Fabrizio De André

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Fabrizio De André
File:Fabrizio De André 1977.jpg
NazionalitàItalia (bandiera) Italia
GenereMusica d'autore
Folk
Chanson
World music
Musica etnica
Periodo di attività musicale1961 – 1998
Strumentovoce, chitarra, mandolino, bouzuki
EtichettaKarim, Bluebell Records, Liberty Records, Produttori Associati, Dischi Ricordi
Logo ufficiale
Logo ufficiale
[Fondazione De André Sito ufficiale]
Firma

«...pensavo: è bello che dove finiscono le mie dita
debba in qualche modo incominciare una chitarra.»

Fabrizio Cristiano De André (Genova, 18 febbraio 1940Milano, 11 gennaio 1999) è stato un cantautore italiano.

Considerato da parte della critica uno dei più grandi cantautori italiani di tutti i tempi[1][2][3][4][5][6], viene spesso soprannominato anche con l'appellativo "Faber", datogli dall'amico d'infanzia Paolo Villaggio in riferimento alla sua predilezione per i pastelli e le matite della Faber-Castell (oltre che per consonanza con il suo nome)[7].

In quasi quarant'anni di attività artistica, De André ha inciso tredici album in studio, più alcune canzoni pubblicate solo come singoli e poi riedite in antologie. Molti testi delle sue canzoni raccontano storie di emarginati, ribelli, prostitute, e sono considerate da alcuni critici come vere e proprie poesie[8], tanto da essere inserite in varie antologie scolastiche di letteratura[9][10].

Di simpatie anarchiche, libertarie e pacifiste[11], è stato anche uno degli artisti che maggiormente hanno valorizzato la lingua ligure. Ha affrontato, inoltre, in misura minore e differente, altri idiomi[12] come il gallurese[13] e il napoletano[14].

Durante la sua carriera ha collaborato con personalità della cultura e importanti artisti della scena musicale, tra cui Nicola Piovani, Ivano Fossati, Mauro Pagani, Massimo Bubola, Álvaro Mutis, Fernanda Pivano e Francesco De Gregori.[15]

La popolarità e l'alto livello artistico del suo canzoniere hanno spinto alcune istituzioni a dedicargli vie, piazze, parchi, biblioteche e scuole, dopo l'improvvisa scomparsa[16][17][18][19][20].

Insieme a Bruno Lauzi, Gino Paoli, Umberto Bindi e Luigi Tenco è uno degli esponenti della cosiddetta Scuola genovese, un nucleo di artisti che rinnovò profondamente la musica leggera italiana.[21] È l'artista con il maggior numero di riconoscimenti da parte del Club Tenco, con sei Targhe e un Premio Tenco.

Biografia

L'infanzia e la giovinezza

Targa commemorativa sulla casa natale di De André a Pegli in via De Nicolay 12

Fabrizio De André nasce il 18 febbraio 1940 nel quartiere genovese di Pegli, in via De Nicolay 12, dove, nel 2001, è stata posta una targa commemorativa dal Comune di Genova. [22]

I genitori, sposati dal 1935, sono entrambi piemontesi e si sono trasferiti in Liguria dopo la nascita del primogenito Mauro (Torino, 1936 - Bogotà, 1989). Il padre Giuseppe (Torino, 15 settembre 1912Genova, 19 luglio 1985), pur provenendo da una famiglia modesta - ma pretendeva origini provenzali e nobili -, è riuscito a fare fortuna acquistando un Istituto tecnico a Sampierdarena; nel secondo dopoguerra diventerà vicesindaco repubblicano di Genova, direttore generale e operativo, poi amministratore delegato e infine presidente dell'Eridania e promuoverà la costruzione della Fiera del Mare di Genova, nel quartiere della Foce.[23] La madre, Luigia "Luisa" Amerio (Pocapaglia, 26 agosto 1911Genova, 3 gennaio 1995) è di estrazione benestante, figlia di produttori vitivinicoli[24].

Fabrizio vive inizialmente da sfollato nella campagna astigiana a Revignano d'Asti dove il padre, dopo i bombardamenti del 1941, aveva acquistato la "Cascina dell'Orto". Quest'ultimo resta in città per seguire l'Istituto tecnico, ma nel 1944 raggiunge la famiglia in quanto ricercato dai fascisti per aver coperto i suoi alunni ebrei. Vive poi nella Genova del dopoguerra, scossa e partecipe della contrapposizione tra cattolici e comunisti, sovente rigidi e bigotti entrambi[25].

Dopo aver frequentato le scuole elementari in un istituto privato retto da suore, passò alla scuola statale, dove il suo comportamento "fuori dagli schemi" gli impedì una pacifica convivenza con le persone che vi trovò, in special modo con i professori.[26] Per questo fu trasferito nella severa scuola dei Gesuiti dell'Istituto Arecco, scuola media inferiore frequentata dai rampolli della "Genova-bene". Qui Fabrizio fu vittima, nel corso del primo anno di frequenza, di un tentativo di molestia sessuale da parte di un gesuita dell'istituto; nonostante l'età, la reazione verso il "padre spirituale" fu pronta e, soprattutto, chiassosa, irriverente e prolungata, tanto da indurre la direzione a espellere il giovane De André, nel tentativo di placare lo scandalo. L'improvvido espediente si rivelò vano poiché, a causa del provvedimento d'espulsione, dell'episodio venne a conoscenza il padre di Fabrizio, esponente della Resistenza e vicesindaco di Genova, che informò il Provveditore agli studi, pretendendo un'immediata inchiesta che terminò con l'allontanamento dall'istituto scolastico del gesuita, e non di Fabrizio[27].

In seguito, nell’ottobre 1956, Fabrizio, si iscrisse al primo anno al liceo classico “Cristoforo Colombo”. Assegnato alla sezione A, quella con i professori migliori e più severi, fu da subito trasgressivo con i docenti ma cordiale con i compagni di classe. [28] Il suo "nemico" era il professore di lettere, Decio Pierantozzi, che non gli dava mai la sufficienza e gli contestava la scarsa organicità dei temi. "Era estroverso – ricordava il docente – non senza ingegno, ma strano; faceva i compiti in classe e li lasciava a metà…" [29] De André non ebbe mai un profitto particolarmente alto e nei compiti in classe se la cavava facendoseli passare da qualche compagno più bravo e di sua fiducia. [30]

De André ventenne (1960)

In seguito, dopo aver lasciato la casa dei genitori a 18 anni, a causa del difficile rapporto col padre, il cantautore frequentò alcuni corsi di Lettere e altri di Medicina presso l'Università di Genova prima di scegliere la facoltà di giurisprudenza, ispirato dallo stesso padre e dal fratello maggiore Mauro (Torino, 26 maggio 1936[31]Bogotà, 18 agosto 1989[32]), che diverrà un noto avvocato. A sei esami dalla laurea, con i primi contratti discografici, lasciò e decise di intraprendere una strada diversa: la musica (suo fratello sarebbe divenuto uno dei suoi fan più fedeli e critici).

Successivamente a un primo e problematico approccio, determinato dalla decisione dei genitori di avviarlo allo studio del violino, il folgorante incontro con la musica avvenne con l'ascolto di Georges Brassens, del quale De André tradurrà alcune canzoni, inserendole nei primi album. La passione, poi, aveva preso corpo anche grazie alla "scoperta" del jazz e all'assidua frequentazione degli amici Luigi Tenco, Umberto Bindi, Gino Paoli, del pianista Mario De Sanctis[33] e altri, con cui cominciò a suonare la chitarra e a cantare nel locale "La borsa di Arlecchino".

De André, in questi anni, condusse una vita sregolata e in contrasto con le consuetudini della sua famiglia, frequentando amici di tutte le estrazioni culturali e sociali e viaggiando; la sua compagna, nel periodo 1960-61, fu una prostituta di via Prè, Anna (con grande disappunto del padre)[34][35], mentre vive, per alcuni periodi dal 1957, ospite in casa di un amico tetraplegico.[7] Sovente, con l'amico d'infanzia Paolo Villaggio, cercava invece di sbarcare il lunario con lavori saltuari, anche imbarcandosi, d'estate, sulle navi da crociera come musicista per le feste di bordo[36]. Secondo Villaggio, alcune volte si esibirono assieme a Silvio Berlusconi, anche lui cantante da crociera in gioventù.[37]

In questo periodo, tra la fine degli anni '50 e l'inizio dei '60, fece anche importanti letture, che avrebbero influenzato la sua visione del mondo, tra cui le opere di Michail Bakunin, Errico Malatesta e altri libertari[38]: fondamentale fu per lui la scoperta del libro L'Unico e la sua proprietà del filosofo tedesco Max Stirner, che lo colpirà a tal punto da autodefinirsi anarco-individualista.[39] Dal quel momento simpatizzerà sempre per le idee anarchiche, influenzato anche dal suo cantautore prediletto, il citato Georges Brassens, da lui considerato come un maestro di vita. Al corrente del carattere burrascoso del cantante e poeta francese, non vorrà mai conoscerlo di persona, per timore di rimanerne deluso, anche se lo stesso Brassens loderà la qualità delle traduzioni delle sue canzoni effettuate da De André.[40] Nel 1957 si iscrive alla Federazione Anarchica Italiana (FAI) di Carrara.[7]

Nell’estate del 1960, Fabrizio, insieme a Clelia Petracchi, che scrisse il testo con lui, compose quella che lui ha sempre considerato la sua prima canzone, La ballata del Miché, in cui è marcata l'influenza della canzone esistenzialista francese. [41] Alla fine del giugno 1961 Beppe Piroddi, uno dei playboy più in auge in quel tempo, presentò a De André Enrica Rignon, detta "Puny". [42] Enrica, grande appassionata di jazz, aveva quasi sette anni più di Fabrizio e apparteneva a una delle famiglie più abbienti di Genova. Dopo qualche mese che i due si frequentavano, Puny, restò incinta, a Recco. [43] "Puny" (deceduta nel 2004) divenne la prima moglie di De André. Da lei ebbe alla fine del 1962 il figlio Cristiano, per poi separarsi da lei a metà degli anni settanta. Il testimone di nozze fu un amico e collega di partito del padre, Randolfo Pacciardi.[44]

In seguito al matrimonio e alla nascita del figlio, il ventiduenne Fabrizio fu pressato dalla necessità di provvedere al mantenimento della famiglia e trovò un impiego in un istituto scolastico privato come insegnante[45].

L'esordio nel 1961 e il periodo Karim

«Lessi Croce, l'Estetica, dove dice che tutti gli italiani fino a diciotto anni possono diventare poeti, dopo i diciotto chi continua a scrivere poesie o è un poeta vero o è un cretino. Io, poeta vero non lo ero. Cretino nemmeno. Ho scelto la via di mezzo: cantante.[46]»

Fabrizio De André nella friggitoria Rosa in Sottoripa negli anni '60, insieme al figlio Cristiano.

Nell'ottobre del 1961[47] la Karim (etichetta che vede tra i soci anche il padre Giuseppe[48] pubblica il suo primo 45 giri, con copertina standard forata (la ristampa del 1971 della Roman Record avrà invece una copertina con un disegno anonimo). Il disco contiene due brani, Nuvole barocche ed E fu la notte.

Il 2 maggio 1963 avviene il debutto televisivo del cantautore, che nel programma Rendez-Vous, condotto da Line Renaud con la regia di Vito Molinari e trasmesso dal primo Canale canta Il fannullone[49].

Secondo quanto affermato dal cantautore in un'intervista al Corriere della Sera, nel 1964 sostenne l'esame di ammissione come autore della parte letteraria alla SIAE di Roma per poter depositare a proprio nome le canzoni (in realtà la data è sicuramente errata, in quanto De André già nel 1961 firmava i testi e le musiche delle sue canzoni, depositandole alla SIAE[50]); nel 1997, durante la consegna del Premio Lunezia, confessò di aver utilizzato una buona parte del testo della canzone Le foglie morte di Jacques Prévert nella prova di esame[51].

