Elezioni politiche in Italia del 1968: differenze tra le versioni

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La Democrazia Cristiana ottiene un lieve aumento di consensi, trainata dai forti incrementi in [[Abruzzo]], [[Sicilia]] e [[Basilicata]] che si aggiunge alle zone di forte consenso democristiano, [[Triveneto]], Alta [[Lombardia]], [[Provincia di Cuneo|Cuneo]], [[Abruzzo]] e [[Campania]]. Cala invece in altre zone del Sud come [[Molise]] e [[Calabria]]. Nel Centro Nord il partito è per lo più stabile con una timida crescita nel Nord Ovest che però resta una delle zone in cui lo scuodo crociato è meno apprezzato, insieme alle ''Regioni Rosse'' e alla [[provincia di Roma]]<ref name="Archivio storico Elezioni">[http://elezionistorico.interno.it/index.php?tpel=C&dtel=19/05/1968&tpa=I&tpe=A&lev0=0&levsut0=0&es0=S&ms=S Ministero dell'Interno - Archivio storico delle Elezioni]</ref>.
La Democrazia Cristiana ottiene un lieve aumento di consensi, trainata dai forti incrementi in [[Abruzzo]], [[Sicilia]] e [[Basilicata]] che si aggiungono alle zone di forte consenso democristiano come [[Triveneto]], Alta [[Lombardia]], [[Provincia di Cuneo|Cuneo]] e [[Campania]]. Cala invece in altre zone del Sud come [[Molise]] e [[Calabria]]. Nel Centro Nord il partito è per lo più stabile con una timida crescita nel Nord Ovest che però resta una delle zone in cui lo scudo crociato è meno apprezzato, insieme alle ''Regioni Rosse'' e alla [[provincia di Roma]]<ref name="Archivio storico Elezioni">[http://elezionistorico.interno.it/index.php?tpel=C&dtel=19/05/1968&tpa=I&tpe=A&lev0=0&levsut0=0&es0=S&ms=S Ministero dell'Interno - Archivio storico delle Elezioni]</ref>.


Il Partito Comunista Italiano ottiene un buon aumento di consensi, frutto di una generale avanzata su tutto il territorio nazionale con l'esclusione delle regioni più meridionali, [[Basilicata]], [[Calabria]] e [[Sicilia]], dove i comunisti arretrano. In particolare, gli incrementi migliori si registrano nelle ''Regioni Rosse'' e nel Nord Ovest, che, insieme alla [[Sicilia]] meridionale, si confermano le zone più forti del PCI a cui si aggiunge in questa tornata anche la [[provincia di Napoli]], al contrario del resto della [[Campania]] dove i comunisti incontrano molte difficoltà. Le altre zone negative per il partito sono il [[Molise]], l'[[Abruzzo]] meridionale, la [[Sicilia]] settentrionale, la [[provincia di Cuneo]], l'Alta [[Lombardia]] e il Nord Est anche se si nota una progressiva avanzata del voto comunista sulle coste e nel [[Polesine]]<ref name="Archivio storico Elezioni"/>.
Il Partito Comunista Italiano ottiene un buon aumento di consensi, frutto di una generale avanzata su tutto il territorio nazionale con l'esclusione delle regioni più meridionali, [[Basilicata]], [[Calabria]] e [[Sicilia]], dove i comunisti arretrano. In particolare, gli incrementi migliori si registrano nelle ''Regioni Rosse'' e nel Nord Ovest, che, insieme alla [[Sicilia]] meridionale, si confermano le zone più forti del PCI a cui si aggiunge in questa tornata anche la [[provincia di Napoli]], al contrario del resto della [[Campania]] dove i comunisti incontrano molte difficoltà. Le altre zone negative per il partito sono il [[Molise]], l'[[Abruzzo]] meridionale, la [[Sicilia]] settentrionale, la [[provincia di Cuneo]], l'Alta [[Lombardia]] e il Nord Est anche se si nota una progressiva avanzata del voto comunista sulle coste e nel [[Polesine]]<ref name="Archivio storico Elezioni"/>.
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Il Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria ottiene ottimi risultati nel Centro-Nord e in [[Sicilia]], con massimi dell'8% nelle province di [[Provincia di Massa Carrara|Massa]] ed [[Provincia di Enna|Enna]], mentre nel resto del [[Sud Italia]] incontra maggiori difficoltà<ref name="Archivio storico Elezioni"/>.
Il Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria ottiene ottimi risultati nel Centro-Nord e in [[Sicilia]], con massimi dell'8% nelle province di [[Provincia di Massa Carrara|Massa]] ed [[Provincia di Enna|Enna]], mentre nel resto del [[Sud Italia]] incontra maggiori difficoltà<ref name="Archivio storico Elezioni"/>.


