi missilistici. I 42 missili e il loro equipaggiamento di supporto furono caricati su otto navi sovietiche. Il 2 novembre 1962, Kennedy si rivolse agli Stati Uniti per mezzo di trasmissioni radiofoniche e televisive informando la popolazione circa il processo di smantellamento delle basi missilistiche sovietiche a Cuba.[130]

Sebbene l'amministrazione Kennedy pensasse che la crisi dei missili cubani fosse risolta, alcuni missili tattici nucleari rimasero a Cuba poiché non facevano parte delle intese Kennedy-Chruščëv e gli statunitensi non ne erano a conoscenza. I sovietici tuttavia cambiarono idea, temendo possibili future azioni da parte di militanti cubani, e il 22 novembre 1962 il vice presidente sovietico Anastas Mikoyan comunicò a Castro che anche i missili tattici sarebbero stati rimossi.[32]

La crisi dei missili cubani venne risolta in gran parte grazie all'accordo segreto tra John Kennedy e Nikita Chruščëv. Al tempo solo 9 funzionari statunitensi ne erano a conoscenze e venne riconosciuto ufficialmente per la prima volta in una conferenza a Mosca soltanto nel gennaio 1989 dall'ambasciatore sovietico Dobrynin e dal consigliere Theodore Sorensen.[131][132] La rimozione dei missili Jupiter dall'Italia e dalla Turchia iniziò il 1 aprile del 1963 e fu completata entro il 24 aprile successivo. I piani iniziali furono quelli di riutilizzare i missili per altri programmi, ma né la NASA né l'USAF furono interessate. Pertanto i missili vennero distrutti sul posto mentre le testate, i sistemi di guida e le attrezzature di lancio vennero riportate negli Stati Uniti. Le operazioni di smantellamento furono denominate Pot Pie I per l'Italia e Pot Pie II per la Turchia.[133][134][135]

Poiché il ritiro dei missili Jupiter dalle basi NATO in Italia e in Turchia non erano stati resi pubblici all'epoca, sembrò che Kennedy avesse vinto il confronto tra le superpotenze e che Chruščëv fosse stato umiliato. In realtà entrambi fecero ogni passo necessario per evitare un conflitto pieno, nonostante le pressioni dei rispettivi governi che spingevano verso soluzioni più drastiche. Chruščëv mantenne il potere in Unione Sovietica per altri due anni per poi essere destituito forse anche in parte a causa dei fatti inerenti alla crisi cubana.[136][137]  Come conseguenza diretta della crisi, gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica stabilirono una linea di comunicazione diretta, la "linea rossa", per facilitare le comunicazioni tra le due massime cariche in caso che si fosse ripetuta una crisi simile.[138][20]

Conseguenze

Cuba

Cuba percepì la fine della crisi come un tradimento da parte dei sovietici poiché le decisioni su come risolverla vennero prese esclusivamente da Kennedy e Chruščëv. Castro fu particolarmente contrariato dal fatto che alcune questioni di fondamentale interesse per il suo paese, come lo status della base navale statunitense a Guantánamo, non fossero state affrontate. Ciò causò un deterioramento delle relazioni cubano-sovietiche per gli anni a venire.

Anche secondo lo storico Arthur Schlesinger Castro si arrabbiò più con Chruščëv che con Kennedy quando seppe della rimozione dei missili poiché non era stato consultato.