Lasciata l'università e la professione di insegnante, negli anni successivi De André andò affermandosi sempre più come personaggio riservato e musicista colto, abile nel condensare nelle proprie opere varie tendenze e ispirazioni: le atmosfere degli storici cantautori francesi, tematiche sociali trattate sia con crudezza sia con metafore poetiche, tradizioni musicali di alcune regioni italiane e mediterranee[52] sonorità di ampio respiro internazionale[53] e l'utilizzo di un linguaggio inconfondibile e, al tempo stesso, quasi sempre semplice per essere alla portata di tutti.[54]

Nel 1964 incide La canzone di Marinella, che gli darà il grande successo e la notorietà a livello nazionale tre anni dopo, quando sarà interpretata da Mina; il testo è in apparenza fiabesco ma ispirato a un fatto di cronaca.[55][56]

In questo periodo uscirono i suoi primi 33 giri. La sua discografia non è numerosissima come, del resto, inesistenti fino al 1975 erano i suoi concerti. L'album del debutto è Tutto Fabrizio De André (del 1966, ristampato due anni dopo con il titolo di La canzone di Marinella sotto un'altra etichetta e con una diversa copertina), una raccolta di alcune delle canzoni che sino ad allora erano state edite solo in 45 giri, seguito da Volume I (1967), considerato (non a torto) come il suo primo vero album, Tutti morimmo a stento (1968), Volume III (1968), Nuvole barocche (1969; quest'ultimo è la raccolta dei 45 giri del periodo Karim esclusi da Tutto Fabrizio De André).

Il brano di apertura di Volume I è Preghiera in gennaio, una canzone scritta di getto poche ore dopo la morte a Sanremo di Luigi Tenco[57], amico di giovinezza di Fabrizio. Il cantautore, che aveva interpretato la canzone La ballata dell'eroe nel film La cuccagna, perse la vita – secondo la versione accreditata – suicida con un colpo di pistola, durante il Festival della Canzone Italiana di San Remo del gennaio 1967. Il legame tra Luigi e Fabrizio era fortissimo e De André scrisse la canzone sull'onda dell'emozione, subito dopo aver fatto visita alla salma dell'amico assieme alla prima moglie; in essa il non credente De André, sempre affascinato da certi temi religiosi, canta una preghiera a Dio per Tenco, concedendogli un posto in Paradiso con gli altri suicidi, condannati invece dai benpensanti e dalla Chiesa ufficiale.[58]

Fra esistenzialismo e contestazione: dal 1968 al 1973

Gli anni fra il 1968 e il 1973 furono fra i più proficui per l'autore, che cominciò la serie dei concept con Tutti morimmo a stento. Quest'album, ispirato alla poetica di François Villon e a tematiche esistenzialiste (queste ultime torneranno anche negli album successivi), è il quarto concept album a essere pubblicato in Italia[59]; il testo del primo brano, Cantico dei drogati, è tratto da una poesia di Riccardo Mannerini, Eroina. De André incise anche una versione inglese dell'album, mai commercializzata e oggi esistente in unica copia, che è stata proprietà di un collezionista statunitense e oggi appartiene a un collezionista pugliese.[60]

Fabrizio De André con il poeta Riccardo Mannerini, che collaborò all'album del 1968 Tutti morimmo a stento

A Tutti morimmo a stento segue La buona novella; un album importante, che interpreta il pensiero cristiano alla luce di alcuni vangeli apocrifi (in particolare, come riportato nelle note di copertina, dal Protovangelo di Giacomo e dal Vangelo arabo dell'infanzia), sottolineando l'aspetto umano della figura di Gesù, in forte contrapposizione con la dottrina di sacralità e verità assoluta, che il cantautore sostiene essere inventata dalla Chiesa al solo scopo di esercizio del potere[61].

Come ha raccontato Roberto Dané[62], l'idea del disco la ebbe lo stesso Dané, che pensò di realizzarla con Duilio Del Prete, poi la propose ad Antonio Casetta, il quale la dirottò a De André.

«Nel 1969 tornai da Casetta e gli sottoposi un'altra idea, che avevo intenzione di realizzare con Duilio Del Prete: un disco basato sui Vangeli apocrifi...lui, che era un grande discografico, di buon fiuto, mi ascoltò con attenzione e alla fine disse: "Ma scusi, perché questa idea non la propone a Fabrizio De André? Sa, è un periodo che è un po' in crisi, non sa cosa fare...". E io che cosa dovevo dire? Con De André c'era sicuramente una maggiore esposizione»

Nel disco suonano, tra gli altri, I Quelli, che nel 1971, dopo l'ingresso di Mauro Pagani, cambieranno il nome in Premiata Forneria Marconi.

A distanza di anni, De André continuerà a considerare questo disco la sua incisione migliore:

«"Te la sentiresti di dire quale dei tuoi dischi è il migliore?" "Senza dubbio ti rispondo: La buona novella, è quello più ben scritto, meglio riuscito". "Lo sai che ero quasi sicuro che invece mi avresti risposto: Tutti morimmo a stento? Come mai questa scelta?" "No, quello è un disco polveroso, barocco, e non dimentichiamoci che sotto il Barocco c'era il peso della Controriforma..."[64]»

Nel 2010 il disco verrà reinciso dalla Premiata Forneria Marconi, con nuovi arrangiamenti e l'aggiunta di alcuni brevi intermezzi strumentali; il disco, intitolato A.D. 2010 - La buona novella, viene pubblicato ad aprile. Proprio a questo periodo risale l'amicizia di De André con un altro collega che ha cantato, spesso, gli ultimi e i poveri, Gipo Farassino; anni dopo De André racconterà a TorinoSette, l'inserto settimanale de La Stampa, un episodio successivo (avvenuto dopo un concerto a Torino) riguardante la loro amicizia: "Mi raccolse dopo un concerto ubriaco come un tino di mosto, mi caricò in macchina, mi trascinò in casa sua, mi offrì un cesso per finire di rovesciarmi lo stomaco e un letto per lasciarmi girare la testa fino al sonno. Il giorno dopo, a evitarmi un treno per Genova con una maglietta vomitata mi regalò una sua camicia[65]". Il racconto di Farassino, pubblicato su La Stampa, differisce nel finale: "Il mattino dopo gli prestai una mia bella camicia, con la raccomandazione di restituirmela. Non l'ho più vista, ma con lui era così..."[66].

De André durante il tour ''L'Indiano'' 1981

Il disco successivo, del 1971, è Non al denaro, non all'amore né al cielo, libero adattamento (eseguito insieme a Giuseppe Bentivoglio) di alcune poesie della Antologia di Spoon River, opera poetica di Edgar Lee Masters; le musiche sono composte insieme a Nicola Piovani. De André in quel periodo incontra Fernanda Pivano, traduttrice e scrittrice che ha fatto conoscere in Italia la letteratura americana e che ha tradotto l'Antologia sepolcrale da cui trae ispirazione l'album. Per rimuovere l'ostacolo della ritrosia del cantautore a concedere interviste, la Pivano nascose sotto il letto di De André un registratore e trascrisse interamente la lunga conversazione che i due fecero su Spoon River e sulle canzoni dell'album. De André accettò con simpatia il "raggiro"[67].

Nel 2005 il cantante Morgan ha pubblicato Non al denaro, non all'amore né al cielo, un riadattamento dell'album con nuovi arrangiamenti e alcuni intervalli musicali.

In questo caso, come ha raccontato Roberto Dané[68], l'idea del disco la ebbe Sergio Bardotti, che infatti lo seguì insieme allo stesso Dané in qualità di produttore.

Gian Piero Reverberi ha raccontato[69] che in questo caso il progetto era nato per Michele, sulla scia di Senza orario senza bandiera, quindi con i testi elaborati da De André e le musiche di Reverberi; ma il progetto venne poi dirottato su De André stesso e quindi Reverberi (anche per alcuni suoi contrasti con Roberto Dané) non venne più coinvolto e le musiche e gli arrangiamenti furono affidati a Nicola Piovani.

Il coautore dei testi, Bentivoglio, si era presentato con dei testi scritti da lui, che furono giudicati interessanti[70] e che, dopo una prima collaborazione in Tutti morimmo a stento (in cui scrisse con De André il testo di La ballata degli impiccati, canzone liberamente ispirata all'omonima poesia di Villon), portarono all'affiancamento a De André per i testi in questo LP e nel successivo.

Nel 1972 la Produttori Associati, senza consultare minimamente l'artista, lo iscrive al Festivalbar con il brano Un chimico (pubblicato su 45 giri): De André apprende la notizia dai giornali e convoca una conferenza stampa in cui dichiara che «La casa discografica mi ha trattato come un ortaggio»[71]. Dopo l'intervento del patron della manifestazione, Vittorio Salvetti, si raggiunge un compromesso: la canzone viene inserita nei juke-box, come vuole il regolamento, ma il cantautore non si esibirà durante la finale di Verona nemmeno in caso di vittoria (l'edizione vede vincitrice Mia Martini con Piccolo uomo)[72].

Nell'autunno dello stesso anno pubblicò un singolo con due canzoni tradotte di Leonard Cohen Suzanne/Giovanna d'Arco (brani che verranno poi inseriti con un arrangiamento diverso nell'album Canzoni del 1974).

L'album successivo fu, nel 1973, Storia di un impiegato, un "concept album" in cui Giuseppe Bentivoglio, autore dei testi con de André, racconta la vicenda di un impiegato durante il maggio del '68; il disco, a sfondo assai politico, venne attaccato dalla stampa musicale militante e vicina al movimento studentesco, e così viene recensito, ad esempio, da Simone Dessì (pseudonimo di Luigi Manconi), allora membro di Lotta Continua:

«Storia di un impiegato è un disco tremendo: il tentativo, clamorosamente fallito, di dare un contenuto "politico" a un impianto musicale, culturale e linguistico assolutamente tradizionale, privo di qualunque sforzo di rinnovamento e di qualunque ripensamento autocritico: la canzone Il bombarolo è un esempio magistrale di insipienza culturale e politica[73]»

Fra le critiche più accese ricordiamo quella di Riccardo Bertoncelli, che definisce l'opera come un disco «verboso, alla fine datato»[74] e quella di Enrico Deregibus anch'essa sostanzialmente negativa:

«L'album è sempre stato considerato, anche dal suo autore, come uno dei più confusi. La vena anarchica di De André deve fondersi con quella marxista di Bentivoglio, e spesso i punti di sutura e di contraddizione sono fin troppo evidenti. Non a caso è l'ultimo episodio della collaborazione tra i due»

Un'altra recensione negativa è quella di Fiorella Gentile, apparsa su Ciao 2001:

«La musica presta il nome a qualcosa che a tratti sembra la colonna sonora di un film sulla mafia (con il sintetizzatore al posto dello scacciapensieri), a volte quella di un thrilling alla Dario Argento (con il basso che riproduce il battito cardiaco), altre recupera i toni alla Cohen e alla Guccini: ma rimane un prodotto scucito, che non ha più il vecchio incanto[76]»

De André ha spesso usato sonorità di strumenti mediterranei e medievali, come si vede in questa foto autografata del 1975

Le osservazioni della Gentile, del resto, trovano una conferma indiretta nel fatto che l'autore delle musiche (con De André), Nicola Piovani, componeva già all'epoca colonne sonore, e negli anni successivi è diventato uno dei maggiori autori italiani di musiche da film, fino a ottenere anche il Premio Oscar nel 1999, per il film La vita è bella di Roberto Benigni.

Anche il pubblico accoglie l'album in maniera negativa[77]. Proprio in occasione della pubblicazione del disco, Giorgio Gaber polemizza con De André, affermando che quest'ultimo usi "un linguaggio da liceale che si è fer­mato a Dante, che fa dei bei termini, ma non si riesce a capire se sia libe­rale o extraparlamentare"[78]; De André risponderà a Gaber in occasione di un'intervista alla Domenica del Corriere del gennaio 1974 ("Mi spiace che lui, che si dichiara comunista, sia andato a raccontare queste cose al primo giornalista che ha incontrato. Poteva te­lefonarmi, farmi le sue osservazioni: ne avremmo discusso, ci saremmo con­frontati. Così, invece, ha svilito an­cora di più un mondo già tanto criti­cato"[78]).

Delle canzoni del disco, solo Verranno a chiederti del nostro amore[79] rimane nel repertorio dell'autore dal vivo negli anni a seguire[80]. Gli altri brani vennero eseguiti in concerto solo per qualche anno, ne è un esempio la Canzone del maggio inserita nella scaletta del primo tour del 1975 o ancora La bomba in testa, Al ballo mascherato, Canzone del padre, Il bombarolo e Nella mia ora di libertà che vennero riproposti solo in alcune date del tour del 1976[81].