Il Movimento Sociale Italiano perde consensi quasi ovunque, con l'eccezione della [[Campania]] dove, in controtendenza, incrementa i propri voti. Al contrario, nel resto del Sud e nel [[Lazio]] i missimi subiscono perdite considerevoli, non intaccando però la notevole forza del movimento in queste zone. Resta invece piuttosto debole nel Centro Nord, dove oltretutto perde consensi, soprattutto in [[provincia di Trieste]] in cui comunque ottiene ottimi risultati<ref name="Archivio storico Elezioni"/>.
Il Movimento Sociale Italiano perde consensi quasi ovunque, con l'eccezione della [[Campania]] dove, in controtendenza, incrementa i propri voti. Al contrario, nel resto del Sud e nel [[Lazio]] i missini subiscono perdite considerevoli, non intaccando però la notevole forza del movimento in queste zone. Resta invece piuttosto debole nel Centro Nord, dove oltretutto perde consensi, soprattutto in [[provincia di Trieste]] in cui comunque ottiene ottimi risultati<ref name="Archivio storico Elezioni"/>.


Il Partito Repubblicano Italiano inverte la tendenza che lo vedeva in una lunga fase di declino e stagnazione e segna una crescita generalizzata, con l'eccezione della [[Sardegna]]. Particolarmente rilevante è l'incremento ottenurto in [[Sicilia]] dove arriva a guadagnare fino al 5%. Questo permette all'isola, insieme a [[Campania]] e [[Calabria]], di aggiungersi alle zone forti repubblicane, [[Romagna]], [[Marche]], [[Lazio]] e la costa [[Toscana]]. Resta invece piuttosto debole nel Nord e nelle altre regioni del Mezzogiorno<ref name="Archivio storico Elezioni"/>.
Il Partito Repubblicano Italiano inverte la tendenza che lo vedeva in una lunga fase di declino e stagnazione e segna una crescita generalizzata, con l'eccezione della [[Sardegna]]. Particolarmente rilevante è l'incremento ottenuto in [[Sicilia]] dove arriva a guadagnare fino al 5%. Questo permette all'isola, insieme a [[Campania]] e [[Calabria]], di aggiungersi alle zone forti repubblicane, [[Romagna]], [[Marche]], [[Lazio]] e la costa [[Toscana]]. Resta invece piuttosto debole nel Nord e nelle altre regioni del Mezzogiorno<ref name="Archivio storico Elezioni"/>.


Il Partito Democratico Italiano di Unità Monarchica perde consensi ovunque con cali marticolarmente marcati in [[Abruzzo]], [[Campania]] e [[Calabria]]. Ciononostante il Centrosud si conferma la principale, se non unica, zona d'influenza dei monarchici con risultati superiori al 6% in [[Campania]]<ref name="Archivio storico Elezioni"/>.
Il Partito Democratico Italiano di Unità Monarchica perde consensi ovunque con cali particolarmente marcati in [[Abruzzo]], [[Campania]] e [[Calabria]]. Ciononostante il Centrosud si conferma la principale, se non unica, zona d'influenza dei monarchici con risultati superiori al 6% in [[Campania]]<ref name="Archivio storico Elezioni"/>.