Poche settimane dopo la crisi, durante un'intervista rilasciata al quotidiano comunista britannico The Daily Worker, Che Guevara si dimostrò ancora furioso per il presunto tradimento sovietico e disse al corrispondente Sam Russell che, se i missili fossero stati sotto il controllo cubano, li avrebbero lanciati.[139] Successivamente, Guevara ribadì che la causa della liberazione socialista contro l'"aggressione imperialista" globale valeva la possibilità di "milioni di vittime della guerra atomica".[140] La crisi dei missili convinse ulteriormente i leader rivoluzionario che le due superpotenze mondiali (Stati Uniti e Unione Sovietica) usassero Cuba come una pedina nelle proprie strategie globali. In seguito, mosse accuse ai sovietici quasi con la stessa frequenza con cui le muoveva agli statunitense.[141]

Unione Sovietica

La consapevolezza di quanto il mondo fosse stato vicino alla guerra termonucleare spinse Chruščëv a proporre un allentamento delle tensioni con gli Stati Uniti. [187] In una lettera inviata al presidente Kennedy e datata 30 ottobre 1962, il leader sovietico delineò una serie di audaci iniziative per prevenire la possibilità di un'ulteriore crisi nucleare, inclusa la proposta di un trattato di non aggressione tra la NATO il Patto di Varsavia o addirittura lo scioglimento di questi blocchi militari. Altre proposte furono quelle di un trattato per cessare tutti i test sulle armi nucleari e persino l'eliminazione degli arsenali nucleari e la risoluzione della questione della divisione della Germania con l'accettazione definitiva della situazione di fatto. La lettera invitava il presidente statunitense a formulare controproposte e svolgere successivi valutazioni attraverso negoziati pacifici. Chruščëv invitò Norman Cousins​​, editore di un importante periodico statunitense e attivista contro le armi nucleari, a fungere da collegamento con il presidente Kennedy; Cousins ​​​​incontrò Chruščëv per quattro ore nel dicembre 1962.[142]

La risposta di Kennedy fu tiepida ma poi confidò a Cousins ​​che la sua reticenza era in gran parte causata delle pressioni degli ambienti più intransigenti nell'apparato di sicurezza nazionale statunitense. Tuttavia, poco dopo, Stati Uniti e Unione Sovietica raggiunsero un accordo che portò al "Trattato sulla messa al bando parziale degli esperimenti nucleari" che vietava i test atomici in atmosfera. [189]

Il compromesso che aveva messo fine alla crisi dei missile aveva creato imbarazzo a Chruščëv e all'Unione Sovietica poiché sembravano usciti sconfitti in quanto il ritiro dei missili statunitensi dall'Italia e dalla Turchia rimaneva un accordo segreto. Chruščëv aveva accettato la proposta statunitense perché certo che la situazione stesse ad entrambi sfuggendo di mano, ma la percezione comune fu quella che i sovietici si stessero ritirando dalle circostanze a cui essi stessi avevano dato inizio.

La caduta dal potere di Chruščëv due anni dopo fu molto probabilmente in parte dovuta a tutto questo. Secondo l'ambasciatore sovietico a Washington Anatolij Dobrynin, il Politburo interpretò l'esito della crisi cubana come "un colpo al prestigio sovietico al limite dell'umiliazione".[143]

Stati Uniti

Lo stato di allerta DEFCON 3 delle forze armate statunitensi in tutto il mondo venne riportato a DEFCON 4 il 20 novembre 1962. Il generale Curtis LeMay disse al presidente che la risoluzione della crisi è stata la "più grande sconfitta della nostra storia" sebbene la sua posizione fosse condivisa da pochi. LeMay era stato da subito un convinto sostenitore dell'invasione e lo fu anche dopo il ritiro dei missili da parte dei sovietici.[144]

In molti hanno sottolineato di come la crisi cubana finì per influenzare fortemente le successive decisioni della politica statunitense anche nei successori di Kennedy. A tal proposito Lorraine Bayard de Volo evidenziò di come le scelte di Kennedy durante la crisi serviranno come "pietra di paragone della durezza con cui vengono misurati i presidenti".[145] Allo stesso modo gli scrittori Seymour Melman e Seymour Hersh hanno concluso che l'esito della crisi avesse incoraggiato l'uso dei mezzi militari da parte degli Stati Uniti nelle decisioni di politica estera, spesso con esiti controproducenti o addirittura catastrofici, come avvenne nel caso dell'escalation nella guerra del Vietnam tre anni dopo i fatti di Cuba durante la presidenza di Lyndon Johnson.[146][147]