Il valore musicale del disco verrà riconosciuto compiutamente, da gran parte della critica, solo negli anni '90.[82][83] Talvolta verrà perfino indicato come il miglior album di De André.[84]

La crisi e le esibizioni dal vivo

La pubblicazione di Storia di un impiegato coincide con un periodo di crisi professionale e anche personale (nello stesso anno termina definitivamente il matrimonio con Puny e il cantautore comincerà una relazione con una ragazza, Roberta, per cui scriverà due anni dopo la canzone Giugno '73[85]), e la pubblicazione di un nuovo disco di rifacimenti a opera di Reverberi di vecchie canzoni incise per la Karim (con 2 nuove traduzioni dal repertorio di Brassens, le due canzoni di Cohen pubblicate nel 1972 e una traduzione di Bob Dylan opera di De Gregori ai tempi del Folkstudio[86] cofirmata da De André), intitolato Canzoni, darà inizio alla collaborazione con Francesco De Gregori.

Proprio durante le registrazioni di questo disco, nello studio a fianco sta registrando il suo nuovo disco da solista Dori Ghezzi (in una pausa della sua collaborazione con Wess): è l'inizio di una nuova e duratura relazione (artefice del primo incontro sarà un comune amico, Cristiano Malgioglio[87]), che sfocerà nel matrimonio tra i due il 7 dicembre 1989, dopo quindici anni di convivenza[75].

Sono anche gli anni in cui De André fa le sue prime esperienze negli spettacoli dal vivo: lavoratore instancabile e al limite del perfezionismo in studio, il cantautore invece non riesce a trovare il coraggio a esibirsi in pubblico, verso il quale aveva più volte dichiarato di essere "allergico" e di patirne un "timore oscuro".

Fu l'impresario teatrale Sergio Bernardini che riuscì a portare Faber a esibirsi dal vivo, davanti al pubblico della Bussola. Bernardini, nel 1974 aveva fatto continue proposte, fino ad arrivare all'offerta di 6.000.000 di lire, davvero principesca per l'epoca. Dopo continui rifiuti, nel gennaio 1975 fu lo stesso De André a contattare Bernardini, proponendogli un "pacchetto" di 100 serate alla cifra complessiva di 300 milioni di lire che, con sorpresa del proponente, venne accettata. La prima esibizione dal vivo avvenne alla Bussola di Marina di Pietrasanta, il 16 marzo 1975, per poi dare inizio un tour con due componenti dei New Trolls, con i quali aveva già collaborato nel 1968 per i testi del loro disco Senza orario senza bandiera (Belleno e D'Adamo), e due dei Nuova Idea (Belloni e Usai). Nella parte di tour svoltasi nel 1976, ai quattro si aggiungerà anche Alberto Mompellio al violino e alle tastiere.[88][89].

De André mise dunque da parte le sue paure da palcoscenico, paure che supererà solo con gli anni, suonando e cantando sempre nella penombra e con molto whisky in corpo (la sua timidezza fu tra le cause che gli provocarono una seria dipendenza da alcol).[90]

De André con il primogenito Cristiano

Gli ambienti dell'Autonomia e della Sinistra extraparlamentare, che già avevano attaccato il cantautore per Storia di un impiegato lo contestano a partire dalle esibizioni dal vivo: ed ecco come viene descritto De André nel volume Libro bianco sul pop in Italia. Cronaca di una colonizzazione musicale in un paese mediterraneo, pubblicato da Arcana Editore (casa editrice vicina alla controcultura) nel 1976:

«Dall'aria triste e meditabonda, Fabrizio De André ha svolto negli anni passati il ruolo di cantautore impegnato ma non troppo, denunciando situazioni in cui difficilmente si è trovato se non a livello emotivo. Borghese di nascita, di adozione e di intenti, rifiutava di esibirsi in pubblico fino a quando le vendite dei suoi dischi hanno subito un tracollo: allora si è esibito alla Bussola prima di confrontarsi con tutti coloro che avevano sprecato tempo ad ascoltar le sue lagne. Le migliori esibizioni dei suoi pezzi si ascoltano sulle spiagge e sui monti, quando un chitarrista che conosce due accordi vuol consolare l'amico di una sbronza finita male[91]»

De André non sarà però dissuaso da queste contestazioni (come accadrà per un breve periodo a De Gregori, che meditò di abbandonare la carriera), scendendo talvolta dal palco per discutere con gli stessi Autonomi, mentre parte del pubblico spesso si divide, come avverrà nel concerto a Roma nel 1979.[92] Il rapporto degli extraparlamentari con l'anarchico De André non sarà mai facile, anche se ambivalente: già nel 1978, De André raccontò nella canzone Coda di lupo (dall'album Rimini), proprio un episodio del movimento dell'Autonomia Operaia, quando nel 1977 gli autonomi e gli indiani metropolitani contestarono Luciano Lama a Roma; i fatti sono narrati dal punto di vista di uno dei contestatori.[92]

Nel 1975 fece un intervento, poco dopo la vittoria della campagna sul divorzio, a una manifestazione del Partito Radicale a Piazza Navona (Roma), prima del comizio del leader Marco Pannella.[93]

De André spiato dai servizi segreti

È in questo periodo (per circa 10 anni, dal 1969 al 1979) che De André viene sottoposto a una serie di controlli da parte delle forze di polizia e dai servizi segreti italiani. In base a quanto ricostruito quando questa informazione è stata resa nota negli anni novanta[94], inizialmente i controlli sarebbero stati effettuati dopo che un suo conoscente, simpatizzante del marxismo-leninismo, era stato indagato durante le prime inchieste sulla strage di piazza Fontana (allora ritenuta dagli inquirenti di matrice rossa o anarchica).[95]

Negli anni successivi, pur non individuando prove di una sua partecipazione attiva a gruppi politici, extraparlamentari o meno, De André viene ritenuto dal SISDE un "simpatizzante delle BR", mentre l'acquisto, insieme alla moglie Dori Ghezzi, di un appezzamento di terreno a Tempio Pausania, viene considerato un tentativo di creare un rifugio per appartenenti ai movimenti extraparlamentari di sinistra (nonostante nell'album Storia di un impiegato si trovino accuse al terrorismo, ritenuto completamente dannoso perché tendente a fortificare il potere, non ad abbatterlo).[95]

A rafforzare queste ipotesi, dal punto di vista degli investigatori, il fatto che a Genova De André avesse contatti con persone appartenenti ai gruppi anarchici e filo-cinesi[95][96].

In realtà, l'attività politica di De André era limitata solo a sostenere economicamente, con l'abbonamento, e a finanziare talvolta, con donazioni, il periodico A/Rivista Anarchica, fondato nel 1971.[97]

Collaborazioni e sperimentazioni negli anni Settanta

Fabrizio De André al Club Tenco con l'amico Léo Ferré nel 1975

A partire dal 1974, De André cominciò nuove collaborazioni con altri musicisti e cantautori e a esplorare la produzione musicale degli autori americani, accanto a quelli francesi. Negli anni settanta De André tradusse infatti canzoni di Bob Dylan (Romance in Durango e Desolation Row), Leonard Cohen (It Seems So Long Ago, Nancy, Joan of Arc, Famous Blue Raincoat per Ornella Vanoni e Suzanne) e Georges Brassens (lavoro che porterà all'uscita dell'album Canzoni del 1974).

Nel 1975 collabora con Francesco De Gregori, nella scrittura di molti brani dell'album Volume VIII del 1975, album non privo di sperimentazione[98], in cui sono affrontate tematiche esistenziali quali il disagio verso il mondo borghese (Canzone per l'estate e l'autobiografica Amico fragile, una delle canzoni predilette dal cantautore, di cui è autore unico di musica e testo[99]) e la difficoltà di comunicazione. Anche questo disco riscuote diverse critiche negative, come quella di Lello D'Argenzio, che sostiene che De André si sia adattato allo stile del collega (presente soprattutto negli arrangiamenti musicali e in alcuni testi assai ricchi di metafore, come Oceano e Dolce Luna) anche nel modo di cantare[100].

Rimini (1978), segna l'inizio della collaborazione, che proseguirà per un lungo periodo, con il cantautore veronese Massimo Bubola. Quest'album fa intravedere un De André esploratore di una musicalità più distesa, spesso di ispirazione americana[101]. I brani trattano l'attualità e la politica (Il naufragio di una nave a Genova, Coda di Lupo) così come tematiche sociali (l'aborto in Rimini e l'omosessualità in Andrea) ed esistenziali (Sally, contenente riferimenti letterari a Gabriel García Márquez e Alejandro Jodorowsky). Nell'album sono presenti le prime significative sperimentazioni di suoni della musica etnica, con la filastrocca Volta la carta e con Zirichiltaggia, quest'ultima cantata interamente in gallurese. Andrea, a sfondo antimilitarista, è invece uno dei brani più popolari dell'intera produzione di De André, che il suo coautore Massimo Bubola continua a proporre dal vivo durante i suoi concerti; in più di un'occasione l'artista genovese – ad esempio nel 1992, al teatro Smeraldo di Milano – ha eseguito il brano a luci accese, proprio a simboleggiare come l'omosessualità non debba essere motivo di vergogna.[102]. Il brano eponimo del disco, Rimini, viene ispirato alle atmosfere de I Vitelloni di Federico Fellini, uno dei capolavori del celeberrimo regista, ma presenta anche alcune digressioni storiche e politiche.[103]

Nel 1978 la Premiata Forneria Marconi ideò e realizzò nuovi arrangiamenti di alcuni dei brani più significativi del cantautore genovese[104], proponendo a De André, inizialmente restio ad accettare, un tour insieme, che partì il 21 dicembre 1978 da Forlì e continuò per tutto il mese di gennaio 1979[105].

L'operazione si rivelò positiva, tanto che il tour originò due album live (i primi album Live del cantautore), tra il 1979 e il 1980, che conobbero un ottimo successo di vendite, anche se il secondo non riuscì a bissare i risultati del primo[106].

Alcuni degli arrangiamenti realizzati dalla PFM furono utilizzati dal cantautore fino alla fine della sua carriera, Bocca di Rosa, La canzone di Marinella, Amico fragile, Il pescatore. Nei casi di Volta la carta o Zirichiltaggia del tour Anime Salve e M'innamoravo di tutto (gli ultimi concerti) De André era tornato agli arrangiamenti del disco del 1978.

Il rapimento

Nella seconda metà degli anni settanta, in previsione della nascita della figlia Luisa Vittoria, De André si stabilisce nella tenuta sarda dell'Agnata, a due passi da Tempio Pausania, insieme a Dori Ghezzi, sua compagna dal 1974, poi sposata nel 1989.

File:Dori-Luvi-Faber1981.jpg
De André con Dori Ghezzi e la piccola Luvi

La sera del 27 agosto 1979, la coppia fu rapita dall'anonima sequestri sarda e tenuta prigioniera nelle pendici del Monte Lerno presso Pattada, per essere liberata dopo quattro mesi (Dori fu liberata il 21 dicembre alle undici di sera, Fabrizio il 22 alle due di notte, tre ore dopo), dietro il versamento del riscatto, di circa 550 milioni di lire, in buona parte pagato dal padre Giuseppe.[107]

Prima, durante e dopo il sequestro, alcuni giornali fecero uscire illazioni e falsità, talune che legavano il rapimento perfino alle Brigate Rosse, a motivi personali (come un allontanamento volontario, causa mancanza di notizie e testimoni nei primi tempi), a uno sfondo politico.[107] Proprio l'anno del sequestro, comunque, terminò la citata sorveglianza dei servizi segreti ai danni di De André.[95]

Intervistato all'indomani della liberazione (il 23 dicembre in casa del fratello Mauro) da uno stuolo di giornalisti, De André tracciò un racconto pacato dell'esperienza («...ci consentivano, a volte, di rimanere a lungo slegati e senza bende») ed ebbe parole di pietà per i suoi carcerieri («Noi ne siamo venuti fuori, mentre loro non potranno farlo mai»)[107].

Pochi mesi dopo De André cedette al settimanale Gente i diritti per la pubblicazione del memoriale del sequestro, pubblicato in cinque puntate a partire dal numero dell'8 febbraio 1980 e nei numeri successivi.