Il distacco tra Democrazia Cristiana e Partito Comunista Italiano si riduce di poco meno di un punto percentuale ma a livello territoriale si assiste a due tendenze contrapposte, un rafforzamento della DC nel Meridione con la riconquista di [[Provincia di Trapani|Trapani]] e una forte diminuzione del distacco nel [[Lazio]] e nel Nord Ovest, dove il PCI conquista le province di [[Provincia di Genova|Genova]], [[Provincia di La Spezia|La Spezia]] e [[Provincia di Mantova|Mantova]], accompagnata da un netto aumento del vantaggio comunista nelle ''Regioni Rosse''<ref name="Archivio storico Elezioni"/>.
Il distacco tra Democrazia Cristiana e Partito Comunista Italiano si riduce di poco meno di un punto percentuale ma a livello territoriale si assiste a due tendenze contrapposte, un rafforzamento della DC nel Meridione con la riconquista di [[Provincia di Trapani|Trapani]] e una forte diminuzione del distacco nel [[Lazio]] e nel Nord Ovest, dove il PCI conquista le province di [[Provincia di Genova|Genova]], [[Provincia di La Spezia|La Spezia]] e [[Provincia di Mantova|Mantova]], accompagnata da un netto aumento del vantaggio comunista nelle ''Regioni Rosse''<ref name="Archivio storico Elezioni"/>.

Versione delle 15:02, 30 mar 2015

Template:Infobox elezioni Le elezioni politiche italiane del 1968 per il rinnovo dei due rami del Parlamento Italiano – la Camera dei deputati e il Senato della Repubblica – si tennero domenica 19 maggio 1968, nel pieno della contestazione politica.

Le elezioni videro l'affermarsi della Democrazia Cristiana, in lieve crescita, e dell'alleanza del Centrosinistra che mantenne la maggioranza seppur ridimensionandosi. L'esperimento di fusione tra Partito Socialista Italiano e Partito Socialista Democratico Italiano, non ottenne il successo desiderato, al contrario dei dissidenti socialisti che alleandosi con il Partito Comunista Italiano rinvigorirono l'opposizione di sinistra. Per quanto riguarda quella di destra, vi fu invece un calo di consensi, sia per la componente liberale, che ottenne comunque buoni risultati, sia per quella missina. Con queste elezioni continuò il declino dei monarchici, che per l'ultima volta si presentarono alle elezioni politiche, mentre si arrestò la stagnazione dei repubblicani che tornarono a crescere.

Sistema di voto

Manifesti elettorali in piazza del Duomo a Milano.

Le elezioni politiche del 1968 si tennero con il sistema di voto introdotto con il decreto legislativo luogotenenziale n. 74 del 10 marzo 1946, dopo essere stato approvato dalla Consulta Nazionale il 23 febbraio 1946. Concepito per gestire le elezioni dell'Assemblea Costituente previste per il successivo 2 giugno, il sistema fu poi recepito come normativa elettorale per la Camera dei deputati con la legge n. 6 del 20 gennaio 1948. Per quanto riguarda il Senato della Repubblica, i criteri di elezione vennero stabiliti con la legge n. 29 del 6 febbraio 1948 la quale, rispetto a quella per la Camera, conteneva alcuni piccoli correttivi in senso maggioritario, pur mantenendosi anch'essa in un quadro largamente proporzionale.

Secondo la suddetta legge del 1946, i partiti presentavano in ogni circoscrizione una lista di candidati. L'assegnazione di seggi alle liste circoscrizionali avveniva con un sistema proporzionale utilizzando il metodo dei divisori con quoziente Imperiali; determinato il numero di seggi guadagnati da ciascuna lista, venivano proclamati eletti i candidati che, all'interno della stessa, avessero ottenuto il maggior numero di preferenze da parte degli elettori, i quali potevano esprimere il loro gradimento per un massimo di quattro candidati.

