Alida Valli

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Alida Valli nel 1947

Alida Valli, pseudonimo di Alida Maria Altenburger von Marckenstein und Frauenberg (Pola, 31 maggio 1921Roma, 22 aprile 2006), è stata un'attrice italiana.

È stata una delle più note interpreti del cinema italiano, apprezzata e riconosciuta a livello internazionale. Ha recitato in più lingue diverse in ambito cinematografico, teatrale e televisivo ottenendo diversi riconoscimenti, tra cui il Leone d'oro alla carriera, due David di Donatello, il Nastro d'argento e una candidatura al Golden Globe.[1]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Alìda nacque a Pola da madre istriana, la pianista Silvia Obrekar, e da padre trentino, professore di filosofia e critico musicale con ascendenze aristocratiche, barone Gino Altenburger von Marckenstein und Frauenberg, appartenente a nobile famiglia di origini tirolesi. All'età di 8 anni si trasferì sul lago di Como con la famiglia e nonostante vari viaggi e spostamenti non tornò più nella sua città natale. Ma nel suo diario esprime un grande rimpianto per Pola. «A Pola ho sempre scelto di non tornare», troppo strazio.

Nel 1936 adottò il cognome d'arte Valli scegliendolo, pare, dopo aver consultato a caso un elenco telefonico[2]. Il cognome originale infatti risultava troppo difficile e serviva un nome con maggiore fascino sul pubblico.

Carriera[modifica | modifica wikitesto]

Alida Valli in una foto di scena per Taverna rossa di Max Neufeld (1940)

Frequentò i corsi del Centro sperimentale di cinematografia ed esordì giovanissima sul grande schermo, interpretando fin dall'inizio ruoli da protagonista. Erano film leggeri e spensierati ma di grande successo tra il pubblico, grazie ai quali divenne ben presto l'attrice simbolo del cinema italiano del periodo fascista. Tra i titoli di maggiore successo Mille lire al mese e Ore 9: lezione di chimica.

Tra il 1941 e il 1943 per il regista Mario Mattoli interpretò tre film realizzati uno di seguito all'altro e definiti "i film che parlano al vostro cuore": Luce nelle tenebre, Catene invisibili e Stasera niente di nuovo dove cantò la celebre canzone Ma l'amore no (di Galdieri - D'Anzi), che divenne la canzone italiana di maggior successo e più trasmessa dall'EIAR nel corso dei due ultimi e più bui anni di guerra[3].

Furono anni d'intenso lavoro, in cui arrivarono anche copioni drammatici. Dopo il ruolo di Manon in Manon Lescaut (1940) di Carmine Gallone, fu la volta del ruolo di Luisa in Piccolo mondo antico (1941) di Mario Soldati, che al Festival di Venezia le valse un premio speciale concesso dal conte Giuseppe Volpi come miglior attrice italiana dell'anno[2]. Fu proprio grazie a questo film che l'attrice cambiò registro, in un'intervista dichiarò infatti che aveva smesso di "giocare" e iniziato a "interpretare". Nello stesso anno perse il proprio fidanzato Carlo Cugnasca[3], caduto in guerra.

Nel 1942, i suoi film Noi vivi e Addio Kira! di Goffredo Alessandrini, presentati a Venezia come opera unica ma distribuiti divisi perché la lunghezza superava le 3 ore, subirono, su pressione di Mussolini, la censura fascista[4].

A differenza di altri colleghi, nell'autunno del 1943 l'attrice, per non recitare in film di propaganda fascista, rifiutò di trasferirsi negli studi cinematografici del Cinevillaggio di Venezia, città situata all'epoca nella Repubblica di Salò, quindi rimase a Roma, dove si nascose con l'aiuto delle amiche Leonor Fini e Luciana d'Avack.

Dopo il matrimonio e la nascita del primo figlio nel 1947, la sua interpretazione di Eugenia Grandet nell'omonimo film di Mario Soldati le fruttò un Nastro d'argento come miglior attrice. Il premio le venne consegnato a Los Angeles dove era stata chiamata dal produttore Selznick, che intendeva fare di lei la "Ingrid Bergman italiana" e le aveva offerto un contratto settennale. Il pubblico statunitense la conobbe semplicemente come "Valli", scritto in caratteri corsivi.

Appartengono a questo periodo, tra gli altri: Il caso Paradine (1947), accanto a Gregory Peck, per la regia di Alfred Hitchcock, che ebbe sempre parole di grande ammirazione per l'attrice italiana, Il miracolo delle campane (1948) di Irving Pichel, in cui si trovò in coppia con Frank Sinatra, e Il terzo uomo (1949) di Carol Reed, interpretato assieme a Joseph Cotten e Orson Welles[2].

Nel film Senso di Luchino Visconti (1954)

L'attrice non sopportò le regole che le venivano imposte dal produttore che, com'è noto, voleva sempre il controllo totale dei suoi attori, e ottenne la rescissione del contratto pur a prezzo di un'ingente penale[5]. Nel 1951 tornò in Italia e pochi anni dopo diede una delle sue migliori interpretazioni nel capolavoro di Luchino Visconti, Senso (1954).