Rivelazioni successive

Nella cultura popolare e nei media

Negli Stati Uniti i mass media, e in particolare la televisioni, hanno spesso fatto riferimento agli eventi della crisi cubana sia in forma fittizia che documentaria.[148] Lo scrittore Jim Willis ha incluso la crisi come uno dei 100 "momenti mediatici che hanno cambiato l'America".[149] Lo storico dell'università di Harvard Sheldon Stern ha sottolineato di come mezzo secolo dopo vi siano ancora molte "idee sbagliate, mezze verità e vere e proprie bugie" che hanno plasmato le versioni mediatiche di ciò che è accaduto alla Casa Bianca durante quelle due settimane critiche.[150]

Secondo lo storico della Guerra Fredda Andrei Kozovoi, i mezzi di comunicazione sovietici si dimostrarono alquanto disorganizzati nel raccontare gli eventi poiché non furono in grado di generare una storia coerente per il pubblico in quanto non vi erano molte contraddizioni tra la retorica pacifista sovietica che enfatizzava gli orrori della guerra nucleare e la necessità di preparare il popolo alla guerra di aggressione contro gli Stati Uniti. Inoltre, per la propaganda fu difficile non mettere in correlazione la destituzione di Krusciov pochi anni dopo con la negazione di una sconfitta politica.[151]

Negli Stati Uniti Robert Kennedy scrisse un libro di memorie sugli eventi, pubblicato postumo nel 1969, che successivamente diverrà la base per numerosi film e documentari.[152] La crisi di Cuba venne ampiamente descritta nel 1974 in docudrama televisivo The Missiles of October[153] e nel documentario The Fog of War del 2003 che si aggiudicò anche l'Oscar al miglior documentario l'anno successivo.

La crisi è spesso apparsa anche al cinema. Il film del 1969 Topaz diretto da Alfred Hitchcock è ambientato durante il periodo precedete precedente agli eventi,[154] mentre Matinee del 1993 racconta di come un regista indipendente decide di cogliere l'opportunità data dalla crisi per debuttare con un film a tema atomico.[155] Nel 2000 è uscito nelle sale Thirteen Days, un film diretto da Roger Donaldson incentrato sulla prospettiva dei dirigenti politici statunitensi basandosi sulle trascrizioni dei dialoghi delle varie riunioni che si sono susseguite in quei giorni.[156] L'ombra delle spie è un fil del 2020 che racconta la "storia vera dell'uomo d'affari britannico Greville Wynne che insieme alla sua fonte russa, Oleg Penkovsky, fornì all'MI6 informazioni cruciali che misero fine alla crisi".[157]

Note

  1. ^ Sven G. Holtsmark, Iver B. Neumann, Odd Arne Westad, Springer, 27 iul. 2016, L'Unione Sovietica in Europa dell'Est, 1945–89, p. 99
  2. ^ ITET "G. Salvemini" Molfetta (a cura di), Guerra fredda nella Murgia pugliese, su italiasiamonoi.it. URL consultato il 18 marzo 2022.
  3. ^ (EN) The Cuban Missile Crisis Timeline, su Nuclear files, 20 giugno 1963. URL consultato il 2 gennaio 2014 (archiviato dall'url originale il 20 febbraio 2020).
  4. ^ Len Scott e R. Gerald Hughes, The Cuban Missile Crisis: A Critical Reappraisal, Taylor & Francis, 2015, p. 17.
  5. ^ a b c Dall'altopiano delle Murge alla Pianura Padana (PDF), su serenoregis.org, Centro Studi Sereno Regis, 22 novembre 2017, p. 1. URL consultato il 18 marzo 2022. Errore nelle note: Tag <ref> non valido; il nome ":0" è stato definito più volte con contenuti diversi
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Bibliografia

Note


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