I seggi e i voti residuati a questa prima fase venivano raggruppati poi nel collegio unico nazionale, all'interno del quale gli scranni venivano assegnati sempre col metodo dei divisori, ma utilizzando ora il quoziente Hare naturale ed esaurendo il calcolo tramite il metodo dei più alti resti.

Differentemente dalla Camera, la legge elettorale del Senato si articolava su base regionale, seguendo il dettato costituzionale (art.57). Ogni Regione era suddivisa in tanti collegi uninominali quanti erano i seggi ad essa assegnati. All'interno di ciascun collegio, veniva eletto il candidato che avesse raggiunto il quorum del 65% delle preferenze: tale soglia, oggettivamente di difficilissimo conseguimento, tradiva l'impianto proporzionale su cui era concepito anche il sistema elettorale della Camera Alta. Qualora, come normalmente avveniva, nessun candidato avesse conseguito l'elezione, i voti di tutti i candidati venivano raggruppati in liste di partito a livello regionale, dove i seggi venivano allocati utilizzando il metodo D'Hont delle maggiori medie statistiche e quindi, all'interno di ciascuna lista, venivano dichiarati eletti i candidati con le migliori percentuali di preferenza.

Circoscrizioni

Il territorio nazionale italiano venne suddiviso alla Camera dei deputati in 32 circoscrizioni plurinominali ed al Senato della Repubblica in 20 circoscrizioni plurinominali, corrispondenti alle regioni italiane.

Le circoscrizioni per la Camera dei Deputati.
Le circoscrizioni per il Senato della Repubblica.

Camera dei deputati

Le circoscrizioni della Camera dei deputati furono le seguenti:

  1. Torino (Torino, Novara, Vercelli);
  2. Cuneo (Cuneo, Alessandria, Asti);
  3. Genova (Genova, Imperia, La Spezia, Savona);
  4. Milano (Milano, Pavia);
  5. Como (Como, Sondrio, Varese);
  6. Brescia (Brescia, Bergamo);
  7. Mantova (Mantova, Cremona);
  8. Trento (Trento, Bolzano);
  9. Verona (Verona, Padova, Vicenza, Rovigo);
  10. Venezia (Venezia, Treviso);
  11. Udine (Udine, Belluno, Gorizia);
  12. Bologna (Bologna, Ferrara, Ravenna, Forlì);
  13. Parma (Parma, Modena, Piacenza, Reggio Emilia);
  14. Firenze (Firenze, Pistoia);
  15. Pisa (Pisa, Livorno, Lucca, Massa e Carrara);
  16. Siena (Siena, Arezzo, Grosseto);
  17. Ancona (Ancona, Pesaro, Macerata, Ascoli Piceno);
  18. Perugia (Perugia, Terni, Rieti);
  19. Roma (Roma, Viterbo, Latina, Frosinone);
  20. L'Aquila (Aquila, Pescara, Chieti, Teramo);
  21. Campobasso (Campobasso, Isernia;
  22. Napoli (Napoli, Caserta);
  23. Benevento (Benevento, Avellino, Salerno);
  24. Bari (Bari, Foggia);
  25. Lecce (Lecce, Brindisi, Taranto);
  26. Potenza (Potenza, Matera);
  27. Catanzaro (Catanzaro, Cosenza, Reggio Calabria);
  28. Catania (Catania, Messina, Siracusa, Ragusa, Enna);
  29. Palermo (Palermo, Trapani, Agrigento, Caltanissetta);
  30. Cagliari (Cagliari, Sassari, Nuoro, Oristano);
  31. Valle d'Aosta (Aosta);
  32. Trieste (Trieste).

Senato della Repubblica

Le circoscrizioni del Senato della Repubblica furono invece le seguenti:

  1. Piemonte;
  2. Valle D'Aosta;
  3. Lombardia;
  4. Trentino-Alto Adige;
  5. Veneto;
  6. Friuli-Venezia Giulia;
  7. Liguria;
  8. Emilia-Romagna;
  9. Toscana;
  10. Umbria;
  11. Marche;
  12. Lazio;
  13. Abruzzo;
  14. Molise;
  15. Campania;
  16. Puglia;
  17. Basilicata;
  18. Calabria;
  19. Sicilia;
  20. Sardegna.