L'esperienza del sequestro si aggiunse al già consolidato contatto con la realtà e con la vita della gente sarda, e gli avrebbe ispirato diverse canzoni, scritte ancora con Bubola e raccolte in un album senza titolo, pubblicato nel 1981, comunemente conosciuto come L'indiano dall'immagine di copertina che raffigura un nativo americano. Il filo che lega i vari brani è il parallelismo tra il popolo dei pellerossa e quello sardo. Oltre alla narrazione di questi due popoli sono presenti anche spunti all'attualità del periodo (Se ti tagliassero a pezzetti - un inno alla libertà personificata, il cui verso "signora libertà signorina fantasia" spesso venne modificato dal vivo in "signora libertà signorina anarchia" - contiene un'allusione alla strage di Bologna del 1980[108]).

Sottili, ma non velate, furono le allusioni all'esperienza del sequestro: dalla stessa ripresa della locuzione "Hotel Supramonte" (nome in codice usato dai banditi, anche se in effetti non si trovavano sul Supramonte), alla descrizione degli improvvisati banditi (presente in Franziska) cui, comunque, non intese negare note di un certo romanticismo e una connotazione di proletariato periferico che per questo meritava, coerentemente con le sue tematiche privilegiate, una forte attenzione. Al processo, De André confermò il perdono per i suoi carcerieri (circa dieci), ma non per i mandanti perché persone economicamente agiate[109]. Il cantautore e suo padre non si costituirono nemmeno parte civile contro gli autori materiali del sequestro, ma solo, in primo grado, contro i soli capi della banda, tra cui vi erano un veterinario toscano e un assessore comunale sardo del PCI (che durante il sequestro a volte discuteva di politica con De André stesso), che però, avranno paradossalmente pene molto più basse di quelle degli esecutori grazie alla legge sulla "collaborazione di giustizia".[110] Nel 1991 De André fu anche tra i firmatari della domanda di grazia rivolta al Presidente della Repubblica, nei confronti di uno dei sequestratori, un pastore sardo condannato a 25 anni di prigione.[111]

Da Crêuza de mä ad Anime salve: anni Ottanta - Novanta

De André in concerto nel 1980

Nel 1980 De André incide il 45 giri Una storia sbagliata/Titti, i cui brani (editi per la prima volta in CD solo nel 2005), sono entrambi scritti con Bubola. Fabrizio ricorderà in un'intervista a proposito di Una storia sbagliata:

«Nel testo di Una storia sbagliata rievoco la tragica vicenda di Pier Paolo Pasolini. È una canzone su commissione, forse l'unica che mi è stata commissionata. Mi fu chiesta come sigla per due documentari-inchiesta sulle morti di Pasolini e Wilma Montesi

Nel 1982 fonda un'etichetta discografica (appoggiandosi alla Dischi Ricordi per la distribuzione): la Fado (Il nome deriva dalle iniziali del suo nome e da quelle di Dori Ghezzi), con cui pubblicherà dischi di Massimo Bubola, dei Tempi Duri (band con il figlio Cristiano) e della stessa Ghezzi.

Sant'Ilario (quartiere sulle alture di Genova): una crêuza de mä

Nel 1984 esce Creuza de mä, disco dedicato alla realtà mediterranea e per questo cantato interamente in lingua genovese, con l'importante collaborazione di Mauro Pagani, curatore delle musiche e degli arrangiamenti. Questo disco segna uno spartiacque nella carriera del cantautore: dopo questo album, Fabrizio esprime la volontà di non cantare più in italiano ma di concentrarsi esclusivamente sul genovese[112]. A partire da Creuza de mä De André si concentra in particolar modo sulle minoranze linguistiche (tema che aveva già iniziato ad affrontare con stesura di Zirichiltaggia, sei anni prima). Creuza de mä è oggi considerato di fatto una pietra angolare dell'allora nascente world music, nonché un caposaldo della musica etnica tutta. Ma Creuza de mä è anche l'album che libera De André dalle impostazioni vocali ereditate dalla tradizione degli chansonniers francesi, che gli garantisce la libertà di espressione tonale al di fuori di quei dettami stilistici che aveva assorbito da Brassens e da Brel[113].

Nel 2004, ventennale dell'uscita di Creuza de mä, Mauro Pagani decide di rendere un sincero tributo all'amico scomparso cinque anni prima, reincidendo e cantando egli stesso l'album. Alle sette canzoni originarie del disco, Pagani aggiunge Megu Megun, un brano composto insieme a Fabrizio e inserito nell'album Le Nuvole e due pezzi inediti, Quantas Sabedes, che non fu inserita in Creuza de mä perché "bruciata" dopo l'inserimento nella colonna sonora di un film ("ammenda fatta", commenta Pagani nei crediti dell'album del 2004), e Nuette, tratto da un frammento di lirica greca, all'epoca mai sviluppato nella sua interezza da De André.

Nel 1985 scrive insieme a Roberto Ferri il testo di Faccia di cane per i New Trolls, con cui partecipa come autore al Festival di Sanremo 1985, preferendo però non apparire ufficialmente come autore[114]. Lo stesso anno muore il padre e De André smette di bere alcolici – ma non di fumare – per una promessa fattagli poco prima.[115][116]

Nel 1988 collabora con Ivano Fossati, cantando nella canzone Questi posti davanti al mare (contenuta nell'album La pianta del tè) insieme a Francesco De Gregori e allo stesso Fossati.

Il matrimonio di Dori Ghezzi e Fabrizio De André a Tempio Pausania il 7 dicembre 1989

Nel 1989 sposa Dori Ghezzi a Tempio Pausania, con Beppe Grillo come testimone di nozze (De André ricambierà facendo da testimone al matrimonio di Grillo con Parvin Tadjk[117]).

Comincia poi la lavorazione del suo album successivo, che viene pubblicato all'inizio del 1990: Le nuvole (1990) titolo che (come nella omonima commedia di Aristofane) allude ai potenti che oscurano il sole[25], vede nuovamente la collaborazione di Mauro Pagani per la scrittura delle musiche e di Ivano Fossati come coautore di due testi in genovese, Mégu Megún e 'Â çímma, oltre che di Massimo Bubola per il testo di Don Raffaé (interpretato con Roberto Murolo) e Francesco Baccini per quello di Ottocento. Con questo album De André torna in parte al suo stile musicale più tipico, affiancandolo alle canzoni in dialetto e all'ispirazione etnica (Monti di Mola, scritta in gallurese, e La nova gelosia in napoletano, così come Don Raffaè). Torna anche la critica graffiante all'attualità e alla politica, in particolare ne La domenica delle salme e nello stesso Don Raffaè. L'album è anche una sorta di sfida culturale solitaria al mondo moderno, che l'artista può lanciare in quanto uomo libero[118]; emblematica è quindi la citazione del pirata Samuel Bellamy posta a epigrafe del disco, nella quarta di copertina.[119][118]

Fossati sarà presente, inoltre, nella realizzazione del concept album Anime salve, pubblicato nel 1996, duettando con De André nel brano omonimo. Incentrato sul tema della solitudine, è anche l'ultimo album in studio del cantautore e viene considerato uno dei suoi capolavori, al pari dei suoi dischi più celebrati del passato.[118] Luigi Manconi, che aveva criticato Storia di un impiegato, ha scritto che considera Anime salve, assieme ai primi album degli anni '60, come l'opera forse migliore mai realizzata da De André nella sua carriera.[120]

Il disco rappresenta un viaggio ideale nella solitudine e nell'emarginazione, sia quella dei generici "ultimi", sia quella dei rom, del marinaio, del transessuale e dell'artista stesso; allo stesso tempo rappresenta un attacco alle "maggioranze" che opprimono le minoranze (Smisurata preghiera), al razzismo e all'indifferenza della società di fine millennio. Presente è anche l'ormai consueta sonorità etnica (A cumba, in lingua ligure, Disamistade, ma anche Prinçesa e Dolcenera, quest'ultima tra le canzoni più amate e conosciute dal pubblico, tra quelle dell'ultimo periodo[121]).[118]

De André con Francesco Guccini nel 1991 al Club Tenco

Fra il 1990 e il 1996 collabora con vari autori, sia come autore sia come cointerprete, nei rispettivi album: tra essi ricordiamo Francesco Baccini (Genoa Blues, un appassionato brano per la loro città e la loro squadra del cuore, il Genoa, del quale De Andrè fu accanito tifoso), i Tazenda, Mauro Pagani, Max Manfredi, Teresa De Sio, Ricky Gianco, i New Trolls, Carlo Facchini dei Tempi Duri e il figlio Cristiano De André (Cose che dimentico). Da segnalare la collaborazione con "Li Troubaires de Coumboscuro" nell'album A toun souléi, dove De André partecipa all'incisione del brano in provenzale antico Mis amour, insieme a Clara Arneodo, la cantante solista del gruppo, e al chitarrista Franco Mussida.

Nel 1996 De André collabora con Alessandro Gennari alla scrittura del romanzo Un destino ridicolo, dal quale dodici anni dopo Daniele Costantini ha tratto il film Amore che vieni, amore che vai.

Il 26 luglio 1997, Fernanda Pivano, scrittrice e traduttrice, tra l'altro, dell'Antologia di Spoon River, consegna a Fabrizio De André il Premio Lunezia per il valore letterario del testo di Smisurata preghiera, mettendo in imbarazzo il cantante parlando di lui come "il più grande poeta in assoluto degli ultimi cinquant'anni in Italia", "quel dolce menestrello che per primo ci ha fatto le sue proposte di pacifismo, di non violenza, di anticonformismo", aggiungendo che "sempre di più sarebbe necessario che, invece di dire che Fabrizio è il Bob Dylan italiano, si dicesse che Bob Dylan è il Fabrizio americano".[122]

Sempre nel 1997 esce Mi innamoravo di tutto, una raccolta di live e studio in cui duetta con Mina ne La canzone di Marinella, e che sarà l'ultima pubblicazione della sua vita: la copertina è una delle più celebri e riprodotte immagini artistiche di De André, una foto scattata dalla moglie Dori Ghezzi raffigurante il cantautore con la sigaretta in mano, ripreso quasi dall'alto.[123]

L'ultima polemica

Fabrizio De André a Napoli nel 1993

Nell'estate 1998 De André si esibisce in una nuova tournée che tocca varie località italiane, assieme a tutta la famiglia (Cristiano come seconda voce e musicista, Dori Ghezzi nei cori, Luvi nei cori e come seconda voce in Geordie e Khorakhané). Il 13 agosto 1998, durante un concerto a Roccella Ionica (RC), pronuncia la seguente affermazione suscitando i malumori e le proteste dei tremila spettatori presenti[124][125]:

«Se nelle regioni meridionali non ci fosse la criminalità organizzata, come mafia, 'ndrangheta e camorra, probabilmente la disoccupazione sarebbe molto più alta. Almeno il dieci per cento in più di quello attuale.»

In seguito al clamore provocato e alle dichiarazioni di protesta e sdegno da parte di vari esponenti sindacali e politici locali e nazionali, De André prima rincara la dose:

«Col cazzo che esagero. È paradossale doverlo ammettere, ma se non ci fossero le strutture organizzate criminali forse la disoccupazione arriverebbe al 25 per cento.»

e poi minimizza, cercando di correggere il tiro[124][125][126]:

«Era una delle mie consuete provocazioni. Volevo dire che paradossalmente la criminalità organizzata diminuisce il tasso di disoccupazione. In realtà accanto alle organizzazioni criminali più vistose metto anche quelle che io chiamo le "spa / ad" cioè Società per Azioni a delinquere, cioè quelle dalle tante attività apparentemente lecite dietro alle quali si muovono affari loschi e sulle quali nessuno si è mai sognato di indagare. Ecco probabilmente senza queste arriveremmo addirittura al cinquanta per cento di disoccupazione. Insomma il sommerso e l'illecito sono da una parte il nostro dramma e dall'altra attenuano in qualche modo il problema della disoccupazione.»