Dopo lo scoppio dello scandalo Montesi, decise di appartarsi e tornò al cinema solo nel 1957, diretta da Michelangelo Antonioni nel film Il grido.

Con Yves Montand nel film La grande strada azzurra di Gillo Pontecorvo (1957)

La sua fama si consolidò sotto la direzione di registi quali Gillo Pontecorvo in La grande strada azzurra (1957), Franco Brusati in Il disordine (1962), Pier Paolo Pasolini in Edipo re (1967). Venne richiesta anche da registi stranieri, molti dei quali francesi. Appartengono a questo periodo Occhi senza volto, dove interpretò il ruolo di un'infermiera assassina e L'inverno ti farà tornare, premiato a Cannes, in cui diede il volto a una barista che crede di riconoscere in un vagabondo il marito imprigionato anni prima dai nazisti e mai tornato.

Negli anni settanta si dimostrò un'attrice molto versatile, lavorando con Valerio Zurlini in La prima notte di quiete (1972), accanto ad Alain Delon, Mario Bava in Lisa e il diavolo (1972), Bernardo Bertolucci in Strategia del ragno (1970) e nel colossal Novecento (1976).

Con Giuseppe Bertolucci nel 1977 partecipò al primo film interpretato da Roberto Benigni, Berlinguer ti voglio bene, in cui fu la madre del protagonista e usava spesso parole volgari e scurrili; Dario Argento le affidò invece due ruoli inquietanti in Suspiria (1977) e Inferno (1980). Sempre nel 1980 fu protagonista nello sceneggiato televisivo L'eredità della priora di Anton Giulio Majano. Nel 1983 interpretò lo sceneggiato Piccolo mondo antico, diretto da Salvatore Nocita, questa volta nel ruolo della Marchesa Maironi.

Nel 1990 ricevette il Gamajun International Award, nel 1991 il David di Donatello alla carriera (ne aveva già vinto uno nel 1982 come miglior attrice non protagonista per La caduta degli angeli ribelli di Marco Tullio Giordana), e nel 1997 il Leone d'oro alla carriera alla Mostra del cinema di Venezia[6].

Ultimi anni[modifica | modifica wikitesto]

Affrontò alcuni problemi economici negli ultimi anni di vita, al punto che nel 2003 le venne concesso il vitalizio previsto dalla legge Bacchelli[5][7]. Nel 2004, la Croazia decise di premiarla come grande artista croata, ma lei rifiutò il premio affermando: "Sono nata italiana e voglio morire italiana"[5].

La morte[modifica | modifica wikitesto]

Morì nella sua abitazione a Roma il 22 aprile 2006, all'età di 84 anni; il 24 aprile fu allestita la camera ardente al Campidoglio nella sala della Protomoteca del Palazzo Senatorio; dopo la commemorazione laica, il pomeriggio dello stesso giorno vennero celebrati i funerali religiosi nella basilica di Santa Maria in Aracoeli, alla presenza di tantissima gente comune e moltissimi volti del cinema e della politica; dopo sei mesi d'attesa in cerca di sepoltura, l'attrice venne tumulata in un loculo, accanto a quello di Oreste Lionello, nel cimitero monumentale del Verano di Roma.[8][9][10]

Vita privata[modifica | modifica wikitesto]

Alida Valli con il compositore Oscar De Mejo, sposato nel 1944 e da cui divorziò nel 1952

Durante i primi anni a Roma ritrovò l'aviatore Carlo Cugnasca (nato in Svizzera il 22 agosto 1913), che aveva conosciuto qualche anno prima e si fidanzarono. Purtroppo il tenente comasco morì sui cieli di Tobruk in Libia il 14 aprile 1941.

Poco prima della fine della guerra conobbe il musicista e compositore Oscar De Mejo che sposò e con il quale ebbe due figli: Carlo, anch'egli attore, e Larry, che seguirà le orme paterne diventando musicista jazz; dopo 8 anni i due divorziarono. All'inizio degli anni cinquanta si fidanzò con Piero Piccioni, grande amico e collega del primo marito, ma il legame non resse anche a causa della pressione mediatica creatasi con il caso Wilma Montesi che vedeva coinvolto proprio il musicista, figlio di un noto ministro e politico democristiano dell'epoca. Sul set di Senso conobbe Giancarlo Zagni, assistente alla regia grazie al quale fece il suo esordio teatrale e che fu suo compagno per una quindicina di anni.

Omaggi[modifica | modifica wikitesto]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

  • Nel 2008 le venne intitolata una sala cinematografica[17] nella sua città natale, Pola.
  • Dal 2010 il Bif&st di Bari assegna un Premio intitolato ad Alida Valli per la giovane attrice rivelazione (2009) e per la miglior attrice non protagonista tra i film del festival.