Quadro politico

Il fallimento del Centrosinistra e la Contestazione

La IV legislatura aveva visto l'alternarsi di 3 governi presieduti da Aldo Moro e sostenuti dal Centrosinistra. L'alleanza, che era nata da spinte riformiste con l'intenzione di sfruttare il boom economico ormai esauritosi per realizzare un Welfare efficiente in favore dei ceti sociali più bassi, mancò il suo obiettivo e si ridusse in una coalizione litigiosa e incapace di portare al Paese quel cambiamento tanto sperato.

In questo clima di sfiducia sorsero nel 1966 le prime contestazioni studentesche che si estesero a tutto il mondo universitario tra 1967 e 1968. Gli studenti, che manifestavano per il diritto allo studio e per un più generale cambiamento della società italiana, non furono inizialmente presi in considerazione dalla politica ed anzi furono spesso respinti dalle forze dell'ordine. Questi provvedimenti non fecero altro che acuire lo scontro a cui presto si unirono anche i lavoratori operai. Nessuna forza politica poteva dirsi rappresentante di questo movimento popolare ma diverse tentarono di appropriarsene.

Certamente il Partito Comunista era il più vicino alle cause della protesta, ma questa posizione fu rincorsa anche dall'ala più a sinistra del PSI riunitasi nel Partito Socialista di Unità Proletaria che, credendo nell'unità della classe operaia, rifiutò l'alleanza con la DC ed anzi strinse solidi rapporti con il PCI formando liste uniche al Senato. Il PSI, persa la corrente di sinistra, intreccò relazioni con i socialdemocratici, colleghi di governo, fino alla decisione di creare una lista unica, il PSI-PSDI Unificati, che raccogliesse tutti i socialisti moderati.

Principali forze politiche

Lista Collocazione Ideologia Segretario[1]
Democrazia Cristiana Centro Cristianesimo democratico, Centrismo, Popolarismo, Antifascismo, Anticomunismo Mariano Rumor
Partito Comunista Italiano Sinistra Comunismo, Marxismo-Leninismo, Antifascismo Luigi Longo
PSI-PSDI Unificati Centro-sinistra Socialdemocrazia, Socialismo, Marxismo, Socialismo riformista Mauro Ferri
Partito Liberale Italiano Centro-destra Liberalismo, Liberismo, Anticomunismo Giovanni Malagodi
Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria Sinistra Socialismo massimalista Tullio Vecchietti
Movimento Sociale Italiano Destra Neofascismo, Nazionalismo, Anticomunismo Arturo Michelini
Partito Repubblicano Italiano Centro-sinistra Repubblicanesimo, Mazzinianesimo, Centrismo Ugo La Malfa
Partito Democratico Italiano di Unità Monarchica Centro-destra Monarchismo, Conservatorismo liberale, Anticomunismo, Liberalismo Alfredo Covelli

Campagna elettorale

Risultati

Lo stesso argomento in dettaglio: Grafico delle elezioni politiche italiane.