Retrospettivamente, alcuni commentatori hanno voluto benevolmente inquadrare tale uscita come l'ultimo "scandalo" suscitato da un artista che nel corso della sua carriera aveva spesso sfidato il perbenismo e le "buone maniere" di quella stessa classe borghese di cui faceva parte e che, alla sua morte, lo avrebbe osannato definendolo "Grande Poeta"[25]. Ciò non toglie, è stato obiettato, che l'affermazione debba comunque essere tacciata di estrema pochezza - se non di totale sconsideratezza - posto che le mafie, con il controllo degli appalti e l'imposizione del pizzo alle imprese, costituiscono il freno più aggressivo alla libertà di iniziativa economica nelle regioni meridionali: per definizione, dunque, non solo non possono "dare lavoro", ma risultano anzi essere la causa principale della depressione economica del meridione.[124][125][126]

Chi lo difese, affermò invece che De André non intendeva lodare le mafie, ma affermare una realtà di fatto (cioè che molte imprese sono proprietà reale di associazioni della criminalità organizzata, che quindi, in qualche modo, ha molti "dipendenti" esterni a essa, nel sud Italia), oltre che ribadire implicitamente la propria avversione verso gran parte del mondo affaristico-politico, che viene paragonato alla stessa mafia (cosa che avvenne già nella canzone Don Raffaè).[124][125][126] Questa affermazione fu anche oggetto di una interrogazione parlamentare di tipo accusatorio nei confronti del cantautore, da parte dell'esponente dei Verdi Athos De Luca.[127]

L'addio fra la sua gente

Targa intitolata a Fabrizio de Andrè in Via del Campo a Genova, riproducente alcuni versi della canzone omonima e l'immagine di copertina dell'album Mi innamoravo di tutto

Dopo il concerto a Roccella Ionica, il 13 agosto del 1998, era prevista un'altra tappa a Saint Vincent il 24 dello stesso mese. Tuttavia durante le prove De André sembrò scoordinato e a disagio: non riusciva a sedersi e imbracciare la chitarra come voleva e aveva anche un forte dolore al torace. Il cantautore gettò via la chitarra e non tenne il concerto quella sera (i biglietti furono poi risarciti). In spiegazione a quanto accaduto, qualche giorno dopo gli fu diagnosticato un carcinoma polmonare, che lo portò a interrompere definitivamente i concerti.[128][129]

Nonostante la malattia, continuò a lavorare con il poeta e cantante Oliviero Malaspina al disco di Notturni, progetto che non vide mai la luce.[130][131] Con lo stesso Malaspina, collaboratore anche del figlio Cristiano e che aprì alcuni concerti dell'ultimo tour, aveva anche il progetto di scrivere alcune opere letterarie: un libro intitolato Dizionario dell’ingiuria, e alcuni racconti.[132]

De André fu ricoverato solo verso la fine del novembre 1998, quando ormai la malattia era a uno stato avanzato: uscì dall'ospedale solo il giorno di Natale, per poter trascorrere le festività a casa insieme alla famiglia, quando i medici ormai disperavano di salvarlo.[129]

La notte dell'11 gennaio 1999, alle ore 02:30, Fabrizio De André morì all'Istituto dei tumori di Milano, dove era stato ricoverato con l'aggravarsi della malattia. Aveva 58 anni.[129]

I funerali si svolsero nella Basilica di Santa Maria Assunta in Carignano a Genova il 13 gennaio: al dolore della famiglia partecipò una folla di oltre diecimila persone, in cui trovarono posto estimatori, amici ed esponenti dello spettacolo, della politica e della cultura.[133]

«Io ho avuto per la prima volta il sospetto che quel funerale, di quel tipo, con quell'emozione, con quella partecipazione di tutti non l'avrei mai avuto e a lui l'avrei detto. Gli avrei detto: «Guarda che ho avuto invidia, per la prima volta, di un funerale».»

Dopo la cremazione, avvenuta il giorno seguente alla cerimonia funebre, venne sepolto nella tomba di famiglia nel cimitero di Staglieno accanto al fratello Mauro, al padre Giuseppe e alla madre Luisa Amerio.[133]

«Non doveva andarsene, non doveva. È stato il più grande poeta che abbiamo mai avuto.»

De André nella memoria collettiva

Scritta comparsa nei quartieri vecchi di Genova, che riporta alcuni versi della canzone Nella mia ora di libertà, da Storia di un impiegato (1973)

«De André non è stato mai di moda. E infatti la moda, effimera per definizione, passa. Le canzoni di Fabrizio restano.»

De André è tuttora molto presente nella memoria collettiva, che lo ricorda come "il cantautore degli emarginati" o il "poeta degli sconfitti".[134] Gli estimatori di Fabrizio De André ammirano il coraggio morale e la coerenza artistica con cui egli, nella società italiana del dopoguerra, scelse di sottolineare i tratti nobili e universali degli emarginati, affrancandoli dal "ghetto" degli indesiderabili e mettendo a confronto la loro dolorosa realtà umana con la cattiva coscienza dei loro accusatori.[135] Il cammino di Fabrizio De André ebbe inizio sulla pavimentazione sconnessa e umida del carruggio di Via del Campo, prolungamento della famosa Via Pré, strada proibita di giorno quanto frequentata la notte. È in quel ghetto di umanità platealmente respinta e segretamente bramata che avrebbero preso corpo le sue ispirazioni; di ghetto in ghetto, dalle prostitute alle minoranze etniche, passando per diseredati, disertori, bombaroli e un'infinità d'altre figure. Nella sua antologia di vinti, dove l'essenza delle persone conta più delle azioni e del loro passato, De André raggiunse risultati poetici che oggi gli vengono ampiamente riconosciuti[25].

La discografia di De André è ampia, ma non vasta come quella di altri autori del suo tempo; pur tuttavia risulta memorabile per varietà e intensità.[136] Viene ora riassunta in postume ricostruzioni filologiche, curate dalla vedova e da esperti tecnici del suono che si sono riproposti l'obiettivo di mantenere, nei nuovi supporti, le sonorità dei vecchi LP. Sino a ora sono state realizzate due raccolte, entrambe in triplo CD, titolate In direzione ostinata e contraria e In direzione ostinata e contraria 2.

Monumento a De André situato a Manarola (Cinque Terre)

Alcuni fra i maggiori cantanti e cantautori italiani, nel marzo del 2000, hanno ricordato Fabrizio De André con un concerto celebrativo, al teatro Carlo Felice di Genova, interpretando i suoi maggiori successi. Di quel concerto è stato realizzato un doppio cd, dal titolo Faber, pubblicato nel 2003, i cui proventi sono stati devoluti in beneficenza.

La Premiata Forneria Marconi ha eseguito, e tuttora esegue concerti nei quali reinterpreta le canzoni di De André, in cui si ricorda la proficua collaborazione tra il gruppo e il cantautore.

A Genova, in Via del Campo, dove l'intrico di viuzze si fa congestionato come in un suq mediorientale, nel negozio di dischi di Gianni Tassio, ora acquisito dal comune di Genova[137], è esposta la chitarra con la quale, probabilmente, De André ha studiato i testi delle canzoni di Crêuza de mä, sulle musiche composte da Mauro Pagani. Lo strumento, la "Chitarra Estudio" n. 097 costruita dall'artigiano spagnolo Francisco Esteve nel 1983, venne messo all'asta in favore di Emergency dalla famiglia poco tempo dopo la sua morte e acquistato dai negozianti del capoluogo ligure, dopo una serrata lotta al rialzo con alcuni facoltosi collezionisti: i commercianti genovesi arrivarono a sborsare 168 milioni e 500 000 lire, per aggiudicarsi la chitarra di De André.

Il negozio-museo Gianni Tassio, in via del Campo

Il ricavato venne utilizzato da Emergency per la costruzione dell'ospedale di Goderich, località alla periferia di Freetown, capitale della Sierra Leone, struttura sanitaria moderna e unica in tutto il Paese, dove i pazienti vengono curati gratuitamente e dove un reparto si chiama, appunto, "Via del Campo".

Ora il "negozio di via del Campo", nei luoghi dove il cantautore avrebbe voluto trascorrere i suoi ultimi anni, si è trasformato in una sorta di museo, e chi vi passa davanti può ascoltare sommessamente le note delle sue canzoni; inoltre, vi si trovano esposte in vetrina le copertine originali di tutti i suoi dischi, ma da febbraio 2011 il negozio fu chiuso. Il comune di Genova, proprietario dal 2010, ha trasformato il locale, già denominato Musica Gianni Tassio, nel museo Via del Campo 29rosso, aperto dal 2012.[138] Nella stessa Via del Campo è stata apposta una targa con due versi della canzone omonima.

Tra le numerose intitolazioni (la prima fu poco dopo la morte, la via al mare Fabrizio De André a Genova), a Sarzana in provincia della Spezia è stata dedicata una piazza al cantautore, così come il piazzale antistante al nuovo polo universitario di Asti.

Su iniziativa della vedova Dori Ghezzi e di Fernanda Pivano è nata nel 1999 la Fondazione Fabrizio De André Onlus che si occupa di mantenere viva la memoria del cantautore. Molte sono le iniziative promosse, moltissimi i gesti di stima e di amore che tutta Italia porge ogni anno alla memoria di Fabrizio.

Omaggi

De André durante le prove di un concerto nel 1977 circa

Il primo omaggio "ufficiale" a De André risale al 1995. Da un'idea di Adele di Palma dell'anno prima, per festeggiare il decimo compleanno di Crêuza de mä, viene pubblicato l'album Canti randagi in cui undici artisti appartenenti per lo più all'ambito della musica popolare hanno tradotto e interpretato nelle rispettive lingue regionali altrettanti brani di De André.

Nel 1994 Mia Martini incide Hotel Supramonte e Fiume Sand Creek per il suo album La musica che mi gira intorno.

Nel 1999 Franco Battiato nel suo album Fleurs include, reinterpretandoli, i brani La canzone dell'amore perduto e Amore che vieni, amore che vai (quest'ultima interpretata anche durante il concerto Faber amico fragile, nel 2000).

Nel 2000, si svolge il concerto commemorativo Faber, amico fragile, che ha luogo il 12 marzo al Teatro Carlo Felice di Genova con, tra i tanti, Adriano Celentano, Ligabue, Fiorella Mannoia, Vasco Rossi, Roberto Vecchioni, Zucchero, e da cui viene successivamente tratto l'album Faber, amico fragile. Nello stesso anno, Renato Zero interpreta La canzone di Marinella nella sua trasmissione televisiva Tutti gli zeri del mondo, incidendola anche per l'omonimo album Tutti gli Zeri del mondo.

Nel 2001 Francesco De Gregori incide Canzone per l'estate nel suo album Amore nel pomeriggio, brano di cui è autore, per la musica e parte del testo.

Nel 2003 Ornella Vanoni incide Bocca di rosa per il suo album Noi, le donne noi.

Con 2004 Crêuza de mä, rivisitazione di Crêuza de mä (con l'aggiunta di due inediti dello stesso periodo e di Mégu megún, tratto dall'album successivo Le nuvole) Mauro Pagani ha reso omaggio al collega con cui ha spesso collaborato.

Nel 2004 gli Afterhours includono nell'EP Gioia e Rivoluzione la loro interpretazione de La canzone di Marinella.

Nel 2005 viene realizzato Le Nuvole, concerto di tributo a De André che si svolge il 10 luglio 2005 all'Anfiteatro romano di Cagliari. Oltre cinquemila spettatori assistono alle reinterpretazioni di canzoni e poesie da parte di artisti come Antonella Ruggiero, Morgan, Massimo Ranieri, Francesco Di Giacomo, Sergio Cammariere, Dolcenera e Massimo Ghini, sulle note dell'Orchestra Internazionale Sarda. Il concerto viene filmato integralmente per Rai Uno, che lo trasmette dieci giorni dopo, riproponendolo in seguito più volte, anche su Rai International. Dall'evento verrà inoltre selezionato il DVD Omaggio a Fabrizio De André.

De André in concerto nel 1982

Nel 2006, si svolge il concerto tributo "Buon Compleanno Faber" a Milano, che vede, tra gli altri, la partecipazione di Patti Smith, Premiata Forneria Marconi e Cristina Donà[139]. Rendono inoltre omaggio a De André Morgan, con l'album Non al denaro, non all'amore né al cielo, remake dell'omonimo album di Fabrizio De André pubblicato nel 1971; Loredana Bertè che include nel suo album Babybertè la versione live di Una storia sbagliata, registrata cinque anni prima al concerto-tributo del Teatro Carlo Felice; i pugliesi Folkabbestia, che incidono Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers includendola nel loro album 25-60-38. Breve saggio sulla canzone italiana; e i Giganti, che incidono Il pescatore (con Enrico Maria Papes alla voce solista) per il loro album Mettete dei fiori nei vostri cannoni.