Filmografia[modifica | modifica wikitesto]

Cinema[modifica | modifica wikitesto]

Alida Valli nel film Sono stato io! di Raffaello Matarazzo (1937)
Alida Valli nel film Luce nelle tenebre di Mario Mattoli (1941)
Alida Valli nel film Noi vivi di Goffredo Alessandrini (1942)
Con Amedeo Nazzari nel film Ultimo incontro di Gianni Franciolini (1951)

Televisione[modifica | modifica wikitesto]

Documentari[modifica | modifica wikitesto]

Teatro[modifica | modifica wikitesto]

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

Doppiatrici[modifica | modifica wikitesto]

Nelle versioni in italiano di alcuni suoi film prodotti fuori dall'Italia, Alida Valli è stata doppiata da:

  • Lydia Simoneschi in Il caso Paradine, Il miracolo delle campane, Il terzo uomo, La torre bianca, Ormai ti amo, I miracoli non si ripetono, La mano dello straniero, Il mondo le condanna, Gli amanti di Toledo, Il ritorno di Arsenio Lupin, Occhi senza volto, Il peccato degli anni verdi, L'inverno ti farà tornare, Furto su misura
  • Dhia Cristiani in La diga sul Pacifico, I leoni di Castiglia, L'anticristo
  • Elena Zareschi in Il disordine
  • Anna Miserocchi in Inferno
  • Miranda Bonansea in Un mese al lago
  • Cristina Grado in Fatal Frames - Fotogrammi mortali

Discografia[modifica | modifica wikitesto]

Partecipazioni[modifica | modifica wikitesto]

  • 1965 – AA.VV. To Our Friends (Di Mario L. F. Russo)
  • AA.VV. "Ciao Turin" – Arrivederci Torino
  • AA.VV. It's A Great Little World

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ VALLI, Alida in "Enciclopedia del Cinema", su treccani.it. URL consultato il 13 maggio 2021.
  2. ^ a b c È morta Alida Valli icona del cinema italiano, La Repubblica, 22 aprile 2006.
  3. ^ a b Alida Valli in Enciclopedia delle Donne.
  4. ^ Cinema.ilsole24ore.com
  5. ^ a b c Adele Cambria, «Alida mi raccontava il cinema come una favola» L'ultimo intimo saluto all'attrice. Veltroni: volevamo organizzare una serata con i suoi film, ma se n'è andata prima, in L'Unità, 25 aprile 2006 (archiviato dall'url originale il 22 dicembre 2015).
  6. ^ Il cinema piange Alida Valli, splendida e malinconica diva
  7. ^ Roberto Rombi, Assegnata la Bacchelli all'attrice Alida Valli, su ricerca.repubblica.it, 28 novembre 2003.
  8. ^ Dopo 6 mesi d'attesa, Valli può essere sepolta - Corriere della Sera, su corriere.it. URL consultato il 1º maggio 2021.
  9. ^ Oggi a Roma i funerali di Alida Valli, su ilGiornale.it, 23 aprile 2006. URL consultato il 10 febbraio 2022.
  10. ^ cimitericapitolini.it, https://www.cimitericapitolini.it/ricordi/scheda.php?nome=valli. URL consultato il 10 febbraio 2022.
  11. ^ Come diventai Alida Valli, su comingsoon.it. URL consultato il 3 agosto 2022.
  12. ^ Alida di Verdesca nella sezione Cannes Classics 2020 - Cinema, su Agenzia ANSA, 15 luglio 2020. URL consultato il 23 luglio 2020.
  13. ^ SemiColonWeb, Alida di Mimmo Verdesca a Cannes Classics, su cinecitta.com. URL consultato il 23 luglio 2020.
  14. ^ (EN) Cannes Classics 2020, su festival-cannes.com. URL consultato il 18 luglio 2020.
  15. ^ SemiColonWeb, Alida nella top ten del box office, su cinecitta.com. URL consultato il 22 settembre 2021.
  16. ^ Cornaz, Su Rai Storia “Il segno delle donne” racconta Alida Valli, su corrierenazionale.it. URL consultato il 3 agosto 2022.
  17. ^ 21 luglio - Pola: inaugurato il cinema "Alida Valli", su ANVGD.it, Il Piccolo, 21 luglio 2008. URL consultato il 21 agosto 2018.
  18. ^ 1946-1947, su nastridargento.it. URL consultato il 25 giugno 2021.
  19. ^ Albo d'oro dei premiati, su premiflaiano.com. URL consultato il 18 maggio 2022.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore David di Donatello per la migliore attrice non protagonista Successore
Maddalena Crippa per Tre fratelli
ex aequo con Ida Di Benedetto per Camera d'albergo
1982
per La caduta degli angeli ribelli
Virna Lisi per Sapore di mare
ex aequo con Lina Polito per Scusate il ritardo
Controllo di autoritàVIAF (EN117502645 · ISNI (EN0000 0001 0938 941X · SBN RAVV088510 · LCCN (ENn92031222 · GND (DE119403234 · BNE (ESXX1221302 (data) · BNF (FRcb135689096 (data) · J9U (ENHE987007437331205171 · CONOR.SI (SL67249507 · WorldCat Identities (ENlccn-n92031222