Camera dei deputati

Partiti maggioritari nelle singole circoscrizioni elettorali.
Totale Percentuale (%)
Elettori 35.566.493  
Votanti 33.001.644 92,79 (su n. elettori)
Voti validi 31.790.428 96,33 (su n. votanti)
Voti non validi 1.211.216 3,67 (su n. votanti)
di cui schede bianche 640.202 1,94 (su n. votanti)
Lista Voti (%) Voti Seggi Differenza (%) Aumento/Diminuzione
Democrazia Cristiana (DC) 39,12 12.437.848 266 Aumento0,83 Aumento6
Partito Comunista Italiano (PCI) 26,90 8.551.347 177 Aumento1,64 Aumento11
PSI-PSDI Unificati (PSI-PSDI)[2] 14,48 4.603.192 91 Diminuzione5,46 Diminuzione29
Partito Liberale Italiano (PLI) 5,82 1.850.650 31 Diminuzione1,15 Diminuzione8
Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria (PSIUP) 4,45 1.414.697 23 - -
Movimento Sociale Italiano (MSI) 4,45 1.414.036 24 Diminuzione0,66 Diminuzione3
Partito Repubblicano Italiano (PRI) 1,97 626.533 9 Aumento0,6 Aumento3
Partito Democratico Italiano di Unità Monarchica (PDIUM) 1,30 414.507 6 Diminuzione0,45 Diminuzione2
Partito Popolare SudTirolese (PPST) 0,48 152.991 3 Aumento0,04 Stabile
Socialdemocrazia (SD) 0,32 100.212 0 - -
Unione Democratica per la Nuova Repubblica (UDNR) 0,20 63.402 0 - -
Partito Autonomo Pensionati d'Italia (PAPI) 0,13 41.716 0 - -
Union Valdôtaine (UV) 0,10 31.557 0 Stabile Diminuzione1
Altre liste 0,28 87.740 0 Aumento0,09 Stabile
Totale[3] 100,00 31.790.428 630

Senato della Repubblica

Partiti maggioritari nelle singole circoscrizioni elettorali
Totale Percentuale (%)
Elettori 32.517.638  
Votanti 30.252.921 93,04 (su n. elettori)
Voti validi 28.616.021 94,54 (su n. votanti)
Voti non validi 1.636.900 5,46 (su n. votanti)
di cui schede bianche 1.103.276 3,67 (su n. votanti)
Lista Voti (%) Voti Seggi Differenza (%) Aumento/Diminuzione
Democrazia Cristiana (DC) 38,34 10.972.114 135 Aumento3,47 Aumento11
PCI-PSIUP[4] 30,00 8.585.601 101 - -
PSI-PSDI Unificati (PSI-PSDI)[2] 15,22 4.354.906 46 Diminuzione5,14 Diminuzione12
Partito Liberale Italiano (PLI) 6,79 1.943.795 16 Diminuzione0,73 Diminuzione3
Movimento Sociale Italiano (MSI)[5] 4,56 1.304.847 11 Diminuzione0,59 Diminuzione3
Partito Repubblicano Italiano (PRI) 2,17 622.388 2 Aumento1,33 Aumento2
Partito Democratico Italiano di Unità Monarchica (PDIUM)[6] 1,09 312.702 2 Diminuzione0,47 Stabile
MSI-PDIUM[7] 1,02 292.349 0 - -
Partito Popolare SudTirolese (PPST) 0,46 131.071 2 Aumento0,05 Stabile
Socialdemocrazia (SD) 0,13 136.073 0 - -
Union Valdôtaine (UV) 0,10 28.414 0 Diminuzione0,01 Diminuzione1
Altre liste 0,11 31.716 0 Diminuzione0,05 -
Totale[8] 100,00 28.616.021 315

Eletti

Camera dei deputati

Di seguito viene proposta l'attribuzione finale dei seggi[9], per partito, alla Camera:

Lista Seggi
Democrazia Cristiana 266
Partito Comunista Italiano 177
PSI-PSDI Unificati 91
Partito Liberale Italiano 31
Movimento Sociale Italiano 24
Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria 23
Partito Repubblicano Italiano 9
Partito Democratico Italiano di Unità Monarchica 6
Südtiroler Volkspartei 3
Totale 630[10]

Senato della Repubblica

Di seguito viene proposta l'attribuzione finale dei seggi[11], per partito, al Senato:

Lista Seggi
Democrazia Cristiana 135
Partito Comunista Italiano-Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria 101
PSI-PSDI Unificati 46
Partito Liberale Italiano 16
Movimento Sociale Italiano 11
Partito Repubblicano Italiano 2
Partito Democratico Italiano di Unità Monarchica 2
Südtiroler Volkspartei 2
Totale 315[12]

Analisi territoriale del voto

Partiti maggioritari nelle singole province per la Camera.