Tra il 2006 e il 2012, Patti Smith parla della registrazione di tre versioni in lingua inglese di Amore che vieni, amore che vai, Fiume Sand Creek e Una storia sbagliata (queste ultime due scritte con Bubola), con traduzioni curate da Shel Shapiro[140]; lo stesso ex leader dei Rokes incide nel 2007 River Sand Creek nel suo album Storie, sogni e rock'n'roll. Tuttavia la Smith non includerà cover di De André né nell'album Twelve né in quello successivo, Banga.

A dicembre del 2008 Massimo Bubola pubblica l'album Dall'altra parte del vento, in cui rivisita 11 canzoni scritte in collaborazione con il cantautore genovese.

Nel 2009 il figlio Cristiano De André ha pubblicato l'album De André canta De André, in cui ripropone alcune canzoni del padre con nuovi arrangiamenti.

Ad aprile 2010 la Premiata Forneria Marconi ha pubblicato A.D. 2010 - La buona novella, una rilettura con nuovi arrangiamenti e l'aggiunta di alcuni brevi intermezzi strumentali del 33 giri La buona novella del 1970.

A novembre 2010 esce De André canta De André - vol. 2 con brani eseguiti nella seconda tournée consecutiva del figlio Cristiano De André.

Nel 2011 il cantante Al Bano include nel suo album Amanda è libera la canzone Ave Maria (tratto da La buona novella)

La prima serata del Festival di Sanremo 2014 il cantautore Luciano Ligabue si esibisce in una versione di Creuza de ma, in omaggio al compleanno del cantautore genovese, il 18 febbraio.

Tribute band

Oltre agli artisti celebri, anche una lunga serie di cantanti meno conosciuti e, soprattutto, di gruppi giovanili, hanno registrato album composti principalmente o esclusivamente da canzoni di De André, spesso con risultati apprezzabili. Nelle piazze e nei teatri di città e di provincia sono centinaia le rappresentazioni che, ogni anno, vengono dedicate al musicista. Tra i più conosciuti interpreti e tribute band, ricordiamo Giorgio Cordini, i Khorakhanè, i Mercanti di Liquore, tutti comunque con una loro carriera e un repertorio autonomi, oltre alle cover di De André.

Premio Fabrizio De André

A due mesi dalla morte del cantautore, nel 1999, viene istituito il premio De Fabula in suo onore, in seguito rinominato in Premio Fabrizio De André, assegnato a chi, nei diversi rami della cultura, sia stato capace di diffondere la cultura ligure e specialmente genovese al di fuori della regione stessa.

Il premio consiste nell'assegnazione al vincitore di un quartaro d'oro (moneta un tempo utilizzata a Genova).[141][142]

Fabrizio De André e la fede

Fabrizio De André sul palco nel 1984

Molti sono i brani attraverso i quali De André esprime la sua visione religiosa. Già nel suo primo album Volume I, inserisce brani come Preghiera in Gennaio, dedicato al suicidio dell'amico Luigi Tenco, Spiritual, Si chiamava Gesù. Con il concept album La buona novella (1970) il cantautore dedica un'intera opera alla tematica, umanizzando i personaggi del Vangelo e degli scritti apocrifi. Riferimenti alla fede, alla religione, sono presenti direttamente o indirettamente anche in altri brani (Smisurata preghiera, Khorakhané, Il testamento, ecc.), ma risulta difficile descrivere con certezza la visione (probabilmente in continua evoluzione) del cantautore su questi temi, se non attraverso sue esplicite dichiarazioni.

Nonostante talvolta si sia dichiarato non credente[143], egli espresse spesso nei fatti una religiosità di tipo "panteistico"[144][145], pur ammirando alcune figure religiose concrete. Affermò:

«Quando parlo di Dio lo faccio perché è una parola comoda, da tutti comprensibile, ma in effetti mi rivolgo al Grande Spirito in cui si ricongiungono tutti i minuscoli frammenti di spiritualità dell’universo.[146][147]»

In ogni caso, l'atteggiamento tenuto da De André nei confronti dell'uso politico della religione, delle gerarchie ecclesiastiche e dell'ipocrisia della provincia ligure è spesso sarcastico e fortemente critico, fino all'anticlericalismo[148], nel contestarne i comportamenti contraddittori, come, ad esempio, nelle canzoni Un blasfemo, Il testamento di Tito, La ballata del Miché e gli ultimi versi di Bocca di rosa[25].

«Io mi ritengo religioso e la mia religiosità consiste nel sentirmi parte di un tutto, anello di una catena che comprende tutto il creato e quindi nel rispettare tutti gli elementi, piante e minerali compresi, perché, secondo me, l'equilibrio è dato proprio dal benessere diffuso in ciò che ci circonda. La mia religiosità non arriva a ricercare il principio, che tu voglia chiamarlo creatore, regolatore o caos non fa differenza. Però penso che tutto quello che abbiamo intorno abbia una sua logica e questo è un pensiero al quale mi rivolgo quando sono in difficoltà, magari dandogli i nomi che ho imparato da bambino, forse perché mi manca la fantasia per cercarne altri»

Dopo il rapimento, la visione religiosa di De André ebbe una nuova evoluzione:

«Durante il rapimento mi aiutò la fede negli uomini, proprio dove latitava la fede in Dio. Ho sempre detto che Dio è un'invenzione dell'uomo, qualcosa di utilitaristico, una toppa sulla nostra fragilità... Ma, tuttavia, col sequestro qualcosa si è smosso. Non che abbia cambiato idea ma è certo che bestemmiare oggi come minimo mi imbarazza.[149]»

Qualche mese prima della sua scomparsa, nel concerto al teatro Brancaccio di Roma nel 1998, De André fece le seguenti dichiarazioni riguardo all'album La buona novella[150]:

«Quando scrissi la Buona Novella era il 1969. Si era quindi, in piena lotta studentesca e le persone meno attente consideravano quel disco come anacronistico [...] E non avevano capito che la Buona Novella voleva essere un'allegoria: un paragone fra le istanze della rivolta del '68 e le istanze, spiritualmente più elevate ma simili da un punto di vista etico-sociale, innalzate da un signore, ben millenovecentosessantanove anni prima, contro gli abusi del potere, contro i soprusi della autorità, in nome di un egualitarismo e di una fratellanza universale. Quel signore si chiamava Gesù di Nazareth. E secondo me è stato, ed è rimasto, il più grande rivoluzionario di tutti i tempi. Quando ho scritto l'album non ho voluto inoltrarmi in strade per me difficilmente percorribili, come la metafisica o addirittura la teologia. Poi ho pensato che se Dio non esistesse bisognerebbe inventarselo, il che è esattamente quello che ha fatto l'uomo da quando ha messo piede sulla terra»

«Probabilmente ne La buona novella i personaggi del Vangelo perdono un po' di sacralizzazione; ma io credo e spero soprattutto a vantaggio di una loro migliore e maggiore umanizzazione»

Inoltre, tra le passioni poco note di De André, vi era anche quella per l'astrologia.[151][152]

Paternità delle canzoni

De André durante il tour nel 1982

Lungo tutta la propria carriera De André ha collaborato, sia per la parte musicale sia per la parte testuale, con altri artisti: le canzoni di cui De André è l'unico autore sia del testo sia della musica sono infatti solamente otto. Complessivamente, però, i brani in cui figura come autore, non necessariamente unico, sia del testo sia della musica sono 87[153].

In casi come quello de La canzone dell'amore perduto, interamente accreditata a De André, la musica è quella di un brano del XVIII secolo di Georg Philipp Telemann senza che ne venga fatta menzione nei crediti (tuttavia il brano è ormai privo di diritto d'autore); stesso dicasi per La guerra di Piero e Si chiamava Gesù alla cui composizione ha lavorato anche Vittorio Centanaro, collaboratore di De André non iscritto alla SIAE[154] ma che risultano accreditati unicamente a De André; o ancora Il fannullone e Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers (1962), il cui testo forse venne scritto interamente da Paolo Villaggio[155], che però non ha firmato il deposito SIAE, e Geordie, traduzione italiana di De André di un brano tradizionale inglese e reso popolare negli stessi anni anche dall'interpretazione di Joan Baez. La canzone del maggio (ripresa parzialmente nello stesso album, Storia di un impiegato, anche nel brano Nella mia ora di libertà) è accreditata come "canto del maggio francese", ma è in realtà una rielaborazione di un pezzo della cantante Dominique Grange, che la "regalò" a De André, rinunciando ai suoi diritti d'autore. Oltre alle cover (come quelle di Brassens, Dylan e Cohen) e alle riprese di temi musicali e letterari esplicitamenti dichiarati come omaggi agli autori (come il testo di Smisurata preghiera, tratto da Imprese e tribolazioni di Maqroll il Gabbiere di Álvaro Mutis o i brani ripresi da Edgar Lee Masters) vi è anche Il re fa rullare i tamburi, accreditata a De André, anche se, in nota, è indicata come rielaborazione di una canzone popolare francese del XIV secolo, mentre Hotel Supramonte riprende per la parte musicale Hotel Miramonti del collaboratore Massimo Bubola. Fila la lana fu presentata invece come «una canzone popolare francese del quindicesimo secolo» che De André aveva conosciuto tramite Vittorio Centanaro, ma in realtà venne composta da Robert Marcy nel 1948 e interpretata da Jacques Douai nel 1955.

Analoghe considerazioni, a titolo esemplificativo, valgono anche per brani celeberrimi come Via del Campo, Andrea e Fiume Sand Creek: la prima, accreditata a De André, prende la musica dal brano di Enzo Jannacci La mia morosa la va alla fonte, scritto con Dario Fo, facente parte di uno spettacolo teatrale del 1965 e che lo stesso Jannacci incluse nel 1968 nell'album Vengo anch'io. No, tu no: Jannacci riconobbe la buona fede di De André, che la riteneva una melodia anonima del XV secolo (a cui è effettivamente ispirata) ma chiese i diritti sulla paternità della musica, giungendo a una conciliazione pacifica con il doppio accredito Jannacci-De André, nel 1990[156]; la seconda, accreditata a De André e Bubola, riprende, nel bridge fra una strofa e la successiva, il refrain dei brani O' comme Alice e O' comme Histoire d'O, composti da Pierre Bachelet e facenti parte della colonna sonora del film Histoire d'O. Fiume Sand Creek, accreditata anch'essa a De André e Bubola, è costruita sugli accordi e sulla linea di canto delle strofe del brano Summer '68 dei Pink Floyd.[157]

Occorre dire anche che De André si ispirava anche alla tradizione della canzone popolare anarchica, che spesso riprendeva melodie già esistenti adattandole al nuovo contesto (l'esempio più celebre sono i canti scritti da Pietro Gori, su musiche tratte dalla tradizione popolare o scritte da altri compositori celebri, come Rossini e Verdi).[158] A parte la breve vertenza con Fo e Jannacci, De André non ha mai ricevuto, comunque, alcuna denuncia per plagio. Egli stesso regalò invece un verso della sua canzone La domenica delle salme (1990) a Loredana Berté, che lo usò come titolo del suo album Un pettirosso da combattimento (1997).[159]

Sulla paternità delle canzoni di De André, Francesco De Gregori, intervistato da Roberto Cotroneo, ha dichiarato al proposito:

«Fabrizio è stato un grande organizzatore del lavoro altrui, perché le cose che realmente ha inventato o scritto sono percentualmente molto poche rispetto a quelle che lui ha preso e rivisitato, firmandole o meno[160]

In ogni caso, presso l'archivio SIAE, De André è accreditato come autore o coautore di tutte le canzoni originali da lui incise, con due sole eccezioni: Le storie di ieri, interamente scritta da Francesco De Gregori (che infatti incise anche lui, quasi contemporaneamente a De André, con piccolissime variazioni di testo); E fu la notte con testo di Franco Franchi e musica di Carlo Cesare Stanisci e Arrigo Amadesi.[153]

Discografia

Lo stesso argomento in dettaglio: Discografia di Fabrizio De André.

I tour

Lo stesso argomento in dettaglio: Tour di Fabrizio De André.

I tour di Fabrizio De André, compiuti nel periodo compreso dal 1975 al 1998, sono in tutto 12, dei quali solamente uno europeo. Nel primo è stato accompagnato da due musicisti dei New Trolls e due dei Nuova Idea e nel secondo dalla Premiata Forneria Marconi (che curò tutti i nuovi arrangiamenti dei brani).

