Corte Gambaredolo

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Corte Gambaredolo
Oratorio di San Carlo e casa padronale
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
LocalitàCastel Goffredo
IndirizzoStrada Ceresara
Coordinate45°17′12″N 10°31′48″E / 45.286667°N 10.53°E45.286667; 10.53
Informazioni generali
CondizioniIn parziale abbandono[1]
Costruzione1520
Inaugurazione1530
Usoagricolo
Realizzazione
ProprietarioProprietà privata
Stemma in marmo con l'arma dei Gonzaga posto sulla Torre civica di Castel Goffredo (XVI secolo)

La Corte Gambaredolo (o Villa Gambaredolo) è una storica corte lombarda rinascimentale[2] di Castel Goffredo, in provincia di Mantova, situata nell'omonima località alla periferia est della città provenendo da Ceresara. Attualmente in parziale disuso.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Oratorio di San Carlo

La corte si presenta a pianta quadrangolare con uno spazio interno circondato e chiuso da una serie di edifici con quattro piccole torri agli angoli. Alla sinistra del complesso è situata la villa padronale. L'accesso alla corte avviene attraverso il ponte sulla peschiera, fiancheggiato da due balaustre in marmo e chiuso da un cancello a protezione.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Alfonso Gonzaga
Lo stesso argomento in dettaglio: Assassinio di Alfonso Gonzaga.

Fu costruita nei primi decenni del Cinquecento per volere del marchese di Castel Goffredo Aloisio Gonzaga e destinata a luogo di villeggiatura dei “Gonzaga di Castel Goffredo". Alla morte di Aloisio nel 1549 il feudo passò al figlio primogenito Alfonso che, malato di gotta, si stabilì definitivamente a Castel Goffredo nel 1586. Costui, durante la sua permanenza a Corte Gambaredolo, mentre era intento a gettare pane ai pesci, il 7 maggio 1592[3] venne assassinato per motivi ereditari da otto sicari inviati dal nipote Rodolfo Gonzaga di Castiglione, che fecero scempio del corpo. I sicari subirono un processo e furono condannati a morte. Uno di questi, Andrea Franzoni, venne giustiziato ed il suo corpo appeso alle mura della corte.

Dopo la morte di Alfonso Gonzaga, il possesso della corte passò alla figlia Caterina che effettuò migliorie e nel 1615 fece anche edificare l'Oratorio di San Carlo sul luogo dell'assassinio del padre. Dal 1595 al 1600 vi soggiornò Ippolita Maggi, vedova di Alfonso Gonzaga, che ricevette la corte in usufrutto.

Nel 1657 l'Oratorio di San Carlo e la corte vennero visitati dal cardinale Pietro Ottoboni, della diocesi di Brescia, alla quale la chiesa appartenne sino alla fine del Seicento.

Passata sotto la diocesi di Mantova, nel 1777 la chiesa fu visitata dal vescovo Giovanni Battista de Pergen.

Corte Gambaredolo è stata inserita tra I Luoghi del Cuore, iniziativa promossa dal FAI.[4]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Villa Gambaredolo a pezzi. Un appello per il recupero., su gazzettadimantova.gelocal.it. URL consultato il 1º gennaio 2014 (archiviato dall'url originale il 2 gennaio 2014).
  2. ^ Bonaglia, p. 75.
  3. ^ Massimo Marocchi, Principi, santi, assassini, Mantova, 2015.
  4. ^ I luoghi del cuore., su iluoghidelcuore.it. URL consultato il 12 marzo 2017 (archiviato dall'url originale il 28 febbraio 2017).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Bartolomeo Arrighi, Storia di Castiglione delle Stiviere sotto il dominio dei Gonzaga, Volume 1, Mantova, 1853. ISBN non esistente.
  • Renato Bonaglia, Mantova, paese che vai..., Mantova, 1985, SBN IT\ICCU\CFI\0093309.
  • Costante Berselli, Castelgoffredo nella storia, Mantova, 1978. ISBN non esistente
  • Carlo Gozzi, Raccolta di documenti per la storia patria od Effemeridi storiche patrie. Tomo I, Mantova, 2001. ISBN non esistente
  • Raffaele Agostini, La corte e l'oratorio di Gambaredolo presso Castel Goffredo, Mantova, 2002. ISBN non esistente
  • AA. VV., Corti e dimore del contado mantovano, Firenze, 1969. ISBN non esistente.
  • Paola Eugenia Falini, Claudia Bonora Previdi e Marida Brignani (a cura di), I giardini dei Gonzaga. Un atlante per la storia del territorio, Spoleto, Del Gallo Editori, 2018, ISBN 978-88-99244-14-9.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]