La Democrazia Cristiana ottiene un lieve aumento di consensi, trainata dai forti incrementi in Abruzzo, Sicilia e Basilicata che si aggiungono alle zone di forte consenso democristiano come Triveneto, Alta Lombardia, Cuneo e Campania. Cala invece in altre zone del Sud come Molise e Calabria. Nel Centro Nord il partito è per lo più stabile con una timida crescita nel Nord Ovest che però resta una delle zone in cui lo scudo crociato è meno apprezzato, insieme alle Regioni Rosse e alla provincia di Roma[3].

Il Partito Comunista Italiano ottiene un buon aumento di consensi, frutto di una generale avanzata su tutto il territorio nazionale con l'esclusione delle regioni più meridionali, Basilicata, Calabria e Sicilia, dove i comunisti arretrano. In particolare, gli incrementi migliori si registrano nelle Regioni Rosse e nel Nord Ovest, che, insieme alla Sicilia meridionale, si confermano le zone più forti del PCI a cui si aggiunge in questa tornata anche la provincia di Napoli, al contrario del resto della Campania dove i comunisti incontrano molte difficoltà. Le altre zone negative per il partito sono il Molise, l'Abruzzo meridionale, la Sicilia settentrionale, la provincia di Cuneo, l'Alta Lombardia e il Nord Est anche se si nota una progressiva avanzata del voto comunista sulle coste e nel Polesine[3].

L'unificazione di Partito Socialista Italiano e Partito Socialista Democratico Italiano delude profondamente in questa tornata elettorale, specialmente al Centro-Nord dove spesso il PSI-PSDI Unificati raccoglie i consensi del solo PSI nel '63 o addirittura non arriva nemmeno a questo risultato. Emblematico è il caso dell'Umbria dove perde il 3% dei consensi rispetto al PSI del '63, mentre nelle province di Varese, Venezia e Massa, il PSU perde oltre il 10% dei consensi ottenuti separatamente da PSI e PSDI. Nonostante questo deludente risultato il Nord Italia resta la zona forte dei socialisti e dei socialdemocratici con risultati notevoli a Belluno, in Friuli-Venezia Giulia e nelle province attraversate dal Ticino e dal Po. I risultati al Centro Sud sono in generale più bassi di quelli del Nord ma presentano contrazioni meno accentuate e qualche sporadico aumento come nel Molise e in Calabria, in particolare in provincia di Cosenza dove ottiene più del 20% dei voti crescendo del 6%, facendo entrare questa regione tra le più forti del voto socialista[3].

Il Partito Liberale Italiano perde consensi in modo generalizzato con l'esclusione del Nord Est dove resta stabile. Cali particolarmente forti sono registrati in Abruzzo, Campania e Sicilia. Le zone forti dei liberali si confermano il Nord Ovest, le province di Trieste, Roma, Benevento e Messina, mentre continua ad aver difficoltà nel resto del Centrosud[3].

Il Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria ottiene ottimi risultati nel Centro-Nord e in Sicilia, con massimi dell'8% nelle province di Massa ed Enna, mentre nel resto del Sud Italia incontra maggiori difficoltà[3].

Il Movimento Sociale Italiano perde consensi quasi ovunque, con l'eccezione della Campania dove, in controtendenza, incrementa i propri voti. Al contrario, nel resto del Sud e nel Lazio i missini subiscono perdite considerevoli, non intaccando però la notevole forza del movimento in queste zone. Resta invece piuttosto debole nel Centro Nord, dove oltretutto perde consensi, soprattutto in provincia di Trieste in cui comunque ottiene ottimi risultati[3].