De André nella cultura di massa

Le opere scritte

  • Testimonianza in Gianni Borgna, Luca Serianni (a cura di), La lingua cantata. L'italiano nella canzone dagli anni Trenta ad oggi, Roma, Garamond, 1994.
  • Fabrizio De André, Alessandro Gennari, Un destino ridicolo, romanzo, Torino, Einaudi, 1996.
  • Prefazione a Francois Villon, Poesie, Milano, Feltrinelli, 1996.
  • Fabrizio De André (cinque poesie da altrettanti testi), Maura Cantamessa (sei calcografie), Luce, luce lontana, Bergamo, El Bagatt, edizione a tiratura limitata, 1997. Con uno scritto di Alessandro Gennari.
  • Fabrizio De André, Oliviero Malaspina, Notturni, 1999, inedito; pubblicati in appendice (nell'edizione ampliata del 2012), con altri appunti, in Belin, sei sicuro? Storia e canzoni di Fabrizio De André di Riccardo Bertoncelli
  • Fabrizio De André, Come un'anomalia. Tutte le canzoni, Torino, Einaudi, 1999. ISBN 88-06-15306-4
  • Fabrizio De André. Tutte le canzoni. Con DVD. Libro con tutti i testi commentati + DVD-Rom, Pag. 336. Mondadori editore, 2006. ISBN:8804554266.
  • Fabrizio De André, Una goccia di splendore. Un'autobiografia per parole e immagini, con testi inediti, a cura di Guido Harari, Milano, Rizzoli, 2007. ISBN 978-88-17-01166-2

Nel cinema

La musica di Fabrizio De André è presente nei film:

Nel teatro

Storie di personaggi dalle canzoni e reminiscenze musicali:

  • Faber est - Il mondo di Fabrizio De André, scritto e diretto da Giuseppe Curreli, 2009

Riconoscimenti

«[...] Mi pare che sempre di più sarebbe necessario che invece di dire che Fabrizio è il Bob Dylan italiano, si dicesse che Bob Dylan è il Fabrizio americano.»

Premio Tenco
Altri premi

Documentari

  • Emozioni - Fabrizio De Andrè di Simona Ercolani, 2012
  • Che tempo che fa - Speciale Fabrizio De André, 2010, in occasione di quello che sarebbe stato il 70º compleanno
  • Che tempo che fa - Speciale Fabrizio De André, 2009, a dieci anni dalla scomparsa
  • Speciale TG1 - Raccontando De André di Vincenzo Mollica, 2008, 63'
  • Effedia - Sulla mia cattiva strada di Teresa Marchesi, 2008, 87'
  • Faber - di Bruno Bigoni e Romano Giuffrida, 1999, 45'
  • Rai Radio 3, rubrica Storyville (Da lunedì 12 a venerdì 16 gennaio 2009 dalle 16:00 alle 16:30)

Filmografia

Fumetti

Note

  1. ^ Battiato e De Andrè per MiTo, su lastampa.it, La Stampa. URL consultato il 26 maggio 2014.
  2. ^ Francesco Cevasco, Italo Calvino cantautore Indie Pop, su lettura.corriere.it, corriere della sera.it. URL consultato il 26 maggio 2014.
  3. ^ PFM - Amico Faber, su rockol.it, rockol.it. URL consultato il 26 maggio 2014.
  4. ^ Fernanda Pivano, The Beat Goes On, Mondadori 2004
  5. ^ Andrea Gallo, Vauro Senesi, Sopra ogni cosa, Piemme, 2014 ISBN 978-88-566-2458-8; cfr. quarta di copertina
  6. ^ Michele Serra, Un cantante per amico, su repubblica.it, la Repubblica.it. URL consultato il 26 maggio 2014.
  7. ^ a b c Riccardo Bertoncelli (a cura di), Belin, sei sicuro?, cit., p. 44
  8. ^ Riccardo Bertoncelli (a cura di), Belin, sei sicuro? Storia e canzoni di Fabrizio De André, Firenze, Giunti, 2003, pp. 16-18.
  9. ^ Arturo Cattaneo e Donatella del Flaviis, Literary maps. A modular history of English literatures, Milano, Carlo Signorelli, 2002.
  10. ^ Massimo Emanuelli, 50 anni di storia della televisione attraverso la stampa settimanale, Milano, Greco & Greco, 2004, Pag. 292
  11. ^ L'altro Fabrizio, supplemento a A/Rivista Anarchica, anno 30, n. 262, marzo 2000
  12. ^ Ossia, provenzale, romanì, inglese, spagnolo e portoghese, oltre ad aver tradotto e reinterpretato canzoni in francese di George Brassens.
  13. ^ nei brani Zirichiltaggia e Monti di Mola.
  14. ^ Nei brani Don Raffaé e La nova gelosia
  15. ^ Lista delle collaborazioni di De André
  16. ^ RICONOSCIMENTI - Vie
  17. ^ RICONOSCIMENTI - Piazze
  18. ^ RICONOSCIMENTI - Parchi
  19. ^ RICONOSCIMENTI - Biblioteche
  20. ^ RICONOSCIMENTI - Scuole
  21. ^ Cinzia Comandé e Roberta Bellantuono, Genova per noi, Arcana, 2014, ISBN 978-88-6231-354-4
  22. ^ Una targa del Comune a Pegli sulla casa natale di De Andrè, in Corriere della sera, 15 luglio 2001.
  23. ^ È morto a Genova Giuseppe De André
  24. ^ Paolo Somigli, Fabrizio Cristiano De André, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2014. URL consultato il 4 dicembre 2014.
  25. ^ a b c d e Livio Gatti Bottoglia, Non al denaro, non all'amore né al cielo, mensile Civetta, marzo 1999
  26. ^ Roberto Iovino, Fabrizio De André, l'ultimo trovatore
  27. ^ Cesare G. Romana, Amico Fragile, Sperling Paperback (2000)
  28. ^ Viva 2000, p. 53.
  29. ^ Viva 2000, p. 54.
  30. ^ Viva 2000, p. 54-55.
  31. ^ http://www.andreapodesta.it/deandre.pdf
  32. ^ È Morto De Andre' L'Avvocato di Gardini - La Repubblica
  33. ^ Fabrizio De Andrè - BIOGRAFIA
  34. ^ Fabio Dalmasso, Le prostitute di De André: "anime salve" dei carruggi, giuseppecirigliano.it
  35. ^ Viva 2000, p. 65-66
  36. ^ De André nel ricordo di Paolo Villaggio - Intervista a Paolo Villaggio
  37. ^ E' morto a Milano Fabrizio De Andrè, su repubblica.it. URL consultato il 26 dicembre 2013.
  38. ^ Giuseppe Cirigliano, Biografia di De André
  39. ^ Viva 2000, p. 66 e segg. consultabile su Google books
  40. ^ Su Brassens, De André dichiarò: "Fu grazie a Brassens, maestro di pensiero e di vita, che scoprii di essere un anarchico. Mi ha insegnato per esempio a lasciare correre i ladri di mele, come diceva lui. Mi ha insegnato che in fin dei conti la ragionevolezza e la convivenza sociale autentica si trovano di più in quella parte umiliata ed emarginata della nostra società che non tra i potenti.", fonte: Fondazione De André
  41. ^ Viva 2000, p. 83.
  42. ^ Viva 2000, p. 86.
  43. ^ Viva 2000, p. 87.
  44. ^ Viva 2000, p. 93
  45. ^ La radio Vaticana ha lanciato il professore, da TV Sorrisi e canzoni del 1º dicembre 1968
  46. ^ Intervista di Adriano Botta a Fabrizio De André, pubblicata su L'Europeo del 13 marzo 1969
  47. ^ Michele Ceri; Claudio Sassi; Franco Settimo. Fabrizio De André-Discografia illustrata. Roma, Coniglio editore, 2006, p. 11.
  48. ^ Vito Vita, La Karim, Storia della prima casa discografica di De André pubblicato in Walter Pistarini, Fabrizio De André canzoni nascoste, storie segrete, Giunti Editore, Firenze, 2013; pagg. 155-163
  49. ^ Vito Vita, La vera prima volta di De André in TV pubblicato in Walter Pistarini, Fabrizio De André canzoni nascoste, storie segrete, Giunti, Firenze, 2013; pagg. 207-208
  50. ^ Come confermano sia le etichette dei dischi sia gli spartiti
  51. ^ De André, quella volta ho copiato Prévert, il Corriere della Sera del 28 luglio 1997
  52. ^ ad esempio i brani in sardo, napoletano e ligure
  53. ^ Ad esempio i brani tradotti di Brassens, Cohen e Dylan, e le sonorità ispirate alle loro
  54. ^ Fabrizio De André (1940-1999) - Le smisurate preghiere laiche e politiche del più grande dei nostri cantautori [1]
  55. ^ link ai dischi di Mina che contengono canzoni di De André
  56. ^ Luciano Lanza. Intervista a Fabrizio De André (1993)
  57. ^ Doriano Fasoli, Passaggi di tempo, Ed. Coniglio 2009
  58. ^ Fabrizio De Andre'
  59. ^ Allo stato attuale delle conoscenze, a meno che non venga scoperto un ulteriore disco registrato precedentemente, il primo concept album della storia della musica italiana potrebbe essere Diario di una sedicenne di Donatella Moretti, pubblicato nel 1964, seguito da Vi parlo dell'America di Giovanna Marini, pubblicato nel 1966, come Le canzoni del West di Bobby Solo, pubblicato invece qualche mese dopo. L'articolo pubblicato su Onda Rock da Claudio Fabbretti, che afferma che Tutti morimmo a stento sarebbe il primo concept album italiano, è, quindi, non attendibile
  60. ^ Scoperto inedito di De André in inglese
  61. ^ Lo stesso autore, presentando alcuni brani de La buona novella durante il tour del 1997
  62. ^ Nell'intervista effettuata da Riccardo Bertoncelli contenuta in Belin, sei sicuro? Storia e canzoni di Fabrizio De André, 2003, editore Giunti, pag. 85, ISBN 978-88-09-02853-1
  63. ^ Intervista effettuata da Riccardo Bertoncelli contenuta in Belin, sei sicuro? Storia e canzoni di Fabrizio De André, 2003, editore Giunti, pag. 85, ISBN 978-88-09-02853-1
  64. ^ Intervista effettuata da Doriano Fasoli e contenuta in Passaggi di tempo, 2009, Coniglio editore
  65. ^ Il racconto di De André è stato poi ripubblicato su La Stampa del 12 gennaio 1999, a pag. 23
  66. ^ Luca Indemini, Gli prestai una camicia, non l'ha mai restituita, intervista a Gipo Farassino pubblicata su La Stampa di sabato 5 settembre 2009, pag. 72
  67. ^ Fernanda Pivano, I miei amici cantautori, Milano, Mondadori, 2005.
  68. ^ Intervista effettuata da Riccardo Bertoncelli contenuta in Belin, sei sicuro? Storia e canzoni di Fabrizio De André, 2003, editore Giunti, pag. 89, ISBN 978-88-09-02853-1
  69. ^ Nell'intervista effettuata da Riccardo Bertoncelli contenuta in Belin, sei sicuro? Storia e canzoni di Fabrizio De André, 2003, editore Giunti, pag. 80, ISBN 978-88-09-02853-1
  70. ^ Intervista effettuata da Riccardo Bertoncelli contenuta in Belin, sei sicuro? Storia e canzoni di Fabrizio De André, 2003, editore Giunti, pag. 93, ISBN 978-88-09-02853-1
  71. ^ Questa è la frase che viene riportata dai quotidiani di mercoledì 26 aprile
  72. ^ La vicenda venne trattata dai quotidiani di aprile; a titolo di esempio citiamo gli articoli «De André è irremovibile» di Vincenzo Buonassisi, dal Corriere della sera di mercoledì 26 aprile 1972, pag. 13 e «No a Fabrizio De André: la canzone resta in gara» di Vincenzo Buonassisi, dal Corriere della sera di giovedì 27 aprile 1972, pag. 15
  73. ^ Recensione di Simone Dessì pubblicata su [[Muzak (rivista)|]] e ristampata poi nel volume C'era una volta una gatta, edizioni Savelli-Il pane e le rose, Roma, 1977, pag. 44
  74. ^ Riccardo Bertoncelli (a cura di), in Belin, sei sicuro? Storia e canzoni di Fabrizio De André, 2003, editore Giunti, pag. 94, ISBN 978-88-09-02853-1
  75. ^ a b Enrico Deregibus, Traccia biografica, pubblicata in Riccardo Bertoncelli (a cura di), Belin, sei sicuro? Storia e canzoni di Fabrizio De André, 2003, editore Giunti, pag. 55, ISBN 978-88-09-02853-1
  76. ^ Fiorella Gentile, Fabrizio De Andrè: un disco da "leggere", pubblicato su Ciao 2001 del 2 dicembre 1973, pagg. 33-35
  77. ^ http://www.repubblica.it/spettacoli/musica/2015/05/08/news/faber-113701369/
  78. ^ a b http://www.viadelcampo.com/articoli/si%20arrabbia%20con%20Gaber.htm
  79. ^ Inclusa anche nel doppio disco dal vivo con la PFM del biennio '79-'80
  80. ^ Come si può leggere nelle scalette dei concerti delle varie tournée riportate in Franco Zanetti e Claudio Sassi, Fabrizio De André in concerto, Giunti Editore
  81. ^ Franco Zanetti e Claudio Sassi, Fabrizio De André in concerto, Giunti Editore
  82. ^ Alessio Tommasoli, Recensione: Fabrizio De André - Storia di un Impiegato, su storiadellamusica.it. URL consultato l'11 maggio 2014.
  83. ^ Storia di un impiegato, su bielle.org, La brigata Lolli. URL consultato l'11 maggio 2014.
  84. ^ Piero Sansonetti, Era libertario e antigiustizialista: cosa c'entra De André con Saviano?
  85. ^ Enrico Deregibus, Traccia biografica, pubblicata in Riccardo Bertoncelli (a cura di), Belin, sei sicuro? Storia e canzoni di Fabrizio De André, 2003, editore Giunti, pag. 54, ISBN 978-88-09-02853-1
  86. ^ Enrico Deregibus, Traccia biografica, pubblicata in Riccardo Bertoncelli (a cura di), Belin, sei sicuro? Storia e canzoni di Fabrizio De André, 2003, editore Giunti, pag. 56, ISBN 978-88-09-02853-1
  87. ^ De André: Malgioglio, "Quando gli presentai Dori Ghezzi"
  88. ^ Cesare G. Romana, Amico fragile. Fabrizio De André si racconta a Cesare G. Romana, Sperling & Kupfer, pag. 93
  89. ^ Franco Zanetti e Claudio Sassi, Fabrizio De André in concerto, Giunti Editore, pag. 27
  90. ^ De André: biografia.
  91. ^ AA.VV., Libro bianco sul pop in Italia. Cronaca di una colonizzazione musicale in un paese mediterraneo, Arcana Editore, Roma, pag. 159
  92. ^ a b Faber, parole oltre la musica: «Così vinse la sua battaglia»
  93. ^ Fabrizio De André a un comizio radicale del 1975: l'intervento di Faber e quello di Pannella; il ricordo di Dori Ghezzi
  94. ^ Secondo quanto riportato da "Il Secolo XIX" online del 12 gennaio 2009 (Faber, una notte sulle note del suo "Inverno"), Dori Ghezzi avrebbe affermato di essere venuta a conoscenza del fatto quando vennero ritrovati in una via romana alcuni archivi dei servizi segreti, probabile riferimento all'archivio dell'Ufficio Affari Riservati del Ministero dell'Interno, ritrovato nel 1996 durante un'inchiesta del giudice milanese Guido Salvini, in un deposito sulla via Appia.
  95. ^ a b c d "Quel terrorista di De André" Così la polizia schedò il cantautore, articolo de "La Repubblica", del 10 gennaio 2009
  96. ^ "Io e Fabrizio sorvegliati speciali perché la musica faceva paura", articolo de "La Repubblica", dell'11 gennaio 2009
  97. ^ Fabrizio per A/A per Fabrizio
  98. ^ Viva 2000, p. 161
  99. ^ Amico fragile - Antiwarsongs
  100. ^ Foto dell'articolo
  101. ^ La stessa canzone Avventura a Durango è, come detto, una traduzione del brano Romance in Durango di Bob Dylan.
  102. ^ Presentazione del brano fatta da De André il 19 gennaio 1992
  103. ^ Nel successivo disco dal vivo inciso con la PFM, De André incide una gaffe. Al pubblico parla dei "Vitellini" di "Felloni", divertendo il pubblico. Ma non è l'unico "errore" del disco. Mentre interpreta Sally, Fabrizio scambia il verso "mia madre mi disse: non devi giocare con gli zingari nel bosco", cantando "mia madre mi disse: non devi giocare con gli svizzeri nel bosco". cfr. FaberDeAndre.Com - Scritti su Fabrizio De André: Sally
  104. ^ Intervista alla PFM, pubblicata in Riccardo Piferi (a cura di), Premiata Forneria Marconi, Lato Side, 1981
  105. ^ 1978-79
  106. ^ Secondo Dario Salvatori, Storia dell'hit parade, rispettivamente sesto e quattordicesimo posto delle classifiche
  107. ^ a b c Dori e Fabrizio, storia di sequestro e dell'amore per l'anarchica Sardegna
  108. ^ Riccardo Bertoncelli, Belìn, sei sicuro? Storia e canzoni di Fabrizio De André: Con gli appunti inediti de "I Notturni", Intervista al coautore Massimo Bubola, pag. 108; cfr. i versi «T'ho incrociata alla stazione / che inseguivi il tuo profumo / presa in trappola da un tailleur grigio fumo / i giornali in una mano e nell'altra il tuo destino / camminavi fianco a fianco al tuo assassino».
  109. ^ vedi l´articolo Articolo del Messaggero sulla sentenza per il sequestro di Fabrizio De André e Dori Ghezzi.
  110. ^ I De André non saranno parte civile in appello
  111. ^ De André perdona i rapitori e firma la domanda di grazia
  112. ^ Si veda, per esempio, l'intervista rilasciata da Mauro Pagani per il programma La Storia siamo noi (vedi puntata).
  113. ^ Come detto da Mauro Pagani durante questa puntata de La Storia siamo noi.
  114. ^ Vito Vita, New Trolls: l'Araba Fenice. Intervista a Vittorio De Scalzi, pubblicata su Musica Leggera, n° 10, aprile 2010, pagg. 42-55
  115. ^ De André dichiarò: La mia droga è stata l'alcol, io ero proprio marcio fino al 1985. Bevevo due bottiglie di whisky al giorno, e questo praticamente da quando avevo diciotto anni, da quando ero andato via di casa. Ne sono uscito perché mio padre, con il quale avevo ricostruito un ottimo rapporto, sul letto di morte mi chiamò e mi disse: "Promettimi una cosa" e io: "Quello che vuoi papà". "Smetti di bere". E io, "Ma porca di una vacca maiala, proprio questo mi devi chiedere?". Io, praticamente, avevo il bicchiere in mano. Ma ho promesso. E ho smesso.
  116. ^ Giuseppe Cirigliano, Amico fragile
  117. ^ Il trucco della signora Grillo
  118. ^ a b c d «De André, Fabrizio», in: Enzo Gentile, Alberto Tronti, Dizionario del Pop-Rock 2014, Zanichelli
  119. ^ "«Io sono un principe libero e ho altrettanta autorità di fare guerra al mondo intero quanto colui che ha cento navi in mare.» (Samuel Bellamy, pirata alle Antille)"
  120. ^ Luigi Manconi, Valentina Brinis, La musica è leggera. Racconto su mezzo secolo di canzoni, 2012, pagg. 255-256
  121. ^ La nuova siglia di Che tempo che fa: Rainbows di Raphael Gualazzi
  122. ^ De Andre' : quella volta ho copiato Prevert
  123. ^ Crediti dell'album e Immagine
  124. ^ a b c d La 'ndrangheta? Dà lavoro. - La Repubblica, 18 agosto 1998
  125. ^ a b c d De Andre': "Le tre mafie danno lavoro" - Corriere della Sera, 18 agosto 1998
  126. ^ a b c "La mafia dà lavoro? De André dice stupidaggini." - Corriere della Sera, 19 agosto 1998
  127. ^ De André: interrogazione parlamentare di De Luca
  128. ^ Enrico Marcoz, Non batté ciglio quando seppe del tumore
  129. ^ a b c L'ultima battaglia del poeta De André
  130. ^ I "Notturni", inedito De André. L'opera che Faber non scrisse mai
  131. ^ L'ultimo album, ecco i testi inediti
  132. ^ Biografia di Oliviero Malaspina
  133. ^ a b Una folla silenziosa per Fabrizio De André
  134. ^ Fabrizio De André: il poeta cantautore dei perdenti e degli emarginati (di G.Aufiero)
  135. ^ Le nuvole di Faber
  136. ^ Addio Fabrizio, poeta anarchico di fine millennio, Giacomo Pellicciotti, La Repubblica, 11 gennaio 1999
  137. ^ Acquisizione da parte del Comune di Genova del negozio di Gianni Tassio
  138. ^ Via del Campo 29rosso: riapre il negozio di musica di Gianni Tassio
  139. ^ [2]
  140. ^ Tgcom - Patti Smith, omaggio a De Andrè
  141. ^ Premio Fabrizio De André - Homepage, su premiofabriziodeandre.it. URL consultato il 27 febbraio 2013.
  142. ^ Premio Fabrizio De André sul sito dell'Associazione De Fabula
  143. ^ Paolo Ghezzi, Articolo su Il Vangelo secondo De André, Vita Pastorale, n. 7, luglio 2013
  144. ^ La poetica di Fabrizio De André
  145. ^ Recensione e risvolto di copertina a Il Vangelo secondo De André di Paolo Ghezzi
  146. ^ Riportato in diversi articoli, tra cui: Diapositive De André; Roberto Beretta, De André, il ribelle che cantò il Vangelo, dal sito Jesus1.it, origin. in Avvenire, 9 novembre 2003, con intervista a Paolo Ghezzi.
  147. ^ Questa frase fu estrapolata da intervista, e citata principalmente nella fonte antologica: Paolo Ghezzi, Il Vangelo secondo De André. «Per chi viaggia in direzione ostinata e contraria», Edizioni Ancora, 2003
  148. ^ Recensione a Sulla cattiva strada. La spiritualità di Fabrizio De André di Fabrizio Filiberti e Milena Simonetti
  149. ^ Citato in L'amore sacro, l'amor profano – omaggio a Fabrizio De André, a cura di Piero Ameli, BURsenzafiltro, Bergamo, 2006. Allegato al DVD Omaggio a Fabrizio De André, concerto tributo registrato il 10 luglio 2005 all'Anfiteatro Romano di Cagliari. ISBN 88-17-01296-3.
  150. ^ Si possono ascoltare nel DVD tratto dalla tournée
  151. ^ Fabrizio de Andrè in mostra a Roma
  152. ^ Ero più curioso di voi, «Astrologia», in Fondazione De André
  153. ^ a b Archivio della SIAE
  154. ^ Si veda l'intervista allo stesso Centanaro realizzata da Franco Zanetti e Claudio Sassi e riportata nel loro volume Fabrizio De André in concerto, 2008, Giunti Editore
  155. ^ e non insieme a De André, come molti credono; ecco cosa racconta Villaggio intervistato: «La scelta dell'ambientazione medioevale fu tutta farina del mio sacco; Fabrizio ci mise solo la musica. Cioè avvenne il contrario, lui aveva già la musica e io ci misi le parole....In una settimana scrissi le parole di questa presa in giro del povero Carlo Martello.» l'intervista completa si trova qui http://www.railibro.rai.it/interviste.asp?id=94; va detto però che Fabrizio in una intervista del 12/1/1969 ribadiva che le affermazioni di Villaggio erano infondate e che anche lui collaborò al testo
  156. ^ Musica, dai Beach Boys a Baglioni: galleria dei (presunti) plagi
  157. ^ Confronto tra Summer '68 e Fiume Sand Creek
  158. ^ De André: anarchia e puttane, Girodivite - Antenati
  159. ^ Loredana Bertè, dalla fame al successo: “Sono una signora. E sono tornata”
  160. ^ Intervista di Roberto Cotroneo a Francesco De Gregori a La mezzanotte di Radio due del 30 marzo 2006

Bibliografia

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