Il Partito Repubblicano Italiano inverte la tendenza che lo vedeva in una lunga fase di declino e stagnazione e segna una crescita generalizzata, con l'eccezione della Sardegna. Particolarmente rilevante è l'incremento ottenuto in Sicilia dove arriva a guadagnare fino al 5%. Questo permette all'isola, insieme a Campania e Calabria, di aggiungersi alle zone forti repubblicane, Romagna, Marche, Lazio e la costa Toscana. Resta invece piuttosto debole nel Nord e nelle altre regioni del Mezzogiorno[3].

Il Partito Democratico Italiano di Unità Monarchica perde consensi ovunque con cali particolarmente marcati in Abruzzo, Campania e Calabria. Ciononostante il Centrosud si conferma la principale, se non unica, zona d'influenza dei monarchici con risultati superiori al 6% in Campania[3].

Il distacco tra Democrazia Cristiana e Partito Comunista Italiano si riduce di poco meno di un punto percentuale ma a livello territoriale si assiste a due tendenze contrapposte, un rafforzamento della DC nel Meridione con la riconquista di Trapani e una forte diminuzione del distacco nel Lazio e nel Nord Ovest, dove il PCI conquista le province di Genova, La Spezia e Mantova, accompagnata da un netto aumento del vantaggio comunista nelle Regioni Rosse[3].

Conseguenze del voto

Le elezioni consegnarono al Centrosinistra una solida maggioranza, tuttavia le agitazioni interne al PSI condizionarono l'alleanza con la DC e la stabilità politica. Il deludente risultato del PSI-PSDI Unificati, ne decretò la pressoché immediata fine, con la ricostituzione del PSI e la nascita del Partito Socialista Unitario che riprese il nome di PSDI pochi anni dopo. Inoltre l'ottimo risultato del PSIUP intimorì il PSI che vide nel ritorno a sinistra la strategia migliore per far rientrare il voto massimalista. Dopo un'iniziale incertezza, che portò alla costituzione del breve governo Leone, i socialisti decisero comunque di proseguire nell'esperienza di governo guidato dal segretario democristiano Mariano Rumor. Con le agitazioni sindacali dell'autunno caldo nel 1969, l'azione di governò si rinvigorì portando alla realizzazione dello statuto dei lavoratori del 1970. Le elezioni regionali del 1970 furono negative sia per i democristiani che per i socialisti, scesi sotto il 10% dei voti, e determinarono la fine dei governi Rumor, decretando il ritorno alla una stagnazione politica.

Nelle elezioni presidenziali del 1971, la DC si presentò divisa tra Amintore Fanfani e Giovanni Leone che a lungo era stato l'avversario di Saragat nella precedente elezione. Lo scontro si risolse dopo 23 scrutini con l'elezione di Leone con il determinante appoggio del Movimento Sociale Italiano.

Note

  1. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore SE1
  2. ^ a b Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore PSU=PSI+PSDI
  3. ^ a b c d e f g h i j Ministero dell'Interno - Archivio storico delle Elezioni
  4. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore PCI-PSIUP
  5. ^ Lista presentata in tutte le circoscrizioni, ad eccezione delle circoscrizioni Piemonte, Veneto, Emilia-Romagna, Abruzzo e Sardegna nelle quali fu presentata una lista unica MSI-PDIUM
  6. ^ Lista presentata in tutte le circoscrizioni, ad eccezione delle circoscrizioni Piemonte, Veneto, Emilia-Romagna, Abruzzo e Sardegna nelle quali fu presentata una lista unica MSI-PDIUM
  7. ^ I due partiti si presentarono uniti solamente nelle circoscrizioni Piemonte, Veneto, Emilia-Romagna, Abruzzo e Sardegna
  8. ^ Ministero dell'Interno - Archivio storico delle Elezioni
  9. ^ Ministro dell'Interno - Archivio storico delle Elezioni
  10. ^ Ministero dell'Interno - Archivio storico delle elezioni
  11. ^ Ministro dell'Interno - Archivio storico delle Elezioni
  12. ^ Ministero dell'Interno - Archivio storico delle elezioni

Bibliografia

  • Costituzione della Repubblica Italiana

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